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1 (Iª Parte) SINTESI TEOLOGICA SULLA MISSIONE (1)Evangelizzazione: Teologia, pastorale, spiritualità (2)Cristo inviato dal Padre sotto l’azione dello Spirito, presente nella Chiesa missionaria (3)Maria icona della Chiesa missionaria (1) EVANGELIZZAZIONE: TEOLOGIA, PASTORALE, SPIRITUALITÀ Presentazione: Teologia, pastorale e spiritualità della evangelizzazione Il concetto di missione e di evangelizzazione s'impara in sintonia con gli amori di Cristo: «La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi... La missione, oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di Dio in noi» (RMi n.11). E' solo in sintonia con la persona e il messaggio di Gesù che appare in piena chiarezza il significato della missione: «Non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l'inviato ad evangelizzare » (RMi n.88). Il « mandato» missionario di Gesù si comprende e vive in sintonia con i suoi sentimenti riguardo alla salvezza dell'umanità: « ho altre pecorelle » (Gv 10,16), « venite a me tutti» (Mt 11,28), «sento compassione di questa moltitudine» (Mt 15,32), « ho sete» (Gv 19,28), « come il Padre ha mandato me, lo invio voi» (Gv 20-21), « andate in tutto il mondo» (Mt 28,19) ...

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(Iª Parte) SINTESI TEOLOGICA SULLA MISSIONE

(1)Evangelizzazione: Teologia, pastorale, spiritualità(2)Cristo inviato dal Padre sotto l’azione dello Spirito, presente nella Chiesa missionaria(3)Maria icona della Chiesa missionaria

(1)EVANGELIZZAZIONE: TEOLOGIA, PASTORALE, SPIRITUALITÀ

Presentazione: Teologia, pastorale e spiritualità della evangelizzazione

Il concetto di missione e di evangelizzazione s'impara in sintonia con gli amori di Cristo: «La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi... La missione, oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di Dio in noi» (RMi n.11). E' solo in sintonia con la persona e il messaggio di Gesù che appare in piena chiarezza il significato della missione: «Non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l'inviato ad evangelizzare » (RMi n.88).

Il « mandato» missionario di Gesù si comprende e vive in sintonia con i suoi sentimenti riguardo alla salvezza dell'umanità: « ho altre pecorelle » (Gv 10,16), « venite a me tutti» (Mt 11,28), «sento compassione di questa moltitudine» (Mt 15,32), « ho sete» (Gv 19,28), « come il Padre ha mandato me, lo invio voi» (Gv 20-21), « andate in tutto il mondo» (Mt 28,19) ...

L'annuncio del vangelo (« evangelizzazione ») possiede ha delle caratteristiche che si rivelano soltanto alla luce della parola di Dio e dello stesso Gesù « inviato per evangelizzare» (Lc 4,18). Per studiare il contenuto del mistero cristiano, non si può partire fondamentalmente dalla semantica o dalla filosofia del linguaggio, né tanto meno dal confronto delle diverse imprese « apostoliche » delle religioni non cristiane. La missione e l'evangelizzazione cristiana è irripetibile, poiché ha la sua origine nel mistero della Trinità (Dio Padre che invia suo Figlio per mezzo dello Spirito) e del mistero della incarnazione (Gesù, il Figlio di Dio fatto nostro fratello, è resuscitato).

L'evangelizzazione ha molteplici aspetti. E' sufficiente ricordare la natura della missione (in Cristo e nella Chiesa), l'azione stessa dell'evangelizzare, le qualità degli evangelizzatori, ecc ...

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Il regno di Dio, predicato da Gesù, include nella sua stessa natura l'estensione nello spazio e nel tempo. La salvezza realizzata da Cristo deve giungere a tutti, secondo i disegni di salvezza del Padre. Ma Gesù ha reso partecipi i suoi « apostoli » di questa responsabilità di estendere il regno, di evangelizzare tutti gli uomini.

Dai testi scritturistici e dall'insegnamento della Chiesa emergono parecchie prospettive o dimensioni riguardo la missione: salvifica o teologica (disegni salvifici universali di Dio), cristologica (mandato di Cristo unico Salvatore), pneumatologica (sotto l'azione dello Spirito Santo), ecclesiologica (natura missionaria della Chiesa), antropologica e sociologica (attenzione alle realtà e situazioni umane), e scatologica (tensione di speranza e trascendenza), pastorale (azione apostolica), spirituale (atteggiamento personale comunitario), ecc. E’ sempre dimensione trinitaria di Dio Amore.

Seguendo le trace del decreto conciliare « Ad Gentes » (AG), dell'esortazione apostolica « Evangelii Nuntiandi» (EN) e dell'enciclica « Redemptoris Missio » (RMi), i temi sulla missione si possono distribuire principalmente in tre grandi livelli:

Livello teologico: che è la missione? (AG I; EN I-III; RMi I-III).

Livello operativo: A) come svolgere l'attività missionaria? (AG II, III, V; EN IV-V; RMi IV-V); B) gli operai e le vie della missione (AG IV, VI; EN VI; RMi V); C) animazione della comunità cristiana per farla diventare missionaria (AG VI; EN VI; RMi VII).

Livello spirituale: come vivere la missione da parte dei singoli apostoli e di tutta la comunità (AG IV; EN VII; RMi VIII).

La teologia si interroga sulla natura della missione; la pastorale studia come attuare l'azione missionaria; la spiritualità si interessa alle attitudini interiori dell'evangelizzazione.

Gli orientamenti conciliari e postconciliari sono un punto di riferimento per una autentica teologia, pastorale e spiritualità della missione. Dalla teologia sulla missione si passa facilmente alla pastorale e alla spiritualità. In effetti, la missione nel suo aspetto pratico si trasforma in azione sociologica. Dal « mandato» di Cristo (« invio », « missione ») si passa all'azione pastorale e alla vita coerente (spiritualità) delle persone e delle comunità. Lo « spirito»

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della missione e dell'azione evangelizzatrice si svolge a partire dalla carità del Buon Pastore.

1.Missione e apostolato

La parola «apostolo» significa, in senso generale, inviato o araldo. L'inviato ha la funzione di adempiere una missione o un incarico; araldo significa portavoce di un annuncio pubblico per la comunità. Apostolato vuol dire, quindi, missione e annuncio. Nel campo cristiano, l'apostolo sarebbe un inviato che annuncia la rivelazione ed applica la redenzione con i mezzi che Cristo ha istituito. Cioè si tratta di un annuncio e di una realizzazione di salvezza.

Una descrizione dell'azione apostolica cristiana si potrebbe riassumere in questo modo: « Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore » (SC n.10).1

A)Cristo “Messia” (“unto”, “consacrato”) e “apostolo” ( inviato)

La missione che svolge la comunità cristiana deriva dalla missione di Dio che vuole la salvezza di tutta l'umanità per mezzo di Gesù Cristo: «La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la sua origine» (AG n.2). « La missione universale della Chiesa nasce dalla fede in Gesù Cristo ... Soltanto nella fede si comprende e si fonda la missione» (RMi n.4)· « La salvezza non può venire che da Gesù Cristo» (RMi n.5).

Gesù si presenta come «Cristo» o «Messia», che significa “unto” (consacrato), per una missione che è profetica, sacerdotale e reale di dimensioni universali. Gesù non si chiama direttamente «Messia», però istruisce il popolo e i discepoli affinché lo riconoscano come tale nelle prospettive universali del Nuovo Testamento, Gesù interrogò i suoi discepoli sulla fede: «Chi dite che io sia? ». E lodò come ispirata la

1 La teologia della missione si svolge a partire della parola di Dio, dell’insegnamento della Chiesa e delle realtà e testimonianze missionarie storiche e attuali. Alcuni studi in collaborazione: Aa.Vv., Missiologia oggi, Roma, Pont. Univo Urbaniana 1985; Aa.vv., L'Annuncio del Vangelo oggi, Roma, Pont. Univo Urbaniana 1977; Aa.Vv., Prospettive di missiologia oggi, «Documenta Missionalia » 16 (1982); Aa.Vv., Lexikon Missionstheologischer GrundbegrifJe, Berlin, D. Reimer Verlag 1981.

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risposta di Pietro: «Tu sei il Messia (Cristo, unto)" il Figlio di Dio vivente» (Mt 16,16; Mc 8,29). Tale era stata anche la fede incipiente dei primi che lo accettarono (Gv 1,41: «abbiamo trovato il Messia»). Però Gesù aiutò i suoi ad arricchire questo titolo non con la prospettiva di onori terreni e di potere, ma di morte sacrificale, «servo dolente» che deve attirare e salvare tutta l'umanità (cfr. Gv 12,32). Per questo il titolo « messianico» di « Cristo », equivale a quello di « figlio dell'uomo» (Mt 26,63-64) che deve sedersi alla destra di Dio come salvatore universale. Soltanto alla luce della resurrezione si poteva vedere la prospettiva profonda e universale del titolo di Messia o Cristo. L'«unto» doveva sopportare la passione e la morte « per entrare nella sua gloria »; cioè « Cristo dovrà patire e resuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati» (Le 24,46-47).

Il titolo di « Cristo» (unto) va unito a quello di « Gesù» (salvatore). Entrambi i titoli hanno il significato universale di chi è stato inviato dal Padre e consacrato (unto) dallo Spirito Santo per salvare tutti gli uomini. Gesù è chiamato molte volte « apostolo» o « inviato».2

Questa missione è anche « unzione » in quanto è inviato in modo permanente e con piena dedizione della sua esistenza alla « evangelizzazione ». Per questo la sua missione si chiama missione dello Spirito che unge Gesù.3

L'esistenza di Gesù, tutta la sua vita e tutte le sue azioni possono considerarsi simultaneamente unzione e missione. La ragione d’essere di Gesù è la missione universale in quanto, come Figlio di Dio e nostro fratello, realizza la salvezza con il sacrificio della propria vita.

La missione di Gesù (che è anche unzione) è missione dottrinale o profetica, missione sacrificale o di sacerdozio, missione reale o di estennsione del regno di Dio. Così si esprimono i testi evangelici sulla missione di Gesù e tutto il contesto del Nuovo Testamento. E' stato unto e inviato come profeta, sacerdote e re (cfr. Eb 5,1 ss; Lc 4,18; Gv 10,36).

La missione di Gesù, quindi, è di regalità, sacerdozio e profetismo, come missione di « conquista » pacifica, immolazione ed insegnamento. L'incarico ricevuto dal Padre è quello di manifestare e comunicare a tutti

2 Cfr. Gv 3,17-34; 7,16; 11,42; 14,24; 17,19s; Lc 4,18; Eb 3,1. Vedere riassunto dottrinale in «Ad Gentes » n. 3.

3 Cfr. Lc 2,23 (Incarnazione); Lc 4,1.14 (deserto e predicazione). Lc 4,18 (Nazaret).

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gli uomini i disegni di salvezza. Il centro della vita di Gesù è la missione ossia l'incarico ricevuto dal Padre (Gv I0,I9), che è quello di dare la vita per tutti. La sua missione è « totalizzante », poiché è radicata nel suo proprio essere e comprende tutta la sua esistenza e tutta la sua attuazione. E' missione universale e cosmica in quanto tutta la creazione, tutta l'umanità e tutta la storia cadono sotto il suo influsso. Per questo è una missione senza frontiere.

B) Gli «apostoli»

Gesù volle comunicare la sua missione al gruppo dei suoi discepoli tra i quali emergono i « dodici» con il titolo speciale di « apostoli ». Da' loro l'incarico di continuare la missione ricevuta dal Padre e, per realizzarla, promette e comunica loro la forza dello Spirito Santo.4

In questo modo Gesù prolungherà la sua presenza, il suo messaggio e la sua azione di salvezza attraverso i tempi ed in una prospettiva universale. La missione trasmessa agli apostoli ha le stesse caratteristiche di quella di Gesù: «a tutte le genti » (Mt 28,19). Gli inviati o « apostoli» di Gesù parlano in suo nome e lo rappresentano con segni sensibili (Mc 6,7; Mt 10,40; Gv 17,10).

La missione apostolica partecipa del triplice aspetto della missione di Gesù: profetica, sacerdotale, reale (Mt 28,18s). La parola predicata dagli apostoli, il sacrificio che fanno presente e l'azione di estendere il regno, hanno una prospettiva universale per la loro stessa natura. Così è la missione di Gesù e così è anche la missione partecipata.

L'andare «davanti» a Gesù (Le 10,1) significa presentare il segno sensibile di una azione del Signore che già esiste, in qualche modo, prima che l'apostolo arrivi in qualsiasi settore umano.

Tutta la Chiesa ha ricevuto la missione di Gesù. I « dodicii» apostoli costituiscono « l'apostolicità » della Chiesa. Sono come il punto di riferimento per garantire la missione propria di ogni cristiano (cfr. Lc 6,13; Ef 2,20).5

4 Cfr. Mt 28,16; Gv 15,16; 17,18; 20,21. E' anche missione dello Spirito (cfr. Gv 20,21-23; Ef 3,20).

5 L'elezione di Mattia (cfr. At 1,21ss) indica una peculiare apostolicità dei dodici che costituisce la missione di tutta la Chiesa.

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Condividere la missione di Cristo suppone impegnare, come il Signore, tutta l'esistenza in questo compito affidato dal Padre e animato dallo Spirito Santo. La persona dell'apostolo, la sua esistenza ed il suo agire, sono condizionati in tutto e sempre alla missione.

La missione ricevuta da Gesù va sempre unita intimamente all'azione dello Spirito Santo. E' lo stesso Spirito che unse Gesù, che anche «battezza» o unge gli Apostoli (At 1,5) e li riempie della sua forza (At 1,8). Questa missione è, dunque, unzione o «sigillo» (Ef 1,13). Per questo Gesù, nel comunicare la missione, comunica lo Spirito Santo (Gv 20,21-23). Paolo si sente sempre spinto da questa forza dello Spirito che lo incita ad evangelizzare secondo la missione ricevuta da Gesù (Rom 1,1-4).

L'apostolo resta orientato verso il mistero della morte e della resurrezione di Gesù (mistero pasquale) di cui è testimone (At 1,22; 3,32).

Tutta l'azione apostolica consiste nell'annunciare, far presente e comunicare questo mistero pasquale di Gesù. Per questo Gesù aveva promesso lo Spirito Santo che «incatena» la persona dell'apostolo (At 20,22), gli fa conoscere meglio la persona e la dottrina di Gesù per poterne essere un trasmettitore ed un testimone fedele (Gv 15,26-27; 16,13-14). Così I'apostolo viene ad essere la « gloria» o espressione dello stesso Gesù (Gv 16, 14; 17,10).

C) Apostolicità di tutta la Chiesa

«Il Signore Gesù inviò i suoi Apostoli a tutte le persone, a tutti i popoli ed a tutti i luoghi della terra. Negli apostoli la Chiesa ricevette una missione universale, che non ha confini e riguarda la salvezza nella sua integrità» (RMi 3 I).

Gesù ha affidato a tutta la Chiesa la missione di evangelizzare tutte le genti ossia di « propagare la fede e la salvezza di Cristo» (AG n. 5).6

Questa missione proviene dal mandato di Cristo (Mt 28,I9-20; Mc I6,I5) e dalla stessa vita che Cristo infonde nei suoi fedeli affinché «tutto il corpo (della Chiesa) ... cresca e si fortifichi nella carità» (Ef 4,I6). E' questa la natura ossia la ragione di essere della Chiesa.

6 «Se Cristo si è unito in certo modo ad ogni uomo, la Chiesa, penetrando nell'intimo di questo mistero, nel ricco e universale linguaggio, vive anche più profondamente la propria natura e missione » (Enc. Redemptor Hominis n. 18).

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Quando si dice che «la natura della Chiesa è missionaria » (AG n.2 e 5) , si vuole indicare l'essere e l'attività della stessa Chiesa. Questa è la sua « missione» ed apostolicità: «si fa presente a tutti gli uomini o popoli» (AG n.5), « prega insieme e lavora affinché l'intera umanità diventi Popolo di Dio» (LG n.17).7

L'apostolicità della Chiesa si potrebbe studiare attraverso dimensioni diverse:

- dimensione trinitaria: come carità di Dio che si diffonde in tutti i cuori;

- dimensione cristologica: come comando di Cristo di raggiungere tutte le genti;

- dimensione pneumatologica: come forza dello Spirito che comprende tutta l'umanità e tutta la creazione;

- dimensione escatologica: come dinamica verso una restaurazione finale in Cristo di tutte le cose.

La natura stessa della Chiesa, che è « sacramento universale di salvezza» è missione o apostolato (cfr. Ad Gentes n.1; Lumen Gentium nn.1 e 48).

L'azione ecclesiale dell'apostolato è una continuazione dell'azione di Cristo e dei disegni eterni di Dio. Il battesimo, per colui che entra a far parte della Chiesa, è un «addentrarsi» responsabilmente in questi piani di salvezza di Dio (cfr. LG nn. 1-4; AG nn.1-4: la missione in relazione alle persone della Trinità).

La nota ecclesiale dell'apostolicità include due aspetti: fedeltà alla missione di Cristo e degli Apostoli, fedeltà all'azione attuale dello Spirito Santo.

Il primo aspetto è più ontologico e di stabilità. Si tratta di « custodire il deposito» affidato (1Tm 6,20). Questa fedeltà è anche un rispetto alla verità ed alla dottrina di Cristo, trasmettendola senza tergiversazioni personali. Però non è soltanto un semplice trasmettere meccanico, ma una fedeltà intesa nel senso di approfondire ogni volta di più la dottrina rivelata,

7 La natura missionaria della Chiesa viene spiegata alla luce della sua realtà di comunità inviata (mandato di Cristo), di segno trasparente e portatore del mistero di Cristo, di maternità, di sacramentalità, ecc. Cfr. Aa.vv .. Chiesa e missione, Roma, Pont. Univo Urbaniana 1990; Aa.Vv., La Chiesa sacramento di comunione, Roma, Teresianum 1979.

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poiché la ricchezza è inesauribile. L'apostolicità ecclesiale esige una fedeltà al messaggio cristiano senza legarlo necessariamente ad alcuna cultura o veste filosofica del passato o del presente.

Il secondo aspetto è più dinamico poiché presuppone una attenzione all'azione dello Spirito in ogni epoca ed in ogni nuova circostanza. Include tutto il problema dell'adattamento del messaggio e dell'urgenza di presentarlo secondo le nuove opportunità di evangelizzazione. E' una fedeltà di discernimento per quanto riguarda l'azione apostolica concreta.

Entrambi gli aspetti sono complementari ed indispensabili. Il primo senza il secondo, si ridurrebbe ad una trasmissione materiale che potrebbe paralizzare tutta la vitalità della Chiesa. Il secondo senza il primo, sarebbe un'attività senza orientamento e priva di riferimento alla missione di Gesù. La fedeltà al messaggio e alla missione di Cristo comprende, per la sua stessa natura, la fedeltà all'azione nuova dello Spirito inviato dallo stesso Gesù per penetrare il messaggio e per farlo vivere a tutti gli uomini. Con questa doppia fedeltà armonica, la Chiesa cammina verso una escatologia o pienezza e verso un incontro finale con Cristo.

L'apostolicità della Chiesa ha, poi, un senso «teologico» radicale, perché parte dei piani di salvezza di Dio amore (dimensione trinitaria), si realizza secondo il mandato di Cristo (dimensione cristologica) e con la forza dello Spirito (dimensione pneumatologica) ed ha il mordente di portare tutta la creazione e tutta l'umanità alla pienezza in Cristo risuscitato {dimensione escatologica).

I due aspetti di fedeltà al messaggio e di fedeltà all'azione di salvezza, producono nella Chiesa un equilibrio armonico nel quale appare, in tutta la sua profondità, il mistero dell'incarnazione. Così la Chiesa è il prolungamento visibile di Cristo, fedele al mandato e alla dottrina del Padre e all'azione dello Spirito Santo. Dio si avvicina all'uomo nella sua circostanza concreta e storica per farlo entrare nei piani di salvezza. L'«Emanuele» appare anche così nella Chiesa che trasmette fedelmente la dottrina di Cristo, assumendo e purificando tutti i valori umani secondo i piani di redenzione di Dio.

D) Elementi costitutivi dell'apostolato o missione

Nella missione o apostolato è possibile distinguere due aspetti principali: «l'ordine» o mandato e l'azione sociale per la quale si mette in pratica la missione. Nel caso della missione cristiana è Cristo che invia e fa partecipare alla missione del Padre e dello Spirito, come abbiamo visto

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sopra. L'azione apostolica cristiana ha delle caratteristiche speciali che ora riassumiamo.

L'azione apostolica cristiana sarebbe come una qualsiasi altra azione sociale se mancasse dell'«ordine» o mandato. Le azioni di « proselitismo », in generale, tendono a rinforzare un sistema ed una ideologia. Però il cristianesimo si trova nella traiettoria di libertà dei figli di Dio, che non può assoggettarsi a nessun sistema e a nessuna ideologia anche se avesse matrici cristiane. Per questo l'azione apostolica cristiana parte dall'incarnazione, dal mistero pasquale (morte, glorificazione, Pentecoste) e dalla predestinazione di Dio sulla salvezza umana in Cristo.

Questa azione apostolica, che suppone la missione, si va sviluppando in una gamma di possibilità: preghiera, testimonianza, annuncio della salvezza, richiamo alla fede e alla conversione, celebrazione dei sacramenti (specialmente del battesimo e dell'eucarestia), orientamento verso un incontro più pieno con Cristo, impegni concreti personali e sociali ... (RMi 41-60).

Le caratteristiche più complete dipenderanno dal «carisma » o vocazione e dalla disponibilità concreta di ogni apostolo. In effetti, sebbene l'azione apostolica comprenda tutta questa gamma che abbiamo appena descritto, si può porre l'accento o dare la preferenza momentanea ad uno dei punti, sia per la vocazione di ognuno, sia per le istanze attuali delle azioni dello Spirito Santo, sia per le necessità concrete di una comunità umana.

Tra tutti questi elementi se ne distaccano alcuni attorno ai quali si agglutinano tutti gli altri, in modo che l'azione apostolica non si converta in dispersione o squilibrio. Non si tratta propriamente di superiorità, ma di un punto centrale intorno al quale potranno ruotare gli altri. Nel caso di voler segnalare una superiorità, si dovrebbe fare un paragone tra il servizio della parola, dei segni sacramentali e della organizzazione ecclesiale; in questo paragone incontreremmo una superiorità di ognuno di questi elementi, secondo come vengono presentati. Però questo tema corrisponde piuttosto a quelli che sono chiamati segni permanenti dell'evangelizzazione.

Gli autori hanno parlato di un'« anima dell'apostolato ». Già in San Paolo si incontra una specie di filo conduttore come «anima» della sua attività apostolica: la contemplazione amorosa del mistero di Cristo (Ef 3). San Tommaso presentava l'azione apostolica come una comunicazione di ciò che si ha ricevuto nella contemplazione.8 Però più tardi si è voluto 8 « Contemplata aliis tradere» (Il-Il q. 188, a. 6).

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segnalare la preghiera come anima di ogni apostolato. Il concilio Vaticano II ha precisato così il nostro tema: «la carità verso Dio e gli uomini è l'anima di ogni apostolato » (LG n. 33). La carità è, quindi, l'anima dell'azione apostolica. Però questa carità, anima dell'azione, include un dialogo ossia una sintonia con Dio e con gli uomini. Ciò comporta la disponibilità di fare la volontà salvifica di Dio, che si manifesta nell'orazione e che si mette in pratica anche nell'azione. Una conseguenza necessaria è la sintonizzazione responsabile con i problemi degli uomini, come fece il Buon Pastore che trascorreva la notte in preghiera (Le 6,12) e si addossava le infermità e i problemi di tutti (Mt 8,17).

In questo senso, la carità è l'anima di ogni apostolato. Soltanto la carità penetra i disegni intimi di Dio ed anche la realtà più profonda dell'essere umano. E soltanto con uno spirito di contemplazione si raggiunge questa carità che non ha frontiere né permette calcoli egoistici nella vita dell'apostolo. La carità fa scoprire i piani di salvezza di Dio sugli uomini ed impegna a dare la propria vita in olocausto come il Buon [Pastore (cfr. Gv 10).

E) Partecipazione alla missione

La missione di Cristo, che continua nella Chiesa, è partecipata da tutti i cristiani in modo ed in grado diverso. C'è sempre un riferimento alla missione dei dodici (o al collegio episcopale e al successore di Pietro), ma la missione in generale appartiene alla stessa natura della Chiesa. Si potrebbe fare una distinzione tra la missione di carità e la missione gerarchica. La prima sarebbe più generale e avrebbe origine dalla stessa natura della vita cristiana come missione dello Spirito Santo. La seconda sarebbe più di visibilità, organizzazione e strutture (sempre sotto l’azione dello Spirito Santo). Ma questa suddivisione, che può essere utile al momento di uno studio sistematico, è imperfetta. Nonostante e malgrado la terminologia povera, corrisponde ad una duplice realtà o ad un duplice aspetto di una stessa realtà salvifica. Entrambe le missioni (carismatica e gerarchica) si completano e si postulano reciprocamente.

La missione proviene da Cristo che ha fondato la sua Chiesa come popolo di Dio e come sua espressione visibile. Questa missione (che è allo stesso tempo, carismatica e gerarchica) è partecipata nella Chiesa in diversi modi e gradi, sempre riferendosi alla missione che hanno ricevuto gli apostoli ed i loro successori. Si può partecipare nel sacerdozio ministeriale, nella vocazione laicale e nella vita di consacrazione a Dio. La partecipazione può

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provenire da un sacramento, da un incarico della Chiesa, da una grazia speciale {vocazione), ecc. Ed ha sempre un aspetto più carismatico ed un altro più visibile e organizzativo.

Ogni evangelizzatore ha il compito di «inserirsi» attivamente e responsabilmente nelle situazioni umane, alla luce del Vangelo e secondo la propria vocazione: il laico come fermento dentro le strutture umane, le persone consacrate come segno forte delle beatitudini, i sacerdoti come segno personale di Cristo Buon Pastore che guida e dà la vita. L'inserimento nelle circostanze umane non deve svuotare il contenuto del Vangelo vissuto secondo il proprio carisma. L'enciclica sociale « Centesimus Annus » sottolinea la responsabilità di tutti in questo impegnativo inserimento: «Il Regno di Dio, presente nel mondo senza essere del mondo, illumina l'ordine dell'umana società, mentre le energie della grazia lo penetrano e lo vivificano. Così sono meglio avvertite le esigenze di una società degna dell'uomo, sono rettificate le deviazioni, è rafforzato il coraggio dell'operare per il bene. A tale compito di animazione evangelica delle realtà umane sono chiamati, unitamente a tutti gli uomini di buona volontà, i cristiani ed in speciale modo i laici» (CA n.25).

2. L'azione evangelizzatrice

Abbiamo visto la missione o l'apostolato in Gesù, negli Apostoli e nelle diverse partecipazioni da parte della Chiesa. La comunità cristiana è «comunità evangelizzatrice ... comunità di salvezza che esiste per evangelizzare» (EN nn.13-14), « il popolo acquistato per proclamare le opere meravigliose di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirevole luce » (1Pr 2,9).

Se è questa l'essenza della Chiesa, in che cosa consiste l'azione evangelizzatrice e quali sono le sue principali caratteristiche?.

A)Natura e caratteristiche dell' evangelizzazione

San Paolo parla molte volte della sua azione evangelizzatrice. E' una azione complessa con una gamma di sfumature che potrebbero riassumersi inizialmente così: «A me, che sono l'infimo tra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunciare (evangelizzare) ai gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio» (Ef 3,8-9).

Ma i testi neotestamentari sull'evangelizzazione sono talmente ricchi, che

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non si possono schematizzare facilmente in poche parole. Nonostante, potremmo riassumerle in tre: evangelizzare, annunciare (kerigma), dare testimonianza. Sono parole di un contesto biblico molto più ampio e profondo di quanto possano significare nel nostro vocabolario di oggi. « Quel profondo stupore riguardo al valore ed alla dignità dell'uomo, si chiama Vangelo ... Si chiama anche Cristianesimo. Questo stupore giustifica la missione della Chiesa nel mondo» (RH n.10).

a) Evangelizzare

Il vocabolario neotestamentario su questa parola è molto ricco e vario, come si può vedere nei vocabolari e dizionari biblici. Evangelizzare il popolo (Lc 3,18), evangelizzare i poveri (Lc 7,22; 4, 18ss) o evangelizzare senza ulteriori aggiunte (Rm 1,1), ha sempre un contesto di annuncio e di un avvenimento gioioso (Le 2,10s), proclamato solennemente da Gesù nelle beatitudini (« beati ») e dagli Apostoli a cominciare dal giorno di Pentecoste (At 2,32). Dio ha operato la salvezza per mezzo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto nostro fratello, crocifisso ed ora resuscitato.

b) kerigma

La nota di annuncio ha il sapore di originalità come di « primo annuncio» del vangelo. Molte volte San Paolo si riferisce a questo primo annuncio che è il compito specifico dell'apostolo delle genti (Rm 15,20). Questo primo annuncio ebbe inizio a Pentecoste (At 2,32) e fu ripetuto in diverse occasioni nella Chiesa primitiva (Ar 8,5; 9,20). E' il «vangelo» che Paolo predica ai gentili (GaI 2,2) e che riassume all'inizio della lettera ai romani (Rm 1,1-7). «Bisogna unire l' annuncio del Regno di Dio (il contenuto del « kerigma" di Gesù) e la proclamazione dell'evento Gesù Cristo (che è il « kerigma" degli Apostoli). I due annunzi si complementano e si illuminano a vicenda» (RMi n.16).

c) dar testimonianza

Questa espressione non significa soltanto presentare un esempio di virtù. Nel contesto biblico include il testimoniare con la parola e con la propria vita fosse pure nel « martirio» (testimonianza). Si dà testimonianza, con parole e vita, della morte e della resurrezione di Gesù (At 2,32). Questa è la ragione di essere dell'apostolo e per questa finalità è eletto San Mattia (Atti 1,21-23). Gesù comunicò la sua propria missione come missione del Padre e dello Spirito, in modo che l'apostolo è un « testimone» che attesta con parole e vita (Gv 15,26-27).

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L'azione evangelizzatrice è un prolungamento dell'azione evangelizzatrice e di salvezza di Cristo. E' un'azione che contiene la forza di Dio (per Cristo resuscitato e nello Spirito Santo). L'evangelizzazione (come annuncio gioioso, come primo annuncio e come testimonianza) è un'azione permanente di Dio attraverso la Chiesa.

d) finalità

Sebbene ci siano molti validi aspetti dell'evangelizzazione, la sua finalità consiste nel suscitare un cambio interiore: «Lo scopo dell'evangelizzazione è appunto questo cambiamento interiore e, se occorre tradurlo in una parola, più giusto sarebbe dire che la Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del Messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri» (EN n.18).9

Questa finalità incontra la propria realizzazione nell'« impiantare la Chiesa» in ogni persona ed in ogni settore umano: «l'evangelizzazione, nella sua totalità, oltre che nella predicazione di un messaggio, consiste nell'impiantare la Chiesa » (EN n. 28).

« E' necessario tener congiunte queste due verità, cioè la reale possibilità della salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità della Chiesa in ordine a tale salvezza. Ambedue favoriscono la comprensione dell'unico mistero salvifico, sì da potere sperimentare la misericordia di Dio e la nostra responsabilità » (RMi n. 9; cfr. nn. 48-49, 72).

e) Contenuto

« Evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, a Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo » (EN n. 26). Il contenuto dell'evangelizzazione è, quindi, la salvezza proclamata e comunicata da Gesù redentore. «Non è una salvezza immanente, a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si esauriscono nel quadro dell'esistenza temporale e si identificano totalmente con i desideri, le speranze, le occupazioni e le lotte temporali, ma altresì una salvezza che oltrepassa tutti

9 «Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare la coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione, che avviene in Cristo Gesù» (RH n.10).

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questi limiti per attuarsi in una comunione con l'unico Assoluto, Dio, salvezza trascendente, escatologica, che ha certamente il suo inizio in questa vita, ma che si compie nell'eternità » (Ibid n. 27)

L'evangelizzazione cristiana proclama, con forza e potere (1Cor 4,20), questi dati salvifici principali: Gesù Figlio di Dio (morto e risorto), conversione, fede, battesimo, eucarestia, perdono dei peccati, dono dello Spirito Santo, ultima venuta di Gesù alla fine dei tempi, comunione ecclesiale ... I «poveri» sono preparati per ricevere questa salvezza (Le 7 ,2 2).

f) I mezzi

La salvezza annunciata e comunicata da Gesù e dalla sua Chiesa non pone la sua speranza nei mezzi umani, ma nella forza di Dio. Però la provvidenza di Dio, che è nello stesso tempo, creatore e restauratore, vuole che i cooperatori dell'evangelizzazione pongano i mezzi adeguati. E' una conseguenza del mistero dell'incarnazione. I segni ecclesiali dell'evangelizzazione sono segni portatori di grazia e di salvezza. Questi segni tendono ad « impiantare la Chiesa », cioè, a radicare nella vita umana l'epifania e la vicinanza di Dio fatto uomo per noi. Essi sono principalmente il segno della parola e dei sacramenti, il segno del sacerdozio(e azione salvifica sacramentale), il segno della regalità o della organizzazione della comunità. Però questi segni, senza perdere la propria virtualità evangelica, si adattano ad ogni epoca, cultura, situazione umana ed alle forme semplici della religiosità popolare, ecc . (EN nn.40-48).

L'evangelizzazione si presenta dunque, come un'attività ecclesiale che proclama il vangelo affinché nasca, si illumini e si approfondisca la fede in una vita di santità con conseguenze personali e sociali. La vita teologale, nel suo pieno sviluppo verso una visione e possessione di Dio, è l'obiettivo principale della evangelizzazione. Questa vita teologale è il fondamento in una famiglia umana intesa come famiglia dei figli di Dio. Nello studiare la natura dell'azione evangelizzatrice, sono apparse le sue caratteristiche principali come parti integranti della stessa azione. Queste caratteristiche sono il punto di partenza dei principi basici della spiritualità missionaria. Riassumiamo queste caratteristiche principali: L'iniziativa evangelizzatrice proviene da Dio autore delle promesse, ma si richiede la collaborazione dell'evangelizzatore, come azione strumentale (Col 1,24: 1Cor 3,,9). Cristo salvatore è il centro dell' evangelizzazione (1Cor 1,17s, ma agisce per mezzo della Chiesa;accettare l'evangelizzazione è un dono di Dio, la fede cristiana, che Dio vuole comunicare a tutti gli uomini di buona

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volontà; l'evangelizzazione è un'azione di speranza fondata sulla promessa divina che già si è realizzata in Cristo, ma che deve arrivare ad una pienezza alla fine dei tempi escatologia).10

B) Universalità dell' evangelizzazione cristiana

« L'uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale ... quest'uomo è la vita della Chiesa ... perché l'uomo - ogni uomo senza eccezione alcuna - è stato redento da Cristo » ... (RH n. 14).

L'azione evangelizzatrice della Chiesa si sviluppa per mezzo di segni ecclesiali (parola, sacramenti, direzione e organizzazione). Questi segni costituiscono la sacramentalità della Chiesa che è « segno universale di salvezza ». La natura « sacramentale» (ossia dei segni) della Chiesa, i piani di salvezza di Dio, il mandato di Cristo di evangelizzare, hanno dimensioni universali. La Chiesa è un segno universale della presenza e dell'azione salvifica di Gesù.

« Prima beneficiaria della salvezza è la Chiesa: il Cristo se l'ha acquistata col suo sangue (cfr. At 20,28) e l'ha fatta sua collaboratrice nell'opera della salvezza universale. Infatti, Cristo vive in essa; è il suo sposo; opera la sua crescita: compie la sua missione per mezzo di essa » (RMi 9).

Evangelizzare significa annunciare e comunicare il « mistero » cioè i piani di salvezza di Dio riguardo tutti gli uomini. Questi piani sono parte dell' «intimità» divina, ma sono stati manifestati e comunicati da Cristo. Per questo Paolo parla del « mistero » di Cristo (Ef 1,3). La Chiesa è questo stesso « mistero» di Cristo presente sotto segni. La parola latina che traduce « mistero» è la parola « sacramento », nel senso di manifestazione e comunicazione dei piani universali di salvezza di Dio per mezzo di Gesù Cristo. I destinatari dell'evangelizzazione sono tutti gli uomini,senza eccezione, senza priorità e senza privilegi. Ma oggi questa universalità dell'evangelizzazione deve comprendere anche settori speciali dell'umanità che non sempre coincidono con una geografia. L'universalità della evangelizzazione non è semplicemente geografica, ma comprende anche situazioni, strutture, punti nevralgici della nostra società, settori

10 Questi sono i contenuti del documento preparatorio del Sinodo dei Vescovi del 1974: De euangelizatione mundi temporis. Vedere anche Declaratio patrum Synodalium (25 ottobre 1974).

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scristianizzati o secolarizzati, il mondo del pensiero e del lavoro, ecc. (cfr. EN nn.49-58).

Il mandato di Gesù di evangelizzare «tutte le genti» (Mt 28,18) incontra, quindi, nella natura della Chiesa, fondata da Lui, l'espressione migliore dell'universalità. La natura e le strutture della Chiesa non sono nate da una mentalità o da necessità sociologiche, ma dalla realtà di piani di salvezza universale attraverso Gesù Cristo. Ridurre l'azione evangelizzatrice ecclesiale a pochi scelti, sarebbe svisare la natura della evangelizzazione e la natura stessa della Chiesa (cfr. LG nn. 9 e 17; AG nn. 2 e 10).

La carità del Buon Pastore non ha frontiene né nella geografia né negli ambienti e nelle classi sociali. Chiama tutti (Mt 11,28), muore per tutti (2Cor 5,15s) e la sua croce trascina tutti (Gv 12,32).

Così è l'azione evangelizzatrice di Gesù, che continua nella Chiesa. In questa universalità dell'evangelizzazione si fonda lo zelo missionario dell'apostolo. « La salvezza consiste nel credere ed accogliere il mistero del Padre e del suo amore, che si manifesta e si dona in Gesù mediante lo spirito. Così si compie il Regno di Dio, preparato già dall'Antica Alleanza, attuato da Cristo e in Cristo, annunciato a tutte le genti dalla Chiesa, che opera e prega affinché si realizzi in modo perfetto e definitivo» (RMi 12). C) Condizionamenti storici e socio-culturali

I documenti del Nuovo Testamento lasciano intravedere un adattamento del messaggio cristiano a situazioni storiche, umane e culturali molto diverse. La predicazione di San Paolo nell'Areopago è un caso tipo (At 17,15-34). Questa necessità di concretizzare il vangelo e di presentarlo in maniera adeguata a differenti situazioni, ha ricevuto diversi nomi: adattamento, autenticità, indigenizzazione, acculturazione, ecc. Il problema teologico di fondo è studiato con più o meno esito.11

L'azione evangelizzatrice si svolge sempre nella linea del mistero dell'Incarnazione: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a 11 Il processo di inculturazione suppone una metodologia di rispetto e di purificazione per arrivare alla pienezza in Cristo (cfr. LG n.17; AG nn.10, 22; RH n.12; EN n.20; CA (Centesimus Annus) nn.24, 50, 51. Vedere studi in collaborazione: Aa.vv., Chiesa locale e inculturazione nella missione, Roma, Urbaniana University Press 1987; Aa.vv., Inculturazione, concetti, problemi, orientamenti, Roma, Centrum Ignatianum Spirirualitatis 1979; Aa.Vv., Euangelizzazione e culture, Atti del Congresso Internazionale Scientifico eli Missiologia, Roma, Pont. Univo Urbaniana 1976; Aa.Vv., De culturae euangelizatione, «Seminarum» (1978) n. 2.

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noi» (Gv 1,14). L'inserimento evangelico si attua in tutte le situazioni culturali, sociologiche, storiche e quindi religiose. La Chiesa ha la missione di trasmettere il dialogo di Dio con gli uomini. La Parola di Dio, così com'è, deve arrivare all'uomo concreto nelle sue circostanze. «La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» (« Ecclesiam suam » n. 60).

Il vero inserimento diventa «continuo rinnovamento» (RMi 52) per i credenti e per le comunità ecclesiali. « I missionari, provenienti da altre Chiese e Paesi, devono inserirsi nel mondo socio-culturale di coloro ai quali sono mandati, superando i condizionamenti del proprio ambiente d'origine» (RMi n.53).

Nel parlare di «condizionamenti» deve rimanere ben salda 1'« autonomia» dello stesso vangelo, poiché, il messaggio cristiano deriva dalla parola rivelata da Dio e non da una ideologia o da un sistema umano. Però il modo di presentare il messaggio, l'applicazione a fatti concreti, l'approfondimento dello stesso messaggio a partire da problemi o situazioni nuove, ecc., sono veri « stimoli» che danno un tono particolare al modo ed il momento di evangelizzare.

«Essere tutto per tutti» (I Cor 9,19-23) è l'attitudine apostolica di saper presentare il vangelo nel modo e nel tempo opportuno. Suppone un'ascetica di carità pastorale, come continuo lasciarsi guidare dalla parola di Dio e dalla situazione umana. E' una conseguenza del mistero dell'incarnazione che ci rivela il Verbo fatto uomo nelle nostre circostanze (Gv 1,14).

Ora la parola di Dio è predicata (« reincarnata» misticamente) nei fatti e nella situazione umana. L'azione evangelizzatrice deve, quindi, considerare l'uomo nella sua circostanza e nel problema concreto. Le coordinate di tempo e di spazio condizionano il modo di evangelizzare. Ogni epoca ha i suoi processi storici ed ogni cultura ha le sue linee di pensiero. Il compito dell'evangelizzatore sarà quello di annunciare il messaggio evangelico senza tergiversarlo e senza alterare la verità contenuta già da prima nelle culture e nelle situazioni umane.

I problemi dell'uomo concreto sono molto diversi secondo l'epoca. Il Vaticano II, nella costituzione « Gaudium et Spes » ha risposto ai problemi che angustiano l'uomo di oggi, presentando Cristo risorto e la missione evangelizzatrice della Chiesa.

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Per evangelizzare una comunità umana, conviene conoscere i processi storici attraverso i quali è passata e nei quali si incontra attualmente.

L'analisi valutativa della storia si deve fare alla luce di una teologia della storia, che ha come punto base Cristo centro della storia della salvezza. «La città di Dio» di S. Agostino è un modello di questa analisi valutativa. Senza la luce della storia della salvezza, le analisi storiche cadono facilmente in un materialismo, relativismo e ateismo storico, come quello di considerare ogni avvenimento come irreversibile, o quello di analizzare tutta l'evoluzione storica soltanto alla luce dei valori economici o di lotta tra le classi sociali.

Uno dei punti più concreti di questo problema è l'adattamento alle culture, sia nel momento di una prima evangelizzazione che nei processi posteriori di maturazione.12

Quando si evangelizza, tenendo presenti i condizionamenti storici e socio-culturali, si evangelizza « in modo vitale, in profondità e fino alle radici». 'L'indipendenza tra evange1izzazione e cultura, non significa incompatibilità, né, tantomeno, rottura, sebbene «la rottura tra vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre» (EN n.20).

Questi condizionamenti socio-culturali possono presentare speciali difficoltà in qualche epoca concreta, come è la nostra. Oggi l'evangelizzazione deve considerare la realtà di un mondo che tende verso la « secolarizzazione » e che manifesta molti segni di ateismo dottrinale o pratico. Questo fenomeno si manifesta nelle comunità già cristiane, ma anche in ambienti religiosi pagani dove si deve annunciare il vangelo per la prima volta. « L'atteggiamento missionario inizia sempre con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che c'è in ogni uomo ... si tratta di rispetto per tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito, che soffia dove vuole. La missione non è mai una distruzione, ma è una riassunzione di valori e una nuova costruzione ... E la conversione, che da essa deve prendere inizio, sappiamo bene che è opera della grazia, nella quale l'uomo deve pienamente ritrovare se stesso» (RMi n.12; cfr. EN nn.52-57).

L'inserimento del Vangelo nelle circostanze umane trova un'applicazione speciale nelle situazioni di sviluppo e anche di emarginazione e ingiustizia. «La missione ad gentes si svolge ancor oggi, per gran parte, in quelle regioni del Sud del mondo, dove è più urgente l'azione per lo sviluppo 12 Cfr. AG nn.19-22; GS nn. 44 e 53; LG nn. 13ss.; EN nn. 20, 51ss; RH nn.10-12.

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integrale e la liberazione da ogni oppressione. La Chiesa ha sempre saputo suscitare, nelle popolazioni che ha evangelizzato, la spinta verso il progresso, ed oggi i missionari più che in passato sono riconosciuti anche come promotori di sviluppo da governi e esperti internazionali» (RMi n.58).

La via operativa della Chiesa per raggiungere questa liberazione integrale è l'educazione delle coscienze su «la grandezza dell'uomo creato ad immagine di Dio e da lui amato, l'uguaglianza di tutti gli uomini come figli di Dio, il dominio sulla natura creata e posta al servizio dell'uomo, il dovere di impegnarsi per lo sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini» (RMi n.58).13

Le situazioni storiche particolari possono presentare un ostacolo iniziale all'evangelizzazione, ma, a lungo andare, sono sempre epoche preparatorie di un nuovo risorgere. Una evangelizzazione di sola presenza in paesi dove non si può predicare il vangelo, è una semina efficace: ma l'apostolo e le istituzioni apostoliche devono apprendere l'importanza di questo tempo apparentemente sterile. In paesi dove domina la ideologia e la pratica materialista militante, si segue la metodologia di voler eliminare per inanizione ogni impronta cristiana. In questi momenti, l'atto migliore dell'apostolo è rimanere sul posto, nonostante le difficoltà, con la convinzione che la grazia agisce con maggior forza nel popolo fedele e che « la parola di Dio non è incatenata» (2 Tim 2,9).

3. La spiritualità e le vie operative della missione

Le motivazioni per attuare l'attività missionaria sono linee di forza che fanno da fondamento alla teologia, alla pastorale e alla spiritualità missionaria. Lo « spirito della evangelizzazione » (EN cap.VII) si concretizza nelle « attitudini interiori » (EN n.74) che scaturiscono dalla natura della evangelizzazione e dall'azione missionaria.

L'enciclica «Redemptoris Missio » presenta le vie operative dopo aver approfondito i principi o natura della missione (cap. I-III) e aver esposto le situazioni attuali (cap. IV). Subito dopo l'esposizione delle « vie », farà riferimento ai responsabili della missione (cap. V)), alla cooperazione missionaria della comunità (cap. VII) e all’esigenza di spiritualità (cap. VII).

13 Cfr. EN nn.9, 27, 30-38; RMi nn.58-59. Aa.Vv., Tavola rotonda su «La teologia della liberazione », «Euntes Docete » 39 (1986) 239-262; Aa.Vv., Euangelizzare pauperibus, Atti della XXIV settimana biblica, Brescia, Paideia 1978.

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A)Annunzio e testimonianza

Il messaggio evangelico non è un semplice elenco di idee, ma la persona e la dottrina di Gesù di Nazaret. Questo messaggio viene proclamato come Parola di Dio, che chiama a una « adesione» alla persona e all'insegnamento di Gesù. Però questa proclamazione viene fatta nella stessa dimensione del Signore: «Gesù fece e insegnò» (At 1,1 ).

L'annunzio evangelico non esiste senza la testimonianza di vita. La testimonianza esige l'annunzio: «Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni» (At 2,32). L'esortazione di Paolo VI spiega ampiamente questo tema: «E' sempre indispensabile la predicazione... Sappiamo bene che l'uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora, immunizzato contro la parola. Conosciamo anche le idee di numerosi psicologi e sociologi, i quali affermano che l'uomo moderno ha superato la civiltà della parola, oramai inefficace ed inutile, e vive oggi nella civiltà dell'immagine» (EN n.42).

C'è una priorità specifica per ogni concetto: la testimonianza è « la prima forma della missione» (RMi n.42), « il primo mezzo di evangelizzazione» (EN n.41). Però l'annunzio ha una priorità che scaturisce dall'efficacia della Parola di Dio: «L'annunzio ha la priorità permanente nella missione: la Chiesa non può sottrarsi al mandato esplicito di Cristo, non può privare della "buona novella" gli uomini che sono ama ti e salva ti da Dio » (RMi n.44). L'annunzio della Parola riunisce la comunità come Popolo di Dio, per celebrare i misteri di Cristo (liturgia, sacramenti) e per aiutarlo a vivere le esigenze del Vangelo.

Nei documenti del Magistero (« Ad Gentes », « Evangelii Nuntiandi », « Redemptoris Missio ») vengono presentati ambedue i temi in stretto rapporto, poiché «evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo» (EN n.26). Infatti, «L'annunzio è animato dalla fede, che suscita entusiasmo e fervore nel missionario» (RMi n.45). La via operativa della testimonianza (RMi nn.42-43) va unita indissolubilmente alla vita del primo annunzio (RMi nn.44-45).14

La testimonianza evangelizzatrice, che va sempre unita all'annunzio esplicito del Vangelo, si manifesta in una vita secondo le beatitudini e quindi nei campi di contemplazione e di carità. « Fedele allo spirito delle beatitudini, la Chiesa è chiamata alla condivisione con i poveri e gli 14 Cfr. AG nn.11-I2; EN nn.15, 21-22, 26, 41-42, 51-53; RMi nn.42-45.

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oppressi di ogni genere» (RMi n.60). « Il missionario è l'uomo delle Beatitudini... La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunziatore della "buona novella" deve essere un uomo che ha trovato in Cristo la vera speranza» (RMi n.91). Soltanto così sarà « segno dell'amore di Dio nel mondo» (RMi n,89).

B)Chiamata all'adesione personale a Cristo

La chiamata alla « conversione» è parte essenziale del « kerygma » (primo annunzio). Così era la predicazione di Giovanni Battista (Mc 1,4), di Gesù (Mc 1,14-I6) e degli Apostoli (At 2,38). Questo invito « pressante» scaturisce dai disegni salvifici di Dio manifestati nella sua rivelazione, sia quella veterotestamentaria che quella neotestamentaria.

Dio chiama, adesso per mezzo del suo Figlio fatto uomo, ad « orientare» tutta la vita verso l'amore. Non ci sarebbe evangelizzazione senza questa chiamata alla « conversione », che è collegata al mando missionario di Cristo (cfr. Mc 16,15-16; Lc 24,4).15

La conversione è sempre collegata col battesimo come configurazione a Cristo: «lo è non solo per la prassi della Chiesa, ma per volere di Cristo, che ha inviato a far discepole tutte le genti ed a battezzare (cfr. Mt 28,19); lo è anche per l'intrinseca esigenza di ricevere la pienezza della vita in lui che è « nuova nascita dallo Spirito» (RMi n.47).

La natura della conversione appare nella sua dimensione di rapporto personale con Cristo per accettare la sua persona e il suo messaggio: «L'annunzio della Parola di Dio mira alla conversione cristiana, cioè all'adesione piena e sincera a Cristo e al suo Vangelo mediante la fede» (RMi n.46). Ma è anche un cambiamento radicale dei criteri, della scala di valori e degli atteggiamenti. Questo « cambiare vita» (RMi n.47) « si esprime fin dall'inizio con una fede totale e radicale, che non pone né limiti né remore al dono di Dio» (RMi n.46).

15 Vedere: AG nn.13-14; EN nn.9, 18, 23. Studi sulla conversione in rapporto con la missione: Aa.vv., Cbemins de la conversion, Desclée 1973; G. Bardy, La conversione al cristianesimo nei primi secoli, Milano 1973; Y.M. Congar, La conversion, étude théologique e psichologique, in: Sacerdoce et laicat, Paris, Cerf 1965, 23-49; R. Garzia, Conversione e missione, Bologna, EMI 1984; G. Ravaglia, Decidersi per Cristo, riconoscersi Chiesa. Ricerca sulla pastorale della conversione, Bologna, EFM 1988.

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C) Costruire la comunità nella carità

Lo scopo della missione consiste nel costruire la comunità ecclesiale. Tutti i credenti (sacerdoti, laici, consacrati) sono impegnati in questa costruzione armonica per mezzo dei servizi ministeriali (annunzio della Parola, celebrazione dei misteri, servizi di direzione e di carità). La costruzione delle piccole comunità (parrocchie, comunità di base ... ) e di tutta la Chiesa particolare è responsabilità di tutti, ciascuno secondo la propria vocazione e carisma, sotto la guida dei un successori degli Apostoli. Le comunità cristiane si costruiscono per mezzo di un processo di apertura alla Parola di Dio, di preghiera, di celebrazione della Eucaristia, e di fraternità. E' allora quando la comunità riceve grazie nuove dello Spirito Santo per annunziare il Vangelo con coraggio: «Ogni comunità, infatti, per essere cristiana, deve fondarsi e vivere in Cristo, nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera incentrata sull'Eucaristia, nella comunione espressa in unità di cuore e di anima e nella condivisione secondo i bisogni dei suoi membri (cfr. At 2,42-47) » (RMi n.51).

La linea specifica dell'attività missionaria della Chiesa, in tutte le sue vie operative è sempre quella della carità, che diventa trasparenza dei valori evangelici contenuti nelle beatitudini e nel comando dell' amore. «Fedele allo spirito delle beatitudini, la Chiesa è chiamata alla condivisione con i poveri e gli oppressi di ogni genere. Esorto, per ciò, tutti i discepoli di Cristo e le comunità cristiane, dalle famiglie alle diocesi, dalle parrocchie agli istituti religiosi, a fare una sincera revisione della propria vita nel senso della solidarietà con i poveri... Sono, infatti, queste opere che testimoniano l'anima di tutta l'attività missionaria: l'amore, che è e resta il movente della missione» (RMi n.60).

La pastorale missionaria della Chiesa è prolungamento di quella del Signore: arriva all'uomo concreto e nel mondo in cui vive, per liberare l'uomo e il mondo, dall'oppressione del peccato e dalle sue conseguenze. E' liberazione integrale dell'uomo perché è liberazione nella speranza. Per questo è immanente e trascendente. « Il missionario è l'uomo delle Beatitudini ... La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunziatore della "buona novella" deve essere un uomo che ha trovato in Cristo la vera speranza» (RMi n.91).

Questa pastorale liberatrice si realizza in modo speciale come azione evangelizzatrice che emana dal mistero della Chiesa, come segno portatore

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di Cristo e come comunione e famiglia di fratelli che lavorano, solidali, per estendere il Regno di Dio.

La missione scaturisce sempre dalla carità e mira all'edificazione della carità come « comunione» riflesso della comunione trinitaria (SRS n.40; AG nn.12).

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Estratto da: Teologia della evangelizzazione, Spiritualità missionaria (Pontificia Università Urbaniana 1992), cap. I.

Il tema è stato sviluppato in ulteriori pubblicazioni dell’autore, con bibliografia aggiornata:

Pastorale per una Chiesa Missionaria (Pontificia Università Urbaniana, 1991), cap. I-XIII (tutti i temi della pastorale missionaria). Ediz. Inglese: Pastoral for a Missionary Church (Pontificia Università Urbaniana, 1993)

Dizionario di Missiologia (Pontificia Università Urbaniana, 1993). Voci: Animazione, Conversione, Cooperazione, Nuova Evangelizzazione, ecc.

Evangelizing today, Missiology (Rome, International Centre for Missionary Animation 1994)

Teología de la evangelización. Curso de Misionología (Madrid, BAC 1995).

Dizionario dell'Evangelizzazione (Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2005). Voci (con bibliografia): Animazione, Azione apostolica, Azione evangelizzatrice, Cooperazione, Dialogo, Evangelizzazione, Missione, Azione evangelizzatrice, Ad Gentes, Apostolato, Evangelii Nuntiandi, Chiesa Missionria, Missiologia, Nuova Evangelizzazione, Pastorale per una Chiesa Missionaria (Pontificia Università Urbaniana, 1991), cap. I-XIII (tutti i temi della pastorale missionaria).Pastorale, Redemptoris Missio, Testimonianza, ecc.

Compendio de Misionología. La vida es misión (Valencia, EDICEP, 2007).Misionología. Evangelizar en un mundo global (Madrid, BAC, 2008).

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(2)CRISTO INVIATO DAL PADRE SOTTO L’AZIONE DELLO SPIRITO, VIVENTE NELLA CHIESA MISSIONARIA

Presentazione:

Il mistero dell'Incarnazione (Gv 1,14) lascia intravedere la realtà di Gesù (cfr. GS 22; TMA 9-10), come «Sposo» (Mt 9,15), protagonista, fratello, consorte, “inviato”. Il suo amore verso la Chiesa sposa è di donazione totale e di condivisione missionaria (cfr. Ef 5,25-32; 2Cor 11,2).

Il punto di riferimento della «vita apostolica e missionaria» è la figura del Buon Pastore che da la sua vita dando sé stesso, come «Sposo» («consorte») e secondo la volontà del Padre. Appunto, è la carità pastorale che illumina la vita di ogni apostolo.

La Chiesa è la comunità di fratelli convocata (“ecclesia”) dalla presenza e la parola di Cristo risuscitato. Ogni credente, come risposta a questa chiamata, decide di condividere tutta la sua vita con Cristo, allo scopo di amarlo tal tutto e farlo amare da tutti. Il Signore si prolunga «nei suoi» (Gv 13,1), come nel proprio «complemento» (Ef 1,23), per inserirsi nella realtà sociologica e storica di ogni epoca e di ogni popolo.

In ogni momento storico la Chiesa rivede, rinnova e approfondisce il suo rapporto con Cristo come punto di riferimento e ragion d'essere del suo esistere: dall’incontro alla missione. I dati sociologici e storici cambieranno continuamente. Cristo risuscitato è e sarà sempre il medesimo, «colui che è, colui che era, colui che viene» (Ap 1,8; Eb 13,8), colui che comunica alla sua Chiesa luce e grazie nuove affinché risponda alle nuove situazioni.

Cristo, con tutto ciò che è e ha, si comunica alla Chiesa: «dalla sua pienezza tutti riceviamo grazia su grazia» (Gv 1,16). È Figlio di Dio e Mediatore, l’inviato dal Padre per la nostra salvezza. Nella Chiesa tutti siamo figli di Dio per partecipazione (Gv 1,12) e tutto è «mediazione», come la partecipazione nell'essere, nell'operare, nei vissuti di Cristo (Col 1,19-29). Il Signore è vissuto e continua a vivere la sua realtà di fratello che condivide la vita, di Mediatore e protagonista che assume la nostra esistenza come parte della sua, per introdurla nel passaggio (pasqua) verso il Padre nell'amore dello Spirito Santo.

1.Il Buon Pastore inviato dal Padre

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Nell'Antico Testamento, Dio appare come «pastore» (Is 40,11) e promette un futuro pastore (cfr. Ger 23,1-6) che farà superare la realtà di un ovile e delle pecore senza pastore (cfr. Num 27,17; Zac 10,2; Ez 34,1-31).

Più delle parole e della terminologia conta la realtà. Dal momento dell'incarnazione, Gesù (il Verbo fatto uomo) è, opera e vive come protagonista e partecipe di tutta la storia umana. Le diverse analogie usate da Lui per indicare la propria realtà (sposo, fratello, amico...) possono essere riassunte in quella di Buon Pastore. Il suo essere, il suo operare e la sua dedizione corrispondono alla sua realtà profonda.

-- È il Buon Pastore: «Io sono il Buon Pastore» (Gv 10,11). Quel «io sono», spesso ripetuto nel vangelo di Giovanni, indica il suo essere più profondo di Figlio di Dio fatto uomo, «unto» e «inviato» dal Padre (Gv 10,36) e dallo Spirito Santo per «evangelizzare i poveri» (Lc 4,18) e cercare la pecorella smarrita (cfr. Lc 15,4-7).

-- Agisce come Buon Pastore: chiama, guida, conduce ai buoni pascoli, difende (Gv 10,3 ss.), cioè, annuncia la buona novella, si avvicina a ogni essere umano per camminare con lui e per salvarlo totalmente.

-- Vive profondamente lo stile di vita del Buon Pastore, che «sente compassione» (Mt 9,36), che «conosce amando» e che «dà la vita per le pecore» (Gv 10,11ss.), come dedizione sacrificale, secondo la missione e il mandato ricevuto dal Padre (Gv 10,17-18 e 36).16

Gli atteggiamenti interni di Cristo Buon Pastore hanno origine dal suo essere e si esprimono nel suo agire impegnato. La sua interiorità (spirito o spiritualità) è un cammino o vita di dedizione totale: «camminate nell'amore, come Cristo ci ha amato e si è dato per noi in dono e sacrificio» (Ef 5,2). L'amore affettivo ed effettivo di Cristo ha una triplice dimensione: amore al Padre nello Spirito Santo, amore ai fratelli, dando se stesso in sacrificio.

L'amore di Cristo al Padre nello Spirito Santo corrisponde alla sintonia con la sua volontà, per dargli gloria e condurre a termine i suoi progetti di salvezza. Questo amore riempie tutta l'esistenza di Gesù, fin

16    ? Nei commnenti al vangelo di San Giovanni (cap. 10) si trova questa linea di «Buon Pastore». Cfr.; R. E. BROWN, La comunità del discepolo prediletto, Cittadella, Assisi 1982; J. ESQUERDA BIFET, Hemos visto su gloria, Paulinas, Madrid 1986; A. FEUILLET, ll prologo del quarto vangelo. Studio sulla teologia giovannea, Cittadella, Assisi l97l; L.F. GARCIA-VIANA, El cuarto evangelio. Historia, teología y relato, San Pablo, Madrid 1997); D. MOLLAT, Giovanni maestro spirituale, Torino l984; S.A. PANIMOLLE, Lettura pastorale del vangelo di Giovanni, Dehoniane, Bologna 1978, R. SCHNACKENBURG, ll vangelo di Giovanni, I-III, Paideia, Brescia 1973-1981.

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dall'incarnazione: «Ecco io vengo per compiere la tua volontà» (Eb 10,5-7, cfr. Sal 39,7-9).

La sua vita è un «sì» al progetto del Padre (Lc 20,21) per compiere la sua missione salvifica universale (Gv 10,28; 17,4; 19,30; Lc 23,46). Quello è il suo «cibo» o atteggiamento permanente (Gv 4,34; Mt 3,15; Lc 2,49), come garanzia dell'autenticità della sua missione (Gv 5,30; 8,29).

Tutta la sua vita è una «pasqua» o passaggio verso «l'ora» voluta dal Padre, di umiliazione, morte e risurrezione (Gv 2,4; 13,1; 14,31; Fil 2,5-10). Questo «passaggio» pasquale continua nella Chiesa fino alla restaurazione finale di tutte le cose in Cristo (Ef 1,10; 1 Cor 11,26). In tal modo Gesù si manifesta anche attraverso la Chiesa, come «lo splendore della gloria» del Padre e «immagine della sua sostanza» (Eb 1,3), in armonia e unità con Lui (cfr. Gv 10,30; 14,9).

L'amore per gli uomini ha in Cristo un senso «sponsale», come di un fratello (Col 1,13), dei quali fa propria e sopporta, come consorte, (Lc 22,20) la realtà umana nel suo aspetto di miseria e di peccato (Mt 8,17; 1 Pt 2,24; Is 53,4) e nel suo dinamismo verso la vittoria finale (1 Cor 15,24-28).

L'incarnazione nel seno di Maria costituisce il momento iniziale di questa sintonia impegnata di Cristo con tutta l'umanità e con ogni essere umano in particolare. Il passaggio pasquale di Gesù si rende concreto in una sensibilità responsabile: «passò facendo del bene» (At 10,38). È sintonia di compassione (Mt 15,32; Lc 6,19), di ricerca (Lc 8,1; 15,4), di vicinanza a coloro che soffrono e ai più poveri (Lc 4,18; 7,22; Mt 11,28), di desiderio d'incontro (Gv 10,16; 19,28) e di unione per sempre (Gv 14,2-3). L'amore del Buon Pastore riguarda tutta la persona umana e tutta l'umanità, perché Lui è «il pane di vita... per la vita del mondo» (Gv 6,48-51). È lui che continua ad invitare: «venite a me tutti» (Mt 11,28).

Questo amore al Padre (nello Spirito Santo) e ai fratelli diventa dedizione sacrificale e totale. È il modo di amare proprio di Dio fatto uomo. Non possiede nulla (Lc 9,59), né insegue i propri interessi (Gv 13,14-16), per potersi dare completamente (Gv 10,11-18; 15,13), come riscatto o redenzione (liberazione) di tutti (Mt 20,28). Per poterci rendere partecipi della «vita eterna» (Gv 10,10.28) si sacrifica per noi «nelle mani» o secondo la volontà del Padre (Lc 23,46; Mt 26,28).

La sua «pasqua» verso il Padre si compie attraverso questo dono sacrificale (Ef 5,25; At 20,28) che è un patto d'amore o Alleanza sigillata con il proprio sangue (Lc 22,20; Eb 9,11-14), come massima manifestazione

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dell'amore di Dio per tutti gli uomini (Gv 3,16; 12,32). Gesù compie la redenzione per mezzo di questa dedizione di carità pastorale d'immolazione: «per questo il Padre mi ama, perché do la mia vita per prenderla di nuovo... questo è il mandato che ho ricevuto dal Padre» (Gv 10,17-18).

Tutta la comunità ecclesiale, rappresentata da Maria «la donna», rimane legata a «l'ora» (Gv 2,4; 19,25-27) e alla «sorte» di Cristo (Mc 10,38). Gli apostoli saranno servitori o ministri speciali di questo annuncio o celebrazione (Lc 20,19; 1 Cor 11,24).

Questa realtà di Cristo Buon Pastore continua ad essere attuale, non solamente per alcuni fatti e un messaggio che sono sempre validi, ma principalmente per la presenza di Cristo risuscitato nella Chiesa e nel mondo. Cristo è stato e continua a essere responsabile degli interessi del Padre e dei problemi degli uomini come protagonista e partecipe della loro storia. Gesù è il Figlio di Dio fatto nostro fratello, capo del suo corpo mistico, Mediatore per tutti gli uomini, Buon Pastore, Sacerdote e Vittima, «fonte di ogni sacerdozio» (San Tommaso, III, q.22, a.4). In Cristo si svela il mistero di Dio amore, dell'uomo e del mondo amato da Lui. In tal modo, Cristo manifesta pienamente l'uomo allo stesso uomo e gli rivela la sublimità della sua vocazione» (GS 22).

Cristo, Pastore e custode (1Pe 2,25), Principe dei pastori (1Pe 5,1-4), è la via e diventa protagonista del cammino umano con la sua carità di Buon Pastore:

-- non si appartiene perché la sua vita si realizza in piena libertà, secondo il piano salvifico del Padre (obbedienza),

-- dona tutto se stesso, senza appoggiarsi a nessuna sicurezza umana, anche se usa i doni di Dio per servire (povertà),

-- ama come uno sposo, come consorte della vita di ogni persona, facendo sì che ogni essere umano si possa realizzare, sentendosi amato e reso capace di amare in pienezza (verginità).17

17    ? Vedere PDV 21-22,29,49,57,82. La dottrina paolina offre questa prospettiva apostolica. Cfr. AA.VV., Paul de Tarse, Apôtre de notre temps, Abbaye S. Paul, Roma 1979; J. DUPONT, Le discours de Milet, Testament pastoral de Saint Paul (At 20,18-26), Cerf, Paris 1962; P. GRELOT, Le lettere di Paolo: la missione apostolica, in: J. DELORME (a cura di), Il ministero e i ministeri secondo il Nuovo Testamento, Paoline, Roma 1977, 47-79; St. LYONNET, Etudes su l'epître aux romains, Pont. Ist. Biblico, Roma 1989; J. SÁNCHEZ BOSCH, Le charisme des pasteurs dans le corps paulinien, in: Paul de Tarse... I, o.c., 363-397. Vedere altri autori che studiano la teologia di San Paolo: Benetti, Bonsirven, Bover, Cerfaux, Kuss, Lyonnet, Prat, ecc. Raccolgo ulteriore

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2.Cristo inviato come Mediatore e Salvatore

La realtà di Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, nostro redentore, è assai difficile da esprimere con le parole. La terminologia umana è sempre limitata di fronte al mistero di Dio amore. Le parole sono segni convenzionali. Quando diciamo che Cristo è Sacerdote e Vittima vogliamo indicare che è Mediatore presso il Padre, inviato da lui sotto l’azione dello Spirito Santo come protagonista della storia umana, fino a fare della propria vita un dono totale. In questo senso e l’unico Salvatore.

Mediatore e Salvatore:

- dinanzi al Padre,- nell'amore dello Spirito,- dando la vita in sacrificio,- per tutti gli uomini.

L'essere e l'esistenza di Cristo appartengono totalmente al progetto salvifico di Dio nei riguardi dell'uomo. È l'«unto e mandato (inviato)» (Lc 4,18; Gv 10,36) per la redenzione o riscatto di tutti gli uomini (Mc 10,45; Mt 20,28):

-- Unto e consacrato, in quanto la sua natura umana è unita in unione perso-nale (ipostaticamente) con il Verbo Figlio di Dio (Gv 1,14), dal momento del concepimento nel seno di Maria, per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18.21; Lc 1,35).

-- Inviato per condurre a termine la missione o incarico del Padre, sotto l'a-zione dello Spirito Santo (Lc 4,1.14.18; At 10,38), attraverso l'annuncio del vangelo (Mc 1,14-15), la vicinanza ai poveri (Lc 7,22; Mt 4,23; 11,5) e il dono di se stesso.

-- Offerto o immolato in sacrificio, con tutto il suo essere, corpo e sangue (Lc 22,19-20), come servizio di dedizione totale per la redenzione di tutti (Gv 10,17; 17,19; Mc 10,45), fino a morire amando per raggiungere la glorificazione di Dio e la nostra salvezza (Lc 24,26.46; Gv 12,28).

Nell'evento della Redenzione è la salvezza di tutti, « perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero » (RH 13; citato in RMi 4). “Risalendo alle origini della Chiesa, troviamo chiaramente affermato che

bibliografia in: Pablo hoy, un nuevo rostro de apóstol, Paulinas, Madrid 1984.

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Cristo è l'unico Salvatore di tutti, colui che solo è in grado di rivelare Dio e di condurre a Dio. Alle autorità religiose giudaiche che interrogano gli Apostoli in merito alla guarigione dello storpio, da lui operata, Pietro risponde: « Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo ... In nes-sun altro c'è salvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati » (At 4, 10. 12)” (RMi 5).

Gesù è, dunque, l’unico Salvatore, «l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini» (1Tim 2,5), perché solo Lui è Dio e uomo, con la capacità di fare della sua vita una dedizione totale in beneficio di tutta l'umanità e di tutto l'universo. «Nel suo sacrificio fece proprie le miserie e i sacrifici di tutti gli uomini e di tutti i tempi» (Sinodo dei Vescovi 1971: Il sacerdozio ministeriale, principi dottrinali, 1). Solamente Lui può rendere partecipe di questa realtà tutta la Chiesa e soprattutto Maria, figura della Chiesa stessa.

La lettera agli Ebrei chiama Gesù Sacerdote («hiereus»), con una novità che va oltre l'Antico Testamento, perché si tratta del Figlio di Dio fatto uomo (Eb 4,15-16; 5,1-6).

È l'unico Sacerdote perché è l'unico Mediatore (Eb 9,15; 1 Tim 2,4-6), con la sua morte sacrificale può compiere i progetti salvifici di Dio sugli uomini: «Cristo, costituito Sacerdote dei beni futuri ed entrando in un tabernacolo migliore e più perfetto... entrò una volta per sempre nel santuario con il proprio sangue, dopo d'averci ottenuto una redenzione eterna» (Eb 9,11-12). Perciò è chiamato dell'ordine di Melchisedec, cioè, al di là del sacerdozio levitico.18

La mediazione di Cristo è efficace perché si fonda sulla sua realtà divina e umana: «Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedec» (Eb 5,8-10).

La realtà sacerdotale di Cristo è unica e irrepetibile. È la mediazione di Dio fatto uomo, che si esercita attraverso il profetismo (annuncio della

18    ? La lettera agli Ebrei è sempre il punto di riferimento obbligato per ciò che riguarda il tema di Cristo sacerdote. Su di essa si basa San Tommaso (S. Th. III, q. 22 e 26, q. 46-59), il concilio di Trento (sess. XXII, c. 1), le encicliche sul sacerdozio e l'enciclica Meliator Dei. Cfr. J. ESQUERDA BIFET, La vida es un sí (carta a las Hebreos), Sígueme, Salamanca 1986; C. SPICQ, L'epître aux Hébreux, Gabalda, Paris 1971; A. VANHOYE, Sacerdoti antichi e Nuovo Sacerdote secondo il Nuovo Testamento, ELLE DI CI, Leumann-Torino 1985.

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parola), la qualità reale o del pastore (Cristo re e Buon Pastore) e il sacrificio di un'offerta o dono totale di sé, fino alla morte di croce (Fil 2,5-11; Ef 5, 1-2). Gesù ha dato la vita «in riscatto (redenzione) per tutti» (Mt 20,28).

La terminologia sacerdotale usata da Cristo (unzione, immolazione, redenzione...) ha un carattere di missione o incarico ricevuto dal Padre. Gli scrittori del Nuovo Testamento (non solamente la lettera agli Ebrei) utilizzarono pure termini sacerdotali, poiché Gesù è il salvatore «che ha dato se stesso in redenzione di tutti» (1 Tim 2,3-6; cfr. Ef 5,2.25-27) e che con il suo sangue versato in sacrificio ci ha redento e ci ha riconciliato con Dio (Rm 5,1- 11; 1 Pt 1,18- 19; 1 Gv 1,7; Eb 9,11-12; At 20,28).

Il sacrificio sacerdotale di Cristo consiste in una carità pastorale permanente, che si traduce in obbedienza al Padre, dal momento dell'incarnazione (Eb 10,5-7), fino alla morte in croce e alla glorificazione (Fil 2,5-11). La sua «umiliazione» («kenosis») dell'incarnazione e della morte si trasforma in glorificazione sua e di tutta l'umanità in Lui.

La carità del Buon Pastore è, dunque, sacrificale, rappresentando una donazione totale di sé, per compiere la missione ricevuta dal Padre, che coinvolge tutta la sua esistenza, che continua in cielo come intercessione efficace (Rm 8,34; Eb 7,25) e che si estende nella Chiesa (cfr. SC 7). Il suo sacrificio sacerdotale consiste nel fatto che «essendo ricco, si è fatto povero per amor nostro, affinché voi foste ricchi attraverso la sua povertà» (2 Cor 8,9). Tutta questa realtà sacerdotale di Cristo ha luogo affrontando le circostanze normali di tutti i giorni (Nazaret, Betlemme, vita pubblica, passione, morte...), in una storia umana simile alla nostra, visto che l'essere umano si realizza facendo della vita un dono.

Il sacrificio di Cristo si compie a partire dall'incarnazione e ha il suo culmine nel mistero della sua morte e risurrezione. Così porta a compimento il sacerdozio e il sacrificio di tutte le religioni naturali e, specialmente, dell'Antico Testamento. Cristo è Sacerdote, tempio, altare e Vittima come:

-- Sacrificio di Pasqua (Es 12,1-30); è «nostra Pasqua» (1 Cor 5,7), come «agnello pasquale» che si immola per fare «passare» il popolo verso la salvezza in una nuova terra promessa (Gv 1,29; 13,1).

-- Sacrificio di Alleanza (Es 24,4-8), come «patto» d'amore, suggellato adesso con il sangue del Figlio di Dio (Lc 22,20), per fare di tutta l'umanità un popolo di sua proprietà sponsale (At 20,28; Ef 1,7; 1 Pt 2,9; Ap 5,9).

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-- Sacrificio di propiziazione o di perdono e di espiazione (Lv 16,1-6), visto che la sua morte e risurrezione sono sacrificio che libera, riscatta e salva dai peccati (Mt 20,28; 26,28; Rm 3,23-25; 4,25; Eb 9,22; 1 Pt 1,2; 1 Gv 2,2).19

In Cristo troviamo l'epifania, vicinanza, presenza e la Parola personale di Dio amore (Gal 4,4; Gv 14,9). In Lui Dio ci ha dato tutto (Rm 8,32). Allo stesso tempo, per mezzo di Cristo e nello Spirito Santo che Lui ci manda, noi possiamo rispondere a Dio con un «amen» o «sì» di donazione totale (2 Cor 1,20; Eb 13,15).

«La sua umanità, unita alla persona del Verbo, è stata strumento della nostra salvezza. Per questo, in Cristo si è realizzata completamente la nostra riconciliazione e ci è stata data la pienezza del culto divino» (SC 5).

L'uomo trova in Cristo la propria realtà di sentirsi amato e reso capace di amare liberamente (cfr. 1 Gv 4,19). Il «mistero» di Cristo Mediatore, Sacerdote e Vittima comprende anche il mistero dell'uomo come strumento e collaboratore libero, per «ricapitolare tutte le cose in Cristo» (Ef 1,10). È mistero di «amore che supera ogni scienza» (Ef 3,19), perché incomincia in Dio e comprende tutta l'umanità, tutto il cosmo e tutta la storia, fino a che sia una realtà in «il cielo nuovo e la terra nuova» (Ap 21,1) dove «avrà stabile dimora la giustizia» (2 Pt 3,13).

Questa realtà missionaria e sacerdotale di Gesù non può essere rinchiusa in una terminologia umana. Si tratta del mistero del Verbo incarnato, che assume la storia di tutta la comunità umana e di ogni essere umano in particolare come protagonista e come partner. Cristo si manifesta così:

-- con il suo essere sacerdotale di unto e inviato, come Figlio di Dio fatto uo-mo (Eb 5,1-5), per opera dello Spirito Santo,

-- con il suo agire o funzione missionaria e sacerdotale, come responsabile degli interessi di Dio e degli uomini, fino a dare la propria vita in sacrificio per loro (Eb 9,11-15),

19    ? Il sacrificio di Gesù (dare la vita in riscatto per tutti) salva i valori di ogni epoca storica, di ogni popolo e di ogni cultura; però li porta alla pienezza insospettata del mistero dell'incarnazione, della redenzione e della restaurazione finale. L'Antico Testamento è una preparazione immediata a questi progetti salvifici e universali di Dio in Cristo, per questo, la meditazione della parola di Dio porta sempre verso l'armonia di tutta la rivelazione. I sacrifici antichi sono ombra o preparazione della grande luce in Cristo (Col 2,17).

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-- con il suo stile di vita o di esperienza sacerdotale di carità pastorale che, insieme al suo essere ed agire, lo rende Sacerdote perfetto, santo, efficace ed eterno (Eb 7,1-28).

La mediazione universale e il sacerdozio di Cristo deve essere visto, a partire dall'amore di Dio che vuole salvare l'uomo attraverso l'uomo, e a partire dall'amore di Cristo Buon Pastore. I sentimenti e l'interiorità di Cristo (Fil 2,5 ss.) prendono inizio dal suo essere Figlio di Dio diventato nostro fratello e sono in sintonia con il suo operare. «Il Figlio di Dio con la sua incarnazione si è unito, in un certo senso, con ogni uomo» (GS 22). La carità pastorale di Cristo è il punto di riferimento di tutta la spiritualità sacerdotale e apostolica. «Formare i futuri sacerdoti nella spiritualità del Cuore del Signore implica condurre una vita che corrisponde all'amore e all'affetto di Cristo Sacerdote e Buon Pastore: al suo amore verso il Padre nello Spirito Santo, al suo amore verso gli uomini sino a donare nell'immolazione la sua vita» (PDV 49).

Alla luce della missione e del sacerdozio di Cristo, la storia umana riprende il suo significato. «Il Signore è lo scopo della storia umana, punto di riferimento per tutti i desideri della storia e della civiltà, centro dell'umanità, gioia del cuore umano e realizzazione totale delle sue aspirazioni» (GS 45).

Partecipare del sacerdozio di Cristo esige di rendersi, come lui e in lui, responsabili e solidali del cammino storico dell'uomo. «L'autorità di Gesù Cristo Capo coincide dunque con il suo servizio, con il suo dono, con la sua dedizione totale, umile e amorosa nei riguardi della Chiesa. E questo in perfetta obbedienza al Padre: egli è l'unico vero Servo sofferente del Signore, insieme Sacerdote e Vittima» (PDV 21).20

3. Gesù prolungato nella sua Chiesa, mistero di comunione missionaria e popolo sacerdotale

La comunità dei seguaci di Cristo si chiama Chiesa («ecclesia») perché è un'assemblea fraterna, convocata dalla presenza e dalla parola di Gesù risuscitato. Ciò vuol dire che in questa comunità si prolunga Gesù Buon Pastore, Mediatore, Sacerdote e Vittima. Nella Chiesa è presente (“mistero”)

20    ? Il tema di Cristo Sacerdote (Buon Pastore) illumina tutti i temi di teologia, pastorale e spiritualità sacerdotale, come «sorgente di ogni sacerdozio» (SAN TOMMASO, Summa Theologica, III, q. 22, a. 4). Conviene sottolineare i seguenti temi: il servo del Signore che offre la sua vita in riscatto o liberazione di tutta l'umanità (Ez 4,4-8 Is 63,7; Gal 1,5; 1 Pt 1,18 ss.); I'umanità vivificante di Cristo come «sacramento» fontale (è sacerdote in quanto Verbo fatto uomo); l'interiorità o amore di Cristo (che abbiamo descritto nel testo come amore al Padre e agli uomini fino a dar la vita in sacrificio).

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in mezzo ai fratelli (“comunione”) per essere annunciato e comunicato a tutta l’umanità (“missione”).

La Chiesa, come comunità di credenti, è un insieme di segni della presenza, della parola e dell'azione salvifica di Gesù. Ognuno è chiamato ad una missione che è servizio o ministero a favore dei fratelli. I segni di Gesù nella sua Chiesa si chiamano vocazioni, ministeri (servizi), carismi (grazie speciali per servire). Sono sempre segni trasparenti e portatori di Cristo.

Gesù prolunga nella Chiesa la sua persona e il suo sacrificio redentore, oltre che la sua parola e la sua azione salvifica e pastorale. «Cristo è presente nella sua Chiesa, soprattutto nell'azione liturgica. È presente nel sacrificio della messa... È presente nella sua parola... È presente quando la Chiesa supplica e canta dei salmi» (SC 7).

La Chiesa è una comunità missionaria, popolo sacerdotale, come tempio di Dio, dove si fa presente e si offre il sacrificio di Cristo, pietra angolare e fondamento (1 Cor 3,10-16;2 Cor 6,16-18; Ef 2,14-22; cfr. LG cap. II). Cristo prolunga la sua realtà sacerdotale (il suo essere, il suo agire e la sua esperienza vitale) nella comunità ecclesiale: «Voi, come pietre vive, siete edificati come edificio spirituale per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, accetti a Dio in Gesù Cristo» (1 Pt 2,5; cfr. Es 19,3-6; Lev 26,12; Ap 1,5-6; 5,10).

Nella comunità ecclesiale Cristo prolunga la sua presenza (Mt 28,20), la sua parola (Mc 16,15), il suo sacrificio redentore (Lc 22,19-20;1 Cor 11,23-26) e la sua azione salvifica e pastorale (Mt 28,19; Gv 20,23). La Chiesa, in quanto segno trasparente e portatore di Gesù e in quanto popolo sacerdotale, “sacramento universale di salvezza” (AG 1):

-- annuncia il mistero pasquale della sua morte e risurrezione,

-- lo celebra rendendolo presente,

-- lo vive in comunione di fratelli,

-- lo trasmette e comunica a tutti gli uomini (At 2,32-37; 2,42-47; 4,32-34).

In questo senso, tutta la comunità (a secondo de la propria vocazione e consacrazione) partecipa e vive del sacerdozio di Cristo come profetismo, culto, regalità (pastoralità, apostolato). La Chiesa, grazie alla parola, al sacrificio e all'azione salvifica e pastorale di Cristo, si configura come comunione, che è riflesso della comunione di Dio amore, e costruisce

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nell'umanità intera una comunione o famiglia di fratelli che sono figli di Dio (cfr. Puebla 211-219; 270-281).

Il sacerdozio di Cristo, prolungato nella Chiesa, la rende «solidale del genere umano e della storia» (GS 1). Cristo Sacerdote, per mezzo della sua Chiesa, giunge «all'uomo totale, corpo e anima, cuore e coscienza, intelligenza e volontà» (GS 3). «Il Figlio di Dio assume l'uomo e il creato, ristabilisce la comunione tra il Padre e gli uomini» (Puebla 188; cfr. LG 1).

La realtà della Chiesa, in quanto prolungamento di Cristo (cfr. Ef 1,23), è realtà sacerdotale ed evangelizzatrice. La Chiesa è consorte e sposa di Cristo (Ef 5,25-27), partecipando così del suo essere sacerdotale che è di consacrazione e di missione.

Il culto che la Chiesa rende a Dio è un'offerta nello Spirito, per mezzo di Cristo, al Padre (cfr. Ef 2,18),il «sacrificio di lode» (Eb 13,15-16), che ha il suo centro nell'eucaristia, ma che deve comprendere tutta l'umanità e tutta la creazione rinnovate da Cristo (Mt 5,13-14.23-24; Mc 9,49-50). È una «vita nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3), che si inserisce nelle realtà umane per restaurarle in Cristo (Ef 1,10).

La Chiesa si fa luce e sale in Gesù, per convertire ogni cuore umano e tutto il cosmo in un'offerta sacrificale a Dio per mezzo del mandato dell'amore.

Tutta l'azione della Chiesa è missionaria e sacerdotale, poiché in lei si prolunga l'azione sacerdotale di Cristo Buon Pastore; però, in modo speciale, ciò avviene nella celebrazione liturgica: «La sacra liturgia è il culto pubblico che il nostro redentore, come capo della Chiesa, rende al Padre, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo capo e, per mezzo di lui, al Padre eterno; per dirlo in poche parole, è il culto globale del corpo mistico di Gesù Cristo, cioè, del capo e delle membra».21

21    ? PIO XII, Mediator Dei: AAS 39, 1947, 528-529. Il tema della Chiesa sacramento o mistero (come segno chiaro e portatore della presenza e azione di Cristo risuscitato) deve essere studiato in rapporto alla chiesa comunione e missione: Y. CONGAR, Un popolo messianico, in: La chiesa, sacramento di salvezza. Salvezza e liberazione, Queriniana, Brescia 1976; J. ESQUERDA BIFET, La maternidad de María y la sacramentalidad de la Iglesia, «Estudios Marianos» 26 (1965) 233-274; R. LATOURELLE, Cristo e la Chiesa segni di salvezza, Cittadella, Assisi 1971; C. SCANZILLO, La chiesa sacramento di comunione, Ist. Scienze Religiose, Roma 1987; O. SEMMELROTH, La chiesa sacramento di salvezza, D'Auria, Napoli 1965; P. SMULDERS, La chiesa sacramento della salvezza, in: G. BARAUNA (a cura di), La chiesa del Vaticano II, 363-386; J. VODOPIVEC, La Chiesa mistero di salvezza universale, Pont. Università Urbaniana, Roma 1994.

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«Realmente, in questa opera così grande, attraverso la quale Dio è perfettamente glorificato e gli uomini santificati, Cristo associa sempre a sé la sua amatissima sposa, la Chiesa, che invoca il suo Signore e per mezzo di Lui rende un tributo di culto al Padre eterno. Con ragione, la liturgia è considerata l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo. In lei i segni sensibili significano, e ognuno a modo suo realizzano, la santificazione dell'uomo, e così il corpo mistico di Gesù Cristo, cioè, il capo e le sue membra, realizza il culto pubblico completo» (SC 7).

La Chiesa missionaria e popolo sacerdotale, celebra in atteggiamento d'ascolto e di risposta:

-- la Parola che rende attuale la storia di salvezza, come messaggio e come evento (SC 33,35,52),

-- l'unico sacrificio redentore di Cristo che si fa presente nell'eucaristia (SC 47ss.),

-- l'azione salvifica di Cristo, attraverso i segni sacramentali (SC 59ss.),

-- l'orazione sacerdotale di Cristo (SC 83ss.),

-- l'azione pastorale di Cristo, che vuole fare dell'umanità un'offerta a Dio, attraverso la pratica del comandamento dell'amore (SC 2).

Perciò, «la liturgia è il culmine al quale tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la sorgente da dove emana tutta la sua forza. Infatti, le attività apostoliche sono orientate a che, una volta diventati figli di Dio attraverso la fede e il battesimo, tutti si riuniscano, rendano lode a Dio nella Chiesa, partecipino del sacrificio e si cibino alla cena del Signore» (SC 10).

Nella Chiesa si ha una triplice consacrazione sacerdotale, che rende partecipi del sacerdozio di Cristo, in gradi e modi diversi:

-- Il sacramento del battesimo, che unisce a Cristo Sacerdote per potere così intervenire al culto cristiano, partecipando al suo essere e operare all'esperienza di vita sacerdotale.

-- Il sacramento della confermazione che fa della vita una testimonianza effi-cace (martirio), specialmente nei momenti di difficoltà (fortezza), di perfezione e di apostolato.

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-- Il sacramento dell'ordine che dà la capacità di agire in nome e nella persona di Cristo capo, facendo parte del sacerdozio ministeriale (gerarchico) o ministero apostolico.

-- Il carattere che si trasmette in ognuno di questi tre sacramenti (in grado e in modo diverso) è sigillo o unzione permanente dello Spirito Santo (Ef 1,13-14; 4,30; 2 Cor 1,21-22). È una qualità spirituale, indelebile, come segno configurativo (o di somiglianza) con Cristo Sacerdote e di partecipazione ontologica al suo sacerdozio, che consacra la persona e la fortifica per il culto cristiano.22

Come in ogni sacramento, anche nel battesimo, confermazione e ordine, si riceve una grazia speciale. In questo caso è per potere esercitare degnamente e santamente il sacerdozio partecipato di Cristo. È un dono di Dio che si può perdere (se manca la carità) e che rafforza le virtù cristiane («specialis vigor») nella linea della carità pastorale di Cristo Sacerdote e Vittima.

Il popolo sacerdotale è differenziato, non a causa della dignità della persona, né a causa di una minore esigenza di perfezione, che per tutti consiste nella carità senza limiti, ma nel fatto di una chiamata o vocazione diversa, per esercitare diversi servizi o ministeri nella Chiesa.

Ogni cristiano è chiamato ad esercitare ministeri profetici, cultuali e sociali (o di organizzazione e di carità) in quanto «i fedeli, incorporati a Cristo nel battesimo, integrati nel popolo di Dio e resi partecipi, a loro modo, della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, compiono nella Chiesa e nel mondo la missione di tutto il popolo cristiano nell'ambito che corrisponde loro» (LG 31). Le linee fondamentali e alcune forme concrete di questi ministeri sono state indicate da Cristo; però la Chiesa può definirne altre, permettendo o stabilendo nuovi ministeri, di tipo più istituzionale, carismatico o spontaneo, secondo i casi.23

22    ? Sul carattere (del battesimo, della confermazione e dell'ordine), gli autori indicano alcuni aspetti fondamentali e complementari tra di loro: segno distintivo e configurativo, potenza cultuale, consacrazione o dedizione, partecipazione al sacerdozio di Cristo, capacità per compiere la missione nella comunione di chiesa, ecc. Nel concilio tridentino: ses. XXII, c. 4. Cfr. SAN TOMMASO, Summa Theologica, III, q. 27, a. 5 ad 2; q.-63, a. 1-6, ecc. Vedere: J. ESQUERDA BIFET, Sintesis histórica de la teología sobre el caracter, líneas evolutivas e incidencias en la espiritualidad sacerdotal, «Teología del Sacerdocio» 6 (1974) 211-226; J. GALOT, Le caractère sacramentel, Desclée, Paris 1958; C. SEPE, Il carattere sacramentale come fondamento teologico dell'unità e della specificità del sacerdozio comune e del sacerdozio ministeriale, «Lateranum» 47 (1981) 94-97. Vedere il tema nei trattati sui sacramenti (battesimo, confermazione, ordine).

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La vocazione al laicato, alla vita consacrata e al sacerdozio ministeriale crea diversità di partecipazione all'essere, all'operare e allo stile di vita di Cristo Sacerdote, soprattutto quando si tratta della vocazione sacerdotale ministeriale, che è nella linea del sacramento dell'ordine.

“L'apostolato dei laici sia in grado di permeare di spirito evangelico l'intera società… i laici, cioè i fedeli che, incorporati per il battesimo a Cristo, vivono nel mondo. Tocca proprio a loro, penetrati dello Spirito di Cristo, agire come un fermento nelle realtà terrene, animandole dall'interno ed ordinandole in modo che siano sempre secondo il Cristo” (AG 15).

«La vita consacrata diventa un'espressione particolarmente profonda della Chiesa Sposa, la quale, condotta dallo Spirito a riprodurre in sé i lineamenti dello Sposo, Gli compare davanti «tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27)» (VC 19).

«Il sacerdote è chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Sposo della Chiesa... È chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l'amore di Cristo sposo nei riguardi della Chiesa sposa... questo tratto sponsale, che gli chiede di essere testimone dell'amore sponsale di Cristo» (PDV 22).

_________________

Estratto da: Spiritualità sacerdotale per una Chiesa missionaria (Roma, Urbaniana University Press, 1998) cap. II.

Il tema è stato sviluppato in ulteriori pubblicazioni dell’autore, con bibliografia aggiornata:

23    ? Sui ministeri in generale e specialmente sui nuovi ministeri: AA.VV., I ministeri ecclesiali oggi, Borla, Roma 1977; A. ABATE, I ministeri nella missione e nel governo della Chiesa, Pont. Univ. Urbaniana, Roma 1978; J. LÉCUYER, Ministères, in: Dictionnaire de Spiritualité, 10, 1255-1267, T.P. O'MEARA, Theology of ministry, Paulist Press, New York 1983. Vedere Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei laici al ministero dei sacerdoti (15 agosto 1997).

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Pastorale per una Chiesa Missionaria (Pontificia Università Urbaniana, 1991),cap. II (Cristo evangelizzatore, Chiesa evangelizzatrice).

Dizionario dell'Evangelizzazione (Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2005). Voci: Cristo, Chiesa, Spirito Santo, Trinità, ecc.

La misión al estilo de los Apóstoles (Madrid, BAC, 2004) cap. I-II.

Compendio de Misionología. La vida es misión (Valencia, EDICEP, 2007), cap.I-II.

Misionología. Evangelizar en un mundo global (Madrid, BAC, 2008), cap. I.

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(3)MARIA ICONA DELLA CHIESA MISSIONARIA

Presentazione: Maria figura della Chiesa nella storia della salvezza

Nell'insieme dei testi biblici e della storia della salvezza, appare la linea della presenza, vicinanza e epifania di Dio, che parla, accompagna, incoraggia, corregge... E' "il Signore", colui che è e sostiene la vita del suo popolo in ogni momento (Es 3,14). Questa presenza attiva ha, nell'Antico Testamento, il suo punto culminante nell'espressione "Emmanuele", Dio con noi (Is 7,14). Gesù è l'Emmanuele. Maria è la Madre dell'Emmanuele (Mt 1,23).

La vicinanza di Dio all'uomo si trasforma in manifestazione, epifania, Parola. Fin dal principio della creazione, tutto esprime questa parola divina (Gn 1,1ss; Sal 32,6). La scrittura è la manifestazione più concreta e garantita di questa Parola (rivelata, ispirata). Gesù è la Parola personale di Dio, "il Verbo" incarnato (Gv 1,1 ss), "tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Gv 1,3). Maria è la madre del Verbo fatto uomo, del Figlio di Dio fattosi nostro fratello (Lc 1,31ss).

La Sacra Scrittura la chiamiamo anche "Testamento", cioè "Alleanza", patto sponsale di Dio con il suo Popolo. La distribuiamo in due parti principali: Antico e Nuovo Testamento. Dio si avvicina e si manifesta come "Sposo" stabilendo un patto di amore o "Alleanza", sigillata con il "sangue" (Es 24,8): "Io Sarò il Vostro Dio e voi sarete il mio popolo" (Lv 26,12). Questa "Alleanza" diventa definitiva con Gesù, che versa il suo sangue per la nostra redenzione (Lc 22,20). Maria dice il "si" alla nuova Alleanza (Lc 2,38) diventando "la donna" o "nuova Eva" sposa del nuovo Adamo (Gv 2,4; 19,25; Ap 21,1), modello della Chiesa, che invita a rinnovare il "patto" sponsale: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5 cf. Es 24,7). La spiritualità mariana ha senso sponsale di associazione della Chiesa a Cristo (cf. Ef. 5,25-27).24

Maria appare nei primi momenti della sequela evangelica (Gv 2,11-12), ed è modello ed aiuto per la fede della Chiesa (Lc 1,45) nella vita contemplativa, nella vita di santificazione e di evangelizzazione.

24    ? A. SERRA, E c'era la Madre di Gesù..., saggi di esegesi biblico-mariana (1978-1988), Roma, Marianum 1989; Idem, Nato da Donna..., ricerche bibliche su Maria di Nazaret (1989-1992), Roma, Marianum 1992; Idem, Maria di Nazaret, una fede in cammino, Roma, Paoline 1993.

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1.Maria nel "kerigma", primo annuncio del Mistero di Cristo

Il "kerigma" o "primo annuncio" del Vangelo, che la Chiesa predica a tutti i popoli, fin dal giorno della Pentecoste, comprende queste linee fondamentali: Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, per mezzo della sua morte e resurrezione: in Lui si compiono le speranze messianiche (cf. At 2,15-14).

Questi dati del "kerigma" o primo annuncio cristiano, appaiono nella predicazione di Paolo (1Cor 15,3-5; Rom 1,1-4; Gal 4,4-7) e nei Vangeli. Maria fa parte di questo annuncio missionario, come "la donna" dalla quale, per opera dello Spirito Santo, nasce il Salvatore.25

I testi mariani del Nuovo Testamento contengono tutti gli elementi basilari dell'annuncio missionario: in Cristo figlio di Davide (vero uomo) figlio di Dio (concepito per opera dello Spirito Santo) si sono compiute le profezie e le speranze messianiche.26

La figura di Maria, annunciata nel Nuovo Testamento, serve per far risaltare la realtà integrale di Cristo uomo (Maria madre) Cristo Figlio di Dio (Maria vergine) e Cristo Salvatore (Maria associata, "la donna", modello della comunità ecclesiale). Maria appare in rapporto col mistero di Cristo e della Chiesa, come "la donna", figura della comunità credente, associata sponsalmente all'"ora" di Cristo (Gal 4,4; Gv 2,4;19,26). Il mistero pasquale di Cristo, morto e risorto, che la Chiesa annuncia a tutti i popoli, ha, infatti, il suo aspetto mariano di trasparenza, cioè di "segno grandioso" (Ap 12,1).

25    ? Vedere: C.H. DODD, La predicazione apostolica e il suo sviluppo, Brescia, Paideia 1973; J. ESQUERDA BIFET, María en el "kerigma" o primera evangelización misionera, "Marianum" 42 (1980) 470-488. Nella dottrina di Paolo, Maria, "la donna" (Gal. 4,4 ss.), è modello della maternità della Chiesa (Gal. 4,26) e della maternità dell'apostolo (Gal. 4,19). La maternità di Maria della Chiesa e dell'apostolo e sempre strumento di vita in Cristo o della filiazione divina per opera dello Spirito Santo (Gal. 4,4-7). Cfr. A. VANHOYE, La Mère du Fils de Dieu selon Gal 4,4, "Marianum" 40 (1978) 237-247.

26    ? Questi elementi del "kerigma" appaiono chiaramente nell'insieme dei testi mariani neo-testamentari: Matteo 1-2 (infanzia); Luca 1-2 (infanzia), Giovanni 2,1-12 (Cana); 19,25-27 (croce); Marco 3,31-35 e paralleli sinottici (lode della Madre di Gesù); Atti 1,12ss (Cenacolo); Galati 4,4-7 ("la donna"); Apocalisse 12,1 ("il segno grandioso"). Vedere: A. FEUILLET, La Vierge Marie dans le Nouveau Testament, nell'enciclopedia "Maria", vol. I, II, IV; F. SPEDALIERI, Maria nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa primitiva, Roma, Herder 1968; O. DA SPINETOLI, Maria nella tradizione biblica, Bologna, Dehoniane 1967.

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Il primo annuncio ("kerigma"), con tutti gli elementi basilari e con tutta la sua forza missionaria, appare nei testi mariani dell'infanzia di Gesù (Mt 1-2; Lc 1-2), cosi come nei testi giovannei (Gv 2 e 19). Come tutti i frammenti evangelici, anche questi testi annunciano Cristo, "il Signore". "La donna" per mezzo della quale Gesù è della nostra stirpe umana, è vergine e madre per opera dello Spirito Santo, per sottolineare che Cristo, vero uomo, è figlio di Dio, il Signore risorto.

Gesù è "nato da donna" (Gal 4,4), "dalla stirpe di Davide" (Rm 1,3; Mt 1,1), "per opera dello Spirito Santo" (Mt 1,20); è il "Figlio di Dio" (Lc 1,35), "colui che salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21). Maria annunciata dalla Chiesa, manifesta la realtà di Gesù Cristo il Salvatore, il Signore risorto, Figlio di Dio e fratello nostro.

Gesù è "il Salvatore preparato davanti a tutti i popoli luce per illuminare le genti" (Lc 2,30-32; Is 42,6; 49,6). Maria fa parte dell'Epifania di questo mistero salvifico, condividendo la stessa "sorte" di Cristo (cf. Lc 2,35). La Parola di Dio è sempre una "spada" che definisce l'attitudine della persona riguardo ai piani salvifici di Dio.

Maria, ricevendo con spirito di adorazione questa parola (Lc 2,19.51) definisce la sua posizione di associata a Cristo per lasciar trasparire tutto il suo "mistero" di salvezza per tutti i popoli (Ef 3,3-7). Adesso questo "mistero nascosto da secoli nella mente di Dio", si manifesta e si comunica per mezzo della Chiesa, e più concretamente, attraverso la vita e l'azione apostolica della stessa (Ef 3,8-10).

I testi mariani del Nuovo Testamento con tutto il loro ricco sottofondo veterotestamentario, lasciano trasparire la figura di Maria come modello della comunità ecclesiale, che vive, annuncia e comunica il mistero di Cristo in tutta la sua integrità "kerigmatica". L'"umiliazione" di Cristo (che è uomo come noi) lascia trasparire la sua "esaltazione" (di Figlio di Dio. risorto), come Salvatore del mondo. La fedeltà di Maria al mistero dell'incarnazione (Lc 1,38.45) si manifesta nel suo atteggiamento di "povertà" (Lc 1,48), come modello della fede e dell'azione materna ed evangelizzatrice della Chiesa (Gv 2,11).

Quando la Chiesa vive e annuncia il messaggio evangelico su Maria, indica l'atteggiamento di rispetto ai piani salvifici di Dio in Cristo: "fate quello che vi dirà" (Gv 2,5). La Nuova Alleanza, che è per tutti i popoli, ha le stesse caratteristiche fondamentali della prima alleanza sul Sinai: Dio ha l'iniziativa nella storia della salvezza, ma vuole la risposta libera dell'uomo: "quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo" (Es 24,7).

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Il "kerigma" o primo annuncio secondo S. Matteo, è per tutto il genere umano. La "genealogia" di Gesù indica il Salvatore che, in quanto uomo, è della nostra stirpe, nato da Maria (Mt 1,1-15). Nell' "Emmanuele" (Dio con noi), si compiono le speranze messianiche e arrivano alla loro pienezza le speranze di salvezza che si trovano in tutti i popoli (Is 7,14; Mt 1,21-23; Lc 2,31-32). Affiorano alcuni temi di spiritualità mariana (unitamente a Giuseppe suo sposo): atteggiamento di speranza nelle promesse messianiche, fede nella presenza di Dio "Emmanuele", fedeltà ai disegni salvifici universali di Dio (Gesù "Salvatore"), significato sponsale della verginità come fedeltà all'Alleanza, fedeltà all'azione dello Spirito Santo, incontrare Cristo nato da Maria...27

Maria, nel Vangelo di S. Luca è come "la figlia di Sion" (Sof 3,14ss) che riceve il Salvatore con un atteggiamento di fedeltà generosa. Il Salvatore è per tutte le generazioni (Lc 1,50) e per tutto il popolo (Lc 2,10). La "gioia" di Maria, che canta il Magnificat (Lc 1,47), è l'annuncio della buona novella (annuncio gioioso, "eu-angellion") per tutte le genti. Maria personifica la comunità messianica che riceve il Salvatore per annunciarlo e comunicarlo a tutta l'umanità. La sua capacità contemplativa di fronte alla parola si converte in trasparenza del mistero di Cristo per tutti i popoli (Lc 2,19-20).28

Si potrebbero indicare alcune linee di spiritualità mariana, che emergono dal vangelo di Luca: fede di Maria (Lc 1,38.45) come modello della fede della comunità ecclesiale personificata nella figlia di Sion (Sof 3,14) specialmente mediante il suo "si" all'Alleanza" (Lc 1,38; Es 24,7), la sua lode a Dio (Magnificat in relazione con i salmi), la sua contemplazione della Parola nel suo cuore (Lc 2,19.51), e nella sua vita nascosta con Cristo a Nazareth (Lc 2,39-52).29

27    ? Oltre gli studi di sintesi su Maria nel Nuovo Testamento, vedere: R. FABRIS, Matteo, Roma, Borla 1982; I. GOMA, El evangelio según San Mateo, Madrid, Edic. Marova 1976, vol. I, I (Evangelio de la Infancia); A. PAUL, L'Evangile de l'Enfance selon saint Matthieu, Paris, Cerf 1968; E.M. PERETTO, Ricerche su Mt 1-2, "Marianum" 31 (1969) 140-247.

28    ? Oltre gli sutdi della nota precedente, vedere: J. DANIELOU, Les Evangiles de l'Enfance, Paris 1967; O. DA SPINETOLI, Introduzione ai Vangeli dell'Infanzia, Brescia 1967; J. ERNST, Il Vangelo secondo Luca, Brescia, Morcelliana 1985; A. FEUILLET, Le Saveur méssianique et sa mère dans les récits de l'enfance de saint Matthieu et de saint Luc, Lib. Edit. Vaticana 1990; J. FITZMYER, Luca teologo, aspetti del suo insegnamento, Brescia, Queriniana 1991; A. GUERET, L'engendrement d'un récit. L'Evangile de l'Enfance sélon saint Luc, Paris, Cerf 1983; R. LAURENTIN, Structure et théologie de Luc I-II, Paris 1957; S. MUÑOZ IGLESIAS, Los evangelios de la infancia, Madrid 1983-1987 (3 vol.); A. SERRA, o.c.

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Nei "segni" attuati da Cristo, secondo S. Giovanni, il credente impara ad entrare nella "gloria" o mistero del Verbo incarnato (Gv 1,14). Maria con la sua fede è modello di questo atteggiamento del credente (Gv 20,8; 21,7) che sa decifrare i segni più poveri, per vedere in essi il dono di Dio all'uomo (il "sangue") e la comunicazione della sua vita divina (l'"acqua") (Gv 19,34-37). Lo stesso Spirito Santo, che formò Cristo nel seno di Maria comunica la vita in Cristo a tutti i credenti (Gv 1,13; 7,37-39). Nel primo segno (Cana) e nell'ultimo (la "glorificazione" nella croce), Maria apre il cammino ad una comunità di discepoli di Cristo che vivono di Lui come "pane di vita" (Parola ed Eucarestia), "per la vita del mondo" (Gv 6,48-51). Le principali linee di spiritualità mariana, nel contesto del vangelo di Giovanni, potrebbero essere riassunte nelle seguenti: la fede di Maria nei segni di Gesù come modello della Chiesa credente, la fedeltà all'Alleanza, l'associazione a Cristo nuovo Adamo, l'unione con Cristo nella sua "ora", Maria modello della maternità della Chiesa, senso ecclesiale ed escatologico della glorificazione di Maria, ecc.30

2.Maria nel cammino della fede vissuta e annunciata

Il mistero di Maria si presenta, fin dall'annunciazione, con queste dimensioni: salvifica, trinitaria, cristologica e pneumatologica. Maria concepisce Gesù, colui "che salverà il popolo dai peccati" (Mt 1,21) il "figlio dell'Altissimo" (Lc 1,31-32), "per opera dello Spirito Santo" (Mt 1,20; Lc 1,35). Il "salutare influsso" di Maria (LG 60) nella nostra vita spirituale cristiana consiste nella "cooperazione... per restaurare la vita soprannaturale

29    ? La fede di Maria (Lc 1,45) trova un punto di riferimento nella fede di Abramo (Rm 4,11.18) e nell'applicazione del principio stabilito da Gesù (Gv 20,29: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno"). "Lumen Gentium" n.56 cita S.Ireneo e S.Ambrogio sulla fede di Maria. Alcuni autori hanno spiegato questa fede di Maria per mezzo delle sue stesse parole: S. Alberto Magno, S. Bernardino da Siena. Il tema del Magnificat, specialmente in relazione ai salmi, offre molti dati di spiritualità mariana; ollre gli studi citati nelle note anteriori, vedere: AA.VV., ll Magnificat, teologia e spiritualità, "Ephem. Mariologicae" 86 (1986)fasc. I-II; J. ESQUERDA BIFET, Magnificat y salmos: espiritualidad y psicología mariana y eclesial, "Estudios Marianos" 38 (1974) 53-71; I. GOMA, El Magnificat, canto de salvación, Madrid, BAC 1982; E. PERETTO, Magnificat, in: Nuovo Dizionario di Mariologia, Milano, Paoline 1985, 853-864.

30    ? AA.VV., De Beata Vergine Maria in Evangelio S. Ioannis et in Apocalipsi, in: Maria in Sacra Scriptura, Roma, PAMI 1967; R.E. BROWN, Giovanni, Commento al Vangelo spirituale, Assisi, Cittadella 1979; A. FEUILLET, L'heure de la Mère de Jésus, étude de théologie johannique, Fanjeux 1970; Idem, Jésus et sa Mère d'après les récits lucaniens de l'enfance et d'après Saint Jean, Paris, Gabalda 1974; I. DE LA POTTERIE, La verdad de Jesús. Estudios de teología joanea, Madrid, BAC 1979; A. SERRA, Maria a Cana e presso la Croce, Roma, Centro di Cultura Mariana "Mater Ecclesiae" 1978.

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delle anime" (LG 61) cioè, "dei fedeli, alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di madre" (LG 63).

Incontriamo Maria nel cammino della fede della Chiesa. La fede cristiana è adesione personale a Cristo e al suo messaggio. Maria è "la prima discepola di suo Figlio" (RMa 20), come chi "ascolta la parola di Dio e la mette in pratica (Lc 11,17-28). Essa è "la donna" associata sponsalmente all'"ora" di Cristo (Gv 2,4; 19,25); per questo "serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce...associandosi con animo materno al sacrificio di Lui" (LG 58). Conseguentemente "nella Vergine Maria tutto è riferito a Cristo e tutto da lui dipende" (MC 25).

Maria, riguardo a Cristo, è Madre, discepola, associata ("sposa"), sempre secondo i disegni salvifici di Dio, comunicati da Cristo nello Spirito, annunciati e vissuti dalla Chiesa. La cooperazione mariana riguardo alla nostra vita spirituale è sempre di dipendenza da Cristo

Bisogna ricordare che Maria è "tempio dello Spirito" (LG 53; cf. Lc 1,35). Sempre in "una perfetta disponibilità all'azione dello Spirito Santo" (RMa 13) . Fin dall'inizio del secondo millennio (ai tempi di S. Francesco) è stato attribuito a Maria il titolo di "sposa" dello Spirito Santo, nel senso che ha concepito il Verbo per opera dello stesso Spirito.31 . Ella è "la gloria" (l'espressione più riuscita) dello Spirito Santo.32

Il "fiat" di Maria ai disegni salvifici di Dio fu determinante per ricevere nel suo seno il Verbo sotto l'azione dello Spirito Santo. La Chiesa, nel suo atteggiamento mariano, vive questa realtà come "vessillo innalzato di fronte alle nazioni" (Is 11,12; cf. SC 2). In modo che "dal momento del consenso dell'Ancella del Signore, l'umanità inizi il ritorno a Dio" (MC 28). La spiritualità mariana della Chiesa è l'attualizzazione del "fiat" di Maria. E' il "si" come risposta all'Alleanza. La "nube" del Sinai (Es 40,35) nella prima Alleanza, è il simbolo dell'azione dello Spirito Santo che "copre" Maria nel momento di attuare l'Alleanza definitiva (Lc 1, 35).

"Fu dalla Pentecoste che cominciarono gli 'atti degli Apostoli', allo stesso modo che, per l'opera dello Spirito Santo nella Vergine Maria, Cristo era stato concepito" (AG 4). L'azione di Maria continua ad essere una realtà

31    ? Il capitolo mariano della "Lumen Gentium" presenta frequentemente Maria in rapporto allo Spirito Santo: LG nn. 52-53, 56, 59, 63-65. J. DE SAINTE-MARIE, Le rôle de Marie dans le don de l'Esprit du Christ à l'Eglise, in: Credo in Spiritum Sanctum, Lib. Edit. Vat. 1983, 973-991.

32    ? S. GIOVANNI DAMASCENO, Omelie sulla B. Vergine, Alba 1973.

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permanente: "Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva adombrata nell'Annunciazione" (LG 59).33

L'azione dello Spirito Santo in Maria e nella Chiesa (nel campo della perfezione e dell'evangelizzazione) ha l'obiettivo di "formare Cristo" (Gal 4,19, in relazione a Gal 4,47), generare Cristo nell'anima34. L'azione dello Spirito Santo nella Chiesa è anche azione d'insieme con la collaborazione di Maria come strumento, poiché esiste "l'arcano rapporto tra lo Spirito di Dio e la Vergine di Nazaret" che rende possibile "la loro azione sulla Chiesa" (MC 27).

L'immagine paolina di "formare Cristo" (sotto l'azione dello Spirito, con la collaborazione di Maria) è ciò che ha dato impulso ai santi mariani, come S. Luigi Grignon de Montfort, per parlare di Maria come "modello", grazie al quale noi veniamo configurati al suo Figlio.35

Si può dire che la "lex credendi" trova la sua espressione più spontanea quando la Chiesa vive la fede trinitaria, cristologica e pneumatologica. in unione con Maria. "Per intercessione di Maria entra nell'anima lo Spirito Santo, portando quei doni che deificano l'anima; L'anima perfetta diventa tale per mezzo di Maria".36

3.Maria nel cammino della Chiesa mistero di comunione missionaria

Maria è presente in modo attivo e materno nel cammino della Chiesa. "L'amore per la Chiesa si tradurrà in amore per Maria, e viceversa; perché l'una non può sussistere senza l'altra...non si può, dunque, parlare di Chiesa

33    ? ll magistero posconciliare ha continuato a richiamare l'attenzione sul tema di Maria e la Chiesa in rapporto con la Pentecoste: EN 82; RH 22; RMa 24; DeV 25,66; RMi 92. Vedere:: J. ESQUERDA BIFET, L'azione dello Spirito Santo nella maternità e missionarietà della Chiesa, in: AA.VV, Credo in Spiritum Sanctum, Atti del Congresso Internazionale di Pneumatologia, Lib. Edit. Vaticana 1983, pp. 1293-1306.

34    ? "Alcuni santi Padri e scrittori ecclesiastici... arricchirono di nuovi sviluppi l'antico tema Maria-Chiesa, e, soprattutto, ricorsero all'intercessione della Vergine per ottenere dallo Spirito la capacità di generare Cristo nella propria anima" (MC 26). L'Esortazione apostolica di Paolo Vl invita "ad approfondire la riflessione sull'azione dello Spirito nella storia della salvezza e a far si che i tesori della pietà cristiana pongano nella dovuta luce la sua azione vivificante" (MC 27).

35    ? Si veda un riassunto di documenti e autori di tutta la storia in: S.M. RAGAZZINI, Maria vita dell'anima, Frigento, Casa Mariana Madonna del Buon Consiglio 1984, parte II, sez. I, cap. III (La Madonna mi trasforma e mi identifica a Cristo). Sul Montfort: pp. 370ss (Il Monfort e i suoi continuatori).

36    ? S. BERNARDINO DA SIENA, Mariale, II, 946 (Ediz. Card. Vives).

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se non vi è presente Maria" (MC 28). Maria è figura della Chiesa in tutta la sua realtà di segno portatore di Cristo (Chiesa mistero), comunità di fratelli (Chiesa comunione), per la salvezza di tutta l'umanità (Chiesa missione).37

La Chiesa è "sacramento" o "mistero", come segno trasparente e portatore di Cristo, "segno e strumento dell'unione intima con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1)38. Cristo continua ad essere presente nella sua comunità sotto segni diversi (SC 7), volendo che Maria prolunghi la sua maternità nel tempo. E' soprattutto nella comunità ecclesiale dove si attualizza la maternità di Maria: "questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti" (LG 62). "Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo" e rende possibile la vita di comunione sotto l'azione dello Spirito Santo (idem).

La comunità ecclesiale ("ecclesia") si fonda nella presenza di Cristo nato da Maria e che ci associa a Maria, che "convoca" con la sua Parola, con l'Eucarestia e con i suoi segni salvifici. I carismi, ministeri e vocazioni sono distribuiti per costruire la comunione. Ogni persona è "chiamata" (vocazioni) per esercitare qualche "servizio" nella comunità (ministeri) con l'aiuto delle grazie speciali (carismi). Si costruisce allora "un solo corpo" (1Cor 12,12; Rm 12,5), da parte di coloro che hanno "un unico Spirito" (1 Cor 12,9) e mangiano "un unico pane" (1 Cor 10,17). Questo corpo mistico di Cristo viene affidato a Maria ("ecco Tuo Figlio") e trova in Maria l'amore e l'azione materna di una nuova nascita ("ecco tua Madre").

Questa comunione, vissuta con Maria, porta per sua natura all'unità fra tutti i cristiani ("ecumenismo") (Gv 17,21-23; At 1,14; LG 69). "La causa dell'unione tra i cristiani appartiene specificatamente all'ufficio della spirituale maternità di Maria" (MC 33).

La spiritualità mariana diventa comunione ecclesiale, poiché è atteggiamento di fedeltà alla Parola e all'azione dello Spirito Santo. E' atteggiamento che unisce le comunità cattoliche, ortodosse ed "evangeliche". In ogni comunità ecclesiale si apprezza Maria, sottolineando sempre qualche aspetto evangelico: la sua contemplazione della Parola, la sua presenza nei segni liturgici, la sua vicinanza nei gesti familiari di ogni giorno. Il dialogo

37    ? Vedere la "relazione finale" del Sinodo Episcopale del 1985: Ecclesia sub Verbo Dei Mysteria Christi celebrans pro salute mundi (presenta la trilogia: Chiesa mistero, comunione, missione).

38    ? Y.M. CONGAR, Un peuple messianique, l'Église sacrement du salut, Paris, Cerf 1975.

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"triangolare" tra le diverse confessioni e comunità cristiane ha bisogno dell'atteggiamento previo di chi vuole imitare la fedeltà di Maria ai piani di Dio. "Una migliore comprensione del posto di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa....rende più spedito il cammino verso l'incontro" (MC 33).39

La presenza di Cristo nella comunità ecclesiale è condizionata alla comunione: "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20). La nascita di Cristo per mezzo dei segni della Chiesa, anche attraverso il segno della comunione, è una realtà materna che ha Maria come modello (LG 65).

L"'unità" o comunione della Chiesa è un riflesso dell'unità, o comunione trinitaria di Dio Amore (LG 4). Maria con la sua presenza e la sua preghiera, è principio e stimolo della comunione "affinché in pace e concordia tutte le famiglie dei popoli siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio a gloria della Santissima e indivisibile Trinità" (LG 69).40

La vita fraterna di "comunione", come riflesso della carità divina, si esprime nella primitiva Chiesa in una comunità dove erano "un cuore solo e un anima sola" (At 4,32). Questa comunione si fondava e si alimentava alla scuola della Parola, della preghiera, dell'Eucarestia, della condivisione dei beni nella carità (At 2,42-44). L'unanimità della preghiera, della celebrazione e della carità, si realizza nel cenacolo "con Maria la madre di Gesù" (At 1,14).

La Chiesa, sentendosi identificata a Maria, la considera suo "Tipo" (figura, personificazione), "intimamente congiunta con la Chiesa" (LG 63). L'atteggiamento ecclesiale di sintonia e imitazione di Maria si concretizza nell'apertura ai piani salvifici di Dio (Lc 1,28-29.38), fedeltà all'azione dello Spirito (Lc 1,35.39-45), contemplazione della Parola (Lc 1,46-55; 2,19.51),

39    ? AA.VV., Maria nella comunitá ecumenica, Roma, Ediz. Montfortiane 1982; S. MEO, Rilievo ecumenico di Maria nel cap. VIII della "Lumen Gentium" e sua incidenza oggi per l'unione dei cristiani, in: Portare Cristo alll'uomo, Pont. Univ. Urbaniana 1985, II, 283-296; S.C. NAPIORKOWSKI, Ecumenismo, in: Nuovo Dizionario di Mariologia, Milano, Paoline 1985, 518-527; C. POZO, Problemas ecuménicos de la Mariología, in: María en la obra de la salvación, Madrid, BAC 1974, 1ª parte, cap. 2.

40    ? Gli studi su Maria "Madre della Chiesa" e "Tipo della Chiesa", fanno notare, a volte, la relazione tra Maria e la comunione ecclesiale. D. BERTETTO, Maria Madre della Chiesa, Catania, Paoline 1965; J. ESQUERDA BIFET, L'azione dello Spirito Santo nella maternità e missionarietà della Chiesa, in: Credo in Spiritum Sanctum, Lib. Edit. Vaticana 1983, 1293-1306; Idem, La maternidad de María y la sacramentalidad de la Iglesia, "Estudios Marianos" 26 (1965) 231-274; J. GALOT, Théologie du titre "Mère de l'Eglise", "Ephemerides Mariologicae" 32 (1982) 159-173; U. VANNI, Dalla maternità di Maria alla maternità della Chiesa, "Rassegna di Teologia" 26 (1985) 28-47.

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associazione sponsale a Cristo (Lc 2,35; Gv 2,4), donazione sacrificale a Cristo Redentore (Gv 19,25-27), tensione escatologica verso l'incontro definitivo (Ap 12,1; 21 -22).

Considerando Maria come "figura ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità" (LG 53) la Chiesa trova in essa la sua maestra di vita spirituale (cioè della vita secondo lo Spirito): "Modello di tutta la Chiesa nell'esercizio del culto divino, Maria è anche, evidentemente maestra di vita spirituale per i singoli cristiani" (MC 21). "Con Maria e come Maria" (RMi 92), riceve il Verbo sotto l'azione dello Spirito Santo mediante un cammino di ascolto, risposta e donazione41. In Maria, la Chiesa trova il suo modello di "consacrazione totale alla persona e all'opera del Figlio suo", per "diventare causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano" (LG 56).42

Maria è sempre modello della fede della Chiesa. Si tratta di una fede vitale e impegnata di chi "avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione con il Figlio fino alla croce" (RMa 2; LG 58). In questa peregrinazione della fede, Maria ha preceduto e continua a precedere la Chiesa come sua personificazione (cf. RMa 5-6).E' un atteggiamento di accettazione piena della divina Parola, così come dell'unione incondizionata ai suoi disegni di salvezza per Cristo e nello Spirito Santo (cf. RMa 12-19).

La Chiesa è stata fondata da Cristo per evangelizzare, è nata dal costato di Cristo per la missione. Il cenacolo con Maria è il punto di riferimento di tutta la comunità ecclesiale che si prepara a ricevere nuove grazie dello Spirito Santo per andare ad evangelizzare (AG 4; LG 49; EN 82). La comunità ecclesiale vive il suo mistero di comunione "con Maria e come Maria, sua madre e modello" (RMi 92). La comunità è segno sacramentale (segno efficace) del Vangelo, quando vive l'unità voluta e chiesta da Cristo (Gv 17,21-23).

La Chiesa è missione. La comunità ecclesiale imita Maria nella sua fedeltà sponsale a Cristo per diventare, come Lei, madre feconda. "Nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine la beata vergine Maria è andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare quale vergine e quale madre" (LG 63).43

41    ? La "Marialis Cultus", prima parte, presenta "Maria quale modello dell'atteggiamento spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri" (MC 16). Espone anche il parallelismo Maria-Chiesa, come Vergine in ascolto, in preghiera, Madre, offerente (nn. 17-20).

42    ? Cita: S. IRENEO, Adv. haer. III, 22,4: PG 7, 959 A.

43    ? Cfr. H. DE LUBAC, Méditation sur l'Eglise, Paris 1953, p.189ss, 274ss.

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Si può constatare, come realtà permanente, l'esperienza mariana delle comunità cristiane. E' un fatto che si constata nella celebrazione eucaristica delle comunità primitive. Maria è la "memoria" di una Chiesa che, come Lei, vuole meditare la Parola di Dio nel suo cuore, e vuole anche associarsi sponsalmente a Cristo redentore. Invocando lo Spirito Santo ("epiclesis") perché trasformi il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Signore (e converta noi sempre più nel corpo mistico di Cristo), si ricorda la presenza e l'esempio di Maria. Con Lei e come Lei, la Chiesa dice il "si" (Amen), che fondamenta la comunione ecclesiale.44

Altre esperienze mariane delle comunità ecclesiali sono più devozionali, ma a volte, sono segni indicatori della storia di una grazia o di un carisma fondazionale: immagini, feste, usanze, inni, preghiere, segni esterni, anagrammi, ecc. Questi segni mariani frequentemente indicano il modo specifico della sequela di Cristo, della vita comunitaria, del servizio apostolico, ecc. La "lex credendi, orandi, vivendi", diventa "lex amandi" nella vita comunitaria familiare, con la presenza attiva e materna di Maria.

La comunità ecclesiale attua un cammino attraverso l'anno liturgico, dall'avvento a Natale, da Pasqua a Pentecoste. In questo cammino incontra Maria come membro singolare della stessa famiglia pellegrina e così "proclama il mistero pasquale" (SC 104). "Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore Maria santissima Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera della salvezza del Figlio suo, in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, ed in Lei contempla con gioia come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere." (SC 103).45

44    ? La preghiera Eucaristica ricorda Maria, già secondo il testo di Ippolito da Roma (s. III). La Messa antica del 1 gennaio (sec. IV?), ricostruita da B. Botte e da A.Chavasse, ha pure il riferimento mariano. Dice la preghiera delle offerte (segreta): "Altari tuo, Domine, proposita munera Spiritus Sanctus benignus adsumat, qui Beata Mariae viscera splendoris sui veritate replevit" (Messale de Bobbio, n. 127; Sacramentario Gelasiano ll, XIV, n. 848; per il 25 marzo). S. Giovanni Damasceno spiega l'"epiclesis": "Domandi come il pane si converte nel corpo di Cristo?... Ti basti udire che e per l'azione dello Spirito Santo, nello stesso modo che, grazie alla Santissima Vergine e allo stesso Spirito Santo, il Signore, per sé e in se stesso, assunse la carne umana" (De fide Ortodoxa IV, 13). Vedere la preghiera di offertorio della 4a domenica di avvento.

45    ? AA.VV. (W. BEINERT), Il culto di Maria oggi, teologia, liturgia, pastorale, Roma, Paoline 1985; AA.VV., La Virgen en el culto de la Iglesia, Salamanca, Sígueme 1986; M. AUGÉ, Linee di una rinnovata pietà mariana nella riforma dell'anno liturgico, "Marianum" 41 (1979) 267-286.

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Nel cammino della Chiesa verso l'incontro definitivo con Cristo ("escatologia"), Maria “glorificata ormai nel corpo e nell'anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura" (LG 68). Per questo Maria "precede con la sua luce il pellegrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (idem). La comunità ecclesiale, guardando Maria come "il segno grandioso" (Ap 12,1) si prepara alle nozze definitive: lo Spirito e la Sposa dicono: vieni..., vieni, Signore Gesù...Amen" (Ap 22,17-21).

Con questa presenza attiva mariana, le comunità si convertono in scuole di contemplazione, di perfezione, di vita comunitaria e di missione. Vivere questo aspetto mariano ed ecclesiale del mistero di Cristo è garanzia di unità e di fedeltà al proprio carisma personale e comunitario.

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Estratto da: Spiritualità mariana della Chiesa, Esposizione sistematica (Roma, Centro Cultura Mariana, 1994), cap. III.

Il tema è stato sviluppato in ulteriori pubblicazioni dell’autore, con bibliografia aggiornata:

Teologia della evangelizzazione, Spiritualità missionaria (Pontificia Università Urbaniana 1992), cap. XI.

Mariology for a missionary Church (Roma, Urbaniana Univ. Press 1994).

Dizionario dell'Evangelizzazione (Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2005). Voci: Maria nella missione della Chiesa, Maria memoria della Chiesa, Mariologia, Spiritualità mariana,Spiritualità mariana dell’apostolo, etc.

Dizionario di Missiologia (Pontificia Università Urbaniana, 1993), pp.329-332 (Maria nella missione della Chiesa).

Espiritualidad Mariana. María en el corazón de la Iglesia (Valencia, EDICEP, 2009), cap. IV.