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L’età giolittiana Il periodo che va dal 1901 al 1914 viene chiamato “età giolittiana” perché dominato dalla figura politica di Giovanni Giolitti. Egli affrontò i problemi dell’Italia con intelligenza ma anche con una certa spregiudicatezza, secondo alcuni storici egli fu il ministro “della malavita”. 1

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Page 1:  · Web viewQuesta corrente aveva infatti grande seguito tra gli operai ed era guidata in questa fase da Alceste De Ambris ed Enrico Ferri, rappresentanti del sindacalismo rivoluzionario.

L’età giolittiana

Il periodo che va dal 1901 al 1914 viene chiamato “età giolittiana” perché dominato dalla figura politica di Giovanni Giolitti.

Egli affrontò i problemi dell’Italia con intelligenza ma anche con una certa spregiudicatezza, secondo alcuni storici egli fu il ministro “della malavita”.

Nato nel 1841 a Mondovì (Cuneo), Giolitti iniziò la sua brillante carriera politica nel 1882 come deputato di Cuneo. Nel 1889 entrò nel governo Crispi come ministro del tesoro e nel 1892 fu per la prima volta presidente del consiglio.

Costretto alle dimissioni perché coinvolto nello scandalo della Banca di Roma, rientrò nella scena politica nel 1901 come ministro degli interni del governo Zanardelli. Nel 1903, Giolitti divenne capo del governo ed iniziò la lunga fase in cui cercò la mediazione politica con socialisti, nazionalisti e cattolici, che costituivano le nuove forze politiche emergenti nel paese.

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Da subito rivolse l’offerta di partecipare al governo ai socialisti riformisti di Filippo Turati, che però declinarono per evitare di alimentare l’opposizione interna dei socialisti massimalisti.

Questa corrente aveva infatti grande seguito tra gli operai ed era guidata in questa fase da rappresentanti del sindacalismo rivoluzionario .

Fu essa a guidare nel 1904 il primo grande sciopero generale, che paralizzò per alcuni giorni il paese. Giolitti evitò lo scontro e dopo il rientro della sollevazione chiese ed ottenne dal re lo scioglimento delle Camere.

La sua politica interna fu contrassegnata dunque, dallo sforzo di far rientrare il conflitto con le classi operaie, la cui influenza sulla vita politica gli appariva oramai come un fatto ineluttabile, all’interno delle istituzioni..La politica estera, inizialmente cauta a livello coloniale, sfociò, nel 1911, nella guerra contro la Turchia per la conquista della Libia.

E’ in questo periodo che si hanno:

il DECOLLO INDUSTRIALE dell’Italia; l’avvento del NAZIONALISMO con la ripresa delle spedizioni coloniali;le grandi MIGRAZIONI TRANSOCEANICHE ;e l’esplosione della QUESTIONE SOCIALE, alla cui soluzione è volta un’importante parte dell’azione politica di Giolitti;Il SUFFRAGIO UNIVERSALE maschile;

Nel 1903, Giolitti divenne capo del governo ed iniziò la lunga fase in cui cercò la mediazione politica con socialisti, nazionalisti e cattolici, che costituivano le nuove forze politiche emergenti nel paese. Da subito rivolse l’offerta di partecipare al governo ai socialisti riformisti di Filippo Turati, che però declinarono per evitare di alimentare l’opposizione interna dei socialisti massimalisti. Questa corrente aveva infatti grande seguito tra gli operai ed era guidata in questa fase da Alceste De Ambris ed Enrico Ferri, rappresentanti del sindacalismo rivoluzionario. Fu essa a guidare nel 1904 il primo grande sciopero generale, che paralizzò per alcuni giorni il paese. Giolitti evitò lo scontro e dopo il rientro della sollevazione chiese ed ottenne dal re lo scioglimento delle Camere.

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L’Italia si trasforma

Durante il periodo giolittiano l’Italia subisce una profonda trasformazione:

Nascono nuove aziende grazie ai prestiti delle banche;Protezionismo: i prodotti stranieri hanno forti dazi;Triangolo industriale: GE-MI-TO

Italia del nord e Italia meridionale

Italia del Nord Italia meridionaleGli operai protestavano perché:Salario troppo basso;Modo di lavorare;Orario di lavoro;

Cosa fece Giolitti?Non impedì gli scioperi ma permise che si svolgessero in modo civile;Migliorò le norme che regolavano il lavoro;Ricostruì la cassa per l’invalidità e la vecchiaia dei lavoratori;Tutelò la maternità,

Povero e arretrato;Clientele;

Cosa fece Giolitti?Attraverso i prefetti controllò le elezioni politiche;Si servì della malavita;

Giolitti sa usare anche il trasformismo, costruire cioè la maggioranza anche nel parlamento trasformando i partiti dell’opposizione in partiti alleati.

Giolitti fino al 1911 in parlamento avrà buoni rapporti con il Partito Socialista Italiano (PSI) facente parte dell’estrema Sinistra. La loro opposizione a Giolitti è blanda.Le ultime due grandi riforme vengono fatte nel 1911 e nel 1912. Nel 1911 Giolitti crea l’INA, l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Viene creato l’INA per difendere i soldi dei risparmiatori perché in questo periodo le banche non erano molto affidabili e molte fallivano. I soldi raccolti dall’INA venivano usati per riforme a favore dei lavoratori. Lo Stato poi s’impegnava a restituire i soldi ai proprietari con gli interessiLe ultime due grandi riforme vengono fatte nel 1911 e nel 1912. Nel 1911 Giolitti crea l’INA, l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Viene creato l’INA per difendere i soldi dei risparmiatori perché in questo periodo le banche non erano molto affidabili e molte fallivano. I soldi raccolti dall’INA venivano usati per riforme a favore dei lavoratori. Lo Stato poi s’impegnava a restituire i soldi ai proprietari con gli interessi.

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Nel 1912 viene istituito il suffragio universale maschile nelle elezioni e il numero di votanti passa da 3 milioni a 10 milioni. Potevano votare tutti quelli che avevano compiuto i 21 anni e fatto il servizio militare.

Giolitti: “l’uomo odiato da tutti i partiti”

Giolitti è stato l’uomo politico più odiato e più attaccato sia dalla Destra che dalla Sinistra e anche dal Centro.

Tra i principali oppositori ci sono:l’estrema Sinistra, formata dai socialisti massimalisti e radicalii meridionalisti e i liberisti Don Luigi Sturzo, cattolico, che fonderà nel 1919 il Partito Popolare Italiano, criticava l’accentramento del potere centrale soffocando il sud e chiedeva la riforma agraria e lo sviluppo dell’agricoltura. Nitti, liberale, chiedeva allo Stato un intervento per l’industria e vuole creare grandi centri industriali al sud;la Destra dei liberali e dei conservatori, che è preoccupata dell’apertura di Giolitti ai socialisti e ha paura della rivoluzione l’estrema Destra: i nazionalisti.

Il nazionalismoIl nazionalismo in Italia nasce a Firenze come corrente di pensiero tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. All’inizio era un movimento culturale di cui facevano parte i borghesi, che nelle loro riviste attaccavano la società italiana, i governi italiani perché a causa loro la società si è indebolita, è corrotta, grigia, passiva, debole e vuota di valori. Vogliono ridare slancio prima culturale e poi politico alla borghesia.

All’inizio i nazionalisti sono pochi; poi, con lo sviluppo della società italiana e con l’avventura africana di Crispi, le idee nazionaliste iniziano a diffondersi nell’opinione pubblica borghese. E allora questa corrente diventa anche un movimento politico che nasce nel 1910. La sua ideologia viene poi chiarita nel 1911.L’ideologia nazionalista è antisocialista, antidemocratica e antiparlamentare.

Considerano il Parlamento come luogo inutile e corrotto. In politica estera sono a favore della politica imperialistica, a favore quindi delle colonie.

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Il loro nemico principale è Giolitti che apre le porte ai socialisti e che conduce una politica estera debole e fiacca, a rimorchio della Germania.

Il loro progetto è di creare uno stato unitario con la monarchia.

Nel 1913 entrano nel Parlamento e le loro idee iniziano a diffondersi anche tra i liberali e i conservatori.

La politica estera

L'economia italiana ha bisogno di espandersi:per trovare mercati alla produzione industriale in crescita;per trovare nuove destinazioni all'emigrazione

L'Africa mediterranea è interamente controllata da potenze coloniali straniere, ma l'Impero Ottomano è in decadenza e la Cirenaica, la Tripolitania e il Fezzan cercano di liberarsi dai Turchi.

La Guerra di Libia (1911-1912)

Il governo italiano si aspetta che le popolazioni locali vedranno nei soldati italiani dei liberatori.

Invece esse si oppongono e cominciano una resistenza che durerà fino agli anni '30, quando i crimini di guerra fascisti le porranno fine.

Per piegare l'Impero Ottomano, l'Italia occupa anche il Dodecaneso, che non abbandonerà fino alla fine della II Guerra Mondiale.

È la prima guerra in cui compaiono l'aviazione (sia come ricognizione sia per bombardare), le automobili e la radio (Marconi stesso è a Tripoli).

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La guerra dura a lungo e non se ne vede la fine.

La Libia è realmente uno "scatolone di sabbia"(Gaetano Salvemini) e non costituisce uno sbocco per l'emigrazione.

Il movimento socialista si radicalizza: nel 1912 prevalgono i massimalisti; uno di loro, il pacifista Benito Mussolini, diventa direttore dell'Avanti! ,

l'organo del partito.

Dopo le elezioni del 1913 Giolitti non dispone più di una maggioranza stabile in parlamento e nel 1914 si dimette.

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