VOCI DELLA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO MILITARI DI GERMANIA · 2019. 3. 5. · VOCI...

15
VOCI DELLA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO MILITARI DI GERMANIA Questa lettera del prof. DE TONI, animatore della Resistenza nel campo di concentramento per ufficiali di Hammerstein (Germania), già parzialmente pub- blicata nelle pagine clandestine del « Ribelle » e diffusa anche da radio Londra, è riedita oggi nel testo integrale arricchito di ampie note documentarie che lo stesso autore aveva preparato per la nostra rassegna e che la fanno assurgere ad una storia del campo dei resistenti di Hammerstein. Nel testo e nelle note s’avverte come la scarna linearità della cronaca e della documentazione sia sorretta da una potenza di affetti e di convinzioni, che rara- mente si trovano contemperati con tanto equilibrio. Per comprenderlo occorre rammentare che il Prof. De Toni, prematuramen- te tolto il 27 Aprile 1950 agli studi, alla famiglia, alla scuola da un male con- tratto nei duri anni di prigionia, era uno scienziato, un botanico, specialista in studi algologici in cui l’esattezza dell’osservazione e l’accurata registrazione eran divenute abito mentale: solo così si spiega come un uomo ossessionato dalla fame e dalle responsabilità di comando si potesse preoccupare di conservare il mate- riale documentario della vita del campo. Dalla raccolta del giornale ciclostilato del campo « La allodola » ad una ric- chissima corrispondenza, alle cartelle cliniche dei singoli ufficiali, alle copie di tutti gli atti del campo, agli indirizzi completi di tutti gli ufficiali, aderenti, o me- no al lavoro, fino alle lettere giuntegli nascoste nei pacchi o da lui mandate per mezzo di un ufficiale autorizzato ad aderire proprio per salvare la documentazio- ne, tutto quanto poteva servire alla ricostruzione dello storico è stato serbato e valorizzato in queste note. Codesto materiale del De Toni stesso era stato riordinalo quale integrazione del suo diario di comandante del campo, che la famiglia doppiamente legata alla Resistenza oltre che da lui, dal sacrificio nel campo di Mauthausen del co- gnato avv. Andrea Trebeschi —, intende pubblicare a testimonianza non solo del- l'uomo, ma delle sofferenze morali e materiali degli ufficiali che lo vollero loro comandante e attinsero anche dalla sua forza spirituale la volontà di resistere, di fronte alle pressioni- degli affetti, della fame, dell’inerzia. Nessurui nota polemica in queste pagine, in cui ci sono invece parole di com- prensione umana, anche per quelli che scelsero una strada diversa dalla stia; ma neppure incertezza di apprezzamento, nel giudicare quel che era il suo dovere di ufficiale italiano in quelle contingenze. E non possiamo dimenticare la sua cortese, ferma insistenza, quando nel de- terminare l’ambito di interesse dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza in Lombardia, di cui era socio, prospettò la resistenza dei militari non aderenti e ne illustrò ampiezza e significato. La pubblicazione di questo suo scritto vuol essere quindi insieme una testi- monianza resa ad un resistente ed. un contributo alla storia di un aspetto sinora trascurato del movimento di liberazione. iti. B.

Transcript of VOCI DELLA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO MILITARI DI GERMANIA · 2019. 3. 5. · VOCI...

  • VOCI DELLA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO MILITARI

    DI GERMANIA

    Questa lettera del prof. DE TONI, animatore della Resistenza nel campo di concentramento per ufficiali di Hammerstein (Germania), già parzialmente pubblicata nelle pagine clandestine del « Ribelle » e diffusa anche da radio Londra, è riedita oggi nel testo integrale arricchito di ampie note documentarie che lo stesso autore aveva preparato per la nostra rassegna e che la fanno assurgere ad una storia del campo dei resistenti di Hammerstein.

    N el testo e nelle note s’avverte come la scarna linearità della cronaca e della documentazione sia sorretta da una potenza di affetti e di convinzioni, che raramente si trovano contemperati con tanto equilibrio.

    Per comprenderlo occorre rammentare che il Prof. De Toni, prematuramente tolto il 27 Aprile 1950 agli studi, alla famiglia, alla scuola da un male contratto nei duri anni di prigionia, era uno scienziato, un botanico, specialista in studi algologici in cui l’esattezza dell’osservazione e l’accurata registrazione eran divenute abito mentale: solo così si spiega come un uomo ossessionato dalla fame e dalle responsabilità d i comando si potesse preoccupare di conservare il materiale documentario della vita del campo.

    Dalla raccolta del giornale ciclostilato del campo « La allodola » ad una ricchissima corrispondenza, alle cartelle cliniche dei singoli ufficiali, alle copie di tu tti gli atti del campo, agli indirizzi completi di tutti gli ufficiali, aderenti, o m eno al lavoro, fino alle lettere giuntegli nascoste nei pacchi o da lui mandate per mezzo di un ufficiale autorizzato ad aderire proprio per salvare la documentazione, tutto quanto poteva servire alla ricostruzione dello storico è stato serbato e valorizzato in queste note.

    Codesto materiale del De Toni stesso era stato riordinalo quale integrazione del suo diario di comandante del campo, che la famiglia — doppiamente legata alla Resistenza oltre che da lui, dal sacrificio nel campo di Mauthausen del cognato avv. Andrea Trebeschi —, intende pubblicare a testimonianza non solo dell'uomo, ma delle sofferenze morali e materiali degli ufficiali che lo vollero loro comandante e attinsero anche dalla sua forza spirituale la volontà di resistere, di fronte alle pressioni- degli affetti, della fame, dell’inerzia.

    Nessurui nota polemica in queste pagine, in cui ci sono invece parole di comprensione umana, anche per quelli che scelsero una strada diversa dalla stia; ma neppure incertezza di apprezzamento, nel giudicare quel che era il suo dovere di ufficiale italiano in quelle contingenze.

    E non possiamo dimenticare la sua cortese, ferma insistenza, quando nel determinare l’ambito di interesse dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza in Lombardia, di cui era socio, prospettò la resistenza dei militari non aderenti e ne illustrò ampiezza e significato.

    La pubblicazione d i questo suo scritto vuol essere quindi insieme una testimonianza resa ad un resistente ed. un contributo alla storia di un aspetto sinora trascurato del movimento d i liberazione.

    iti. B.

  • 6 DiE TOM

    Carissimo Nando,

    Finalmente, dopo quindici giorni di ansiosa attesa, ho potuto recuperare la lettera speditami il 13 marzo via Favero (1). Non so come e quando potrò farti pervenire questa mia : la posta privata non 1

    (1) La lettera di cui si tra tta risu lta im bucata in G erm ania il 23 m arzo 1944; di essa, il 27 dello stesso mese, m i venne consegnata la sola busta senza alcun contenuto, che era stato trattenu to dal serg. Lutze, capo de ll’Abw ehr (Servizio di controspionaggio) e che m i fu consegnato dal soldato ita liano R inaldo Ghigliano- vic (addetto alla Abw ehr) il 12 aprile, dopo lunghe m ie insistenze (fra l ’altro , io ero in partico lare ansia perchè proprio in quei giorni attendevo la notizia della nascita di u n fig lio : V itto ria Ita lia era infatti nata il 20 marzo).

    P e r la verità io debbo precisare le ragioni pe r le quali m io frate llo si lasciò in d u rre a scriverm i in m odo così strano : le notizie fram m entarie sulla nostra situazione generale non potevano non destare ne lle nostre fam iglie p reoccupazione; nella m ia si era in o ltre in partico lare ansia, dopo che m io cognato A w . A ndrea T rebeschi era stato arrestato (6 gennaio 1944), trasporta to a V erona e fatto p a rtire per la G erm ania come deporta to politico (29 febbra io): di esso non si ebbe p iù alcuna notizia fino a quando venne dal Com ando tedesco di Brescia com unicato il suo decesso nel Campo di Gusen presso M authausen (gennaio 1945).

    A questa causa non lieve di ansia p e r la m ia sorte si era aggiunta la condizione di gravidanza di m ia m oglie ed in fine una m ia le ttera che ero riuscito a far pervenire a mezzo d i un ufficiale che era rim patria to e che era del seguente ten o re : « 2 -ll-’44. Carissim o N ando, a te personalm ente posso d ire qu a li sono rea lm ente le nostre condizioni. Siamo nel peggiore Campo della G erm ania, clim a m icid iale pe r freddo, vento, um idità . I l v itto è insufficiente e si soffre la vera fame. M oralm ente ci ten iam o su, m algrado le angherie che ci fanno. Fra l ’a ltro il se rvizio postale non funziona se non con una paurosa irrego larità . V ogliono a tu tti i costi che noi optiam o o ci m ettiam in nota pe r i com battenti o pe r i lavoratori. Noi resistiam o e resisterem o a tu tte le lusinghe che ci fanno ed a tu tti i disagi. Siamo sistem ati peggio dei cani, in un Campo attrezzato pe r p rig ion ieri russi, cioè in baracche di legno p iene di fessure, in 40-45 posti su tre file orizzontali, gom ito a gomito, senza spazio e senza luce. Ogni tanto viene una com m issione che fa delle proposte e poi se ne va... D icendoti che resistiam o ti dico tutto . È una questione di onore e non si può transigere. Se rito rnerem o avrem o vinto una ba tta glia. Io affido a te, come al frate llo m aggiore, Anna e la piccola o i piccoli m iei. A te ed a tu tti la m ia riconoscenza p e r quanto avete fatto e pe r quanto farete pe r Anna. T enete la tran q u illa e serena. N on d irle di questa m ia. È m eglio che tu non dica nu lla nem m eno alle sorelle... ».

    Così m io fratello , illuso anche dalla esterio rità del com portam ento dei ted e schi e specialm ente persuaso che la sola via d i salvezza p e r m e consistesse nella mia adesione, mi scrisse [nel seguente m odo : « .....»].

    Debbo obbiettivam ente riconoscere che, dopo che la m ia risposta gli pervenne (23 aprile) m io frate llo fu perfe ttam ente convinto ed agi in conseguenza. La m ia lettera , rip rodotta fotograficam ente in grande num ero di copie, venne in seguito largam ente diffusa anche attraverso il g iornaletto clandestino « I l R ibelle » (n. 5 del giugno 1944) e, pervenuta in In gh ilte rra (forse attraverso la Svizzera) fu letta a quella stazione radio trasm ittente.

  • LA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO 7

    •è facile ad inoltrarsi da chi, come noi, vive in uno stato di isolamento ben maggiore e peggiore di quanto si possa immaginare (2).

    Desidero dirti che ho letto con molta attenzione e serenità la tua lettera; aggiungo che non ne sono stato sorpreso: essa è del tenore abbastanza comune, come quello di altre lettere ricevute dai miei compagni di prigionia (3). Tristi lettere che preferiremmo oggi di non ricevere, ma che forse un giorno saremo lieti, come del massimo riconoscimento, di avere ricevuto.

    Forse a quest’ora qualcuno, a viva voce, ti avrà raccontato qualcosa sulla nostra situazione. Ma non è dalle poche notizie frammentarie che si possono descrivere o comprendere fatti che rimarranno impressi nelle sole menti nostre. Nessuno potrà comprendere, forse, quello che noi abbiamo compreso. Tu non sei stato strappato, con volgare inganno, con inganno che da solo basta a disonorare una na

    (2) L e difficoltà d i fare perven ire in Ita lia notizie dettagliate e sicure erano ovvie. N on pochi erano gli ita lian i che rim patriavano perchè aderen ti alla r. s. i. : m a com e fidarsi di essi? U na m agnifica occasione d i fa r recap itare no tiz ie e do cum en ti m i sem brò quella del rim patrio del cap. P iero B erto lo tti di Brescia, ma eg li non volle assum ersi i l rischioso incarico (p rim i di ap rile 1944); e, d’a ltro n de, m i sem brava d i grande u tilità i l m ettere in salvo quelle carte che potevano docum entare la nostra situazione, o ltre che a ch iarirla . Così, quando il 15 aprile ebb i notizia che il tenen te Carlo B ern in i di M ilano era stato richiesto dalla 6ua D itta e che il Com ando tedesco avrebbe espresso p arere favorevole, p revia la adesione dello stesso alla r. s. i. (nessuno, alm eno dal Campo di HammeTstein, venne rim patria to se non aderen te alla r. s. i.), riten n i o ttim a la occasione. I l tenente A ldo Saccenti, che bene conosceva il B ernin i, m i assicurò che se questi si fosse assunto l ’incarico lo avrebbe sicuram ente portato a term ine. R iuscii a persuadere il ten. B ernin i, assum endom i io la responsab ilità della sua adesione alla r. s. i., responsab ilità a suo tem po d ichiarata alle A utorità M ilita ri ita liane (D istretto M ilita re di Brescia), subito dopo il m io rim patrio , ne lla R elazione ufficiale sul Cam po d i H am m erstein ed in seguito conferm ata a ll’interessato. R innovo ora e p u b b licam ente la stessa d ich iarazione: avere cioè il B ern in i adem piuto ad un preciso d o v ere ; oso sperare che la m ia dichiarazione, fa tta nella m ia veste d i com andante , sia sufficiente pe r ren d ere inequivocabilm ente chiara la sua posizione. E d in sisto ne l rico rdare i l gravissimo rischio da lu i corso (non parlo del m io): se questa le tte ra ed i docum enti allegati ad essa fossero caduti in m ano tedesca le sanzioni, come è facile com prendere, sarebbero certam ente state gravissime.

    (3) N on ho m ai esercitata censura su lle le tte re in arrivo od in partenza. T u ttavia decine d i ufficiali m i leggevano le le tte re ricevute dalle fam ig lie ; in pa rtico lare du ran te i m esi d i febbraio , m arzo ed ap rile si verificò una specie d i vera epidem ia di incitam enti, da parte dei fam ig lia r! ad ad erire (pochissim i, credo, ne fu ro n o esenti). La causa di questo fatto , estrem am ente doloroso p e r noi, va p ro bab ilm en te ricercata nello stato d i partico lare ansia delle fam iglie, irr quanto gli ufficiali che rim patriavano descrivevano la nostra situazione come gravissima e ciò sia perchè effettivam ente lo era, sia perchè essi potevano cosi cercare di sm inuire Ja gravità de ll’averè aderito .

    Io sono persuaso che tu tti coloro che hanno resistito anche alla richiesta dei fam ig lia ri sentano oggi l ’orgoglio d i avere v inta una battaglia in tim a durissim a.

  • 8 DE TONI

    zione (4), alla tua famiglia, alla tua casa, alla tua Patria; tu non hai visto le caserme devastate; sotto i tuoi occhi non hanno ferite od uccise donne ree di avere buttato a noi qualche pezzo di pane (5); tu non sei stato disarmato; tu non hai provato il viaggio dall’Olanda alla Polonia, affamati, assetati, chiusi peggio che bestie nei carri (6); tu non hai sentito e subito il frustino sulla schiena, sul viso... (7), contro di te non sono stati aizzati i cani, non sei stato azzannato dai cani (8); tu non hai vissuto in queste baracche, e non per giorni, ma

    (4) E bbi in seguito (9-10 o ttobre) occasione d i d ich iarare al capo de ll’A bw ehr, Feldw . Jurgens, come una delle cause di grande dolore pe r m e m ilita re (e credo anche pe r i m iei colleghi) era stata la constatazione che « u fficiali tedeschi (u fficiali, a p rescindere dalla lo ro nazionalità) avevano im pegnata la lo ro paro la d ’onore m entendo spudoratam ente ». Avevo anche precisato u n episodio : che quando si stava pe r p a rtire da Brescia, l’l l settem bre ’43, un ufficiale aveva d ichiara to «sulla sua parola d ’onore» che ci avrebbero condotto a V erona pe r una sem plice fo rm alità e che la sera stessa od al m assim o il giorno successivo sarem m o stati l ib e r i: gli au tocarri, senza che fosse pervenuto alcun contrord ine, ci portarono d iretta- m ente a M antova e da li fum m o spediti in G erm ania.

    (5) N ella stessa M antova i tedeschi spararono ripetu tam en te contro la popolazione che, con slancio comm ovente, cercava con ogni mezzo di soccorrerci.

    (6) La descrizione dei nostri viaggi attraverso la G erm ania m eriterebbe ben a ltra penna. Nel m io carro (il 18°), a causa del cedim ento di un certo tavolato, un ufficiale, il cap. M usina di Genova, ebbe un paio di costole fra ttu ra te : solo alla m attina successiva, m algrado lunghissim e soste duran te le qua li non si cessava dal nostro carro e da quelli v icini di invocare soccorso pe r q uel disgraziato, la scorta tedesca provvide a fa r trasportare detto U fficiale in un O spedale. D urante lo stesso viaggio rim anem m o senza rancio pe r due giorni, dopo di che i so ldati della scorta tedesca ci vendettero i nostri viveri in cam bio di denaro o di vari oggetti.

    (7) L im itandom i ai fatti che m i sono stati denunciati (dei p iù non ebbi però che notizie) ricordo : il ten. A lbisinni preso per la gola ed insulta to dal m ar. Lang, il sten. A brusci percosso col calcio del fucile, il cap. Galeazzo, senza alcun m otivo p lausib ile, du ran te la disinfestazione, preso a frustate , sulla nuda pelle, da un m aresciallo tedesco, il ten. Fenizi, percosso al viso, il cap. D ogliani colp ito con bastone, il ten. M oretto colpito a p iù rip rese col calcio del fucile da parte di una sentinella tedesca, il ten. A ndalò preso a frusta te dal serg. Lutze, il ten. Gal preso a schiaffi dal sergente Lutze e da un ch 'ile tedesco de ll’A bw ehr, il sten. Sarri preso a scudisciate dal serg. Lutze. Io stesso, du ran te una disinfestazione, fui colpito sulla schiena con un frustino : ed il ten. Osti, in te rp rete u fficiale del nostro Blocco, ebbe un v iolento d iverbio con il m aresciallo tedesco addetto alla disinfestazione.

    (8) L im itatam ente ai fatti che m i vennero denunciati, rico rd o : il ten. De Luca, addentato da un cane (18 febbraio), il cap. Dello Sbarba, pu re addentato da un cane contro di lu i aizzato (26 febbraio), così il cap. Jauch (26 febbraio) f i ten. Leone, M erciai, A rgenterò gravem ente m orsicati da cani condotti in cam erata dai tedeschi ed aizzati contro gli u ffic ia li; (27 feb b ra io ); il cap. C hiodelli Giacomo, assalito da due cani aizzati senza m otivo contro di lu i (ap rile ); il cap. Dogliani, aggredito da cani (31 m aggio); il sten. P a trin i, attaccato dal cane aizzato contro di lu i da un tedesco, alle 10 di sera, in cam erata (data im precisata)-

  • LA RESISTENZA NEI CAMPI DI CON CENTRA MENTO 9

    per mesi, quarantacinque in sessantaquattro metri quadrati (9); tu non sai cosa sia una perquisizione, alto ufficiale, controllato, preordinato (10); tu non sai cosa sia la «conta»... (11).

    E non è tutto. Tu non hai visto lo spettacolo della deportazione dei civili in Polonia (12); tu non hai portato alla sepoltura i compagni morti (13), tu non hai visto i russi, non sai come siano trattati, vivi o morti, i russi ( 14) : e noi, da qualche punto di vista, abbiamo 11

    (9) Q uesti dati vanno co rre tti: dalle relazioni tecniche stese dal cap. Ravet- ta e dal sten. De Biasi risu lta che le cam erate avevano la superficie di circa q u a ran tadue m etri q u a d ra ti; in ciascuna di esse erano sistem ati da un massimo di quaran tacinque ad un m inim o d i tren ta ufficiali (negli u ltim i tem pi e salvo le cam erate 18 ed « A »).

    (10) Anche le perqu isiz ion i necessiterebbero d i a ltra penna. E rano le m igliori occasioni, pe r i tedeschi, di « p re le v a re » quanto lo ro faceva com odo (l’elenco degli oggetti ruba ti, è la parola, assai incom pleto e relativo alle sole p e rquisizioni del 1 febbraio e del 8 ottobre, è im pressionante: sono centinaia di oggetti di corredo, di uso o com unque di p ro p rie tà personale). In p artico lare ricordo la perqu isiz ione del 1 febbraio , duran te la quale fum m o ten u ti sopra e sotto la neve pe r m olte ore, m entre non pochi u fficiali venivano spogliati n u d i: cap. Bo- nacina ed altri. Al capitano Stanzani vennero b u tta te sulla sabbia fotografie dei suoi cari e le m agre provviste di g iuliana che egli conservava nel suo sacco: per avere io energicam ente protestalo , venni rinchiuso al com ando e m i si im pedì, come era m io d iritto , non solo di assistere al proseguim ento della operazione, ma anche di p rendere visione degli oggetti sequestrati. È anche da no tare che la pe rquisizione del 1 febbraio seguì im m ediatam ente la pro testa che, insiem e con specificate richieste relative a m ig lio rìe da in tro d u rs i nel Campo, era stata p resentata al C om ando tedesco.

    (11) La « c o n ta » era fatta p e r il con tro llo num erico dei p resenti. Con qualsiasi tem po e due volte al giorno tu tti gli u fficiali dovevano adunarsi p e r cinque ed erano contati e ricontati. È da rico rdare com e m olti ufficiali erano som m ariam ente vestiti e non pochi p riv i o quasi di calzature. N el Campo di H am m erstein, dopo lunghe insistenze ed approfittando del fatto che il Com ando tedesco non conosceva i regolam enti per i Cam pi per ufficiali, riuscii a farle sospendere. Dal 1 m arzo non ebbero p iù luogo « c o n te » , con notevole sollievo pe r tu tti.

    (12) N ella stessa ora nella quale no i scendevamo a Przem ysl, un convoglio di deporta ti po litici sostava in quella stazione. La descrizione di un ta le convoglio appare superflua, pe r la abbondanza della le tte ra tu ra in m erito . Ma si può bene im m aginare la nostra preoccupazione che scene sim ili avessero a ripetersi in Italia p e r rappresaglie sui nostri fam ig liarli

    (13) Dopo laboriose trattative si o ttenne che i fu nera li avessero caratteristiche m ilita ri. Si riuscì anche ad avere una grande band iera trico lo re che ricopriva il fe re tro : essendo priva dello stem m a sabaudo, si poneva sulla band iera stessa una sciarpa azzurra della quale, probabilm ente, i tedeschi non conoscevano il significato. La m orte dei nostri com pagni, anziché indebolire , rafforzava in noi il p ro posito di non cedere.

    (14) In un cam po separato dal nostro da un sem plice reticolato transitarono , du ran te la nostra perm anenza ad H am m erstein, m olte decine di m igliaia di russi. O ltre ai norm ali m altrattam enti, nella prim a qu ind ic ina di aprile si ebbe p iù di u n caso di « tiro a segno » della sentinella tedesca contro russi. E chi non rico rda le bestia li scene sulla strada davanti al nostro Blocco e nel piccolo p iazzale

  • 10 DE TONI

    un trattamento peggiore (15). Noi, ufficiali di un esercito già alleato...Tu hai resistito, a Reggio, perchè sentivi nella tua coscienza, di

    dover resistere. Ma a te nessuno della tua famiglia ha chiesto di cedere, nessuno ti ha esortato a cedere: io ho letto di Madri, Mogli, Figli che chiedono, implorano (16) in buona fede una firma disonorevole (17); io stesso ho ricevuto, e non una volta sola, una invocazio- * Il

    della disinfestazione? Chi non ricorda la «spesa m o rti» , il carro che ogni giorno, carico di decine d i cadaveri ignudi, transitava sotto i noBtri occhi, d ire tto alle fosse com uni?

    (15) N on pochi russi ebbero occasione di m eravigliarsi con no i che il nostro rancio giornaliero fosse un ico ; ma la causa di m aggiore sofferenza pe r noi era la «doccia scozzese» di grandi prom esse (il treno p e r il rim pàtrio degli ufficiali anziani od am m alati era sem pre in partenza...) e d i m inaccie. Con ogni mezzo si ten tò di vincere la nostra resistenza; e le « v o c i» p iù d isparate erano fa tte circola re pe r il C am po: lavori forzati, trattam ento da d eporta ti p o litic i; in fine trasferim ento in N orvegia pe r lavoro coatto ne lle m in iere di p iom bo (e si aggiungeva che su sei p iroscafi che trasportavano colà dei russi, c inque erano stati affondati...).

    I l 21 luglio , subito dopo l ’attentato ad H itle r, il capitano tedesco com andante del Campo, rittm . F reudenberg , m i esortò a passare fra i lavo ra to ri: « I l Cam po passerà alle dipendenze delle SS e noi non possiam o garantire della vostra v ita » , m i disse (m a si ebbe la sola risposta pe r noi possib ile: «S iam o p ron ti a tu tto ») : m anovra in tim idato ria o buona fede sua? Io non so, ma non m ancavano le ragioni di preoccupazione!

    Il 9 settem bre, presenti anche il cap. C apelli ed il Sten. O berto, il sig. D i B ernardo, rappresen tan te ufficiale del SAIM I, raccontò che un cam po di in te rnati po litic i, vicino a Stettino, era stato d istru tto da bom bardam ento effettuato dagli stessi tedeschi ; ed aggiunse : « po trebbe capitare anche a voi... ».

    (16) O ltre alle decine d i ufficiali che m i facevano leggere la lo ro corrispondenza, ebb i occasione di leggere due le ttere scritte su fogli di carta e m ancanti d i indirizzo (e dovetti leggerle appunto p e r cercare d i com prendere chi ne fosse il destinatario). La prim a, che po tei recap itare, era del seguente tenore : « Ho o tta n ta n n i, sono sola al m ondo, non ho che te. T i scongiuro, t i prego in ginocchio di to rnare , d i firm are qualsiasi cosa, m a di to rnare . È tua M adre che ti prega, è tua M adre che ha il d iritto di rivederti prim a di m orire... ». L ’ufficiale m i m ostrò la risposta che, pu re attraverso a frasi di affetto come per rendere m eno duro il colpo alla M adre, poteva cosi riassum ersi : « N on posso ; non posso perchè non voglio, ma debbo non volere ».

    (17) È indubb io che il passaggio volontario di un ufficiale fra i lavoratori, condizione assoluta pe r l ’eventuale rim patrio , era ai nostri occhi un atto d isonorevole. Non sta a m e giudicare quanti non hanno voluto o saputo o potu to re sistere. L ’allettam ento di un trattam ento alim entare m igliore, della m aggiore tra n qu illità , della possibilità di rim patrio incise enorm em ente sulla massa degli U fficiali e decise m olti di essi a passare al I I Blocco (aderen ti a lavoro). E bbi p iù di una occasione, nei rapporti ten u ti ai C om andanti di Baracca, di insistere sul concetto che noi dovevamo considerarci come in com battim ento e che, qu ind i, nessuna diserzione, pe r nessun m otivo, poteva essere ammessa (non mi fu m ai consentito di parlare a tu tti gli U fficiali riun iti). Ai p rim i d i settem bre, in partico lare, quando la nostra partenza pe r la Norvegia pareva im m inente, in te rru p p i bruscam ente il F iduciario del Campo, che, nel rapporto a tu tti i C om andanti d i gruppo, ci r i cordava le nostre fam iglie ed i nostri doveri verso di esse, per d irg li di preoccu-

  • l a r e s is t e n z a n e i c a m p i d i c o n c e n t r a m e n t o 11

    ne rivolta al mio cuore di marito e di padre (18), un appello diretto alla ragione... È la prova suprema per un uomo. Ma c’è qualcosa in me, in noi, che supera ogni lato affettivo, ogni tentazione, ogni lusinga, qualcosa che ci permette di vincere anche il nostro egoismo che si fa spesso tanto prepotente.

    Noi avremmo potuto considerare ogni singolo episodio come frutto di iniziativa individuale (19), anche se è di ieri la nuova minaccia, da parte del Comando tedesco, di lanciare di nuovo contro di noi i cani (20), anche se è recentissima la disposizione, sempre da parte del comandante tedesco, di lasciare senza carbone una intera camerata (21), anche se non è lontano il tempo in cui non è stata presa

    parsi piuttosto che, alm eno per i vecchi e gli am m alali, il trasferim ento avvenisse nel m odo m eno bestiale. E nel rapporto tenu to la sera stessa ai C om andanti d i B aracca del m io Blocco insistei nel concetto che « l ’avere fam iglia, in questa p r igionia, è un lusso che noi non ci possiam o perm ette re ».

    (18) La stessa m ia M oglie, m ale consigliata, in seguito anche a no tiz ie ricevu te da a ltre fon ti e soprattu tto pe r il te rro re che anche a m e fosse riservata la fine di m io cognato deporta to come politico ed in seguito deceduto a Giisen (M authausen), si lasciò trascinare a scriverm i di to rn are a qualsiasi costo : « la tua bam bina (che aveva circa venti mesi) t i invoca: to rna, to rna, papà...» .

    (19) La m assim a concessione che poteva essere fatta ai tedeschi era di r ite n ere che tu tte le angherie e violenze esercitate contro d i no i fossero fru tto d i in iziative ind iv iduali. A ncora nel febbraio , il com andante dei Cam pi (Lager N ord e Lager Ovest), co lonnello von B ernuth , da m e espressam ente in te rpella to , aveva fa tto la seguente d ich iaraz ione: « V o i non siete p rig io n ie ri di guerra, m a in te rna ti m ilita ri. L ’in ternato m ilita re italiano si trova uno scalino al di sopra dei p rig ion ieri di guerra. Voi non avete la pro tezione della Croce Rossa In ternazionale perchè non ne avete bisogno : vi protegge la Germ ania... ». Ma si vide in seguito com e dallo stesso Com ando tedesco vennero im partiti o rd in i e disposizioni ben con trastan ti con le afferm azioni del colonnello von B ernuth . E non esitai, ne ll’in terrogato rio subito il 9 o ttobre , di d ich iarare m olto esplicitam ente al capo della A bw ehr, feldw . Jurgens, a proposito de ll’assassinio del tenente Sclarandi, che se pu re si poteva am m ettere che la sentinella tedesca avesse ucciso lo Sclarandi non per d isposizioni superio ri, restava però al Com ando tedesco tu tta ed in te ra la gravissim a responsabilità di avere m antenuta la stessa sentinella al suo posto p e r o ltre u n a se ttim ana; che non poteva detta sentinella venire considerata a ltrim en ti che pazza o de linquente , ma che nel prim o caso il Com ando tedesco sarebbe stato da considerarsi pe r lo m eno incosciente, nel secondo connivente.

    (20) A rip rova che ne lle faccende dei cani il com ando tedesco ne ordinava l ’uso (e l ’abuso) cito, fra gli a ltri, il seguente ep isod io : «V erso le ore 15,45 (del 13 aprile), m entre i C om andanti di Baracca erano r iu n iti a rapporto nella sede del Com ando, il capitano tedesco com andante fece avvertire che se entro tre m in u ti i re tico la ti non fossero stati liberati da b iancheria messa ad asciugare, av reb be dato o rd ine d i lib e ra re i cani. Da no tare che non era stata p recedentem ente im partita alcuna disposizione di non appendere b iancheria al reticolato (interno) suddetto . P resen ti, o ltre a tu tti i C om andanti di Baracca, il capitano Somenzi B runo. In terp re te il capitano R igh i C arlo » (dal m io d iario personale).

    (21) Ai p rim i d i m arzo una in te ra cam erata venne lasciata senza carbone, senza m otivo sufficiente. È da no tare che ancora in m aggio nevicò abbondantem ente .

  • 12 DE TONI

    alcuna misura per un caso di tifo petecchiale verificatosi nell’adiacente campo russo (22), anche se è di oggi l’ordine impartito alle sentinelle di sparare contro chi si avvicina ai reticolati (reticolati interni), ordine già un paio di volte eseguito (23); anche se non è lontano quel giovedì santo in cui abbiamo portato al cimitero un nostro ufficiale morto di fame: (24) un secondo purtroppo, lo porteremo fra pochi giorni...

    Noi non vogliamo restare qui, come qualcuno insinua, per vigliaccheria, quasi imboscati (25). Siamo tutti ex combattenti, molti deco-

    (22) Il tifo esantem atico, pe r no i spesso p ien i di pidocchi, rappresentava u n a seria fonte di preoccupazione. Nessuna m isura o m isure del tu tto irriso rie vennero prese dal Com ando tedesco in occasione delle due epidem ie verificatesi, nella seconda delle quali fu rono colp iti anche u n soldato (deceduto) ed un ufficiale italiano. Anzi, il lazzaretto di isolam ento pe r i russi, che decedevano a d ec in a ogni giorno, era sistem ato in un piccolo cam po adiacente alla nostra in ferm eria : ed i russi infetti si trascinavano sulla stessa strada che no i percorrevam o quotid ianam ente pe r recarci alle cucine a p rendere il rancio.

    (23) N ella p rim a qu ind ic ina di aprile si verificarono, ne l Campo im m ediatam ente adiacente al nostro (le la trin e erano com uni) num erosi casi di uccisioni o di ferim ento di russi. Due giorni dopo che il tenen te B ern in i era partito pe r l ’I talia, il 22 aprile , il soldato tedesco Hugo F re ter, di sentinella al nostro Blocco, dopo avere ucciso o gravem ente ferito alcuni russi e dopo avere d ichiarato al soldato italiano repubblicano di guardia a ll’ingresso del nostro Blocco che « avrebbe ucciso anche un ufficiale italiano » colpi alle spalle ed uccise con una fucilata il tenente R enato Sclarandi che, m unito di regolare perm esso (già noto alla sentinella stessa) stava rien trando al nostro Blocco. Inu tilm en te si cercò di portare soccorso al m oren te : sotto la m inaccia della sentinella , non fu possibile se non dopo qualche tem po a noi, pron tam ente accorsi, di avvicinarci; e ciò m entre a ltri m ilita ri tedeschi, in partico lare il sottufficiale P au l Langer, addetto alla d isin festazione, stringevano la m ano al F re ter come per approvazione.

    (24) I l 4 aprile era m orto pe r sfinim ento il tenen te M aron i; m orirono pe r sfinim ento, in seguito il tenente Cantone (3 luglio) ed i l capitano M onti (2 agosto). M oltissim i a ltri ebbero a soffrire pe r gravissime form e di sfinimento, con i classici edem i da fame. Le tabelle teoriche delle som m inistrazioni, calcolando il pane com e di farina di grano e tu tti i v iveri come i m igliori, portavano ad un to ta le di o ltre 1500 calorie g io rnaliere ; ma a prescindere dal fatto che i viveri erano ben lungi dall’essere i m ig lio ri, che il pane era spesso am m uffito ed im m angiabile (chi non ricorda il pane del 9 settem bre?), che le pata te e le rape erano spesso im m angiabili (il 4 febbraio vi fu uno scarto del 60% delle rape), i quan tita tiv i erano spesso arb itrariam ente d im inuiti dalla d istribuzione fatta nei m agazzini. P e r le sole g iornate del 28, 29 febbraio e 1 m arzo risu ltò un peso in m eno di pata te rispettivam ente di ql. 1,89, 1,09, 1,68 che, trado tto in percento individuale, rap presentava una decurtazione gravissima ne lle già lim ita te assegnazioni (dati desunti dalla copia della protesta inviata al Com ando tedesco: protesta inu tile , in quanto il Com ando tedesco legalizzò il sopruso dim inuendo anche nelle tabe lle le assegnazioni).

    N ella relazione da me richiesta al capitano m edico Bovio, in data 22 gennaio, risu lta che le calorie superavano appena le 1000 giornaliere.

    (25) Le com m issioni della r. s. i. che venivano a fare propaganda pe r le adesioni, cosi come gli stessi tedeschi, non m ancavano di sfru ttare il concetto che

  • LA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO 13

    rati, molti volontari. E, del resto, noi abbiamo i nostri morti e questa -è forse peggio che una prima linea di combattimento.

    Noi non siamo degli attendisti, come qualcuno ci chiama: (26) non siamo qui ancora per la speranza di una vittoria russa o anglo- americana. Quando ci siamo presentati, quando abbiamo recisamente detto il primo « no » i russi erano ben oltre il Nipro (27) ; la nostra decisione non muterebbe se i tedeschi tornassero al Don.

    Non è per calcolo nè per capriccio nè per puntiglio, ma solo per coerenza, per un principio di dignità, di onore, di giustizia (28). Noi siamo uomini, vogliamo essere uomini. E non siamo degli illusi, perchè noi abbiamo visto, abbiamo vissuto, viviamo una esperienza che voi non avete: voi, in Italia vedete solo la facciata, la esteriorità di

    n o i dovevamo sentirci come degli im boscati, m entre in tu tta l ’E uropa si com batteva ; e quasi si m eravigliavano, nei p rim i tem pi, d i quella che ad essi pareva vig liaccheria .

    (26) M olti, (fra gli aderenti) specialm ente dopo l ’inizio delle r itira te tedesche, insinuavano che no i avevamo puntato sul cavallo vincente e che la sola nostra forza era la certezza della v itto ria russo-anglo-am ericana.

    (27) La prim a richiesta di adesione ci venne fa tta a M antova il 13 settem bre ’43 ; in seguito fu un continuo susseguirsi di concioni, da A lesidorf (fine settem bre) a Przem ysl (o ttobre , novem bre, d icem bre ’43) e ad H am m erstein . È semp licem en te vero che la nostra ferm a decisione di resistere, originata dal senso del dovere, era rafforzata anche dalla speranza um ana che un giorno tu tto sarebbe finito nel m odo da noi desiderato , in quel m odo che a noi, che avevamo potuto conoscere la cosidetta civiltà tedesca, sem brava, o ltre che conform e ai nostri sentim en ti personali, anche conform e alla giustizia del tiio n fo del p rincip io p iù civile.

    (28) Le vere ragioni del nostro rifiu to alla collaborazione con i tedeschi p re scindevano dalla convinzione che la v itto ria avrebbe arriso agli alleati. La prim a ragione era basata su l senso di dignità um ana: era il rifiuto nostro di passare so tto le forche caudine, era la opposizione recisa alla um iliazione che i tedeschi volevano infliggerci piegandoci. È ben certo che i tedeschi non tenevano in nessun conto la adesione, nel senso che non si fidavano d i chi aveva aderito . A i loro occhi, noi resistenti eravam o « trad ito ri una volta » ( l’8 settem bre), gli aderen ti •« trad ito ri due v o lte» . N on pochi ufficiali aderen ti fecero della dignità una semplice « fo rm a di la v o ro » ; p e r essi il lavoro era « d ig n ito so » se non m anuale: questo concetto fu p iù d i una volta m anifestato anche nella « A llodola », il giorna le tto ciclostilato edito nel Blocco dei lavoratori, pe r il quale il 31 lug lio rappresentava la « lib e raz io n e» (passaggio a lavora to ri liberi, secondo gli accordi H itler-M ussolini), pe r il quale, ancora, il lavoro atteso e desiderato era quello « conform e alla dignità della divisa ».

    La questione d ’onore si riferisce, ev identem ente, al fatto che noi, ufficiali, eravam o vincolati ad un giuram ento : il nostro governo legale non poteva certo essere quello della r. s. i. che no i potevam o, al massimo, riconoscere di fatto com e esistente n e ll’Ita lia se tten trionale e centrale. In occasione di una sua visita, ebbi m odo (presenti anche i cap. lóele e Som enzi ed il ten. Saccenti) di d ich iarare esplicitam ente al Sig. Di B ernardo che «noi non potevam o riconoscere come legale la r. s. i., m a al massimo potevam o am m ettere, com e fatto, che M ussolini s i era proclam ato capo di essa» (1 lug lio ’44); m a già verso la fine di febbraio l e m i pare fosse presente il cap. Vacirca) avevo avuto occasione di d ichiarare al

  • 14 HE TONI

    una così detta civiltà che non potrete mai conoscere (29). Siete in buona fede e solo per questo possiamo perdonare la vostra debolezza. Ma da voi, da tutti voi, non attendiamo solo un aiuto materiale pur tanto prezioso, quell’aiuto che salva la nostra esistenza fisica. Noi attendiamo, come ancor più prezioso, più necessario, il vostro aiuto

    cap. D ittm er ed al R ittm . Freudenberg che, a prescindere dalle nostre personali convinzioni, noi eravam o decisi di rim anere fedeli al Re, in quanto il R e rap p re sentava pe r noi il capo legale dello Stato: ed alla obbiezione che il R e doveva da no i essere consideralo u n trad ito re in quanto si era alleato con Stalin, avevo risposto che non stava a no i discutere dei rap p o rti di alleanza e che, del resto , anche H itle r era stato, nel ’39, alleato d i Stalin. G li stessi concetti ho ripetu to al feldw . Jurgens il 10-11 o ttobre ’44, dicendogli, fra l ’a ltro , che i tedeschi potevano odiarci, e ciò era natu ra le , m a che quanti di essi avevano il senso d e ll’onore m ilita re non potevano non essere persuasi che nessun atteggiam ento diverso dal nostro poteva ritenersi consono con l ’onore m ilita re stesso.

    Essendo no i rinchiusi in cam pi, cioè considerati in te rn ati o p rig ion ieri, com unque non lib e ri, la privazione della nostra lib e rtà personale rappresentava una lim itazione della nostra lib e rtà di decisione. A nche dopo la liberazione ripete i questo concetto alle A utorità ing lesi: quando, pochi giorni dopo la costituzione del 414° D. P . Assem bley Center (del quale ebb i il com ando fino al 15 giugno) il m aggiore R lum enthal, in un rapporto , m i chiese la collaborazione dei m iei u fficiali, gli risposi « che noi sarem m o stati ben lie ti di co llaborare con lo ro in quanto essi erano considerati da no i i nostri lib e ra to ri ». E ra evidente il significato delle m ie p aro le e cioè la relazione fra « lib e ra to ri » e « lib e ra ti » cioè l iberi. E ribad ii lo stesso concetto in a ltre occasioni, rifiu tandom i di avviare gli u fficiali del Centro al lavoro, rivendicando sem pre la nostra posiz ione d i « l ib e rati » e di « a lle a t i» [(cobelligeran ti)]. N on volli nem m eno innalzare la b an diera al Com ando, avendom i detto il magg. B lum enthal che non poteva, non avendo disposizioni in m erito , concedere una rappresentanza arm ata inglese al p rim o « a lza b an d ie ra» . E bb i col Com ando inglese e con la D irezione del 6 Team , del- l ’U N R R A (sig. D uncan-Johnston) m om enti di vivace tensione, in un prim o tem po per la incom prensione da essi m ostrata sulla nostra posizione, in un secondo tem po per il trattam ento (vitto e sistem azione) fatto alle m igliaia d i ita lian i p resen ti nel C en tro ; debbo tu ttavia riconoscere che tanto il magg. B lum enthal come il sig D uncan-Johnston ebbero verso di noi m om enti fe lic i; specialm ente il p rim o si espresse, in un rapporto a tu tti gli u fficiali, nei seguenti term in i : « In attesa che m i pe rvengano istruzion i su lla vostra posizione, desidero d irvi che io ed i m iei ufficiali consideriam o voi tu tti come ufficiali di un esercito alleato », quando ancora il p rimo, disse alla radio « ho una buona notizia p e r i nostri am ici ita lian i ; la guerra in Italia è finita... », sia ancora, in occasione della celebrazione della v itto ria , in v itandom i, nella m ia qualità di Camp Leader, e b rindando a ll’Italia.

    Ho fatto questa digressione pe r precisare come la nostra decisione prescindeva in m odo assoluto dal fatto che chi ci chiedeva la adesione fosse tedesco p iu ttosto che inglese: « F in lanto che esiste questa condizione di cattività, fin tanto cioè che sarò dentro un recin to di reticolato , la mia lib e rtà di decisione sarà nu lla » (lettera del 6 maggio).

    (29) M olti Fam igliari si erano lasciati illudere dalla esterio rità del com portam ento dei tedeschi. «V o i non po tete com prendere. Il m io osservatorio è m igliore del vostro ».

  • l a r e s is t e n z a n e i c a m p i d i c o n c e n t r a m e n t o 15

    morale, il conforto della vostra comprensione, il vostro incitamento a resistere (30).

    Noi non abbiamo ancora vinta la nostra battaglia, perchè ancora ci fanno delle richieste che toccano la nostra dignità ed il nostro onore (31). Noi non vogliamo piegarci dinnanzi alle forche caudine di riconoscere una repubblica che noi conosciamo solo attraverso tre sigarette che un rappresentante di detta repubblica ci ha portato quale prova di interessamento (32); noi non vogliamo riconoscere come campione di civiltà chi tenta di violare le nostre coscienze. Con questo noi non simpatizziamo con quella parte della « montagna » che, non ne dubito, cerca di vivere sul frutto del brigantaggio (33).

    Noi non possiamo avere fiducia in chi non ha avuto e non ha fiducia in noi, in chi ci tiene così isolati: non ci sarebbe permesso di mandare in Italia un osservatore (34).

    Noi non vogliamo arrenderci alla forza, alla prepotenza, all’in- ganno. Conosciamo ormai la falsità di tante promesse. « Morgen », dicono, e morgen significa mai (35).

    Molti hanno ceduto alla fame, molti alla illusione (36); mol-

    (30) Q uando i nostri F am ig liari, finalm ente convinti, com inciarono a scrivere di resistere, no i tu tti sentim m o la enorm e forza che si introduceva in no i pe r il lo ro incitam ento.

    (31) Le adunate di p ropaganda p e r le adesioni si susseguirono quasi in in te rro ttam en te dal prim o giorno al m arzo ’45, a volte accom pagnate da m inacele, a volte da lusinghe.

    (32) N on era certo l ’argom ento decisivo, questo : ma, fra l ’altro , no i avevam o la prova della inconsistenza della r. s. i. anche dal fatto che essa ci aveva com pletam ente abbandonato a noi stessi.

    (33) Ci risu ltava da notizie ricevute da ll’Italia, che, o ltre alle form azioni par- tigiane, vi era qualche form azione brigantesca che viveva di rap in e ; è evidente che non potevam o sim patizzare con queste, ma è a ltre ttan to evidente, in questa frase, la nostra so lidarie tà con le « v e re » form azioni partigiane.

    (34) In un certo m om ento non mancava chi ci proponeva di ch iedere a lle au torità tedesche di perm ette rc i di m andare in Italia un « osservatore » che ci riferisse la situazione: i tedeschi non lo avrebbero certam ente concesso (e, del resto , non venne m ai fatta nessuna richiesta): ma chi si sarebbe sentito di fa re l ’A ttilio R egolo?

    (35) G li ufficiali anziani ed am m alati erano sem pre... in partenza. I tedeschi assicuravano che il treno era già pronto... La fantasia faceva il resto. Ma anche nelle cose di m inore im portanza, ad ogni nostra richiesta la risposta invariab ile era il « m o rg en » (« m o rg en » avrete nuova p ag lia ; « m o rg en » m iglioram enti, « m orgen »...).

    (36) I l num ero degli ufficiali che non hanno aderito è re la tivam ente piccolo ; io non so se vi siano dati p recisi: ma nel Campo di H am m erstein so ltanto il 35% circa degli ufficiali rifiu tò la adesione, m entre i 2 /3 circa cedettero. Le cause che hanno determ inato tale percen tuale re lativam ente alta sono, a m io avviso, da ri- eercarsi fra le seguenti: Fame: la parola è sufficiente, non ta le il fatto . Se anche «on si può negare che vi fu chi non resistette alla fam e, si deve tu ttavia afferm are che m olti, anche fra i m erid ionali che ben raram ente potevano ricevere

  • 16 DE TONI

    ti, purtroppo, alla invocazione dei famigliari. Da 1600 siamo ridotti a 650 e, probabilmente, ci ridurremo ancora un poco (37). Ma hanno ceduto i più deboli e non bisogna dimenticare che quasi tutti noi siamo stati prelevati in luoghi di cura, in Ospedali, in Depositi (38).

    Ma anche pochi, saremo sempre in numero sufficiente a dimostrare che vi sono degli italiani pronti a sacrificare tutto per un’Italia ri

    pacchi (qualcuno non ne ricevette m ai), re siste ttero ; viceversa aderirono ufficiali che già avevano com inciato a ricevere a iu ti dalle fam iglie.

    Illusione: la adesione al lavoro era, alm eno nel nostro Campo, la conditio sine qua non pe r l ’eventuale rien tro in I ta lia , illusione che i tedeschi considerassero la adesione come un atto di am icizia (ed invece era un « d o p p io trad im ento»); illusione d i p o ter scegliere i l tipo del lavoro (non m anuale), come riusci a m olti, ma non a tu tt i ; illusione di m aggiore tran q u illità (che esisteva sì nella esteriorità , m a non so se poteva esistere ne lla in tim a coscienza);

    Invocazioni dei Famigliari che, come già si è detto, in flu irono certam ente nella decisione d i m olti.

    Esempio dei superiori e dei com pagni p iù au torevoli: non si po trebbe a ltr im enti d are una spiegazione al « disastro » del Campo d i B iala Podlaska (ove su circa 1500 ufficiali solo un centinaio resistette, essendo quasi tu tt i i com andanti delle B aracche propagandisti con l ’esem pio e con la parola) nè il fatto che dei due B locchi che in izialm ente form avano il nostro Campo di H am m erstein il p r imo, nel complesso, resistette (40% circa di adesioni), il secondo si sfasciò (o ltre 80% di adesioni): ed erano due Blocchi che avevano una com posizione q u a lita tiva (grado, età m edia, provenienza, trattam ento ecc.) del tu tto identica. N on era seguito solo l ’esem pio del C om andante del Blocco o del Com andante della Baracca o Cam erata (la 20“ segui quasi al com pleto il suo com andante), ma anche q uello di u fficiali che pe r una ragione qualsiasi godevano di un certo prestigio.

    G ruppi di am ici passavano al com pleto al secondo B locco: ancora alla .(ine di agosto quattro ufficiali « am ici » seguirono nella adesione uno che non si sentiva fisicam ente di sottostare ad una disinfestazione (e, realm ente, qu e ll’uno era in condizioni fisiche assai depauperate).

    (37) In realtà il num ero degli ufficiali effettivi al prim o Blocco alla data del 10 ap rile era di 666; nei successivi sei m esi a ltri quaran ta ufficiali aderirono al lavoro.

    (38) I l num ero d i ufficiali appartenen ti ad un ità m obilita te era irr iso rio : m olti erano stati p re levati alle T erm e di A cqui, m olti in ospedali, la m aggioranza nei D epositi od in U ffici cui erano addetti (censura m ilita re ecc.).

    (39) N on pochi tedeschi, soprattu tto ufficiali, m anifestarono un certo senso d i am m irazione p e r noi a causa del nostro atteggiam ento, o, pe r lo m eno, m ostrarono di disprezzare quanti passavano al secondo B locco; è ovvio che, ufficialmente, gli aderen ti, che avevano un trattam ento m igliore, erano form alm ente tenu ti in m aggiore considerazione: ma ne lle conversazioni private, soprattu tto con gli in te rp reti, le espressioni p iù favorevoli (o m eno sfavorevoli) erano pe r noi. Ho già ricordato come no i fossim o « tra d ito r i una v o lta » (e, dal lo ro punto di vista non potevano certo considerarci a ltrim enti), ma gli aderen ti erano « trad ito ri due volte ».

    Si è sem pre notato n e i tedeschi un com portam ento d ifferen te trattando isolatam ente con ciascuno di essi o con p iù di u n o ; a tu pe r tu m ostravano una certa com prensione e, qualche volta, m anifestavano quasi soddisfazione pe r la nostra resistenza. R icordo, in m odo particolare, il sorriso e lo sguardo m olto significati-

  • LA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO 17

    spettata, onorata. Noi abbiamo già la ammirazione dei tedeschi (39), ■avremo certamente un giorno quella degli italiani (40).

    vo del rittm . F reudenberg quando gli com unicai che nessun ufficiale aveva ader i to dopo il d iscorsetto di propaganda del sig. D i B ern ard o ; ricordo lo stesso F reudenberg , i l 21 lug lio , che ini disse di parla rm i « da cam erata a cam erata » e che pareva veram ente preoccupato p e r la nostra sorte : « V o i avete già fatto il vostro dovere, m a la situazione, passando il cam po alle d ipendenze delle SS, d iverrà insosten ib ile p e r v o i» . Lo stesso feldw . Jurgens, fra il 9 ed il 10 ottobre, ebbe espressioni veram ente indovinate. Del resto, già nel febbraio , quando io p ro testavo con m olta energia pe r l ’affare dei cani (27 febbraio), il cap. D ittm er, allo ra com andante del Cam po, ed il F reudenberg , che stava pe r succedergli, m i consen tirono d i esporre m olto vivacem ente la m ia protesta (F reudenberg assentiva sorridendo , e credo che la m ia recisa presa di posizione abbia influ ito sulla « re la tiv a» cord ia lità dei nostri rapporti). In generale posso afferm are che i tedeschi m ostravano d i apprezzare le afferm azioni p iù recise ed energiche. Il ten . Osti, che in quel tem po fungeva da in te rp rete , ricorda certam ente come, pu re nel violen to contrasto fra il cap. M auzolf e m e, a proposito de ll’ord ine p e r il lavoro (raccolta de lle patate) che io m i rifiu ta i categoricam ente di ricevere e d i trasm ettere , lo stesso cap. M auzolf, tipo d i m ilita re , non ebbe espressioni m eno che corre tte , salvo a m antenersi rig ido sul suo punto d i vista (ed a ltrettan to io sul m io): e solo con l ’im piego della forza i nostri ufficiali furono costretti a quel lavoro (la relazione del cap. C hiodaro li è, in m erito , m olto precisa ed interessante), m entre riuscii ad im ped ire che il lavoro fosse esteso agli u fficiali p iù anziani.

    B en d ifferen te era l ’atteggiam ento dei tedeschi, e soprattu tto dei soldati, qu an do agivano collettivam ente verso di noi : a llora noi eravam o « Schweine » e peggio.

    (40) N on si pu,ò certo afferm are che in Ita lia sia stato riconosciuto il sacrificio di quan ti non vollero p iegarsi. Di tu tti i reduci si fece un mazzo solo. Ci pareva legittim o sperare e desiderare che, al rito rno , la nostra Pa tria , p e r la quale tu tto avevamo affronta to in sacrificio reale, m ostrasse com prensione. È doveroso afferm are in m odo reciso, e nel contem po ch iarire , com e la nostra posizione fosse unica ne lla sto ria delle p rig ion ie . N on v’è dubbio che i deporta ti po litici dei Cam pi tris tem ente fam osi d i Dachau, F lossem burg, Auschwitz, M authausen ecc. siano stati dei m artir i: erano, pe r i tedeschi, degli an im ali da esperim ento o da m acello, e non avevano alcuna alternativa, nessuna possib ilità di sfuggire a l loro tris te destino. N oi abbiam o avuto, dal prim o a ll’u ltim o giorno, la possib ilità di rendere m eno penosa la nostra situazione, quasi tu tti noi abbiam o avuto la poss ib ilità , ad d irittu ra , di rien trare in Ita lia ; dal m arzo al giugno, nel periodo fra i p iù duri, gli u fficiali aderen ti avevano un trattam ento alim entare ben d ifferente, se in occasione della Pasqua, m a « in via del tu tto eccezionale » fu concessa a noi del prim o Blocco la sbobba « dello stesso tipo d i quella del secondo » ; M olti, tropp i ufficiali che avevano aderito hanno oggi d im enticato (e tentano d i sm inuire) la evidentissim a diversità di trattam ento e di situazione: hanno dim enticato che dagli stessi spo rte lli delle cucine veniva ad essi som m inistrata « sbobba » p iù densa, a no i ra p e ; hanno d im enticato che solo am m ettendo una notevole d iffe renza d i trattam en to m ateria le e m orale si può spiegare il cospicuo num ero degli ad eren ti; se no, perchè tan ti hanno aderito?

    N on c’è, purtroppo , in Italia, alcun senso di riconoscim ento, oserei d ire di liconoscenza, pe r quan ti hanno resistito : e m anca del tu tto quella am m irazione

    ■«che noi abbiam o sem pre inteso non come per i singoli, m a p e r la collettiv ità. Sarebbe stato sufficiente che il nostro sacrificio fosse reso noto ed invece si parla tanto dei reduci, m a solo p e r quanto concerne il p rob lem a (pu re tanto im portali-

  • 18 DE TOM

    Infine io sono il comandante di questo campo (41). Ho qualcosa di più della responsabilità della vita dei miei ufficiali: ho quella del loro onore. E non posso transigere e, di fronte a tutti, debbo essere di esempio. Cosa avverrebbe anche qui se anch’io, come ha fatto il comandante del Campo adiacente, dessi la mia firma? (42).

    Tu non sai quello che si è tentato, con le buone e con le cattive, per farmi cedere (43). La mia firma significherebbe la fine della resi- stenza di tutti...

    Bella cosa se il signor Monticelli si interesserà di noi, di tutti

    te) della lo ro sistem azione. Si d iscute e, qualche volta, si provvede pe r il la ta m ateria le , m a si trascura com pletam ente quello m orale. E ciò non ha fatto certam ente onore al Governo!

    (41) In realtà io ero com andante di uno dei due (in un certo m om ento tre) B locchi del Campo del quale, però , non esisteva un C om andante, bensì u n f id u ciario che, designato in un prim o tem po da tu tti noi, aveva, in seguito alla su a adesione al lavoro, rassegnato le dim issioni ed era stato riconferm ato dal Com ando tedesco, talché era da m e, e pe r i m iei ufficiali) considerato come F id u c ia ria nom inato dal Com ando tedesco. Quasi tu tte le questioni, ne l periodo in iziale (fino circa a m età m arzo) erano state da m e tra tta te d irettam ente al C om ando te desco anche pe r il secondo B locco; anche in seguito m olte questioni (so p ra ttu tta in settem bre, in occasione de ll’ordine di lavoro) erano state tra tta te da m e d ire ttam ente. H o scritto « Campo » solo in quanto ritenevo che la dizione « Blocco », in Italia , non fosse chiara.

    (42) Ho già detto com e il Blocco adiacente al nostro si sia pressoché sfasciata nella p rim a qu ind ic ina di m arzo. È indubb io che l ’esem pio del com andante del Blocco e dei capo-baracca e capo-gruppo, nonché quello del F iduciario , quasi tu tti aderen ti, abbia in flu ito enorm em ente sulla decisione di m olti. Io non in ten do certam ente rivendicare alcun m erito , m a credo d i p o ter afferm are che, con la m ia adesione al lavoro, anche il m io Blocco si sarebbe u lte rio rm en te r id o tta di num ero. P e r questa ragione, nel rapporto tenuto il 3 m arzo ai com andanti di gruppo, avevo dichiarato : « L e condizioni sono quelle che vi sono note. Gli ufficiali debbono essere lib e ri di decidere: desidero però che si sappia che io non aderisco e non a d e r irò » ; identico proposito m anifestarono il cap. R o b erti, vice com andante, il cap. Z am bruno, A iutante m aggiore, e quasi tu tti i com andanti di baracca e di cam erata.

    Ho sem pre voluto che gli ufficiali fossero ind iv idualm ente lib e ri nelle loro decisioni, pu re favorendo la propaganda pe r la resistenza (anche, ad esem pio, a ttraverso il g iornaletto clandestino « P are », esteso dai cap. Sampò e G aiba e dal ten. B ertolotti). D uran te gli in te rrogato ri de! 9-10 o ttobre, d ichiara i (alla polizia tedesca) in risposta alla accusa di « propaganda » che avevo sem pre lasciati lib e ri i m iei ufficiali « perchè ciascuno avesse la responsabilità ed il m erito della p ro pria decis io n e» ; il feldw. Jurgens non capì o, forse, fece m ostra di non avere capito perchè io avessi parla to di « m erito »... D ebbo aggiungere che se p u re sono convinto che m olti u fficiali abbiano tenuto in conto l ’esem pio che lo ro veniva da me, in m olti di essi ho trovato io stesso esem pio da seguire: e che la adesione m i appariva non solo come un trad im ento alla m ia coscienza, ma anche un tradim ento nei confronti di tan ti m iei compagni.

    (43) Sem brava chiaro ai tedeschi che, come era avvenuto al secondo Blocco, m olti di p iù avrebbero aderito se io ne avessi dato l ’esempio. Secondo quanto m i risu lta , si giunse a considerare la eventualità di un m io trasferim ento che, secón-

  • LA RESISTENZA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO 19

    noi: (44) ma in nessun caso potrei accettare qualcosa per me, qualsiasi agevolazione che significherebbe il mio allontanamento.

    Lentamente, ma sicuramente, si avvicina la fine. Ogni giorno che passa è un giorno di meno, anche se è uno di più di sofferenza. Torneremo e presto, ma torneremo a testa alla per il nostro dovere compiuto fino in fondo. E chi non potrà tornare non sarà caduto per nulla (45).

    Io so, e mi è di grande conforto, che in qualsiasi caso non verrà mai meno ad Anna ed alle mie figlie il vostro aiuto. Io sono qui per esse, per voi tutti, perchè non dobbiate vergognarvi di me (46).

    Quando saprete tutto ci darete ragione.Ti abbraccio.

    D e T oni

    do loro , avrebbe fiaccato la resistenza di tu tti (secondo m e sarebbe avvenuto il contrario). T u tti i com andanti d i baracca ricordano , credo, come, duran te un rap porto , io sia stato chiam ato a l com ando tedesco e come ne sia rito rna to dopo pochi m inu ti u n poco agitato (lo confesso) : « N oi p iegherem o la sua resistenza » m i avevano detto, ed io avevo risposto « V o i po tre te spezzarla, ma, dopo, la resistenza dei m iei colleghi sarà p iù fo r te » ; ed ai m iei com pagni avevo detto : « v o g lio no la m ia testa, m a n o n l ’avranno ». A nche il cap. R igh i ne sa, credo, qualcosa.

    (44) M i si e ra fatta ba lenare l’idea di un partico lare interessam ento della S. Sede ne i m iei personali riguard i (il « sig n o r M o n tice lli» era S. E. Mons. M ontini, Sostituto alla Segreteria di S tato); si era accennato al fatto che, pe r m ezzo suo, avrei forse po tu to o ttenere o il rim patrio o, pe r lo m eno, il trasferim ento in un Campo m igliore. La risposta m i sem bra chiara e decisa: interessam ento p e r tu tti si, e desideratissim o; ma per me personalm ente no, in nessun m odo ed in nessun caso.

    (45) Il sacrificio di coloro che, p e r non aver voluto cedere, hanno p referito la m orte non sarà vano, anche se oggi non è riconosciu to : nessun sacrificio è m ai vano se com piuto pe r la difesa de ll’onore o pe r la causa della verità e della giustizia. N oi che siamo rito rn a ti possiam o tacere il m erito n ostro : ma dobbiam o esigere che i nostri com pagni caduti, che sono i nostri eroi, siano rico rd a ti; possiamo esigere che il loro sacrificio sia riconosciu to com e com piuto in difesa della Patria . È una gravissima responsabilità che si assum e chi perm ette che la vedova od i fig li d i uno dei tan ti che m orirono di fam e in G erm ania, soffrano oggi ancora la stessa farne...

    ' (46) D ifendendo ad o ltranza il nostro onore e la nostra dignità , no i sentivamo d i d ifendere anche le nostre fam ig lie : ed anzi uno dei tem i di propaganda p e r la resistenza, ancora a Przem vsl, consisteva nel ricordare che la nostra decisione, in qualsiasi senso, si sarebbe ripercossa sulle nostre fam iglie « pe r le quali noi dovevamo resistere ».