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4 LATI DI CIELO... Ho attraversato i vicoli, le piazze, le corti, i giardini di Galbiate, ieri sera, mescolandomi alle centinaia di persone che gremivano lo spazio, sfiorando i selciati. Muovendoci senza fretta da un cantone all’altro, accoglievamo pieni di stupore le immagini e i suoni e gli sguardi che sembravano emergere da un mondo nuovo. Eravamo tutti nel “nostro” paese, ma stavamo scoprendo qualcosa di totalmente nuovo. Lo scoprivamo per la prima volta. Eravamo tutt’uno con ciò che avveniva. Non eravamo osservatori, spettatori, comparse, passanti. Eravamo “dentro”, partecipanti.

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4 LATI DI CIELO...

 

Ho attraversato i vicoli, le piazze, le corti, i giardini di Galbiate, ieri sera, mescolandomi alle centinaia di persone che gremivano lo spazio, sfiorando i selciati.

Muovendoci senza fretta da un cantone all’altro, accoglievamo pieni di stupore le immagini e i suoni e gli sguardi che sembravano emergere da un mondo nuovo.

Eravamo tutti nel “nostro” paese, ma stavamo scoprendo qualcosa di totalmente nuovo. Lo scoprivamo per la prima volta.

Eravamo tutt’uno con ciò che avveniva. Non eravamo osservatori, spettatori, comparse, passanti. Eravamo “dentro”, partecipanti.

 

 

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  Giri un angolo e c’è qualcosa di nuovo. Volti la testa e cogli uno sguardo, anche quello sembra rinnovato.

E ti sgorga spontaneo il sorriso, la stretta di mano, a volte l’abbraccio. In un paio di occasioni, un lungo, intenso, commosso abbraccio. Non saremmo stati capaci di incontrarci in modo più bello nemmeno se lo avessimo pianificato.

Dalle pietre, dai muri, dalle botti, dai giardini emergeva la forza del passato, come se un flusso volesse trasmetterla tutta in una sera a tutti noi. E abbellire la forza del presente dicendoci “ecco qua: se guardi con occhi e cuore nuovi, tutto sembra nuovo”.

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  Ci siamo immersi e abbiamo percorso vie, vicoli, piazze, corti e abbiamo tutti provato la nuova e liberante e trasformativa sensazione dello “spazio aperto”. Anche nei vicoli più stretti, abbiamo percepito forte il senso della “apertura”: aperti i portoni, i cancelli, gli usci. Ma soprattutto aperti i cuori.

E così la sensazione è di ritrovare l’identità personale proprio mentre ti mescoli a tutto quanto, a tutti quanti. La sensazione di essere “uno”. La sensazione che essere “uno” derivi dall’aprire spazi.

Cuore apre porta. Porta aperta apre cuore. E così via.

Sembrava essere una formula semplice, efficace, funzionale, trasformativa. Di benessere.

Sono certo che lo sia.

  Certo, si intuiva una sapiente regia che ha pensato (col cuore e con la testa) tutto ciò. Ma era invisibile, presente e invisibile. Si intuiva un lavoro enorme di preparazione e occorre riconoscerlo ed esserne profondamente grati. Si intuiva e si provava la bellissima sensazione di poterne godere pienamente, come di un dono. Ci hanno regalato la possibilità di essere noi stessi, di esserlo

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insieme, insieme a persone e a cose, ci hanno fatto sentire non solo “bene”, ci hanno fatto sentire “noi stessi”. Ci hanno fatto sperimentare, toccare, sentire che “è possibile”. Hanno creato le condizioni affinché tutto potesse succedere, fluire. E si sono fidati del cuore degli altri e della loro capacità, della loro disponibilità e voglia di mettersi in gioco. Geniale. E potente.

Che tutto ciò sia stato frutto di una attenzione consapevole o meno, non lo so. E forse non è la cosa più importante da dire in questo momento.

La cosa più impellente che sento è apprezzamento. E gratitudine. Ne sono davvero profondamente grato.

Grazie Pro Loco. Grazie Galbiatesi. Grazie Galbiate.

  Allora credo possiamo credere tutti che è possibile creare sempre più spazi aperti di accoglienza. E lasciare che vi fluisca la potenza che noi siamo.

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Perché è questa la Galbiate che ci piace: APERTA, ACCOGLIENTE, BELLA

Stordito e inebetito da tanta energia che mi raggiungeva nel profondo, sono tornato a casa con il cuore più grande ieri sera.

Postato 5 hours ago da Delfino Corti  

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