Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

87
1 Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie lasciandomi nel gelo d’una sera, a scorgere il destino nelle stelle. 2011 - 2012

Transcript of Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

Page 1: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

1

Volano i miei pensieri insieme al vento

portando via sogni e fantasie

lasciandomi nel gelo d’una sera,

a scorgere il destino nelle stelle.

2011 - 2012

Page 2: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

2

Giuria del Premio Letterario 2012

Gabriella Cruciani Emanuele Faina Michele Limpido Francesca Lucrezia Nicosia Maurizio Vacca

Hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione:

Presidenza Municipio Roma XV Arvalia

Associazione Eleusis

Associazione Evergreen onlus

Associazione Voglia di Creare

Banca di Credito Cooperativo di Roma

Page 3: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

3

PRESENTAZIONE

Sono veramente lieto di presentare anche quest’anno questo piccolo volume che raccoglie i lavori inviati dai partecipanti al quinto Concorso letterario organizzato dalla Consulta del Volontariato del Municipio XV, “La fantasia e la vita”. Tre sono le sezioni in cui si è articolata questa edizione del Premio: la poesia in lingua italiana, la poesia in dialetto e il racconto. Questo concorso è ormai divenuto un appuntamento atteso e rappresenta una tradizione felicemente consolidata per il nostro territorio, al quale il nostro Municipio non ha mai fatto venite meno il suo convinto patrocinio. Questo successo, credo, confermi la grande serietà degli organizzatori, che vivono questa iniziativa con grande impegno, come un “servizio” offerto ai cittadini senza alcuna forma di tornaconto personale, né ricerca di prestigio. Voglio cogliere, perciò, l’occasione di questa presentazione per esprimere a tutti loro il mio personale ringraziamento. E’ indubbio che Il crescente numero dei partecipanti dimostri come il concorso rappresenti una risposta positiva a un’esigenza sentita della gente di poter comunicare. Il rapporto tra scrittura e lettura è molto stretto, anzi potremmo dire che è un legame indissolubile. Chi scrive di norma è anche e soprattutto un lettore attento e interessato. Se è vero, infatti, che il primo destinatario delle cose che scriviamo siamo noi stessi e lo scrivere è una forma di dialogo con la nostra parte più intima, in genere, chi scrive ha anche l’esigenza – talvolta inconsapevole - di esternare le emozioni e le sensazioni vissute in prima persona proprio per farle leggere “all’altro”. Leggendo le opere qui raccolte, caratterizzate da differenti toni e sfumature, spesso pervase da semplicità e ingenuità, è possibile ritrovare, credo, proprio questa esigenza intima che accomuna tutti gli autori. Non dobbiamo farci ingannare dalle apparenze. Se si guardano le vetrine delle librerie, sempre piene di novità editoriali, sembra che nella nostra società contemporanea sia molto facile scrivere e soprattutto veder pubblicati i propri lavori. Questo purtroppo non è affatto vero. Per questo voglio esprimere il mio apprezzamento per lo sforzo degli organizzatori di voler pubblicare anche quest’anno senza distinzione tutte le opere inviate dai partecipanti, al di là dei riconoscimenti e premi assegnati ai vincitori delle diverse categorie, proprio per offrire loro un’occasione concreta di essere letti da tutti.

Gianni Paris

Presidente Municipio Roma XV

Page 4: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

4

POESIE IN ITALIANO

-------------------------------

1° DICEMBRE 1969

Guardando verso il cielo la mattina

M’accorsi che la luce era cambiata,

l’atmosfera tutt’intorno era fatata

con il sole dietro una nube birichina.

Nascosto si, ma sempre luminoso,

con la pioggia che scendeva a catinelle

tutte le cose mi parean più belle per noi era il giorno più radioso.

Quando ti vidi in chiesa arrivare

rimasi bloccato sulla porta,

ma la mamma, che se n’era accorta,

mi invitò a seguirla sull’altare.

Quel giorno è ancora nel mio cuore.

Il tuo sorriso, la tua gioia vera,

qualche lacrima furtiva ma sincera

era il sigillo per il nostro amore.

Matrimonio bagnato si dice fortunato

E Dio lo sa quanto lo sono stato !

Salvatore Startari

Page 5: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

5

A MIA MADRE: “ I TUOI OCCHI NEL SEGRETO DELLA

VITA”

Quanta tristezza nel tuo nero degli occhi orientali che ti porti da

sempre,

che ti porti da quando per la prima volta ho spalancato i miei sul

mondo,

che non mi hanno mai lasciato sola, al buio, ho sempre saputo che

c’erano, che c’eri, che ci sei

ancora. Mi hanno osservato chiedere aiuto, in modo viscerale, da

dentro,

mi hanno implorato,

mi hanno baciato, ma non ancora per l’ultima volta

io li voglio ancora su di me,

mi devono ancora guardare per molto tempo,

ma mi hanno detto la vecchiaia,

mi hanno raccontato il tormento, il sangue, il dolore, la lacerazione

dell’anima, la fragilità

immensa, la solitudine, la caducità, la paura, l’insofferenza,

l’ingiustizia, la morte.

Mi hanno detto grazie,

grazie Figlia mia,

grazie Bianca mia,

mi hanno bramata, cercata, ma non hanno mai odiato chi li

uccideva, mai ucciso chi li spegneva,

ma pianto,

di dolore, di carità, di aiuto,

ed ancora di stupore di fronte al mondo così nero,

così muto, così freddo, così acceso, così vivo.

Ma mi hanno trovato, hanno trovato la gioia, il risveglio dal nero,

dall’abbandono.

Hanno trovato la luce, hanno ancora trovato la vita, ancora io,

ancora Dio.

Bianca Maria Sezzatini

Page 6: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

6

A ROMA INNEVATA (RICORRE L’ANNO 2012)

Odo allegre voci di bambini festanti e di adulti gaudenti, tornati

bambini

Dolci suoni e rumori di gente felice, inconsapevolmente stupita per

l’evento

Anch’io meravigliata incoraggiata dall’allegro vocerizio, mi alzo,

vado in finestra

Osservo stupita l’insolita visione

Oh, mio Dio, che meraviglia, a Roma nevica!

Mi sento orgogliosa, non sono a Cortina, ma a Roma! Anche da noi

c’è la neve e allora

E’ bellissimo insolito, a parte i disagi, per noi poco abituati a tale

evenienza.

Mi sento felice dentro, è troppo bello veder come nuovi eventi

hanno cambiato la città

Che ne ha acquistato nova veste, una veste verginale “Bianca”

quante visioni mai osservate

Anche tu piccolo passerotto, anche tu sei sorpreso, il tuo nido è

colmo di neve e i tuoi

piccoli cinguettano inconsapevoli, una novità anche per loro, come

per noi,

Evviva Roma innevata ! me la godo, non è facile che presto

risucceda, però

Anche se lo fosse ! Ci adatteremmo come tutti, diventeremo anche

noi sciatori romani.

Evviva, evviva, Roma è innevata !

Anna Carmela La Manna

Page 7: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

7

A T E

A te regalerei

I miei sogni da bambino.

A te regalerei

il sorriso dei miei occhi.

A te regalerei

le emozioni mie più belle

A te regalerei

le rughe del mio viso.

A te regalerei

la saggezza del mio tempo,

e quando il corpo mio

agli anni cederà,

a te darò in regalo

tutti i ricordi miei.

Gianni Marchetti

Page 8: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

8

A TE

Lo devo a te

se nuovamente odo

voci di cielo di erbe e di sassi

se nitide forme e vivi colori

mi accendono gli occhi.

Lo devo a te

se piango e rido senza più corazze

nel sentirmi dentro nascere primule

dov’erano solo aride zolle.

Non una pelle ci fa diversi.

Non una veste, non una lingua

non un’idea, non un’età.

Siamo solo esseri umani!

Ed possibile toccarci l’anima

e puri guardarci, ascoltarci

e capire, sentire che tutti ci unisce

la stessa gioia, lo stesso dolore.

Me n’ero dimenticata! Dimenticata

del mio giardino di luce da coltivare

accanto ad altri giardini di luce.

Ora so

che ogni giorno

sempre è un mattino!

A te….a chiunque…ad ognuno…fatto come me di desideri,

di emozioni, di dubbi, di slanci, di errori, di ideali….

Adriana Vendemini

Page 9: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

9

A VOLTE SIGNORE

A volte, o Signore, io non ti conosco.

Vorrei sentire dalle tue labbra parole d’amore,

di conforto, di tenerezza per ogni uomo che soffre.

Ed invece mi pare di portare anch’io una corona di spine.

Allora mi viene da pensare:

perché mi tratti così se io non ti ho fatto nulla?

Poi ti vedo sulla croce e mi accorgo che tu sei li

per me e soffri con me.

Li mi appartieni del tutto ed io non sono più sola.

E vorrei essere una piuma per posarmi sulle tue labbra

screpolate, inaridite e rese amare dal fiele,

vorrei riaccendere la luce che c’è in te,

vorrei farti scendere dalla croce, prendendoti per mano,

vorrei guarire anche i tuoi piedi e correre, correre insieme.

Tutte queste cose che io vorrei per te,

tu già le fai per me da quella croce.

Ed allora stasera presentandomi al tuo altare

Insieme a tanti amici,

mi sento una privilegiata.

E per questo io ti lodo e ti ringrazio.

Paol Cuofano

Page 10: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

10

IL MARE

Sono qui sulla spiaggia,

seduta sulla sabbia dorata

a contemplare il mare.

Immenso, esteso a dismisura,

d’un azzurro intenso,

spumoso e bianco

sulla cresta delle onde

leggere e incalzanti.

Culla i miei pensieri

E li porta lontano.

Lontano nel vento, fra le nuvole,

nell’aria dolce della sera.

Gli confido i miei sogni

E glieli affido:

Sento la sua brezza sul mio viso,

come una carezza leggera,

come un soffio d’aria pura.

Ed è come se non fossi qui, ma altrove.

Anna Manzo

Page 11: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

11

IL MIO QUARTIERE

Io amo il mio quartiere e lo difendo

dagli attacchi impietosi dei giornali

che spesso ci descrivon criminali,

forse a motivo d’un delitto orrendo

commesso con ferocia dal Canaro,

oppure dalla Banda ormai famosa

per quella crudeltà greve e rabbiosa,

intenta solo ad arraffar denaro.

Basta con le illazioni! Il mio quartiere,

seppur popoloso e popolare,

è abitato da gente onesta e sana

che per vivere meglio sa lottare

e, nonostante gli affanni, sa godere.

Ecco perché io amo la Magliana.

Paolo Tognozzi

Page 12: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

12

IL TEATRINO DELLA VITA

Macchie di verde, tenero, smeraldino,

si muovono tra le ciglia socchiuse:

sembrano i prati della mia infanzia,

ma non ondeggiano al vento

e si muovono sincopati in uno spazio angusto.

Una fitta mi penetra dentro,

una mano mi stringe:

da piccolo la mamma

mi consolava cosi!

Ho le palpebre pesanti, pulsanti:

al verde si aggiungono le chiazza di rosso…

sembrano le distese di papaveri

che entravano dalla mia finestra

e si fondevano col profumo di zucchine fritte

e l’odore di pulito della mia casa,

della mia famiglia.

Ancora una fitta : più forte,

più profonda : mi mordo le labbra,

ma la mano di prima,

non quella della mia mamma,

ma di mia figlia, ora anch’essa mamma,

mi stringe perché non mi perda …

Stavo quasi per abbandonarmi,

tra l’odore dell’etere che non è quello dolciastro

del grano che maturava

sui colli della mia giovinezza.

Mi riprendo la vita,

tra camici verdi e flaconi purpurei,

perché voglio tornare

tra gli amici della mia periferia.

Quirino Berardi

Page 13: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

13

IL TUO SGUARDO

A volte dolci inganni mi regala

il tuo sguardo,

quando rapido scorre come su

acque immobili.

Un presagio d’amore !

Ma subito ritorna l’onda indifferente

che gelosa nasconde in un fondale

sabbioso dimenticati tesori mai

Dissepolti

Gloria Damato

L ‘ A R I A

Vola lo sguardo verso

il tramonto sul mare,

traguarda il cielo terso

senza mai cadere

spazia e non lascia

tracce sul presente

non vuole fare torti

a chi in lui crede.

Sergio Incitti

Page 14: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

14

LA STRADA MIA

La strada mia la sento faticosa,

piena di sassi ruvidi, infinita,

fatta di buche e spesso scivolosa

che corre corre, sempre più in salita.

Fatico, mi fò male, ma cammino,

cammino e, grazie e Dio, ci posso vede,

per via che mi da strada un cherubino

col lume della fede.

Maria Gasperoni

P R E S T O

Presto, presto quell’aria quasi estiva

Sfrondò di petali bianchi il buio della notte

Dai gelsomini e dalle zagare lucenti, resto, presto

Venne l’inizio: provammo ad assaporarne il profumo.

Ma l’intensità ci sommerse.

Antonella Domenicantonio

Page 15: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

15

MARATHON

Un bel giorno ti svegli con il pettorale numero 70

Resti di stucco senza raccapezzare, fintanto a sospettare un 1°

aprile…

mentre sul calendario ride il 23 agosto.

Così scopri di essere un fondista.

Stenti in velocità ma sulla distanza ti sorprendi

e ciabattando ti domandi : Quanto all’arrivo?

Sorridi, non hai motivi per essere deluso

se pensi ai tanti infortunati appena oltre il nastro di partenza.

Il plotone s’è sfoltito, il percorso più scosceso.

Ti sfugge il paesaggio prima ignorato.

Ora ne sei attratto, ma le diottrie scarseggiano.

Quantomeno sul traguardo vorresti un piglio risoluto

non l’espressione di chi riceve una visita inattesa.

E già allo specchio abbozzi varie pose

scegliendo quella che più nasconde il sottomento.

Il percorso è video sorvegliato, “Chi si ferma è perduto!”

Così parlò l’oracolo, ma l’eco già mostrava il paradosso.

Tutto l’immaginabile è accaduto.

Passo su passo in questa corsa ti accorgi che ogni cosa ha il suo

rovescio.

Nulla è assoluto!

Pertanto cosa potrà nascondersi all’arrivo

se non qualcosa che somigli a una partenza?

Prova a ipotizzare:

Senza bagaglio, fuori dal tempo, destinazione a caso.

Confessa, vorresti un posto ponte con la poltrona accanto al

finestrino.

Vedere l’azzurra biglia allontanare finchè sarà un puntino

Tra sciami di meteore e simulare un pianto.

Simile a loro, memore frammento, incontrerai un bersaglio

Ti vestirai di luce e farai centro.

Giuseppe De Luca

Page 16: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

16

NEL MIO MONDO MAGNIFICO

Mi perdo nell’oceano cosmico per incontrarti.

Sai svelarmi le notti oscure,

il manto della neve,

il deserto che sembra assente…

Amami così, come un sogno che viaggia

nell’universo,

dentro le stelle, nel calore del fuoco…

Amami così, non perdermi nella cenere…

Accendi la fiamma,

guardami camminarti dentro…

amami così, oltre la pelle,

i segni del tempo,

sono qui per te a vigilare la tua anima,

la stringo al petto,

fiore di mille petali…

Amami così, nel silenzio dei miei giorni.

Senti come splendi?

Alato e sincero

con i tuoi occhi da bimbo?

Tutte le carezze posso offrirti,

abbracci per scaldarti,

così…nel mio mondo magico.

Carla Scaringella

Page 17: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

17

Q U A N D O ……

Quando improvvisante

un dolore lancinante, inatteso, ti blocca,

realizzi in pochi secondi

tutte le cose iniziate che ti impedisce di finire.

Tu sei bloccato,

ma senti che il resto del mondo

continua a girare vorticosamente

più di una grottesca, enorme giostra.

Chiuso nell’intensità,

della tua paura di non farcela

non sai, se desideri tornare a girare,

o lasciarti andare nei cerchi lenti del tuo dolore.

Poi all’improvviso qualcosa cambia.

Qualcuno ha preso la tua mano,

ti chiede con dolcezza come stai,

e ascolta con attenzione le tue risposte.

Sei sorpreso.

Accade sempre più di rado

che qualcuno ascolti le risposte,

alle domande che fa.

E’ tutto,

non ti senti più solo,

hai trovato un alleato che lotta al tuo fianco

contro il male che ti affligge.

Ritorna la voglia di reagire

Non sei ancora guarito ma hai ritrovato,

importantissima alleata per vincere,

la volontà di combattere

e la speranza di vincere domani.

Paola Primavera Campana

Page 18: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

18

QUESTE MANI

Un tempo agili, scattanti, snodate

grandi come pale, pronte per lavorare

iniziare un nuovo giorno con lena

andare nei campi, dissodare la dura terra.

Fatiche inumane, gote rosse, fronte sudata

rastrellare, falciare, ammucchiare

sotto il sole cocente, arroventato

un lavoro senza fine, stressante

tutto per il cibo e non far la fame.

Mani! Tanto hanno dato e tanto fatto

ora son callose, nodose, maldestre

scricchiolano ad ogni movimento

son sciupate, avvizzite, ferite

l’orgoglio rimane per continuare

per il riposo…passerà tanto tempo.

Graziella Romanin

ROMAGNA

Bella Romagna mia dolce e cortese,

terra di belle donne e sangiovese,

terra di gente da duecento all’ora,

galante con la bionda e con la mora,

pronta a rimarciare ancor su Roma,

con falce, con martello e con la Croma.

Gente dal cuore pieno di passioni

e qualche volta di contraddizioni,

per quanto t’amo sempre mia Romagna,

motori, donne, vino….che cuccagna.

Angela Corzani

Page 19: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

19

SANTA SOFIA

Paese mio, quanti ricordi

sereni ed innocenti,

volti pacati,

sguardi sorridenti;

fanciulle timide,

uomini virili

e rari passatempi

gai ed infantili;

profumo di cucine,

fragranza di bucato,

sapor di grano

ed orzo or or tostato;

botteghe di artigiani,

donne vere massaie

e, giù nel fiume,

alcune lavandaie.

Suoni ovattati,

rumori di lavoro

e in tutte le persone

il senso del decoro.

Paese mio, quanta felicità

m’hai regalato

lasciandomi il piacere

del tempo ch’è passato:

ed ora, assieme al volto

della mamma

nel cuore mio rimani

sempre tu … Santa Sofia.

Eugenio Corzani

Page 20: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

20

SFUMATURE IN ROSA

Nata dal rosa

voluta rosa

voluta per unire,

senza riuscirci,

quante volte mi sono punita,

ho cercato l’azzurro

dentro e fuori di me,

per fare muro

al rosa che ci unisce …..

Ha mille sfumature, il rosa,

e sono rotolati molti anni,

più di quelli

che avevi tu

quando tutto iniziò,

per accettare le diversità,

le mie da te,

per ammettere le somiglianze

tue, dentro di me.

Ora non voglio contare il tempo,

ma i prati di risate

e i mondi di segreti

e gli oceani di dolci gesti

che sono solo nostri,

mentre rallento il ritmo

per adeguarmi ai tuoi piccoli passi,

mentre allontano il pudore delle donne

per sussurrarti ”ti amo” .

Buon compleanno, Mamma!

Carla Pelli

Page 21: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

21

SOGNO

D’averti accanto ancora

Per me sarebbe un sogno,

da quando sei scomparso

mi trovo ancor più sola !

E dai che prego Iddio

d’averti ancora un’ora

ma forse è poca cosa

per chi non ha e più osa.

Del bene che mi davi

sento la nostalgia

ed in cuor mio vorrei

tornar nel tempo indietro.

In mente ho la tua voce

Che ognor mi rincuorava,

vorrei sentirla ancora,

ma è soltanto un sogno!

Ersilia Rosa Ursini

UN FIORE NUOVO

Lacrime di gioia sono la tua sorgente di vita:

Il sorriso di un bimbo ti regala le foglioline.

I tuoi petali sono una meraviglia del creato.

Offrili ad ogni mano tesa.

Non tenerli con te…sono i tuoi messaggeri.

Andranno oltre monti e oceani.

Tu avrai sempre nuovi petali. Non morirai come gli altri fiori!

Sei il fiore dell’amore e vivrai in un mondo migliore.

Francesca La Rosa

Page 22: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

22

TRATTO DI VITA

Piccoli tratti di penna

Incisi sui cippi tombali,

che vivete tra la N(ato) e la M(orto)

perché vi siete scordati la R(isorgerà)

Vi prego,

scrivetela sulla mia tomba

con l’icona di Cristo per data.

Perché

quel non so che di divino,

racchiuso nell’abbraccio affettuoso d’un figlio

o nell’ innamorato guardarsi di due adolescenti,

voglio viverlo appieno nell’incontro con Dio.

Carlo Pini

UN PENSIERO PER LA NAVE “CONCORDIA” ED IL SUO

TRISTE DESTINO

Bella, bianca, maestosa apparivi all’orizzonte,

solcavi i mari, attraccavi nei porti

con il tuo gran pavese tutto illuminato,

sembravi la Regina del mare.

Ma un triste giorno, uno squarcio al cuore

Fatto da un piccolo scoglio, ferì la tua maestà.

Ed ora piange il cuore vederti così

Adagiata e abbandonata al tuo destino.

Dalla figlia di un vecchio marinaio,

medaglia d’oro di lunga navigazione,

a Genova.

Elisa Capodici

Page 23: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

23

VORREI ESSERE UN GABBIANO

Vorrei essere un gabbiano

dalle ali speciali:

con esse ancora assonnato

librarmi, ed affacciarmi sulla soglia dell’universo.

Squarciare le nubi,

gonfie di cristalli argentati

rincorrere gareggiando festoso

stormi di uccelli

saltare con l’arcobaleno

nell’immenso spazio azzurro.

Attraversare cime innevate

e, nell’assoluto silenzio

parlare con la mia anima!

Tuffarmi nei profondi abissi

mentre il mormorio del mare

come canto,

guida la mia folle discesa.

Infine sulla terra planare

con le mie ali speciali

aprire, nel buoi della notte

le tue finestre socchiuse

contemplarti, attonito,

mentre ascolto i battiti del tuo cuore !

Maria Provenzano

Page 24: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

24

……“ V A I “ …….

La luna

che rischiarava il mio andare

ora nascosta da nubi

ride:

“trovami!

sono dietro la nera pioggia che

bagna i tuoi occhi

parlami!

ti ascolto!”

le nubi si allontaneranno quando

vuote torneranno aria

“cosa cerchi?

ti mando il sole?

io incontro l’alba.

il perdere non cercare

lascialo oltre

e

oltre vai!”

la luna ride

all’alba parla al sole

anche sotto le nubi nere si ascolta il suo calore

ti viene da sorridere

un lieve tiepido vento riscalda

mentre il cielo

colorandosi di rosa

ti fa ascoltare

una semplice

piccola parola :

“vai”!

Laura Damilano

Page 25: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

25

R A C C O N T I

-------------------------------

42 ANNI INSIEME

Il sacramento è benedizione, vincolo d’amore e fedeltà, uno

dell’altro sentirsi la metà.

L’amore della coppia vera non mira al gran piacere, ma coglie il

cuore di questa nobiltà!

Vorrei fermare il tempo amore mio, sentire sul cuscino il tuo

russare: cercare nel lettone la tua mano,

stringerla, accarezzarla finchè mattino e nel contatto : sensualità!!!

Mentre tu russi penso alle pazzie che innamorati cotti facevamo

… ora di ricordi noi gioiamo, se il desiderio scema nella coppia

alta la stima nella fedeltà.

Le cose che ci piacciono nell’età matura: sentirsi uniti più del

primo giorno. Al sacramento tutto abbiamo dato. anche alla fede.

Ci siamo affidati e ancora oggi ci sentiamo amati.

Grazie amore, grazie di cuore per la pazienza e le lunghe attese : i

repentini miei sbalzi d’umore, ma ti ho sempre tenuto dentro il

cuore, sei anche un uomo fortunato sei l’uomo mio : il primo che

ho baciato.

Caterina Iacopino

Page 26: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

26

C O M P U T E R

Oggi è domenica, il secondo giorno di un normale week-end, hai

presente quei due giorni durante i quali le persone cercano di

riposare o di incontrarsi con gli amici, per divertirsi un po’? spero

proprio che tu oggi abbia il tempo di accendere il computer, così

potrai avere notizie di tutti noi qui, in diretta e in tempo reale. Sono

sveglia dalle 3.35,ho cercato più volte inutilmente di

riaddormentarmi, ma ora mi sono alzata “definitivamente”. Sto

mangiando la seconda fetta di pane tostato (integrale, quasi

dietetico!): forse ieri sera a cena avrei dovuto mangiare qualcosa di

più consistente e non limitarmi ad un’insalata… ma ero troppo tesa,

e se avessi mangiato mi sarei sentita male. Perché???

CHIARA

--Ieri, sabato, si è rifiutata anche solo di pensare a vestirsi, ha

trascorso tutta la giornata in pigiama, aggirandosi per casa come uno

zombi – si è lamentata continuamente del fatto che non riesce

trovare mai nulla di carino da indossare. . . e che nessun tipo di

biancheria le sta bene, a meno che non sia quella sportiva della Nike

– stavamo controllando di avere preparato tutte le cosi indicate nella

lista da portare per la prossima settimana (quando andranno tutti e

tre in vacanza a sciare in Austria) ha messo tutto in discussione con

me, come se fossi stata io a compilarla – parla spesso di come

vorrebbe che fosse la sua stanza, ma non fa niente per avvicinarsi

anche solo lontanamente, ad uno dei cambiamenti che pianifica – da

quando sono andata a prenderla alla festa, dove è stata venerdì sera,

non fa che parlare di come lei vorrebbe festeggiare il suo prossimo

compleanno. Fino ad un paio di giorni fa si era rifiutata anche solo

di ascoltare una delle mie proposte!!! Ovviamente si tratterebbe di

una cosa estremamente semplice… affittare una “sala”, dove far

andare tutti quelli della scuola nuova e alcuni della sua vecchia

classe, dalle 19,00 alle 11,00 del giorno dopo. Non sarebbe FORTE?

(dice lei !!!).

ALESSANDRO

Non si fa che parlare dei prodotti Apple, di quale vuole ricevere, da

chi, in quale occasione, ma in camera sua non si riesce più a vedere

Page 27: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

27

di che colore è il pavimento a causa della gran quantità di roba che

ci sta sopra. La scorsa settimana ho trascorso due ore in camera sua

cercando di metterla in ordine, districando le liane di magliette,

felpe, calzettoni puliti o non, che si allungavano dalla sua sedia

della scrivania all’armadio, in un unico groviglio, come se non

avessi fatto niente per mesi nella sua stanza- riuscire a risolvere un

calcolo enigmatico a più cifre, sarebbe stato più facile che riuscire a

capire quali sono i compiti che gli sono stati assegnati da fare a

casa- ogni forma di aiuto da parte mia, del padre o della sorella è

sbagliata, incomprensibile, inutile…. Ameno che non si sia disposti

a dargli direttamente la soluzione della espressioni e dei problemi,

senza sdtare lì a perdere tempo con spiegazione di regole e teoremi.

Perché in quel caso scoppiano improvvisi, fortissimi mal di testa….

FEDERICO

- Non si fa che parlare dei prodotti Apple, di quale vuole ricevere,

da chi, in quale occasione, ma in camera sua non si riesce più a

vedere di che colore è il pavimento a causa della gran quantità di

roba che ci sta sopra. La scorsa settimana ho trascorso due ore in

camera sua cercando di metterla in ordine, districando le liane di

magliette, felpe, calzettoni puliti o non, che si allungavano dalla sua

sedia della scrivania all’armadio, in un unico groviglio, come se non

avessi fatto niente per mesi nella sua stanza- riuscire a risolvere un

calcolo enigmatico a più cifre, sarebbe stato più facile che riuscire a

capire quali sono i compiti che gli sono stati assegnati da fare a

casa- ogni forma di aiuto da parte mia, del padre o della sorella è

sbagliata, incomprensibile, inutile…. Ameno che non si sia disposti

a dargli direttamente la soluzione della espressioni e dei problemi,

senza sdtare lì a perdere tempo con spiegazione di regole e teoremi.

Perché in quel caso scoppiano improvvisi, fortissimi mal di testa….

NO! NON TI SEI SBAGLIATA, hai letto veramente due volte la

stessa cosa, ma in fondo lo sai che i gemelli sono monozigoti e

quindi sempre più, uguali in tutto, solo per quanto riguarda l’andare

d’accordo…. è tutto un altro argomento, come certamente ricorderai

bene, no?????? A tutto questo, aggiungiamo che Alessandro, da ieri

sabato, ha deciso che le scarpe che si è scelto venerdì, provando e

riprovando, girando in lungo e largo, un intero pomeriggio per il

Page 28: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

28

negozio…. Non gli vanno bene, … sono troppo piccole,…gli fanno

un male pazzesco e non può assolutamente portarle.

Federico ieri si è svegliato con una pessima tosse secca, talmente

brutta, che nel pomeriggio alle 17,30 lo abbiamo portato in ospedale

per farlo visitare. Visto che FORTUNATAMENTE non si trattava di

un caso urgente, ci hanno fatto aspettare fino alle 19,45 prima di

prenderci in considerazione. Comunque sia, ieri sera gli ho messo

una supposta di cortisone. Questa mattina anche Alessandro ha

cominciato a tossire, non siamo riusciti a capire se per davvero, o

per solidarietà con il gemello.

- Domani, lunedì, uscirò di casa alle 7,20, comunque con tutti e tre i

ragazzi.

-Porterò Chiara davanti a scuola e con i gemelli proseguirò dal

pediatra. Secondo quello che mi verrà detto, porterò a scuola tutti e

due o uno solo di loro,proseguirò po direttamente per l’ufficio

parrocchiale, dove dovrò recuperare il cavetto del mio telefonino,

che ho dimenticato il venerdì mattina.- Subito dopo passerò in

farmacia a prendere le medicine che verranno prescritte ai miei figli,

e li ( o lo) porterò a casa.. –Cercherò di trovare il tempo di farmi una

doccia tra the, borse d’acqua calda, caramelle per la tosse, la cucina

da mettere a posto, la lavatrice, i panni da stirare, la spesa e altre

piccolezze che riempono la mia vita di tutti i giorni; i bagni li ho

lavati ieri e, dato che era bel tempo, anche i terrazzi fortunatamente!

– Al più tardi alle 13,45 dovrò essere nuovamente alla suola di

Chiara, per consegnare la conferma della partecipazione dei ragazzi

al viaggio organizzato in montagna.

(So già che venerdì prossimo i ragazzi dovranno essere alla

Stazione Centrale, al punto d’incontro alle 13,00, con partenza alle

16,00 per Hannover: Alle 18,00 raduno generale di tutti i gruppi di

ragazzi, provenienti da tutta la Germania e partenza con due

pullman per l’Austria.

Lo stesso giorno della loro partenza dovrò andare a prendere Chiara

a scuola, dopo le prime due ore… perché avrà compito in classe di

chimica! Non può certo saltarlo!)

Alle 14,00, tanto per movimentare un po’ la giornata, Chiara uscirà

prima da scuola (grazie agli esami di maturità in corso). Quindi con

lei e con chiunque dei gemelli sarà già con me, ( se ci sarà

Page 29: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

29

qualcuno? ) o dovrò andare prima a prendere il gemello ( o i gemelli

) che è a casa o che esce/ono da scuola alle 15,30 oppure, se ho tutti

e tre già con me, li potrò portare direttamente a fare il controllo

dell’apparecchio dal dentista all’appuntamento che ho già, da tempo,

per le ore 16,00.

A seconda dell’ora che sarà quando usciremo dallo studio dentistico,

o torno prima indietro e lascio i gemelli a casa a riposarsi

(POVERINI!) oppure andremo tutti ad accompagnare Chiara al

teatro, dove lo spettacolo scelto dalle insegnanti di musica avrà

inizio alle 19,00.

Al mio ritorno a casa, spero proprio di trovare, se li avrò dovuti

lasciare “alla base”, due figli vivi, possibilmente ognuno in camera

sua!!!

Altro giro di sciroppi, caramelle, the e varie dopo di che… su in

cucina a preparare la ce4na!!!

Niente rende i miei figli così affamati, ma soprattuto “fantasiosi”

nell’esprimere desideri sul pasto che sicuramente li aiuterebbe a

guarire pù velocemente quando stanno male!

Alle 22,00 andrà il papà direttamente dall’ufficio a prendere Chiara

al teatro… se lo ricorderà?

Lo chiamerò comunque per ricordarglielo! Una volta che tutti

saranno nuovamente puliti, accuditi, curati, ascoltati, sazi e

dissetati a letto, potrò cercare di finire di cucire le loro iniziali sulle

cose che si dovranno portare, quando andranno in Austria.

Ho scordato qualche cosa? … Forse… E’ possibile…. Me ne

dispiace… Non l’ho fatto apposta!

Ciao mamma, ci sentiremo forse domani, alla fine della giornata!

Ore 23,10 portando in camera dei ragazzi, che dormono già, alcuni

dei capi ai quali ho già cucito le iniziali, ho trovato Chiara

addormentata, davanti al computer ancora acceso, con questa storia

iniziatae non finita, in inglese:

Siamo andati tutti insieme alla scoperta della nuova attrazione del

Luna Park.

Ci siamo incontrati all’ingresso e dopo un breve giro di

orientamento, fatto tutti insieme, ci siamo divisi in due gruppi,

dandoci appuntamento per due ore più tardi alla nuova gelateria che

sembra una base spaziale.

Page 30: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

30

Una volta tanto, il desiderio di andare alla scoperta di nuove

emozioni, ci ha fatto mettere da parte, per un po’, il nostro

discutibile desiderio di gelato. Abbiamo fatto qualche gioco che cià

conoscevamo, e già ci sentivamo un po’ delusi perché della

annunciata nuova, emozionante attrazione non si vedeva traccia.

Tutta la città, Da un paio di settimane, era stata tappezzata di poster

che avevano stimolato la nostra fantasia e ci avevano fatto venire il

desiderio di passarci un intero pomeriggio per festeggiare, in modo

nuovo, il mio compleanno.

Pensavamo già che, tornando a casa avremmo raccontato la nostra

delusione agli altri amici per evitare, almeno a loro, un’esperienza

che non era stata brillante come ci aspettavamo, quando

improvvisamente, come per rispondere al nostro senso di delusione,

abbiamo udito una musica gradevole, mai sentita ancora, venire da

dietro una macchia di alberi. Ci siamo diretti, tutti d’accordo, in

quella direzione. Dopo aver superato gli alberi, abbiamo capito di

essere arrivati alla misteriosa, autentica, tanto pubblicizzata novità

di quest’anno al Luna Park.

Nessuno di noi aveva veduto mai niente che potesse anche

lontanamente somigliare a ciò che era davanti ai nostri occhi. Era

una struttura indefinibile, nella forma e nel colore sembrava non

avere ne’ porte, ne’ finestre. Malgrado ciò ci sentivamo attratti in

modo veramente notevole, oltre che per la curiosità anche

fisicamente, da una inspiegabile forza magnetica. Abbiamo iniziato

ad avvicinarci lentamente e a girarle intorno, con l’intenzione di

trovare un modo di entrare. Del nostro gruppo era rimasta acanto a

me soltanto Lisa, sembrava come ipnotizzata quando mi ha chiesto

se, per caso, sentivo anche io il verso del gabbiano; io non li sentivo

affatto e, mentre le stavo dando questa risposta, ho alzato gli occhi

al cielo come per avere una conferma che di gabbiani non c’era

traccia.

Quando ho abbassato gli occhi, però, Lisa vicino a me non c’era più.

Seguendo le voci degli altri amici ho proseguito, per vedere se era

andata verso di loro, ma anche lì non c’era. Tommaso stava

parlando con Piero della strana luce cangiante che era sulle pareti

senza porte dell’edificio, discuteveno di come si potesse produrre

una luminosità in movimento, che cambiava in più continuamente di

Page 31: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

31

colore, quando Piero disse ricodava di aver visto una luce simile,

durante un viaggio fatto in Oriente con il padre. Mentre parlava,

sorridendo al pensiero di quella luce, io ricordo di averli lasciati

soli, proseguendo la mia ricerca di Lisa. Ho fatto in tempo però a

sentire Piero affermare che sarebbe tornato molto volentieri in

Oriente. Quei luoghi gli erano rimasti nel cuore, non avrebbe mai

dimenticato come era stato felice in quel periodo,

Ho continuato il mio giro voltando un angolo di quello che sarebbe

non lontano dalla realtà descrivere come un gigantesco acquario con

le pareti di vetro dai colori cangianti e continuamente mutevoli,

quando mi ha colpito, bloccandomi, un pensiero e,

contemporaneamente, si sono immobilizzate le mie gambe.

ERO DAVANTI ALLA NOVITA’ DEL LUNA PARK!

Mi è tornata alla mente la passione incontenibile di Lisa per il mare,

per il suo colore azzurro che lei quasi monotamente aveva

l’abitudine di indossare, in ogni possibile sfumatura. Ricordo

benissimo come fosse capace di stare seduta sul bagnasciuga,

immobile per ore, anche quando gli altri la invitavano a giocare,

Forse era scivolata nel suo sogno preferito: potersi spostare in fondo

al mare, senza pericolo, tra le coloratissime specie di pesci ed

organismi marini.

Ho provato allora ad immaginare quale potesse essere stato il

desiderio degli altri amici.

Tommaso sicuramente potendo scegliere sarebbe andato sulle

adorate Dolomiti, dai suoi nonni. Ha sempre parlato volentieri delle

sue vacanze in montagna e sogna di poter avere da grande un

piccolo Hotel da gestire come lavoro, che sarebbe per lui come una

infinita vacanza.

Lucia sicuramente, potendo scegliere, avrà raggiunto un luogo

estremamente esotico, dato che la sua passione sono i fiori tropicali

che, anche se privi del tutto di profumo, sono coloratissimi.

Non riuscivo però a capire come questo “gioco” potesse avere

inizio, allora mi sono avvicinata di più ad una parete ed ho

cominciato a fissarla cercando di concentrarmi, per decidere quale

avrebbe potuto essere il mio desiderio. Mi sono ricordata allora che,

già da piccolissima, avrei voluto saper cavalcare talmente bene da

Page 32: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

32

saper saltare gli ostacoli più difficili, senza aver bisogno di briglie e

sella.

Appena ho capito ciò che desideravo, ho notato che nessuno era più

vicino a me. Nessuna sensazione di ansia mi ha sfiorato e,

finalmente, ho lasciato i miei pensieri liberi di andare. Mi sono

avvicinata ancora di più senza timore alla parete che, quasi

inavvertitamente, si allontanava davanti ai miei occhi mostrando un

vasto prato, circondato da colline. Con sorpresa ho notato poi la

presenza di un puledro che, brucando l’erba, lentamente mi si

avvicinava. Dopo avermi permesso di accarezzarlo, mi è sembrato

volesse invitarmi a salirgli in groppa. Cavalcare senza sella,

tenendosi alla criniera invece che alle briglie, è stata davvero

un’esperienza indimenticabile. L’intesa con il cavallo era perfetta,

abbiamo cominciato a spostarci lentamente sul prato; poi,

all’improvviso, intuendo il mio desiderio di correre, ha iniziato a

trotterellare, presa la rincorsa, ha saltato il recinto. Che sensazione

stupenda! Non avevo mai saltato un ostacolo, è stato come se mi si

fossero allungate improvvisamente le gambe, cavallo ed io eravamo

una sola cosa. Abbiamo corso in lungo e largo per tutta la

campagna. Ho avuto la sensazione del tempo trascorso solo quando

mi sono accorta che il sole si avvicinava all’orizzonte, allora ho

desiderato ritornare e il cavallo, intuendolo, si è voltato dirigendosi

al prato dove questa esperienza meravigliosa era iniziata.. Ad essere

sinceri la stanchezza cominciavo proprio a sentirla, per cui ho

pensato di riposarmi un po’ sdraiandomi sull’erba. Devo aver preso

sonno pensando che non mancherò di raccomandare ai miei amici di

provare la nuva attrazione, ma per non togliere a loro la sorpresa…..

non dirò loro di che si tratta…

CHIARA, E’ TARDI, VAI A LETTO, TI SEI ADDORMENTATA

ANCORA UNA VOLTA DAVANTI AL COMPUTER.

Si sono stanca, hai proprio ragione mamma, meglio non stare

troppo davanti al computer.

A me è piaciuta molto, che ne pensi?

Paola Primavera Campana

DUE DELL SUD PER LE VIE DEL PARADISO

Page 33: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

33

(UNO RICCO UNO POVERO)

Il ricco disse : “Dove vai tu insieme a me?”

Il povero . “io vado in Paradiso”

Il ricco : ”Tu in Paradiso insieme a me?”

Il povero. “Io vado in Paradiso perché io lo vedo già il Paradiso e

vedo anche gli angeli”

Il ricco : “Ma povero illuso, come fai tu ad andare nel Paradiso se

non hai avuto amici sulla terra, non ne hai nemmeno in Paradiso

perciò nessuno ti apre le porte”

Il povero : “Ma tu lo vuoi capire che quando ci troviamo insieme per

questa via saranno finiti tutti gli amici, nonché le ricchezze. E

povero e morto sono io e povero e morto sei tu”

Il ricco : “Qui siamo veramente uguali?”

Il povero . “Ora che incominciate a ragionare, mi ricordo che noi

siamo anche paesani, Io abitavo a Roma, ero povero. Anche tu

abitavi a Roma, ma tu eri ricco e anche deputato, poi ministro.

Insomma, era parte del governo che aiuta i ricchi, ignorava i poveri

e non vi bastava tutto questo, ma prendevate anche grosse

bustarelle e vi facevate grosse ville non solo a Roma ma anche in

Tunisia e a Sorrento. Ma quando ci troviamo insieme per questa via

che porta al Paradiso siamo uguali.”

Il ricco : “Morto io, morto tu, ma io vado in Paradiso, tu no”.

Ma dopo questo si vede un Angelo Bianco che dice : “Attenzione:

ricco a destra e povero a sinistra”

Il ricco dice : “Cosa ti avevo detto? La sinistra è sempre sinistra,

perciò tu non vieni con me in Paradiso”

Ma detto questo si vede un cartello che sarà l’addio fra ricco e

povero.

A sinistra : Benvenuti in Paradiso.

A destra : Benvenuti nell’infermo

Il ricco dice : “Qui manca veramente il rispetto, nonché gli amici,

io torno indietro”

Ma spunta un demonio nero e con una forcella lo prende a forcellate

e dice . “Cammina, cammina, qui nessuno torna indietro. Dovevi

fare opere buone sulla terra, ora cammina con me”

Page 34: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

34

Il nuovo arrivato dice al suo demonio: “ Ma tu quando eri sulla terra

eri ricco o povero?”

Il demonio: “ Ero ricco e potente durante l’Impero Romano”

Il ricco : “ E tu sei qui da 2000 anni?”

Il demonio: “Si, da 2000 anni, perché qui non finisce mai. Tu vedi

laggiù quel grande fuoco? Tutti i giorni senti una voce che dice:

buttati nel fuoco e trovi la porta del Paradiso. Le pene sono tante,

ma il Paradiso non lo trovi mai. Domani sarà il tuo turno, per

sempre, per l’eternità.”

Angelo Altomari

Page 35: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

35

ERAVAMO FELICI … E NON LO SAPEVAMO.

La telefonata di Gianni Greco arrivò improvvisa, inaspettata e

accattivante: sabato 24, alle ore 12, tutti gli ex studenti fuorisede di

san Lorenzo, laureatisi negli anni accademici 1971 e 72, si

ritroveranno al vecchio bar “La Califfa” di via dei Marsi per

recarci insieme a pranzo da “Franco ar vicoletto” in via dei

Falisci, dove c’era la vecchia rosticceria; “Ricordi come erano

buoni quegli arancini che ci preparava Nicolino? Oggi è un

ristorante esclusivo, vi si gusta dell’ottimo pesce. Ci saranno Tonino

Lucci, Giovanni Germinara, Leonardo di Biasi, Enzo Brunetti,

Rolando Nerco da Lamezia Terme, Quirica, psicologa ad una ASL

di Roma. Marco Saporito, ingegnere alle Ferrovie, verrà da

Bologna; da Siena, ove fa la farmacista, ci raggiungerà Rosalba.

Saranno presenti anche Stella che dirige un Liceo a Campobasso,

Mariolina docente di Lingua ad Urbino e Antonella De Gennaro che

insegna sociologia all’università di Teramo. E poi Dino, Franca,

Vittorio… Da Parigi arriverà Pino Rana, direttore della sede Rai, da

Trieste Sauro Fugo e, da Milano, Fiorella, la ricordi? È sempre

bella, ha sposato un colonnello dell’aeronautica, ha tre figli e oggi si

chiama Pede. Vieni anche tu. Ho già ordinato una barca di ostriche e

di mazzancolle. Non mancare, ti aspettiamo!” “”””””””””””””””

Sono indeciso. Il desiderio di rivedere vecchi amici, con i quali si è

condiviso una parte non indifferente della nostra vita, è grande;

l’invito è allettante, ma… non so se accetterò. Forse manderò un

SMS di scuse, adducendo, a motivo, improrogabili impegni di

lavoro o di famiglia.

Ma il buon Greco non aveva altro a cui pensare? Perché riunire,

dopo quasi 40 anni, noi studenti meridionali fuorisede, che

studiavamo sparpagliati nel quartiere San Lorenzo alla fine degli

anni sessanta?

Il tempo passato ha lasciato segni indelebili sul nostro fisico. Quam

mutatus ab illo! Scriverebbe oggi di nuovo, e a ragione, il buon

Virgilio se confrontasse la mia pancetta odierna con lo studentello

smilzo di 40 anni fa. Potrebbe imbarazzarmi il confronto con gli

amici di un tempo. Rischierei di non riconoscere Dino, per tutti “ er

Page 36: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

36

basetta”: lo prendevamo in giro perché, ad ogni vetrina che

incontravamo, si specchiava, pavoneggiandosi ed accarezzandosi il

ciuffo e i basettoni alla Little Tony; e se oggi fosse diventato calvo?

E Fiorella? Era la più bella del gruppo; tutti subivamo il suo fascino.

Chiamarla oggi “signora Pede “ mi sembrerebbe goffo.

Ancora più grottesco dare dell’Eccellenza a Sauro Fugo. Oggi è

presidente di Corte d’Appello ma allora, più grande di noi di

qualche anno, riuscì a dividere il nostro gruppo tra chi lo ammirava

per le sue conquiste femminili e chi non approvava il suo

comportamento. Per tutti era il “toro di Potenza” perché aveva

irretito, sedotto e scaraventato in un mondo sfrenato di sesso e di

eros una bimbetta di seconda media, piccolo pulcino ancora

implume, ad appena tre mesi dal suo menarca. Con aria da esperto

amatore si vantava, tronfio, “me la porto tutti i pomeriggi di

martedì, giovedì e sabato, sotto i pini di Castelfusano o

nell’appartamento di via lsocrate, ove - tra una monta e l’altra – le

insegno a declinare rosa – rosae”. A chi lo invitava ad essere meno

violento, rispondeva che Marisella il sesso ce l’aveva nel sangue e

nel destino, visto che la nonna faceva la prostituta in una località del

litorale romano. Dopo nove anni se ne sbarazzò, lasciandola con un

fisico devastato e una psiche ancora più avariata da una dipendenza

da sesso, un lacerante aborto clandestino e tante delusioni.

E Rolando Nerco? Nessuno come lui ha vissuto così intensamente il

Sessantotto. Non c’era assemblea studentesca alla quale non

partecipasse; in quelle aule della facoltà di Lettere, brutturate e

violentate da scritte maoiste del tipo “con le budella dell’ultimo re

impiccheremo l’ultimo papa” sembrava voler ridisegnare il mondo,

come avevano fatto i Grandi a Yalta nel 1945. Ogni manifestazione

lo vedeva in prima fila a gridare, con passione, slogan contro la

polizia, i fascisti, i baroni delle facoltà. Il giorno dell’assalto feroce

a Valle Giulia contro la polizia, mani pietose lo aiutarono a tornare a

San Lorenzo: i manganelli dei celerini si erano accaniti sulla sua

testa; perdeva sangue da tutte le parti e faticammo non poco a

fermare le emorragie; lui stringeva i denti e non si lamentò mai, solo

ci ordinava di non portarlo al pronto soccorso. Oggi insegna Lettere

classiche e dicono sia diventato un berlusconiano di ferro.

Page 37: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

37

In quegli anni di studio e di partecipazione imparammo a sentire e a

vivere con passione le problematiche del momento. Le bombe che

cadevano in Vietnam sembrava colpissero anche noi; i colonnelli

del colpo di stato in Grecia avevano tolto un po’ di libertà ad

ognuno di noi. Sapevamo dei movimenti indipendentisti di vari

paesi dell’Africa, alcuni idealizzavano la lotta di guerriglia del Che

Guevara. Le pallottole che uccisero Bob Kennedy attentarono al

nostro sogno di un mondo più bello e più giusto.

Qualcuno di noi faceva volontariato, anche se allora non si

chiamava così: Tonino Vecchio ed altri dedicavano un po’ del loro

tempo libero per aiutare, nello studio, i bambini delle famiglie che

vivevano nelle baracche lungo l’acquedotto Felice; diverse ragazze

sapevano trovare il tempo e il modo per aiutare alcune persone

anziane sole: riuscivano a far loro compagnia e a procurare la spesa

o le medicine. Dino, che aveva il padre in miniera in Belgio, faceva

il cameriere per pagarsi gli studi e Vittorio, che spesso la domenica

mattina passeggiava lungo i viali del Verano ed ammirava le tombe

monumentali dei personaggi illustri dell’Ottocento, correggeva le

bozze presso una casa editrice per mantenersi a Roma.

Per noi studenti fuorisede, c’erano pochi soldi e ancora più pochi

divertimenti. Una radiolina a transistor ci bastava per canticchiare le

canzoni del festival di san Remo o di Un disco per l’estate di Saint

Vincent; gli appassionati di calcio ascoltavano Tutto il calcio

minuto per minuto, la mitica trasmissione di Roberto Bortoluzzi,

Enrico Ameri e Sandro Ciotti. Un mangiadischi di plastica, a pile,

allietava il pomeriggio di qualche domenica e ci bastava per ballare

tra di noi o per ascoltare la musica di Luigi Tenco o di Fabrizio De

Andrè. Non avevamo la TV; non c’erano allora Personal computer,

CD, DVD, telefonini cellulari, internet, You tube, iPod, iPad,

iPhone, Facebook, Twitter… sapevamo accontentarci di poco ed

insieme avevamo validi punti di riferimento, forti motivazioni e

sogni ambiziosi. “”””””””””””””””

Un sole vivo accarezzava le vecchie case di san Lorenzo in quella

calda estate del ’72 e sembrava giocare tra le begonie, sui piccoli

davanzali delle finestre; da un juke box saliva la splendida voce di

Mina che cantava Un anno d’amore.

Page 38: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

38

Gianni, davanti al bar “La Califfa”, offriva da bere a tutti: si era

appena laureato discutendo una tesi sull’Associazione dei barbieri

nella Roma del Medioevo e sprizzava felicità da tutti i pori; due

giorni dopo sarebbe toccato a Rolando Nerco che da tempo non

seguiva più le assemblee del movimento studentesco e si apprestava

a tornare sulla Sila in cerca di lavoro e di fortuna. Rosalba, sempre

perfezionista, ritoccava continuamente la sua tesi in Farmacologia.

Antonietta aveva smesso il montgomery verde bottiglia e vestiva

vivaci camicette di lino che a fatica riuscivano a contenere il seno

abbondante; la bella Liliana, dopo la morte improvvisa del padre,

aveva accantonato gli studi di Giurisprudenza e vendeva giornali e

riviste nel chioschetto all’angolo di via dei Sabelli; Marisa, messa

da parte la laurea in pedagogia, splendida nel suo fisico sodo ed

armonioso, si esibiva, come prima ballerina, sul palco del varietà

all’Ambra Jovinelli. Andreina, fresca di Laurea in Economia e

Commercio, si avviava a gestire, con competenza e professionalità,

il negozio di calzature dei vecchi genitori, un negozio grande, con

ben sei porte fronte via Boccea. Dino, dopo il primo anno di

insegnamento in una scuola privata, era già partito per Cefalù, dove

arrotondava lo stipendio facendo il bagnino e l’assistente di colonia

ai bambini orfani dell’ENAOLI.

Come sembravano lontani allora la crisi petrolifera, le prime

domeniche a piedi, il colera di Napoli, gli anni di piombo, il

terrorismo e le brigate rosse, l’enorme debito pubblico, il

malgoverno di una classe politica corrotta spendacciona e

strapagata, la crisi economica e lo spread tra i titolo italiani e quelli

tedeschi, il fallimento delle imprese, i licenziamenti, la

disoccupazione, l’invasione degli stranieri, la violenza, l’insicurezza

nelle città e nelle nostre case, il governo tecnico, la gragnuola di

tasse sulle nostre teste…

Eravamo ventenni in quella calda estate del ’72, ricchi di salute, di

entusiasmo, di fiducia in noi stessi e negli altri. Si aveva fretta di

andare incontro alla vita e ci perdemmo di vista.

Eravamo una generazione felice e fortunata… ma non lo

sapevamo.

Nicola Sacchetti

Page 39: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

39

IL GIOCO DELLE EMOZIONI TRA LE RIGHE DI UNA

POESIA

“…… Ho sceso un milione di volte le scale con te dandoti il

braccio ed ora…..” (E. Montale)

Inevitabilmente quelle righe si accomunano a me, anzi a noi due.

A tutte le volte che ho sceso le scale con te.

Alle mille volte che l’ho fatto e ai mille modi in cui l’ho fatto.

Su e giù per quelle scale nel nostro rifugio, sempre pronto ad

accoglierci quando stressati da tutto, ostentavano un atto di pace con

tutto, dove finalmente ritrovavamo la nostra agognata e meritata

intimità. Penso alle tante volte che, accoccolati sul divano al calore

del camino, ci stringevamo felici a quella nostra libertà.

Penso alla nostra intesa e persino ai nostri silenzi che poi ci

lasciavano intuire ogni nostro pensiero.

Tornano mie, chiuse in un’unica emozione, tutte quelle volte che

scendevo quegli undici gradini così velocemente, a due a due, per

raggiungerti di sotto ed unirmi al tuo tenero abbraccio.

Penso alle tante, tantissime volte che ho sceso le scale con te, dopo

in tempi poco migliori, quando la malattia mi ha colpita.

A tutte quelle volte che con me condividevi la mia difficoltà e

insieme con quella difficoltà comune scendevamo lentamente tutti i

gradini, uno dopo l’altro. Penso angosciata alle tante volte che io,

spazientita per quell’inopportuna difficoltà, cercavo di interrogare il

tuo sguardo nel tentativo di capire quello che tu stavi provando. Se,

come me, sentivi il dolore delle mie gambe inermi che piano piano

muovevano goffamente quei passi per scendere quei gradini ad uno

ad uno contandoli tutti, fino alla fine.

Sai, in tutte quelle volte non sono riuscita a capire nulla di quello

che stavi provando, di quanto o che vuoto tu stessi avvertendo.

Oggi, nell’impossibilità di poter scendere ancora una volta le scale

con te, sono ancora più grata a quella tua inaccessibile emozione

perché la risposta alla mia domanda è proprio lì, dentro

quell’affinità del nostro incondizionato amore.

A te amore caro mio compagno da sempre

Giuseppina Raganelli

Page 40: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

40

IL SOGNO

Una mattina il Papa si svegliò di soprassalto con il cuore che gli

batteva forte in gola: aveva avuto un incubo.

Aveva sognato di volare in cielo attraversando una corsia di malati

che, pallidi in viso, si toccavano la pancia.

Non sapeva di preciso quanti fossero, nè i loro volti erano a lui

familiari, ma uno di loro in particolare non riusciva proprio a

vederlo; sentiva solo il battere dei denti per il tremore.

Continuando a volare giungeva ad un grosso portone, che in

lontananza aveva visto aperto, ma che in un attimo si chiudeva

sbarrandogli il cammino. Cercava di entrare spingendo con le mani,

con tutta la sua forza, ma un lampo con un potentissimo boato era la

risposta.

Agitato si alzò dal letto e cominciò a girare su e giù per la stanza.

Quel sogno non gli piaceva affatto. In modo particolare quel lampo,

e in quell’istante ci fu un lampo!.. E un boato.

Alzò gli occhi e vide delle goccioline di pioggia sul vetro. “che

stupido” disse “fuori piove”.

Già , ma quello stanzone di malati.

E tremanti.

Ad un tratto senti una fitta alla pancia, non aveva digerito la cena, a

quella cerimonia di inaugurazione di una chiesa, e per questo motivo

gli doleva la pancia

Ed il portone che si chiudeva nel sogno era proprio quello della

chiesa. Stava per rimettersi al letto ma non era del tutto convinto.

Per distogliersi da quel sogno, tirò fuori dal cassetto del comodino

un libro con la copertina verde, era una Bibbia.

Aprì una pagina qualsiasi e lesse un capitolo del Vecchio

Testamento. L’argomento era la storia di Giuseppe che saggiamente

interpretava i sogni. Si alzò dalla sedia e cominciò a camminare su e

giù per la stanza, e battendo le dita della mano su di un tavolo posto

al centro della camera disse: ” ci vorrebbe Giuseppe per interpretare

il mio sogno”.

“Il portone potrebbe essere quello del paradiso” aggiunse “ed il

boato la voce del Signore, ed il lampo la sua spiritualità “.

.Ma i malati erano malati veri ;non c’era sbaglio.

Page 41: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

41

Ripensò velocemente al percorso della sua vita, l’ingresso nella

parrocchia da bambino accanto a Don Vincenzo come chierichetto,

poi gli anni studio per diventare prete, e il seminario e la Laurea in

Teologia.

E poi incarichi sempre più importanti per il Vaticano, i libri scritti

sul comportamento e la Dottrina Cristiana, per finire da Cardinale a

papa. Ad un tratto gli venne in mente che nella sua vita come Papa

non era mai andato in un ospedale: era per questo che gli veniva

negato il Paradiso

Aspettò l’alba chiamò i sui collaboratori, si fece vestire e disse

:”Oggi pomeriggio voglio portare la mia benedizione all’ospedale

San Giovanni. Fatemi preparare la carrozza”

All’ospedale San Giovanni al reparto gastroenterologia era

ricoverato un ebreo negro di nome Ruben.

Era due mesi che era ricoverato, messo in una corsia di ventiquattro

letti e in due mesi non era riuscito a farsi un amico per passare un

po’ di tempo. Solo il vicino di letto gli rivolgeva la parola, ma

esclusivamente per farsi fare dei piaceri.

La visita che faceva il Papa aveva messo in stato di allarme il

direttore, i medici e tutto il personale dell’ospedale. Gli infermieri

gridavano:” tutti a letto, coprirsi con le lenzuola”, il reparto era stato

ripulito e lavato e qualche letto rifatto di nuovo.

Ad una certa ora ci fu il silenzio.

Apparvero i professori che spalancarono la vetrata d’ingresso al

reparto. Poi apparve il Papa.

Professori e medici si inchinarono baciando la mano. Il papa

cominciò a passare letto per letto alzando la mano in segno di

benedizione. Giunto al letto di Ruben scorse solo un ciuffo tremante

di capelli neri.

“ E tu cosa hai? “ domandò il Papa incuriosito. Ruben tirò fuori il

viso ed impacciato disse Padre invece di dire Eminenza. “Io sono

ebreo e per giunta di colore” disse.

Il papa rispose con calma. “Cristo nostro signore era ebreo ed Esau

era scuro di carnagione”. In quel momento tutti i malati incuriositi

più che mai nel vedere il papa soffermarsi davanti a Ruben si

alzarono dai loro letti avvicinandosi a quello di Ruben che si sentiva

soffocare.

Page 42: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

42

” Allora cos’hai” disse di nuovo il papa. “Mi sento soffocare”

rispose Ruben.

Prendi, prendi un bicchiere d’acqua” e con la mano gli porse un

bicchiere e aprì la vetrata per fare entrare un po’ d’aria.

“Ora ti saluto” disse il papa, “Shalom” disse; saluto ebraico che

significa pace.

“Baruch Shalom” rispose Ruben “Benedetta pace”.

Il giorno dopo tutta la camerata voleva fare amicizia con Ruben,

anche i medici e gli infermieri prestarono maggiore attenzione a lui,

tant’è che dopo dieci giorni Ruben guarì e fu dimesso .

E del papa direte voi?

Dopo parecchi anni mori e sali direttamente in paradiso.

Sergio Mieli

IL SOGNO PIU’ BELLO DELLA MIA VITA

Questa notte ho fatto un sogno meraviglioso :ero diventata una

creatura così importante presso Dio che molta gente correva verso

di me arrivando da tanti luoghi per accertarsi che tutto fosse vero.

Volavo in alto nel cielo e da lassù non sarei mai più scesa! Ero

piccola, ma con il cuore grande e pieno d’amore, così come vuole il

Signore.

Tutti mi guardavano meravigliati, quasi non credendo ai loro occhi:

volevano incontrarmi, conoscermi e capire come e perché fossi

cambiata in quel modo. Lassù ho rivisto la gente del mio paese, tra

cui mio fratello, morto dopo aver tanto sofferto e pianto durante la

sua vita terrena. Egli nel rivedermi era molto contento, soprattutto

per quello che mi era accaduto, e mi faceva intendere che lo stare

vicino a Dio rendeva chiunque immensamente felice. Poco dopo

sono rimasta sorpresa ed emozionata nel riconoscere accanto a me,

in mezzo a tutte quelle persone, la mia balia, quella “mamma da

latte” che mi ha nutrita da piccola. Teneva in braccio una bambina

ed io le sono andata vicino per toccarla, farmi riconoscere e

trasmetterle la mia gioia.

Page 43: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

43

Quando ho visto il marito di mia nipote gli sono andata incontro per

dargli una carota, mentre, poco distante da noi, mio cognato

Salvatore di Milano ci osservava ridendo, ma io ero sempre lì a

credere in “Lui” cioè il “nostro Signore”. E’stato bellissimo

vedere le mie amiche che venivano verso di me contente di

salutarmi anche da lontano, desiderose di scoprire che cosa fosse

successo: ero leggera, sempre più in alto, non volevo scendere e

con il cuore pieno di fede e di grande riconoscenza per “Lui”, cioè

per “Nostro Signore”. Improvvisamente mi sono trovata vicino a

mia sorella Angelina era lei custodire con devozione il “Più

grande” cioè l’Essere al di sopra di ogni cosa, proprio il piccolo

Gesù, mentre la folla intorno voleva contemplare una tale bellezza,

mia sorella mi ha voluto vicino a sé, il bimbo era sporco e voleva

fossi io a cambiarlo. L’ho fatto con tenerezza, premura e tanta

gioia; non posso descrivere quanto fosse grande la mia felicità nel

trovarmi in quel luogo, accogliendo anche tutti quelli che arrivavano

e offendo loro in dono un po’ di fagioli.

Questo è stato proprio il sogno più bello della mia vita!

Lina Adornetti

Page 44: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

44

IN QUELLA CASA…….

In quella casa quasi spoglia, Luciano aveva appena finito di cenare

quando il campanello squillò.

Aprì la porta e, nella penombra, intravide una sagoma

inconfondibile.

Buona sera. Posso? - Disse una voce sempre nitida alle sue

orecchie.

Quasi senza fiato Luciano la lasciò passare. La donna si tolse i

tacchi a spillo con naturalezza, poi gli rivolse un sorriso e gli mollò

in mano una borsetta nera gonfia e pesante. Luciano notò che la

zippa non era stata chiusa e riconobbe al suo interno un oggetto

familiare.

A che ti serve una pistola? – Domandò severo.

Quell’uomo in strada … mi stava seguendo

Non la vedeva da quasi da un anno. Cosa aveva potuto farle credere

di presentarsi di nuovo in quel modo? Sparita dalla sua vita senza

preavviso, adesso pretendeva di rientrarvi senza permesso.

Troppo tardi, pensò Luciano. Troppo tardi per tutto.

Ti stava seguendo?

Affacciati alla finestra, controlla con i tuoi occhi

Cos’è accaduto? Domandò con voce tremante?

Se mi lasci star qui stasera, prometto di non farlo mai più

Luciano si strizzò il labbro inferiore tra pollice e indice, voltandosi

nella direzione della finestra.

Gli ubriachi negano di aver bevuto, gli assassini rifiutano il pensiero

di aver ucciso.

Dov’è – domandò irritato, sporgendosi oltre la tenda

Sara abbassò lo sguardo sul tappeto fermo sotto i suoi piedi nudi. I

suoi passi incerti l’avevano condotta nel posto più sicuro, si sciolse

i capelli, spense la luce e si raggomitolò sul divano.

E un uomo calvo, robusto, non molto alto…sussurrò sbadigliando

Non c’è nessuno

Non crederai che stia inventando tutto di sana pianta? ribattè con un

fiammifero in mano

La luce della fiamma le illuminò le labbra, per il tempo necessario

ad accendere il sigaro. Luciano pensò che non sarebbe stata la prima

Page 45: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

45

volta, ma qualcosa nel suo tono suggeriva che stesse dichiarando la

verità Alcune persone sembrano nate per mentire con grazia, per

infrangere la legge con discrezione, per riportare il caos

nell’equilibrio precario dell’ordinario. Persone venute al mondo

solo per sconvolgere l’esistenza di qualcun altro. Sara, che per lui

aveva qualcosa di straordinario, aveva forse il ruolo di rovinare la

sua?

Due lacrime le rigarono il volto : il rimmel scivolò sulle guance, ma

Sara pensò che, nella penombra della sera, Luciano non avrebbe

potuto notarlo.

Asciugati con il mio tovagliolo

Piove ancora? Mi ha seguita per sei isolati senza ombrello, sussurrò

lei

Chiudigli occhi adesso. Replicò lui, chiudendo la finestra

Il campanello della porta li interruppe. Luciano si voltò di scatto

verso di lei.

Non aspettavo nessuno

Se mi avesse vista entrare?

Vorrei sapere almeno l’entità del danno

Non ho fatto nulla, Luciano. Credimi

Il campanello li interruppe ancora e Luciano si diresse a passo

svelto verso l’ingresso, poi appoggiò l’orecchio alla porta e rimase

in silenzio.

Sono io, apri. Devo parlarti

Carlo! Cosa ci fai qui? Domandò Luciano invitando l’amico

nell’ingresso.

Un uomo calvo, robusto e non molto alto entrò nell’ingresso di

quella casa quasi spoglia.

Ho motivo di ritenere che una persona sia nascosta in questo

palazzo.

Non ricordavo che questa sera tu avessi un turno..

Doveva essere il tuo, in effetti. Il collega a cui hai chiesto il cambio,

l’ha chiesto a me.

Silenzio. Possibile che fosse tutto prestabilito? Luciano pensò che i

poliziotti sono sempre più stanchi ultimamente. Lavorare molto

guadagnando poco, cercare giustizia per trovare amarezza. In piedi

Page 46: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

46

ore, in attesa. Scoprire, delusi e confortati al contempo, che in

quell’attesa non c’è speranza.

Ho visto entrare una donna nel tuo portone, proseguì Carlo

affannato: corporatura esile, cappotto di classe, pettinatura alta e

bionda.

Avevo preso questa serata libera per me, replicò Luciano nel

chiudere la porta a vetri.

Se c’è qualcuno di là in salone…beh, ti chiedo scusa – aggiunse

l’altro.

Non c’è nessuno di là – dichiarò Luciano.

Non avevo intenzione di disturbare. Il lavoro è lavoro…

Che cosa ha fatto?

Riguarda sempre la gioielleria…

-Ci sono stati feriti? Io interruppe Luciano con tono duro.

Nessun ferito, ma…

Mi sfugge il problema, a questo punto.

Questa donna ha commesso un’infrazione: tentata rapina Luciano.

Dovresti scendere in strada con me… Mi ha disarmato…spiegò

Carlo portandosi una mano alla fronte.

Nessun ferito, nessun furto. Non si può dare la caccia a

un’innocente.

Ma l’intenzione? Replicò Carlo. Va fermata, Luciano. Quella donna

va fermata…

Sotto la pioggia, quando si è stanchi, anche una sagoma sinuosa che

si muove con eleganza può confondersi con l’allucinazione o col

sogno

Luciano portò la mano destra sulla spalla del collega, sfiorandone il

cappotto umidiccio.

Per questa volta ha vinto lei. Carlo. E’ troppo tardi. Troppo tardi per

tutto.

L’uomo robusto e non molto alto si diresse a piedi lungo le scale,

con espressione perplessa.

Qualcosa di insolito era accaduto in quella fredda serata di inverno,

qualcosa che aveva l’aria del noir e l’ombra del giallo. Giallo, ma

non troppo.

Una donna con i capelli biondi raccolti e le lebbra rosee aveva

chiesto di visionare un collier pregiato in una delle più note

Page 47: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

47

gioiellerie del quartiere, poco prima della chiusura. La commessa

doveva essersi distratta per qualche istante o forse era stato lui, di

passaggio per quella strada, a distrarsi più del dovuto, perché il

prezioso oggetto era sparito, nel vuoto, senza lasciare traccia .

L’allarme era scattato, quando la donna era uscita di corsa da quel

negozio.

Una pistola era stata sottratta alle mani di un poliziotto in servizio :

aveva vinto lei.

Luciano apri di scatto la porta a vetri, si diresse in salone e accese la

luce. Come gli assassini negano di aver ucciso, Sara avrebbe sempre

negato di aver rubato.

Da quella sera, però anche Luciano avrebbe sempre negato di aver

amato.

Ilaria Abate

Page 48: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

48

LA FINE SEGRETA

La fine, segreta, cancro.

Avellino, 8 luglio 1996. Giornata dell’intervento chirurgico di mia

madre che ancora le permette di vivere con una buona qualità la

vita, anche se è minata dal male incurabile che sta facendo la sua

maledetta strada, senza lasciarsi intimorire neanche dai

bombardamenti della chemio, neanche dal mio grande dolore che

vive ogni giorno, che mi dico di vivere, di vincere, ma che poi mai

riesco a fare.

Ho lottato, stiamo lottando ancora io e lei, la mia mamma adorata

che è ancora forte, ma lo fa per me, quando è sola, so che piange, so

che cerca tante risposte alle sua triste vita.

Non c’è più neanche un marito a consolarla, mio padre è morto 11

anni fa, neanche un’altra figlia, mia sorella è morta molto tempo fa.

Sono rimasta solo io, sola a lottare contro un gigante che mi assale,

nella paura della solitudine, nel dolore di perdere l’unica persona

cara al mondo, l’ultima.

Lui, il grande Male, lo riconosciamo, lo controlliamo, ne sentiamo il

respiro a volte affannoso, a volte si placa, come una iena che ha

fame di sangue, di morte, di carne. Ma Lui a volte, sono sicura, ci

guarda meravigliato, stupito di tanto coraggio, forse inutile ma

sempre armato, mai debole, talvolta spezzato sotto i colpi di tosse,

sotto i sintomi ogni giorno diversi, Lui si nasconde, gioca, prende,

sbrana in Gran Segreto.

Così come in gran segreto porterà via Teresa, porterà così via la mia

vita, la vita di tanti altri che l’hanno conosciuto.

Io l’ho conosciuto il 26 aprile del 1995.

Dopo il silenzio è finta vita che scorre.

La VITA è morta, dopo sarà di nuovo l’incanto di un’altra vita.

Bianca Maria Sezzatini

Page 49: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

49

LA MORTE?... E’ VITA!

Una scrivania moderna, computer completo di tastiera e video. È il

tavolo di lavoro quotidiano di Antonio, vecchio compagno di

infanzia vissuta nella periferia est di Roma subito dopo la seconda

guerra mondiale, guerra infame come quelle alle quali, purtroppo, ci

stanno e ci stiamo abituando oggi.

Antonio, a settanta anni, si è convertito al mondo virtuale e ne è

diventato anche maestro. È però rimasto l’Antonio di sempre:

ricordi, rimorsi e rimpianti, sensi di colpa sono il suo pane

quotidiano. Anche la scrivania è piena di ricordi: piccoli oggetti che

marcano le tappe della sua vita, della nostra vita.

Siamo vissuti insieme frequentando una scuola elementare che, a

guerra finita, oltre la dedica al fratello del duce conservava ancora

un retaggio dello stesso ventennio: l’alza bandiera con il canto

corale dell’inno nazionale prima delle lezioni.

Ho detto vita. Ma era forse vita quella di bambini che crescevano

rachitici in tale contesto? Crescevamo, infatti, in una borgata

“sviluppatasi” lentamente con casette, tutte abusive, costruite

personalmente da immigrati muratori, i quali la domenica – quando

non lavoravano nei cantieri del sacco di Roma postbellico -- si

dedicavano alla casa di famiglia con l’aiuto delle mogli ed anche dei

bambini. Era facile, “normale”, vedere noi bambini che, con un

secchiello pieno d’acqua, evitavamo che il sole cocente screpolasse

la malta appena impastata con il tufo o i mattoni. Anche noi due

eravamo nati in due delle piccole casette che punteggiavano quel

verde di allora che ora non c’è più.

Famiglie arrivate dalle diverse regioni centro-meridionali in cerca di

fortuna. Luoghi ancora non contaminati dallo sterco-cemento. Era

piacevole vedere le pecore brulicanti in quei prati verdi ai margini

della città, ai margini del mondo e della vita.

Rattrista, però, rivivere mentalmente quel mondo, molto simile, pur

in un apparente benessere esteriore, a quello di molti immigrati

arrivati qui dal sud e dall’est del mondo.

Il mio sguardo, tra tutte le cianfrusaglie che occupano la scrivania di

Antonio, si sofferma su una foto dove, dei due bambini

Page 50: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

50

rappresentati, mi sembra di riconoscerne uno, il più piccolo. Chiedo

ad Antonio se, per caso, non sia Lucio.

---Si! È proprio lui con la sorellina. Sai perché la conservo qui?

Perché così ripercorro un po’ le varie tappe della vita di Lucio, le

mie, le nostre. Te lo ricordi?

---Eccome! Aveva qualche anno meno di noi. Poi, però, l’ho

“perduto di vista”, poiché dopo le medie – se ben ricordi – la mia

famiglia si era trasferita in una cittadina della Toscana. E tu mi sai

dire qualche cosa di lui? È rimasto sempre in borgata? Ha

continuato gli studi, munito di eccezionale intelligenza e caparbietà,

nonostante la povertà più nera della nostra?

Mentre Antonio mi conferma la volontà di narrare la vita di Lucio a

me sfuggita, i pensieri vagano disordinatamente e distrattamene.

Voglio entrare nella foto. Lì c’è la storia, il film della nostra

infanzia ed oltre. Mi concentro, poiché allora, da bambino, non

riuscivo mai a vedere un film per intero: mi addormentavo. Anche

oggi, con il mio corpo ed i miei occhi arrugginiti dall’età, mi capita

lo stesso. Cercherò di non addormentarmi nel raccontare la vita

nostra e, per la parte a me nota, quella di Lucio. Per il resto Antonio

sarà pronto ad integrare i miei ricordi.

Vedo suo nonno Arturo, seduto su una seggiolina, con accanto

Lucio e la sorellina. Nonno Arturo ha l’aspetto particolare di quando

ci raccontava le numerose “fole”, che tutti noi bambini ascoltavamo

incantati, anche se non sempre riuscivamo a comprendere qualche

espressione dialettale. Sono ritratti su una piazzetta tipica di paesini

italiani: il monumento ai caduti della Grande Guerra è quasi lo

sfondo ideale, con la turrita porta d’ingresso al castello delle colline

marchigiane, da dove i genitori di Lucio arrivarono a Roma,

portando con sé anche nonno Arturo.

Lucio, però, come me ed Antonio, era nato a Roma. Oggi si

direbbe figlio di immigrati. Fortunatamente, però, allora ci

lasciavano lo ius soli, la cittadinanza italiana. Non esisteva il partito

del nord, non conoscevamo il nord, anche se, compatti e concordi,

facevamo il tifo per il “Torino”: era la squadra più forte, vinceva

sempre!

Le nostre giornate iniziavano all’alba, quando i genitori si

alzavano per andare al lavoro a Roma. Dicevamo, ed in periferia si

Page 51: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

51

dice ancora, “vado a Roma”, quasi ad evidenziare la provenienza da

un altro mondo, il mondo dei dimenticati, oggi come allora. I papà

muratori – era il mestiere preminente – salivano sul primo autobus

nella piazza antistante la scuola elementare: un autobus curioso, con

“il muso lungo” – dicevamo.

Le madri ci affidavano alle sorelle o fratelli maggiori, dovendo

correre anche loro al lavoro. Il lavoro delle donne era il medesimo

che generalmente svolgono oggi le immigrate: “ mezzi servizi” nelle

case dei signori di Roma o le pulizie nei “pidocchietti”, come noi

chiamavamo i cinema delle borgate, oggi, purtroppo, spariti per far

posto a sale giochi.

Ma ritorniamo alla scuola “Arnaldo Mussolini”. Dopo la

sceneggiata patriottica – che a noi, d’altronde, non dispiaceva – ci si

avviava in classe seguiti dagli insegnanti.

--Me lo ricordo bene il nostro maestro, il maestro Cosentino, al

quale devo tanta riconoscenza per l’insegnamento basilare, che mi è

servito sempre nella vita, perfino durante gli anni universitari. E tu,

Antonio, cosa mi dici? Lo hai forse dimenticato?

-- Non fare il furbo, non provocare – mi risponde Antonio ridendo.

Ero il primo e gareggiavo con te nel prendere le bacchettate sulle

mani, che spesso ritraevamo e così il loro numero, graziosamente

concesso, aumentava. Fin da allora amavo fischiettare e lungo il

corridoio verso la classe fischiavo l’inno di Mameli cantato poco

prima nell’atrio: grande colpa aver infranto il silenzio, colpa che

preludeva alla bacchettate! Tu invece rimanevi in silenzio e

pensavi… pensavi, davi spazio alla fantasia come fai adesso.

-- Hai ragione. Tu fischiavi ed io, arrivati in classe, iniziavo a

chiacchierare. Diventavo così il secondo bersaglio del maestro, che

in seguito ho sempre più paragonato all’Orbilius plagosus di Orazio.

Lucio, invece, con gli occhi sempre tristi, si avviava al banco,

ponendovi sopra, ordinatamente, il “Sussidiario” ed il “Libro di

letture” ben foderati, unici testi che riempivano le cartelle insieme

con l’astuccio di legno contenente matite e pennini per scrivere.

Antonio si addolora al pensiero di quel nostro compagno amato da

tutti, più povero nella povertà comune ed il più diligente e studioso,

al quale ricorrevamo spesso nei nostri piccoli dubbi dei compiti in

classe. Mi dice che Lucio non c’è più. Da un paio di anni, dopo

Page 52: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

52

pochi mesi da pensionato, un terribile male l’ha portato via, un male

che aveva sconvolto la sua parte migliore, la mente. Alcune lacrime

gli solcano il viso, sembra che voglia richiamare il nostro compagno

Lucio alla memoria, risvegliarne l’assenza e farlo tornare quasi

presente.

Erano anni fantastici quelli della nostra infanzia! Dopo le lezioni,

arrivati a casa per il pranzo e fatti diligentemente i compiti,

andavamo a tuffarci nella marana (sic!): acqua che veniva dal vicino

Aniene, acqua pulita, anche se le nostre madri erano di parere

contrario. Infatti, rientrati a casa, non mancavano i rimproveri,

poiché, secondo loro, eravamo sporchi, mentre noi ritenevamo

perfino di profumare. Allora iniziava il rito del bagno: una modesta

tinozza di zinco (la “bagnarola”) piena di acqua scaldata sui

fornelletti a carbone e posta in mezzo alla cucina. In verità

quell’acqua calda era più desiderata di quella fredda della marrana.

La rotonda piazzetta vicino casa, luogo abituale dei nostri giochi:

figurine, picchio, “nizza”, monopattino, non mancando mai una

partitella di pallone, alla quale partecipava un attento portiere,

Lucio. Ho rivisitato quel luogo. La piazzetta non c’è più. Il posto è

stato divorato da una variegata e multiforme serie di lamiere:

orrendo parcheggio di automobili, dove non è possibile ritrovare i

segni delle porte, del centro-campo o del muretto da dove facevamo

scendere le figurine.

Antonio prosegue, quindi, raccontando quella parte a me

sconosciuta di Lucio, quella dopo le medie, dopo la mia partenza.

Lucio continuò gli studi fino alla laurea, mentre lui aveva imparato

il mestiere paterno, il muratore, diventando – così mi dicono i

ritrovati vecchi amici di borgata – un muratore provetto fra i

migliori. Gli anziani della borgata ricordano e rivivono con

entusiasmo le feste organizzate per Lucio laureato. Ancora scendono

copiose le lacrime al ricordo del padre presente in carrozzella e della

madre assente, mamma Liberata, che aveva preceduto il figlio con lo

stesso male. Mamma Liberata! Chi non l’ha conosciuta in borgata!?

Infermiera nell’unico ambulatorio ginecologico e pediatrico

dell’ONMI, aveva veduto crescere centinaia di bambini e tutti

ricordava il nome con la sua proverbiale memoria: quasi un ufficio

anagrafico della zona.

Page 53: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

53

Luci -- è sempre Antonio che continua il racconto – durante gli

studi aveva vissuto in prima linea gli scontri studenteschi del 1956:

la rivolta anticomunista d’Ungheria – quella che lui si ostinava a

chiamare “controrivoluzione”- e la contemporanea crisi del canale di

Suez, nazionalizzato da Nasser. Io vivevo, invece, nel mio esilio

dorato di Toscana, ove quegli eventi, ascoltati per radio giungevano

da un’eco lontana, perché non avevamo la Tv. Ora so che Lucio

partecipava, combatteva, mentre io, chiuso in casa, fuori dal mondo,

godevo egoisticamente dei miei libri e solo loro mi aprivano al

mondo e con loro mi sembrava che le pareti della stanza ed il

soffitto si aprissero. Fantasticavo come facevo alle elementari nei

momenti di silenzio.

Dopo la laurea Lucio continuò a vivere in borgata con il padre e si

dedicò completamente alla carriera universitaria, diventando ben

presto assistente e poi titolare nella facoltà di Lettere e Filosofia.

Era “il professore” ed insieme al vice parroco don Ernesto un

punto di riferimento per tutti. A don Ernesto, stimato ed apprezzato,

ci si rivolgeva per lavoro: ufficio di collocamento. A Lucio

ricorrevano i genitori per ripetizioni di italiano e latino, che lui

allora – diversamente da quasi tutti i suoi colleghi – faceva gratis.

Era forse possibile un diverso comportamento per quella povera

gente?

Antonio mi ricorda, quindi, una parte del carattere del nostro

amico, aspetto a me sconosciuto e quasi impossibile a credere: una

certa ironia, un ostentato atteggiamento spigliato, che contrastava

con la serietà ed autorevolezza di professore o con la tristezza di

Lucio bambino. Egli amava molto la vita ed a chi ricorreva a lui

diceva che avrebbe fatto lezioni in eterno, perché non voleva morire,

non sarebbe mai morto. Gli abitanti ci ridevano, ma don Ernesto –

“un tipo” quasi identico a Lucio – aveva voglia a dirgli: “Lucio,

moriremo tutti, ricordatelo: pulvis es et in polvere reverteris!” E

Lucio, di rimando: “Don Ernè, fà il prete, è il mestiere tuo, ste cose

a me non le dire. Io non morirò”. Tutti ridevano di queste frasi che,

passate di bocca in bocca, avevano fatto il giro della borgata.

A questo proposito Antonio ricorda come Lucio, nei momenti di

lucidità dalla malattia – per intervalla insania e, diceva – avesse già

scritto il proprio epitaffio.

Page 54: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

54

La giornata volgeva al termine ed il sole stava quasi scomparendo

all’orizzonte. Chiesi ad Antonio di

accompagnarmi al cimitero per salutare Lucio prima di risalire sul

treno che mi avrebbe riportato in Toscana.

Arrivati al non lontano e piccolo cimitero, davanti alla tomba

proruppi in una grande risata di cuore, prontamente seguito da

Antonio. Perché? Colpa dell’epitaffio scolpito sotto la foto di uno

scanzonato Lucio: “Lucio amava la vita, non voleva morire, ma qui

giace”.

Marcello Olivi

LA TRAPPOLA

La volpe correva felice verso il rumore assordante del mare; voleva

finalmente vedere questa distesa azzurra che s’infrangeva ai piedi

della scogliera.

Ne aveva sentito parlare dai vecchi del branco. Essi avevano osato

sfidare l’altopiano che non offriva riparo ma prometteva, una volta

giunti al suo limitare, un cielo rovesciato sotto di loro.

A un tratto un dolore improvviso, nuovo le tolse il respiro ed arrestò

la sua corsa. Una tagliola aveva serrato il morso d’acciaio intorno

alla sua zampa. Tentò di liberarsi, ma capì subito che non c’era via

di scampo, la corsa finiva lì.

Cercò aiuto con lo sguardo e lo vide: l’aveva seguita, per una volta

aveva osato lasciare la loro tana.

Sapeva che la sua presenza era vitale per lui; non sarebbe rimasto

mai solo con tutti quei fantasmi che tormentavano la sua esistenza e

lei, per la prima volta, fu felice di vederlo; forse rappresentava la

libertà.

Si avvicinò guardingo e con i denti allentò gli anelli della catena

che trattenevano la trappola. Lei fu libera!

Page 55: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

55

Dolorante ma felice, lo seguì fino alla tana e lui la guidò nell’angolo

più profondo e buio, al riparo dagli animali predatori attratti

dall’odore delle sue ferite.

Di giorno usciva per cacciare, tornava sempre con un boccone scelto

con cura per lei; il resto del tempo lo passava ad armeggiare con i

denti intorno a quell’arnese di prigionia per tentare di allentare la

morsa. Il calore delle sue fauci la tranquillizzava, le davano la

speranza che tra non molto avrebbe ritrovato la libertà.

Lui la guardava con occhi devoti e protettivi, certo che ormai non lo

avrebbe più abbandonato, anche se per poco e per vedere il mare,

una favola messa in giro dai vecchi per far sognare i cuccioli prima

d’addormentarsi.

Una notte, dopo l’ennesimo tentativo fallito, lei ebbe la sensazione

che quei denti d’acciaio fossero sempre più serrati intorno alla sua

zampa e la tagliola sempre più pesante.

Fu allora che una nausea salì dalle sue viscere fino ad invaderle le

fauci e le nari accompagnata da un odore di morte. Nel gran

bisogno di lei, lui era pronto a sacrificare tutti i sogni della sua

compagna in cambio di una dedizione totale senza limiti: in fondo

era lui che dava di più! Finalmente lo vide per la prima volta: era lui

la trappola, non quel pezzo di ferro di cui si sarebbe facilmente

liberata con un gesto estremo.

Raccolse tutto il suo coraggio; si trattava di scegliere tra il vivere o

il morire. Con un morso netto tranciò il ginocchio liberando il resto

della zampa.

Non urlò, non provò dolore, ma solo la forza di trascinarsi fuori

dalla tana e provare a correre. Si rese conto che era possibile, anche

con solo tre zampe che toccavano il terreno.

Aveva davanti a sé tutta la notte per tentare di attraversare

l’altopiano e raggiungere la scogliera; il buio l’avrebbe protetta e

nascosta da tutti coloro che volevano insegnarle a vivere!

Giunse alla scogliera; le prime sciabolate di luce iniziavano a

lacerare il buio della notte, ma udì anche il latrare dei cani lanciati

nella caccia in quella splendida alba.

Lei incantata guardava quel cielo rovesciato e mai fermo. Era giunto

il momento di scegliere: fermarsi sul ciglio del nulla, provare a

nascondersi e sperare di sfuggire ai cacciatori o lanciarsi nel mare

Page 56: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

56

per gustarne il sapore, l’odore, il contatto con la quasi certezza di

schiantarsi sulla risacca? Scelse il salto ed in quel preciso istante

una volpe zoppa provò la maestosità del volo dell’aquila reale

qualunque fosse stato l’atterraggio.

Rosanna Risi

LE DUE VALIGE

Sono nata nuda, come tutti. Ho pensato: che freddo, che cosa

aspettano a vestirmi? In quel momento qualcuno mi ha dato una

sculacciata. “Ehi, ma che maniera di dare il benvenuto!” Ho cacciato

un urlo e ho pianto. Le prime lacrime della mia vita. Ho comprato

una valigia, grande, trasparente e ci messo la “sculacciata” con un

cartellino: prendi e impara. Crescevo e la valigia si riempiva. Ora è

abbastanza piena e sciupata. Non occorre aprirla. È trasparente e

lascia vedere il mio vissuto: i giorni belli e quelli brutti. Non voglio

ricordare i giorni tristi, ma in quella valigia ci sono. Vedo anche la

foto di una ragazza. Si, sono io che, incerta e sorridente, cerco la

strada della vita. Chissà se poi ho scelto quella giusta, ormai l’ho

percorsa quasi tutta. Inutile guardare indietro. Non è stata una strada

tanto diritta. Ogni curva nascondeva una gioia o un dolore. La gioia

mi dava energia e il dolore m’irrobustiva. Nella valigia alle mie

prime lacrime se ne sono aggiunte tante ancora. Esse hanno lenito le

ferite, ma il tempo le ha asciugate. La vita tanto mi ha tolto, ma

tanto mi ha dato. Tutto il mio vissuto lo conservi tu, cara vecchia

valigia, ormai pesante. La mia mano destra ti stringe forte per non

perdere le memorie tanto care.

Negli anni di gioventù, però, ho comprato un’altra valigia. Piccola,

di un colore indefinibile, bello e brillante. La porto con la mano

sinistra, perché fa parte del mio cuore. È preziosa. Al manico c’è un

cartellino con una scritta: “personale”. La apro in momenti di

particolare serenità e ci trovo tutti i miei sogni giovanili. Ogni tanto

ne tiro fuori uno e cerco di realizzarlo. Non ci rinuncio.

Ecco, avrei voluto fare la scrittrice, ma le necessità della vita non lo

hanno permesso. Oggi, dopo gli anni lavorativi ho tempo per

Page 57: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

57

scrivere. Non sono una scrittrice famosa, ma mi soddisfa

esprimermi attraverso la scrittura.

Avrei voluto liberare la mia creatività. Oggi sono una volontaria che

crea abiti e gioielli per le sfilate di moda over ‘60.

I miei sogni di ieri, oggi sono i miei hobby. Li realizzo per me

stessa. Questo mi appaga.

A te, piccola valigia così bella e raffinata, devo dire “grazie” per

aver conservato tutta la freschezza dei miei verdi anni, i sogni,

l’ingenuità, la speranza, la voglia di vivere.

Care valige, le mie mani non hanno mai annaspato a vuoto.

Dovevano tenervi saldamente. Grazie per questo!

Francesca La Rosa

LETTERA

Lettera a te ed a voi ragazzi. A chi brucia ed a chi è bruciato, a chi

violenta ed a chi è violentato, a chi uccide ed a chi è stato ucciso.

In che modo possiamo chiedervi perdono, in modo noi madri e

padri possiamo chiedere perdono a questi nostri figli, che con tanto

amore abbiamo allevato, con tutte le cure possibili, lavorando con

fatica per non far loro mancare il necessario, dando loro consigli ed

esempi per farli crescere onesti, con sani principi. Li guardiamo diventare giovani ragazzi e ragazze e ci sentiamo

orgogliosi, “accidenti! Se ci sentiamo orgogliosi”.

Poi, all’improvviso, così per caso, accendendo la televisione, li

vediamo arrestati, perché hanno picchiato, violentato, ucciso e

bruciato, con la ferocia di pazzi scatenati, con una mente distorta,

tanto capaci, maschi o femmine, di portare una così macabra dea.

Buttare prima un po’ di vernice affinchè il fuoco bruci di più e più

a lungo, addosso ad un giovane della loro stessa età, inerme,

colpevole solo di non essere in grado di difendersi.

Page 58: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

58

Uno contro tre, straniero in un paese straniero, solo in una stazione,

preso di mira perché la loro serata era stata priva d’emozioni, il vino

e la droga non erano stati abbastanza.

Invece, vedere tra le fiamme dimenarsi il figlio di madre, gridare,

urlare ed invocare, come facciamo tutti nei momenti dolorosi della

nostra vita “Mamma aiutami!”

Ma che aiuto poteva dargli, visto che la sua mamma non era

presente? Invece, quelle fiamme ora le stiamo sentendo bruciare nel

nostro cuore, e stanno lasciando cicatrici che continueranno a

bruciare per tutta la vita, di sconfitte, di vergogna:”Perché ci state

facendo questo? E di che cosa vi dobbiamo chiedere perdono?”

In che cosa abbiamo sbagliato, da meritarcelo?

E tu, giovane che stai lottando con la morte, solo, senza nessuno

che ti sia vicino e ti consoli, come chiederti perdono per quello che

ti hanno fatto questi nostri figli?

E come spiegarti il perché, visto che non lo sappiamo neanche noi?

Ora io, una mamma di questo mondo - non chiederti il colore della

mia pelle, sono solo una mamma -se potessi darti un lembo della

mia pelle per trapiantarla sulla tua, e restituirti la bellezza di prima,

io personalmente lo farei.

O la verginità a quelle ragazze madri, ed una famiglia ai bambini ed

alle bambine abbandonate.

Di portare in ogni parte del mondo la pace e non più guerre, per non

poter contare i morti.

Eppure io, una emigrante del mondo, in nome di tutti gli esseri

viventi, chiedo perdono a Dio.

Perché sappiate tutti, siamo venuti al mondo, con un soffio della

vita, e tutti, proprio tutti lasceremo questa vita, quando lo stesso

soffio ci lascerà.

Potere, gloria e bellezza, tutto finirà.

Maria Antonietta Pieroni

Page 59: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

59

L O S F A T I C A T O

Da quanno er mònno è mònno, esistono du’ spece de ommini: quelli

che se dannano l’anima a fa’ troppo e quelli, invece, che se dannano

a non fa ‘gnente.

Li primi, invidiosi, chiamano li secondi “sfaticati. Io per mio

naturale, appartengo a li secondi; ma voi potete immmaginà quanto

è dura la vita de ‘no sfaticato? Come te svej la mattina, davi alzarte

in piedi; se la sera prima hai magnato er cioccolato, quanno vai al

bagno, pè completà l’opera, devi spigne; se frattanto che hai

dormito, hai pijato ‘n po’ de freddo e te sei svejato cor mal de’

panza, a cacà ce devi andà de corsa. Quanno poi vai ar bare a prenne

‘n caffè e trovi quarcuno che te conosce, per nun fatte cojonà, devi

dije che er caffè lo bevi “amaro” per non dovè lavorà troppo de

cucchiarino e che lo bevi ristretto per non faticà troppo ad alzà la

chicchera. Li ommini della prima specie, solitamente se

concentrano a fa solo ciò che vonno fà; io ‘nvece per non sentimme

dì la solita tiritera che l’ozzio è er padre de tutti i vizzi, me devo

arrabattà a tutte le occasioni pè sembrà quello che sono, cioè ‘no

sfaticato.

Se cammino veloce devo faticà a respirà più forte, quanno ‘nvece

cammino lemme lemme, spesso m’addormo e poi devo faticà, ‘na

vorta riaperti li occhi , a capì da che parte stavo annando.

La sera, quanno rientro a casa, sfinito pè il troppo penzà a non fa

gnente, er giorno mio non è ancora finito; me principio a penzà a ciò

che non devo fa il giorno dopo, per non portà via lavoro all’altri,

cosa che farei il giorno del dopo e l’anno del mai! Ma voi, ce lo

immaginate che fatica? Altro che sfaticato!

Senza de noantri sfaticati er mònno sarebbe tutto piatto e ce sarebbe

poco spazio per l’immagginazione de’ quelli che se

arimbambiscono a cambiarlo, con la loro voja de fa e pe’ ripijà cor

vizzio de apparì li mejo ommini der mònno.

“Tutti gli uomini credono di essere indispensabili, anche gli

sfaticati”

??

Page 60: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

60

Caro amico,

ti incontro tutti i giorni e ogni volta mi sembra di conoscerti e forte

è in me la tentazione di salutarti mentre mi domando chi sei, dove ti

ho conosciuto, se occasionalmente ci siamo scambiati alcune parole.

Ad ogni nostro incontro, leggo nei tuoi occhi il mio stesso dilemma;

allontanandoci l’un l’altro, i nostri pensieri, sfumando, si rivolgono

ad altro.

Ci siamo così abituati ad incontrarci senza parlarci, salutandoci

forse solo con lo sguardo, così chevolessimo confidarci alcune cose,

ci sembrerebbe strano il significato delle nostre parole. Dopo di te

incontro altri che desidererei conoscere meglio ma, spesso, non

trovo le parole adatte per ridurre la distanza che mi separa da loro.

L’altro giorno, osservavo nel parco alcuni bambini di nazionalità

diversa, giocare tra loro; un cinesino rivolgendosi ad un bimbo

italiano gli ha detto “houchin” e il bimbo italiano gli ha risposto “ci

chin” ed il cinesino, pur non avendo compreso la risposta convinto

che gli fosse stata detta in lingua italiana, con un grande sorriso

sulle labbra, lo ha invitato a giocare con lui.Beata fanciullezza!

Intendersi senza capirsi!

Perché l’uomo si ostina a portarsi addosso questa pesante corazza di

pregiudizi, timori, consapevolezza, a volte di essere superiore agli

altri, tanto da non riuscire ad essere bambino per vivere il magico

gioco della vita con tutti quelli che gli stanno attorno?

Ecco, forse, la risposta al mio dilemma. Riuscire ad essere ancora

bambini, spogli di quella quotidianità che spesso non ci fa vedere

l’amico che abbiamo di fronte, non ci fa aprire la bocca per parlargli

o sorridergli, ci impedisce di predisporre la nostra mente e il nostro

cuore a capirlo e a condividere le sue preoccupazioni.

Bambini cresciuti e sempre più costretti dalla durezza della vita ad

isolarsi gli uni dagli altri.

Bruno Bertolani

Page 61: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

61

MAMMA

Dopo 30 anni è tornata con il grande amore della sua vita, ora è di

nuovo felice. Ho passato con lei le ultime ore della sua vita terrena,

ore interminabili e troppo veloci allo stesso tempo. Aveva nello

sguardo una dolcezza indescrivibile mi diceva:- non mi lasciare….

Aiutami!-, mi sentivo impotente, l’unica cosa che potevo fare era

accarezzarla e tenerle la mano per farle capire quanto le volessi

bene, anche se come tutti i figli, con il passare degli anni e presi dai

nostri impegni, anche io spesso non ho saputo darle tutto l’amore di

cui aveva bisogno. L’ho capito tardi… lei, credo abbia percepito il

mio rammarico perché ha voluto che mi avvicinassi al suo viso, mi

ha dato un bacio e fatto una carezza. Non so descrivere cosa ho

provato in quel momento, una cosa solo so, ho desiderato con tutto

il cuore che il tempo velocemente tornasse indietro fino a farla

tornare con tutto il vigore che aveva in gioventù.

L’ho vista giovane donna con 5 figli sempre indaffarata e precisa

nell’organizzare le giornate, papà la chiamava “la mia maestrina”, o,

quando prima di uscire a fare la spesa si sedeva al tavolo con carta e

penna per vedere cosa poteva comperare con i soldi a disposizione

per quella giornata; o ancora, quando io piccolina, avendo passato

molti mesi in ospedale, malgrado tutto il dafare che le dava la

famiglia numerosa (i gemelli erano nati da poco) veniva tutti i giorni

a trovarmi e a volte, quando dovevano farmi le medicazione (molto

dolorose) veniva anche la mattina, a me bastava tenere la sua mano

ed era più efficace di un anestetico. Poi venivo riportata al presente

dai suoi flebili lamenti.

Nei momenti in cui teneva gli occhi aperti, guardava fisso il muro

davanti al letto come se cercasse qualcosa, ho capito che le mancava

il Crocefisso che aveva a casa davanti al suo letto e con il quale

parlava tutte le sere. Le ho portato un’immagine di padre pio al

quale era molto devota ed ha voluto che glielo mettessi in modo che

potesse vederlo quando apriva gli occhi. Spesso la sorprendevo a

muovere le labbra mentre lo guardava, come in una preghiera

silenziosa.

Page 62: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

62

L’ultimo giorno erano con me anche i miei fratelli e dopo molte ore

di incoscienza si è addormentata con il sorriso sulle labbra e chissà,

forse è proprio in quel momento che ha visto papà.

Mi piace salutarla come facevamo tutte le sere per telefono:

”Buonanotte mammetta… buonanotte e sogni d’oro!” E lei mi

rispondeva: “sogni d’oro anche a te Lucetta”.

Lucia Giorgetti

SCRIPTA MANENT…..

Questa storia riguarda Silvia M., una monteverdina degli anni ’70.

Erano anni in cui non c’erano cellulari e computer e in cui spesso le

famiglie avevano il telefono in duplex, un sistema di condivisione

della linea con un vicino di casa che faceva economizzare, ma

costringeva a chiamate brevi: è grazie a ciò che di questa storia

esistono documenti scritti, consistenti in un cospicuo carteggio tra

Silvia e me, due amiche che volevano rimanere tali e tali sono

rimaste.

Silvia, ad Ostia, era stata mia compagna di classe per quattro anni di

liceo, i primi, quelli più importanti perché più forte ribollono nel

sangue gli ormoni della crescita e più sono frequenti determinate

caratteristiche : avere la testa tra le nuvole, vivere la scuola come

una guerra inevitabile dove i professori sono cecchini sempre in

agguato per colpirti, pensare continuamente all’amore, sperimentare

strategie e possibilità nei rapporti tra coetanei, coltivare passioni,

stringere amicizie.

Silvia aveva una passione sconfinata per il teatro, io per la scrittura

ed eravamo amiche, “amiche del cuore” , come si diceva allora.

A quell’età si sa poco della vita e, anche se i primi approcci con lo

studio della Filosofia tendono ad ampliarci gli orizzonti

gnoseologici , la vita è e rimane, tutto sommato, la nostra

Page 63: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

63

quotidianità e non ce ne curiamo, a meno che non sia lei a bussare

prepotentemente alla nostra porta.

Fu proprio un evento drammatico a far sì che Silvia, nata e cresciuta

a Ostia, diventasse una romana di Monteverde Nuovo, zona dello

storico quartiere Portuense : la morte della sua mamma impose alla

famiglia un cambio di ambiente e lei, figlia maggiore, si trovò

catapultata da un’adolescenza spensierata ad una maturità precoce

ed inevitabile. Per mantenere il rapporto di amicizia con lei io,

ancora ostiense, incominciai a scriverle e lei a ruota iniziò a

rispondermi : le notizie arrivavano con un certo ritardo ma che

soddisfazione, allora, poter leggere e rileggere con calma tutti i fatti

e fatterelli delle nostre vite con emozioni e commenti connessi! E

che grande opportunità, oggi, potere rileggere in quelle lettere,

conservate in scatoloni sul fondo di un armadio insieme a diari ed

altri ricordi di gioventù, dettagli che altrimenti si sarebbero

probabilmente persi nei labirinti sovraffollati della memoria!

Silvia con il trasferimento si ritrovò iscritta al liceo classico

“Manara”, che frequentò più per dovere che per convinzione e che

abbandonò dopo pochi mesi senza rimpianti, ma con una rabbia

sorda che le covava dentro e le faceva provare paura: quale

sarebbe stato il suo futuro? Voleva rendersi indipendente presto, a

prescindere dal diploma liceale, a prescindere dalle strade prefissate

che non avevano più alcun senso per lei.

Ma, a diciannove anni, le esigenze pratiche non possono fare

smettere di sognare e così, con quanto guadagnato con lavoretti

occasionali, Silvia decise di pagarsi delle lezioni private, di

recitazione per tentare l’esame di ammissione all’Accademia di

Arte Drammatica “Silvio D’Amico” nell’autunno successivo.

Tra studio e lavoro era molto impegnata, ma trovava comunque il

tempo di scrivermi lunghe missive.

Mi raccontava che il padre, a bordo della sgangherata Fiat

“milletrè”, la conduceva talvolta con la sorellina a visitare edifici

e luoghi particolari della zona: Lei, amante del cinema oltre che del

teatro, era rimasta molto colpita dal quasi irreale complesso del

Buon Pastore a via di Bravetta, dove erano state girate alcune scene

del film “Una vita violenta” tratto dal romanzo di Pasolini, e poi dal

Monte delle capre al Trullo e da Villa Kock e Torre Righetti a

Page 64: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

64

Monte Cucco, dove l’eclettico artista aveva ambientato varie scene

del famoso “Uccellacci e uccellini” con il grande Totò; ma era

quasi svenuta per l’emozione quando aveva scoperto che Luigi

Pirandello in persona aveva scelto come set cinematografico del

film “ il fu Mattia Pascal” Villa York , un imponente edificio

barocco troneggiante nella Valle dei Casali : - il Maestro è stato

qua, così vicino a casa mia…forse il suo fantasma si aggira ancora

in questi luoghi…lo spero tanto!

Mi scriveva anche di come avesse imparato a conoscere il saliscendi

delle strade romane che, anche se inizialmente faticose per lei che

non vi era abituata, tuttavia non le impedivano di avventurarsi in

posti sempre nuovi e straordinari : portando a spasso la cagnolina

Laika aveva scoperto un cimitero per animali, Casa Rosa, pieno di

dediche struggenti e di veri e propri monumenti, ma l’aveva

rattristata troppo e non aveva voluto tornarci. Quello che con il

mercato di Porta Portese era diventato, invece, un divertente

appuntamento domenicale e spesso ci andava a piedi, alla ricerca di

“tesori” il più possibile economici. Con l’autobus poteva

raggiungere in poco tempo il Gianicolo pieno di Risorgimento e di

bambini a bocca aperta di fronte alla baracca dei burattini, la

decadente Villa Sciarra, i vicoletti di Trastevere a l’Isola Tiberina,

sui cui fianchi a primavera gli innamorati si baciavano incuranti del

mondo. Talvolta , con Laika nel trasportino, andava a fare delle

passeggiate in bicicletta a Villa Pamphili di cui mi decantava il

verde immenso, gli edifici, le fontane e il lago, un lago vero, dove,

in un giorno di particolare calura, la cagnolina si era tuffata !

Le sue lettere erano sempre frizzanti e piene di battute, ma due di

esse raggiunsero uno stato di euforia pura : le era capitata

l’occasione di assistere a due rappresentazioni teatrali! Al Teatro

Argentina aveva assistito a “Una delle ultime sere di carnovale” di

Goldoni, con Lina Volonghi ed Eros Pagni; al Teatro Rossini si era

tuffata con gran gusto in uno spettacolo dialettale romanesco , “Ah,

vecchiaia maledetta!”, con Checco e Anita Durante.

-Per arrivare al Rossini devi passare tra vicoletti, piazze e botteghe

che ti risucchiano in un’altra epoca; - mi scriveva – c’è poco da

fare, quando entri in questi posti devi lasciarti andare, ti sembra di

sentire l’odore del vino delle vecchie osterie, del pane cotto nei

Page 65: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

65

forni della Roma papalina e quando ti ritrovi a dire “Aoh! Embè?

Ndò sta?” ti ci ritrovi davanti, pronto per lo spettacolo.

Fu proprio a Checco Durante, che l’aveva colpita profondamente

per il faccione bonario e i modi sornioni ma pieni di umanità, che

Silvia scrisse quando, con sua grande delusione, non fu ammessa

all’Accademia. Era una lettera di sfogo, semplice e sincera, in cui

parlava di desideri, speranze, disillusioni, ribadendo la sua

incrollabile passione per il teatro: pur di respirarne l’atmosfera

sarebbe stata disposta a lavorare come maschera o come tirasipario!

La grande forza di un sogno a volte lo fa trasformare in realtà.

Checco telefonò a Silvia e la convocò al Rossini per un giorno

fatidico e beneaugurante perché era il giorno del suo ventesimo

compleanno. Dopo una breve chiacchierata le disse che l’avrebbe

inserita con poche battute nello spettacolo in cartellone, per

verificare che sapesse sostenere l’impatto col pubblico. La prova

andò bene e Silvia entrò a fare parte della compagnia. “Pensione la

tranquillità”, “il trabocchetto”, “Accidenti ai giuramenti” i suoi

cavalli di battaglia.

Quando, per la prima volta, andai a vederla recitare, ero

emozionatissima: quell’attrice dai riccioli neri che si muoveva con

disinvolta professionalità sul palcoscenico e che riceveva applausi a

scena aperta era proprio lei, la mia “amica” del cuore” degli anni

liceali!

Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, il tempo è rotolato in

avanti con velocità crescente, portando a me e a Silvia carrettate di

figli, amori e vita, ovvero di gioie, dolori e possibilità che non

avremmo mai creduto, incontrollabili e sempre variabili come le

immagini di un caleidoscopio.

Ma qualcosa di importante è rimasto inalterato nel tempo, a dispetto

dei cambiamenti e delle divergenze che le stagioni hanno inciso sui

nostri volti e sulle nostre opinioni. La vita ci ha fatto, quando

eravamo adolescenti, un prezioso dono e noi lo abbiamo saputo

conservare con cura: si tratta della nostra amicizia.

Carla Pelli

Page 66: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

66

SPETTACOLO IN PERIFERIA

Questa sera in teatro c’è un grande fermento : attori in ansia per il

debutto della nuova Commedia “Dottore per caso”, di Molière,

tecnici del suono e delle luci indaffarati nelle prove, regista nervoso

e agitato, perché non è tutto ancora a punto come dovrebbe,

scenografa non ancora soddisfatta dei risultati, che cerca di

apportare modifiche fino all’ultimo momento.

L’agitazione degli attori si tocca con mano: chi ripassa la parte, che

cammina avanti e indietro sul palcoscenico per scaricare la

tensione, chi sbircia attraverso le giunture del sipario per guardare

quanti spettatori sono in attesa, chi fa una preghiera per invocare

l’aiuto divino.

Io resto in osservazione e seguo con molta curiosità quello che

accade intorno.

Sono soltanto la suggeritrice, eppure mi lascio coinvolgere

dall’ansia che c’è nell’aria.

Il sipario rosso nasconde tutto ciò che avviene nei retroscena. Si

sente soltanto lo scalpiccio di coloro che stanno allestendo la

scenografia.

Ecco, ci siamo. E’ giunto il momento.

La gente comincia ad entrare. Si dispone nei posti assegnati, in

attesa che lo spettacolo abbia inizio. La sala è ormai al completo. Un

rumorio di voci serpeggia nell’atmosfera poi, all’improvviso, tutto è

silenzio.

Il presentatore si fa avanti sul palco, a sipario ancora chiuso, e

annuncia il titolo della Commedia, elencando i nomi degli

interpreti ed informa che essa sarà recitata in dialetto romanesco e

preceduta da una gag molto divertente.

Il sipario si apre ed appare uno scenario molto semplice: un tavolino

con due sedie, su di esso un bouquet di fiori e un posacenere. Seduti,

in attesa, una coppia di giovani sposi, rappresentata da due bambini

abbigliati da adulti: lui in abito elegante e papillon al collo della

camicia, lei in abito di voile con toni sfumati sull’azzurro e

cappellino spiritoso con fiori sulla falda.

Entra il cameriere. La gag ha inizio. Il gioco si basa su continui

equivoci, determinati dalla duplice interpretazione delle parole. Ne

Page 67: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

67

nasce una situazione altamente comica, che provoca continue risate

da parte del pubblico.

Al temine della gag gli applausi scoppiano fragorosi. I due piccoli

attori sono molto emozionati, altrettanto il padre che appare,

oltretutto, orgoglioso dei propri figli (infatti essi sono una vera

famiglia nella realtà quotidiana).

Il sipario si chiude. La scena viene modificata. Ora appaiono due

ambienti: uno esterno con giardino e uno interno con caminetto, un

tavolino e una sedia. Il primo rappresenta l’ambiente agreste di una

modestissima famiglia di contadini, l’altro una famiglia benestante,

della quale fa parte una giovane, diventata muta all’improvviso.

La comicità della Commedia nasce da un equivoco: c’è bisogno di

un medico per la giovane ammalata. Lì non se ne trovano. Ne viene

individuato uno che medico non è, ma che si trova a fingere di

esserlo , obbligato dalle circostanze e invogliato dall’occasione di

un lauto guadagno. Egli non sa che è stata sua moglie a creare

l’equivoco, per vendicarsi di lui che la bastona ripetutamente. “Chi

la fa l’aspetti”, dice il proverbio, e lui, Sganarello, avrà quel che si

merita.

Gli interpreti si rivelano bravi attori, nonostante si dichiarino

soltanto amatori della recitazione; i costumi, ben indovinati (e qui

vengono fuori la creatività e la fantasia della scenografa), calzano a

misura sui personaggi, caratterizzandoli in maniera perfetta. Le gags

sono di una comicità esilarante e provocano applausi continui e

fragorosi da parte del pubblico. Sganarello, molto compreso nella

sua parte, vuole affermare la propria autorità sulla moglie Martina,

che non intende certo soccombere alle angherie del marito, anzi non

le sembra vero di aver trovato l’occasione opportuna per fargli

pagare i soprusi che ha subito. Il povero Sganarello si troverà a

subire lo stesso trattamento che ha riservato alla moglie. Ne

riceverà di bastonate! E di santa ragione.

Cosi, di scena in scena , le occasioni di ilarità sono tante. Il pubblico

si sta veramente divertendo.

Quando entra in scena Geronte, il padre di Lucetta, l’ilarità giunge

all’apice.

L’abbigliamento, l’andatura strascicante e traballante rendono il

personaggio molto veritiero e buffo.

Page 68: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

68

Tutti gli interpreti danno il massimo di sé : Petruccio l’innamorato,

Giacomina la cameriera, Valerio il servo, Lucetta la figlia di

Geronte, Martina, Sganarello e persino Orazio, mai presente e

soltanto nominato, contribuisce a dare carattere alla Commedia.

Lo spettacolo dura poco più di un’ora, ma riesce a provocare un

grande divertimento. Al termine, la soddisfazione è generale: quella

degli attori, quella della regista, della scenografa, del pubblico che

non si lascia pregare, quando all’uscita deve deporre l’offerta libera

per la rappresentazione. Ma la gioia più grande è l’obiettivo

raggiunto: l’opera di beneficenza a cui sono destinati questi soldi.

Saranno devoluti alla Parrocchia di periferia che ci ha ospitati. Il

nostro scopo è semplicemente filantropico e, se possiamo col

nostro contributo, rendere migliore la vita a qualcuno in situazione

di bisogno, ne siamo veramente felici. In più , riusciamo ad

alleggerire gli animi con due ore di lieta compagnia e questo non è

poco.

Anna Manzo

TERME DI CASA MIA

“Frutta e verdura, frutta e verdura, frutta e verd….” è questo il no to

ritornello che insistentemente ci segue e che tutti ormai abbiamo

memorizzato nell’ascoltare i consigli e le prescrizioni di medici,

dietisti, estetisti ed esperti che si occupano di benessere fisico anche

attraverso le trasmissioni televisive e gli articoli dei giornali. In

effetti, ognuno di noi potrebbe raccontare e dimostrare per

esperienza diretta quanto sia importante nutrirsi di alimenti vegetali,

soprattutto crudi, che ci assicurano vitamine, sali minerali, fibre e

fresche sensazione di sapori e di gradevoli profumi. Perciò….tanta,

tanta frutta e verdura…da coltivare, da mangiare, da gustare, da

trasformare, da conservare, da scoprire, da osservare, da studiare, da

regalare, da disegnare, da scolpire…insomma un vero patrimonio da

proteggere e che possiamo utilizzare con intelligenza a nostro

vantaggio e nel migliore dei modi

Page 69: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

69

Mi sono accorta che, mettendo in atto un po’ di fantasia e di senso

pratico, potremmo ricavare ulteriori benefici per la nostra salute da

tutto ciò che la natura crea ogni giorno per noi. Tempo fa,

desiderando fare un bagno immersa nella vasca per distendermi e

recuperare energie, come faccio di solito tra una doccia e l’altra, mi

sono trovata a corto di bagnoschiuma e con un po’ di follia mi sono

inventata le terme a domicilio. Ho pensato: ”ma quello che ci fa

tanto bene dentro può farcelo anche fuori, noo??”, cosi ho

appoggiato sul tavolo di cucina il mio vecchio e potente frullatore,

mi sono guardata intorno e ho buttato dentro tutto quello che mi

sembrava più idoneo a creare là per là un’emulsione gradevole e

profumata da spalmare sul corpo. Ho preso del limone con la buccia,

gli scarti ben puliti di un finocchio, mezza carota, qualche foglia di

lattuga, del sedano, la scorza di un avocado, una mela, un cucchiaio

di miele, delle foglioline fresche di menta e rosmarino, qualche

pinolo… ho aggiunto dell’acqua e ho frullato il tutto fino ad

ottenere una crema granulosa dal profumo fresco e piacevolmente

insolito. Nel versare in un contenitore di plastica per alimenti tutto il

composto ottenuto, mi sentivo un po’ ridicola, come quando tanti

anni fa giocavo con le mie figlie piccole a preparare strani intrugli

per le pappe delle bambole. È facile immaginare come all’inizio

fossi un po’ perplessa nel prendere piccole quantità di quella crema

vegetale per poi massaggiarla con una spugna su tutto il corpo,

rimanendo per quasi un’ora immersa e rilassata nell’acqua come in

una specie di calda palude. Dopo una veloce e tiepida doccia sono

uscita dalla vasca sentendomi leggera, con la pelle compatta e

levigata, davvero sorpresa per quelle nuove sensazioni di benessere

e di vitalità che nessun prodotto in commercio mi aveva mai

trasmesso. Dopo quella prima e benefica esperienza, anche adesso

mi regalo di tanto in tanto un bagno fantastico alle terme di casa

mia, usando (non tutti insieme) anche altri ingredienti ed essenze,

come foglie di malva, mandorle, bucce di mango e di papaja, farina

di riso, germe di grano, frutta di ogni stagione, tuorlo d’uovo…;

l’importante è usare ciò che usiamo abitualmente nella nostra

alimentazione e rimanere nella vasca almeno per mezz’ora, magari

ascoltando della bella musica che ci piace.

Page 70: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

70

Del resto la pratica del bagno è segnata nel DNA della nostra

cultura e della nostra memoria storica, basta pensare ai tempi

dell’antica Roma con gli acquedotti, le fontane e le grandiose terme

assicurava a tutti la cura, l’armonia e la salute del corpo.

Ripercorrendo la storia del mio rapporto con il bagno, ripenso alla

mia infanzia lontana quando, seduta dentro un piccolo mastello di

legno dove si versava dell’acqua riscaldata nelle pentola sulla stufa,

battevo i denti dal freddo mentre mia madre mi strofinava con del

sapone da bucato; ripenso alle rapide docce ritagliate tra i ritmi

frenetici della mia età adulta divisa tra famiglia e lavoro; da sempre

aspetto l’estate per correre al mare, catturata dal suo richiamo di

freschezza, di spazio e di energia, per immergermi in quella vastità e

sentirmi una cosa sola con la natura.

Noi moderni siamo diventati troppo dipendenti da tutto ciò che è già

costruito e subito pronto all’uso; siamo imprigionati da vecchie

abitudini dalle quali a volte si potrebbe provare ad uscire, per

recuperare e perfezionare quei metodi antichi e semplici che non

deludono mai, rompendo i rigidi schemi dettati sia dalla fretta del

nostro vivere quotidiano che dai continui e insistenti messaggi della

pubblicità.

Gli orti, i giardini e i terrazzi dove coltiviamo innumerevoli specie

di erbe aromatiche e frutti, ma anche i nostri mercati, dove possiamo

trovare di tutto, ci offrono all’istante la materia prima per

improvvisare qualcosa di efficace ed economico e per sostituire

qualche volta i prodotti in commercio, spesso preparati con sostanze

artificiali e di origine dubbia ma pubblicizzati come se dovessero

per noi fare miracoli.

Quindi, non nutriamoci soltanto ma “impiastricciamoci” pure di

frutta e verdura!

Provare per credere!!

Adriana Vendemini

Page 71: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

71

POESIE IN ROMANESCO

-------------------------------

DROGATO

Aveva cominciato

Così pè scherzo, come fosse un gioco

E forse pè sentisse press'a poco

Diverso dar presente e dar passato.

Fu infatti 'na mattina maledetta

Che un tizzio, for de scola, sottomano,

je regalò la prima sigheretta

dar gusto novo e dar sapore strano,

Mentre fumava, se godeva er monno,

nascosto in una nuvola sbiadita,

e se n'annava, carico de sonno

lontano dall'inganni de la vita,

Poi fece l'ignezzione

d'un 'antra droga nova e allucinante,

'na droga più eccitante

Che subito je dava l'illusione

d'un godimento facile e improviso

che lo portava in mezzo ar Paradiso,

E adesso c'è volato pè davvero

Ancora ne la piena giovinezza

E co li segni in faccia d'un 'ebbrezza

Che sa de delusione e de mistero,

Certo lassù conoscerà la pace

Che qui ner monno nun ha mai trovato,

Certo lassù Quarcuno è più capace

de perdonallo, pure si è drogato,

E ar cantoncello d'una strada ignota

Rimane la vergogna d'una vita

Incominciata e subbito finita.

Una siringa vota.

Fabio Valdarnini

Page 72: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

72

ER BUCO

Famme da na tirata a lo spinello

Dissi a n'amico tanto tempo fa'

N'par de boccate, tanto pe provallo

Vojo sentì l'effetto che me da'

Da lo spinello ar buco è stato un lampo

Credevo de potemme comannà

Se voijo smette nun ce metto tanto

Da la siringa nu me fo' fregà

Pe tutti vale er solito discorso

Senza da' retta a chi me consijava

Ma adesso è tardi pe provà e rimorso

Dipenno da la "ROBBA" che me schiava

Me guardo de sfuggita ne lo specchio

Ma la mente nun accetta l'evidenza

Me porto i segni e n'è solo apparenza

Vent'anni appena e già sembro n'vecchio

So sceso fino all'urtimo scalino

Perdenno gni valore de me stesso

Pe n' po' de "NEVE" dentro ar cucchiarino

M'abbasso fino ar peggio compromesso

Nun sento più er profumo de li fiori

Nemmeno er sole riesce più a scallamme

Me se so' cancellati li colori

Er monno addosso a me stà pe crollamme

Vorrei agrappamme, ma nun trovo presa

Annaspo pe cercà na mano tesa

Ma acchiappo solamente tanto vento

E cò quello la speranza more dentro

La mia esistenza è n' buco co gnente tutt'intorno

Pasquangela Pisoni

Page 73: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

73

ER CICOGNO

Se ne stava solo lì in disparte

ma d'artro canto ciaveva raggione

chi se lo pija quer "Cignombbrellone"

braccio piegato come Bonaparte?

E nemmanco co le mèdeme carte

pe rivolà co la nòva staggione

e doppo con tanta disperazzione

messo fòra negozzio... lì da parte.

E io alluminato dall'incanto

ar commesso j'ho richièsto sortanto:

"Epperchè l'urtimo e cusì sfranto?"

"Quanno era chiuso ancora in fasce

se semo sbajati a fallo nasce

quì a vennelo 'gnisuno ce riesce!"...

..."Ma nun è giusto che arimane qua!"

De bòtto senza rennemene conto

l'ho subito pijato co lo sconto

e appiccicato...co difficortà!

Sfacciato o attufato ar tramonto

mò aspetta nòve nòve lappelà

cià come compagna la serenità

d'arègge oramài 'gni confronto!

'N "Cignombbrellone" nato scarzo

nun deve d'arimanè senza fiato

cusì da nun pèrde nisuno sbarzo

come li cristiani soli e storti

cor cèlo lì dall'arto incorniciato

quanno che ariveno a li porti!

Claudio Giampaolo

Page 74: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

74

ER COCOMMERO

Giranno tra li banchi der mercato

Sentivo er pesciarolo che strillava

"A metà prezzo!" pe' quello che ciaveva.

Lui giurava che era arigalato.

Er fruttarolo così j'arisponneva

"Che te strilli che 'n ce stà gnisuno!?!"

"So iti tutti ar mare, sarvognuno!

Stanno in bianco...!" er primo ribbatteva

Der cocommero cianno i colori

Stanno ar verde come la coccia

E se li gratti in bianco l'aritrovi

Rosso è quer che cianno in banca

De semi neri piena è la saccoccia

Er colore de la rabbia nu' je manca.

Mario Marini

Page 75: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

75

ER QUARTIERE NOSTRO

So' trent'anni o poco più

che io vivo a 'sto quartiere

se pò dì 'na vita intera

e mo ancora, non so come,

nun me so' abituata!

Se va male quarche cosa

tutti a di' ch'è corpa nostra,

de 'sto posto malfamato,

dei quartieri er più sfigato

e da tutti maltrattato.

Però mo so' rassegnata

faccio finta, mio malgrado,

de nun sta' a sentì la gente

che se strilla a più non posso

nun migliora certo er posto.

Nun so di' come succede

ma è 'na cosa assai palese;

facce nove tutti i giorni

pur se qui è com'un paese

piccolin, senza pretese.

Ce dovemo avè pazienza,

noi qui dentro ce vivemo,

famo in modo de pulillo

de tenello co' decenza

e poi bene ce staremo!

Ersilia Rosa Ursini

Page 76: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

76

IL GRIMAL DE MI NONNA IL GREMBIULE DI MIA

NONNA

Leat davor la schena Legato dietro la schiena

il grimal di me nona il grembiule di mia nonna

aveva un gran tacon una gran toppa aveva

par dut al geva ben: a tutto si prestava.

Ombrena sal ploveva Ombrello se pioveva

sporta sal coventava borsa se occorreva

suaman quan altri no era. asciugamano se altro non

c'era.

In banda una sacheta A lato una taschetta

larghia sora e in bas pi streta. larga sopra e in basso stretta

Dentri a steva dut: Dentro ci stava tutto:

La clav par sera' il plat La chiave per chiudere il

piatto

par ca no vadi il ghiat. Perchè non vada il gatto.

Di pan dur li molenis. Di pan duro mollichine

manghia par li gjalinis. Il mangiar delle galline.

Fuarfi par cerpi flors Forbici per potare fiori

curas cun tant amor. curati con tanto amore.

Doi batons da ponta' Due bottoni da cucire

qual cal timp a chiatara'. neri neanche a dire

Chel blanc sio' fasalet, Quel suo bianco fazzoletto,

spagli par i gno scarpes, spago per le mie scarpette,

semencis di radic, sementi di radicchio

e polvara di tabac. E polvere di tabacco.

Giuseppe de Luca

Page 77: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

77

LA LIBBERTA’

Un cane bastardone se lagnava

Con cagnolino de n'à gran signora

Vorei stà ar posto tuo le diceva

Perchè so certo che quann'è quell'ora

C'hai n'à scudella piena de porpette

O perlomeno m'par de cotolette

A fine settimana fai er bagnetto

Co la passeggiatina quotidiana

Si te và da dormì c'hai pure er letto

E te ne freghi de la tramontana

E quanno che fa freddo t'ariscalli

Davanti ar foco acceso der camino

Venghi trattato come n'signorino

dar maggiordomo cò li guanti gialli

Invece a me me tocca arimediamme

Quarc'osso buco immezzo a la monnezza

E quann'è notte che viè giù la guazza

N'ciò manco n'posto n'dove a riparamme

Er bagno me lo faccio quanno piove

E se fa freddo m'ariscallo ar sole

Vorrei stà ar posto tuo, perchè me sbajo?

Te sbaji j'arisponne l'altro cane

Te do' ragione nù me manca er pane

Ma tu c'hai la libbertà, io stò ar quinzajo.

Biagio Mariotti

Page 78: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

78

LI SOGNI DEGLI URTIMI

Quanno er sole

va a dormire

e la luna se stampa

dietro quer campanile,

in quer cantuccio

buio e ariparato

trova da dormire

'nvecchio emarginato.

Cor vorto sofferente

e su se stesso rannicchiato,

sogna quello che di certo

mai c'avrà:

- 'na casa, 'na famija,

co ‘na moje e 'na gran fija -

che quann'è ll'ora,

prima d'annà a lletto,

je dica con affetto:

- bona notte papà mio... -,

mentre lui l'accarezza

cco tanta, tanta tenerezza.

Tutti li sogni parono vero

e puro questo non vien da meno;

ma quanno er sole prepotente

s'aripjia er posto suo,

'nfreddolito e dolorante

da tera lui se tira su,

allarga le bbraccia,

se guarda 'ntorno

Page 79: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

79

e s'accorge co tristezza

ch'era stato solo 'nsogno,

ma nun fa gnènte

tanto viene notte,

e...... co la notte,

aritorneno li sogni.

Daniela Cruciani

LI NIPOTI

So due ma quarche vorta sò cinquanta

Mai troppi pe chi co loro puro canta

Inni alla vita che non basta mai

Sapenno quant'è dura e ce lo sai.

Uno ch'è bruno e sembra un torello

L'artro ch'è biondo tranquillo e bello

Me dicheno perchè li tengo tanto in mano

Senza sapè che nun ce sta de strano.

La vita che ci scorre sotto i piedi

Non cerca storie pe creà i poeti

E non penso che sia solo tracotanza Pe vedelli come sono gran sostanza.

Tra li sogni le speranze e le promesse

Quanno che vado a fa le somme stesse

Me ritrovo forse senza grandi azioni

Ma da me nascheno solo gran campioni.

Livio Angelici

Page 80: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

80

'NA GRAN VITA

Ner mucchio de tutti quelli che conosco

Ce stà chi, pur di preggio, è sotto costo

E si trincera dietro er nonno de vacanza,

E chi senza d'emerge nun po' sta senza.

Ce so l'amichi che se scanneno tra loro

Pe fa vede che nun stanno tutti in coro

E che so pronti ad affrontà l'impegno

Pe' svorge quarsiasi tema con ingegno.

L'età non conta, sarvo pe' trastulla,

però so' pronti a sproloquià sur nulla

ma nun je dì che nun sò boni a fallo,

se a quer punto nun vòi vedè lo sballo.

E pe te dimostrà che nun ce giobba

Te dice che nun je manca certa robba

ma a fronte de quarsiasi interferenza

Sta bono a nun scantasse puro senza.

Ce so poi quelli che nun stanno fermi

E se arrovellano pe combatte i germi

Che drento casa li potrebbero corpì

E segueno l'istinto puro senza capì.

C'è er vecchietto che balla senza sosta

E serio serio te guarda a bella posta

pe dimostrà che nun ce stà a mollà

Anche se la voja sta mejo de l'età.

E se je scappa de fa come i ragazzi

E se mette a cinquettà tra frizzi e lazzi

Pe conquistà l'occhiata dell'amica

nun è arzaimer è solo 'na gran vita.

Sergio Incitti

Page 81: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

81

NOZZE D’ORO

Ne so passati d'anni, e manco poco

Da quanno ve trovaste su l'altare!

A riccontallo adesso, nun ve pare

Ch'er tempo v'abbia fatto un brutto gioco?

Forse ve pare ch'oggi stesso è er giorno

De li progetti e li castelli in aria

Ma si ve date n'occhiatina intorno

Vedete che qui drento c'è n'antr'aria,

Sur viso de l'antichi giovincelli

Er tempo quarche cosa cià cambiato

Na ruga sulla fronte cià tracciato

E un po' de bianco ha sparso a li capelli

Mo ve sentite, ner guardà sti visi

Un po' più vecchi de tant'anni fa,

De quanno tra li baci e li sorisi

Ve se parlava de felicità,

Eppuro sta parola n'è invecchiata,

Ma v'è rimasta drento ar core impressa

Uguale a prima, identica, la stessa,

dar tempo de la vita spensierata,

e ne farà tesoro ‘ndando avanti

Er grann'affetto che v'unisce er core

E leggeremo ancora in diamanti

"FELICITA'" dettata dall'amore.

Maria Gasperoni

Page 82: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

82

PONTE ROTTO

S'allungheno le ombre ner tramonto,

L'isola Tibberina se colora

de rosa, poi d'azzuro e doppo 'n'ora,

a celo scuro, er Tevere è già pronto,

in quela pace, a dije che l'adora,

Ponte Rotto l'osserva mezzo tonto

poi pija sonno senza facce conto

pe' svejasse ar rumore de l'Aurora.

Straluna l'occhi e smiccia 'ntorno 'ntorno,

dar Campidojo, ar Pincio, ar Palatino,

Sospira de passione. A mezzogiorno,

co' piedi a mollo come un ragazzino

canta a la Roma sua che je sta attorno,

co' 'na voce compagna a 'n cherubbino.

Ne l'ascortà 'sto canto delicato

me sento, eppur nun sono, fortunato.

Paolo Tognozzi

Page 83: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

83

TESTAMENTO SPIRITUALE

Quanno finisce l'ojo a lo stoppino

E doppo n’po' se spegne la fiammella

Vordì che quarcheduno stà vicino

a dovè rende l'anima a la bella*

E quanno c'ariva nun fa distinzione

Tra er poveraccio a chi cià li bajocchi

Ma quanno è l'ora che chiudemo l'occhi

Pe tutti c'è la stessa posizione

Stavorta tocca a me, nun ce so' santi

Avoja a rampicasse su li specchi

Quanno l'anni so' tanti e semo vecchi

Damo ‘n saluto ar monno e a li restanti**

Però quanno sarà nun vojio gnente

Ne marmi lustri c'o le scritte d'oro

Nemmanco n'epitaffio pe' ricordo

Na' messa liscia e sbriscia senza er coro

E in quanto a fiori n'ce spennete n'sordo

Possibbilmente a piagne poca gente

Voijo annà via così come so' nato

Sortanto co la pelle che ciò addosso

Quella che er Padreterno m'ha prestato

Dar primo pianto n'poi fino ar trapasso

E pe' nun lascià traccia der passato

Ma ne' rispetto pe l'inquinamento

Vorei che er corpo mio fosse cremato

E quer che resta che sia sparso ar vento.

Giampiero Mariotti

Page 84: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

84

INDICE

1° DICEMBRE 1969 Salvatore Startari pag. 4

A MIA MADRE: “ I TUOI OCCHI NEL SEGRETO

DELLA VITA” Bianca Maria Sezzatini 5

A ROMA INNEVATA (RICORRE L’ANNO 2012)

Anna Carmela La Manna 6

A TE Gianni Marchetti 7

A TE Adriana Vendemini 8

A VOLTE SIGNORE Paol Cuofano 9

IL MARE Anna Manzo 10

IL MIO QUARTIERE Paolo Tognozzi 11

IL TEATRINO DELLA VITA

Quirino Berardi 12

IL TUO SGUARDO Gloria Damato 13

L’ARIA Sergio Incitti 13

LA STRADA MIA Maria Gasparoni 14

PRESTO Antonella Domenicantonio 14

MARATHON Giuseppe de Luca 15

NEL MIO MONDO MAGNIFICO

Carla Scaringella 16

QUANDO Paola Primavera Campana 17

QESTE MANI Graziella Romanin 18

ROMAGNA Angela Corzani 18

SANTA SOFIA Eugenio Corzani 19

SFUMATURE UN ROSA Carla Pelli 20

SOGNO Ersilia Rosa Ursini 21

UN FIORE NUOV Francesca La Rosa 21

TRATTO DI VITA Carlo Pini

22

UN PENSIERO PER LA NAVE “CONCORDIA” ED

IL SUO TRISTDESTINO Elisa Capodici 22

Page 85: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

85

VORREI ESSERE UN GABBIANO

Maria Provenzano 23

VAI Laura Damilano 24

42 ANNI INSIEME Caterina Iacopino 25

COMPUTER Paola Primavera Campana 26

DUE DEL SUD PER LE VIE DEL PARADISO (UNO

RICCO UNO POVERO) Angelo Altomari 33

ERAVAMO FELICI … E NON LO SAPEVAMO

Nicola Sacchetti 35

IL GIOCO DELLE EMOZIONI TRA LE RIGHE

DI UNA POESIA Giuseppina Raganelli 39

IL SOGNO Sergio Mieli 40

IL SOGNO PIU’ BELLO DELLA MIA VITA

Lina Adornetti 42

IN QUELLA CASA Ilaria Abate 44

LA FINE SEGRETA Bianca Maria Sezzatini 48

LA MORTE ….. E’ VITA Marcello Olivi 49

LA TRAPPOLA Rosanna Risi 54

LE DUE VALIGE Francesca La Rosa 56

LETTERA Maria Antonietta Pieroni 57

LO SFATICATO Bruno Bertolani 59

MAMMA Lucia Giorgetti 61

SCRIPTA MANENT…. Carla Pelli 62

SPETTACOLO IN PERIFERIA

Anna Manzo 66

Page 86: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

86

TERME DI CASA MIA Adriana Vendemini 68

DROGATO Fabio Valdarnini 71

ER BUCO Pasquangela Pisoni 72

ER CICOGNO Claudio Giampaolo 73

ER COCOMMERO Mario Marini 74

ER QUARTIERE MIO Ersilia Rosa Ursini 75

IL GRIMAL DE MI NONNA

Giuseppe De Luca 76

LA LIBBERTA’ Biagio Mariotti 77

LI SOGNI DEGLI URTIMI

Daniela Cruciani 78

LI NIPOTI Livio Angelici 79

‘NA GRAN VITA Sergio Incitti 80

NOZZE D’ORO Maria Gasperoni 81

PONTE ROTTO Paolo Tognozzi 82

TESTAMENTO SPIRITUALE Giampiero Mariotti 83

Page 87: Volano i miei pensieri insieme al vento portando via sogni e fantasie ...

87

Consulta del Volontariato Municipio Roma XV Arvalia

00146 ROMA Viale Vicopisano 95

e-mail: [email protected]

www.consultemunicipioromaxv.com/volontariato

Coordinamento

Centri Sociali Anziani Municipio Roma XV Arvalia

00146 ROMA Viale Vicopisano 95

3478130908