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IN CAMMINO CON SAN FRANCESCO DI PAOLA PRIMA MARCIA DI PENITENZA 1 – 2 AGOSTO 2018 Colamauci – Fattoria Grillo Montescuro – Spezzano della Sila

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IN CAMMINO CONSAN FRANCESCO

DI PAOLA

PRIMA MARCIA DI PENITENZA1 – 2 AGOSTO 2018

Colamauci – Fattoria GrilloMontescuro – Spezzano della Sila

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La Marcia come cammino con San Francesco di Paola

La proposta penitenziale di San Francesco di Paola è una via per raggiungere obiettivi di bene. La “Marcia della penitenza” tra la Sila e Spezzano intende offrirlo come modello di impegno di vita e sforzo per conseguire valori, proprio perché tutto il bene che egli ha operato in campo sociale e politico non è scaturito da contingenze storiche, ma è stato il frutto necessario della sua scelta penitenziale. Essa lo ha reso un uomo libero, riconciliato con Dio, con sé stesso e con la natura. Per questo egli è stato strumento di liberazione anche per gli altri, voce degli indifesi, coscienza critica di quanti operavano il male. In questo senso il Papa ha precisato che “la Marcia può diventare una scuola di vita, perché permette di far riferimento ai luminosi esempi e insegnamenti del Santo di Paola, il quale non esitò a mettere la propria scelta di penitenza evangelica al servizio della Chiesa e della società”.La penitenza che Francesco di Paola vive e propone è conversione di vita: “Coloro che accettano di far parte dell’Ordine dei Minimi, promettono la conversione del cuore e il cambiamento dei loro modi di agire”. Tale cambiamento va alle radici del cuore dell’uomo: è liberazione dall’egoismo; è freno della cupidigia dell’avere e del potere; consente di prendere coscienza delle vanità del mondo, le cui realtà passano fugaci come l’ombra, per cui l’uomo deve considerarsi come straniero e pellegrino, nella speranza di camminare spedito verso la comunione con Dio; apre al rispetto dell’altro e consente un dialogo che sa ascoltare e accogliere le esigenze dell’interlocutore. Perciò le esortazioni a perdonarsi fino a dimenticare il torto ricevuto, a non esercitare l’autorità come dominio, schiacciando le persone, ad onorarsi umilmente nella carità, ad essere benigni, modesti ed esemplari, a non giudicare gli altri ma se stessi. Questo è il programma complesso articolato del messaggio di pace lanciato da San Francesco di Paola, tracciando per i suoi seguaci un

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cammino penitenziale. Questo è il cammino che la “Marcia della penitenza” vuole proporre.

San Francesco di Paola uomo di conversione

S. Francesco di Paola ha basato la sua azione sull’appello di Gesù all’inizio della missione pubblica:“Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino” (Mc 1,15); appello da lui tradotto con l’invito: “Pentitevi e correggetevi del male passato e ritornate a Dio, che vi aspetta a braccia aperte”. Su questa esigenza fondamentale egli ha costruito l’esperienza personale e la proposta di vita per quanti hanno voluto seguirlo, sollecitando anche certe forme ascetiche, soprattutto il digiuno, l’esistenza e la sobrietà nell’uso delle cose terrene, per facilitare il raggiungimento del bene, sia nel rapporto con Dio che in quello con i fratelli. La mortificazione volontaria, infatti, frena l’egoismo, che è alla radice di ogni male, e libera il cuore dell’uomo perché si apra all’amore, passando anche per la strada del perdono e della riconciliazione. È stato questo presupposto a fare di Francesco un protagonista di primo piano nel portare pace nelle vicende sociali e politiche del suo tempo, sia quelle più semplici, a livello di relazioni interpersonali, sia quelle più complesse, a livello politico nei rapporti tra gli Stati. Con la prima comunità di eremiti a Paola egli vive nella preghiera e nell’ascesi. Attorno a loro si crea immediatamente un movimento di riconciliazione, che fa superare l’odio tra le persone, portandole sulla strada del perdono, da lui chiesto in una forma piena e definitiva, “fino a dimenticare il torto ricevuto”. Il fatto non meraviglia, perché la penitenza vissuta è anche proposta di vita in un piano articolato di ideali evangelici che conducono alla liberazione dall’odio e all’incontro fraterno sulla base del dialogo e del rispetto reciproco.

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Introduzione

Dalla lettera pastorale dei Vescovi calabresi per il VI Centenario della nascita di San Francesco

Misericordia e perdonoIl biografo anonimo di S. Francesco dice che era austero con sé stesso e molto umano con gli altri. Ha dimostrato questa umanità soprattutto nell’esercizio del perdono cristiano. Nella sua vita ha dovuto sperimentare opposizioni di ogni genere, attacchi personali, calunnie e insulti. Molti medici ridevano dei suoi miracoli e delle ricette date a chi gli chiedeva la guarigione. Alcuni suoi concittadini si dimostravano diffidenti nei suoi confronti. Anche da parte della Santa Sede ci furono riserve e inchieste. Il re di Napoli non lo sopportava perché era molto critico verso la sua politica contro la povera gente e di disinteresse per la difesa dei confini del Regno dalle invasioni Turche.Il nostro Santo seppe attendere paziente l’azione potente di Dio, che premia sempre il giusto e al momento opportuno ristabilisce verità e giustizia. Perciò non ha mai risposto male per male, non si è mai vendicato; sempre disponibile, invece, a riabbracciare quanti lo avevano umiliato e aggredito. Ha esortato i suoi seguaci a perdonare sino a dimenticare il torto ricevuto, e a convincersi che nelle liti e in ogni discordia bisogna puntare sempre alla riconciliazione e alla pace. Quando ricevette nel romitorio di Paterno Calabro il frate Francescano che in Chiesa ripetutamente lo aveva accusato di essere un imbroglione, egli con molta dolcezza e carità, prese del fuoco tra le mani e glielo offrì dicendo: Scaldatevi.Che forza avrebbe la famiglia se la cultura della misericordia instillasse in tutti la disponibilità al perdono e alla riconciliazione, anche dinanzi al peccato dell’infedeltà! Con l’odio e la vendetta non si costruisce né una famiglia, né una società serena e tranquilla, e né si crea benessere. Noi calabresi non dobbiamo dimenticare le faide, che

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hanno insanguinato tanti nostri paesi, creando morti, paure, fughe dai propri territori d’origine. Non possiamo permettere che ciò si ripeta.Carissimi giovani, soprattutto a voi vogliamo presentare la figura di S. Francesco come modello di vita, non tanto come eremita penitente, perché ognuno di noi ha la sua particolare vocazione, quanto per quegli ideali e valori cristiani, che ha saputo realizzare fin dalla preadolescenza. Vi invitiamo, pertanto, a educarvi ad uno sguardo di misericordia sul mondo, soprattutto quello più vicino a voi. La vostra voce critica, che è segno di speranza, sia sempre accompagnata dalla misericordia. S. Francesco ha saputo elevare il suo grido di giustizia e chiedere cambiamenti nella società, ma senza essere un ribelle e senza usare metodi violenti.

Partenza

Le riflessioni che accompagneranno il nostro cammino offrono la possibilità di meditare su alcuni aspetti dell’esperienza spirituale di S. Francesco di Paola. Interrogheremo il santo calabrese sul letto di morte e come in un filmato scorreranno alcune scene della sua vita. Egli amando immensamente il Signore Gesù, ne ha condiviso la stessa compassione per l’uomo. Ricorda le lotte per rimanere fedele a lui. Ricorda come proprio il sentirsi utile alla gente gli abbia dato la forza della fedeltà e della perseveranza. Rivive la stessa commozione di Cristo per le folle che erano come pecore, senza pastore (Mc 6,34) e comprende che la gioia del dare nasce dal dono senza compromessi e senza misure; dal dono della vita: “non c’è amore più grande di colui che dona la vita” (Gv 15,13). E la gioia del dono nasce non dalla sapienza umana, ma dalla stoltezza di Dio, cioè dal mistero della Croce. Noi che oggi ne accogliamo il messaggio, per capirlo, dobbiamo ripercorrere con lui i modi e le forme del suo apostolato.

Canto: Re di gloria5

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Ho incontrato te Gesù e ogni cosa in me è cambiata,tutta la mia vita ora ti appartiene.Tutto il mio passato io l’affido a te, Gesù Re di gloria mio Signor.

Tutto in te riposala mia mente il mio cuore,trovo pace in te Signor,tu mi dai la gioia.Voglio stare insieme a te,non lasciarti mai, GesùRe di gloria mio Signor.

Tappa 1 – PRIMO GIORNO

1L Dalle confessioni di S. Francesco di Paola sul letto di morte (P. Giuseppe Fiorini Morosini)

Apostolato della disponibilità: c’è una condizione previa per ogni apostolato: essere disponibili. Perdersi. Dare senza avere. Seminare senza aspettare di vedere i frutti. Dare e dimenticare di aver dato. Sono dimensioni comprensibili non con la logica umana, ma solo con la logica di Dio. S. Francesco è stato l’uomo per gli altri:

Tra i suoi frati: l’essere stato tutto per loro, aver dato loro la vita; da questo dono sono scaturiti tutti i gesti umili di servizio fatti per loro;

Tra la gente: non teme i rischi dello stare tra loro, anche quando è rischioso mettersi dalla loro parte. Pensa ai malati gravi accolti in convento, come i lebbrosi; pensa agli indemoniati affrontati; pensa alla difesa dei poveri contro i soprusi dei potenti;

Nei grandi appuntamenti con Dio: ritorna con la mente ai vari cambiamenti nella sua vita, attento sempre ai segni che venivano dall’alto attraverso lo scorrere degli avvenimenti. Gli passano velocemente davanti; riassapora quei momenti di lotta e di violenza su sé stesso e ringrazia Dio per come è andata la sua vita.

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Dal tuo amore chi mi separerà,sulla croce hai dato la vita per me.Una corona di gloria mi darai,quando un giorno ti vedrò.

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2L Dalle Lettere di S. Francesco di Paola(Lett. del 1486; cfr. ed. A. Galluzzi, Origini dell’Ordine dei Minimi, Roma 1967, pp. 121-122)

Ricordatevi della passione del nostro Signore e Salvatore e pensate quanto infinito fu quell’ardore che discese dal cielo in terra per salvarci, che per noi soffrì tanti tormenti e subì la fame, il freddo, la sete, il caldo e ogni umana sofferenza, nulla rifiutando per amor nostro e dando esempio di perfetta pazienza e di perfetto amore. Siamo dunque tutti pazienti nelle nostre avversità e sopportiamole con amore, pensando che Gesù Cristo nostro Signore soffrì tanti affanni e tribolazioni per gli altri. Amate la pace, perché è molto meglio di qualsiasi tesoro che i popoli possano avere. Sappiate certo che i nostri peccati muovono Dio all’ira. Per questo correggetevi e pentitevi dei vostri peccati passati, poiché Dio vi aspetta a braccia aperte. Ciò che nascondiamo al mondo, non si può nascondere a Dio: convertitevi sinceramente. Vivete in tal modo da ricevere la benedizione del Signore e la pace del Dio nostro Padre sia sempre con voi.Preghiamo

T. Signore Gesù, guarda alla nostra povertà che si presenta alla tua giustizia, all’amore che ti ha reso vittima per noi e ottienici di divenire un dono ai fratelli come tu lo sei stato per noi tutti. Amen

Canto: Sono qui a lodartiLuce del mondo nel buiodel cuore vieni ed illuminami,tu mia sola speranza di vitaresta per sempre con me.

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Sono quì a lodarti, quì per adorarti,quì per dirti che tu sei il mio Dioe solo tu sei Santo, sei meraviglioso,degno e glorioso sei per me.

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Sono quì a lodarti, quì per adorarti,quì per dirti che tu sei il mio Dioe solo tu sei Santo, sei meraviglioso,degno e glorioso sei per me.

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Tappa 2 – PRIMO GIORNO

1L Dalle confessioni di S. Francesco di Paola sul letto di morte (P. Giuseppe Fiorini Morosini)

Apostolato dell’accoglienza: l’accoglienza che egli vive e propone non è un girare continuo, qualche volta a vuoto, pur di fare o illudersi di fare, ma sforzo di dare a Dio, fondamento di ogni dono. Egli ci ha dato testimonianza di come l’accoglienza si possa coniugare con le scelte di una vita piuttosto dedita alla preghiera e a coltivare il rapporto con Dio e a creare il distacco dal mondo. A Carlo VIII è rifiutato il colloquio perché il concederlo avrebbe interrotto la sua preghiera; alcune volte la gente deve attendere prima di poter parlare con lui, chiuso in camera in contemplazione. Riempirsi di Dio per dare Dio. Pieno di Dio, nell’accogliere le persone si mostra veramente grande: ascolta, parla, condivide emotivamente certe situazioni, condivide il lavoro.

2L Dall’Evangelii Gaudium di Papa Francesco (n. 267)

La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicarlo, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il

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nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo d’amore che scoprì Natanaele il giorno in cui Gesù si fece presente e gli disse: «Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv1,48). Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! Dunque, ciò che succede è che, in definitiva, «quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo» (1Gv 1,3). La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri.

Preghiamo

T. Gesù che porti sulle spalle la croce per noi tutti, ottienici di offrire ai nostri fratelli, assieme all’amore, i nostri quotidiani sacrifici. Donaci la forza di saper sopportare avversità sicuri del tuo sostegno e della tua salvezza. Amen.

Canto: Noi giovani

Noi giovani che amiamo la vitacome un dono prezioso da non buttare via,tanta speranza di vita abbiamo nel cuore,di una vita futura che mai finirà.

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Noi giovani che crediamo all’amore,il dono più bello che Dio ci ha messo nel cuore,sempre vogliamo donare e portare caloredove c’è un cuore indurito e un fuoco che muore.

Camminiamo insieme verso un mondo nuovoche noi costruiremo nella libertà.E restiamo uniti, mano nella mano,per gridare a tutti la felicità.

Tappa 3 – SECONDO GIORNO

1L Dalle confessioni di S. Francesco di Paola sul letto di morte (P. Giuseppe Fiorini Morosini)

Apostolato della conversione: È in questa condivisione la forza del suo apostolato. Egli vive e fa rivivere il mistero dell’Incarnazione come mistero di condivisione: Dio diventa uomo per condividere la condizione umana; non ci toglie la fatica di essere uomo, ma la condivide con noi e in questo modo la salva, nel senso che dà forza e speranza a questa fatica. Su di essa fonda la sua predicazione, ed è perciò credibile. La nostra predicazione se non c’è condivisione, è un vuoto parlare. Se nel parlare e nell’agire non portiamo l’esperienza dell’incontro con Cristo, non saremo mai credibili.

2L Dalla Prima Regola dell’Ordine dei Minimi (I Reg. X)

Se qualcuno avrà offeso un altro con insolenze o maldicenze o rinfacciando una colpa, si ricordi di riparare al più presto il suo atto. A sua volta l’offeso perdoni anche lui

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senza stare a discutere; in caso di offese reciproche, anche il perdono dovrà essere reciproco, mossi a ciò dalle preghiere e dalle ammonizioni degli altri. Chi, pur tentato spesso dall’ira è però sollecito a impetrare il perdono da chi riconosce di aver offeso, è certamente migliore di chi si adira più raramente ma più difficilmente si piega a chiedere perdono. Astenetevi pertanto dalle parole offensive; ma se vi fossero uscite di bocca, non vi rincresca di trarre i rimedi da quella stessa bocca che diede origine alle ferite. Perdonatevi scambievolmente in modo tale da dimenticare il torto ricevuto. Il ricordo della malizia dell’offesa è complemento di furore, riserva di peccato odio della giustizia, freccia arrugginita, veleno dell’anima, dispersione delle virtù, verme della mente, distrazione della preghiera, lacerazione delle suppliche rivolte a Dio, alienazione della carità, chiodo fisso dell’anima, iniquità sempre desta, rimorso continuo, morte quotidiana. Siffatto vizio é su tutti gli altri tenebroso e detestabile. Allontanate, dunque l’ira e spegnete il ricordo del torto ricevuto poiché, se il padre vive genera il figlio; chi invece ha carità rigetta ogni vendetta; in una parola chi fomenta inimicizie aumenta a sé stesso un inutile affanno (I Reg X)

Preghiamo

T. O Signore Gesù, che ci insegni la misericordia, fa che possiamo sentirci riconciliati per riconciliare, donaci il tuo perdono perché possiamo anche noi perdonare senza ricordare il torto ricevuto. Amen.

Canto: Meraviglioso Sei

Meraviglioso sei.Chi è pari a Te, Gesù?Solo Tu puoi ristorare rinnovar il mio cuor.

Meraviglioso sei.

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Per l’eternità, il canto mio sarai.Hai conquistato ogni parte di me.Meraviglioso sei.

Tappa 4 – SECONDO GIORNO

1L Dalle confessioni di S. Francesco di Paola sul letto di morte (P. Giuseppe Fiorini Morosini)

Apostolato della predicazione: S. Francesco non è stato un predicatore per missione, ma ha annunciato con impegno il Vangelo, spiegandolo, consigliando e guidando spiritualmente le persone, aiutandole ad impostare la vita secondo Dio. Era questo il cuore della sua missione penitenziale, efficace in quel tempo di mondanizzazione. Il suo parlare pertanto era sempre pieno di citazioni bibliche. Nella I Regola ha scritto che i frati debbano “evangelizzare Verbum Dei – evangelizzare la Parola di Dio”. Ed egli stesso comunica l’esperienza della sua liberazione per aver accolto la parola di libertà del vangelo, per aver scelto una vita conforme ad essa, libera da ogni compromesso con il male e non resa schiava dai bene e dalle ambizioni terrene. In questo senso solo il penitente può essere un vero liberatore, perché può liberare gli altri

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senza aver paura di perdere niente, perché la penitenza lo ha già liberato da ogni vincolo che non sia Dio e la sua parola. Chi vuole seguire S. Francesco di Paola, mai deve cessare di essere uomo della quaresima in vista della liberazione dei fratelli; e mai ridurre questa liberazione ad una dimensione esclusivamente psicologica e politica.

2L Dalla vita di San Francesco di Paola scritta da un discepolo anonimo contemporaneo

Austero con sé stesso, era generoso e accondiscendente con gli altri; e in particolare, di specchiata prudenza in tutte le sue azioni. Era benigno e servizievole con tutti, sia con i secolari che con gli stessi suoi Religiosi. Non c’era persona che si recasse da lui per chiedere consigli o per qualche afflizione senza che tornasse interamente confortato, lieto e soddisfatto per le risposte da lui ricevute. Gl’infermi, come ben risulta da ciò che ho narrato, venivano guariti dalle sue preghiere. Coi suoi Religiosi era terribile in volto come un leone e terribile nelle parole con le sue minacce. Affettuosamente paterno invece, e tutto benigno era con gli umili e i pentiti. E si mostrava terribile per conservare nel timore quelli che non erano venuti meno al loro dovere. Cercava di scusare i colpevoli, allorché erano accusati dagli altri, durante la loro assenza; e non usava punizioni troppo severe. Richiamava gli ostinati con parole dolci e altri buoni espedienti. Amava quelli che lo perseguitavano, più degli altri, dando loro ogni prova di affetto più che a coloro i quali lo lodavano o cercavano di adularlo. Non parlava mai male di nessuno; anzi, prendeva d’occhio e riprendeva severamente coloro che volentieri prestavano orecchie ai detrattori. Odiava il vizio di tagliare i panni addosso, e allontanava i maldicenti, scusando quelli dei quali sparlavano; provava invece un vero godimento nell’ascoltare coloro che parlavano bene degli altri. In tutte le sue azioni aveva sempre sulle labbra la parola carità, dicendo: “Facciamo per carità, andiamo per carità”. E questo non ci deve affatto stupire: la bocca parla secondo

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ciò che c’è in cuore, cioè: chi è pieno di carità, non può parlare se non di carità. 

Preghiamo

T. O Signore Gesù, fratello nostro, vogliamo essere il sollievo di quanti sono sfiduciati, gli amici di quanti si sentono soli, il sostegno dei poveri, il segno della tua bontà per i nostri fratelli. Amen

Canto: Camminerò

Camminerò, camminerò, nella tua strada Signor.Dammi la mano, voglio restar, per sempre insieme a te.Quando ero solo, solo e stanco del mondo quando non c’era l’Amor, tante persone vidi intorno a me; sentivo cantare cosi. Camminerò, camminerò, nella tua strada Signor.Dammi la mano, voglio restar, per sempre insieme a te.Io non capivo ma rimasi a sentire quando il Signore mi parlo: lui mi chiamava, chiamava anche me, e la mia risposta si alzò.

Tappa 5 – SECONDO GIORNO

1L Dalle confessioni di S. Francesco di Paola sul letto di morte (P. Giuseppe Fiorini Morosini)

La gioia di essere stato apostolo: quando l’apostolato è svolto come dono di vita per dare vita, è fonte di gioia e felicità grande. Nel momento conclusivo della sua vita S. Francesco assapora la gioia di una vita spesa tutta per il Regno. Gli avvenimenti sono stati tanti, e tutti intensi; hanno chiesto da lui fede e dedizione piena. Felice di “aver

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combattuto la buona battaglia” (2 Tm 4,7), ora sorride per i sacrifici che ha comportato il celibato consacrato, per i digiuni fatti, per la povertà subita, per la disponibilità senza risparmi. Forse ricorda le parole di Gesù: “chiunque avrà lasciato … riceverà cento volte tanto” (Mt19,29).La gioia dell’apostolo è conseguenza dell’abbandono fiducioso in Dio; tale abbandono significa entrare in progetti e speranze mai immaginati. La purezza dell’abbandono esige che noi entriamo nei piani e progetti di Dio, che si riveleranno per noi come speranze mai sognate. Dobbiamo solo vincere la grettezza delle nostre mete e dei nostri progetti. Dio si rivela sempre come più grande delle nostre speranze. Pensiamo a S. Francesco che va in Francia con il timore di lasciare il suo movimento privo di guida. Il Signore trasforma questo suo sacrificio in fonte di nuova vita per l’Ordine.

2L Dall’Evangelii Gaudium di Papa Francesco (n. 9, 11, 267) L’incontro personale con l’amore di Gesù che ci salva

San Paolo afferma: «L’amore del Cristo ci possiede» (2 Cor 5,14); «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16)Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice. In realtà, il suo centro e la sua essenza è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi (Is 40,31). La Chiesa non cessa di stupirsi per «la profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio» (Rm 11,33). Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana

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non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova”.Uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama. In definitiva, quello che cerchiamo è la gloria del Padre, viviamo e agiamo «a lode dello splendore della sua grazia» (Ef1,6). Se vogliamo donarci a fondo e con costanza, dobbiamo spingerci oltre ogni altra motivazione. Questo è il movente definitivo, il più profondo, il più grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il resto. Si tratta della gloria del Padre, che Gesù ha cercato nel corso di tutta la sua esistenza. Egli è il Figlio eternamente felice con tutto il suo essere «nel seno del Padre» (Gv1,18). Se siamo missionari è anzitutto perché Gesù ci ha detto: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto» (Gv15,8). Al di là del fatto che ci convenga o meno, che ci interessi o no, che ci serva oppure no, al di là dei piccoli limiti dei nostri desideri, della nostra comprensione e delle nostre motivazioni, noi evangelizziamo per la maggior gloria del Padre che ci ama.

Preghiamo

T. O Gesù, Parola del Padre, illumina e fortifica ogni cristiano, perché con le parole e con la vita sia coscienza critica nella società, e per tutti gli uomini sale della terra e luce del mondo. Amen

Canto: Io sono Francesco

Ama i tuoi silenzied arricchisciti di sentimentima non far scorrere parole senza dargli un pesotrova sempre un equilibrio, un significato

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ama e conforta il prossimoprenditi cura del suo spiritola carità non fa rumore solo quando è puracoltiviamo l’altruismo come una preghiera

con tutto il cuore con tutta la mentecon tutto il bene eternamentedarai al prossimo come a te stessomi riconosci io sono Francescocon tutto il cuore e in mezzo alla gentein questo mare eternamentedarai al prossimo come a te stessomi riconosci io sono Francesco

credi perché è l’amore che muove il mondo e le personesolo un mantello e ed un bastone per attraversaretra gli invisibili e la paura di affogare

Rit.

accetterò il dolore ma sempre umilmenteaccenderò una luce nelle tue sofferenzedifenderò chi si sentirà oppressomi riconosci io sono Francesco

Rit.

Lettera del Papa ai giovaniin occasione della presentazione del

Documento Preparatorio

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della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

“Carissimi giovani, sono lieto di annunciarvi che nell’ottobre 2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore”, spiega il Papa, affidando il testo “anche a voi come ‘bussola’ lungo questo cammino”. Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo.Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa voleva dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Qual è per noi oggi questa terra nuova, se non una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo?Ma oggi, purtroppo, il «Vattene» assume anche un significato diverso. Quello della prevaricazione, dell’ingiustizia e della guerra. Molti giovani sono sottoposti al ricatto della violenza e costretti a fuggire dal loro paese natale. Il loro grido sale a Dio, come quello di Israele schiavo dell’oppressione del Faraone (cfr. Es 2,23).Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dove dimori?». Egli rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39). Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino?

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Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chiamata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cammino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi.A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, vi ho chiesto più volte: «Le cose si possono cambiare?». E voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì». Quel grido nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo! Anche quando avvertite, come il profeta Geremia, l’inesperienza della vostra giovane età, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi invia: «Non aver paura […] perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8).Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola di San Benedetto III, 3).

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Preghiera a S. Francesco

T. Luce della Calabria, S. Francesco di Paola,la Chiesa ti ha scelto come Patrono della nostra Regionee nostro intercessore dinanzi a Dio.Veglia su di noi e sulla tua e la nostra terra.Invochiamo la tua intercessione per la nostra Chiesa,affinché mostri sempre un volto senza macchia né ruga,tale da riflettere il volto misericordioso di Dio.Fa’ che superiamo ogni interesse di partee tutto possa convergere verso il bene comune.Aiutaci a sconfiggere i mali che ci affliggono:la povertà di mezzi, il sottosviluppo economico,la delinquenza organizzata, l’emigrazione.Illumina e guida chi ci governaperché imposti una politica saggia e risolutiva.Benedici le famiglie, confortandole nei sacrifici che affrontano.Impetraci un futuro migliore:nella fedeltà al vangelo, nella giustizia, nella misericordia,nella legalità, nella pace, nel rispetto della nostra naturae delle nostre tradizioni più belle. Amen.

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