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Guida botanica nel giardino degli animali Flora del Bioparco di Roma 2014-2018

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Guida botanica nel giardino degli animali

Flora del Bioparco di Roma 2014-2018

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Dall’intervista de ‘Il Tempo’ del 13 giugno 2010, alla direttrice del Museo Orto Botanico dell’Università di Roma, professoressa Loretta Gratani:Tradizione vuole che vite, alloro, fico e olivo siano piante sacre nella storia di Roma antica e allora ecco che, ad esempio, al Bioparco di Roma c'è un ortofrutteto didattico con piante fruttifere, uva e il bosco ‘acchiappafarfalle’ composto da buddleja, lantana e aromatiche come salvia, verbena e lavanda. È Susanna Rambelli, responsabile anche del settore botanico del bioparco, che si prende cura degli alberi e delle collezioni di piante disseminate in 17 ettari, al cui interno ci sono gli animali. «Abbiamo censito 1200 esemplari di alberi e arbusti - dice Loretta Gratani, direttore dell’orto botanico universitario - durante dieci anni abbiamo riconosciuto altre 800 specie in più. Tra i pezzi forti la collezione di palme che risalgono ai primi del '900, la palma da cocco del Cile, Jubaea chilensis (Molina) Baill., e due bellissime araucarie australiane. Tra le specie particolarmente antiche un bagolaro ‘spaccasassi’ ultracentenario e una roverella dell'età stimata in 300 anni». Come per l' orto botanico anche le piante del bioparco assolvono a una funzione didattico-conservativa in funzione degli animali che ospita affinché «il loro habitat sia parzialmente ricostruito e più confortevole», in un percorso che mette in relazione l'indissolubile vitale collegamento tra la natura e tutti gli altri esseri viventi; legame che l'uomo troppo spesso dimentica.

Grazie aSusanna Rambelli responsabile del verde del Bioparco: senza la sua assistenza non avrei potuto fare nulla; Flavio Tarquini, grande ricercatore del Museo Orto Botanico dell’Università di Roma; gli amici e consoci dell’AER (Associazione Ecologica Romana); di Scienza Verde, nel ricordo del caro amico Giuseppe Castelli, sapiente erborista e botanico; dell’Adipa di Lucca (Associazione per la Diffusione di Piante fra Amatori); dell’Aias (Associazione Italiana Amatori Succulente); dell’Orto Botanico del Gianicolo e di tutti quanti mi hanno sostenuto e incoraggiato a compilare questo opuscolo; non potendo nominarli uno ad uno, un grazie di cuore.

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... l'inganno e l'errore consistono sempre nel nostro aggiungere alcunché, con l'opinione, a ciò che attende di essere confermato o di non essere

smentito, e nel fatto che poi questo qualcosa non sia confermato o riceva prova contraria ... Epicuro (341-270 a.C.)

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In ricordo di Sylvana

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LA GUIDA BOTANICA – OSSERVAZIONI DAL 2014 al 2018Nei suoi definitivi 17 ettari all’interno di Villa Borghese, il bioparco ha una ricca collezione botanica che comprende specie non comuni, cicadi e felci, diverse palme e centinaia di essenze in parte spontanee o naturalizzate, ed altre coltivate o esotiche. L’impianto originale, di grande rilevanza storica e di cui ancora si possono ammirare alcuni esemplari, risale al periodo antecedente la creazione del giardino zoologico (1911). Nel tempo la collezione è stata arricchita con numerose altre specie, di varia provenienza. Il Bioparco di Roma si sta gradualmente adeguando ai principi di base degli zoo moderni, in particolare per quanto concerne l’aspetto botanico. In definitiva lo zoo possiede tutte o quasi le consuete alberature che ornano i viali urbani: le conifere (pino, cipresso, picea, cedro), tasso, ginkgo ecc.; e poi quercia, alloro, olmo, robinia, pioppo, paulownia, ailanto, ligustro, nespolo giapponese, siliquastro, tiglio, eucalipto ecc.; e poi arbusti, siepi e cespugli: oleandro, ulivo, fillirea, sambuco, mirto, pitosforo, lonicera, abelia, fatsia, abutilon, cotoneaster, agapanthus, polygala, dodonea, nandina, lauroceraso, viburno; e rampicanti (anche infestanti), tipo la vitalba (Clematis vitalba L.), Fallopia baldschuanica (Regel) Holub (cfr Fallopia aubertii (Henry) Holub, per alcuni un sinonimo); ficus, schefflera, senecio, gelsomino cinese, e ovviamente l’edera. I nuovi progetti si stanno allineando con l’esigenza di ‘naturalizzazione’ degli exhibit e si inizia pertanto a considerare fondamentale il ruolo delle piante in questo contesto. L’inserimento della vegetazione in fase di progetto dei nuovi spazi è cominciato nel 1999 con la ristrutturazione della grande voliera e del rettilario, seguiti dalle nuove aree destinate agli orsi, ai leoni asiatici, agli scimpanzè, agli oranghi ed alle giraffe. Le aree sono state ricostruite con grande attenzione cercando di riprodurre l’ambiente d’origine dell’ospite: ove il clima lo consente, sono state piantate le stesse essenze dei luoghi di provenienza; in tutti gli altri casi si utilizzano gli equivalenti morfologici (cioè specie diverse ma dall’aspetto simile, per forma, colore e tessitura, che siano in grado di sopravvivere al clima locale). Esistono alcuni problemi da non sottovalutare nella scelta delle specie che serviranno per allestire l’interno dell’area: bisogna infatti considerare, anche per gli animali non erbivori, che tali piante non devono essere tossiche. Per far sì inoltre che il verde possa coesistere con gli individui più irruenti è consigliabile la

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scelta di specie non gradite o spinose; nel caso poi che l’ospite in questione sia particolarmente distruttivo è possibile preparare la sola zona esterna al recinto, come una quinta attraverso cui vedere gli animali, così da garantire la funzione educativa di questa nuova concezione di area naturalizzata. Un altro aspetto importante della vegetazione è strettamente correlato all’alimentazione degli animali, la cui dieta viene integrata con rami freschi di piante commestibili. Ho realizzato il ‘censimento’ della flora dello zoo nel corso di poco più di quattro anni, nel periodo che va da marzo 2014 a fine 2018. Si tratta quindi di una ‘fotografia’ del parco così come appariva nel corso di quegli anni e molte piante citate possono essere scomparse o sostituite; altre sono state aggiunte.

Cenni di sistematica I nomi scientifici delle piante descritte seguono la nomenclatura binomiale (nome del genere seguito da un epiteto specifico) di Carlo Linneo, che ne generalizzò e codificò l’uso nel 1753; ad esempio la comune ‘pratolina’, la margherita dei prati, sarà individuata da:nome del genere: Bellisepiteto specifico: perennisseguiti per completezza dell’informazione dal nome abbreviato (secondo precise regole) dell’autore che descrisse validamente la specie in questione, nel nostro caso proprio Linneo. Il nome scientifico completo della pratolina è quindi: Bellis perennis L. La classificazione seguita (ci riferiamo in particolare al gruppo delle angiosperme, le ‘piante da fiore’, che sono in stragrande maggioranza) è quella di Arthur Cronquist, botanico californiano scomparso nel 1992; si tratta di un sistema accettato nei passati decenni, con varie modifiche, da molti autori e presente ancora presso quasi tutte le istituzioni scientifiche; attualmente è considerato superato sulla base delle nuove conoscenze derivate dall’analisi e confronto del Dna dei vari organismi, con la possibile ridefinizione dei relativi legami filogenetici.

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LE PALME E IL PUNTERUOLO ROSSOLa collezione di palme (Palmae o Arecaceae) del giardino è particolarmente importante per il suo valore sia storico che botanico e molte piante risalgono al primo impianto. Si tratta di palme africane (Phoenix dactylifera L., Phoenix reclinata Jacq., Phoenix canariensis Chabaud), sudamericane (Jubaea chilensis (Molina) Baill., Butia capitata (Mart.) Becc., Syagrus romanzoffiana (Cham.) Glassman), asiatiche (Trachycarpus fortunei (Hook.) H.Wendl.), australiane (Livistona sp.), americane e messicane (Washingtonia filifera (Linden ex André) H.Wendl. ex de Bary, Washingtonia robusta H.Wendl., Sabal sp., Brahea armata S.Watson) e mediterranee (Chamaerops humilis L.). La Jubaea è la ‘palma da vino cilena’; unica specie vivente del proprio genere, endemica del Cile centrale, produce frutti interamente eduli: drupe di colore giallo-arancio contenenti un seme simile a una piccola noce di cocco; dalla linfa si ottiene per fermentazione naturale una bevanda alcolica. La Chamaerops, palma nana, palma di San Pietro (isola sarda presso Iglesias), è l’unica palma che cresce spontanea in Europa (oltre la Phoenix theophrasti Greuter, nell’isola di Creta) e fa parte della flora della macchia mediterranea. Il nome proviene dal greco, chamai, ‘a terra’ e rhops, ‘cespuglio’, e allude al portamento basso che ha in natura; tuttavia molte varietà coltivate contraddicono tale caratteristica e la pianta si sviluppa fino a 3-4 metri. Le Washingtonia sono palme desertiche (Stati Uniti, Messico) alte e caratteristiche; la Butia è brasiliana e produce in abbondanza frutti eduli, aromatici e dolci. Numerosi infine gli storici individui di palma delle Canarie (canariensis) e di palma da datteri (dactylifera) che risultano le più attaccate dall’ormai famoso ‘punteruolo rosso della palma’: il Rhynchophorus ferrugineus Olivier, questo il suo nome scientifico, è un coleottero curculionide, originario dell'Asia, micidiale parassita di molte specie di palme. Gli insetti adulti sono attivi sia di giorno che di notte e sono abili volatori, in grado di raggiungere nuovi ospiti nel raggio di 1 km; una femmina può deporre sino a 200 uova per volta; le giovani larve si nutrono delle foglie nuove dell’ospite e nel giro di pochi mesi la palma non riesce più a produrre nuovi getti e secca. In Italia colpisce soprattutto il genere Phoenix, ma anche le palme americane e le palme nane: queste ultime, fino a poco tempo fa, erano ritenute immuni per la loro secrezione gommosa difensiva. Talvolta

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attacca le agavi americane e la canna da zucchero. Tutte le essenze parassitate muoiono in breve tempo e ad oggi non è stata trovata una tecnica di difesa efficace e sostenibile per l’ambiente.

I CEDRI DEL BIOPARCOIl genere Cedrus Trew (Pinaceae) comprende grandi conifere sempreverdi e aromatiche (la resina), spesso solenni e longeve, alte fino a 40-50m, con tronco massiccio e rami larghi e spessi, disposti ‘a candelabro’, nel Cedrus libani A.Richard, generalmente penduli nel Cedrus deodara (Roxb. ex D.Don) G.Don., o tendenti verso l’alto nel Cedrus atlantica (Endl.) G.Manetti ex Carriere, che un tempo popolava la catena dell’Atlante in Africa del nord; c’è inoltre, endemico dell’isola di Cipro, il Cedrus brevifolia (Hook. f.) A. Henry, e sono queste le quattro specie botaniche, tre mediterranee, una himalayana, riconosciute nel genere. Le foglie sono corti aghi di pino pungenti disposti a gruppi di alcune decine, di colore da verde intenso a bluastro secondo la specie; i coni (o strobili, o pigne) sono grandi fino a 12cm, eretti sui rami (come per gli abeti propriamente detti), e si disfano a maturità liberando i semi alati. Gli alberi furono introdotti in epoche differenti a scopo ornamentale e, nel tempo, hanno assunto le forme più svariate dovute a ibridazioni di origine colturale e vivaistico: un solo esempio notevole, la forma ‘pendula’ (come il portamento del salice piangente), che crea un effetto sorprendente in alberi così maestosi. Fin dai tempi più antichi il cedro fu considerato albero sacro, per esempio il cedro del Libano, zona d’origine dove viveva in fitte foreste, è citato ripetutamente nella Bibbia; il cedro dell’Himalaya, significa appunto ‘albero di Dio’ (dal sanscrito deodara). Da notare tuttavia che per quel che riguarda le specie mediterranee, esse risultano pressoché estinte nei luoghi d’origine per lo sfruttamento dell’ottimo legno, iniziato in tempi storici soprattutto per costruzioni navali. La confusione che può nascere pensando al cedro in quanto agrume, è presto dissipata considerando il relativo nome scientifico del frutto: Citrus medica L. (Rutaceae); tuttavia talvolta per eliminare ogni dubbio si ricorre al nome vernacolare di ‘citro’. I due generi cedrus e citrus infine, appartengono a divisioni ben distanti dal punto di vista filogenetico, rispettivamente Gymnospermae e Angiospermae. Una citazione a parte meritano i cedri del Libano (Cedrus libani A.Rich., Pinaceae), visibili in numerosi esemplari anche col cartellino

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descrittivo, appena a sinistra rispetto la Valle degli Orsi; si tratta di individui importanti, maestosi e secolari con la tipica struttura a ‘candelabro’ dei tronchi principali e il portamento tabulare della parte alta della chioma;

UN PERCORSO BOTANICO NEL BIOPARCOIl ‘sentiero’ descritto di seguito, propone la visita della collezione botanica, componente non meno importante di quella animale sin dagli inizi. Il parco ancora oggi vanta vestigia del primo progetto paesaggistico ed esemplari centenari piantati in quegli anni. Si tenga presente che in termini di biodiversità, la collezione botanica conta oggi circa 1500-2000 specie, fra cui molte cultivar ornamentali, provenienti da tutto il mondo. Gli esemplari principalmente arborei presi in considerazione lungo i percorsi, consigliati a chi vuol apprezzare le bellezze botaniche, costituiscono utili punti di riferimento nel corso della passeggiata; rimangono escluse da questa chiacchierata alcune zone che troppo avrebbero allungato la visita come quelle perimetrali, specie in presenza di dislivelli importanti oppure aree per così dire ‘dedicate’ (rettilario, casa dei tamarini, fattoria, ecc.) per le quali sono previste schede specifiche. Ogni ‘paragrafo’ della guida raggruppa arbitrariamente diverse aree ai fini della descrizione botanica. Le specie citate, osservabili lungo il percorso, ritenute più insolite o interessanti (principalmente alberi ed importanti piante perenni), vengono poi accuratamente descritte nelle note a margine in modo che sia possibile identificarle e in modo da fornire al visitatore le informazioni più rilevanti sulla loro biologia. Spesso le note consistono solo in spunti atti a suscitare curiosità, talvolta invece è riportata una vera e propria scheda botanica, breve e, per quanto possibile, semplificata dei tanti termini tecnici per mantenere la conversazione sul piano divulgativo.

LE PIANTE SPONTANEE E LE ERBE DEL PRATO Diamo un primo esempio di piante più o meno spontanee, che incontriamo dappertutto. La lettera ‘c’ posta davanti al nome della pianta, indica una specie coltivata; le lettere ‘sc’ indicano una specie sfuggita a coltura.

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Famiglia delle Urticaceae (circa 600 specie), le comuni ortica e parietaria:Urtica dioica L.Urtica urens L.Urtica membranacea PoiretParietaria judaica L.Parietaria lusitanica L. (rara)Famiglia delle Caryophyllaceae (circa 2000 specie), in genere di piccole dimensioni:Stellaria media (L.) Vill. (centocchio)Stellaria cupaniana (Jordan. & Fourr) BéguinotCerastium glomeratum Thuill.Sagina apetala Ard.Polycarpon tetraphyllum L.Silene vulgaris (Moench) Garcke (silene rigonfia, erba del cucco)Silene latifolia Poiret Silene gallica L.Famiglia delle Chenopodiaceae (circa 1500 specie):Chenopodium polyspermum L.Chenopodium album L. (farinello comune)Famiglia delle Amaranthaceae (circa 900 specie):Amaranthus chlorostachys L. Amaranthus cruentus L. Amaranthus retroflexus L. (amaranto comune)Amaranthus deflexus L.

Iniziamo la visita…..

LARGO VITTORIO GASSMAN E’ possibile raggiungere l’entrata del Bioparco percorrendo viale del Giardino Zoologico, cui si accede dal cancello pedonale di via Ulisse Aldrovandi o dall’ingresso carrabile di Valle Giulia: da una parte si passeggia tra filari di differenti specie di querce anche secolari, dall’altra si può ammirare la rigogliosa vegetazione di Villa Borghese passeggiando in un viale di giovani e vecchi ippocastani, antiche querce e due alberi di noce nero. L’ingresso monumentale dello Zoo di Roma (1911) è guardato dai due ‘propilei’, le costruzioni gemelle che, in un tempo non lontano,

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ospitavano le biglietterie, presto rivelatesi insufficienti per gestire il notevole afflusso di visitatori. Il portale, di inizio '900, è decorato con statue di leoni, scimmie e teste d'elefante e, sulla balaustrata, gruppi di figure maschili che ‘domano’ la natura selvaggia. Varcando l’ingresso ci troviamo in largo Vittorio Gassman nella zona di accesso libero a vari servizi del Bioparco: la nuova biglietteria, bar e punti ristoro, il book shop. Dopo aver curiosato nella vasca delle carpe e tartarughe, ricca di vegetazione idrofila (Alocasia sp) e non solo (ad esempio c’è una grande Opuntia, un fico d’India, che mostra di trovarsi a suo agio coi ‘piedi’ in acqua), ammiriamo la bella, antica, palma da datteri ‘cartellinata’ lì accanto, e cominciamo il nostro giro botanico.

Notiamo subito a sinistra, appena oltre gli armadilli e i pappagalli (aiuola X) un maestoso individuo di bagolaro, il Celtis australis L., (Cannabaceae ex Ulmaceae) in sostanza un olmo di circa 20m di altezza e ampia chioma, che vegeta vicino a due grandi Buxus balearica Lam. tutti centenari; di fronte, intorno alla fontana del bar-ristoro, due Ginkgo biloba L., ‘maschio’ e ‘femmina’, piante di banana (Musa sp) e Clerodendrum bungei Steud.; tra le molte fioriture ornamentali, quasi tutte stagionali, si possono distinguere alberi di Catalpa bungei C.A.Mey. e Catalpa bignonioides Walter (gli ‘alberi dei sigari’) euforbie arbustive (Euphorbia characias L.), Dietes bicolor (Steud.) Sweet ex Klatt, Tulbaghia violacea Harv., Stachys byzantina K.Koch., Verbena bonariensis L., emerocallidi (Hemerocallis sp., Liliaceae), carciofi fioriti (Cynara sp.), e una new entry del 2018, Felicia amelloides (L.) Voss (Asteraceae) o Agathaea, una margherita blu a fioritura estiva, originaria dell’Africa meridionale, di dimensioni contenute e abbastanza rustica (teme tuttavia il gelo); e molto altro ancora. All’ombra delle catalpe, tra stachide e verbena, verso la fine della primavera spunta una grande infiorescenza sferica color porpora di un aglio ornamentale, composta di una miriade di fiori minuti. Si tratta di una erbacea, perenne e bulbosa presente all’ingresso con più specie: Allium giganteum Regel ‘Ambassador’ (= A. procerum Trautv. ex Regel) una selezione orticola, Allium hollandicum Fritsch ‘Purple sensation’ (Alliaceae) simile alla precedente e spesso confusa anche con Allium aflatunense Fedtsch. e Allium sphaerocephalon L.. Produce una rosetta basale di foglie da cui cresce un grosso stelo che sosterrà le grandi

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infiorescenze; gli stessi fiori si notano all’interno dei Giardini Segreti che circondano la Galleria Borghese, fuori dello zoo, insieme a grandi piante di tasso barbasso (Verbascum thapsus L.), varietà di carciofo ornamentale (Cynara scolymus L.), bordure di Fritillaria imperialis L. di colore arancio e tanto altro. Si noti come molte delle specie coltivate in quest’area siano in generale sgradite agli insetti e risultino utili per allontanare le zanzare.

Celtis australis L., detto bagolaro, da un termine toscano che starebbe per ‘produttore di piccole bacche’; in effetti in generale i frutti degli olmi risultano commestibili. E’ chiamato anche ‘spaccasassi’ perché, poco esigente in fatto di terreno, riesce a svilupparsi anche in aree pietrose; tende perciò ad essere invasivo e con un po’ di attenzione lo si può notare in forma di arbusto un po’ ovunque. Il Bioparco ospita più di 60 individui adulti di bagolaro, scelto per le sue doti di rusticità, versatilità e resistenza, capace di opporsi validamente ai danni eventuali tentati dagli ospiti più irruenti; spesso noterete un grande celtis all’interno dei recinti.

Buxus balearica Lam. (Buxaceae) è un arbusto o piccolo albero alto fino a 10m, spontaneo nelle isole Baleari, in Spagna, Marocco e Sardegna; molto simile al Buxus sempervirens L., che vediamo ovunque soprattutto in forma di bordure o siepi basse data la sua grande resistenza alla potatura; in natura è un rappresentante della macchia mediterranea, cresce anche in luoghi aridi o pietrosi; va in fioritura all’inizio della primavera.

Ginkgo biloba L. (Ginkgoaceae), l’Albero della vita, uno dei più famosi ‘fossili viventi’ vegetali, secondo il concetto espresso da Charles Darwin circa quegli organismi che mostrano oggi caratteri morfologici primitivi in tutto simili a quelli dei propri antenati, testimoniati dai reperti fossili. Figura, in diversi esemplari, tra le centinaia di piante di tante specie differenti sopravvissute alla bomba di Hiroshima. Il nome del genere ha origine da un errore di trascrizione linneana del termine ginkyo (il nome in giapponese) che significa ‘albicocca d’argento’ (in realtà un seme ricoperto da una parte carnosa di odore rancido che, opportunamente trattato, è interamente commestibile). Possiede varie proprietà benefiche come pianta medicinale, in particolare come rimedio per problemi circolatori, contro il diabete, le allergie e molto altro ancora. L’albero è

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l’unico rappresentante relitto del gruppo di appartenenza, ormai estinto che comparve intorno ai 300 milioni di anni fa sul pianeta, è una gimnosperma (come i pini, gli abeti ecc.), dioica, cioè con le parti riproduttive maschile e femminile poste su piante diverse. Per il fatto di essere stato largamente coltivato fin dall’antichità alcuni pensano che sia soltanto per questo sfuggito all’estinzione; peraltro denota una grande vitalità e facilità di riproduzione nonostante la sua singolare primitività.A titolo di esempio ricordiamo che il ginkgo, da brava gimnosperma effettua l’impollinazione anemofila, sfrutta cioè il vento per disperdere i granuli pollinici, destinati ad incontrarsi con gli ovuli della pianta femminile; tuttavia la fecondazione vera e propria non avviene sulla chioma dell’albero bensì in genere a terra allorché un velo d’acqua permette ai gameti maschili di ‘nuotare’ fino a destinazione: infatti si tratta di spermatozoidi, dotati di flagello per muoversi nell’ambiente liquido e questa particolarità è comune nelle cosiddette tallofite, i muschi, e pteridofite, le felci e gli equiseti per intenderci (oltre che nelle cicadacee in maniera un po’ diversa); ho utilizzato per comodità i termini ormai non più tecnicamente validi, ‘tallofite’ e ‘pteridofite’.

Musa L. (Musaceae) il genere comprende più di cinquanta tipi di erbacee giganti, monocotiledoni. Musa acuminata e Musa balbisiana sono le due specie, entrambe descritte da Luigi Colla, originarie del sudest asiatico, da cui, attraverso incroci, selezioni e mutazioni si ritiene derivino pressoché tutte le ‘moderne’ banane commestibili, coltivate in tutto il mondo nella fascia di clima tropicale; prima della domesticazione della pianta (si parla del 7000 a.C.), i frutti erano praticamente immangiabili perché pieni di semi; oggi la banana è per importanza tra le prime specie di frutta coltivata al mondo; nelle zone di produzione a clima tropicale si ottengono fino a tre raccolti ogni due anni; in zone comunque abbastanza calde da permettere la conservazione della parte aerea durante la stagione avversa, si può avere un raccolto nei due anni (per esempio in Sicilia).

Clerodendrum bungei Steud. (Verbenaceae) originario della Cina è una specie arbustiva che raggiunge i 2,5m di altezza. Le foglie decidue, cuoriformi, dentate ai margini, di colore verde scuro sulla pagina

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superiore, se strofinate, emettono uno sgradevole odore (tanto che ancora oggi si usa il vecchio nome di C. foetidum D.Don). I fiori, profumati, stellati, sono di colore rosa brillante e compaiono in luglio-agosto, riuniti in grandi infiorescenze ombrelliformi (corimbi). La pianta preferisce posizioni luminose, ma al riparo dai raggi diretti del sole, specie in estate, e temperature invernali miti. Il nome clerodendro deriva dal greco klèros, sorte o fortuna e dèndron, albero, cioè pianta della buona sorte, per l’abbondanza e bellezza dei fiori, molti dei quali profumati (C. fragrans Willd., anche chiamato ‘turcamelia’, nome di origine incerta). Il genere conta 400 specie circa, native dell’Africa e dell’Asia, per lo più della fascia tropicale, a portamento arbustivo o rampicante, sia sempreverdi, sia decidue e con diverso grado di rusticità; alcune si possono coltivare in piena terra, anche nei climi freddi, ad esempio gli arbusti C.bungei Steud. e C.trichotomum Thunb. (ambedue presenti nel parco), mentre altre crescono protette in vaso al nord, o in piena terra nei climi miti (è il caso di alcuni rampicanti come C. speciosissimum Van Geert ex Morren, C. thomsoniae Balf.). (fonti miste)

Catalpa Scop., è un genere delle Bignoniaceae, originario dell’America settentrionale e centrale, e dell'Asia orientale; possiede ampie foglie e, durante la buona stagione, mostra vistose pannocchie di fiori bianchi o gialli; ha grande valore ornamentale. I frutti compaiono in autunno e sono lunghi anche 50cm; hanno la forma di un sottile baccello e giustificano il nome vernacolare della pianta: albero dei sigari. Le varie specie producono catalpolo, una sostanza naturale che esercita una potente azione repellente contro le zanzare; questa caratteristica fu scoperta (forse per caso) in Italia alla fine del secolo scorso da alcuni pescatori sulle rive del Po: pare infatti che sotto le catalpe che ornavano le sponde, la presenza di insetti fastidiosi fosse scarsa o nulla. Successivamente tale proprietà è stata sfruttata industrialmente ed oggi molte varietà ‘potenziate’ della pianta sono in vendita nei vivai.

Euphorbia characias L. (Euphorbiaceae) arbusto sempreverde alto fino a 120cm circa, con fusti contenenti un lattice irritante. Le foglie, lanceolate, lunghe fino a 9cm, di colore verde-azzurro, sono disposte a spirale nella parte superiore dei rami. L'infiorescenza (precisamente un ciazio) ha

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brattee verdastre e nettàri violacei, che circondano i fiori femminile centrale giallo, e maschili (5) ridotti ai soli stami. La fioritura va da gennaio ad aprile; il frutto è una capsula a tre ‘scomparti’, pelosa di circa 5mm, con tre semi grigio-argentei. E’ una pianta nativa dell'Europa meridionale (penisola iberica, Francia, Corsica, Italia, Sicilia, Sardegna, penisola balcanica, Marocco e Libia). Tipica della macchia mediterranea, vegeta su terreni aridi e soleggiati, fino ai 1000m.

Dietes bicolor (Steud.) Sweet ex Klatt, Iridaceae (comunemente chiamata ‘African iris’ o ‘Fortnight lily’, in Italia ‘Iris bicolor’ o ‘Iris gialla selvatica’) è un’essenza perenne rizomatosa con foglie lunghe di colore verde chiaro a spada (foglie ensiformi) che può formare grossi cespi se lasciata indisturbata negli anni; si trova in molti punti del parco, in particolare all’ingresso insieme alla tulbaghia. E’ largamente coltivata in Sudafrica, sua terra di origine, dove spesso abbellisce giardini pubblici, locali commerciali e bordi stradali. I fiori (tre+tre tepali), estivi, sono gialli con macchie viola scuro e contorno arancione e sviluppano un frutto costituito da una pesante capsula che a maturazione si secca e si apre per disperdere i semi marroni. La ‘bicolor’ si può distinguere dalle specie simili Dietes grandiflora N.E. Br. e Dietes iridioides (L.) Sweet ex Klatt, dalle foglie più strette ed arcuate. (wikipedia)

Tulbaghia violacea Harv. (Alliaceae) originaria anch’essa del Sudafrica, conosciuta come ‘Society garlic’ o ‘Pink agapanthus’, prende il nome dal governatore olandese Rik Tulbagh (1699-1771). E’ perenne e rizomatosa, ha foglie strette, lineari, di colore grigioverde; di facile coltivazione e poco esigente in fatto di terreno, forma dei grandi cespugli e produce fiori profumati rosa, molto persistenti da metà estate a inizio autunno. La sua caratteristica è il forte odore di aglio prodotto dalle foglie schiacciate o dagli steli tagliati; perciò è considerato inadatto per un fiore reciso, è tuttavia repellente contro pulci, zecche e zanzare; si può sfregare sulla pelle, come rimedio naturale senza controindicazioni. Anche la pianta secca ha un odore fortissimo e può essere utile ad esempio contro la famigerata zanzara tigre. In cucina sostituisce egregiamente l’aglio e l’erba cipollina. (fonti miste)

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Stachys byzantina K.Koch (sin.: S.olympica auct. o S.lanata in riferimento alla sua tomentosità) dal greco stachys, spiga. La sua origine è eurasiatica (Turchia, Armenia, Azerbaigian) ma è diffusa ovunque come ornamentale. La chiamano in Toscana anche ‘erba stregona’; una credenza popolare le attribuiva infatti la capacità di far passare lo spavento, masticandone le foglie. Ha steli alti con foglie rade e fiori bianchi o rosati in estate, soffre il freddo e, anch’essa, può scomparire durante l’inverno per ricrescere in estate; è di facile coltivazione, preferisce la mezz’ombra, suoli drenanti e cresce velocemente, tanto da poterla adibire a tappezzante.

La Stachys, è compresa nella famiglia delle Labiatae o Lamiaceae, di cui fanno parte per esempio la menta, il rosmarino la salvia e via dicendo, fino al totale di più di 3000 specie per 200 generi; tra le spontanee o naturalizzate ospitate in tutto il parco si possono trovare occasionalmente: Sideritis romana L. (stregonia comune)Lamium maculatum L. (falsa ortica macchiata)Lamium amplexicaule L.Lamium purpureum L. (falsa ortica purpurea)Ballota nigra L. Prunella vulgaris L.Satureja (Calamintha) nepeta (L.) SaviMentha pulegium L.Mentha spicata L.Rosmarinus officinalis L. Salvia splendens Sellow Salvia verbenaca L.Coleus blumei Benth. (tropicale, naturalizzata)

Verbena bonariensis L. (Verbenaceae) robusta erbacea perenne, che raggiunge facilmente i 2m di altezza; ha steli eretti e sottili e foglie lanceolate sessili, di forma allungata e margini dentati all’apice; produce in estate infiorescenze in pannocchie di piccole spighe compatte, con corolle di colore rosa o violetto. È spontanea in Sudamerica (bonariensis, cioè di Buenos Aires) e naturalizzata in Italia in molte regioni. È adatta come pianta da bordura in ultimo piano, data la sua altezza, oppure in

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primo piano per i fusti sottili che permettono di vedere le specie coltivate poste dietro. Il fusto a sezione quadrangolare, è una caratteristica che ha in comune con le specie della famiglia delle Lamiaceae o Labiatae (ad esempio la menta, la salvia, il rosmarino ecc.).

Verbascum thapsus L. (Scrophulariaceae) è conosciuto come ‘tasso barbasso’ (forse da barbascum per la pelosità delle sue parti, come riporta Plinio; il termine ‘tasso’ si riferisce al sito archeologico siciliano di Thapsos, provincia di Siracusa) o ‘candela regia’ (sia per il portamento, la pianta adulta può somigliare ad una grande candela alta fino a due metri, sia perché il gambo era utilizzato come torcia nell’antica Roma durante alcuni cerimoniali). Sviluppa una grande ‘spiga’ di fiori gialli in estate, è rustico e si può incontrare in ambienti ruderali, incolti, bordi stradali.

Cynara scolymus L. (Asteraceae o Compositae) il ‘carciofo domestico’ (in arabo kharshuf); in sostanza un cardo alto quasi due metri, a fioritura estiva, è la specie botanica cui possono ricondursi le sue molte varietà e forme, anche ornamentali; in particolare dai flosculi dell’infiorescenza, seccati, del Cynara cardunculus L., il ‘carciofo selvatico’, si ottiene un ‘caglio vegetale’ (da non confondere con quello microbico, ottenuto da muffe, talvolta modificate) che, insieme al latte, fornisce un formaggio particolare sia come gusto che come pasta e aroma, chiamato ‘cacio fiore’ o ‘formaggio dolce’.

Fritillaria imperialis L. (Liliaceae) è una bulbosa, monocotiledone, con leggero odore di aglio, di notevole valenza ornamentale, originaria di Persia e Turchia; i grandi fiori campanulati, arancioni o gialli compaiono in primavera, riuniti in ampie corone circolari (di qui il nome comune di ‘Corona imperiale’) al di sotto del ciuffo di foglie apicali; la pianta in fioritura sviluppa un’altezza di circa un metro e cinquanta.

Hemerocallis L. (Liliaceae) la ‘bella un giorno’ è una rizomatosa, erbacea, perenne, il cui nome fa riferimento alla breve durata della fioritura (dal greco hemèra, giorno e kallos, bellezza, cioè ‘bei fiori di un giorno’). Il genere è originario di Giappone, Europa meridionale e Siberia, comprende numerose specie; una sola di esse, la Hemerocallis

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aurantiaca Baker, era un tempo diffusa nei giardini, oggi è più rara, sostituita dai tanti bellissimi ibridi. Sono piante rustiche che si adattano a ogni tipo di terreno, al sole o all'ombra; non richiedono cure particolari e si possono lasciare indisturbate per molti anni. In considerazione dei molti ibridi selezionati esistenti, le copiose fioriture possono iniziare dalla tarda primavera e protrarsi fino all’autunno.

Alcune liliacee sono spontanee o naturalizzate nel parco; si tenga presente che la famiglia ha subito una profonda revisione rispetto alle precedenti classificazioni che le attribuivano quasi 4000 specie, includendo le Amaryllidaceae, ora suddivise in numerosi gruppi tassonomici: c Scilla hyacintoides L. Ornithogalum umbellatum L. Ornithogalum narbonense L. Bellevalia romana (L.) Sweet Muscari neglectum Guss. ex Ten. Leopoldia comosa (L.) Parl. (cipollaccio, lampascione)c Allium cepa L. (cipolla) Allium cfr. ampeloprasum L. Allium neapolitanum Cyr. Asparagus acutifolius L.c Ruscus hypoglossum L. c Agapanthus praecox Willd. c Chlorophytum comosum Baker (clorofito o falangio,variegato)c Cordyline australis (Forster) Endlicher (fino a 3-4 metri)c Hemerocallis sp. (ibrido) c Phormium tenax Forster (lino della Nuova Zelanda) c Kniphophia uvaria Hook.

(Amaryllidaceae): Narcissus tazetta L.c Crinum x powelli ibrido c Hyppeastrum sp. ibrido

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GIRAFFE E CAPIBARAVisitiamo la ‘Casa delle Giraffe’ (aiuola H) che ci fornisce un esempio di allestimento delle aiuole esterne che fanno da quinta ad un recinto dove, per l’impossibilità di far coesistere vegetazione e animali erbivori, si cerca di ricreare comunque un ‘effetto savana’: sono state scelte, negli anni, graminacee (Mischantus sinensis Andersson, Pennisetum alopecuroides (L.) Spreng., Stipa tenuissima Trin. (tenuifolia), Stipa capillata L.), una juncacea, Luzula DC., bulbose (Crocosmia paniculata (Klatt.) Goldblatt, Kniphofia uvaria (L.) Oken.), palme, arbusti ed alberi per lo più sudafricani, come Achantus arboreus Forssk., Acacia sp (cfr Acacia semperflorens Jacq.), Asparagus densiflorus (Kunth) Jessop, Asparagus sprengeri Regel, Asparagus cooperi Baker, Freylinia lanceolata (L.f)Don, Plumbago capensis Thunb.; la contigua zona sudamericana con i capibara, i nandù e i tapiri, ci mostra molti esemplari di Yucca sp (Agavaceae) e la Cortaderia selloana Achers. & Graebn., l’erba delle ‘pampas’ (Graminaceae). Il viale dove ci troviamo (tra il ‘Macri - Museo dei Crimini Ambientali’ e il capolinea del trenino ‘Bioparco express’) ospita una giovane Melia azedarach L., ed è caratterizzato da roverelle di oltre 20m di altezza (Quercus pubescens Willd.) tra le quali scorgiamo un Cocculus laurifolius DC. (Menispermaceae), esemplari di Ruscus hypoglossum L., Aucuba japonica Thunb. (Cornaceae), Sarcococca ruscifolia Stapf., Radermachera sinica (Hance) Hemsl., alcune araliacee e altre specie.

Graminaceae:Mischantus sinensis Anderss., l’erba zebra (per le striature bianche sugli steli verdi) è nativa di Cina, Corea, Giappone; erbacea perenne alta fino a 2m (talvolta può superarli) è coltivata come ornamentale nelle regioni temperate, se ne conoscono numerose cultivar; può diventare invasiva.Pennisetum alopecuroides (L.) Spreng., erbacea perenne decorativa, originaria di Asia e Australia, con foglie nastriformi di colore verde scuro, lunghe fino a 60cm, formanti un denso cespo. In estate e in autunno produce lunghe spighe, simili a vaporosi piumini, di colore dal giallo verdastro al porpora scuro. È pianta rustica, poco esigente riguardo il terreno, resiste a salsedine e siccità.Stipa (Nassella) tenuissima Trin. (tenuifolia), la ‘Mexican feathergrass’ messicana (erba-piuma), erbacea perenne dalle foglie di colore verde

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chiaro, leggerissime, nativa del sudovest degli Stati Uniti, Messico e Argentina.Stipa capillata L. , il ‘Lino delle fate’ è una erbacea perenne, alta al massimo 90cm, che forma densi cespi in terreno arido e pascoli montuosi e sassosi; è diffusa in Europa e fiorisce a primavera inoltrata.

Luzula sp DC. (Juncaceae) circa 80 specie cosmopolite nei due emisferi.

Crocosmia (Antholiza) paniculata (Klatt.) Goldblatt (Iridaceae) una delle circa 400 cultivar di questo genere di bulbose, apprezzato per la robustezza e la fioritura estiva colore arancio scuro-rosso; la specie è nativa del Sudafrica.

Kniphofia uvaria (L.) Oken. (Asphodelaceae ex Liliaceae) bulbosa originaria del Sudafrica, ma diffusa in tutti i continenti, è un’ornamentale a fioritura estiva; l’infiorescenza ricorda quella di certe Aloe, il colore vira da bianco a giallo a rosso aranciato.

La grande famiglia della Gramineae o Graminaceae o Poaceae comprende circa 5000 specie; alcune coltivate, altre spontanee e/o infestanti:Briza maxima L. (sonaglini maggiori)Dactylis hispanica Roth. (erba mazzolina)Poa annua L. (la poa è l’erba comune dei prati)Poa compressa L.Poa trivialis L. Poa sylvicola Guss.Vulpia geniculata (L.) LinkDesmazeria rigida (L.) Tutin Melica ciliata L. Lolium temulentum L.Lolium multiflorum Lam.Lolium perenne L. (loglio)Bromus madritensis L.Bromus rigidus Roth. (forasacco)Bromus rubens L.Bromus sterilis L.

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Bromus diandrus Roth. Bromus hordeaceus L.Brachypodium sylvaticum (Hudson) Beauv. Brachypodium distachyum (L.) Beauv.Hordeum bulbosum L.Hordeum murinum L. (orzo selvatico)Dasypyrum villosum (L.) CandargyTriticum aestivum L. (sfuggito a coltura)Avena barbata Port. ex Link Avena fatua L. (avena selvatica)Avena sativa L. origine incertaHolcus lanatus L.Trisetaria panicea (Lam.) Maire Lagurus ovatus L. (piumino)Arundo donax L. (canna comune)Phalaris aquatica L. Phalaris minor Retz. (scagliola minore)Anthoxanthum odoratum L.Eleusine indica (L.) Gaertn. (gramigna indiana)Alopecurus aequalis Sobol.Alopecurus myosuroides Hudson (coda di topo)Piptatherum miliaceum (L.) Cosson Cynodon dactylon (L.) Pers. (gramigna)Paspalum paspaloides (Michx.) ScribnerEchinochloa crus-galli (L.) Beauv.Digitaria sanguinalis (L.) Scop. (sanguinella)Setaria pumila (Poiret) Schultes Setaria viridis (L.) Beauv. (pabbio)Setaria verticillata (L.) Beauv.Sorghum halepense (L.) Pers. (sorgo selvatico)Phyllostachis heterocycla (Carriere) Mitford (un bambù)

Comune nelle zone più ombrose e più selvatiche del parco, è Acanthus mollis L. noto per le sue grandi ed eleganti foglie dalla forma caratteristica, rappresentate nei capitelli nell'antica architettura greca e romana. Appartenente allo stesso genere e relativamente abbondante

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(ad esempio presso le giraffe, i cammelli della Battriana o il recinto dei suricati) c’è il più raro Acanthus arboreus Forssk. (sin.: Blepharis arborea (Forssk.) Spreng., Cheilopsis sp, Dilivaria polystachya (Delile) Endl.), lo ‘Spiny acanthus’, che cresce in Africa, Tanzania, Burundi, Ruanda, Congo nelle zone di confine, così come in Uganda, Kenya ed Etiopia; alcune popolazioni sono presenti in Yemen e Arabia Saudita. Vive in zone rocciose e presso i bordi dei letti secchi dei fiumi (uadi) ma spesso germina ai margini dei campi e delle strade fino ad altitudini di 1000-3000 metri. Si tratta di un arbusto spinoso (perciò non soggetto al pascolo del bestiame) alto fino a 4m con steli pubescenti e foglie opposte, incise e spinose, verdi venate di giallo; l’infiorescenza è una spiga terminale densa e squamosa, dal verde chiaro al giallo paglierino, con brattee piumose; i fiori sono bianco-rosati. L’A. arboreus è peraltro simile all’ A.pubescens Engler, ma non va confuso. Curiosità: è riprodotto su un francobollo da 2,50 scellini ugandesi. (sito cecoslovacco tradotto e varie altre fonti)

Acacia semperflorens Jacq. (Mimosaceae) arbusto australiano, talvolta assimilato ad Acacia floribunda e Acacia retinodes.

Asparagus L. (Asparagaceae ex Liliaceae). Il nome del genere è quello latino, dato che l’Asparagus officinalis L., era ben noto ai romani; comprende circa 300 specie per lo più africane e asiatiche. Si tratta di piante erbacee, rizomatose, perenni, suffruticose, cespugliose o rampicanti. Le foglie sono spesso ridotte a squame o spine, i fiori sono piccoli, di colore verde-giallo o bianco-rosa, i frutti sono bacche rosse, poi scure. Gli asparagi sono in genere specie dioiche a fioritura estiva e breve.

Freylinia lanceolata (L.f) Don (Scrophulariaceae) arbusto sempreverde del Sudafrica, alto fino a 3m, a foglie strette e lanceolate; in inglese è chiamato ‘Honeybells’ (campanelle di miele) per i fiori gialli, tubulari, profumati, che compaiono in estate fino in inverno, attrattivi per gli insetti impollinatori. Il nome del genere è dedicato al conte piemontese Lorenzo Freylino (botanico scomparso nel 1820) che coltivò per primo la pianta nel suo giardino del Monferrato nell’anno 1817. Teme il gelo, preferisce il sole o mezz’ombra.

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Plumbago capensis Thunb. (=Plumbago auriculata Lam.) Plumbaginaceae; la piombaggine (‘Gelsomino azzurro’, ‘Pianta del piombo’) è originaria dell'Africa del sud, è sempreverde, semilegnosa, arbustiva o rampicante, alta anche 2m; ha i rami sottili e sarmentosi, le foglie di forma ovale, sono lunghe sino a 5cm. I bei fiori celesti (più o meno scuri) e appiccicosi, si sviluppano in ombrelle, da aprile a fine ottobre. La pianta è assai diffusa e tende a naturalizzarsi (crescere spontanea al di fuori dei luoghi d’origine) facilmente, talvolta è disordinata nella crescita; tollera le potature. L’origine del nome può derivare dal colore azzurro-grigio dei fiori di alcune specie; oppure da effetti curativi attribuiti alla radice, che però, masticata, oltre a curarli, darebbe un colore scuro ai denti; per altri l’etimologia è da ricercarsi dal nome plumbus, un’affezione oculare che la plumbago allevierebbe. Da non confondere con Ceratostigma plumbaginoides Bunge, pianta asiatica della medesima famiglia botanica, dai fiori azzurro elettrico.

Yucca L. (Agavaceae ex Liliaceae) cresce nelle zone calde e aride dell’America settentrionale e centrale. È da tempo impropriamente considerato il ‘Tronchetto della felicità’ e come tale regalato in segno di festa; il ‘vero tronchetto’ apparterrebbe al genere Dracaena (Dracaenaceae ex Liliaceae), ma l’usanza si è ormai consolidata (per inciso la cura di una dracena richiede in generale più perizia di quanta ne occorre per una yucca comune, di solito rustica, resistente a caldo e freddo, di poche esigenze insomma). Tuttavia tra le circa 40 specie di yucche ce ne sono anche di delicate, ma per la maggior parte si tratta di sempreverdi, anche a portamento arboreo, con lunghe foglie coriacee, nastriformi o ensiformi, terminanti spesso con robuste spine. In estate e fino all’autunno producono steli fiorali, che emergono dal centro della pianta con grandi fiori campanulati, color crema, riuniti in pannocchie erette. Alcune specie possono confondersi con altre piante, ad esempio la Cordyline australis (G.Forst.) Endl., neozelandese, che però in fioritura svela facilmente la sua identità.

Cortaderia selloana Achers. & Graebn. (=Gynerium argenteum Nees) Poaceae o Graminaceae; l’erba delle Pampas, nativa di Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Bolivia. Grande erbacea perenne, alta 2m e più, molto

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decorativa, per grandi spazi, a crescita veloce, sempreverde; ha lunghe foglie nastriformi, con margine ‘tagliente’ (in spagnolo ‘cortadero’). I fiori formano alte pannocchie piumose, color crema o argento (esiste anche una nuova varietà rosa confetto!) in agosto e durano fino alla primavera successiva. In vaso si possono coltivare varietà nane. Originaria della Nuova Zelanda è invece Cortaderia richardii (Endl.) Zotov, che raggiunge un'altezza massima di 1,80-2,20m. La cortaderia ha un apparato radicale particolarmente profondo, anche legnoso, utile per cercare umidità in terreni aridi; inoltre tende ad essere invasiva. L’operazione di rimozione di un’erba delle Pampas, che molti definiscono non a caso ‘indistruttibile’, è difficoltosa e richiede tempo e fatica.

Melia azedarach L. (Meliaceae), presente con una decina di individui; il nome specifico azedarach è d'origine persiana e significa ‘albero nobile’; è detto ‘albero dei rosari’ o ‘albero dei paternostri’ poiché in passato il nocciolo dei frutti, duro e sferico, è stato largamente utilizzato nella realizzazione di rosari, prima dell'avvento delle materie plastiche. E’ un albero caducifoglie alto fino a 15 metri, resistente al freddo, all’inquinamento e alla siccità. Produce in primavera – estate, fiori ermafroditi, piccoli e profumati, a cinque petali di colore viola chiaro o lilla, riuniti in ampi grappoli. I frutti sono piccole drupe (tipo di frutti carnosi, come per esempio le pesche, le albicocche, le ciliegie, le olive ecc.) delle dimensioni di circa 1cm di diametro, di colore giallo oro a maturazione, poi quasi bianchi. Per alcune caratteristiche comuni, questo albero viene talvolta confuso con Azadirachta indica A.Juss., appartenente alla stessa famiglia botanica; entrambe le specie sono native del sudest asiatico e sono ampiamente coltivate e naturalizzate anche fuori dell’areale originario. L’Azadirachta è conosciuta con il nome di nīm (in Italia come neem, secondo la traslitterazione inglese) e possiede numerose proprietà medicamentose tanto che in India la chiamano ‘la farmacia del villaggio’. Da secoli gli indiani ricorrono ad essa per curare ogni sorta di disturbi e patologie, tanto che recentemente il nīm ha attirato l’attenzione degli scienziati e, dopo numerosi studi e ricerche, si è accertata l’utilità di questa specie. E’ probabile che anche la Melia azedarach sia dotata di grandi proprietà, ma

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sicuramente le foglie, la corteccia, i frutti e tutte le sue parti sono tossiche se ingerite dall’uomo.

Quercus pubescens Willd. (Fagaceae) la roverella, originaria di Europa meridionale e Asia Minore, è la quercia più comune in Italia, presente in tutte le regioni. Raramente supera i 20 metri di altezza. Presenta un fusto corto, con rami contorti e/o sottili, corteccia grigia fessurata, e foglie, decidue, semplici, con lamina lobata a lobi arrotondati. La roverella è monoica, porta cioè fiori unisessuali maschili e femminili, separati, sulla stessa pianta (fiorisce in aprile-maggio); il frutto naturalmente è una ghianda, di colore bruno. Osservazioni ed anche alcune leggende, per chi vuole cercare, confermano la proprietà di questa quercia di mantenere le foglie secche durante l’inverno, fino al ricambio di primavera; di conseguenza è facilmente riconoscibile, con buone probabilità, durante la stagione fredda, anche a distanza. La roverella, a parte l’onnipresente leccio è, tra gli esemplari (circa 30) del genere quercus presenti nel parco, la più rappresentata. Quercus suber L. (Fagaceae) la sughera o ‘quercia da sughero’ è originaria del bacino mediterraneo; in Italia si trovano sugherete in Sicilia, Lazio, Toscana e soprattutto in Sardegna. È una delle poche specie di quercia sempreverde; può raggiungere e superare i 20 metri d'altezza, con chioma ampia di colore verde-grigio, formata da foglie simili a quelle del leccio, spinosette; produce in primavera fiori unisessuali e poi ghiande. La sua principale caratteristica è l’abbondante produzione di sughero, che forma nel tempo un rivestimento spesso molti centimetri, grigiastro, che si rivela assai utile per contrastare caldo, freddo, acqua e passaggio del fuoco: la sughera è una pirofita, e gli incendi, cui soprattutto gli individui adulti sono immuni, favoriscono la riproduzione della specie, aumentano i nutrienti del terreno ed eliminano la maggior parte dei competitori (molte sono le pirofite, cioè le piante che ‘gradiscono’ il fuoco, cito ad esempio il pino d’Aleppo, ben conosciuto e la Sequoiadendron giganteum (Lindl.) Buch., il gigante americano che ancora popola le serre alte e aride di California e Oregon).

Cocculus laurifolius DC. (Menispermaceae) il ‘Lauro trinervio’, detto così per la foglia coriacea e con forma simile a quella dell’alloro (Laurus nobilis L.), attraversata da tre caratteristiche nervature longitudinali, è nativo

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della regione himalayana e del Giappone. Il nome scientifico riprende il greco kókkos, bacca, chicco, in riferimento alla forma sferica dei frutti. L’albero non supera i 7-9m (il doppio nei luoghi di origine), e produce una grande chioma verde intenso, arrotondata, a crescita veloce, di grande valore ornamentale; sviluppa in primavera fiori piccoli, giallo-verdastri, cui seguono capsule globose. In Italia giunse forse durante la prima metà del XIX secolo per abbellire parchi e giardini, ed esemplari in genere isolati si possono vedere in quasi tutte le ville cittadine.

Ruscus hypoglossum L. (Asparagaceae) pungitopo maggiore, ruscolo maggiore, bislingua; suffrutice sempreverde mediterraneo, alto fino a 60cm.; ha un grosso rizoma strisciante con fusti gracili e cladodi (il cladodio è un ramo trasformato con aspetto e funzione di foglia) ovaliformi; le vere foglie, ridotte a squamette, ed i fiori unisessuali (portati da individui diversi, la pianta è quindi dioica), in piccoli gruppi, si trovano al centro dei cladodi. Il frutto è una bacca rossa, rotonda, contenente 1-2 semi scuri. Fiorisce da dicembre ad aprile. Cresce in boschi di latifoglie, soprattutto faggete, dal piano fino ai 1400m. E' facilmente distinguibile da Ruscus aculeatus L. (il comune ‘pungitopo’, anch’esso dioico) che ha cladodi decisamente più piccoli e pungenti. (www.actaplantarum.org)

Aucuba japonica Thunb. (Cornaceae) è originaria del Giappone: si tratta di poche specie dioiche di cespugli coltivati per la bellezza delle foglie, grandi, larghe, talvolta dentate, variamente disegnate, e per le bacche rosse che producono dopo la ‘modesta’ fioritura. Sono piante resistenti e adattabili sia all’aperto che in vaso (anche in appartamento). I fiori sono verdastri e i frutti li seguono solo se le piante femminili sono in presenza di esemplari maschili. Sopportano temperature da 4-6° C in inverno, fino e non oltre i 20°C; soffrono il calore eccessivo se lasciate a lungo in pieno sole.

Sarcococca ruscifolia Stapf. (Buxaceae) è un piccolo arbusto sempreverde, originario della Cina; ha foglie coriacee, color verde scuro, lucide; in inverno compaiono fiorellini bianchi, fragranti, unisessuali (si tratta di una specie monoica, cioè con fiori maschili e femminili distinti che risiedono

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però sulla stessa pianta) seguiti da piccole bacche di colore rosso scarlatto. La ruscifolia è abbastanza rustica e amante dell’ombra e dell’umido.Radermachera sinica (Hance) Hemsl. (Bignoniaceae) ‘Emerald tree’ (albero verde smeraldo), in Italia anche noto come ‘falso caffè’, impropriamente perché è assai vaga la rassomiglianza delle foglie con quelle di Coffea arabica L. (Rubiaceae). E’ originario del sudest asiatico dove può raggiungere un’altezza di 30m e produrre fiori bianchi o gialli simili a quelli della bignonia comune (Campsis sp.); per noi è un arbusto ornamentale con foglie composte di un bel verde brillante; è un’essenza subtropicale e vuole luce indiretta e riparo dal vento e dal gelo. Il genere è dedicato al botanico olandese Jacob Radermacher (1741-1783).

BISONTI E SCIMMIETra giraffe e capibara, oltre un cespuglio di Lonicera japonica Thunb., osserviamo un grande Gymnocladus dioica (L.) K.Koch, probabilmente un individuo ‘maschile’, vista l’assenza negli anni dei frutti, simili a larghe carrube (di solito sviluppa fiori unisessuali su piante separate, anche se talvolta produce fiori ermafroditi). La specie è nordamericana ed è conosciuta anche come ‘Kentucky coffee tree’ (albero del caffè del Kentucky) poiché dai frutti è possibile ricavare una bevanda simile al caffè; da alcuni anni l’albero rivela la sua capacità infestante e non è raro imbattersi in cespugli di Gymnocladus qua e là nel parco. Abbandoniamo l’area delle giraffe e pieghiamo sulla sinistra; oltrepassiamo il recinto del banteng, il grande bovide asiatico (aiuola F) con un filare esterno a Gleditsia triacanthos L., il comune ‘spino di Giuda’. Di fronte osserviamo un Liquidambar styraciflua (Hamamelidaceae), una palma ‘nana’ di notevoli dimensioni (Chamaerops humilis L.) e un esemplare di Tipuana tipu (Benth) Kuntze, piantato all’angolo tra mandrilli e cercocebi (aiuola D-E); altre tipuane fiorite a giugno sono visibili all’interno del recinto dei Lichi (aiuola J). Proseguendo in direzione della ‘Casa dei Tamarini’ (aiuola B), sulla sinistra, si giunge a un lungo viale in discesa che parte dalla ‘Fattoria dei Bambini’ per arrivare al ‘centro recupero fauna selvatica’ della LIPU; il viale è caratterizzato su entrambi i lati da numerosi grandi esemplari di Magnolia grandiflora L..

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Lonicera japonica Thunb. (Caprifoliaceae), il caprifoglio produce fiori bianchi (e in seguito gialli) per tutta la primavera, fino all’estate, seguiti da bacche nere tossiche. Lonicera fragrantissima Lindl. & Paxton, originaria della Cina, specie semipersistente, a portamento arbustivo che può raggiungere i 2-3m di altezza, deve il suo nome all’intenso profumo emanato dai fiori invernali, di colore bianco-crema che compaiono da dicembre a marzo. Il genere comprende circa 200 specie di piante legnose, di Asia, America settentrionale ed Europa, con portamento arbustivo (adatte a formare siepi verdi e fiorite senza spine o a essere coltivate come esemplare unico in giardini o prati) o rampicante (utilizzate per ricoprire pareti, pergolati e recinzioni), sempreverdi o a foglia caduca, dalla fioritura caratterizzata dal colore che può essere sia delicato (bianco, giallo-crema) che vivace (rosso) e dall’intenso profumo emanato.

Gleditsia triacanthos L. (ce ne sono all’incirca dieci nel parco); albero delle fabacee (Leguminosae) che raggiunge i 30m (anche 40m nei luoghi d’origine, dal Dakota del sud fino al Texas) con fusto e rami dotati di spine (esiste tuttavia la cultivar G.triacanthos f. inermis, cioè senza spine) molto lunghe a gruppi di tre (triacanthos). E’ una essenza ornamentale giunta in Europa nel settecento (in Italia nel 1712); il nome comune ‘spino di Giuda’, si riferisce alla corona di spine di Gesù Cristo. Le foglie sono decidue, pennate, composte da 15-30 foglioline verdi, ovali. Fiorisce in primavera inoltrata con infiorescenze pendule (amenti) giallo-verdi; i frutti estivi, bruni a maturazione, sono simili alle carrube e sono eduli. E’ un albero che cresce rapidamente, è rustico e longevo, resiste all’ inquinamento e alla salsedine.

Liquidambar styraciflua L. (Hamamelidaceae) albero di origine nordamericana, con ampia chioma, che può raggiungere un'altezza fino a 35m. Le foglie sono caduche, alterne, palmate, a cinque lobi e in autunno si colorano di giallo, rosso e arancio. I fiori sono unisessuali riuniti in infiorescenze maschili e femminili separate ma che risiedono sullo stesso individuo (si definisce la pianta ‘monoica’). Il frutto è una infruttescenza globosa legnosa e spinosa, grande fino a 4cm, che contiene le capsule con i semi. Resiste al freddo e vuole terreno acido. E’ utilizzata come

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ornamentale o per alberature stradali. Dalla pianta si estrae una resina nera profumata (‘ambra liquida’), chiamata impropriamente storace (che in realtà è fornito dal genere Styrax) utilizzata in profumeria o come aromatizzante.

Tipuana tipu (Benth.) Kuntze, è un albero sudamericano delle Fabaceae, abbastanza resistente al freddo, al vento e alla salsedine che raggiunge i 25m di altezza, con foglie composte imparipennate; produce fiori gialli e, invece del classico legume (le fabacee sono leguminose), frutti simili a sàmare (come i semi alati degli aceri) di circa 5cm, il che ne facilita il riconoscimento. Il nome del genere fu attribuito da George Bentham nel 1853 derivandolo da tipu, nome comune dell’albero in Bolivia.

La famiglia delle Fabaceae o Papilionaceae (circa 10000 specie) insieme a Mimosaceae (3000 specie) e Caesalpiniaceae (2200 specie) compone il grande gruppo che è possibile ancora denominare Leguminosae; nel prato potremmo incontrare:Spartium junceum L. (ginestra)Wisteria sinensis (Sims) Sweet (glicine) Vicia sativa L. (veccia)Melilotus sulcatus Desf. (meliloto solcato)Medicago lupulina L.Medicago orbicularis (L.) Bartal.Medicago arabica (L.) HudsonMedicago sativa L. (erba medica)Trifolium repens L.Trifolium nigrescens Viv. Trifolium scabrum L.Trifolium campestre Schreber Trifolium resupinatum L.Trifolium pratense L. Lotus corniculatus L. (ginestrino)Lotus ornithopodioides L. (ginestrino piè d’uccello)Securigera securidaca (L.) Deg. & Doerfl.

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LE MAGNOLIEMagnolia L. (Magnoliaceae) è un genere che comprende più di 50 specie arbustive e arboree, a crescita lenta, originarie di Asia, Himalaya, e America del nord e centrale. Il nome celebra Pierre Magnol (1638-1715) medico e botanico francese, direttore del giardino botanico di Montpellier. Le magnolie in genere hanno foglie ampie, ovali, coriacee, perenni o decidue, fiori solitari, grandi, colorati e profumati, dai quali si sviluppa una infruttescenza a cono, contenente i semi rossastri. A lungo questa pianta fu ritenuta tra le prime angiosperme apparse sul pianeta (il fossile più antico di una magnoliacea data circa 95 Ma); vivono nel Bioparco una sessantina circa di individui (specie in aree A e B) di Magnolia grandiflora L., la magnolia sempreverde, un albero originario del Nordamerica, imponente, alto fino a 25m, importato in Europa agli inizi del 1700 e diffusosi velocemente tanto che oggi lo incontriamo un po’ ovunque, in giardini e parchi; i circa venti esemplari di Magnolia × soulangeana Soul.-Bod., un ibrido interspecifico nel genere Magnolia, sono concentrati nelle aree P ed RR. Si tratta di un albero anche grande, a foglie caduche, con larghi e precoci fiori primaverili, che appaiono prima delle nuove foglie, di colore variabile dal bianco, rosa, fino al viola; è una delle specie più usate in coltivazione. Inoltre c’è Magnolia stellata (Siebold & Zucc.) Maxim., originaria dell'Asia orientale, arbusto alto al massimo 5m, con foglie decidue, fiori bianchi (c’è una cultivar a colore rosa) e profumati dai petali aperti e sottili di aspetto leggero, molto attraenti; è adatto perciò a comparire nelle siepi (anche miste) con grande effetto decorativo; infine Magnolia delavayi Franch., piccolo albero sempreverde, nativo del sud della Cina, dai fiori molto profumati, grandi, che la pianta emette da luglio ad agosto.

L’ULTIMO ADDAXTornando indietro, in direzione dei Macachi del Giappone (aiuola C), visitiamo l’elegante Gazzella Dama, in grave pericolo di estinzione, (aiuola J) e i Lichi del Nilo, con le loro tipuane fiorite in giallo oro, nel periodo estivo, per sostare in ‘zona rapaci’; qui c’è una bella aiuola coltivata a bassi cespugli di Bulbine con fiori arancio-giallo o tutti gialli, insieme ad aloe (Aloe ciliaris Haw., Aloe plicatilis (L.) Burm.f., Aloe polyphylla Pillans), euforbie (Euphorbia caerulescens Haw., Euphorbia horrida Boiss.,

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Euphorbia polyacantha Boiss., Euphorbia virosa Willd.), Portulacaria afra Jacq. e altre semidesertiche africane; di fronte alla voliera degli avvoltoi (aiuola L) sono presenti diversi esemplari di Morus nigra L. (gelso nero) che vegeta insieme a due Schinus molle L. (il ‘dioico’ falso pepe o pepe rosa) di recente impianto; presso l’adiacente recinto degli Addax, praticamente estinti, (aiuola E) si segnalano Calliandra surinamensis Benth. e Calliandra tweedii Benth., due belle fabacee, col fiore rosa sfumato, la prima, che può ricordare quello dell’albizia, e rosso la seconda; fatti pochi passi, si fa notare, all’interno del recinto delle zebre di fronte al ristorante ‘Mascagni’, un grande esemplare di Paulownia tomentosa (Thunb.) Steudel (forse unico rappresentante a portamento arboreo della famiglia delle Scrophulariaceae).

DESERTO AFRICANOBulbine frutescens (L.) Willd. (Asphodelaceae) è una bulbosa perenne, sempreverde e tappezzante, con foglie succulente e infiorescenze gialle o arancione a gola gialla, resistente alla siccità. Può risolvere (come l’aloe) punture di zanzare o di altri insetti mediante la linfa strofinata sulla pelle. Le specie di Bulbine sono originarie per lo più del Sudafrica e della Namibia con pochi individui provenienti dall’Africa tropicale e dall' Australia (vengono talvolta infatti incluse nel genere alcune Bulbinopsis australiane). Una caratteristica di queste piante è la ‘dormienza’, che inizia in tarda primavera e dura fino a metà autunno, ma che può variare tra le specie e in condizioni diverse: durante tale periodo la pianta perde le foglie e tutta la parte aerea.Aloe ciliaris Haw. (Aloeaceae) succulenta legnosa che si sviluppa a intricato cespuglio, produce in inverno (febbraio) fiori tubulari rossi in racemi. Aloe plicatilis (L.) Burm.f. (Aloeaceae) succulenta, sudafricana, sempreverde, cresce come arbusto con fusto breve, anche legnoso, fiori tubulari rossi raccolti in racemi, in estate, foglie di colore glauco, che si sviluppano opposte a ventaglio su un piano verticale (particolarità che spiega l’epiteto specifico ‘plicatilis’).Aloe polyphylla Schonland ex Pillans (Aloeaceae) spettacolare aloe sudafricana: la pianta forma da una a tre rosette basali, le cui foglie si inseriscono sul fusto a spirale (in senso orario o antiorario). Ogni foglia, di

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colore verde grigiastro, con margine generalmente dentato, è larga 3cm circa. In autunno produce robuste infiorescenze ramificate (da tre a otto rami) lunghe fino a 60cm; ogni ramo porta fiori tubulari di colore rosso-salmone, dapprima eretti poi penduli. Sopporta piogge abbondanti e, spesso, nevicate d’inverno.Altre specie di aloe citate nelle varie documentazioni riportano Aloe variegata L., sudafricana; non supera i 30cm di altezza, ornamentale apprezzata per le foglie verdi striate di chiaro e i fiori; Aloe bellatula Reynolds, endemica delle alture del Madagascar, a foglie strette; Aloe megalachanta Baker, alta fino a un metro, endemica del Corno d’Africa (Somalia e Etiopia), forma intricati cespugli, porta fiori rossi o gialli.Euphorbia caerulescens Haw. (Euphorbiaceae) succulenta, sudafricana, perenne, alta fino a 1,7m, spinosa , di colore glauco e portamento simile a un cactus.Euphorbia horrida Boiss. (Euphorbiaceae) alta non più di 50cm; anche questa specie può assimigliare a una cactacea; in genere ciò viene spiegato come una ‘convergenza evolutiva’, per essersi sviluppate, molte euforbiacee e cactacee, in ambienti e condizioni complessive similari, ma in continenti diversi: Africa per le euforbie, America per i cactus: sono tuttavia molteplici le differenze di vario tipo tra le due famiglie (per esempio le specie africane si difendono con latici irritanti e/o velenosi, i cactus essenzialmente con le spine, e via dicendo).Euphorbia polyacantha Boiss. (Euphorbiaceae) originaria dell’Etiopia, è di facile coltivazione, molto robusta e poco esigente; spinosissima, lignifica alla base e ramifica molto fino ad 1,5m.Euphorbia virosa Willd. (Euphorbiaceae); il latice contenuto nei rami è particolarmente tossico, tanto da essere utilizzato dai Boscimani nella caccia per potenziare le punte delle frecce; naturalmente, come e più delle altre specie di euforbie, la sostanza prodotta è irritante per noi e pericolosa per occhi e mucose. Ha il fusto principale corto, spesso contorto, da cui emergono rami spinosi, privi di foglie. La pianta è endemica di Sudarica e Namibia.Portulacaria afra Jacq., ‘Elephant bush’ (Didieraceae ex Portulacaceae); diffuso e caratteristico cespuglio a foglioline ovali succulente e fusti ‘gommosi’, talvolta confuso con le comuni crassule, fu dapprima inserito proprio nella famiglia delle Crassulaceae, spostato poi in seguito a

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revisione, e attualmente collocato tra le circa duecento specie delle Didieraceae, piccola famiglia botanica endemica del Madagascar. Il ‘cespuglio dell’elefante’ (o anche ‘cibo dell’elefante’) è un arbusto sempreverde, alto diversi metri nei luoghi di origine, l’Africa meridionale, ed è naturalmente un cibo gradito ai pachidermi e altri erbivori. Per la sua robustezza e versatilità è ampiamente coltivato alle nostre latitudini come bella essenza ornamentale.

Le Euphorbiaceae sono una famiglia di circa 5000 specie; molte sono succulente, altre arbustive o arboree, altre ancora erbe di prato spontanee: Mercurialis annua L. (mercorella)Euphorbia prostrata Ait. Euphorbia chamaesyce L.Euphorbia helioscopia L. (euforbia calenzuola)Euphorbia peplus L. (calenzuola piccola)

Il Gelso bianco, Morus alba L. (Moraceae) è originario dell'Asia centrale e orientale; albero alto fino a 15m, fu importato in Europa con il baco da seta, ghiotto delle sue foglie. Fino a metà del '900 ha avuto un'enorme diffusione; poi, con l'affermarsi delle fibre sintetiche, l'allevamento del baco da seta è andato scomparendo e con esso anche il gelso bianco. Ha una chioma densa, con foglie verde scuro e lucide superiormente, più chiare inferiormente; i fiori sono unisessuali (pianta monoica), raramente bisessuali, quelli maschili sono disposti in spighe cilindriche di 2-4cm, peduncolate, quelli femminili concentrati presso l'ascella della foglia in aprile. Il frutto, carnoso, color giallastro bianco, con sapore dolciastro (con una punta acidula), matura in giugno-luglio. Il Gelso nero, Morus nigra L., è simile al precedente, originario dell'Asia Minore e Iran, introdotto in Europa probabilmente nel ‘500, ha foglie più piccole e verdi, e produce frutti nero-violacei, più saporiti.

Schinus L. (Anacardiaceae) il genere ospita poche decine di specie delle regioni calde americane. Si tratta solitamente di arbusti o piccoli alberi che non superano i 12m; in Italia si è ben acclimatato lo Schinus molle L., il classico ‘Pepe rosa’ o ‘Falso pepe’, utilizzato come ornamentale per il bel

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portamento a rami sottili e ricadenti, la chioma folta, le foglie finemente composte, e i frutti, portati solo dalla pianta ‘femminile’ (è specie dioica) di un bel colore rosa; le bacche sono commestibili e piccanti, da consumare in modica quantità, perché leggermente tossiche. In piena estate si ricopre di ‘pannocchie’ di piccoli fiori bianco crema.

Calliandra Benth. (Fabaceae) genere che comprende una cinquantina di specie di zone a clima tropicale o subtropicale di America, Africa, Asia. Ha grande valenza ornamentale per le foglie simili a quelle della comune mimosa e soprattutto per i grandi e delicati fiori staminiferi (in sostanza senza corolla, somiglianti a quelli della ‘cugina’ albizia, Albizzia julibrissin Durazz., più rustica, che orna viali, piazzali e giardini urbani) variamente colorati. Sono arbusti o alberelli non più alti di 5m, di non facile coltivazione alle nostre latitudini.

Paulownia tomentosa (Thunb.) Steudel (Scrophulariaceae) raggiunge e supera i 15m, è una caducifoglie, dalla corteccia grigia e liscia, con foglie ampie, 30 per 25cm circa, talvolta lobate, verde scuro superiormente, pelose sulle due lamine; i fiori di circa 5cm sono viola, gialli all’interno, raggruppati in infiorescenze ampie ed erette (racemi) lunghe fino a 40cm, durante la primavera; i frutti sono capsule legnose, marroni, di 5cm. E’ originario delle zone montuose della Cina. La foglia della pavlonia è appiccicosa e tomentosa, e trattiene, uccidendoli, moscerini e simili piccoli esseri; quando cade, l’albero è il primo che si avvantaggia della decomposizione degli insetti; perciò qualcuno lo definisce ‘carnivoro facoltativo’.

Famiglia delle Cruciferae o Brassicaceae; sono erbe perlopiù spontanee che vediamo ovunque nella capitale: Sisymbrium officinale (L.) Scop. (erisimo, erba dei cantanti)Arabidopsis thaliana (L.) Heynh.Alliaria petiolata (M.B.) Cavara & Grande (erba aglina)Rorippa sylvestris (L.) BesserCardamine hirsuta L. (billeri)Lunaria annua L. (monete del Papa)Capsella bursa-pastoris (L.) Medicus (borsa del pastore)

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Capsella rubella ReuterLepidium graminifolium L.Cardaria draba (L.) Desv.Diplotaxis erucoides (L.) DC. (rucola selvativa)Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.Brassica nigra (L.) Koch (spontaneizzata)Brassica rapa L. (rapa)Sinapis alba L. (senape bianca)Hirschfeldia incana (L.) Lagr. & FassatRapistrum rugosum (L.) All. Raphanus raphanistrum L. (ravanello selvatico)Calepina irregularis (Asso) Thell.

LEMURI E FOCHESi scende lentamente verso la vasca delle foche grigie (aiuola Q) e osservando i lemuri (aiuola O), si passa tra una giovane Jacaranda mimosaefolia D.Don (= J. ovalifolia R.Br.), famiglia delle Bignoniaceae, esemplari di Hedychium, Tetrapanax, Thunbergia grandiflora Roxb., la bella Salvia guaranitica A.St.-Hil. ex Benth., Howenia dulcis Thunb. (Rhamnaceae), l’albero dell’uva passa, sulla sinistra e, sulla destra, un esemplare di una sterculiacea semi decidua, il Brachychiton discolor Muell., alta una decina di metri. Ora a dividere il viale c’è l’aiuola con tre antichi Platanus hispanica auct., sotto ai quali crescono cespugli di Lonicera japonica Thunb. (Caprifoliaceae); poco più avanti si possono osservare tra l’altro, Cycas revoluta Thunb., magnolie a foglia caduca (Magnolia x soulangeana Soul.-Bod., Magnolia stellata (Siebold & Zucc.) Maxim., Araucaria excelsa (Lamb.) R. Br., Cedrela sinensis A.Juss. (Meliaceae), Davidia involucrata Baill. (Nyssaceae), originario della Cina, l’albero dei fazzoletti, così chiamato per i suoi fiori piccoli ma caratteristici, circondati da due grandi brattee disuguali, bianche, lunghe anche 20cm (i ‘fazzoletti’ appunto); Chaenomeles sp. (Rosaceae); l’albero (dioico) Pistacia chinensis Bunge (Anacardiaceae), Clerodendron fragrans Willd. (la ‘turcamelia’, dalla splendida e profumata fioritura estiva, color rosa antico) e una giovane Paulownia su un prato di Ruellia sp., un’acantacea tappezzante fiorita in estate. In questa zona, alla fine dell’inverno, insieme alla fioritura delle magnolie, cominciano quelle dei

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crochi e delle molte varietà di narcisi, regalo di un importante collezionista, che negli anni sono stati piantati e che si sono naturalizzati.

Famiglia delle Iridaceae, circa 1700 specie:c Iris germanica L. naturalizzata c Iris unguicularis Poir. naturalizzata Iris foetidissima L. (giaggiolo fetido) Crocus biflorus Miller (zafferano selvatico) Romulea bulbocodium (L.) Sebast. & Mauri

Jacaranda mimosaefolia D.Don (Bignionaceae) è originaria di Argentina e Bolivia; ha le dimensioni di un albero medio, sempreverde, con fitti rami spesso contorti e corteccia scura molto rugosa e fessurata. Le foglie sono composte, bipinnate, di 20-30cm; i fiori sono campanulati, di colore azzurro, raccolti in folti gruppi all'estremità dei rami. La fioritura, spettacolare, inizia con la stagione calda, va dalla primavera all’estate, ed interessa gran parte della chioma, in assenza o quasi delle foglie. Il legno, utilizzato dall’industria mobiliera, è impropriamente chiamato palissandro che invece indica comunemente un legname più pregiato fornito da alberi del genere Dalbergia L.f. (Leguminosae). Talvolta con lo stesso termine di palissandro ci si riferisce ad essenze diverse come ad esempio il Machaerium scleroxylon Tul., un’altra leguminosa, o l'Ocotea cernua (Nees) Mez.(Lauraceae) o altre ancora.

Hedychium J.Koenig (Zingiberaceae) si tratta di splendide piante esotiche, molto apprezzate per i fiori grandi e variamente colorati, riuniti in spighe, e le ampie foglie lanceolate. Il genere comprende specie originarie del sudest asiatico a clima tropicale; i fusti, simili a canne, partono dai rizomi sotterranei e si sviluppano fino a raggiungere un paio di metri (nei luoghi di origine si alzano maggiormente); il colore dei fiori, talvolta dal profumo intenso, va dal bianco, al giallo, arancione, rosso a seconda della specie e della varietà. Gli hedychium, circa cinquanta specie, amano crescere in prossimità di specchi d’acqua, ma possono decorare aiuole o bordure, specialmente se coltivati a gruppi di molti esemplari. Alcuni notano come questo fiore si sia diffuso presso i coltivatori e gli appassionati italiani così rapidamente, per la sua bellezza, che non si è fatto in tempo ad attriburgli

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un bel nome comune; si ricorre così a citare il rappresentante più noto della famiglia di appartenenza; e allora si parla di ‘zenzero giallo’, ‘crema-ghirlanda-giglio’ ecc.(notizia senza fonte) Tuttavia lo ‘zenzero a giglio bianco’, l’Hedychium coronarium J.Koenig, a fiori bianchi profumati, originario dell’Asia, è il fiore nazionale di Cuba: la ‘Mariposa blanca’, vale a dire farfalla bianca per la somiglianza del fiore e del lepidottero.

Tetrapanax papyrifer (Hook.) Koch. (Araliaceae) è un’alta pianta perenne, fino a due metri, dal largo fogliame palmato, persistente, di grande effetto decorativo, originaria di Cina e Taiwan, che cresce bene in mezz’ombra in terreno ricco, sopportando inverni non troppo rigidi; produce bacche brune dopo la fioritura estiva bianco-crema; talvolta viene confusa con la somigliante fatsia.

Fatsia japonica (Thunb.) Decne. & Planch. (Araliaceae) la fatsia (nome di origine giapponese) o ‘Falso ricino’ per la forma delle foglie, cresce spontanea in Giappone e Formosa; è conosciuta anche come Aralia japonica o Aralia sieboldii. Ha portamento arbustivo, può arrivare a sfiorare i due metri, possiede foglie larghe, palmate, persistenti. Fiorisce da ottobre; all’estremità dei rami nascono ombrelle di fiorellini bianco-crema. A lungo considerata soltanto una pianta d’appartamento, in realtà si sviluppa altrettanto bene in piena terra all’aperto.

Thunbergia grandiflora Roxb. (Acanthaceae) è nativa dell’Asia, naturalizzata e a volte invasiva in Africa del sudest; il genere comprende circa 200 specie annuali o perenni, erbacee, suffruticose, rampicanti o cespugliose, che hanno tutte in comune i bei fiori variamente colorati e di forme differenti. D’altronde la famiglia di appartenenza, le acantacee, conta migliaia di specie (secondo alcuni 1300, per altri 2500 e più) cosmopolite, per lo più tropicali o di clima temperato, e caratterizzate da una fioritura attraente. Le uniche acantacee nostrane sono un paio di specie di cui la più famosa è Acanthus mollis L. (cfr la scheda che descrive anche l’africano Acanthus arboreus, naturalizzato). La grandiflora è una bella rampicante indiana con grandi fiori azzurri, vigorosa, veloce e adatta a salire in alto anche per decine di metri quando trova un ‘supporto’ adatto; non posso fare a meno di citare una grandiflora spettacolare

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dell’Orto botanico universitario di Trastevere, che abbracciava un gigantesco pino d’Aleppo ultracentenario (… tutto perduto nel 2018). La fioritura va da giugno a settembre.

Salvia guaranitica A.St.-Hil. ex Benth. (Lamiaceae o Labiatae) è una pianta ornamentale, perenne e vigorosa, che può raggiungere i 2 metri di altezza. È nativa del Sudamerica, gradisce il sole pieno e produce copiosamente in autunno fiori di colore blu. Una salvia a fiori rossi è ugualmente presente; potrebbe trattarsi di Salvia coccinea Buk’holz ex Etl. oppure Salvia cinnabarina Martens & Galeotti.

Howenia dulcis Thunb. (Rhamnaceae) è un albero asiatico, alto 10-15m, con foglie grandi e lanceolate, verde lucido, decidue; i fiori piccoli e bianchi compaiono tra primavera ed estate; i frutti sferici e coriacei non superano i 4mm di diametro; la parte commestibile, che ricorda il sapore dell’uva passa, è costituita in realtà dai grossi piccioli ramificati, morbidi e semitrasparenti.

Il genere Brachychiton Schott & Endl. (Malvaceae ex Sterculiaceae) raggruppa circa 20-30 specie di arbusti o alberi (fino a 30m di altezza) originari dell'Australia, che alle nostre latitudini possono raggiungere i 10- 15m. Sono anch’essi, come il ben conosciuto baobab (Adansonia digitata L.) ‘alberi bottiglia’, col tronco cioè che tende ad allargarsi alla base per conservare grandi quantità di acqua da utilizzare nelle stagioni secche; hanno chioma grande e foglie di solito ampie, di colore verde brillante, lucide, intere o anche profondamente lobate. Producono frutti in forma di capsule cuoiose e legnose contenenti numerosi semi. Brachychiton discolor F.Muell., caducifoglie, cresce in foresta pluviale, tra le scrub (macchia) costiere dell'Australia orientale (Nuovo Galles del Sud, Queensland). Tende a svilupparsi nelle zone asciutte dell’areale, e talvolta ospita specie epifite. Brachychiton populneus (Schott & Endl.) R.Br., sempreverde, produce fiori verdastri, riuniti in pannocchie. Un esemplare di populneus è ospite degli animali australiani nell’area N del parco. Brachychiton acerifolius (Cunn. ex Don) F.Muell., è il ‘Flame tree’ (albero fiamma), deciduo o semideciduo, apprezzato per la vistosa fioritura

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primaverile di colore rosso (di qui il nome). Il Bioparco ne possiede diversi individui, anche di recente impianto.

Platanus hybrida Brot., oppure Platanus hispanica auct. = Platanus acerifolia (Aiton) Willd. (Platanaceae): in realtà non c’è accordo tra gli autori per la definizione del ‘platano ibrido’ europeo e , per quel che ci riguarda più da vicino, romano; tuttavia per le nostre alberature urbane ci si può riferire ai tre nomi citati senza incorrere in grandi imprecisioni. Platanus è il solo genere della famiglia di appartenenza, che conta poche specie, meno di una decina; sparsi in tutto il Bioparco vivono 40-50 individui, tutti ibridati e, semplificando, li possiamo considerare discendenti di piante derivate in tempi storici, dopo la scoperta dell’America, dall’incrocio tra il P.occidentalis L., americano e il P.orientalis L., europeo; di conseguenza le specie ‘pure’ di orientalis aumentano man, mano che si procede verso le regioni orientali dell’Europa. A Roma ci sono pochi esemplari di orientalis, spesso monumentali: due esemplari di circa 500 anni di età, giganteschi, segnati dal tempo, vivono all’interno del Museo Orto Botanico universitario di Trastevere; un’altra grande pianta sta nei giardini del Quirinale; una decina di alberi, li troviamo nella valletta dei Platani di Villa Borghese: importati da paesi orientali mediterranei, furono messi a dimora durante il 1600; tanto per ricordarne alcuni. Come sappiamo il platano nella capitale occupa un posto privilegiato ed è una presenza consueta e importante (si pensi alle alberature del Lungotevere e di tanti grandi viali cittadini); oltre all’indubbio valore ornamentale, possiede doti rare di robustezza e particolare resistenza allo smog e in generale all’inquinamento metropolitano.

Cycas L.; Araucaria Juss.; ci troviamo in presenza di alcune belle gimnosperme; è l’importante gruppo ancestrale cui appartengono, per intenderci, pini, abeti, cipressi, ecc.; i suoi rappresentanti non producono fiori né frutti, bensì strutture riproduttive squamose, spesso lignificate (pigne, galbuli), le maschili contenenti il polline, le femminili gli ovuli che, a fecondazione (impollinazione) avvenuta daranno origine ai semi. Le Cycas (Cycadaceae) hanno portamento simile a quello delle palme, pur essendo ben distinte da esse riguardo la ‘parentela’; sono ‘fossili viventi’

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che ricordano la morfologia di antenati lontani nel tempo anche 200 milioni di anni (massimo sviluppo durante il Mesozoico) si tratta di essenze di clima caldo e in Italia soltanto la Cycas revoluta Thunb., si è ben adattata; cresce lentamente, ha foglie coriacee e pungenti e un tronco corto e legnoso. Quasi altrettanto antiche ma diversificate e più ‘moderne’ nelle forme, le araucarie (famiglia delle Araucariaceae) possono definirsi le ‘conifere dell’emisfero australe’; nel parco, oltre l’Araucaria excelsa (= Araucaria heterophylla (Salisb.) Franco - per alcuni si tratta della stessa pianta), incontreremo alla fine della visita, l’Araucaria bidwillii, australiana, splendida ornamentale, tanto che è facile incontrarla nelle ville urbane e nei grandi giardini privati.

Cedrela sinensis A.Juss.; = Toona sinensis (A.Juss.) M.Roem. (Meliaceae) albero alto oltre 20m nei luoghi di origine, simile all’ailanto, rustico e resistente alle avversità; proviene dalla Cina e dal sudest asiatico in generale. Tuttavia la specie si è affermata in Italia solo dopo il recente arrivo della cultivar australiana ‘Flamingo’ (fenicottero) e finalmente il suo grande valore ornamentale (e non solo) ha avuto la giusta attenzione da parte di appassionati e coltivatori; l’allusione ai fenicotteri è dovuta al fatto che le giovani foglie primaverili (è specie decidua) si colorano di uno splendido colore rosa prima di virare al verde; in Asia la Cedrela è considerata di grande utilità per la produzione di aromi, sostanze medicinali e legno pregiato (uno dei suoi nomi inglesi Chinese Mahogany, richiama il mogano, che propriamente è fornito però da alberi del genere Swietenia, della medesima famiglia delle meliacee). Chaenomeles Lindl., o anche Cydonia Mill. (Rosaceae), spesso i generi sono considerati sinonimi, ma talvolta si ingenera confusione. Si tratta di arbusti o alberi dai fiori precoci, che di solito appaiono prima delle foglie, rossi, rosa o bianchi a forma di coppa. Da questi si sviluppano i frutti, le mele cotogne, che possono andar bene per gelatine o marmellate aromatiche. Le foglie sono ovali e verde scuro, lucide, caduche; il portamento è globoso, a volte disordinato con rami intricati, spinosi. Le origini sono orientali (e infatti si parla anche di cotogni giapponesi). L’altezza dei cespugli, a seconda della varietà, va da 80 a 250cm; il grande arbusto del Bioparco è annotato come Chaenomeles japonica.

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A portamento arboreo, cito soltanto Cydonia oblonga Mill., (=Pyrus cydonia L.), il cotogno, originario dell'Asia Minore e del Caucaso, che arriva a 5-8m di altezza; pressoché naturalizzato in alcune regioni italiane, è coltivato per il frutto o utilizzato come portinnesto del pero; ed anche Pseudocydonia sinensis K.Schneid (=Cydonia sinensis Thouin), il cotogno cinese che raggiunge e supera i 15m. Il nome Cydonia trae origine dal nome antico della città cretese di Chania.

Principali specie e varietà coltivate di Chaenomeles – Cydonia:Chaenomeles japonica (Thunb.) Lindl. ex Spach, dalla fioritura (marzo - aprile) di color rosso intenso.Chaenomeles speciosa (Sweet) Nakai, ‘Fior di pesco’, folta e spinosa.Chaenomeles superba (Frahm) Rehder, ‘Cotogno da fiore’, spesso ibridato, ad esempio:Chaenomeles x superba ´Crimson and Gold´, a fiori invernali rosso scuro.Chaenomeles x superba ´Cameo´, con stupendi fiori doppi color pesca.Chaenomeles x superba ´Pink Lady´, con fiori di colore rosa scuro con fioritura precoce invernale. (fonte principale: www.piantevivai.com)

Pistacia chinensis Bunge (Anacardiaceae) è un albero di medie dimensioni, originario della Cina centrale e occidentale. È poco esigente in fatto di terreno e può crescere in condizioni difficili; la pianta è caducifoglie, alta fino a 20m, dioica e porta foglie composte, in genere paripennate. I fiori sono lunghe pannocchie apicali, che generano sulla pianta ‘femminile’, bacche rosse e poi blu a maturità. La specie è utilizzata, ove il clima lo permetta, per alberature stradali; risultano attraenti le foglie ed eventualmente i frutti.

Ruellia L. (Acanthaceae) nel parco sono presenti come aiuole e/o come tappezzanti, Ruellia humilis Nutt., talvolta impropriamente chiamata ‘Wild petunia’ (ma la petunia è una solanacea, della stessa famiglia di patata, pomodoro, melanzana ecc.) e Ruellia squarrosa (Fenzl) Cufod.; pressoché tutte le numerose specie del genere, nonostante preferiscano un clima caldo, possono adattarsi a temperature più basse, soffrendo un

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po’ durante l’inverno. Come la maggior parte delle rappresentanti della famiglia, producono bei fiori … La famiglia delle Scrophulariaceae, cui appartiene la pavlonia, unica (forse) specie arborea del gruppo, conta circa 4000 specie, spesso tossiche come la digitale; alcune spontanee o naturalizzate nel parco: Verbascum blattaria L. (verbasco)Anthirrinum tortuosum Bosc. (bocca di leone)Cymbalaria muralis Gaertn., Mey. & Scherb. (ciombolino comune)Kicksia commutata (Bernh.) FritschVeronica arvensis L. (occhi della Madonna)Veronica persica PoiretVeronica cymbalaria BodardVeronica hederifolia L. Veronica polita FriesVeronica anagallis-aquatica L. (veronica acquatica)c Paulownia tomentosa (Thunb.) Steud (= P. imperialis Sieb. & Zucc.) (naturalizzato) c Mimulus tigrinus hort. ibrido orticolo

L’OASI DEL LAGO E LO SPAZIO-GIOCHINell’area dedicata ai giochi dei bambini è presente, col suo cartello didattico descrittivo, un grande ippocastano, Aesculus hippocastanum L. (Hippocastanaceae), albero caducifoglie originario dell’Europa dell’est, introdotto in Italia a metà del cinquecento; porta fiori bianchi o rosa riuniti in pannocchie terminali ed erette lunghe circa 20cm e produce capsule verdi, rotonde, con corti aculei, contenenti 1-3 semi simili a castagne ma non commestibili. Nelle immediate vicinanze si notano una Phytolacca dioica L., l’albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera L.) e un’alta conifera, Picea orientalis (L.) Link (Pinaceae), l’abete del Caucaso, originario del nordest della Turchia e del Caucaso; produce in primavera le strutture riproduttive maschili e femminili separate sulla stessa pianta; seguono i coni (pigne) cilindrici, penduli, lunghi fino a 10cm. Non distante, quasi nascosta dietro un grande cancello, in un’area di servizio non accessibile al pubblico, c’è Jubaea chilensis (Molina) Baill., la ‘palma da vino’ cilena. Sulle sponde del lago, dal lato del Museo Civico di Zoologia, in un’aiuola piantata con rose rugose e Rosa chinensis “Mutabilis”, si

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trova un grande cespuglio di Chimonanthus praecox (L.) Link (Calycanthaceae). Intorno alle sponde del lago è possibile vedere la Salvia guaranitica A.St.-Hil. ex Benth. a fioritura viola. In estate, soprattutto nella piccola zona dedicata alle farfalle di Roma, è abbondante la fioritura di Buddleja davidii Franch., un arbusto caducifoglie a rami arcuati. Assieme alle buddleie, sempre nella stessa zona del parco possiamo osservare cespugli di lantana (Lantana camara L., altra pianta attrattiva per le farfalle) e Hibiscus mutabilis L., dalla prolungata fioritura tardiva (da settembre a dicembre) e dalla caratteristica compresenza di fiori a diversa colorazione: questa è la particolarità di mutabilis (dal verbo latino “mutare”, cambiare, trasformarsi), che muta il colore dei fiori passando dal rosa carico al bianco nell’arco di una sola giornata. Al centro dell’oasi del lago si trovano un imponente Cedrus deodara (Roxb.) G.Don, (Pinaceae), che sfiora i 30m di altezza, diversi esemplari di cefalotasso (Cephalotaxus fortunei Hook.), un grande Abies nordmanniana (Steven) Spach (Pinaceae) più che secolare così come un antico Prunus laurocerasus L. dalla spettacolare fioritura primaverile. Numerosi platani ibridi comuni (Platanus hybrida Brot.) alti oltre 20m, alcuni assai antichi (ai piedi del più grande, isolato e descritto con la targa metallica, una Rhus typhina L. (Anacardiaceae), il ‘sommaco americano’, in fiore d’estate), costeggiano le aree degli elefanti (aiuola BB) e dei guanachi (aiuola CC) fino alla ‘Valle degli Orsi’ (aiuola T); tra loro una Koelreuteria paniculata Laxm. (Sapindaceae), e un Libocedrus (Calocedrus) decurrens Torr., conifera cupressacea che si fa strada in altezza tra gli ippocastani …

Aesculus hippocastanus L. (Hippocastanaceae o Sapindaceae, secondo alcuni) è originario dell’Europa orientale; è un tipico albero da parco e viale alberato, sia per la bellezza della chioma che per la fioritura primaverile. Il nome deriva dal greco ippos, cavallo e castanon, castagno, perchè i semi (ricchi di amido) erano impiegati, in quantità moderate, per la cura dei cavalli, pratica ormai abbandonata al giorno d’oggi: il Mattioli chiarisce l’origine del nome della pianta proprio facendolo risalire ai frutti; scriveva infatti: “Chiamansi a Costantinopoli castagne cavalline per giovar elle ai cavalli bolsi (affetti da malattia respiratoria) e che tossiscono, date loro a mangiare.” Il frutto dell’ippocastano ricorda quello della castagna dolce perché si tratta di un riccio con spine rade, poco pungenti. Le

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castagne d’India possono trovare tuttavia ancora impiego nell’alimentazione di molte specie animali (non sono velenose, come lo sono potenzialmente per l’uomo, a patto di rispettare certe dosi). Valgono all’incirca come le ghiande e sono poco inferiori alle castagne; non vanno date a cavalli, cani, gatti, conigli, roditori d’appartamento (scoiattoli, criceti, e simili). Di scarso interesse è l’impiego per gli avicoli, i pesci in allevamento ed i suini; nei bovini costituiscono un’ottima fonte energetica. Ottimo infine per gli ovini e i caprini, i veri consumatori di castagne amare. L’ippocastano è impiegato in fitoterapia e, sia bianco che rosso, è compreso fra i fiori di Bach. Aesculus x carnea J.Zeyh., è una specie a fiori rossi, nata in coltura come ibrido fra il comune ippocastano e Aesculus pavia L., arbusto di origine nordamericana dai fiori porpora o cremisi. (fonte principale: www.giardini.biz)

Phytolacca dioica L. (Phytolaccaceae) ha l’aspetto di un albero sempreverde, a crescita veloce, che raggiunge i 20m di altezza, sviluppando una chioma molto ampia che protegge dal sole e dalla pioggia; è originario della pampa del Sudamerica (simbolo di Uruguay e Argentina, e nei luoghi di origine è conosciuto col nome di ‘ombu’) ma diffuso anche presso di noi nella regione mediterranea; possiede radici nodose affioranti dal terreno in prossimità del tronco breve e tozzo. Può considerarsi un’erba gigante più che un albero vero e proprio, e non produce i caratteristici anelli di accrescimento stagionali (quelli utilizzati comunemente per la determinazione dell’età); infatti il suo tronco, resistente al passaggio del fuoco, consiste in un ispessimento del fusto e il materiale di cui è formato risulta tenero e spugnoso (ha la proprietà di trattenere l’acqua) e si può tagliare con un coltello. La linfa è velenosa, il che allontana cavallette ed altri parassiti; inoltre localmente le foglie sono assunte come lassativo o purgante, ma l’uso è comunque sconsigliato. In Italia fiorisce tra la primavera e l'estate; la pianta femminile (è una specie dioica nella quale gli organi riproduttivi maschili, gli stami, e femminili, il pistillo, sono portati da individui distinti) produce grappoli di bacche gialle. Allo stesso genere appartiene la specie Phytolacca americana L., nota infestante dalle bacche di colore rossoscuro, viola, un tempo adoperate per produrre un colorante per tingere la lana. La pianta,

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tossica in tutte le sue parti, è dotata di un grosso rizoma sotterraneo dal quale ogni anno in primavera emette nuove radici e fusti avventizi.

Liriodendron tulipifera L. (Magnoliaceae) è detto l’albero dei tulipani per i suoi fiori, visibili dalla tarda primavera, simili a tulipani di colore verde-giallo con sfumature arancioni; le foglie, decidue, hanno una caratteristica forma quadrata lobata con apici. E’ originario della costa orientale degli Stati Uniti ma viene coltivato in Europa e altre zone del globo, principalmente come pianta ornamentale e può raggiungere i 25 metri di altezza.

Chimonanthus praecox (L.) Link, Calycanthaceae (= Calycanthus praecox L.): il nome deriva dal greco chimònas (inverno), in riferimento alla fioritura di questi arbusti alti 2m circa, dalle foglie larghe caduche, ovate, fusti eretti e ramificati, fiori ascellari profumati, di colore giallognolo con sfumature rosso-brunastre. Viene utilizzato come ornamentale nei giardini ed è coltivato per la produzione di rami fioriti recisi per decorare gli appartamenti; è originario della Cina, fiorisce in pieno inverno anche col gelo.

Buddleja davidii Franch. (Buddlejaceae) noto anche come ‘albero delle farfalle’ poiché la prolungata e profumata fioritura estiva, facilita la continua visita dei lepidotteri. La specie è dedicata al botanico, zoologo e missionario francese Armand David (1826-1900) che operò in Cina, Mongolia e Tibet. L'infiorescenza è una pannocchia conica terminale (diametro circa 3cm per una lunghezza fino a 50cm) formata da numerosi piccoli fiori strettamente uniti. Quando arrivò in Europa, dalla Cina nord-occidentale, intorno al 1895 a scopo ornamentale, non si previde la sua rapida espansione e la sua capacità di adattarsi a qualunque tipo di terreno fino a divenire infestante e difficile da eliminare; in Italia è comune soprattutto al nord dove è naturalizzata, data la sua resistenza alle basse temperature.

Lantana camara L. (Verbenaceae) bell'arbusto sempreverde, di medie dimensioni, e di aspetto attraente che può raggiungere i due metri di altezza; la foglia verde, ha forma ovale, ed è rugosa e tomentosa; se

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sfregata, emana un odore non gradevole per l’uomo e per molti insetti; attrae di contro le farfalle. In primavera e fino all'autunno produce numerosi piccoli fiori tubolari, riuniti in corimbi ombrelliformi. Con il passare dei giorni i fiori possono cambiare colore, quindi nella medesima infiorescenza troviamo piccoli fiori in sfumature diverse. Questa pianta (il genere conta diverse specie anche di Africa ed Europa), è originaria dell'America meridionale tropicale; le specie botaniche più utilizzate sono la camara e Lantana montevidensis (=sellowiana) (Spreng.) Briq., con fiori lilla o gialli, e portamento più basso tanto da essere utilizzata per bordure o come tappezzante; le lantane importate in Italia si sono ben acclimatate e tendono a naturalizzarsi. Nei vivai troviamo numerosi ibridi, in genere delle specie succitate.

Hibiscus calyphyllus Cav. (Malvaceae), perenne erbacea o arbustiva, al massimo alta 2 o 3 metri, pubescente e irsuta; ha foglie grandi intere o lobate a tre, e fiori solitari di 15-18cm di diametro, colore giallo zolfo e gola marrone scuro, da estate a inverno. È originario dell’Africa tropicale. Sono segnalati dalle fonti del Bioparco, anche Hibiscus militaris Cav. (= Hibiscus laevis All.) arbusto di media altezza (2m e più) a fioritura estiva, con grandi fiori (15cm) di colore crema o rosa, e gola scura; porta foglie trilobate che ricordano la forma delle alabarde medievali (da cui militaris); può abbellire anche il bordo di piccoli specchi d’acqua o giardini acquatici; la sua origine è dall’America centrale e nordorientale; Hibiscus indicus (Burm.f.) Hochr., è un ibisco della Cina, alto anche 3m, con foglie trilobate ma poco incise, e fiori rosa di 15cm circa di diametro; fiorisce da giugno all’autunno.

QUESTO CEDRO è nominato Cedrus deodora (Roxb. ex Lamb.) G.Don, nel libro di Gratani-Bonito, Villa Borghese. Viali, giardini ed alberi monumentali, Palombi 2013, pag.161 (in particolare l’autore Lamb. è riportato come Lomb., sembra tuttavia un errore di stampa poiché il nome ‘Lomb.’ non è presente nella ‘lista delle abbreviazioni standard degli autori botanici’ proposta da wikipedia). Il dubbio c’è anche sulla specie per il fatto che nel commento alla relativa foto a pag.162, si parla di deodara e non più di deodora; circa gli autori, il sito di ‘botanica sistematica’ (http://luirig.altervista.org/botanica/index.htm) parla di

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Cedrus deodora (Roxb. ex D. Don) G. Don mentre l’ ‘Encyclopedia of life’ (eol.org) riporta effettivamente Cedrus deodora (Roxb. ex Lambert, 1830) e cita la fonte IABIN (www.iabin.net): la Inter-American Biodiversity Information Network è un forum per promuovere la collaborazione tecnica e di coordinamento tra i paesi americani a raccolta, condivisione e utilizzo delle informazioni sulla biodiversità ... una mini discussione botanica!

Cephalotaxus fortunei Hook. (Cephalotaxaceae), dal nome del botanico Robert Fortune, che la portò in Europa e negli Stati Uniti a metà dell’800; è un arbusto alto fino a 6 metri (ma talvolta diventa un piccolo albero e supera anche i 10 metri) assai ramificato ed intricato. E’ originario delle montagne della Cina sud-orientale e del Vietnam e preferisce luoghi freschi e terreni calcarei. Le strutture riproduttive maschili (microsporofilli) sono piccole, globose e giallastre, all’ascella delle foglie sui rami dell’anno precedente; quelle femminili (macrosporofilli) sono rotonde riunite in gruppi di 5-6; compaiono tra marzo e aprile. I semi sono rossastri, grandi circa 3 centimetri, ricoperti di polpa trasparente e morbida. La specie è solitamente dioica, in effetti non si riscontra produzione di semi negli esemplari, peraltro numerosi, presenti nel Bioparco che appaiono perciò tutti individui ‘maschili’. (www3.unibo.it)

Prunus laurocerasus L. (Rosaceae) il lauroceraso, arbusto sempreverde, alto fino a 7-8m, dalle belle foglie ovali verdi e coriacee, risulta adatto a formare fitte e belle siepi; l’epiteto specifico si riferisce a laurus (alloro) e cerasus (ciliegio), per la somiglianza delle foglie con quelle dell'alloro (Laurus nobilis L.); è assai difficile confondere la foglia delle due specie ma, ove ciò accada, ricordiamo che il lauroceraso, a lungo utilizzato come pianta officinale, è in realtà velenoso per la proprietà di produrre acido cianidrico; è una delle poche specie che in Italia può causare la morte, se assunta, al pari ad esempio di ricino, cicuta, digitale, alcune solanacee e via dicendo. In aprile, giugno, produce infiorescenze di fiori bianchi (in racemi) odorosi; i frutti sono drupe nero-bluastre a maturazione.

Rhus typhina L. (Anacardiaceae), il sommacco è un arbusto, o alberello rustico, caducifoglia, originario del Nordamerica. Ha tronco corto e

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portamento disordinato; le foglie caduche, simili a quelle delle felci, in autunno tendono al colore rosso-arancio brillante. In estate produce pannocchie coniche (di 15-20cm) di fiorellini di colore giallo verdastro; le infruttescenze erette, rosse, tomentose, ricoperte da una leggera peluria, restano a lungo sulla pianta contribuendo al suo valore decorativo.

Koelreuteria paniculata Laxm. (Sapindaceae) albero a foglia composta, caduca, alto 12-15m, anche detto ‘albero delle lanterne cinesi’, per la somiglianza coi frutti membranosi; produce abbondanti fiori gialli da metà estate, belli e decorativi. E’ originario di Cina, Corea e Giappone.

LA VALLE DEGLI ORSI E IL CASUARIO Di fronte alla Casa degli Orsi, c’è un altro gruppo di Cephalotaxus fortunei Hook. e un altro Abies nordmanniana (Steven) Spach; poi, presso i Kulan vediamo il pioppo bianco (Populus alba L., Salicaceae), un’Acacia caven Molina e la Lonicera fragrantissima Lindl. & Paxton, dalla fioritura invernale abbondante e profumata; intorno, malvoni (ad esempio la malvarosa Alcea rosea L., o i generi Althea e Lavatera, tutte malvacee); ‘senecioni messicani’ (Senecio petasitis) e grandi cespugli di Cestrum sp, genere di solanacee che conta quasi 200 specie americane dal sud degli Stati Uniti fino al centrosud del Cile. Proseguendo, annotiamo una varietà di Weigela florida (Bunge) A.DC. a fiore bianco (vedi ad esempio ‘Candida’ o ‘White Knight’) che stenta a farsi strada tra il fogliame di una altrettanto bella ipomea, e Myoporum laetum G.Forst. (Scrophulariaceae ex Myoporaceae), un’essenza neozelandese sempreverde di alcuni metri, che dall’autunno si ricopre di piccoli fiori bianchi. Tra i cammelli della Battriana e il Casuario, uccello alto fino a 2m, non volatore e gravemente minacciato nei suoi habitat di foresta australe (aiuola EE) passiamo accanto a due acacie (la seconda, più piccola, spinosissima, Acacia karoo?), Phlomis fruticosa L., Achantus arboreus Forssk., graminacee e leguminose; il Casuario ha a disposizione un’area discreta e una vegetazione folta e vigorosa, tra cui spicca, all’epoca della fioritura in aprile-maggio, un Crataegus laevigata (Poir.) DC. (Rosaceae).

Populus alba L. (Salicaceae), originario di Europa, Nordafrica e Asia occidentale. In Italia si incontra facilmente lungo le rive dei corsi d'acqua

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e dei laghi; può superare anche i 35 metri di altezza, ha chioma arrotondata, foglie decidue, con la pagina inferiore biancastra. La pianta è dioica, sia i fiori maschili che femminili si sviluppano in amenti; i frutti sono capsule pendenti dai rami che in primavera liberano semi piumosi trasportati dal vento. E’ albero ornamentale, apprezzato per la chioma bianco argentata. I piumini lanuginosi primaverili, forse un po’ fastidiosi, non danno allergie o altri problemi di sorta; in effetti l’esemplare di P.alba del Bioparco sito tra Guanachi e Orsi, ricopre a stagione tutto il vialetto antistante e spesso il tappeto bianco lanuginoso è guardato con sospetto, possiamo dire ingiustificato.

Populus nigra L., stesse origini, dimensioni e ‘abitudini’. In Italia è molto diffuso specie sulle rive dei corsi d'acqua. C’è differenza evidente, ai fini di un rapido riconoscimento, nella foglia triangolare, cuoriforme, consistente, lucida. La varietà Populus nigra “Italica”, forse selezionata in Lombardia nel XVII secolo, è il ‘Pioppo cipressino’ o ‘Pioppo lombardo’ con chioma stretta, tradizionalmente impiegato per le alberature che fiancheggiano canali o viali di ville e proprietà rurali.

Acacia caven Molina (Mimosaceae) leguminosa originaria del Sudamerica, fiorisce a inizio primavera e copre i rami spinosissimi di bei fiori color oro. Alta fino a 6m, assume portamento contorto e corteccia rugosa. Produce caratteristici frutti rigidi, cuoiosi, di colore marrone.

Lonicera fragrantissima Lindl. & Paxton (Caprifoliaceae), originaria della Cina, specie semipersistente, a portamento arbustivo che può raggiungere i 2-3m di altezza, deve il suo nome all’intenso profumo emanato dai fiori invernali, di colore bianco-crema che compaiono da dicembre a marzo.

I MALVONIÈ il nome comune con cui vengono designate genericamente piante malvacee per lo più spontanee, alte fino a 2 metri, che producono fiori grandi e vistosi; a Roma non è raro incontrare queste fioriture dai colori vivaci persino lungo le massicciate ferroviarie; i ‘malvoni’ appartengono per la maggior parte ai generi, descritti da Linneo, Alcea, Althea e

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Lavatera, ciascuno con meno di 20 specie, talvolta sinonimi tra loro o con i generi ‘fratelli’ Malva e Abutilon (ancora Linneo); cito a titolo di esempio Alcea rosea L. (= Althea rosea (L.) Cav.), Althaea officinalis L., l’altea comune, e Lavatera trimestris L., la ‘Malva regina’, arbustiva o arborea. Come è noto molte essenze della famiglia sono piante officinali.

La sistematica recente ha compreso nell’unica famiglia delle Malvaceae anche le ‘cugine’ Sterculiaceae, Bombacaceae e Tiliaceae, citate nel testo; il totale delle specie si aggirerebbe così a più di 2500 (di cui 1000 ex-malvacee). Nel prato sono spontanee: Malva sylvestris L. (malva comune) Malva nicaeensis All. (malva scabra) Lavatera cretica L. Alcea rosea L. spontaneizzata Abutilon teophrasti Med. (cencio molle) inselvatichitoc Hibiscus syriacus L. (alberello che orna molte strade della Capitale)

Senecio petasitis (Sims) DC. (Asteraceae) ‘senecione’ messicano; cespuglio perenne, sempreverde, alto fino a 3 metri, presenta ampie foglie verde chiaro e folte infiorescenze composte da piccole ‘margherite’ di colore giallo, in inverno. Il sinonimo Roldana petasitis (Sims) H.Rob. & Brettell è dedicato a Eugenio Roldan (1778-1813) personaggio popolare messicano, contadino dello stato di Otumba, caduto nella guerra d'indipendenza del Messico dal dominio coloniale spagnolo.

Cestrum L. (Solanaceae); si tratta di arbusti alti 1-4m, per lo più sempreverdi e tossici, ma apprezzati per le fioriture abbondanti, varie e profumate che ne fanno comuni piante ornamentali e talvolta invasive. Sicuramente presente Cestrum parqui L’Hér. a fiori gialli e Cestrum aurantiacum Lindl., a fiori arancioni, fioriti a inizio primavera (cfr Cestrum endlicheri Miers.).

Weigela Thunb. (Caprifoliaceae) è un genere che comprende una dozzina di specie originarie dell’Asia orientale; per la bellezza dei fiori sono piante coltivate come ornamentali. Si tratta di arbusti medi, a foglia caduca che producono dalla primavera inoltrata, fiori grandi (fino a 4cm) isolati o a

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gruppi, bianchi o colorati, anche delicati. Sono numerose le cultivar, molto richieste per arricchire i giardini o formare siepi vivacemente colorate.

Crataegus L. (Rosaceae) genere del biancospino che comprende circa duecento specie di alberi ed arbusti a foglia caduca, originari di Europa, Asia e Nordamerica, con chioma in genere disordinata e foglie di colore verde scuro; gli arbusti raggiungono i 3-4 metri di altezza, gli alberi circa il doppio. In primavera Crataegus laevigata (Poir.) DC., il biancospino selvatico, produce fiori pentameri, di colore bianco o rosa; in estate compaiono le bacche rosse ovali, persistenti fino all’inverno. I frutti sono commestibili, e possono essere utilizzati per preparare marmellate.

IL SOTTOPASSOSiamo al passaggio che consente di raggiungere la zona più alta del Bioparco (una zona di circa 5 ettari chiamata Ampliamento, perché aggiunta al nucleo iniziale del parco nel 1935); ci sono alberi di Salix babylonica L., il salice piangente, una Zelkova sp., l’olmo giapponese, ortensie (ad esempio Hydrangea quercifolia Bartram) e, sotto il cavalcavia, esemplari di Philodendron selloum K. Koch (Araceae), e di Strelitzia reginae Aiton (Strelitziaceae) coltivati in vaso. Nei mesi caldi è presente anche una Zamia furfuracea L.f. in Aiton (Zamiaceae) nativa del Messico, sinonimo di Zamia latifolia Lodd. ex Miq., ricoverata in serra nei mesi più freddi dell’anno. Davanti a noi, la lunga scalinata che direttamente porta alla voliera; alla base si trovano due giovani esemplari di Podocarpus macrophyllus (Thunb.) Sweet (Podocarpaceae) e altrettanti alberelli di Ilex aquifolium L. (Aquifoliaceae) mentre, attorno e ai lati, si trovano dei giganteschi cedri africani (Cedrus atlantica (Endl.) Manetti ex Carrière) sui cui rami si osservano talvolta appollaiati i pavoni lasciati liberi per i viali ...

Salix L. (Salicaceae) genere che raggruppa circa 300 specie di arbusti e alberi, alti fino a 20-25m, in genere dioici, caducifoglie, spontanei nel vasto areale comprensivo di Europa, bacino mediterraneo, Caucaso e Medio Oriente. Sono piante non esigenti in fatto di terreno e capaci di sopravvivere in condizioni difficili; sono inoltre ‘pioniere’, cioè specie che

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per prime colonizzano zone private della vegetazione per i più svariati motivi: incendi, frane, colate laviche (assieme a muschi e licheni), dune costiere (assieme per esempio a Cakile maritima Scop.), opere dell’uomo … I salici prediligono in genere terreni umidi, anche bagnati o argillosi, spesso in prossimità di laghi o fiumi (Salix alba L., salice bianco o comune); per quanto riguarda l’uso tradizionale dei rami flessibili (vimini) nell’artigianato, ci possiamo riferire ad esempio a Salix viminalis L.; nel particolare, l’albero preso a riferimento qui al Bioparco è la specie naturalizzata in Italia Salix babylonica L., cioè il noto ‘salice piangente’ di buon valore ornamentale (assai simile al ‘fratello’ Salix matsudana Koidz.); entrambi provengono dalla Cina a clima temperato.

Zelkova Spach (Ulmaceae) genere ampiamente diffuso in tutto l'emisfero nord sino al Pliocene (5-3 Ma circa). Le estese glaciazioni del Pleistocene (l’ultimo periodo glaciale ebbe termine circa 12000 anni fa) l’hanno confinato al suo attuale areale che comprende l'Asia e poche località europee. L’albero che si scorge a distanza, prima di varcare il sottopasso, è con ogni probabilità la Zelkova serrata (Thunb.) Makino, in sostanza un olmo (la foglia è simile a quella del bagolaro) nativo di Giappone, Cina e Corea, alto anche 30m, deciduo, dalla bella e caratteristica corteccia a placche arancioni su sfondo grigio-avana; la pianta è una delle specie preferite dai bonsaisti, per bellezza, resistenza e adattabilità.

Hydrangea L. (Hydrangeaceae) è il genere dell’ortensia e comprende diverse specie di piante legnose arbustive. Particolari sono le infiorescenze più o meno sferiche (corimbi o pannocchie), che portano fiori di solito sterili, soprattutto quelli esterni, per cui sono sostituiti dai sepali, grandi e petaliformi, mentre le altre parti fiorali sono abortite. Nella maggior parte delle specie i fiori sono bianchi, ma in alcune (come H. macrophylla Ser.), possono essere blu, rossi, rosa, violetto o viola scuro, anche a seconda del differente pH del terreno.

Philodendron selloum K. Koch (= Philodendron bipinnatifidum Schott ex Endl.) Araceae; originaria del Brasile, questa specie non rampicante è caratterizzata da un fusto corto e spesso sul quale si inseriscono i lunghi piccioli delle foglie. Queste nello stadio giovanile presentano forma a

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cuore con margine talvolta leggermente inciso; mentre in quello adulto (che comincia a due anni) presentano la lamina profondamente incisa, talvolta fino alla nervatura centrale, tanto da sembrare divisa in tante piccole foglioline. Può raggiungere l’altezza di 1,2m.; mentre le foglie adulte possono misurare 60cm di lunghezza e 45cm di larghezza.

IL GENERE (dal greco philos, caro e dendron, albero), comprende quasi 300 specie, con grado di tossicità da lieve a letale, soprattutto per gli animali domestici, di piante sempreverdi striscianti e decombenti, rampicanti, erette con breve fusto e persino semi-arborescenti o epifite. Il grande dimorfismo, che talvolta esiste tra lo stadio giovanile e quello adulto, ha reso più difficile la classificazione delle specie appartenenti al genere, tanto che a volte sono stati classificati come appartenenti a specie diverse esemplari che, invece, dovevano le loro differenze morfologiche al diverso stadio di vita in cui si trovavano ad essere. La materia viene complicata inoltre dalla presenza di un grande numero di ibridi primari, naturali e originari, o apparsi in coltivazione, anche per mutazione. Di solito le piante non fioriscono in coltivazione e, anche in serra, può capitare solo su esemplari di molti anni. (www.agraria.org)

Strelitzia Aiton (Strelitziaceae) genere di piante erbacee, originarie dell'Africa australe, spesso alte diversi metri e dalle ampie foglie persistenti. La specie più coltivata come ornamentale è la Strelitzia reginae Aiton, sudafricana, a crescita lenta, dai particolari fiori a forma di ‘becco di airone’, di colore arancio, giallo e blu intenso, persistenti a lungo; è utile segnalare anche la Strelitzia nicolai Regel & Körn., sudafricana, pure presente nel parco nell’area B, alta fino a 8m e assai simile a un banano, ma i fiori a becco di uccello, grandi, scuri, bluastri, ne rivelano la vera identità.

Zamia furfuracea L.f. in Aiton (Zamiaceae); la speciè è nativa messicana, e cresce di solito su terreni aridi e sabbiosi. Il fusto è tozzo, in parte sotterraneo, per trattenere l’acqua da usare durante la stagione secca. Le foglie, lunghe fino a 1m, sono coriacee, pennate, verdi, cerose, disposte a rosetta apicale (come una palma). Le zamie, simili alle cycas, sono dioiche,

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producono alti coni maschili, e coni femminili arrotondati; i semi sono piccole ‘uova’ rosse di circa un centimetro di diametro.

Podocarpus macrophyllus (Thunb.) Sweet (Podocarpaceae) conifera sempreverde a foglie lineari, comune nei giardini e templi asiatici, originaria di Cina e Giappone. I podocarpi possono definirsi le conifere dell’emisfero sud del pianeta, e sono alti in genere fino a 25m. Alla fine del processo di maturazione, le piante producono una sorta di grosse ‘bacche’ scure, carnose, appetite dagli uccelli, i quali favoriscono la dispersione dei semi all’atto dell’espulsione. Si tratta di arbusti o alberi per la maggior parte dioici.

GLI SCIMPANZÈ E LA GRANDE VOLIERAPercorrendo la salita che si trova sulla sinistra, sotto maestosi lecci ultracentenari (Quercus ilex L.), si arriva alla volta della ‘Selva dei Lupi’ e, più avanti, al punto ristoro della Grande Voliera: qui spicca, isolata, una notevole sughera (Quercus suber L.); guardandoci intorno, non si può ignorare un grosso leccio solitario e un’acacia spinosa (Acacia sp) addossata alle gabbie dei Bucorvi abissini (aiuola NN); belle le fioriture ornamentali del Clerodendrum ugandense Prain (Verbenaceae), il ‘Blue butterfly bush’, visibile presso la nuova ‘Casa degli oranghi’ (area QQ) nativo dell’Africa; e ancora di una Buddleja e della Bauhinia, appoggiate alla voliera. All’interno della struttura le molte specie di uccelli presenti in tanti esemplari, dispongono di alcuni interessanti alberi da cui ricavano anche il materiale per costruire il nido, talvolta con l’aiuto dell’uomo (piattaforme aeree e simili): il carrubo, Ceratonia siliqua L. (Leguminosae), Schinus terebinthifolius Raddi (Anacardiaceae), un Cercis siliquastrum L., una bella cultivar ‘Tortuosa’ di salice (Salix sp.), e Thalia dealbata Fraser ex Roscoe (Marantaceae), alta pianta palustre. Ci spostiamo di poco per vedere il vicino ‘Villaggio degli Scimpanzè’ (aiuola RR); data la vivacità e la potenziale distruttività di questi primati, sono state scelte, nel tempo, piante come le berberidacee Mahonia aquifolium (Pursh) Nutt. e Berberis thunbergii DC., Ilex aquifolium L. (Aquifoliaceae) Osmanthus heterophyllus (Don) Green (Oleaceae) la cannuccia di palude Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. (Poaceae) e le rosacee Pyracantha coccinea Roem., Rosa canina L., Rosa chinensis Jacq., Rubus idaeus L., Crataegus monogyna

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Jacq., tutte specie spinose o comunque sgradevoli per il sapore o altre caratteristiche.

Quercus ilex L. (Fagaceae) è il leccio, la più nota tra le poche querce sempreverdi, che vediamo ovunque in Roma e che ci regala in estate un’ombra di grande ‘qualità’: in un bosco non particolarmente esteso di lecci, la temperatura può calare anche di tre gradi e questo per la disposizione delle foglie coriacee che, incaricate di intercettare la luce senza interferire tra loro, non fanno filtrare i raggi del sole nel sottobosco, caratteristica peraltro non esclusiva della specie. Nel parco sono presenti quasi 150 lecci.

Clerodendrum ugandense Prain (= Clerodendrum myricoides (Hochst) Vatke) Verbenaceae, nativo dell’ Africa, è un arbusto sempreverde con le infiorescenze blu all’estremita dei rami, che ricordano farfalle in volo. (www.adipa.it)

Bauhinia cfr purpurea L. (Caesalpiniaceae) l’albero delle orchidee, per la forma dei grandi fiori; il genere comprende circa 300 specie di piccoli alberi, arbusti e rampicanti, a diffusione pantropicale. Il nome è un omaggio ai due naturalisti svizzeri Johann e Caspar Bauhin che vissero tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo. La specie purpurea è dell'India e della Cina ed è particolarmente sensibile alle basse temperature. Le foglie sono caduche, coriacee, bilobate e cuoriformi alla base. A causa della scarsa resistenza al freddo può darsi che l’albero del bioparco sia una specie simile o un ibrido. Curiosità: la specie Bauhinia x blakeana Dunn è stata adottata come emblema floreale di Hong Kong nel 1965. (fonti varie)

In estate è abbondante la fioritura di Buddleja davidii Franch., un arbusto caducifoglio a rami arcuati, appartenente alla famiglia delle Buddlejaceae (Scrophulariaceae secondo la classificazione APG) originario della Cina nordoccidentale.

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LA VOLIERACeratonia siliqua L. (Leguminosae) il carrubo è una pianta sempreverde, generalmente dioica, rustica, poco esigente in fatto di terreno (che può essere anche arido e/o calcareo). L’albero è longevo e cresce lentamente, anche fino a 10m, spontaneo nel sud dell’Italia, in tutto il bacino mediterraneo, e sulle coste atlantiche di Marocco e Portogallo. Dal punto di vista tassonomico viene inserito da alcuni autori nella famiglia delle Fabaceae, da altri nelle Caesalpiniaceae; in ogni caso è una leguminosa, il cui frutto è il lungo carrubo commestibile, marrone scuro a maturità. Dato che si tratta di una specie arcinota in Italia è facile reperire informazioni sui suoi molteplici aspetti e usi; soltanto a titolo di curiosità, riportiamo il nome arabo dell’albero, qīrāṭ o karat, da cui deriva il nome dell'unità di misura, carato, in uso per le pietre preziose, equivalente a un quinto di grammo, poiché si ritenevano i semi della pianta pressoché uniformi per peso e dimensione, e quindi utili per le misurazioni.

Schinus terebinthifolius Raddi (Anacardiaceae) l’albero del pepe brasiliano, o pepe rosa (come il suo parente prossimo Schinus molle), è un piccolo albero sempreverde sudamericano di circa 7m, dioico, con foglie composte da numerose foglioline, e fiori piccoli, di colore bianco o giallo-verdastri, riuniti in racemi, in maggio-giugno; la pianta ‘femminile’ darà poi grappoli di piccole bacche aromatiche, piccantine.

Tamarix gallica L. (Tamaricaceae), la tamerice comune, è un arbusto o piccolo albero deciduo, del bacino occidentale del Mediterraneo a portamento disordinato, con rami sottili e tortuosi, tipica di zone sabbiose litoranee (resiste bene alla salsedine), comune nei pressi di corsi d’acqua; le foglie, piccole, squamiformi e addensate, possono farla assomigliare da lontano ad una conifera (un po’ come succede per le casuarine); i fiori, precoci in primavera, compaiono raccolti in racemi grandi e piumosi, di un bel colore rosa.

Cercis siliquastrum L. (Caesalpiniaceae, per altri Fabaceae) l'albero di Giuda o siliquastro è una leguminosa, apprezzata come pianta ornamentale nei giardini e per le alberature stradali, per la sua resistenza agli agenti inquinanti urbani. È un albero caducifoglia, a lenta crescita, di

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altezza contenuta, fino a 10m, ma piuttosto massiccio, rustico e capace di rivivere come arbusto se tagliato o potato eccessivamente. Le foglie cordiformi compaiono a primavera inoltrata, dopo la fioritura rosa fucsia (altre varietà sono a fiore bianco) abbondante e vistosa; caratteristica della specie è la caulifloria, coi fiori (commestibili) che nascono direttamente dalla corteccia dei rami e del tronco. I frutti sono baccelli scuri, prodotti in grande numero, che rimangono a lungo sulla pianta e i cui semi sono un buon cibo per uccelli. L'albero di Giuda è originario dell'area mediterranea ed è capace di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno, specialmente calcareo, arido e pietroso. Accenniamo comunque alla più diffusa leggenda, peraltro quasi sicuramente infondata, che fa derivare il nome comune dell’albero dal noto suicidio di Giuda descritto nei Vangeli.

Thalia dealbata Fraser ex Roscoe (Marantaceae) pianta acquatica rizomatosa perenne, decidua, originaria degli Stati Uniti. Forma un folto cespo di lunghe foglie appuntite, ovali, che crescono su steli rigidi. Durante l’estate, produce i fiori color viola che, insieme ai sepali grigio-biancastri, formano vistose infiorescenze, lunghe, a forma di spiga, che superano l’altezza della pianta (può raggiungere i 150cm); i frutti, piccole bacche scure, sono autunnali. La talia cresce rapidamente e ha bisogno di una discreta estensione per svilupparsi; dunque non è adatta per giardini acquatici di dimensioni modeste.

SE NON SIETE STANCHI …Girando tutt’intorno all’area (aiuola RR), si può immaginare un ulteriore mini-percorso botanico per via del numero e varietà delle specie coltivate; ci sono bignonie (Bignonia capreolata L. che si arrampica sugli alti rami circostanti; e Bignonia unguis-cati L.), acantacee (Odontonema cuspidatum (Nees) Kuntze), aralie (Fatsia japonica Thunb. e Tetrapanax papyrifer (Hook.) Koch), Ficus pumila L., Senecio angulatus L.f. (Asteraceae), la comune sempreverde, rampicante e succulenta sudafricana che si ricopre in autunno di belle margherite gialle; malvacee (Hibiscus sp.) e molti bambù tra i quali, caratteristico è Sasa palmata (hort. ex Burb.) E.G.Camus (hort. è l’abbreviazione del latino hortulanorum (dei giardinieri). In nomenclatura botanica si aggiunge al nome di specie o varietà usate in orticoltura).

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Bignonia capreolata L. (Bignoniaceae), la ‘Cross vine’, originaria delle zone orientali degli Stati Uniti, è una pianta rampicante dotata di viticci fogliari; il fogliame semipersistente o sempreverde di colore scuro, è composto da 2 foglioline oblunghe e strette. Può raggiungere i 10m di altezza e fiorisce in estate con fiori imbutiformi, profumati, di colore arancio-rosso, in infiorescenze cui seguono capsule allungate. La capreolata è ideale per muri e pergolati; qui la troviamo appoggiata ai grandi alberi.

Bignonia unguis-cati L. (= Macfadyena unguis-cati (L.) Gentry; Doxanta unguis-cati (L.) Miers) Bignoniaceae; è una rampicante, perenne, erbacea e legnosa, che può arrivare a 10m d'altezza. Ha foglie sempreverdi, composte da due foglioline, di forma stretta e ovale, munite di un viticcio uncinato (unghia del gatto); i fiori tubulari, grandi fino a 10cm, sono gialli con strie arancioni all’interno, e persistono da fine primavera a inizio estate; la unguis-cati cresce rapidamente, produce semi in abbondanza e può risultare invasiva. Proviene dal Messico, ma ovunque è coltivata come ornamentale.

Odontonema cuspidatum (Nees) Kuntze (= Odontonema strictum hort.; Thyrsacanthus cuspidatus Nees) è un’acantacea originaria delle foreste rade del Messico. Il nome generico è la combinazione dei termini greci odòntos, dente e nema, filo, con riferimento allo stilo sottilissimo ed allo stimma dentellato; il termine specifico latino cuspidatum, cioè appuntito, fa riferimento alla estremità della foglia. Specie suffruticosa (ossia erbacea parzialmente lignificata) o arbustiva, sempreverde, alta 1,5-2m con foglie opposte ovato-ellittiche di colore verde intenso lucido, lunghe fino a 25cm e larghe fino a 10cm, a punta. Le infiorescenze sono racemi terminali lunghi fino a 20cm portanti numerosi fiori tubolari lunghi 2,5-3cm di colore scarlatto. I frutti sono capsule clavate lunghe circa 20mm contenenti fino a quattro semi piatti. La pianta è molto popolare nelle regioni tropicali e subtropicali per la facilità di coltivazione e per essere una specie preferita dai colibrì. (fonti varie)

Ficus pumila L. (=Ficus repens Roxb. ex Sm.) Moraceae; specie originaria delle foreste umide asiatiche, rampicante, sarmentosa, con rami giovani

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sottili e foglie ovate piccole, che aderiscono a qualsiasi appoggio con radici avventizie; i rami adulti, rari alle nostre latitudini, sono grandi e legnosi ed anche le foglie diventano sensibilmente più grandi, intere, coriacee e lucide; anche i fusti lignificati possono sostenersi da soli; in natura la pianta è epifita come molte altre del genere, che talvolta si comportano come ‘strangolatori’. Il frutto, violaceo, di forma tronco-conica, più grande del fico comune, non è edule per la presenza di numerosi semi. Il genere Ficus comprende circa 800-900 specie tropicali o subtropicali, asiatiche (fa eccezione Ficus carica L., il comune fico mediterraneo) diverse tra loro: si va dai rampicanti agli arbusti, fino ad alberi imponenti o monumentali. Caratteristica comune dell’intera famiglia delle moracee, è la presenza di canali laticiferi, contenenti un lattice (o latice) bianco, denso, appiccicoso, probabilmente una difesa della pianta, che può essere irritante per gli occhi e la pelle. Tra le numerose specie ornamentali, che sono circa una trentina, la più comune è Ficus elastica Roxb., dell'India, con fusto sovente a rapido sviluppo (anche orizzontale: può realizzare pergolati naturali di grande effetto) e grandi foglie coriacee, lucide, ovali. Ancora per ornamento si coltiva Ficus parcellii hort., delle isole del Pacifico, con foglie sottili e membranacee chiazzate irregolarmente di verde e bianco, il noto Ficus benjamina L., Ficus longifolia Schott, e Ficus lyrata Warb., della Cina, dalle grandi foglie lobate. Danno frutti commestibili il fico delle pagode (Ficus religiosa L.), il sicomoro (Ficus sycomorus L.), il baniano (Ficus benghalensis L.) ed altri.

Senecio angulatus L.f. (Asteraceae) comune, sempreverde, rampicante-lianosa, succulenta; ha foglie carnose, glabre, con margine crenato. I fiori sono gialli, con cinque petali, riuniti in infiorescenze a corimbo; la fioritura è tardo-estiva fino all’autunno. Originaria del Sudafrica, è stata introdotta in molti paesi come ornamentale e, grazie alle sue capacità di adattamento, spesso si è naturalizzata. In Italia è segnalata allo stato selvatico sulle Alpi Marittime ...

Sasa palmata (hort. ex Burb.) Camus (=Arundinaria palmata (Burb.) Bean) Poaceae, è un bambù alto non più di 3m, originario del Giappone; ha numerosi sinonimi botanici validi ed è coltivato in tante varietà (ad

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esempio ‘Nebulosa’), per ornamento e per formare siepi. Ha steli sottili e foglie allungate, grandi, e portamento di piccola palma.

VILLAGGIO SCIMPANZÉMahonia aquifolium (Pursh) Nutt. (Berberidaceae) folto arbusto sempreverde, alto fino a un metro e cinquanta, con foglia composta imparipennata, pungente, fiori gialli, da marzo a maggio, riuniti in infiorescenze a grappolo, cui seguono bacche bluastre non commestibili per noi; la pianta è originaria di Nordamerica e Cina. La specie è resistente e rustica ed è sempre più richiesta per ornamento e siepi urbane.

Berberis thunbergii DC. (Berberidaceae) arbusto deciduo, spinoso, tipica essenza da siepe ‘impenetrabile’, caratteristica per le foglie piccole e ovali rosse durante le mezze stagioni; porta in aprile piccoli fiori gialli, e poi bacche rosse dall’estate a inizio autunno. La specie è apprezzata per le sue doti di rusticità e adattabilità a quasi tutti i tipi di terreno.

Ilex aquifolium L. (Aquifoliaceae) alberello europeo e mediterraneo, alto al massimo una decina di metri, sempreverde, dioico, con foglie polimorfiche, coriacee, in genere pungenti; i fiori ‘maschili’ e ‘femminili’ compaiono su piante separate in primavera; dal fiore femminile fecondato si sviluppa una drupa rotonda, rosso vivo molto decorativa; l'agrifoglio, a causa della sua valenza beneaugurante, secondo la tradizione, è una pianta protetta, per evitare un eccessivo prelievo di rami e frutti durante i periodi festivi; tuttavia, nonostante sia diffusa in tutta Italia, è ormai rara allo stato spontaneo nelle faggete e nei boschi di querce, carpini e abeti.

Osmanthus heterophyllus (G.Don) P.S.Green (Oleaceae) arbusto o alberello di altezza contenuta (1,50m), originario di Cina e Giappone, a foglia persistente, dentata, adatto a terreni poveri anche sabbiosi o argillosi, rustico e resistente al freddo; in autunno produce fiori bianchi o giallo crema dal profumo intenso, seguono poi frutti bluastri. L’osmanto, per le sue tante doti, è una pianta ideale per giardini e parchi urbani.

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Pyracantha coccinea M.Roem. (Rosaceae) suffrutice spinoso, sempreverde, eurasiatico; alla fine della primavera inizia a produrre numerosi fiorellini bianchi (in corimbi); i frutti, anch’essi molto decorativi e abbondanti, possono essere rossi, gialli o arancioni. La pianta è un’ottima e folta siepe, sopporta le potature, è resistente e rustica.

Rosa canina L. (Rosaceae) la più comune rosa spontanea in Italia; l’epiteto specifico canina è di Plinio il vecchio il quale le attribuiva la proprietà di guarire la rabbia. Ha foglie caduche, fiori di solito rosa sfumato, a cinque petali e frutti rossi, i cinorrodi, ad elevato contenuto di vitamina C. Rosa chinensis Jacq., è nativa del sudovest della Cina; allo stato selvatico produce fiori rosa a cinque petali.

Rubus idaeus L. (Rosaceae) è l’arbusto del lampone, caducifoglie, comune in radure e spazi liberi all’interno dei boschi dell’Europa centrale, in terreno umido e parzialmente all’ombra. Fiorisce a maggio-giugno e fruttifica in autunno.

Crataegus monogyna Jacq. (Rosaceae) è il biancospino comune, un arbusto o piccolo albero, caducifoglia, folto e spinoso, longevo, alto circa 6m, appartenente ad un genere ricco di specie e varietà soprattutto ornamentali; talvolta è confuso col Crataegus oxyacantha L., in realtà una specie distinta, con differenze che solo uno specialista può rilevare. Fiorisce in primavera quando si ricopre di piccoli fiori bianco rosati in gruppi (corimbi) e poi di frutti ovali rossi a maturazione, in autunno, commestibili, anche se piccoli e pieni di semi se consumati freschi; ottimi al contrario per la preparazione di marmellate e altri prodotti. Si incontra spontaneo in Europa, Nordafrica, Asia e Nordamerica in boschi radi e zone cespugliose.

L’importante famiglia delle Rosaceae, circa 3000 specie, è qui rappresentata da essenze sia spontanee sia coltivate:c Spiraea cantoniensis (Lour.) (spirea di Canton) Rubus ulmifolius Schott (rovo selvatico)c Rosa multiflora var. hybrida hort. c Rosa banksiae R.Br. (rampicante)

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Sanguisorba minor Scop. (pimpinella) Potentilla reptans L. (cinquefoglia)c Malus domestica Borkh. (melo) c Cydonia oblonga Miller (cotogno) c Chaenomeles japonica (Thunb.) Lindley (fior di pesco)c Eryobotrya japonica (Thunb.) Lindley (nespolo giapponese) c Pyracantha coccinea Roemer (agazzino) Crataegus laevigata (Poiret) DC. Crataegus monogyna Jacq. (biancospino) c Prunus persica (L.) Batsch. (pesco) c Prunus armeniaca L. (albicocco) c Prunus laurocerasus L. (lauroceraso) c Prunus cerasifera Ehrh. (mirabolano)c Prunus cerasifera Ehrh. var. pissardi (Car.) Bailey (susino ornamentale)

Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. (Poaceae) la ‘cannuccia di palude’ è una grande monocotiledone, erbacea, perenne, rizomatosa, unica specie del suo genere; raggiunge i 4 metri di altezza massima e presenta foglie ampie, verdi o glauche, e infiorescenze piumose violacee, in estate; è una specie cosmopolita, si pensa comunque a un’origine eurasiatica. Forma densi canneti in prossimità dell’acqua e in zone paludose o umide; è una presenza consueta in Roma, spesso in associazione con Arundo donax L., la canna comune o domestica, che è più alta, arrivando in genere a 6m.

Una delle famiglie più numerose con circa 20000 specie è quella delle Compositae o Asteraceae; nel parco è molto rappresentata dalle spontanee: Aster squamatus (Spreng.) Hieron Conyza canadensis (L.) Cronq. Conyza albida Willd. Bellis perennis L. (margheritina di prato) Dittrichia viscosa (L.) Greuter (inula)sc Helianthus tuberosus L. (topinambur) Galinsoga ciliata (Rafin.) Blake (avventizia)sc Tagetes patula L. (garofano d’India)

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Anthemis arvensis L. (falsa camomilla) Anthemis praecox Link. Anthemis tinctoria L. Anthemis altissima L. Coleostephus myconis (L.) Cass. Artemisia vulgaris L. (artemisia comune) Senecio vulgaris L. (senecione comune) Arctium minus (Hill.) Bernh. (bardana minore) Carduus nutans L. (cardo rosso) Carduus pycnocephalus L. (cardo saettone) Cirsium vulgare (Savi) Ten. (cardo asinino) Cirsium arvense (L.) Scop. (cardo campestre) Silybum marianum (L.) Gaertn. (cardo mariano) Galactites tomentosa Moench. (scarlina) Centaurea pannonica (Heuffel) Simonkai Cichorium intybus L. (cicoria) Hypochoeris radicata L. (costolina) Urospermum dalechampii (L.) Scop.ex Schmidt (boccione maggiore) Leontodon tuberosa L. (dente di leone tuberoso) Picris hieracioides L. (aspraggine) Picris hechioides L. Andryala integrifolia L. (lanutella) Taraxacum officinale Weber (tarassaco) Sonchus asper (L.) Hill. Sonchus oleraceus L. (grespino) Sonchus tenerrimus L. Mycelis muralis (L.) Roth Crepis neglecta L. (radicchiella) Crepis vesicaria L. Crepis setosa Hall.

… e ancora superiamo Pittosporum undulatum Vent., Senecio petasitis (Sims) DC. e altre. Tra i primati e l’elicottero della forestale, in esposizione, vediamo Magnolia soulangeana Soulange-Bodin, una grande Spiraea sp (Rosaceae), un nocciolo (Corylus avellana L.) ed un giovane esemplare di Liriodendron tulipifera L. (Magnoliaceae)

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Pittosporum undulatum Vent. (Pittosporaceae) dal greco pitta, resina, più spora, seme, alludendo al rivestimento resinoso del seme; pianta australiana con foglie dai margini ondulati, diffusa nel sudest continentale, dai lembi di foresta pluviale del Queensland ai boschi di sclerofille di Victoria orientale, fino a sud ed in Tasmania. (http://anpsa.org.au)

Corylus avellana L. (Betulaceae, per altri, Corylaceae) il nocciolo è un arbusto o albero caducifoglie, alto fino a 7m, nativo dell’Asia Minore, ma da noi diffuso in tutte le regioni, anche in altitudine; l’Italia è uno tra i principali produttori mondiali di numerose cultivar sia da frutto che ornamentali. La foglia larga, cuoriforme, dentata, con nervature marcate, è verde e un po’ tomentosa sopra, più chiara nella pagina inferiore; la pianta è monoica con fiori maschili riuniti in amenti penduli, e femminili singoli; il frutto è la nocciola (tecnicamente un diclesio, dal greco ‘chiuso due volte’, alludendo al guscio legnoso e all’involucro esterno che lo ricopre in parte).

IL DRAGOPrima di scendere in direzione del rettilario, si incontra l’area riservata ai varani di Komodo (aiuola SS): all’interno della serra-terrario sono da notare una Chorisia insignis Kunth, vasi sospesi di Sarcostemma viminale (L.) R.Br., un’asclepiadacea, e un giovane esemplare di Brachychiton acerifolius auct.; questa specie è presente anche all’ingresso del piazzale esterno dove è possibile osservare altre piante ornamentali fra cui Lavatera maritima Gouan (Malvaceae), Eremophila nivea Chinnock e Lavandula stoechas L., color viola intenso, Gaura lindheimeri Eng. & Gray, un’onagracea diffusa nel parco e qui presente in varietà color rosa e bianco, Senecio confusus Britten, rampicante dai vistosi fiori rosso-arancione, Tipuana tipu, Lagunaria patersonii G.Don, Euphorbia tirucalli L., coltivata in vaso (tossica e ricca di lattice irritante e pericoloso per gli occhi e le mucose), Bulbine frutescens (L.) Willd., Ligustrum japonicum Thunb. ‘Texanum’, il bel Clerodendrum trichotomum Thunb., e un cespuglio di Amorpha fruticosa L., leguminosa dal portamento arbustivo.

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Dopo la visita al draghetto, il percorso continua passando vicino ad una grande magnolia con foglia grande e glauca (Magnolia cfr delavayi Franch., una varietà cinese sempreverde) che si sviluppa vicino a una Lagerstroemia indica L. (Lythraceae) che mostra l’abbondante fioritura estiva, e si percorre al contrario la ‘salita del lupo’ verso il rettilario (qui in primavera si scorge un ‘accenno’ di Hamamelis intermedia Rehder, bella ornamentale dai fiori gialli …).

Sarcostemma viminale (L.) R.Br. (=Cynanchum viminale (L.) L.) è una succulenta delle Apocynaceae (ex Asclepiadaceae); cresce dall'Africa subsahariana, attraverso la penisola arabica, l'India e le Filippine, sino all'Oceania.

Lavatera maritima Gouan (Malvaceae) non supera in genere il metro di altezza ed è contenuta in ampiezza; ha crescita lenta, foglie semidecidue, come quelle della comune malva, e bei fiori estivi bicolori, dal bianco sfumato al viola. La varietà viene indicata anche col nome di Lavatera maritima ‘Bicolor’.

Eremophila nivea Chinnock (Scrophulariaceae, Myoporaceae in altre classificazioni); la pianta, di dimensioni modeste, ha foglie color grigio argento e i fiori lilla, primaverili; è molto apprezzata come ornamentale. Proviene dall’ovest dell’Australia, gradisce zone aperte in pieno sole e clima secco; teme un’eccessiva umidità che porterebbe a malattie o marciumi.

Lavandula stoechas L., la lavanda selvatica o stecade è un suffrutice sempreverde, aromatico, della famiglia delle Lamiaceae o Labiatae, alto non più di un metro, di colore grigiastro e con fitte foglie tomentose; i fiori sono riuniti in una grande, stretta spiga, cilindrica, lunga 2-3cm e sormontata da un gruppo di brattee, di colore viola, blu o purpureo. È una pianta steno-mediterranea, eliofila, termofila e xerofila, presente in tutte le regioni costiere (salvo eccezioni). Secondo Dioscoride, stecade deriva da Stoichades, nome antico di isole della Francia meridionale, dove la specie è comune.

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Gaura lindheimeri Engelm & Gray (Onagraceae) è estensivamente coltivata come pianta ornamentale; è nativa del Texas e della Louisiana meridionale. Il nome del genere deriva dal greco gaûros, orgoglioso, superbo, per la notevole bellezza del suo fiore; l’epiteto specifico ricorda Ferdinand Lindheimer (1801-1879) botanico statunitense di origini tedesche. Nel tempo sono state selezionate cultivar di vari colori, che vanno dal bianco più candido (come la ‘Whirling Butterflies’, ‘farfalle che volteggiano’) al rosa più scuro (‘Cherry Brandy’ e ‘Siskiyou Pink’, dall’omonima regione tra Oregon e California, dove la varietà fu riprodotta per la prima volta); in alcune forme il colore dei fiori varia da bianco a rosa con l’avvicinarsi della stagione più fredda. Predilige l’esposizione in pieno sole e può sopportare lunghi periodi di siccità.

Pseudogynoxys chenopodioides (Kunth) Cabrera (= Senecio chenopodioides Kunth; Senecio confusus Britten; Gynoxys sp) Asteraceae; rampicante perenne sempreverde con fusti volubili legnosi alla base, lunghi fino a 4-6 metri, con foglie picciolate, alterne, semplici, ovato-lanceolate con apice appuntito e margini dentati, a volte cordate alla base, spesse e larghe, di colore verde intenso lucido. I fiori, di 2,5-4cm di diametro su un lungo peduncolo, solitari o riuniti in pannocchie nella parte terminale dei fusti, sono simili a grandi margherite di colore da arancio intenso a rossastro. I frutti sono acheni (o più correttamente cipsele) pressoché cilindrici, ispidi, lunghi 0,4cm, sormontati dal pappo (calice modificato del fiore costituito da setole bianche, che ha la funzione di favorire la dispersione tramite il vento). Tutte le parti della pianta sono tossiche per ingestione, può causare dermatiti da contatto nei soggetti più sensibili. La specie è originaria del sud e del centro America dove cresce nelle foreste semidecidue fino a circa 2000 metri di altitudine. (fonti varie)

Lagunaria patersonii G. Don (Malvaceae) o Hibiscus patersonii Ait., originario dell’Australia, isole di Norfolk e Howe, ricorda il botanico spagnolo Andrés de Laguna che visse nel 1500 e dello scozzese William Paterson (1755-1810) esploratore nel Sudafrica. Unica specie del genere, è un albero sempreverde, a rapida crescita, alto fino a 15m, con chioma piramidale. Le foglie sono intere, ovate, lunghe 7-10cm, ruvide, sulla

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pagina superiore di colore verde-scuro, su quella inferiore peloso-tomentose, prima bianco-argentee poi grigiastre. I fiori, simili a quelli dell’ibisco, sono solitari, ascellari, campanulati, con petali di colore rosa-fucsia ricurvi all’indietro. Il frutto è una capsula deiscente in 5 valve, contenente numerosi semi reniformi di colore rosso; fiorisce in estate. E’ piuttosto sensibile al freddo, predilige esposizioni soleggiate e terreno fertile, ben drenato. E’ una pianta ornamentale per il portamento e la fioritura e si adatta bene in giardini prossimi al mare perché resiste alla salsedine (www.dipbot.unict.it). È bene fare attenzione ai fiori secchi e ai frutti che possono risultare urticanti.

Bulbine frutescens (L.) Willd. Asphodelaceae (Xanthorrhoeaceae) la ‘bulbinella’ è una bulbosa perenne, sempreverde e tappezzante, con foglie succulente e infiorescenze gialle o arancione a gola gialla, resistente alla siccità. Se ne usa la linfa strofinata sulla pelle, per vari problemi dermatologici, compresi quelli causati da punture d'insetto; è infatti considerata anche a seguito di studi recenti una pianta scaccia-zanzare. Il genere Bulbine è così chiamato per il bulbo posseduto da alcune specie; sono originarie per lo più del Sudafrica e della Namibia con pochi individui provenienti dall’Africa tropicale e dall'Australia (vengono talvolta infatti incluse nel genere alcune Bulbinopsis australiane). Una caratteristica di queste piante, talvolta simili ad Haworthia, è la dormienza che inizia in tarda primavera e dura fino a metà autunno, ma che può variare tra le specie e in condizioni diverse. Durante tale periodo la pianta secca le foglie e scompare sulla superficie del terreno (...) fonti varie

Ligustrum japonicum Thunb. ‘Texanum’ (Oleaceae) arbusto compatto, sempreverde, con foglie ovali, coriacee, di colore verde scuro. Fiorisce in primavera-estate, i fiori bianchi e profumati sono riuniti in ‘pannocchie’; seguono i frutti, bacche scure non eduli per l’uomo ma attrattive per gli uccelli. Ha crescita rapida fino a 2-3 metri, ma più solitamente lo si incontra come pianta da siepe, data la sua resistenza alle potature.Amorpha fruticosa L. (Fabaceae) arbusto vigoroso con foglie composte imparipennate (facili da confondere con quelle della robinia quando la pianta non è fiorita) e fiori abbondanti, di colore violetto e ricchi di polline (è specie mellifera) riuniti in strette spighe terminali; i frutti sono piccoli

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legumi. E’ di origine nordamericana, ma in Italia si è subito ambientata, tanto da divenire infestante; vegeta bene in pieno sole e tollera il freddo.

Hamamelis x intermedia Rehder (Hamamelidaceae) siamo in presenza di una varietà coltivata, probabile incrocio di specie orientali; il genere comprende poche specie di arbusti decidui asiatici e americani, a fioritura invernale, con fiori gialli, simili a ‘piccoli ciuffi’, assai decorativi, che compaiono sui rami spogli prima delle foglie cuoriformi e dentate.

SURICATI E LICAONITra la Casa dei Suricati e la coppia di Licaoni (dal 2018 sostituiti da due Crisocioni sudamericani) che abitano di fronte a loro, ci sono ancora Bulbine frutescens (L.) Willd. e Gaura lindheimeri Engelm & Gray (con fiori bianchi), la Senna (Cassia) didymobotrya (Fresen.) Irwin & Barneby, un ‘candlebush’ (questa senna teme il gelo ma si può osservare la ricrescita in estate) gli abutilon, comuni in diverse aree del parco, Pelargonium L’Hér. sp (Geraniaceae); solanacee, tale ad esempio Solanum rantonnetii Carrière (simile ad altri solani, come il Solanum crispum Ruiz & Pav.) Westringia sp. (Lamiaceae), Senecio cineraria DC. (Asteraceae), lillà bianchi (genere Syringa), cisti (Cistus monspeliensis L., a fiori bianchi)), Hypericum sp ‘Hidcote’, Potentilla fruticosa L., Acanthus arboreus Forssk., e Leonotis leonurus (L.) R.Br.; di fronte, un filare di giovani Elaeagnus angustifolia L. (cfr Hippophae rhamnoides L.), argentei, il teucrio e lo splendido rampicante Podranea. Un alberello di Parkinsonia aculeata L. (Fabaceae) sovrasta lo spazio degli animali; accanto, sulla sinistra, osserviamo graminaceae, individui di ‘palma blu del Messico’ (Brahea armata S.Watson) e i fiori viola di Iris unguicularis Poir., che in inverno fanno capolino tra le folte foglie nastriformi (dal marzo 2016 lo spazio, con al centro Anagyris latifolia Brouss. ex Willd. (Leguminosae) è stato modificato per ospitare la piccola ‘volpe del deserto’, il Fennec).

Senna (Cassia) didymobotrya (Fresen.) Irwin & Barneby (Fabaceae) arbusto alto fino a 3m di aspetto globoso o espanso; ha fiori grandi, giallo intenso, all’interno di brattee marrone scuro e lucide, riuniti in spighe dense, prodotti lungo l’anno; è sempreverde, con foglie paripennate

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composte da 8-18 foglioline di colore giallo-verde. (Arbusti e rampicanti by Dorling Kindersley)

Simile è Senna alata (L.) Roxb. (dal termine arabo sanà nome vernacolare della S.spectabilis (DC.) Irwin & Barneby) più propriamente il ‘candlebush’, ‘cespuglio dei candelabri’ o ‘candletree’: è un’importante leguminosa, essenza medicinale e ornamentale. In precedenza fu ascritta al genere Herpetica; è originaria del Messico e può vivere in diversi habitat; è considerata una specie invasiva in Australasia; in Sri Lanka è un ingrediente della medicina tradizionale singalese. L’arbusto arriva a 3-4m di altezza, con foglie composte paripennate lunghe 50-80cm, che si chiudono nel buio; l’infiorescenza che può ricordare, ancora chiusa, una candela consumata, è un racemo eretto che sviluppa fiori giallo-oro; il frutto è lungo fino a 25cm e i semi sono dispersi dall’acqua o tramite gli animali. Il suo effetto lassativo, per il contenuto di antrachinone, è ben dimostrato. E’ ammesso il sinonimo botanico di Cassia alata L. (dal nome greco κasia, con cui Dioscoride indica una pianta appartenente a questo genere o ad uno affine). (fonti varie)

Pelargonium L’Hér. sp (Geraniaceae), chiamato comunemente geranio, è un suffrutice, perenne, semi-succulento, arcinoto come ornamentale, originario dell'Africa australe; alcune specie si sono naturalizzate e non è infrequente osservarle in forma di grandi cespugli al di sopra di scogliere e scoscesi aridi. Le specie più coltivate sono: Pelargonium zonale (L.) L’Hér., o geranio comune dal fogliame peloso e cuoriforme caratterizzato da un anello scuro; Pelargonium peltatum (L.) L’Hér., o geranio edera, con foglie peltate lucide e carnose, fusti ricadenti; ne sono state selezionate numerose varietà dalle diverse colorazioni dei fiori, che variano dal rosso, al rosa, al violetto, al fucsia, all'arancione e al bianco. E poi Pelargonium grandiflorum (Andrews) Willd., o geranio a farfalla dagli eleganti fiori con cinque macchie bruno-rossastre e foglie profondamente lobate; Pelargonium odoratissimum (L.) L’Hér., o geranio odoroso con piccole foglie frastagliate e aromatiche, fiori piccoli bianchi o rosei dal caratteristico profumo di mela; Pelargonium graveolens L’Hér., o malvarosa, dal profumo di rosa; Pelargonium radens Moore, dal profumo di limone. (fonte principale wikipedia)

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Solanum rantonnetii Carrière (Solanaceae) il genere è importante e comprende circa 1500 specie, annuali o perenni, cespugliose, arbustive, spesso dotate di frutti e fiori attraenti; molte sono velenose, altre producono frutti, foglie o tuberi commestibili, come ad esempio la patata e la melanzana. Per lo più sono piante americane, ma in particolare la melanzana, Solanum melongena L., ha origini asiatiche indiane. Molti solani, come le specie presenti nel bioparco, sono ornamentali, in genere con fiori dal bianco al viola con gola gialla.

Westringia fruticosa (Willd.) Druce (Lamiaceae o Labiatae) si tratta del ‘Falso rosmarino australiano’, piccolo arbusto alto circa 1,2m, di aspetto compatto, con foglie sempreverdi, tomentose sotto e fiori bianchi o azzurrini, persistenti dalla primavera all’autunno inoltrato; una diffusa specie ornamentale, originaria del Nuovo Galles del Sud.

Senecio cineraria DC. (=Cineraria maritima (L.) L.), Asteraceae; ora si chiama Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden. Si tratta della nota pianta erbacea, in genere dunale, o su costoni rocciosi in prossimità del mare, oppure su pietraie e muretti, con foglie cinerine e tomentose e fiori gialli. È comune in tutto il bacino mediterraneo.

Syringa vulgaris L. (Oleaceae): il lillà è un arbusto forte e rustico, ormai diffuso e spontaneamente naturalizzato nel bacino mediterraneo, coltivato diffusamente come ornamentale con i numerosi ibridi e cultivar a fiore semplice o doppio; ha robusti rami ascendenti, che portano larghe foglie cuoriformi, fiori piccoli e profumatissimi, colorati di bianco puro, viola o lilla, riuniti in pannocchie piramidali, che fioriscono in maggio.

Hypericum ‘Hidcote’ (Guttiferae o Clusiaceae) ad esempio Hypericum patulum Thunb., cespuglio con fusti semiricadenti, fiori grandi a coppa, giallo intenso, riuniti in infiorescenze copiose, da luglio fino a inizio autunno, foglie sempreverdi o semipersistenti, lanceolate, verdi. (Arbusti e rampicanti, autori vari, Dorling Kindersley, Londra, 1996)

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Gli ‘HIDCOTE’ sono varietà di arbusti resistenti, alti fino a un metro e mezzo, semidecidui, coltivati per formare aiuole, anche in combinazione con altre essenze fiorite, di grande effetto in estate, quando compaiono i grandi fiori giallo carico, persistenti a lungo sulla pianta. Sono presenti varietà di Hypericum patulum Thunb., Hypericum calycinum L., Hypericum inodorum Mill., e infine Hypericum androsaemum L., arbusto spontaneo in Italia. L’ “Hidcote Manor Gardens” è un affascinante giardino, sito presso il villaggio Hidcote Bartrim nel sudovest dell’Inghilterra. Potentilla fruticosa L. (Rosaceae) arbusto vigoroso, forma a cuscinetto, fiori grandi, semplici, giallo brillante, fiorisce dalla primavera all’autunno; le foglie sono caduche, composte da cinque foglioline strette ed ovali, verdi. Numerosi gli ibridi da giardino, per esempio, a fiore giallo, ‘Elizabeth’ oppure ‘Friedrichsienii’. (Arbusti e rampicanti, autori vari, Dorling Kindersley, Londra, 1996)

Leonotis leonurus (L.) R.Br. (Lamiaceae) ‘orecchie di leone’, pianta aromatica del Sudafrica, anche conosciuta come ‘coda di leone’. Il genere comprende più di trenta specie ma solo L. nepetifolia (L.) R.Br., ‘cordone di frate’ condivide le proprietà enteogene (psicoattive, allucinogene) con leonurus. Le due specie sono assai simili ma nepetifolia fiorisce con un capolino spinoso. Il leonurus è fumato o preparato come tè medicinale dalla tribù Khoi San, un gruppo etnico dell’ Africa australe, induce un profondo sonno meditativo e rilassamento generale ma a causa dei suoi effetti euforici può talvolta sostituire la cannabis. Anche la medicina orientale adopera il leonurus come euforico, purgante e vermifugo. (fonti varie)

Elaeagnus angustifolia L. (Elaeagnaceae), olivagno: è un piccolo albero sempreverde originario dell'Asia temperata, coltivato per ornamento in parchi e giardini; ha rami spinosi e strette foglie, verdi sopra, argentate sotto; i fiori compaiono in aprile-giugno ed emanano un profumo intenso; il frutto è una piccola drupa gialla.

Hippophae rhamnoides L. (Elaeagnaceae) olivello spinoso: è un arbusto o alberello dioico, alto fino a 6m, coi rami spinosi e fiori piccoli, gialli, in

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primavera; ha foglie strette argentate, caduche; originario di Asia ed Europa, matura in autunno-inverno i frutti, piccole drupe arancioni.

Il ‘camedrio femmina’ (Teucrium fruticans L.) è una pianta aromatica arbustiva della famiglia delle Lamiaceae, diffusa in Europa e Nordafrica. Queste piante raggiungono una altezza tra i 50cm e i due metri, con un aspetto di cespuglio rotondo. Le foglie ovate, intere, hanno una lamina grigia e tomentosa sotto e verde e lucida nella parte superiore.

Podranea ricasoliana (Tanfani) Sprague ‘Contessa Sara’ (= Tecoma ricasoliana Tanfani) Bignoniaceae, la ‘bignonia rosa’ o ‘Pink trumpet vine’ è un rampicante vigoroso, sempreverde nei paesi d’origine a clima più caldo, con portamento molto simile a quello delle bignonie. È dotata di un bel fogliame verde scuro che, durante la lunga fase di fioritura, da aprile - maggio in poi, contrasta in maniera forte con il rosa carne delle ricche infiorescenze. Proviene dalla provincia del Capo, nell’estremo Sudafrica. La sua sottospecie Podranea brycei, che vive un po’ più a nord, nello stato della Rodesia, differisce dalla ricasoliana per la tomentosità, e la dimensione dei fiori e per le venature marcatamente più rosse all’interno della fauce. I fiori profumano lievemente, particolarmente al pomeriggio, anche se non tutti i ceppi sono profumati.

Parkinsonia aculeata L. (Fabaceae) lo ‘spino di Gerusalemme’, è originario dei deserti messicani; assai diffuso nei climi miti in Europa già dalla metà dell'800 come ornamentale; è un piccolo albero semideciduo e spinoso, alto fino a 7m, con portamento a volte piangente. Produce foglie bipinnate di 20-30cm di lunghezza, con numerose foglioline lanceolate. I fiori, raccolti in infiorescenze pendule, sono gialli con macchie rossicce nel petalo superiore; fiorisce in estate, il frutto è un legume deiscente. In Australia è considerata come una delle piante più invasive.

Anagyris latifolia Brouss. ex Willd. (Leguminosae) Linneo la chiamò Anagyris foetida, che giustifica il nome comune di ‘legno puzzo’, e in effetti emana odore sgradevole; è un arbusto deciduo alto 1–2m. Le foglie sono composte a tre (trifoliate) e anch'esse hanno cattivo odore. I fiori compaiono in febbraio-marzo e sono gialli verdastri. Il legno puzzo è una

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delle pochissime specie europee (forse l'unica) a essere impollinata da uccelli dei generi Sylvia Scopoli, e Phylloscopus Boie, come le capinere, i luì e molti altri passeriformi. Il frutto è un legume, di colore prima verde e poi crema, lungo 10–20 cm. Tutte le parti della pianta, ma particolarmente i semi, sono velenosi, per la presenza di alcaloidi, in particolare l'anagirina e la citisina. Anagyris foetida è spontanea in tutto il bacino del Mediterraneo, dalle isole Canarie al Medio Oriente, Europa meridionale (Italia compresa) e Nordafrica.

L’importante famiglia delle Solanaceae comprende poco meno di 3000 specie: ad essa appartengono sia piante eduli come patata, melanzana, pomodoro, peperone ecc., sia essenze ornamentali come le petunie, i cestri, la brunfelsia e i solani, sia erbe anche fortemente tossiche che evocano i filtri delle streghe e i laboratori degli alchimisti: dulcamara, belladonna, datura, mandragora, giusquiamo ecc.; infine va ricordato il tabacco. Si possono incontrare spontanee o sfuggite a coltivazione:sc Solanum tuberosum L. (patata) Solanum nigrum L. (erba morella, velenosa)sc Solanum pseudocapsicum L. (ciliegia di Gerusalemme)c Solanum jasminoides Paxton (rampicante rustico) c Datura arborea L. (velenosa) Datura stramonium L. (stramonio, velenoso)sc Lycopersicum esculentum Miller (pomodoro)c Cyphomandra betacea Sendtner (tamarillo)

IL RETTILARIOÈ in preparazione la scheda botanica relativa, con piante per lo più di clima caldo e/o tropicale; ecco tuttavia qualche anticipazione: appena varcata la porta metallica d’ingresso si notano immediatamente tanti ibis rossi, intenti a fabbricarsi i nidi coi materiali raccolti da mirti, palme, banani, e vari alberelli e arbusti, tra cui l’Acca sellowiana (O.Berg) Burret, la feijoa dai frutti dolci e aromatici; accanto, con le Tartarughe giganti di Aldabra, c’è Dombeya wallichii (Lindl.) Benth. ex Baill. (arbusto delle Sterculiaceae), la Jathropa cfr multifida L., il ‘Coralbush’ (Euphorbiaceae), la papaya e l’aristolochia; e poi, proseguendo, tante specie di ficus (Ficus lyrata Warb.), di palme (l’asiatica Caryota mitis Lour., cespugliosa con

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fronde a ‘coda di pesce’), alcune Marantaceae, filodendri, pothos ed altre Araceae e infine l’inconsueta Carludovica palmata Ruiz & Pav. (Cyclanthaceae) monocotiledone tropicale americana, che vegeta presso i Coccodrilli del Nilo …

Acca sellowiana (O.Berg) Burret (=Feijoa sellowiana O.Berg) Myrtaceae; è un arbusto sempreverde, rustico, a crescita lenta, alto fino a sette metri, originario di aree montane di Brasile, Argentina settentrionale e alcune altre zone sudamericane. Si incontra come ornamentale e albero da frutta; presenta foglie ovali, verdi sopra, tomentose e grigiastre sotto, lunghe fino a 5cm; i fiori, che compaiono dalla tarda primavera, fino alla piena estate, sono numerosi, di colore bianco rosacei, con numerosi e vistosi stami violetti. Il frutto della feijoa (termine portoghese, mentre acca è il nome peruviano della pianta) è grande più o meno come una prugna, è dolce e profumato, e viene coltivato in diverse varietà.

Dombeya wallichii (Lindl.) Benth. ex Baill. (Malvaceae ex Sterculiaceae) ‘Pinkball’, ‘albero delle ortensie’, alludendo al colore e alla forma delle infiorescenze rosa, in inverno. È nativa del Madagascar, fu introdotta all’inizio dell’800 in Europa; ha portamento di arbusto o alberello, e foglie larghe e caduche in inverno se la temperatura scende sotto i venti gradi.

Jatropha L. (Euphorbiaceae), genere che comprende specie per lo più tossiche; tuttavia la Jatropha manihot L. (sinonimo di Manihot esculenta Crantz), è la nota manioca, cassava, yuca, dalla cui radice carnosa si ricava la tapioca, in forma di farina o piccole perle, alimento ricco di amido; il consumo diretto della radice va invece fatto previa cottura, per la presenza comunque di tossicità residua. A ‘disposizione’ delle grandi Tartarughe di Aldabra e c’è Jatropha cfr multifida L., il ‘Coral bush’, così chiamato per la fioritura rossa e la forma degli steli che ricorda quella dei coralli. La pianta ha portamento arbustivo, alta in media un paio di metri, possiede foglie verdi larghe, palmate, profondamente incise.

Carica papaya L. (Caricaceae) pianta assai particolare, succulenta e erbacea, poco legnosa; benché possa in natura raggiungere i 30m di altezza, non è propriamente un albero, possiede un fusto fibroso e

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tenero, raramente ramificato con grandi foglie apicali, lobate. Nasce come specie dioica ma alcuni individui, a seconda di diverse condizioni ambientali, prima fra tutte la temperatura, possono avere fiori ermafroditi; può succedere altresì che i pistilli dei fiori maschili, in genere non funzionali, generino a un certo punto frutti piriformi con lunghi peduncoli; in pratica esiste una grande varietà di fiori sia maschili, che femminili, o ermafroditi, che producono frutti corrispondenti differenti tra loro; per via di tale ‘instabilità sessuale’ della papaya selvatica, e considerato il valore commerciale e la squisitezza del frutto, si è provveduto a selezionare molte cultivar (in genere dioiche) ‘stabili’ per la produzione. Nella piantagione la pianta è mantenuta contenuta in altezza per facilitare coltivazione e raccolta da parte dell’uomo. È originaria del Centroamerica e coltivata nelle zone tropicali del mondo, teme il freddo e prospera con una temperatura intorno a 25 gradi.

Aristolochia littoralis D.Parod (Aristolochia elegans Mast.) Aristolochiaceae, vigorosa liana sempreverde, con foglie reniformi, verde spento e fiori solitari, penduli, all’ascella delle foglie in estate, di colore porpora scuro maculati di giallo verde, grandi 10cm e di forma inusuale, che attraggono mosche e altri animali impollinatori, col loro odore sgradevole, di sera. Originaria del Sudamerica , teme il freddo.

Aristolochia grandiflora Vahl (Aristolochiaceae) rampicante alta, volubile, caducifoglie, nativa dei Caraibi, con fiori estivi enormi (10-20cm), color porpora, di odore sgradevole per l’uomo, utili per attirare, la sera, gli insetti impollinatori. È naturalizzata in Florida e Stati Uniti orientale dove risulta attrattiva per le farfalle.

Caryota mitis Lour. (Arecaceae o Palmae) la cariota è una palma nativa del sudest asiatico, spontanea, infestante, che si sviluppa in grandi cespugli, alti più di 15m nelle zone di origine (poche specie di palme sono cespugliose, per esempio la ‘nostra’ Chamaerops) dalle caratteristiche foglie a forma di ‘coda di pesce’, che richiamano il nome inglese ‘Fishtail’; per quanto comune e difficile da contenere dove cresce spontanea, è utile come alimento per elefanti e altri erbivori.

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Carludovica palmata Ruiz & Pavon. (Cyclanthaceae) la ‘Panama hat plant’ (pianta del cappello di Panama) o ‘Toquilla palm’ (palma da toquilla, in spagnolo, scialle, foulard) è una monocotiledone simile all’aspetto ad una palma, ma ha foglie diverse e non sviluppa un vero solido fusto; pur producendo fiori maschili e femminili, non dà semi fertili e si riproduce quindi vegetativamente. La pianta è nativa dell’America tropicale, dove è coltivata per le fibre morbide e resistenti, ricavate dalle foglie a ventaglio, usate per la rinomata produzione di cappelli e altri oggetti.

La famiglia delle Moraceae comprende fra gli altri, i generi Ficus e Morus; fico domestico a parte, incontriamo naturalizzati:c Morus nigra L. (gelso nero) c Broussonetia papyrifera (L.) Vent. (gelso da carta)c Ficus lyrata Warburg c Ficus pumila L. (rampicante) Ficus elastica (robusta) Roxb. Ficus carica L. (fico domestico)

AL TERMINE DELLA VISITA - IL DESERTO AMERICANOSiamo quasi al termine dell’itinerario botanico; torniamo indietro per dirigerci all’uscita. Tra i Coati (aiuola DD) e gli Elefanti è presente il tiglio intermedio (Tilia vulgaris Hayne), sotto il quale spunta in marzo la bella Leopoldia comosa (L.)Parl. (=Muscari comosum (L.)Mill.), e alcuni alberi di falsa canfora alti fino a 15m (Cinnamomum glanduliferum (Wall.) Meisn.) su un’aiuola di edera e Vinca sp. tappezzanti. L’area di fronte alle canfore ospita una collezione di succulente tipiche dei deserti americani, tra le quali: Agave victoriae-reginae Moore, Agave salmiana Otto ex Salm-Dyck, Agave filifera Salm-Dyck, Agave spp. (Agavaceae); Astrophytum myriostigma Lem., Astrophytum asterias (Zucc.) Lem., Gymnocalycium mihanovichii (Fric & Gürke) Britton & Rose, Opuntia lasiacantha Pfeiff., Pachycereus pringlei (S.Watson) Britton & Rose, Cereus hildmannianus Schum., Cleistocactus strausii Backeb., Echinocactus grusonii Hildm., Echinopsis multiplex (Pfeiff.) Zucc. ex Pfeiff. & Otto, Ferocactus histrix (DC.) Linds., Notocactus magnificus (Ritter) Krainz, Cylindropuntia tunicata (Lehm.) Knuth, Stenocactus sp. (=Echinofossulocactus) (Cactaceae);

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l’agavacea Dasylirion acrotrichum (Schiede) Zucc.; Beaucarnea recurvata Lem., una liliacea ‘mangiafumo’.

Prima di concludere, ancora notiamo tante essenze; sui due lati distinguiamo Melianthus major L. (Melianthaceae), veri e propri alberi di agnocasto, Vitex agnus-castus L. (Verbenaceae), la secolare Lagerstroemia indica L., corredata di cartello didattico descrittivo, Phlomis fruticosa L., il salvione giallo (Lamiaceae), begli arbusti di Viburnum plicatum Thunb. (Caprifoliaceae), sterculie (Firmiana simplex (L.) W.Wight), grandi cespi di Macleaya microcarpa (Maxim.) Fedde (Papaveraceae), Hibiscus mutabilis L. e differenti specie di cisti a fioritura primaverile (Cistus salvifolius L., bianco, Cistus x pulverulentus, rosa, Cistus x purpureus, rosa scuro, cfr Cistus ‘Jessamy beauty’, cultivar simile a ladanifer) belle ortensie e malvacee (Abutilon sp.); spiccano per longevità ed altezza due esemplari secolari di Araucaria bidwillii Hook. (Araucariaceae), sotto i quali è possibile vedere un gruppo di x Amarcrinum Coutts., ibridi ottenuti incrociando i generi Amaryllis e Crinum; accanto alle fioriture che si avvicendano in primavera, di Allium neapolitanum L., cfr Scilla hyacintoides L., Ornithogalum umbellatum L. e Bellevalia romana (L.) Sweet.; la visita botanica può considerarsi conclusa, grazie per l’attenzione e arrivederci ...

Tilia L. (una trentina di diverse varietà); il tiglio, pianta d’alto fusto delle Malvaceae (ex Tiliaceae), può raggiungere i 30m di altezza e alcuni secoli di età. E’ originario delle regioni temperate dell’emisfero boreale, in specifico delle zone miti del continente europeo e del Caucaso. L’albero è diffuso in Italia e spesso forma alberature per viali e strade, oppure lo si può ritrovare all’interno di parchi e giardini; può trattarsi di Tilia platyphyllos Scop. (il ‘tiglio nostrano’) oppure di Tilia vulgaris Hayne, il ‘tiglio intermedio’ appunto che per alcuni è un ibrido tra Tilia cordata Mill. e il platyphyllos.

Cinnamomum glanduliferum (Wall.) Meisn. (Lauraceae), il ‘falso canforo’ o ‘canfora del Nepal’ è un albero sempreverde simile al vero canforo (Cinnamomum camphora (L.) J.Presl), da cui si differenzia già per le nervature della foglia, più numerose e per una minore altezza massima; è

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peraltro più diffuso in coltivazione ma regolarmente confuso con l'altro. I fiori, giallastri, si presentano in infiorescenze a primavera. Queste piante sono spontanee in Asia orientale, di buon valore ornamentale e mantengono a lungo anche le foglie destinate a cadere per il ricambio, con colori dal giallo al marrone scuro.

CANFORA e CANNELLAIl grande e longevo canforo, che può vivere per più di mille anni e raggiungere i 50m di altezza, ha foglie lanceolate, coriacee, persistenti, fiori bianchi, e frutti a piccola drupa nera. La canfora (camphora) viene ottenuta mediante distillazione in corrente di vapore del legno ridotto a schegge e raffinata per sublimazione. Ha aspetto di cristalli bianchi con odore caratteristico; l'olio essenziale è utilizzato come antitarme. La cannella o cinnamomo (Cinnamomum verum J.Presl, = Cinnamomum zeylanicum Blume) è un albero sempreverde delle Lauraceae, originario dello Sri Lanka, alto non più di 15m, che fornisce l'omonima spezia afrodisiaca diffusa in Europa e Asia; tuttavia sono chiamate ugualmente cannella piante diverse, per esempio Cinnamomum cassia (L.) J. Presl.; la pianta è stata introdotta in diversi paesi tropicali, Madagascar, Malesia, Vietnam, Indonesia e Antille. Al contrario della maggior parte delle droghe che si ricavano o dalle foglie o dai fiori, la cannella proviene dai rami o dai fusti; si utilizza infatti la parte interna della corteccia dei rami più giovani.

DESERTO AMERICANOAgave victoriae-reginae Moore, Agave salmiana Otto ex Salm-Dyck, Agave filifera Salm-Dyck (Agavaceae); il genere Agave L., comprende quasi 200 specie originarie del Messico e America centrale (isole comprese), di monocotiledoni, perenni, a rosetta basale, con dimensioni variabili da piccole fino a 2,50m in altezza. Le foglie sono fibrose, succulente, nastriformi, con apice in genere appuntito e duro, molto tagliente; la fioritura può avvenire anche dopo decine di anni a seconda della specie: caratteristico ad esempio è il grande stelo fiorale lignificato e ramificato che sorge dal centro dell’Agave americana L., alto alcuni metri, con il tipico portamento ‘ad abete’, facilmente osservabile sia in città (giardini, parchi, ecc.) sia sui litorali sabbiosi marini; come sappiamo,

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fiorendo, la pianta ‘madre’ secca e muore ma non prima di avere prodotto numerosi polloni. Altre agavi segnalate in documentazione, sono Agave parrasana Berger, a foglie allargate, glauche, diffusa come ornamentale, Agave gentryi Ullrich, di dimensioni medio-grandi, Agave tequilana Weber, o ‘Agave blu’, principale pianta coltivata per la produzione del tequila, Agave macrachanta Zucc., dalla bella simmetria e lunghe spine, Agave stricta Salm-Dyck, con foglie verdi, strette e fitte (potrebbe assomigliare a un dasylirion), ben conosciuta come arbusto decorativo. Astrophytum myriostigma Lem., Astrophytum asterias (Zucc.) Lem., Gymnocalycium mihanovichii (Fric & Gürke) Britton & Rose, Opuntia lasiacantha Pfeiff., ‘fico d’india’ a fiori arancione, Pachycereus pringlei (S.Watson) Britton & Rose, uno dei cactus più alti del mondo, Cereus hildmannianus Schum., alto fino a 10m, molto ramificato, dai bei fiori bianchi con sfumature rosa, Cleistocactus strausii Backeb., ‘Silver torch’ (torcia d’argento), colonnare di due metri originario delle Ande, coperto di una fitta peluria protettiva biancastra, Echinocactus grusonii Hildm., il famoso ‘cuscino della suocera’, di ampio diametro, globulare, spinosissimo, a crescita lenta; si propaga per seme, pollona raramente; Echinopsis multiplex (Pfeiff.) Zucc. ex Pfeiff. & Otto, molto coltivata in vaso, Ferocactus histrix (DC.) Linds., grossa globulare, fino a 30cm di diametro, spinosa, Notocactus magnificus (Ritter) Krainz, in questo caso il prefisso greco notos-, sta per meridionale, quindi: ‘cactus sudamericano’; Cylindropuntia tunicata (Lehm.) Knuth, ramificata, 50cm circa, con spine fitte e lunghe protette da un rivestimento (tunica); Echinofossulocactus Lawr. (varie specie sono attualmente ascritte al genere Stenocactus), pochi individui globulari o colonnari spinosi (echìnos, riccio) con costolature ondulate (fossulo) e fitte; tutte della famiglia delle Cactaceae Juss., circa 2000-2500 specie succulente messicane e americane;c’è poi l’agavacea Dasylirion acrotrichum (Schiede) Zucc., specie messicana, con foglie spinose a nastro, lunghe circa un metro, molto fitte, dal cui centro partono steli fiorali di 3m; Beaucarnea recurvata Lem., una liliacea nota come ‘mangiafumo’ (ma di piante in grado di assorbire tossine in modo efficiente e senza ‘controindicazioni’, ce ne sono moltissime, ad esempio la maggior parte delle Araceae, il Ginkgo, ecc.).

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Altresì sono citate le crassulacee Echeveria minima Meyràn, Sedum rubrotinctum Clausen, graziosa ornamentale, Pachyphytum oviferum Purpus, interessante arboscello messicano a foglie ovali carnose.

Phlomis fruticosa L. (Lamiaceae o Labiatae), il ‘salvione giallo’, nasce spontaneo nelle regioni mediterranee e balcaniche. Si presenta in forma di arbusto sempreverde, perenne, coperto di foglie grigio-verdi, tomentose e profumate, simili a quelle dalla salvia; in primavera ed estate produce fiori di colore giallo intenso grandi fino a 5 cm. La pianta è molto utilizzata come ornamentale nei giardini. Lagerstroemia indica L. (Lythraceae) piccolo albero, o arbusto, deciduo, originario della Cina, ma presente nel sudest asiatico. Già i cinesi nel corso dei millenni, lo usavano come ornamentale, specie presso i templi, e per questo è ora diffuso un po’ ovunque, dove il clima ne permetta il mantenimento. In Italia da tempo la specie si è affermata nei giardini pubblici e privati, ville e parchi e come alberatura stradale; in estate produce la splendida e abbondante fioritura con tonalità soprattutto di rosso. Anche al di là dei fiori la lagerstroemia si presenta elegante nel portamento e attraente per le foglioline ovali; la sua principale caratteristica ‘di campo’ che ne facilita il riconoscimento è data dal tronco che appare assolutamente liscio, lucido e ‘privo’ di corteccia. E’ pianta longeva, uno degli individui presenti nel Bioparco, descritto con targa metallica poco oltre l’ingresso, è più che centenario.

Allium neapolitanum Cir. (Liliaceae, Alliaceae, Amaryllidaceae, secondo differenti classificazioni) il nome sembra derivare dal celtico all, con riferimento al sapore aspro, ma un termine simile si incontra anche in lingua persiana per indicare il bulbo edule; la pianta è una erbacea, perenne, bulbosa, con steli fiorali alti anche 50cm; le foglie sono lunghe fino a 35cm, nastriformi; l’infiorescenza è un’ombrella larga, che porta numerosi fiori bianchi, profumati, a sei petali, in maggio-giugno; a Roma è comune vederlo un po’ ovunque, talvolta accanto al suo ‘parente prossimo’ Allium triquetrum L., a formare fitte aiuole che possono emanare il caratteristico odore a distanza; queste specie di aglio selvatico sono commestibili; il triquetro si riconosce facilmente per la sezione triangolare dello stelo fiorale.

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Scilla L. (Asparagaceae ex Liliaceae), una decina di specie; il nome può derivare dal greco col significato di ‘nuocere’, alludendo al bulbo tossico di alcune specie del genere; ma si può anche pensare a Skýlla, il feroce e mitico mostro marino che viveva nello stretto di Messina. In Italia sono spontanee ad esempio Scilla italica L. (=Hyacinthoides italica (L.) Rothm.), la meno alta, che cresce più a est nella regione del Mediterraneo, Scilla bifolia L. (di Pantelleria) e Scilla hyacinthoides L., a fiore azzurro viola, in primavera. Scilla hispanica Mill. è la campanula spagnola a fiori blu, una bulbosa perenne nativa della penisola iberica. La ‘English bluebell’, Scilla non-scripta (L.) Hoffm. & Link (= Hyacinthoides non-scripta (Mill.) Chouard ex Rothm.), è invece comune in Europa nord-occidentale, molto simile alla precedente ma distinguibile facilmente dal fatto di avere i fiori orientati da un solo lato. (fonti varie)

Ornithogalum umbellatum L. (Hyacinthaceae ex Liliaceae) originaria delle regioni mediterranee, compresa l'Italia dove è chiamata cipollone bianco o ‘latte di gallina’, di significato non chiaro; molte sono le ipotesi, legate all’etimologia greca: órnis, uccello e gála, latte; altro nome comune: ‘Star of Bethelehem’ (cfr ‘fiori di Bach’), con vari riferimenti alla nascita di Gesù. I fiori sono bianchi con venature verdi a sei tepali, raccolti in ‘grappoli’ e compaiono in aprile-giugno. Il genere comprende un centinaio di specie, quasi tutte africane ed europee, generalmente tossiche per l’uomo, alcune molto decorative (Ornithogalum dubium Houtt., a fiori arancione, la ‘Sun star’).

Bellevalia romana (L.) Sweet (oppure Rchb.); Liliaceae, Hyacinthaceae, Asparagaceae, secondo differenti classificazioni; il ‘giacinto romano’ è una specie presente in quasi tutta Italia, più frequente nella fascia mediterranea. A Roma è comune, specialmente in prati, parchi e ville; fa una bella fioritura a marzo-maggio.

X Amarcrinum 'Howardii'; questa pianta è un ibrido intergenerico, frutto dell'incrocio, realizzato la prima volta nel 1920, di Amaryllis belladonna L., con Crinum moorei Hook.f.; sinonimi: Amarcrinum memoria-corsii (Ragion.) Moore, o xCrinodonna corsii Stapf; si tratta di una bella e

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resistente bulbosa di circa 60cm di altezza, con foglie nastriformi lunghe, sempreverdi. In estate compaiono grandi fiori simili a gigli, color rosa, a gruppi di circa dieci su alti steli.

Jasminum primulinum Hemsl. (= Jasminum mesnyi Hance) Oleaceae, gelsomino giallo a fioritura invernale - primaverile; Jasminum nudiflorum Lindl., proveniente dalla Cina; questo arbusto rustico, detto anche ‘gelsomino di san Giuseppe’ o ‘gelsomino d’inverno’, presenta rami nodosi e foglie decidue, trifoliate, di colore verde scuro. Il genere comprende circa 200 specie per lo più asiatiche, arbustive e rampicanti alte in media fino a 4-6 metri. Jasminum officinale L., il gelsomino bianco, è il più diffuso in Europa e ha origine in India, Cina e Iran. Ha foglie caduche, lanceolate e fiori bianchi a cinque petali molto profumati che sbocciano da giugno a settembre; può arrivare ad un’altezza di 15m e quindi è adatto come rampicante tappezzante. Il nome comune gelsomino (dal persiano yāsamīn) ingenera spesso confusione con parecchie altre piante comuni di altre famiglie botaniche, talvolta distanti e con caratteristiche ben diverse: a titolo di esempio cito il Rhynchospermum jasminoides Lindl. (Apocynaceae), ‘falso gelsomino’ o rincospermo, robusto rampicante dai fiori bianchi profumati, che tutti abbiamo in giardino o sul balcone, e il Solanum jasminoides Paxton (Solanaceae), ‘gelsomino di notte’, quando i fiori emanano il profumo, anch’esso rampicante più che vigoroso, con bei fiori che possono sfumare dal bianco al viola intenso.

Robinia pseudoacacia L. (Fabaceae) la robinia o falsa acacia, è una pianta originaria dell'America del nord, dalla caratteristica corteccia a ‘losanghe’, e naturalizzata in Europa come ornamentale per parchi, giardini e alberature stradali. Com’è noto fu importata dal continente americano nel 1601 da Jean Robin, botanico del re di Francia Enrico IV. In primavera ha una fioritura abbondante di fiori bianchi riuniti in grappoli come il glicine; di contro è una nota specie ‘invasiva’ (come ad esempio l’ailanto) piuttosto difficile da contrastare.

Ailanthus altissima (Mill.) Swingle (Simaroubaceae). Il nome ailanto fu introdotto dal botanico francese Desfontaines (1750-1831) ed è una

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latinizzazione del termine (pronunciato all'incirca come ail-anto) con cui gli indigeni Amboini delle Molucche (isola di Ambon) chiamavano una specie affine a quella in esame, e che significava ‘albero del cielo’, in riferimento all'altezza che poteva raggiungere. Si tratta di una pianta dioica (ma di rado anche poligama, cioè con presenza, in uno stesso esemplare, di fiori unisessuali, generalmente maschili, e di fiori ermafroditi) spiccatamente pollonifera e dalla rapida crescita; può infatti superare i 25m d'altezza, con portamento elegante, chioma fitta e ramosa. Fu portato in Europa dall’Asia nel ‘700 per permettere l’allevamento di un lepidottero, la ‘Sfinge dell’ailanto’ (Samia cynthia Drury), che in teoria avrebbe sostituito il baco da seta minacciato da malattie. Il risultato è stato che, mentre l’allevamento della sfinge si rivelò un fallimento, l’albero si trovò perfettamente a proprio agio ed è oggi una delle piante infestanti più difficili da combattere.

Cistus L. (Cistaceae) arbusti eretti, folti, vigorosi alti 1,5-2m, a fioritura in genere estiva; sono spesso specie pioniere, che colonizzano terreni spogli, privati per varie cause della vegetazione; altri cisti sono ibridi da giardino ornamentali; Cistus ladanifer L., originario di Europa meridionale e Nordafrica, a fiore isolato bianco, grande, con gola gialla e macchie rosse, con foglie sempreverdi, strette, appiccicose, di colore verde scuro; come suggerisce il nome, la pianta fornisce il ladano, un essudato, una resina profumata per uso cosmetico e medicinale; Cistus x corbariensis, ibrido sempreverde, a fiori semplici bianchi con gola gialla; Cistus x skanbergii, sempreverde, coi fiori rosa chiaro, riuniti in piccole infiorescenze; Cistus x pulvurulentus, ibrido grigio verde, a fiore semplice rosa carico; Cistus x purpureus, robusto ibrido, verde scuro, a fiore rosa scuro con macchie rosse, anche specie dunale; Cistus salviifolius L., originario del Mediterraneo sudorientale, con bianco e gola gialla, e la varietà di cisto ‘Jessamy Beauty’, il cui fiore è simile al ladanifer.Viburnum plicatum Thunb. (Caprifoliaceae) è un grande arbusto ornamentale con numerose cultivar, ad esempio ‘Mariesii’ a fiori bianchi o ‘Pink beauty’ con fiori bordati di rosa. La specie ‘base’ vive nelle foreste giapponesi, è alta fino a 3m, con rami a disposizione orizzontale, grandi ombrelle piatte di fiori bianchi, grandi all’esterno, piccoli al centro, foglie

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caduche, ovali, di colore verde vivo, poi arancione-rosse in autunno. Fiorisce all’inizio della primavera.

Macleaya microcarpa (Maxim.) Fedde (Papaveraceae) e Macleaya cordata (Willd.) R.Br., sono le due sole specie accettate nel genere (tra le quattro descritte). E’ originaria di Cina e Giappone, presenta foglie assai grandi (fino a 25cm di ampiezza) di colore grigioverde, e alte infiorescenze piumose biancastre dai fiori ‘insignificanti’, ma di effetto complessivo notevole. Poiché tende a diventare invasiva, esige spazi grandi; si propaga per seme ed anche per rizomi sotterranei e talvolta diviene problematico estirparla. Il nome del genere si riferisce ad un entomologo scozzese: Alexander Macleay (1767-1848).[[

Le Papaveraceae, circa 600-700 specie (includendo la famiglia delle Fumariaceae, da alcuni considerata a parte); si tratta in ogni caso di una classificazione desueta anche se utile dal punto di vista pratico; di seguito erbe spontanee del bioparco:Papaver rhoeas L. (papavero dei campi)Papaver dubium L. Chelidonium majus L. (erba da porri, irundinaria)Fumaria capreolata L. (fumaria bianca)Fumaria officinalis L.

Citiamo anche le essenze spontanee di una famiglia ‘vicina’ alla precedente, le Ranunculaceae, meno di 2000 specie per lo più tossiche o anche velenose; portano in genere bei fiori e sono coltivate come ornamentali:Anemone hortensis L. (fior di stella)Clematis vitalba L. (erba dei cenciosi)Ranunculus lanuginosus L.Ranunculus ficaria L. (unico commestibile in piccole quantità)Ranunculus bulbosus L. Ranunculus sardous Crantz (il ranuncolo sardo, tossico, capace di indurre il ‘riso sardonico’, in realtà una probabile confusione in Virgilio (I secolo a.C.) Egloga VII, con l’Oenanthe crocata L.)

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HERBA SARDONIAL’Oenanthe crocata L. (Apiaceae), finocchio d’acqua, prezzemolino, secondo alcuni autori (ad esempio il glottologo cagliaritano Giulio Paulis, classe 1947) sarebbe la ‘vera’ herba sardonia, un’ombrellifera parente stretta della cicuta; la pianta riduceva le sofferenze dei vecchi e ne accelerava la morte; inoltre le sostanze tossiche in essa contenute provocavano la chiusura delle labbra, mettendo in evidenza i denti, simulando la maschera facciale di chi ride. Per altri è l’Oenanthe fistulosa L., finocchio acquatico tubuloso, sedano acquatico, che stimolava il riso sardonico nella Sardegna prenuragica. Ingerita in piccole dosi provoca un’alterazione simile all’ubriachezza (il nome del genere si compone infatti del greco oinos, vino e anthos, fiore); altre fonti citano il Ranunculus sceleratus L., ranuncolo di palude, velenoso. Molti scrittori greci e latini, fin dal VI secolo a.C. (Simonide di Ceo, poeta lirico), ci parlano del sacrificio rituale dei vecchi, non più autosufficienti e inabili al lavoro, i quali mentre morivano, sorridevano; ci raccontano che in Sardegna gli abitanti sacrificavano i genitori troppo anziani a Cronos, intossicandoli con le erbe e poi colpendoli con bastoni e precipitandoli da dirupi; ancora oggi si conserva qualche traccia di questo antico rito nel linguaggio (vecchi alla babaieca, cioè la roccia a picco; ) e in alcuni luoghi (Scervellatoio, Dirupo dei vecchi, Picco del Vecchio). Utili al riguardo sono le testimonianze di Demòne o Damòne, musicologo e sofista ateniese (V secolo a.C.), Timeo di Tauromenio (IV-III secolo a.C.), Colofone (Asia Minore, fine IV secolo a.C.). L’espressione ‘sorriso sardonico’ infine è dall’Iliade di Omero (VIII secolo a.C.) libro XX.

Ed ecco un elenco delle più comuni Apiaceae o Umbelliferae (circa 3000 specie, fra cui la sopracitata Oenanthe) spontanee e infestanti che si possono osservare nel prato:Chaerophyllum hirsutum L. Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. (cerfoglio)Smyrnium olusatrum L. (corinoli comune, un sedano commestibile)Foeniculum vulgare Miller (finocchio selvatico)Conium maculatum L. (la cicuta di Socrate)Torilis nodosa (L.) Gaertn.Daucus carota L. (carota selvatica)

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CONCLUSIONI, ESTINZIONI E CRIPTO BOTANICA … A parte ricordiamo la roverella di 300 anni, citata nel libro: ‘Villa Borghese. Viali, giardini ed alberi monumentali’, Gratani-Bonito, Palombi 2013; purtroppo dell’albero sopravvive soltanto l’enorme ceppaia, quasi del tutto ricoperta dalla vegetazione, a ridosso della ‘Casa delle Giraffe’. Ancora, passeggiando lungo i viali, vi imbatterete in bei cespugli fioriti di Euryops sp, la grande margherita gialla, e poi Bergenia crassifolia (L.) Fritsch., pianta perenne originaria della Siberia e, accanto al bar presso la grande Voliera, nel mese di giugno fioriscono la Buddleja e la Jacaranda, le acacie di Costantinopoli (albizia), l’Hypericum calycinum L. (‘Hidcote’) e una spettacolare Rosa ‘Sally Holmes’ dalle grandi infiorescenze rosa-aranciato. Presso l’Orto dei Bimbi’ troveremo forse Teucrium hircanicum L., il ‘camedrio iraniano’, dalle belle lunghe pannocchie viola, da agosto ad ottobre. I Wallaby e gli Emù australiani (aiuola N), fruiscono di un liriodendro (l’albero dei tulipani), di un Brachychiton populneus (Schott & Endl.) R.Br., una sterculiacea, e della Grevillea robusta A.Cunn. ex R.Br.; all’esterno, di fresco impianto, un individuo giovane di Schefflera actinophylla (Endl.) Harms, ben riparato per sopportare l’inverno romano. Accanto alle residue gabbie dei felini, obsolete, che andranno nel tempo riconsiderate, insieme ad arbusti di jacaranda naturalizzata, ci sono individui di Acacia retinodes Schltdl. (possibile anche Acacia saligna (Labill.) Wendl.) a foglia stretta e intera. Tra i ‘sospesi’ di maggiore importanza, la questione della Torreya citata nella relazione universitaria del 1996 [Informatore Botanico Italiano, volume 28, pagine 15-36, Università La Sapienza di Roma, 1996.] ma non c’è riscontro; ci sono però nell’area indicata arbusti di cefalotasso. E’ da considerare tuttavia la morte dell’albero per le ‘eccessive ed errate potature’ cui sarebbe stato sottoposto dal 1996 ad oggi, come pare suggerire il citato studio; sempre a tale riguardo non ho incontrato la criptomeria giapponese, mentre il pino di Wallich (Pinus wallichiana AB Jacks.), presente in tutte le descrizioni anche recenti, fu tagliato per malattia …

Euryops pectinatus (L.) Cass. (Asteraceae), un arbusto sudafricano sempreverde i cui fiori a margherita ornano giardini e terrazzi da luglio a settembre. E’ alto 1,5m e largo 1m, ha foglie frastagliate, verde bottiglia,

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fiori grandi, gialli. Il nome del genere deriva dal greco e sta per ‘grande occhio’ (fonti varie)

Bergenia crassifolia (L.) Fritsch. (Saxifragaceae); la pianta presenta delle fioriture a pannocchia di colore bianco, rosa, porpora, rosso e grandi foglie verde lucido rotondeggianti. Raggiunge un'altezza massima di 30cm ed è facile da coltivare dato che si adatta a qualsiasi tipo di terreno, anche calcareo. Le piante tendono a crescere occupando tutto lo spazio a loro disposizione, se ne può consigliare la coltivazione come tappezzante; raramente soffre di malattie, può tuttavia subire attacchi fungini.

Teucrium hyrcanicum L. (Labiatae) arbusto con foglie pendule, caratterizzato da dense ed erette spighe pubescenti, portanti fiori bilabiati, rosso violacei. Originario del Mar Caspio, è abbastanza rustico.

Brachychiton populneus (Schott & Endl.) R.Br. (= Brachychiton diversifolius R.Br.; Sterculia diversifolia G.Don) (Malvaceae ex Sterculiaceae) albero sempreverde australiano, alto circa 20m, di clima caldo, con chioma cespugliosa, apprezzato per l’ombra e il foraggio; cresce su pendici rocciose di colline e tollera terreni calcarei; è un ‘albero bottoglia’ come molte sterculiacee. Le foglie, variamente lobate, sono di colore verde oliva intenso; fiorisce in estate con corolle campanulate riunite in cime, di colore crema verdastro, internamente con macchie di colore porpora o giallo, attrattive per gli insetti. Il frutto è una capsula semilegnosa contenente i semi.

Grevillea robusta A.Cunn. ex R.Br. (Proteaceae) albero sempreverde con foglie profondamente pennate (simili a fronde di felci) lunghe fino a 30cm, di colore verde scuro. Emette i fiori in primavera ed estate, staminiferi, lunghi 12-16cm, color giallo, rosso, arancione. Esige terreni non calcarei e ben drenati, posizioni riparate dal gelo. La zona di origine è il Queensland e il Nuovo Galles del Sud, Australia.

Schefflera actinophylla (Endl.) Harms (Araliaceae) L’Arbol pulpo (uno dei numerosi nomi vernacolari), è nativo delle foreste pluviali di Australia (Queensland e nord), Nuova Guinea e Giava. È una pianta perenne, che

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giunge a 15m di altezza; porta foglie verdi, grandi e lunghe, in verticilli, specie nella parte alta del fusto; può essere epifita e, come i Ficus strangolatori, talvolta si comporta in modo analogo. Anche altri generi comprendono specie che uccidono la pianta ospite: ad esempio Spondias (Anacardiaceae) nelle Filippine, Fagraea (Gentianaceae) e Timonius (Rubiaceae) della Papuasia, Coussapoa (Urticaceae), conosciuta come ‘Matapalo’ e Clusia (Clusiaceae o Guttiferae) in America; la clusia è strangolatrice ‘facoltativa’, non sempre porta a morte l’albero ospitante e in questo senso si può pensare anche alla comune ‘nostra’ edera.

Acacia retinodes Schltdl. (Mimosaceae) piccolo albero di altezza contenuta (5-6m), cosmopolita, di origine australiana, apprezzato come ornamentale o anche per tenere terreni friabili. Ha la particolarità di fiorire in pratica per tutto l’anno (è chiamato ‘Mimosa delle 4 stagioni’), soprattutto in estate. È una pianta rustica e talvolta invasiva.

Abbiamo scordato qualcosa? Beh, sì e no: come in tutta la città di Roma, c’è al Bioparco una ricca e diversificata flora spontanea e/o naturalizzata (come le specie esotiche sfuggite alla coltivazione), presente in centinaia e centinaia di specie; se ne è fornita, sparsa nel testo, una sommaria documentazione; si prevede, in un futuro prossimo, di riprendere l’argomento, con notizie anche dal punto di vista storico riguardo il giardino zoologico, insieme a considerazioni di carattere generale sullo sviluppo di queste piante, sia arbustive o arboree, sia erbacee, alcune comuni, altre meno e più rare, altre ancora infestanti, e via dicendo. I dati riferiti alle erbe spontanee sono contenuti nella già citata fonte: Informatore Botanico Italiano, volume 28, pagine 15-36, Università La Sapienza, Roma, 1996.

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FONTI E BIBLIOGRAFIA www.bioparco.itwww.wikipedia.comwww.adipa.itwww.treccani.itwww.actaplantarum.orgwww3.unibo.itwww.dipbot.unict.ithttp://anpsa.org.au/Villa Borghese. Viali, giardini ed alberi monumentali, Gratani-Bonito, Palombi 2013

Guida del Museo Orto Botanico di Roma, Università La Sapienza, 2014, Tarquini, Bonacquisti, BlasiArbusti e rampicanti, autori vari, Dorling Kindersley, Londra, 1996Alberi by Allen Coombes, Dorling Kindersley, Londra, 1992La giungla di Villa Borghese, Spartaco Gippoliti, 2010

Marcello Baragona, A.E.R., Roma 2018