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GLI ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Il Seminario nazionale organizzato dalla Direzione Generale per lo Studente del MIUR nei giorni 7, 8 e 9 Giugno a Montecatini che ha avuto come tema i “Bisogni educativi speciali”, ha visto la grande partecipazione della rappresentanza degli operatori dei Centri territoriali di supporto, regionali e provinciali, e delle Associazioni scuole autonome, segno della necessità da parte del Ministero di ascoltare la voce della “base” degli operatori scolastici coinvolti in prima persona nelle novità introdotte dalle recenti disposizioni normative. La Direttiva MIUR del 27.12.2012 e la Circolare Ministeriale n.8 del 06.03.2013 hanno determinato infatti un cambiamento di rotta rispetto al tema della gestione degli alunni in difficoltà di apprendimento e il passaggio dal paradigma integrativo a quello inclusivo, estendendo l’obbligatorietà del Piano Didattico Personalizzato previsto dalla Legge 53/2003 non solo agli alunni portatori di handicap certificati e ai soggetti con diagnosi di disturbo specifico ma anche ad altre categorie di studenti “deboli” in difficoltà, come svantaggiati, stranieri, bulli, ospedalizzati o comunque portatori di un bisogno specifico anche momentaneo. La stesura del PDP per questa fascia più larga di situazioni comporta la realizzazione di tutta una serie di interventi e azioni didattiche compensative e individualizzate alla misura del bisogno soggettivo dell’alunno in stretta sinergia tra scuola e famiglia con uno sforzo congiunto di “presa in carico” dell’alunno/ persona. La novità assoluta introdotta dalla circolare n.8 è però l’obbligo di stesura, da parte delle istituzioni scolastiche, del Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES da redigere entro il mese di Giugno proponendolo, chiaramente, all’approvazione dell’organo pedagogico-tecnico ossia il Collegio dei docenti e inserendolo nel Piano dell’Offerta formativa della scuola. Il Piano annuale per I. dovrà essere redatto dal Gruppo di lavoro per l’inclusione, interno al collegio e nominato dal Dirigente scolastico, coinvolgendo in primis le figure di sistema “sensibili” al tema, quali l’operatore psicopedagogico, se c’è, il docente titolare di funzione strumentale, il docente referente per il sostegno. Il gruppo si farà promotore di un interfaccia costruttivo con il Collegio dei docenti ed ha il compito di inserire nel Piano la rilevazione dei BES presenti nella scuola, gli interventi didattico-educativi e le azioni di compensazione da attuare, i focus di supporto ai docenti che gestiscono i casi in classe, il monitoraggio/valutazione del livello di inclusività, le azioni in rete a livello territoriale in stretta sinergia con le scuole del territorio, avvalendosi del ruolo dei Centri Territoriali di supporto per raccordarsi con i servizi sociosanitari territoriali (ASL, servizi sociali, volontariato, forze dell’ordine). Queste, molto sinteticamente, le novità introdotte dalla direttiva e gli adempimenti formali e sostanziali non semplici a cui essa obbliga. Dal Seminario sono venute fuori diverse prospettive e posizioni, anche animosamente dibattute, e numerosi elementi di “positività” insiti nella nuova direttiva, quale la pregevole e apprezzabilissima prospettiva di “cambiamento di rotta” della politica di inclusività scolastica, per altro da sempre sostenuta dagli operatori della scuola, almeno da quelli più sensibili, finalizzata a superare il primato dell’approccio clinico alla diversità e a recuperare il senso pedagogico-didattico degli interventi sull’alunno in difficoltà di apprendimento per i motivi più diversi. La scuola ha sempre rivendicato il riconoscimento del suo ruolo, spesso depauperato dalla Legge 104 che ha spesso emarginato il senso pedagogico e didattico dell’intervento di recupero sull’alunno lasciando alla scuola solo il mero compito di “ricevere” una diagnosi clinica su cui nessun potere decisionale viene dato ai docenti consultati solo in sede di “gruppo misto”. Il recupero della responsabilità pedagogico-didattica nei confronti di una delega fin ora quasi esclusivamente biomedica è una sfida apertissima che le scuole dovranno accogliere ai fini di una didattica inclusiva e non più “speciale”.

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GLI ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI 

Il Seminario nazionale organizzato dalla Direzione Generale per lo Studente del MIUR nei giorni 7, 8 e 9 Giugno a Montecatini che ha avuto come tema i “Bisogni educativi speciali”, ha visto la grande partecipazione della rappresentanza degli operatori dei Centri territoriali di supporto, regionali e provinciali, e delle Associazioni scuole autonome, segno della necessità da parte del Ministero di ascoltare la voce della “base” degli operatori scolastici coinvolti in prima persona nelle novità introdotte dalle recenti disposizioni normative.La Direttiva MIUR del 27.12.2012 e la Circolare Ministeriale n.8 del 06.03.2013 hanno determinato infatti un cambiamento di rotta rispetto al tema della gestione degli alunni in difficoltà di apprendimento e il passaggio dal paradigma integrativo a quello inclusivo, estendendo l’obbligatorietà del Piano Didattico Personalizzato previsto dalla Legge 53/2003 non solo agli alunni portatori di handicap certificati e ai soggetti con diagnosi di disturbo specifico ma anche ad altre categorie di studenti “deboli” in difficoltà, come svantaggiati, stranieri, bulli, ospedalizzati o comunque portatori di un bisogno specifico anche momentaneo.La stesura del PDP per questa fascia più larga di situazioni comporta la realizzazione di tutta una serie di interventi e azioni didattiche compensative e individualizzate alla misura del bisogno soggettivo dell’alunno in stretta sinergia tra scuola e famiglia con uno sforzo congiunto di “presa in carico” dell’alunno/ persona.La novità assoluta introdotta dalla circolare n.8 è però l’obbligo di stesura, da parte delle istituzioni scolastiche, del Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES da redigere entro il mese di Giugno proponendolo, chiaramente, all’approvazione dell’organo pedagogico-tecnico ossia il Collegio dei docenti e inserendolo nel Piano dell’Offerta formativa della scuola.Il Piano annuale per I. dovrà essere redatto dal Gruppo di lavoro per l’inclusione, interno al collegio e nominato dal Dirigente scolastico, coinvolgendo in primis le figure di sistema “sensibili” al tema, quali l’operatore psicopedagogico, se c’è, il docente titolare di funzione strumentale, il docente referente per il sostegno. Il gruppo si farà promotore di un interfaccia costruttivo con il Collegio dei docenti ed ha il compito di inserire nel Piano la rilevazione dei BES presenti nella scuola, gli interventi didattico-educativi e le azioni di compensazione da attuare, i focus di supporto ai docenti che gestiscono i casi in classe, il monitoraggio/valutazione del livello di inclusività, le azioni in rete a livello territoriale in stretta sinergia con le scuole del territorio, avvalendosi del ruolo dei Centri Territoriali di supporto per raccordarsi con i servizi sociosanitari territoriali (ASL, servizi sociali, volontariato, forze dell’ordine).Queste, molto sinteticamente, le novità introdotte dalla direttiva e gli adempimenti formali e sostanziali non semplici a cui essa obbliga.Dal Seminario sono venute fuori diverse prospettive e posizioni, anche animosamente dibattute, e numerosi elementi di “positività” insiti nella nuova direttiva, quale la pregevole e apprezzabilissima prospettiva di “cambiamento di rotta” della politica di inclusività scolastica, per altro da sempre sostenuta dagli operatori della scuola, almeno da quelli più sensibili, finalizzata a superare il primato dell’approccio clinico alla diversità e a recuperare il senso pedagogico-didattico degli interventi sull’alunno in difficoltà di apprendimento per i motivi più diversi.La scuola ha sempre rivendicato il riconoscimento del suo ruolo, spesso depauperato dalla Legge 104 che ha spesso emarginato il senso pedagogico e didattico dell’intervento di recupero sull’alunno lasciando alla scuola solo il mero compito di “ricevere” una diagnosi clinica su cui nessun potere decisionale viene dato ai docenti consultati solo in sede di “gruppo misto”.Il recupero della responsabilità pedagogico-didattica nei confronti di una delega fin ora quasi esclusivamente biomedica è una sfida apertissima che le scuole dovranno accogliere ai fini di una didattica inclusiva e non più “speciale”.Restano tuttavia molti “nodi problematici” ed elementi di “criticità” che sono venuti fuori tutti in sede congressuale, anche con toni a volte accesi e polemici, primo fra tutti il tema delle risorse.La C.M. parla di “utilizzo funzionale delle risorse specifiche” lasciando in ombra tantissimi aspetti e alludendo, verosimilmente, non ad un organico ad hoc assegnato sulla base dei BES individuati nel Piano di I., bensì all’ordinaria assegnazione alle scuole di organico di diritto e di fatto di docenti di sostegno.Ciò lascia le scuole assolutamente scoperte ed in difficoltà nella misura in cui non viene esplicitamente prevista dalla circolare una deroga ai rigidi e tassativi criteri di assegnazione delle risorse professionali con l’aggravante di estendere ai docenti di sostegno la “presa incarico” anche degli alunni con BES.In realtà viene responsabilizzato l’intero Consiglio di classe chiamato in causa a deliberare formalmente l’oggettivo “stato di bisogno” degli alunni in difficoltà, anche questo un elemento di debolezza della circolare, là dove non si definiscono gli indicatori da utilizzare per “certificare” la difficoltà.Ne verrà fuori un aumento anche discrezionale, a geometria e geografia variabile, di stati di “bisogno” a cui la scuola dovrà rispondere con i Piani didattici personalizzati e interventi specifici di recupero che avranno il merito di coinvolgere l’intero Consiglio di classe ma determineranno sicuramente un aumento di responsabilità, anche ai fini di eventuali e possibili contenziosi con le famiglie, già numerosi per gli alunni portatori di handicap grave e già in passivo per l’amministrazione, che potrebbero intravvedere nella “certificazione Bes” quasi un aumento delle aspettative sia in termini di risultati che di assegnazione di risorse professionali che, almeno allo stato attuale, non vengono garantite.Una sfida da giocare potrebbe essere quella delle azioni a livello territoriale richiamate dalla stessa circolare n.8, là dove si fa riferimento all’art 50 della Legge 35/2012 a ad un organico “funzionale di rete” più aperto e meno correlato alla certificazione clinica “soggettiva”, ma anche su questo non si hanno certezze.Occorre ripensare inoltre ad una revisione contrattuale della formazione docenti, del reclutamento e della gestione anche temporale degli organici spesso legata a contratti a tempo che vanificano lo sforzo della scuola di predisporre un piano a lungo termine.

Daniela CrimiIn ASASI, 13.6.2013