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Violenza, i videogiochi alterano il cervello Lo sostiene un accademico statunitense dopo aver condotto uno studio su 39 videogiocatori incalliti: la violenza virtuale sembra abbassare la percezione della violenza reale Columbia (USA) - L'esposizione a videogiochi violenti modifica il comportamento delle persone? Un ricercatore dell'Università del Missouri, lo psicologo Bruce Bartholow, è convinto di aver trovato la chiave di volta per risolvere il quesito: i videogiochi violenti hanno un preciso effetto anestetizzante sulla struttura neurologica del cervello, in grado di abbassare sensibilmente la soglia di percezione dell'aggressività. In pratica, spiega Bartholow in un'intervista rilasciata al New Scientist, "le persone use a simulazioni particolarmente cruente non riescono a percepire la violenza reale come tale" - anzi. "Essere continuamente a contatto con videogiochi di questo tipo neutralizza la normale risposta cerebrale alle esperienze violente", continua il ricercatore. Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di 39 videogiocatori "incalliti", selezionati in base alla loro dimestichezza con i titoli più violenti del panorama ludico contemporaneo. Il gruppo è stato sottoposto alla visione di immagini solitamente associate ad emozioni negative: foto di violenze e malattie, di morte e di dolore. Bartholow ha così utilizzato un elettroencefalogramma per registrare una particolare risposta cerebrale, detta P300. L'onda P300, secondo gli standard della psicologia sperimentale, viene prodotta dal cervello quando è sottoposto ad un input particolarmente emotivo. "I videogiocatori più avvezzi a simulazioni violente", dichiara l'autore dello studio, "hanno dimostrato di avere una reazione neutra rispetto a stimoli solitamente percepiti come negativi: sangue, morte, scene di colluttazione". Per confermare la scoperta, Bartholow ha offerto ai soggetti l'opportunità di sfidarsi in un combattimento virtuale sullo schermo d'un computer. Coloro con il valore P300 più basso, stando ai risultati della ricerca, hanno messo in luce una spiccata predisposizione alla crudeltà, seppur virtuale, giungendo a ritorsioni spietate contro gli avversari. Videogiochi con effetti collaterali Cresce la preoccupazione nei confronti dei videogiochi. I contenuti, infatti, sono sempre più violenti e si teme che questo possa influenzare negativamente i comportamenti di bambini e adolescenti, rendendoli più aggressivi. Più aggressivi dopo il gioco In America un gruppo di senatori ha proposto lo stanziamento di 90 milioni di dollari per studiare come i giochi elettronici influenzino gli atteggiamenti dei più giovani e l'American Psychological Association promuove la riduzione della violenza nei videogiochi. Questo sulla base di uno studio effettuato da alcuni ricercatori della St.Leo University, i quali hanno preso in esame tutti le ricerche condotte sull'argomento negli ultimi venti anni. La conclusione è stata che i videogame violenti incrementano il comportamento aggressivo in bambini e adolescenti. Gli studi presi in esame dimostrano come i videogiochi abbiano influenze negative sia a breve sia a lungo termine, infatti pare ci sia un incremento dei comportamenti aggressivi subito dopo aver giocato a un videogame violento anche per meno di 10 minuti. Inoltre tra 600 ragazzi di 13-14 anni, quelli tra loro che più degli altri giocavano a videogiochi violenti, risultavano essere quelli con atteggiamento più ostile nei confronti di insegnanti e autorità in genere. I patiti dei giochi elettronici erano anche quelli maggiormente coinvolti in litigi e risse con i compagni e che avevano un rendimento scolastico più scarso. A quanto emerge dalla ricerca i giocatori, in prevalenza maschi, tendono a imitare nella vita reale le azioni del loro alter ego virtuale, per esempio giocando con gli amici riproducono le mosse di karatè che "compiono" all'interno di un videogioco. Le prossime ricerche punteranno a spiegare perché molti giovani preferiscono giocare a videogiochi violenti piuttosto che giocare all'aperto e perché certe personalità sono tanto attirate da questa forma di svago, infatti coloro che sono più attirati dalla violenza nei giochi elettronici sono quelli che sono più vulnerabili agli effetti dell'esposizione. (dica 33.it)

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Violenza, i videogiochi alterano il cervelloLo sostiene un accademico statunitense dopo aver condotto uno studio su 39 videogiocatori incalliti: la violenza virtuale sembra abbassare la percezione della violenza realeColumbia (USA) - L'esposizione a videogiochi violenti modifica il comportamento delle persone? Un ricercatore dell'Università del Missouri, lo psicologo Bruce Bartholow, è convinto di aver trovato la chiave di volta per risolvere il quesito: i videogiochi violenti hanno un preciso effetto anestetizzante sulla struttura neurologica del cervello, in grado di abbassare sensibilmente la soglia di percezione dell'aggressività.

In pratica, spiega Bartholow in un'intervista rilasciata al New Scientist, "le persone use a simulazioni particolarmente cruente non riescono a percepire la violenza reale come tale" - anzi. "Essere continuamente a contatto con videogiochi di questo tipo neutralizza la normale risposta cerebrale alle esperienze violente", continua il ricercatore.

Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di 39 videogiocatori "incalliti", selezionati in base alla loro dimestichezza con i titoli più violenti del panorama ludico contemporaneo. Il gruppo è stato sottoposto alla visione di immagini solitamente associate ad emozioni negative: foto di violenze e malattie, di morte e di dolore. Bartholow ha così utilizzato un elettroencefalogramma per registrare una particolare risposta cerebrale, detta P300. L'onda P300, secondo gli standard della psicologia sperimentale, viene prodotta dal cervello quando è sottoposto ad un input particolarmente emotivo. "I videogiocatori più avvezzi a simulazioni violente", dichiara l'autore dello studio, "hanno dimostrato di avere una reazione neutra rispetto a stimoli solitamente percepiti come negativi: sangue, morte, scene di colluttazione". Per confermare la scoperta, Bartholow ha offerto ai soggetti l'opportunità di sfidarsi in un combattimento virtuale sullo schermo d'un computer.

Coloro con il valore P300 più basso, stando ai risultati della ricerca, hanno messo in luce una spiccata predisposizione alla crudeltà, seppur virtuale, giungendo a ritorsioni spietate contro gli avversari.

Videogiochi con effetti collateraliCresce la preoccupazione nei confronti dei videogiochi. I contenuti, infatti, sono sempre più violenti e si teme che questo possa influenzare negativamente i comportamenti di bambini e adolescenti, rendendoli più aggressivi.

Più aggressivi dopo il giocoIn America un gruppo di senatori ha proposto lo stanziamento di 90 milioni di dollari per studiare come i giochi elettronici influenzino gli atteggiamenti dei più giovani e l'American Psychological Association promuove la riduzione della violenza nei videogiochi. Questo sulla base di uno studio effettuato da alcuni ricercatori della St.Leo University, i quali hanno preso in esame tutti le ricerche condotte sull'argomento negli ultimi venti anni. La conclusione è stata che i videogame violenti incrementano il comportamento aggressivo in bambini e adolescenti. Gli studi presi in esame dimostrano come i videogiochi abbiano influenze negative sia a breve sia a lungo termine, infatti pare ci sia un incremento dei comportamenti aggressivi subito dopo aver giocato a un videogame violento anche per meno di 10 minuti. Inoltre tra 600 ragazzi di 13-14 anni, quelli tra loro che più degli altri giocavano a videogiochi violenti, risultavano essere quelli con atteggiamento più ostile nei confronti di insegnanti e autorità in genere. I patiti dei giochi elettronici erano anche quelli maggiormente coinvolti in litigi e risse con i compagni e che avevano un rendimento scolastico più scarso. A quanto emerge dalla ricerca i giocatori, in prevalenza maschi, tendono a imitare nella vita reale le azioni del loro alter ego virtuale, per esempio giocando con gli amici riproducono le mosse di karatè che "compiono" all'interno di un videogioco. Le prossime ricerche punteranno a spiegare perché molti giovani preferiscono giocare a videogiochi violenti piuttosto che giocare all'aperto e perché certe personalità sono tanto attirate da questa forma di svago, infatti coloro che sono più attirati dalla violenza nei giochi elettronici sono quelli che sono più vulnerabili agli effetti dell'esposizione. (dica 33.it)

VIDEOGAME NUOVE RICERCHE SULL' IDENTIFICAZIONE DEI RAGAZZI CON I PERSONAGGI AGGRESSIVI

Avvelenati dai giochi violentiChi li usa fa «un pieno» di cattiveria, che perdura nel tempo Gli scenari virtuali di lotta, sparatorie, uccisioni favoriscono l' imitazione e quindi l' assimilazione di comportamenti violentiI videogiochi violenti disturbano la personalità dei ragazzi, favorendo l' aggressività fisica. Ma non solo: l' aggressività dura per parecchio tempo dopo l' uso dei videogiochi.

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Ciò che si sospettava oggi è confermato da una ricerca, pubblicata su Pediatrics, che riunisce i risultati di tre studi, uno statunitense e due giapponesi: si sono esaminati il contenuto dei giochi, i tempi di esposizione al gioco e i comportamenti aggressivi manifestati successivamente dai giovani fruitori durante l' intero anno scolastico. Il coordinatore della ricerca americana, Craig A. Anderson, professore di psicologia dell' università dello Iowa e direttore del Centro ricerche sulla violenza, spiega: «L' indagine è stata fatta in collaborazione con ricercatori giapponesi perché anche in Giappone i videogiochi sono molto popolari, mentre il crimine e l' aggressività sono meno frequenti che in Usa. Eppure, abbiamo riscontrato risultati simili nei due Paesi e questo dimostra che il fenomeno è molto forte e incisivo». Lo studio americano è stato condotto su 364 bambini tra i 9 e 12 anni, mentre quelli giapponesi hanno coinvolto 181 studenti tra i 12 e i 15 anni e 1050 studenti tra i 13 e i 18 anni. Sono stati considerati violenti tutti i giochi in cui si uccide o si danneggia fisicamente l' avversario. Per tutti i ragazzi l' aggressività è stata valutata alla distanza di tre e di sei mesi. La ricerca ha dimostrato che chi è esposto per molto tempo a questo genere di videogiochi ha un' alta probabilità di avere un comportamento aggressivo a scuola, con i coetanei o con l' insegnante. Coloro che hanno giocato con molti videogiochi violenti sono diventati fisicamente più violenti. E questa vocazione alla violenza fisica si protrae per parecchi mesi dall' esposizione al gioco. L' indagine americana ha anche messo in luce inoltre che, mentre negli anni 80 i giovani trascorrevano al massimo 13 ore alla settimana con i videogiochi, oggi li utilizzano mediamente dalle 16 alle 18 ore. Questi risultati hanno convinto l' Associazione dei pediatri americani a pianificare una campagna di raccomandazioni per i genitori. Il consiglio è limitare l' uso di videogiochi a una, massimo due ore al giorno. «Un bambino o un adolescente in buona salute, che non ha tratti di violenza e non vive in un contesto familiare ad alto rischio di violenza fisica e gioca cinque ore alla settimana ha una aggressività accettabile - puntualizza Anderson -. Diverse sono le reazioni di chi è esposto ad alti rischi di violenza nel contesto familiare, di chi fa uso di droghe, manifesta una predisposizione a condotte antisociali o vive in condizione di povertà». Alle stesse conclusioni sono arrivate le psicologhe Alessia Cantarella e Gloria Fasano, ricercatrici dell' Istituto Alfred Adler di Torino, che hanno presentato al congresso della Società Italiana di Criminologia Clinica uno studio dal titolo: "Dalla realtà virtuale alla violenza reale". «Il ruolo dei vecchi schemi narrativi - osservano le due psicologhe torinesi - era quello di conferire un significato ed una direzione alle emozioni quali la rabbia, la paura, la gioia e il dolore. Il gioco simbolico permetteva il riconoscimento delle emozioni profonde e l' individuazione di strategie per gestirle; il consolidamento di queste strategie era la base per stabilire relazioni sociali significative. Oggi, con i videogiochi, l' immersione in queste emozioni non consente di distanziarsene e di gestirle». Dice Gloria Fasano: «Il rischio è di creare generazioni di adulti incapaci di collocare, distanziare e padroneggiare le emozioni». La conclusione delle psicologhe torinesi non lascia margine ai dubbi: «Si deve ridurre l' esposizione di bambini e adolescenti ai videogiochi violenti e favorire le discussioni e il confronto tra figli e genitori sugli effetti dannosi della violenza mediatica. Solo così è possibile ridurre l' effetto negativo che provocano sulla personalità». Angelo de' Micheli Cause ed effetti Ecco i principali fattori che incrementano, attraverso i videogiochi, l' acquisizione di comportamenti aggressivi e gli effetti studiati, nella sintesi dalle psicologhe Gloria Fasano e Alessia Cantarella. 1 - Protagonista Il giocatore all' interno del videogioco violento, combatte, uccide, viene ucciso. 2 - Immedesimazione Più il gioco è violento, più è facile l' identificazione, che consiste in quel processo con cui un soggetto assimila e fa propri uno o più tratti dell' altro, rimodellando se stesso con le caratteristiche dell' altro. 3 - Il tempo Le ore di esposizione alla violenza sono correlato ad un aumento della probabilità di comportamenti aggressivi, fisici o verbali. 4 - Primo effetto Bambini e ragazzi, dopo l' esposizione ad un filmato violento, presentano un incremento significativo di aggressività rispetto al bambino/ragazzo che ha guardato un film non violento. 5 - Secondo effetto I rischi dell' esposizione ai videogiochi violenti sono correlati alla diminuzione o al difetto di modelli di comportamento positivo di solidarietà, di aggregazione e di collaborazione

De Micheli Angelo

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Pagina 54(16 novembre 2008) - Corriere della Sera

Videogiochi: tra ossessione, violenza e isolamento sociale

“Cerco giochi violenti e sanguinosi. Che mi consigliate?”. Nei forum sparsi in Rete si leggono anche richieste di questo genere. E ovviamente la risposta non tarda ad arrivare: breve e precisa, suggerisce un videogioco horror “con trama ben fatta e molto, molto sangue”. I mondi virtuali riescono ad appassionare un pubblico sempre più ampio, composto da bambini, adolescenti e adulti, sia di sesso maschile che femminile. In Italia, negli ultimi tre anni il valore del mercato dei videogiochi è raddoppiato.Il settore ha segnato nel 2008 un giro d'affari complessivo pari a 1.262,7 milioni di euro per le vendite di hardware e software, contro i 741,9 milioni totalizzati nel 2006 e il miliardo del 2007. Il tasso di crescita rispetto all’anno precedente è pari al 21,6%. Un mercato in aumento costante anche a livello mondiale, che negli Usa e in Giappone ha conosciuto la prima battuta d’arresto solo a causa dell’attuale crisi economica. Ma la sempre maggiore popolarità dei mondi virtuali è stata accompagnata da una crescente diffidenza nei loro confronti, come testimoniano le leggi restrittive in merito alla vendita di videogame ai minori negli Stati Uniti, in Australia, in Germania e anche in Svizzera. Bisogna subito precisare che non tutti i videogiochi usano il linguaggio della violenza, ma sono molti quelli che hanno come “trama” il compimento virtuale di atti di crudeltà contro esseri umani. Numerose ricerche di psicologi evidenziano che i videogames comunicano impliciti messaggi di legittimazione alla brutalità, accrescono l’eccitazione emotiva di chi li utilizza, rendono meno sensibili alle conseguenze delle azioni violente e ne facilitano l’apprendimento e la simulazione. Insomma, la denuncia della comunità scientifica è chiara: l’uso di videogiochi violenti provoca un aumento dell’aggressività nei giocatori, con preoccupanti conseguenze sulla capacità dei soggetti di vivere in modo appropriato nel contesto sociale. Il rischio riguarda soprattutto le persone più impressionabili, che potrebbero imitare nella realtà i comportamenti adottati dai protagonisti dei loro giochi. In pratica, come ha sostenuto lo psicologo David Grossman, attraverso gli “sparatutto virtuali”, i giocatori imparano a uccidere senza provare alcun rimorso per le loro vittime. Inoltre, nel famoso saggio intitolato "An update to the effects of playing violent videogames", lo psicologo Craig A. Anderson della Iowa State University ha confrontato 42 ricerche sugli effetti dei videogiochi. I risultati sono preoccupanti: oltre a un aumento generalizzato dell'aggressività, inducono reazioni tendenzialmente più violente, stimolano pensieri feroci, generano un atteggiamento meno conciliante nei confronti degli altri. Ma non finisce qui. Videomania e videofissazione sono le altre possibili conseguenze negative dell’uso dei videogiochi, se protratto nel tempo. I due

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termini descrivono rispettivamente un utilizzo quantitativamente incontrollato dello strumento ludico, e una prolungata esposizione ad esso senza pause e in totale silenzio. Si tratta di situazioni che esplicitano un rapporto disturbato con il gioco virtuale: esso finisce per sostituire ogni altro tipo di relazione sociale, favorendo uno stato di isolamento e di individualismo che dispone all’introversione, limita l’apprendimento di utili abilità sociali e crea problemi anche nei rapporti familiari.L’aspetto paradossale di questa vicenda è che spesso le critiche al mondo dei videogames provengono da altri mezzi di intrattenimento a loro volta sotto accusa per la violenza proposta. È il caso della televisione, che quotidianamente offre ai suoi utenti contenuti cruenti, dove sangue, orrore e panico sono interrotti solo dalla pubblicità. Magari dallo spot di un detersivo in grado di eliminare qualsiasi tipo di macchia dalla scena di un delitto. (Adattato da treccani.it -23/11/2009)

1. Che tipo di introduzione riconosci in questo testo? Qual è il suo scopo?2. Qual è l’argomento principale del testo?3. Sulla base dei capoversi, riconosci le sequenze che compongono il testo

e scrivi per ciascuna