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Corso di laurea triennale in Scienze Politiche (SPO) Indicazioni generali e criteri redazionali per la corretta stesura dell’elaborato finale L’elaborato finale costituisce un lavoro di riflessione teorico-metodologica attorno ad un approccio o ad un concetto, oppure un piccolo contributo empirico attorno ad un problema o ad un’ipotesi di ricerca. In entrambi i casi deve sussistere, in qualche forma, un contributo autonomo di chi la scrive: l’individuazione-esplicitazione di nessi teorici; l’analisi critica di un segmento di letteratura; la rilettura del pensiero di un autore; l’applicazione di un modello interpretativo a diversi fenomeni empirici; il test di un’ipotesi o di un’interpretazione con l’ausilio di nuovi dati. Tale valore aggiunto può costituire anche un piccolo contributo al margine del dibattito, ma deve sempre essere presente. In nessun caso l’elaborato finale costituisce un semplice taglia&incolla di lavori altrui, di materiale esistente sul web o di contributi presenti in letteratura. La scrittura deve sempre avvenire dopo aver fatto le letture, con i testi chiusi e consultandoli solo secondo necessità per dovere di precisione, citazioni, ecc. L’argomento della prova finale deve essere scelto nell’ambito di un insegnamento del quale si è sostenuto l’esame. Se l’insegnamento non è tra quelli previsti dal proprio corso di laurea, occorre chiedere un’autorizzazione al Consiglio didattico. Al presente link sul sito della Facoltà potete scaricare il regolamento per la stesura dell’elaborato finale: http://www.facoltaspes.unimi.it/files/_ITA_/Organizzazione/Regolamento_El aborato_finale-Tesi_di_Laurea_%28v._26-01-2011%29_in_vigore.pdf Di seguito alcune indicazioni operative circa: L’individuazione del tema Il titolo dell’elaborato finale La stesura dell’indice L’organizzazione interna dell’elaborato Il formato Lo stile da adottare Le note Le citazioni Le tabelle e le figure Le fonti per reperire bibliografia e dati La stesura dei riferimenti bibliografici finali 1

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Corso di laurea triennale in Scienze Politiche (SPO)

Indicazioni generali e criteri redazionali per la corretta stesura dell’elaborato finale

L’elaborato finale costituisce un lavoro di riflessione teorico-metodologica attorno ad un approccio o ad un concetto, oppure un piccolo contributo empirico attorno ad un problema o ad un’ipotesi di ricerca. In entrambi i casi deve sussistere, in qualche forma, un contributo autonomo di chi la scrive: l’individuazione-esplicitazione di nessi teorici; l’analisi critica di un segmento di letteratura; la rilettura del pensiero di un autore; l’applicazione di un modello interpretativo a diversi fenomeni empirici; il test di un’ipotesi o di un’interpretazione con l’ausilio di nuovi dati. Tale valore aggiunto può costituire anche un piccolo contributo al margine del dibattito, ma deve sempre essere presente.

In nessun caso l’elaborato finale costituisce un semplice taglia&incolla di lavori altrui, di materiale esistente sul web o di contributi presenti in letteratura. La scrittura deve sempre avvenire dopo aver fatto le letture, con i testi chiusi e consultandoli solo secondo necessità per dovere di precisione, citazioni, ecc.

L’argomento della prova finale deve essere scelto nell’ambito di un insegnamento del quale si è sostenuto l’esame. Se l’insegnamento non è tra quelli previsti dal proprio corso di laurea, occorre chiedere un’autorizzazione al Consiglio didattico.

Al presente link sul sito della Facoltà potete scaricare il regolamento per la stesura dell’elaborato finale: http://www.facoltaspes.unimi.it/files/_ITA_/Organizzazione/Regolamento_Elaborato_finale-Tesi_di_Laurea_%28v._26-01-2011%29_in_vigore.pdf

Di seguito alcune indicazioni operative circa:

L’individuazione del tema Il titolo dell’elaborato finale La stesura dell’indice L’organizzazione interna dell’elaborato Il formato Lo stile da adottare Le note Le citazioni Le tabelle e le figure Le fonti per reperire bibliografia e dati La stesura dei riferimenti bibliografici finali

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Individuazione del tema

Sulla base dei propri interessi, lo studente individua autonomamente un tema, che dovrà poi essere sottoposto al docente di riferimento per l’approvazione attraverso uno o più incontri preliminari. Questi incontri servono principalmente per delineare con maggior precisione i contorni dell’argomento prescelto e per individuare una serie di letture di base, utili allo studente per orientarsi nella definizione più specifica del progetto di elaborato finale. Dopo questa fase iniziale il docente solitamente chiede allo studente di presentare un indice ragionato dell’elaborato oppure una breve proposta scritta.

Nella scelta dell’argomento, vanno considerati questi elementi:

la rilevanza del tema; l’interesse personale dello studente; la fattibilità della ricerca; le effettive risorse di tempo disponibili; le intenzioni/prospettive future dopo la laurea.

Titolo

Il titolo dell’elaborato deve riflettere, in maniera sintetica ma chiara ed efficace, il problema generale che viene trattato nella ricerca. L’eventuale sottotitolo serve a chiarire al lettore il contenuto specifico della ricerca fornendo anche, laddove necessario, un inquadramento geografico e/o temporale dell’oggetto della ricerca. Di seguito alcuni esempi:

“C’era una volta il Belgio: la crisi politico-istituzionale dopo le elezioni del Giugno 2007”

“Il voto economico e lo sviluppo dell’estrema destra in Europa (1994-2014)”

“L’estrema destra in Francia: il Front National (1984-2012)”

Stesura dell’indice

La stesura di un indice ragionato rappresenta il primo passo nella redazione dell’elaborato finale. Questo va presentato al proprio docente di riferimento per la sua approvazione prima di iniziare a scrivere il corpo dell’elaborato.

L’indice, che potrà essere modificato diverse volte durante la stesura dell’elaborato, deve prevedere spazio per:

la presentazione del problema: perché è interessante e quali elementi rafforzano la sua rilevanza (dibattito scientifico, richiami da parte di organismi internazionali, interesse dei media, ecc.);

la delimitazione dell’arco temporale e dell’ambito geografico considerati; la discussione delle ipotesi, delle diverse spiegazioni, delle diverse soluzioni presenti nel dibattito

nazionale e internazionale (diverse valutazioni della gravità e della persistenza del problema, diversi giudizi sull'equità della situazione);

l'individuazione del metodo di studio, della prospettiva, delle fonti utilizzate;

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lo specifico contributo alla conoscenza del problema: quali dati si pensa di raccogliere, quali aspetti si vogliono confrontare, ecc.;

la discussione dei risultati: quali tesi escono confermate e quali smentite; una breve conclusione con il riepilogo del percorso compiuto; la bibliografia effettivamente utilizzata e una lista di più ampia di letture che si intende approfondire; la webgrafia, se la ricerca ha fatto ricorso a fonti online.

Nella stesura dell’indice, oltre a scrivere i titoli provvisori dei capitoli e dei paragrafi, può risultare utile assegnare ad essi anche un numero orientativo di cartelle (o di pagine, o di caratteri). In questo modo vi farete meglio un’idea dell’equilibrio che volete mantenere fra le varie parti del lavoro. Può inoltre essere utile definire una data (indicativa) di scadenza per il completamento delle varie sezioni. In questo modo, oltre allo spazio, terrete sotto controllo anche il vostro calendario e la data prevista per la laurea.

Dopo l’approvazione della proposta da parte del relatore, lo studente può cominciare ad applicarsi in modo più approfondito alla definizione dei contenuti, alla struttura e agli strumenti di ricerca.

L’indice definitivo in cui viene riportata la struttura della ricerca dev’essere collocato all’inizio dell’elaborato. L’indice deve riportare la pagina iniziale di ogni capitolo (inclusi introduzione, conclusioni e riferimenti bibliografici), paragrafo ed eventuale sotto paragrafo. Di seguito un esempio:

Cap. 5. La previdenza complementare in Italia p. 134 5.1. La struttura della banca dati p. 145 5.1.1. L'organizzazione delle informazioni p. 147 5.1.2. ..................... p. 156 5.2. I risultati delle elaborazioni p. 166 5.3. Conclusioni p. 179

Organizzazione interna

Un elaborato finale si presenta con un’introduzione e un numero N di capitoli (almeno tre), l'ultimo dei quali rappresenta le conclusioni. Il numero delle diverse sezioni può variare ma, comunque, non costituisce di per sé un criterio di valutazione. Quello che conta è che il lavoro finale sia:

metodologicamente corretto (cioè impostato scientificamente); completo e dotato di equilibrio fra le parti; rilevante (rispetto al tema prescelto); leggibile (ossia ben scritto).

L’introduzione serve all’autore per invogliare i lettori a leggere l’elaborato. Descrive il quesito di ricerca che verrà affrontato e l’organizzazione del lavoro svolto per rispondere a tale quesito, inclusa l’indicazione della struttura in capitoli della relazione finale e un breve anticipo dei contenuti di ciascuno di essi. L’intento è essenzialmente quello di invogliare il lettore alla lettura, e non presentare subito tutti i risultati di ricerca. In genere l’introduzione si scrive al termine della stesura della ricerca.

I capitoli centrali della relazione finale sono dedicati alle varie fasi della ricerca.

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Nel primo capitolo, generalmente, si presenta il problema di ricerca. Facendo riferimento a quanto avete letto, inquadrate il vostro problema di ricerca, illustrando perché è interessante (attingendo dal dibattito scientifico), spiegando quali sono i fenomeni che studierete e le ipotesi che andrete a formulare.

I capitoli successivi rappresentano l’effettivo svolgimento della ricerca/analisi. Dovete innanzitutto spiegare, nella maniera più comprensibile e accurata possibile, quali dati avete utilizzato, le fonti da cui questi sono stati ricavati e la metodologia di ricerca adottata. Successivamente dovete descrivere i risultati, anche dilungandovi sui dettagli dove questi risultino interessanti. Con riferimento al problema di ricerca: quali ipotesi sono confermate e quali no, che dubbi vi restano, etc.

I capitoli devono essere numerati. Ogni capitolo deve essere suddiviso in almeno due paragrafi (o sezioni), anch’essi numerati, più un paragrafo conclusivo (numerato) che tira le somme e ricapitola brevemente che cosa avete detto nel capitolo. Se includete dei sotto paragrafi devono essere almeno due (mai uno solo).

Il capitolo è anche l’unità di misura privilegiata per la lettura e la correzione da parte del relatore. Evitare di consegnare al vostro docente 2-3 pagine, come pure la relazione finale già redatta più o meno completamente. Il tempo necessario per la lettura/correzione è di almeno 7 giorni.

Le conclusioni, infine, servono a tre scopi fra loro collegati:

1) ricapitolare il lavoro svolto, fornendo anche al lettore disattento (cioè che ha tempo/voglia di leggere solo le conclusioni) i principali risultati;

2) invogliare il lettore (a cominciare da quello disattento) a “tornare indietro” a leggere più approfonditamente i contenuti della relazione;

3) fornire indicazioni in vista di ulteriori ricerche. Se nell’introduzione avete tenuto in mano le vostre carte migliori, e nei capitoli le avete giocate, nella conclusione potete ipotizzare il gioco che avreste potuto giocare con più carte (o con carte migliori), cioè alla luce dell’esperienza che avete fatto e che presumibilmente ha accresciuto la vostra competenza sull’argomento.

Le conclusioni solitamente si aprono sintetizzando i risultati presentati nel corso della ricerca, riconnettendoli alla domanda iniziale ed eventualmente alle problematiche più generali. Le conclusioni si possono poi chiudere con indicazioni per nuove ricerche o nuovi interrogativi.

Formato

Per quanto riguarda l’impaginazione da adottare nella stesura dell’elaborato finale non ci sono norme stringenti. Si consiglia tuttavia di adottare margini di 3 cm su ognuno dei quattro lati della pagina e una spaziatura pari a 1,5. Le pagine vanno numerate. Il tipo di carattere è a scelta ma si consiglia l’utilizzo di un carattere standard, facilmente leggibile (es. Times New Roman) di grandezza pari a 12 punti per il corpo del testo. I titoli dei paragrafi possono essere di grandezza pari a 14 punti e devono comunque sempre coincidere con quelli riportati nell’indice. E’ consigliabile lasciare sempre una riga tra il titolo del paragrafo e il corpo del testo.

Di norma un elaborato finale di triennio non deve superare le 50 cartelle, tutto compreso. Una cartella standard prevede circa 60 caratteri per riga e circa 25-28 righe di testo per ogni pagina, per un totale di circa 2000 battute. La lunghezza indicativa di un capitolo è di circa 15-20 pagine.

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Al presente link sul sito della Facoltà trovate un esempio di frontespizio per elaborati finali: http://www.facoltaspes.unimi.it/files/_ITA_/Corsi_Laurea/Modello_di_frontespizio_tesi_di_laurea.pdf

Stile

L’elaborato finale è un testo scientifico, il cui obiettivo è descrivere e spiegare dei fenomeni. Lo “stile” del testo deve essere quindi quanto più piano e chiaro possibile. Devono essere evitate figure retoriche, personalismi, complicazioni espressive e sintattiche che rendono più difficile la lettura. Si deve immaginare di scrivere per un lettore di buon livello culturale ma non particolarmente informato sulla materia, e di farlo in modo tale che questo lettore sia in grado di comprendere quanto scritto senza fare troppa fatica.

Come modello stilistico, tenete presenti i migliori libri monografici (non quindi i manuali) che avete studiato durante il percorso universitario. Bisogna ispirarsi a quei modelli: costruire una piccola monografia, documentata e articolata, su un tema ben individuato.

Attenzione: non tutto ciò che si è letto va riversato nell’elaborato. Una serie di letture serve a farsi le basi per poter affrontare l’argomento dell’elaborato. Le conoscenze di base vanno date per scontate, le definizioni ridotte al minimo indispensabile. Chi vi legge di solito le conosce già.

Un elaborato finale nell’alveo delle scienze sociali ha un taglio analitico/interpretativo. Evitare quindi toni normativi: “si deve”, “si dovrebbe”, “bisognerebbe”. Tutt’al più si dirà: “la letteratura sull’argomento segnala l’esigenza di” “concorda sul fatto che…” “indica come prioritarie le seguenti linee di azione…”. Evitare inoltre di esprimere semplici opinioni personali (ad es.: “secondo me …”, “a mio avviso …”), giudizi politici o morali (ad es.: “il leader politico ha sbagliato …”, “le elezioni sono andate male …”).

Si deve limitare l'uso del corsivo alle parole che l'autore vuole evidenziare e ai termini stranieri non ancora entrati nell'uso corrente. In quest'ultimo caso il termine va corsivato solo la prima volta che compare.

Si consiglia di evitare l'uso di termini stranieri se esiste un corrispondente valido in italiano. Quando non si può fare a meno di usare termini stranieri si usa il corsivo a meno che non si tratti di nomi già di uso comune. I nomi stranieri non si declinano (es. leader, élite).

È preferibile evitare le maiuscole ogni volta che è possibile. Nel caso di sigle usare la maiuscola solo per la prima lettera (es. Inps, Ssn). Nel caso di un nome proprio costituito da più termini, mettere maiuscolo solo il primo (es. Banca nazionale del lavoro).

Inoltre, è bene ricordarsi di:

pensare sempre a quello che si scrive: spesso per distrazione si scrivono dei nonsensi, ridondanze, anacoluti, ecc. che colpiscono negativamente il lettore.

rileggere sempre quello che si è scritto prima di presentarlo . E’ importante che chi lo leggerà e dovrà dare dei suggerimenti sul contenuto si trovi di fronte ad un testo scritto in buon italiano. Altrimenti si tratterà inevitabilmente di una semplice correzione ortografica, perché è impossibile concentrarsi su come migliorare il contenuto di un testo incomprensibile. I correttori ortografici di Word e degli altri programmi di videoscrittura consentono di rendere ortograficamente corretto qualsiasi testo: sono altamente consigliati.

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consegnare sempre l’indice insieme ai diversi capitoli. Questo permette al docente di inquadrare i vari capitoli nel contesto dell’intero lavoro, e quindi di dare suggerimenti più appropriati.

Note

Si possono includere, senza eccedere, delle note a piè di pagina (o in alternativa alla fine del capitolo). Queste note servono a spiegare un termine, oppure sviluppare un punto secondario, che nel testo principale appesantirebbe il discorso.

Devono essere numerate progressivamente e la loro numerazione riparte all’inizio di ogni nuovo capitolo.

Citazioni

L’apparato bibliografico dell’elaborato finale è molto importante. Trattandosi di un testo scientifico è necessario che ogni affermazione venga suffragata da adeguati riferimenti bibliografici, che vanno quindi opportunamente citati. Saranno particolarmente apprezzati i riferimenti a testi in lingua straniera.

Ogniqualvolta nel testo si fa riferimento al pensiero di uno o più autori è necessario citare opportunamente la fonte. Al fine di non appesantire eccessivamente il testo, per le citazioni si consiglia di utilizzare il metodo interlineare, talvolta detto all’americana, più facile da usare sia per chi scrive che per chi legge. Questo stile prevede di riportare (autore, anno) tra parentesi nel testo.

Le citazioni possono essere di due tipi:

1) dopo aver sintetizzato, con parole proprie e attraverso parafrasi, il pensiero di uno o più autori. In questo caso è sufficiente, ma comunque necessario, riportare tra parentesi nel testo il cognome dell’autore e l’anno di pubblicazione del testo a cui si fa riferimento. Ad esempio: (Ferrera 1993).

2) Quando si riporta una citazione letterale. In questo caso però è necessario riportare tra parentesi nel testo il cognome dell’autore, l’anno di pubblicazione del testo a cui si fa riferimento e la/e pagina/e in cui si trova il testo nella fonte originale. Ad esempio: (Ferrera 1993, p. 23-25) oppure (Ferrera 1993: 23-25)

a. Se la citazione letterale è breve (meno di due righe) è sufficiente riportare tra virgolette il testo così come lo si trova nella fonte. Ad esempio: “I veto players sono gli attori individuali e collettivi il cui consenso è necessario per modificare lo status quo” (Tsebelis 2004: 51)

b. Se la citazione letterale è più lunga è consigliabile riportare il testo andando a capo prima e dopo e utilizzando margini più ampi rispetto al normale corpo del testo. Di seguito un esempio:

Come afferma Tsebelis:

“L’aggiunta di un nuovo veto player aumenta la stabilità delle politiche o la lascia immutata (sia restringendo le dimensioni del winset dello status quo sia aumentando le dimensioni del core dell’unanimità sia lasciando entrambe invariate” (Tsebelis 2004: 59)

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Se si cita nuovamente un autore citato appena prima, si può usare: (ibid., p….). Tutti testi citati vanno poi riportati nella Bibliografia finale, da mettere in fondo all’elaborato. Nel caso in cui vi siano due pubblicazioni dello stesso autore nello stesso anno, devono essere distinte (sia nel testo che nella bibliografia finale) aggiungendo una lettera all'anno di edizione (es. Ferrera 1993a; Ferrera 1993b).

In alcune discipline, però, viene ancora utilizzato il sistema tradizionale. La scelta dipende tipicamente dall’orientamento del relatore. Scegliendo il sistema tradizionale, tutti i riferimenti bibliografici vanno riportati nelle note (a piè di pagina o alla fine del capitolo). Quando una fonte viene citata per la prima volta è sempre necessario riportare il riferimento completo (es. A. Lijphart, Modelli di Democrazia, Bologna, Il Mulino, 1993). Nel caso in cui la stessa fonte venga citata nella nota immediatamente consecutiva a quella dove è stata riportata per la prima volta la fonte, basta indicare il nome dell'autore, seguito da op. cit. (es. cfr. A. Lijphart, op. cit.). Nel caso in cui la stessa fonte venga citata in una nota successiva, ma non consecutiva, in presenza di altre opere dello stesso autore basta indicare: cfr. A. Lijphart, Modelli di Democrazia, cit.

E’ importante mantenere la coerenza nell’utilizzo del sistema di citazioni per tutto l’elaborato finale.

Tabelle e figure

Il testo può essere integrato da tabelle e/o figure per presentare dei dati. Le prime contengono dati ordinati per righe e per colonne, mentre le seconde possono essere grafici, schemi, diagrammi, ecc. e possono essere utili anche per spiegare le connessioni tra diversi concetti o fenomeni. Introducete sempre tabelle e figure nel testo dell’elaborato e commentatene i risultati.

Ciascuna tabella e figura contenuta all’interno di ogni capitolo deve avere una propria numerazione progressiva. Ad esempio nel Cap. 2 troveremo le Tabelle 2.1, 2.2 e 2.3 e le Figure 2.1 e 2.2. Entrambe devono essere corredate da un titolo che fa riferimento al loro contenuto.

Sotto ogni tabella o figura bisogna indicare la fonte, ovvero da dove questa è tratta. Se si tratta di un vostro lavoro non abbiate timore a scrivere: Fonte: Elaborazione dell'autore.

Fonti

Oggi è molto facile accedere alle banche dati e alle risorse usate dai ricercatori di tutto il mondo. Una buona bibliografia, aggiornata e di respiro internazionale, è un fattore importante per ottenere un buon punteggio in sede di discussione dell’elaborato finale.

Nel ricercare la vostra bibliografia potete partire dai cataloghi Opac di ateneo (http://opac.unimi.it/SebinaOpac/.do#0). Questo è strumento particolarmente utile per reperire le fonti cartacee tradizionali (libri) ma anche gli articoli su rivista. Per reperire più facilmente articoli in riviste scientifiche, dati e risorse elettroniche più in generale potete visitare la Biblioteca digitale Unimi, in particolare il motore di ricerca degli E-Journal (http://metalib.lib.unimi.it/V/?func=find-ej-1&mode=title) e quello delle banche dati (http://metalib.lib.unimi.it/V/?func=find-db-1&mode=title). L'elenco delle banche dati online diviso per aree disciplinari è disponibile al sito: http://users.unimi.it/banchedati/tema.html. Tutti gli studenti possono ora consultare le risorse elettroniche offerte dalla Biblioteca Digitale anche da

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postazioni esterne all’Ateneo (ad esempio da casa) e autenticandosi con le medesime login e password della casella di posta elettronica (nel formato [email protected]).

Se non trovate un libro o un articolo in rivista in una biblioteca dell’ateneo sulla pagina della biblioteca di Scienze Politiche potete usufruire del prestito inter bibliotecario compilando il relativo form di richiesta (http://www.sba.unimi.it/Biblioteche/scpol/1869.html).

Ricordate che ogni biblioteca ha un catalogo online. Attraverso questo motore di ricerca potete interrogare i cataloghi di tutte le principali biblioteche sparse sul territorio italiano e verificare se la risorsa che state cercando è disponibile: http://www.aib.it/aib/opac/mai2.htm3. La biblioteca centrale del comune di Milano, presso Palazzo Sormani è particolarmente fornita ed è situata vicino alla facoltà (http://www.biblioteche.regione.lombardia.it/OPACMI01/cat/SF).

Particolarmente utili e facili da usare sono i motori di ricerca di pubblicazioni come:

Google Scholar (http://scholar.google.it/);

Web of Science (http://apps.webofknowledge.com/UA_GeneralSearch_input.do?product=UA&search_mode=GeneralSearch&SID=X2TzoGRvQCurf243hJn&preferencesSaved=);

Worldwide Political Science Abstract (http://search.proquest.com/wpsa/?accountid=12459).

In ogni caso, dato lo scarso tempo a disposizione nella stesura dell’elaborato, nella ricerca dei testi è utile essere molto selettivi e concentrarsi inizialmente sui 5-10 titoli che si possono realisticamente leggere. Nella scelta, è consigliabile partire dai contributi più recenti, per risalire a ritroso ai testi più citati nelle loro note bibliografiche e dare la precedenza agli articoli sulle riviste specializzate.

Internet ha il vantaggio di essere in continuo aggiornamento e di essere consultabile più e più volte, da qualunque luogo e in qualunque momento. Per una buona ricerca online si consiglia quindi di:

interrogare un buon motore di ricerca inserendo le parole chiave per il tema della relazione. In questo modo si potrà avere un'idea di come in altri contesti viene affrontato il problema al centro del lavoro che state portando avanti;

imparare a restringere la ricerca aggiungendo nuove specificazioni e usando le modalità di ricerca avanzate;

privilegiare le informazioni fornite da siti istituzionali, da centri di ricerca, da università; partire dalle informazioni più recenti; cercare di capire in fretta se una pagina web è davvero cruciale, e quindi va letta con attenzione e

salvata, o invece merita solo uno sguardo trasversale. quando si salvano dei testi/documenti, bisogna sempre ricordarsi di registrare l'indirizzo web e il

giorno dell'ultimo accesso per la compilazione della bibliografia finale.

Riferimenti bibliografici finali

Nell’elenco dei riferimenti bibliografici riportati in fondo all’elaborato devono essere inclusi tutti i testi e i siti internet citati nel corso della stesura dell’elaborato.

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All’interno di ognuno dei due sistemi di citazioni che abbiamo visto poco sopra si distinguono diversi stili. Non è richiesto di adottare uno stile in particolare; potete tranquillamente prendere spunto dalle monografie che avete utilizzato durante i corsi che avete frequentato. Tuttavia, così come per le citazioni nel testo o in nota, è particolarmente importante che si mantenga lo stesso stile in tutti i riferimenti bibliografici.

A titolo puramente indicativo di seguito vengono riportati alcuni esempi di riferimenti bibliografici distinti sulla base dei due sistemi sopracitati.

Sistema all'americana Sistema tradizionale

Monografie Ferrera, M. (1993), Modelli di solidarietà, Bologna, Il Mulino.

M. Ferrera, Modelli di solidarietà, Bologna, Il Mulino, 1993.

Articoli in riviste

Buratti, C. (1990), "Successi e fallimenti del servizio sanitario regionale: un bilancio dei primi dieci anni", Economia Pubblica, 3, pp. 145-154.

C. Buratti, "Successi e fallimenti del servizio sanitario regionale: un bilancio dei primi dieci anni", in Economia Pubblica, n. 3, 1990, pp. 145-154.

Curatele Bartocci, E. (a cura di) (1997), Lo stato sociale in Italia. Rapporto annuale Iridiss-CNR 1997, Roma, Donzelli.

E. Bartocci (a cura di), Lo stato sociale in Italia. Rapporto annuale Iridiss-CNR 1997, Roma, Donzelli, 1997.

Contributi dentro curatele

Cotta, M. (1989), Il contributo dei "policy studies", in A. Panebianco (a cura di), L'analisi della politica, Bologna, Il Mulino, pp. 516- 541.

M. Cotta, Il contributo dei "policy studies", in L'analisi della politica, a cura di A. Panebianco, Bologna, Il Mulino, 1989, pp. 516- 541.

Articoli su quotidiani/ settimanali

Turno, R. (1996), Ospedali salvati con piccole cure, in "Sole-24 Ore", 27 maggio.

R. Turno, Ospedali salvati con piccole cure, in "Sole-24 Ore", 27 maggio 1996.

Documenti scaricati dal web

Oltre all’autore (qualora disponibile) e al titolo, si riporta per esteso l’indirizzo internet in cui è reperibile il documento in questione e la data dell’ultimo accesso

Oltre all’autore (qualora disponibile) e al titolo, si riporta per esteso l’indirizzo internet in cui è reperibile il documento in questione e la data dell’ultimo accesso

Pronunce giudiziali (per tesi di argomento giuridico)

Autorità decidente, data, numero della decisione, rivista o sito internet in cui la decisione è pubblicata, anno di pubblicazione, parte, pagg.Esempio: Cass. sez. lav. 19.3.1999 n. 2556, in Foro It.,2000,I,912

Autorità decidente, data, numero della decisione, rivista o sito internet in cui la decisione è pubblicata, anno di pubblicazione, parte, pagg.Esempio: Cass. sez. lav. 19.3.1999 n. 2556, in Foro It.,2000,I,912

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