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VOCE DEL SANTUARIO “MARIA SANTISSIMA DELLA VETRANA” 70013 Castellana Grotte (Bari) Anno 30° - nuova serie n. 39 - 2° semestre 2010 - Laudato sie - direttore responsabile: Gaetanino d’Andola P. Pio - Autorizzazione Tribunale di Bari Registr. n. 882 - 5 novembre 1987 - Poste Italiane Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/C L. 662/96 Aut. DC/381/2001/BARI - Tassa Riscossa - Taxe Perçue

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VOCE DEL SANTUARIO “MARIA SANTISSIMA DELLA VETRANA”70013 Castellana Grotte (Bari)

Anno 30° - nuova serie n. 39 - 2° semestre 2010

- LLaauuddaattoo ssiiee - direttore responsabile: Gaetanino d’Andola P. Pio - Autorizzazione Tribunale di Bari Registr. n. 882 - 5 novembre 1987 - Poste Italiane Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/C L. 662/96

Aut. DC/381/2001/BARI - Tassa Riscossa - Taxe Perçue

SommarioEditorialeApertura etica di Benedetto XVI . . . . . . . . . . . . .p. 3TeologiaScoto in Terra Santa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 4La Madonna e CastellanaPoesia popolare p.1ª . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 13Spazio bibliotecaInterventi - I libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p 19RicordoI nostri confratelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 23Dal Commissariato di Terra SantaCelebrazioni, I nostri Martiri . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 24TestimonianzeEmozioni e risonanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 30Natale a NazaretP. Vito Scagliuso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 31...con gratitudineNicola Guarnieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 32Lettere a Laudato siedai lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 33Piccola CronacaBriciole di notizie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 34Sorella MorteP. Alfonso Sciscenti, fr. Angelo Corcelli . . . . . . . . .p. 37VariaPensieri per Maria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 38Hanno collaborato a questo numero:

Pietro Cassano, Leonardo Civitavecchia, GiuseppeCaffulli, Tommaso Calculli, Pio dʼAndola, Angela Gio-dice, Nicola Guarnieri, Giovanni Lauriola, Gilda Nitti-Simone, Pietro Piepoli, Renato Parmegiani, Pellegrinedi Martina Franca, Vito Scagliuso, Suore di Betlemme

Fotografie e disegni di:Leonardo Civitavecchia, Gianni Consaga, Piod'Andola, Sergio N. de Bellis, Stefano De Luca, NicolaGuarnieri, Mimmo Guglielmi, Leonardo Ivone, Pasqua-le Ladogana, Vito Scagliuso.

Associato allaUnione StampaPeriodica Italiana

In copertina:Patrona amabile

Direttore Responsabile:Gaetanino d'Andola PioConvento Madonna della Vetrana - 70013 Castellana-Grottetel. 080-4965071, fax 080-4965189, ccp. 13179700http:// www.vetranaterrasanta.com

www.centrodunsscoto.itemail: [email protected] TRIBUNALE DI BARI:Registr. n. 882 - 5 novembre 1987

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Scanners: Nikon Coolscan 9000, Epson 4870Stampanti: OKI C8600, Xerox Phaser 8560

Stampa:Tipografia LONGO s.n.c.

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Voce del SantuarioMadonna della Vetrana - Castellana Grotte (BA)

LLaauuddaattoo ssiiee: Anno XXX - nuova serie, n. 392° Semestre 2010

Invito alla preghiera

Carissimi,vi invito a riscoprire il valore della preghiera,

la sua forza misteriosa,la sua capacità non solo di ricondurci a Dio,

ma di indrodurcialla verità radicale dell’essere umano.

La pregheraci mette sulla strada della conversione,

la conversione della nostra piena umanità,chè è conversione alla bellezza,

alla solidarietà, all’amore.E infatti, volontà di Dio

è che ogni uomo raggiunga il più possibilela sua piena statura umana.Quando l’uomo prega,si pone di fronte a Dio,a un Tu, a un Tu divino,

e coglie insieme l’intima verità del proprio “io”:Tu divino, io umano,

essere personale creato a immagine di Dio.Rivolgetevi a Lui,

Padre buono e provvidenteper trovare nella preghera

non un alibi alla inerzia e alla passività,ma il coraggio per proseguire nei vostri sforzi.

Voi siete sempre presentinelle mie preghiere.

Voi siete nel mio cuore

(Giovanni Paolo II)

EDITORIALEPPRROOSSPPEETTTTIIVVAA CCRRIISSTTOOCCEENNTTRRIICCAA

DDEELLLL’’AAPPEERRTTUURRAA EETTIICCAA DDII PPAAPPAA BBEENNEEDDEETTTTOO XXVVII Con grande coraggio e con squisita sensibilità, il

Papa ha lanciato un segno di un’apertura dagli effettiprofetici, che può considerarsi storica, perché, per laprima volta, lascia intendere che i precetti dellaseconda tavola del Decalogo possono avere una inter-pretazione più larga di quella considerata da tantisecoli, più per scelta che per convinzione. Ne è unesempio eclatante l’evoluzione che ha avutol’interpretazione del diritto di proprietà privata, cheora in nessun modo può essere ritenuto un dirittoincondizionato e assoluto (Paolo VI).

Il nocciolo del problema, infatti, sembra riposi nellainterpretazione che si dà al valore dei dieci Comandamen-ti. Se tutti di diritto naturale incondizionato e assoluto,oppure distinti in precetti della “prima tavola” con valoredi diritto naturale assoluto stricte loquendo, che non

ammettono eccezione; e in precetti della “seconda tavola” con valore di diritto naturale relativo “largeloquendo”, che sopportano l’eccezione.

La diversità dell’interpretazione dipende dalla stessa concezione di Dio, se considerato prima-riamente nell’attributo di Intelletto-Sapienza o in quello di Volontà-Amore. Nella prima interpreta-zione, il diritto naturale è considerato in modo necessario e immutabile; nella seconda interpreta-zione, invece, in una forma assolutamente necessaria, come i precetti della “prima tavola”, e in unaforma relativamente necessaria che può ammettere eccezioni, secondo le circostanze storiche,come i precetti della “seconda tavola”.

Nell’agire di Dio si distingue un agire ad intra, come le operazioni intratrinitarie, dove regnasovrano l’identità tra libertà e necessità; e un agire ad extra, che è il regno della libertà, come nel-l’Incarnazione. Il diritto naturale partecipa di questa libera azione divina, da cui si apre la meravi-gliosa avventura dell’universo mondo, incentrata sul Capolavoro di Dio, Cristo Gesù, e culminantenell’uomo come imago Christi.

Con il riferimento al mistero dell’Incarnazione, il diritto naturale entra nella concezione intrinsecadell’uomo, non astratto ma ontologico, cioè come ordine estrinseco di Dio che ha dato all’uomo, qualecostitutivo della libertà, della socialità e della storia. Così inteso, il diritto naturale ha una visione antro-pologica e teonomica insieme, in modo tale che i grandi temi dell’universo, Dio e uomo, s’incontranonon in schemi astratti, ma nella interezza delle loro concrezioni. Nella natura dell’uomo allora siscoprono i principi fondamentali e rigorosi della moralità, e i principi delle sfere concrete dellasocialità in termini di libertà etica. Il diritto naturale, quindi, viene inteso come criterio di giustiziao di umanità fondamentale sempre in riferimento alla concezione metafisica e finalistica dell’uo-mo, cioè nella prospettiva cristica.

Dalla radice teologica del diritto naturale, si passa alla legittimità giuridica dell’intervento del Papa.Di per sé, la qualifica di Legislatore assoluto compete solo a Dio. Dal disegno divino rivelato, siapprende però che anche Cristo Gesù, in quanto Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, possiede la pienezzalegislativa, che per suo diretto mandato trasmette storicamente alla Chiesa, attraverso il servizio pasto-rale universale del Papa, che ha piena potestà di determinare come il senso della Parola così il sensodel diritto naturale, per tutto ciò che comporta il raggiungimento del fine supremo dell’uomo.

L’apertura etica del Papa, quindi, sottende la distinzione del diritto naturale in stricteloquendo e di large loquendo, e anche l’affermazione della pienezza giurisdizionale del Papasulla legge di Dio e sulla legge di natura, di cui il Beato Giovanni Duns Scoto è il sostenitorestorico teoretico e teologico più qualificato. Pertanto, l’apertura etica del Papa è un segno pro-fetico della prospettiva Cristocentrica che anima lo Spirito del concilio Vaticano II.

Giovanni Lauriola ofm

otto questo titolo, “Il Beato Giovanni DunsScoto in Terra Santa”, non si vuol affermare che ilDottor Sottile, di nascita scozzese e di professionefrancescana, vissuto tra il 1265 e il 1308, sia statopersonalmente in Terra Santa, ma semplicementeraccontare “come” e “perché” io, che ho sposato lasua causa e per questo soprannominato “scotino”, misia deciso, dopo circa vent’anni, ad accettare di visi-tare i Luoghi Santi, testimoni storici delle originidella fede cristiana.

Due sono state le circostanze che hanno orientatola mia scelta: una, la Conferma del Culto Liturgicoal Beato Giovanni Duns Scoto, da parte di papa Gio-vanni Paolo II, il 20 marzo 1993, nella basilica diSan Pietro, durante la liturgia del Vespro; e l’altra, lacollaborazione offerta al Ministro Provinciale, frDonato Sardella, che, durante la mia predicazionesull’Immacolata del 2003, nel convento di Gesù eMaria in Foggia, mi ha invitato a organizzare, per iltriennio 2004-2006, un corso di formazione perma-nente in Terra Santa sul “Cristocentrismo”, per iFrati della nostra Provincia.

L’esperienza diretta del Beato con i Luoghi Santiè durata storicamente circa quindici anni, ma ideal-mente continua sempre. E ora sarà raccontata inquattro puntate, periodizzata in base alle tematicheprincipali svolte nei diversi pellegrinaggi, che posso-no raggrupparsi intorno agli argomenti svolti e che

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hanno segnato l’esperienza in campo e cioè: “Impe-gno per la pace”, “Scoprire il Cristo”, “Scoprire laVergine Maria”, “Scoprire la Chiesa”.

Nel loro sviluppo storico, queste tappe miliari delsapere teologico hanno contribuito non poco allascoperta del proprio io, e al consolidamento dellescelte sia esistenziali sia vocazionali. E’ stata certa-mente un’esperienza molto positiva, perché realizza-ta e vissuta con spirito deciso e ben motivato. Solocon tali caratteristiche, l’esperienza nei Luoghi Santiriesce a ridare senso e significato alla vita e all’esi-stenza umana cristiana e religiosa. Senza una validae giusta motivazione, c’è il rischio di cadere o nellasuperficialità devozionistica o nel consumistico turi-stico o nella vuota luogo-latria o in altra situazionenon costruttiva della personalità, nel suo lungo epersonale cammino verso l’ideale, cui ognunoresponsabilmente è diretto.

Il motivo, invece, che ha ritardato in me la deci-sione di pellegrinare in Terra Santa è stato dovuto adalcune convinzioni dottrinali e storiche, ancora rite-nute valide. Alcune: 1) la storia è guidata dalle idee;2) la vita, dalle convinzioni; 3) la scelta, dallavolontà; 4) Dio si adora in spirito e verità; 5) ilrischio latente di cadere nel “luogo-latria”. Di conse-guenza, nella vita, ogni scelta è una decisione soffer-ta, perché bisogna accettare un’idea e lasciare caderedelle altre. Nello scegliere, la volontà soffre fino a

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quando l’idea scelta non si maturi, cioè non diventichiara e distinta, senza ombra di dubbio o di ingan-no. Scegliere un’idea è come sposarla e amarla pertutta la vita. Solo così essa diventa propulsore dellastessa vita anche nei momenti in cui tutto, nell’esi-stenza, sembra perdere senso e significato, girando avuoto su sé stesso come una trottola di moto perpe-tuo.

I - IMPEGNO PER LA PACEIn questa prima tappa del pellegrinaggio del

Beato Duns Scoto in Terra Santa, cercherò di riper-correre con la memoria in un cammino a ritrosonello spirito e di comunicare per la prima volta alcu-ni episodi della mia esperienza vissuta durante lapermanenza dell’“anno sabbatico”, come insegnantedi Filosofia nel periodo scolastico1993-1994, offertoalla Custodia dei Luoghi Santi.

Il racconto in nessun modo sarà cronologico, masemplicemente episodico e molto liberamente, per-ché ricordare il proprio vissuto alla distanza ditempo è molto complesso e anche molto difficile.L’intento del racconto, pertanto, non vuol essere unresoconto dettagliato della mia esperienza, ma sol-tanto un modo per comunicare come la forza diun’”idea” può governare gli eventi della vita perso-nale e guidarli verso un fine generale.

Pur essendo profondamente contrario e decisa-mente restìo a parlare di me stesso, tuttavia, quasiper obbedienza, son come costretto moralmente afarlo. E dovendolo fare, cercherò di farlo con lamassima semplicità possibile, raccon-tando alcuni momenti della miaavventura betlemita, che mi hannocoinvolto come semplice guida spiri-tuale di alcune tappe del pellegrinag-gio del Beato in Terra Santa, e che luistesso mi ha ispirato di organizzaredurante il mio servizio sabbatico allaCustodia.

Benché la mia attenzione al BeatoGiovanni Duns Scoto affonda le radicinel lontano 1956, quando lessi la“Visione francescana della vita” delcompianto Efrem Bettoni, tuttavia èdall’ultimo trentennio del XX secolo,appena trascorso, che la mia formazio-ne dottrinale intorno al Maestro fran-cescano si era già consolidata sia con ilavori della tesi di laurea e con vari articoli scientifi-ci, sia specialmente con l’attività didattica pressol’Istituto Interreligioso Pugliese di Santa Fara (BA),nel Seminario Regionale di Molfetta (BA) e nelleScuole Statali, e sia infine con pubblicazioni eimmagini divulgative.

Altro punto fondamentale della mia adesioneadulta e matura al pensiero del Beato, è certamentela nascita, nel 1991, del Centro Studi in suo onore,con la specifica finalità di diffondere la dottrina delCristocentrismo (assoluto-universale-ontologico),sia nella visione teologica che in quella spirituale,perché depositario di meravigliosi e suggestivi sce-nari nuovi sul mistero di Cristo, secondo il disegnodel divino Architetto, da cui scaturiscono anche imeravigliosi corollari intorno ai misteri della Vergi-

ne Madre, della Chiesa, dell’uomo e dell’universomondo. La scelta dottrinale ben motivata sia a livel-lo storico che teoretico del pensiero di Duns Scoto,incentrato principalmente sul Primato assoluto diCristo, ha invaso e investito tutta la mia vita e le suemanifestazioni esistenziali, al punto da fare untutt’uno con la mia persona, onde la spiegazione deltitolo di questo racconto e il soprannome di “Scoti-no”, attribuito alla mia persona.

Difatti, dopo la celebrazione dei primi tre Conve-gni in Italia, si maturò con i collaboratori del Centrol’idea di portare direttamente la scelta ermeneuticadel Cristocentrismo nei luoghi storici in cui lo stessoCristo ha vissuto la sua breve avventura teandrica.Così, dopo la ferma decisione di offrire un anno sab-batico alla Custodia di Terra Santa, io stesso, con lacollaborazione tecnico-logistica di P. Pio, ho orga-nizzato un pellegrinaggio per i Relatori del IV Con-vegno dal 10 al 18 maggio 1994. Durante lo svolgi-mento del quale si sarebbe dovuto celebrare a Geru-salemme, nei giorni 12-14 maggio, il Convegnoorganizzato dal Centro dal titolo profetico “La pacecome impegno politico-religioso”, avente come ani-matore ideale spirituale e culturale sempre il BeatoGiovanni Duns Scoto.

Occasione del ConvegnoFondamentalmente l’idea di questo IV Conve-

gno risale alla sera stessa della Conferma del Cultoal Beato, durante i Vespri del sabato 20 marzo 1993,nella basilica di S. Pietro, da parte di papa GiovanniPaolo II. In qualità di Presidente del Centro, ero

presente al suggestivo avvenimento, ela Provvidenza ha voluto che trovassiposto proprio ai piedi della colonna dacui pendeva il drappo dell’immaginedel Beato. Potetti seguire tutto lo svol-gimento della liturgia da posizionequasi privilegiata. Fu un momento diprofonda commozione e di immensagioia: le lacrime più volte hanno rigatoil viso; e il particolare effluvio del liqui-do lacrimale ha lasciato impresso nelmio palato in modo indelebile il suoparticolare sapore di agro-dolce.

Per la circostanza, fui ospite nellaDelegazione Romana di Terra Santa.Proprio qui, durante la cena, tra unacosa e l’altra, con P. Policarpo si ventilòla possibilità e si maturò anche l’idea di

offrire un “anno sabbatico” come professore di Filo-sofia per l’anno accademico 1993-94. Presi in seriaconsiderazione la proposta e con sicurezza decisi:come ringraziamento al Signore per il dono della“Conferma del Culto” al Beato, dedico un “annosabbatico” alla Custodia di Terra Santa.

Così, al mio rientro, lasciate tutte le attività didat-tiche nei diversi Istituti, dove esercitavo con unacerta acrobazia temporale per coprire la diversitàspaziale (Magistrale Statale di Conversano-BA,Interreligioso Pugliese di Santa Fara-BA e Semina-rio Regionale di Molfetta-BA), mi preparai al decol-lo verso Gerusalemme, per la nuova docenza espe-rienziale di Filosofia nello Studium di Betlemme.

Per ottenere dall’autorità scolastica dello Statoil concedo annuale, dovetti superare non poche

Padre Policarpo Angelisanti

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difficoltà burocratiche e dire tante ma tantebugie, da impressionare lo stesso Pinocchio.Finalmente, il 10 ottobre 1993 fui come catapul-tato nello Studium Philosophicum Franciscanumdi Betlemme, dando così inizio al pellegrinaggiodel Beato Giovanni Duns Scoto in Terra Santa, incompagnia del suo “Scotino”.

Oltre all’impegno scolastico che mi teneva occu-pato tutte le mattinate scolastiche, il resto della gior-nata era diviso dalla preghiera e dalla ricerca dicome diffondere il pensiero del Maestro francesca-no, il quale, benché fosse molto noto a livello ditradizione storica nell’ambiente francescano, eratuttavia poco conosciuto sotto l’aspetto dottrinale.La maggiore preoccupazione, perciò, si concentrònell’inventare ogni forma di diffusio-ne possibile nel nuovo ambiente, met-tendomi a disposizione di ogni legge-ro venticello dello Spirito, che potes-se soffiare sia attraverso la liturgia esia attraverso le diverse sollecitazioniprovenienti da un mondo così diversodal mio.

Come prima cosa, intensificai ilegami con tutti i Relatori che sarebbe-ro venuti in pellegrinaggio dall’Italia;secondariamente, cercai di allargare larosa dei Relatori anche ad alcune per-sonalità locali di Gerusalemme e di Betlemme. Conla collaborazione di P. Claudio Bottini, trovai nellacittà di Sion, la disponibilità di Denis Madden e diGiries Khoury, due professori che conoscevanoanche la lingua italiana; mentre nella città davidica,per mia iniziativa trovai disponibile la figlia del den-tista del convento, la professoressa Jacqueline Speir,cristiana d’origine egiziana, che parlava corretta-mente l’inglese e il francese. Per la professoressabetlemita, si dovettero superare alcune difficoltàdiplomatiche con le autorità della capitale, che nonpermettevano facilmente il movimento delle personeda Betlemme a Gerusalemme. Difficoltà che venne-ro superate con la mediazione del Delegato Aposto-lico, da me già conosciuto nella notte del santoNatale a Betlemme, come ricorderò sotto.

Ugualmente molto sofferta è stata la ricerca delluogo dove celebrare il Convegno. Con P. ClaudioBaratto, vengono vagliate alcune possibilità: ilChristian Information Center, l’aula magna dello

Studium Theologicum Jerosolomitanum, o dello Stu-dium Biblicum Franciscanum. Al vaglio di praticheconsiderazioni, ogni possibilità di luogo proposta,sembrava non perfettamente idonea o per un motivoo per un altro. Alla fine, la situazione si sbloccòquando la Provvidenza mi fece incontrare, all’iniziodel secondo semestre, il collega di Filosofia Con-temporanea, il prof Richard Mathes, il quale, appe-na seppe del mio problema, mise a disposizioneparte della struttura di Notre Dame, di cui eraresponsabile, offrendo anche ospitalità gratis aiRelatori che venivano dall’Italia. Struttura che sitrova di fronte alla Porta Nuova di Gerusalemme,posto centrale e altamente signorile. Fu la fine diogni preoccupazione logistica e anche la sicurezzacerta che il Beato, aprendomi di volta in volta leporte e facendomi superare ogni ostacolo, stavadimostrando di gradire la visita nella Terra calpestatadal suo Summum Opus Dei. Per questo, l’ho chia-mato Dottore e Maestro della Provvidenza.

Prima festa liturgica del BeatoLa conferma al dono profetico del Convegno

viene dalla circostanza storica, guidata dal filomisterioso della divina Provvidenza, che ha volutoche la prima festa liturgica in onore del Beato, 8novembre 1993, venisse celebrata solennemente dalCentro Studi proprio a Betlemme e a Gerusalemme.Due luoghi geografici, due tappe storiche del miste-ro della salvezza, due momenti culminanti della dot-trina rivelata, due espressioni fondamentali della teo-logia cristiana e dell’unico sublime mistero dell’In-carnazione del Verbo, Mediatore della creazione,

Glorificatore della Santissima Trinità,Redentore del genere umano e Santifi-catore dei credenti, Cristo Gesù, di cui ilBeato ne è l’assertore più deciso, ilpoeta più delicato, il cantore più subli-me, il sostenitore più appassionato.

Al Beato si deve la scoperta e la dif-fusione teologica e filosofica del Prima-to universale di Cristo e nell’ordinesoprannaturale e nell’ordine naturale,secondo la Parola rivelata, come espres-sione massima dell’amore e della libertàdivini. Il Maestro francescano è il difen-

sore assoluto come della massima libertà di Dio, cosìdella massima libertà di Cristo. In pratica, il Primatoontologico considera il mistero della venuta del Cri-sto libero da ogni possibile condizionamento esterno,considerandolo come la manifestazione più perfettadella libertà e dell’amore di Dio al di fuori del miste-ro Trinitario. E l’avventura umana del Verbo è consi-derata ugualmente la manifestazione più perfettadella libertà e dell’amore di Cristo. Per questo ilBeato definisce il Cristo “Summum Opus Dei”, dalmio maestro ideale, P. Diomede Scaramuzzi, tradottocon la felice espressione il “Capolavoro di Dio”.

Non a caso, perciò, i due momenti forti della primacelebrazione liturgica in onore del Beato, Betlemme eGerusalemme, siano stati certamente guidati dallaProvvidenza, per confermare la bontà dell’interpreta-zione del Maestro francescano circa il secondo misteroprincipale della fede cristiana, l’Incarnazione del Verbo,che a sua volta diventa la chiave ermeneutica principaledell’intero disegno rivelato da Dio.

Betlemme: Convento e Casa Nova per i pellegrini(disegno)

Padre Claudio Bottini

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Celebrazioni a BetlemmeTra i tanti e molteplici avvenimenti, vissuti a

Betlemme durante la mia permanenza sabbatica, trehanno segnato in modo duraturo e quasi in modoindelebile la mia memoria: l’uno riguarda la celebra-zione liturgica dell’8 novembre 1993, in onore delBeato; l’altro, la solennità dell’Immacolata, 8 didicembre 1993; e il terzo, la celebrazione del SantoNatale sempre dello stesso anno 1993. Con la colla-borazione attiva allegra e spensierata degli studentidi Filosofia e con l’approvazione del Padre Guardia-no e del Parroco, nel pomeriggio dell’8 novembre,dopo il rientro dalla solenne celebrazione liturgica inGerusalemme nella chiesa del San Salvatore, proiet-tai nella sala parrocchiale di Santa Caterina, alla pre-senza di un folto gruppo di fedeli, una “cassetta su

Duns Scoto”, da me realizzata nel 1991 negli studidella Rai di Campobasso. La sala, dentro e fuori, erastata tappezzata dagli studenti con tanti manifesticolorati in lingua araba che presentavanol’argomento: Giovanni Duns Scoto.

E’ stata un’esperienza unica ed esaltante a untempo. Mentre le immagini scorrevano sulla paretein lingua italiana, il Parroco, P. Giorgio, traduceva inlingua araba per il pubblico, che rimase fortementeammirato contento e anche commosso. Una curio-sità. L’immaginetta fatta stampare per la circostanzae fatta circolare tra il popolo riproduceva l’affrescodi Francesco Cavallazzi, ma venne con molta sem-plicità e schiettezza interpretata dai fedeli come“Sant’Antonio”, la cui devozione è molto sentita trail popolo cristiano, a differenza del Beato il cuinome era ancora sconosciuto.

Dolce confusione! Scambio felice di Fratelli perideale e per santità! E specialmente per il profondoamore verso lo stesso Signore, Cristo Gesù. Con laprofonda differenza interpretativa: per il patavino,

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Cristo è considerato ancora in maniera “funzionale”,secondo la dottrina comune di ieri e anche di oggi;per lo scozzese, invece, in modo “assoluto”, cioèlibero da ogni possibile influsso esterno, che di persé sarebbe anche contraddittorio, perché la volontàdi Dio è immutabile, e Cristo è anteriore ontologica-mente alla creatura, di cui ne è addirittura l’Autore,in quanto di ogni essere Cristo è causa efficiente for-male e finale, così come viene insegnato dalla Parolascritta dall’Evangelista Giovanni e dall’ApostoloPaolo.

Sempre nella chiesa di Santa Caterina, vennepreparata e celebrata solennemente la liturgicadell’Immacolata Concezione della Vergine Maria,l’8 di dicembre 1993. Nel deposito del conventovidi una grande tela raffigurante “Duns Scoto e il

trionfo dell’Immacolata” di Daniel Torrente (ripro-duzione) del XIX sec. Dagli studenti fu sistematatra il coro e l’altare maggiore con molto gusto esolennità con uno speciale addobbo di bianchi fiorifreschi e con grande effetto scenico dall’aula litur-gica. Per la circostanza, mi fu concesso di presie-dere la solenne liturgia. La mia omelia, letta in lin-gua italiana, venne contemporaneamente tradottain arabo dal Parroco, per permettere al popolo diDio di gustare non solo l’aspetto storico, ma anchequello dottrinale del grande privilegio della reden-zione preventiva, scoperta e proposta dal BeatoGiovanni Duns Scoto per affermare l’ImmacolataConcezione della Vergine Maria.

Il terzo avvenimento, rimasto impresso nella miavita, è stato certamente la suggestiva liturgia dellanotte del Santo Natale. Al di là dei festeggiamentiesterni, organizzati dalla comunità cristiana congrande solennità e con tutto il ricco folclore, a mepiace ricordare solo la dimensione spirituale che hovissuto quella notte. Mentre fuori della basilica i

Daniel Torrente: Il Trionfo dell’Immacolata

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festeggiamenti si susseguivano a ritmo battente dadiversi giorni, dal primo pomeriggio del giorno 24dicembre l’interno del convento e della chiesa diSanta Caterina divenne un pullulare di preparativiper la notte santa. Per la chiesa era un via vai ditecnici che posizionavano i numerosi strumenti perla ripresa diretta della celebrazione, dal momentoche diverse erano le reti televisive. Molti Frati, daGerusalemme e dai luoghi vicini, affollavano ilocali conventuali ed ecclesiali: da un lato si nota-va il Maestro del coro che dava alla scuola deicantori gli ultimi ritocchi alle esecuzioni dei canti;dall’altro, il Maestro delle cerimonie impartivaagli inservienti le ultime raccomandazioni ritualiper celebrare degnamente la liturgia della nascitadi Cristo Signore. Nell’ampio presbiterio vennerocollocati e preparati i posti d’onore per le Autoritàpolitiche e religiose, tra cui ricordo l’inginocchiatoioper Arafat e quello per il Delegato Apostolico, monsAndrea di Montezemolo.

All’ora stabilita, verso le 23,30, si snodò dal-l’interno del convento una lunghissima processio-ne di studenti, di frati e di concelebranti che prece-devano il presidente della liturgia, il Patriarca Lati-no, mons. Michel Sabbah. Lo svolgimento del ritosi svolse tra volute di incenso profumato, canticorali e delicate suonate d’organo, tra una follastracolma che riempiva ogni angolo della chiesa.La celebrazione, dopo tutti i dovuti scambi diauguri, terminò intorno alle due del mattino.

In sagrestia, venni a conoscenza che il DelegatoApostolico avrebbe celebrato la Messa dell’aurora,verso le quattro del mattino nella Grotta della Nati-vità. Con un certo timore riverenziale e con moltasemplicità, chiesi al Delegato se potessi concelebra-re con lui. Mi guardò alquanto incuriosito e accon-sentì, chiedendomi chi fossi e donde venissi. Nell’at-tesa, seduti nella sagrestia, mi presentai e raccontaila mia venuta a Betlemme. Mi ascoltò con simpatiae mi chiese di andarlo a trovare nella sua sede aGerusalemme.Al suono della campanella e preceduti dal fratel-

lo sagrista ci avviamo verso la Grotta della Nati-vità attraverso la scala interna per la celebrazione.Sotto il piccolo altare incavato nella parete roccio-sa è collocata una stella d’argento con l’incisione

in latino: “Hic de Virgine Maria Jesus Christusnatus est” (Proprio in questo luogo è nato GesùCristo da Maria Vergine). Fu una emozione grandee indescrivibile trovarsi in quell’ora insolita sulpunto dove il Cristo è stato adagiato sulla paglia

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dalle mani tremanti della Vergine Madre, e cele-brare la liturgia di quel lontano e sempre presenteNatale dell’anno zero, che doveva dividere ancheil tempo in prima e dopo di Cristo. Tutta la cele-brazione fu una estasi speciale tra il passato e ilpresente, tra emozioni e ricordi, tra pensieri illu-minati alla luce della magistrale interpretazionedel Beato che nella mente e nel cuore pullulavanocome una pentola in ebollizione, per rivivere ilgrande disegno di Dio rivelato in Cristo Gesù, suoCapolavoro, Re dell’ordine soprannaturale e Re del-l’ordine naturale, Glorificatore della Santissima Tri-nità e Redentore del genere umano. Mentre gli occhierano fissi sul piccolo altare, il pensiero volava dauna idea all’altra del grandioso disegno dell’Artistadivino e restava come immerso e avvinghiato dalfascino del semplice nome di Cristo Gesù, Rivelato-re del Padre e Immagine del Dio invisibile. Sembra-va come se il tempo si fosse fermato, o, meglio, ilpunto presente si fosse espanso nella storia.

All’improvviso mi ritrovai in sagrestia insieme alDelegato Apostolico, che con un fraterno abbracciomi salutò e mi invitò di nuovo a fargli visita. Com-mosso e quasi trasalito di gioia promisi che quantoprima l’avrei fatto. E così avvenne verso la fine delmese di gennaio dell’anno nuovo, mi feci accompa-gnare a Gerusalemme da P. Raffaele, che mi condus-se alla sede della Delegazione Apostolica. Fui rice-vuto nel salottino degli ospiti. Il colloquio si svi-luppò interamente sulla personalità del Beato e sulCentro da me fondato nel 1991. Volle sapere per filoe per segno ogni particolare della mia venuta. Per ilConvegno, mi raccomandò come Relatore un amicoprofessore romano, Giorgio Filibeck, esperto didiritto. Telefonicamente chiamato, accettò subitol’invito. A tempo debito, poi, sempre via telefono,mi misi in contatto personale con lui per le dovutecomunicazioni logistiche.

Dopo la celebrazione del Convegno a NotreDame, verso la fine mese di maggio, ricordo di avertenuto una conferenza su “Duns Scoto e la Madon-na” al Seminario Teologico Salesianum di Cremi-san, nei pressi di Betlemme. Commozione e gioiaprofonda hanno accompagnato l’intera conversazio-ne mariana, che ha suscitato tanta sorpresa negliascoltatori, che, nella relativa discussione, si sonomeravigliati come mai un simile patrimonio dottri-nale sia poco conosciuto e poco noto. Per la primavolta, infatti, avevano sentito parlare della concezio-

Betlemme: Chiesa Santa Caterina

ne scotiana della Madonna, come dono di Cristo eorigine di ogni sua grazia, e della sua partecipazio-ne attiva nella concezione del Figlio Gesù. Dopo ilmomento culturale e spirituale, svolto nel saloneprincipale del Seminario, i fratelli Salesiani offri-rono un abbondante rinfresco, cui presero partetutti i presenti, anche i miei inseparabili studenti diFilosofia che mi accompagnavano inogni uscita. Fu una serata di grandefesta, di sana allegria e di sincera fra-ternità, la cui eco riecheggia ancoranegli orecchi.

Celebrazioni a GerusalemmeUgualmente importanti sono per

me alcuni avvenimenti celebrati nellacittà di Sion, che meritano di essereancora ricordati come essenziali del-l’esperienza sabbatica. Al mattinodell’8 novembre, lo Studium Philo-sophicum di Betlemme al completo ealcuni Padri della Comunità si trasferi-scono a Gerusalemme nella chiesa delSan Salvatore, per celebrare la solenneliturgia in onore del Beato, insiemealle Comunità dello Studium Theologi-cum e dello Studium Biblicum, alla presenza delVicario Custodiale, P. Castor Garcia, del CorpoAccademico dei Docenti e di un folto numero diFrati. Mi fu affidata la presidenza della celebrazione.Durante l’omelia cercai di ricreare il clima spiritualevissuto dal Maestro Francescano agli inizi delsecondo semestre del 1307, quando nell’aula magnadella Sorbona propose pubblicamente e ufficialmen-te la sua tesi sulla “redenzione preservativa” dellaVergine Madre, come corollario del Primato assolutodel suo Figlio, Cristo Gesù. Emozioni a emozioni siaccavallavano fino alla commozione di avere spessoil viso solcato da lacrime di gioia che dal cuore tra-sudavano attraverso gli occhi e le labbra dolcementele lambivano per asciugarle fino a mordersi. Feno-meno che si ripete ogni volta che l’emozione misopraggiunge. Fu una celebrazioneimmemorabile, e anche l’unica che fecinella chiesa del San Salvatore. Sonomomenti indimenticabili.

Il pomeriggio del 15 novembre, nel-l’aula magna dello Studium BiblicumFranciscanum della Flagellazione, hotenuto la prolusione per l’apertura del-l’anno accademico 1993-94, dal titolo“La Via Scoti”, ossia “La metodologiadi Duns Scoto”, alla presenza del Dele-gato Apostolico, mons Andrea di Mon-tezemolo, del vescovo ausiliare monsGiacinto-Boulos Marcuzzo, delle Auto-rità Accademiche e del Corpo Docentedello Studium e delle due Comunitàdegli Studi di Filosofia e di Teologia, oltre ai tantiinvitati che gremivano l’aula magna. In un ambientecosì altamente qualificato del sapere umano, mi per-misi di presentare la metodologia generale e specifi-ca del Maestro Francescano, che ha sempre visto econsiderato il testo biblico come punto di partenzaindispensabile per ogni progresso scientifico del-l’uomo nel suo cammino di ricerca della Verità. Il

testo rivelato era per lui conditio sine qua non per ilsuo insegnamento: costituiva il punto di partenza perla ragione nella ricerca di ogni verità teologica.Aveva introdotto l’uso della Bibbia nell’Universitàcome punto di riferimento sicuro di fede e di guidaper la ragione, nel suo autonomo cammino verso leverità essenziali per la vita dell’uomo.

Di conseguenza, le verità dei cosìdetti praeambula fidei - come ad esem-pio la dimostrazione razionale dell’esi-stenza di Dio, dell’immortalità dell’ani-ma, della libertà umana, del fine ultimodell’uomo, del diritto naturale…-appartengono all’ambito della fede enon della ragione, come comunementesi continua a ritenere. Posizione chepermette di gettare un ponte dialetticocon il mondo contemporaneo e incampo filosofico e in quello teologico,facendo del Beato un Autore a pienotitolo del nuovo secolo XXI. Anchequesto cenno di metodologia scotistasuscitò molti consensi tra le autoritàscientifiche presenti alla seduta e moltiapplausi dall’intera assemblea.

Altro appuntamento importante perDuns Scoto a Gerusalemme è stato il tardi pomerig-gio del 6 dicembre 1993, quando, alla presenza delCustode, P. Giuseppe Nazzaro e all’intera Comunitàdell’Istituto Teologico Francescano di Gerusalem-me, e parte di quella di Betlemme e della Flagella-zione, ho svolto una conferenza sul tema “La spiri-tualità di Duns Scoto”, sottoponendoli anche a unserrato dibattito, specialmente con gli studenti, sem-pre agguerriti e battaglieri. La conclusione, però,suscitò qualche perplessità, che almeno in partevenne risolta nelle risposte alla molteplici e incal-zanti domande cui fui sottoposto. Affermavo, fonda-mentalmente, che il Dottor Sottile, per la sua impor-tanza storico-dottrinale, in quanto aveva tradotto insistema scientifico le profonde intuizioni dell’idealefrancescano, nel senso che aveva concettualizzato

l’ideale francescano rendendolo insegna-bile e trasmissibile con l’insegnamento,può essere chiamato tranquillamentecon-fondatore dell’Ordine. La perdita diquesta veduta sistematica e scientificadell’ideale francescano è da annoverarsi,senza dubbio, tra le cause principali dellapovertà intellettuale e spirituale dell’Or-dine di quest’ultimo tempo.

Sempre a Gerusalemme, il giorno 3maggio del 1994, su invito di mons Mar-cuzzo, tenni una conferenza dal titolo“L’Immacolata Concezione secondoDuns Scoto”, a tutto il clero di rito latinodella diocesi, nel monastero trappista diLatrun. Fui accompagnato da P. Lino

Cignelli e da alcuni frati di Betlemme. Fu una gior-nata memorabile per il luogo molto suggestivo eameno, ricco di memoria storica e di profonda spiri-tualità. La soddisfazione che provai fu grande eprofonda. Per la prima volta, infatti, tanti sacerdotidella diocesi di Gerusalemme sentirono parlare delMaestro francescano, della sua dottrina sul Primatodi Cristo e del suo corollario sull’Immacolata Con-

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TEOLOGIA

Padre Castor Garcia

Padre Lino Cignelli

cezione della Vergine Madre. Ho ancora impressonella memoria la profonda gioia mista a stuporeche emanava dal volto soddisfatto e compiacentedi quei sacerdoti che ascoltavano estasiatil’interpretazione scotiana sul Cristo e sulla suaMadre. Fu un coro di sincero e sentito ringrazia-mento, che ancora riecheggia nel mio cuore,profondamente colmo di commozione.

Il Convegno sulla paceLa principale occupazione della mia esperienza

sabbatica in Terra Santa è stata certamentel’insegnamento della Filosofia nello Studium Philo-sophicum Franciscanum di Betlemme. Dall’Italiaperò mi ero portato dietro anche la grave responsabi-lità di celebrare un Convegno a Gerusalemmedurante il pellegrinaggio organizzato per i Relatorinei giorni 10-18 di maggio. La seconda mia preoc-cupazione, quindi, si era concentrata nel mantenere icontatti telefonici con i Relatori, per organizzare almeglio la preparazione scientifica del Convegno,che si sarebbe svolto nei giorni 12-14 maggio 1994,nella sala dei Congressi in Notre Dame, di frontealla Porta Nuova. Sulla parete centrale della sala unCrocifisso troneggiava, mentre sulla destra unagigantografia del Duns Scoto di Francesco Cavallaz-zi spiccava dal chiaro celestino dello sfondo, davantial quale ogni giorno dei lavori veniva collocata unafresca composizione di fiori.

Che argomento scegliere per il Convegno? Checosa si poteva augurare di più alla Terra Santa, tea-tro, oggi, di seria difficoltà politica e, ieri, scenariodell’avventura umana di Cristo? Dal momento chelo stesso Cristo è la Pace, dona la Pace, vuole laPace? Di fronte a questa esplicita volontà di Cristo,come il suo Dottore più insigne, non doveva accetta-re la tematica della pace? Lui, il Cantore del Primatodi Cristo e quindi della pace?

Per il Dottor Sottile, la pace è dono e conquistainsieme. E’ impegno serio e responsabile sia dei sin-goli come dei gruppi. E’ travaglio della persona, sianella sua dimensione spirituale e sociale, e sia nellasua scelta religiosa e politica. La pace è sintesi dia-lettica tra valori religiosi e autonomie politiche, tradiritto naturale e potere umano, tra valori religiosi evalori storici, tra tradizione e modernità, tra testimo-nianza religiosa e scelte politiche. La pace è equili-brio tra l’umano, il religioso e il sociale.

Come dono, la pace va impetrata e pregata,costruita e non esigita, testimoniata e non imposta,vissuta e non declamata, creduta e non razionalizza-ta. In altre parole, la pace è impegno per arricchiresé stesso e gli altri del dono che ogni persona,amata-da-Dio, possiede ontologicamente, in quantoimmagine di Cristo, vera autentica e unica immaginedel Dio invisibile sulla terra.

L’intento del Convegno è quello di voler scoprirele radici della pace, difficile quanto si vuole, masempre possibile, attraverso le indicazioni espliciteed implicite del pensiero di uno dei più grandi figlidi San Francesco, il Beato Giovanni Duns Scoto,che parla in modo profetico, proprio in una terradove il profetismo è di casa. Mi spiego.

Man mano che l’idea del Convegno prendevacorpo, mi accorgevo sempre più sia dell’assistenzaspecifica del Beato, che mi faceva trovare apertetutte le porte indispensabili alla sua preparazione erealizzazione; e sia dell’attualità del tema stesso, chetrovava autonomamente vasta eco negli avvenimentistorici vicini a noi, maggio 1994: “stretta di mano”del 13 settembre '93 tra Rabin e Arafat a Washinton;VII Incontro Internazionale per la Pace a Milano 19-22 settembre '93; Lettera Pastorale del PatriarcaLatino di Gerusalemme, mons Michele Sabbah,novembre ‘93; Lettera Circolare del Custode diTerra Santa, fr Giuseppe Nazzaro, in occasione dellefeste del S. Natale '93; Accordo Fondamentale sigla-to tra il rappresentante dello Stato di Israele, YossiBeilin, e il rappresentante della Santa Sede, monsClaudio Celli a Gerusalemme, 30 dicembre '93;Congresso Internazionale dei Rappresentanti delleReligioni Mondiali a Gerusalemme, 1-4 febbraio1994; e tanti altri incontri di studio e di preghierasvolti in tutte le parti del globo terrestre per implora-re la Pace dal Signore e dai responsabili politici, spe-cialmente dopo gli ultimi episodi di violenza e diintolleranza degli anni 1987-1993.

Nello svolgimento del Convegno, invece, la pacesarà approfondita nei diversi aspetti dai singoliRelatori che ci aiuteranno a meditare sul valoreprofondo e autentico della Pace, secondol’insegnamento di Cristo, le indicazioni della Chiesa,l’esperienza del francescanesimo, con particolareriferimento al pensiero di Duns Scoto, insieme alledecisioni autonome e responsabili degli uomini digoverno e non. La Pace, infatti, come insegna ilBeato, è sintesi dialettica tra dimensione originariadella legge del Signore e dimensione storica delpotere autonomo degli uomini.

Il Convegno, pertanto, si prefigge due finalità:una, di preghiera al Signore, per intercessione delBeato, perché ci faccia comprendere e amare auten-ticamente la sua volontà di pace; l’altra, di contribu-to scientifico per offrire non conclusioni, ma almenovalide indicazioni per la realizzazione di una culturadi pace, basata su valori essenziali della persona,intesa come imago Christi e condiligens Dei,secondo l’insegnamento del Beato, che del misterodi Dio ha sollevato molti veli, e dell’insegnamentoconciliare ne ha profetizzato la chiave ermeneuticain Cristo Gesù.

Ecco alcuni passaggi dottrinali del Concilio Vati-cano II. «Credenti e non credenti, dice infatti il con-cilio Vaticano II, si trovano d’accordo sul fatto che

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Gerusalemme: Notre Dame Center

ogni cosa deve venire ordinata in funzione dell’uo-mo, come a suo centro e a suo vertice. Ma che cosaè l’uomo? Sono molte le opinioni che l’uomo si èdato e si dà su stesso, opinioni differenti e anchecontraddittorie. Vanno dall’esaltazione di sé comeregola assoluta fino alla più cupa disperazione» (GS12). «In realtà, solamente nel mistero del VerboIncarnato trova vera luce il mistero dell’uomo... Cri-sto, proprio rivelando il mistero del Padre e del suoAmore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo egli fa nota la sua altissima vocazione... Cristo,immagine del Dio invisibile (Col 1,15), è l’uomoperfetto... in Lui la natura umana è stata assunta... einnalzata a una verità sublime. Con l’Incarnazione, ilFiglio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo...Chi segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure piùuomo» (GS 22, 41).

Per il concilio Vaticano II, Cristo è rivelazionedell’Amore del Padre, chiave di lettura dell’uomo,principio sapienziale e modello antropologico,secondo cui intessere i rapporti con Dio, con gliuomini, con la società, con la famiglia, con la natura,con la storia, con il territorio.

Di questo insegnamento conciliare Duns Scoto ècertamente un antesignano profetico qualificato, per-ché ha fondato proprio su Cristo il suo pensiero dot-trinale e sociale. Per lui, Cristo rivela l’Essere-Caritàdi Dio, crea l’uomo a sua immagine e lo eleva alladignità di figlio di Dio. La persona umana, perciò,comporta una struttura, un movimento, una tendenzacristiforme sintetizzabile nelle due sue note fonda-mentali: di ultima solitudo e di relatio trascendenta-lis, espresse dalla definizione di persona data dalBeato: intellectualis naturae incomunicabilis exsi-stentia, l'esistenza incomunicabile di una naturaintellettuale. La cristogenesi scotiana accentua lapresenza di Cristo nella storia e nel mondo: Egli èall’inizio e alla fine di ogni sviluppo temporale espaziale: Alfa e Omega, Principio e Fine di ogniessere. In questo contesto, piace leggere il concettodi pace, di cui Cristo è autore e donatore insieme.

Il concilio Vaticano II ricorda, agostinianamente,che «la pace... è il frutto dell’ordine impresso nell’u-mana società da Cristo e che deve essere attuatodagli uomini che aspirano ardentemente a una giusti-zia sempre più perfetta. Poiché il bene comune delgenere umano è regolato, sì, nella sostanza, dallalegge eterna, ma è soggetto, con il progresso del

tempo, per quanto concerne le sue concrete esigen-ze, a continue variazioni, la pace non è mai qualcosadi stabilmente raggiunto, ma è un edificio da costrui-re continuamente...

La pace non si può ottenere sulla terra se non ètutelato il bene delle persone e se gli uomini nonpossono scambiarsi con fiducia e liberamente le ric-chezze del loro animo e del loro ingegno. La fermavolontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popolie la loro dignità, e l’assidua pratica della fratellanzaumana sono assolutamente necessarie per la costru-zione della pace. In tal modo, la pace è frutto anchedell’amore, che va oltre quanto può assicurare lasemplice giustizia... » (GS 77-78).

La visione cristica dell’uomo e della storia,secondo Duns Scoto, anticipa e giustifica la conce-zione conciliare altamente profetica. In quanto dono-di-Dio per eccellenza, Cristo si dona all’uomo comeimmagine e gli partecipa l’onore di essere condili-gente e coamante di Dio. L’uomo si presenta, quin-di, strutturalmente dipendente dall’Essere-Amore, erelazionalmente aperto verso lo stesso Essere-Amorenella comunione con gli altri condiligentes e coa-manti. Il riconoscimento e l’accettazione di questaontologica dipendenza da Dio segna la prima carat-teristica scotiana della persona di ultima solitudo; egli apre la via alla relatio trascendentalis primaverso Dio e poi verso gli uomini, o, che è lo stesso,verso gli uomini in Dio,

Di conseguenza, in quanto ultima solitudo, l’uomofonda ontologicamente la pace nella legge di naturaessenziale; e in quanto relatio trascendentalis, lafonda esistenzialmente nelle relazioni storico-cultu-rali fra i popoli, il cui potere politico è di umana isti-tuzione. Dalla loro equilibrata e aperta dialetticanascono le condizioni essenziali della pace sociale.

Dall’insieme del pensiero scotiano, possono sca-turire delle importanti indicazioni non solo allacostruzione ma anche al mantenimento della pace,che certamente saranno approfondite in sede di Con-vegno dalle specifiche relazione dei Relatori. In sin-tesi, alcune di queste indicazioni:

1)- Come Cristo è stato l’attore principale di que-sto territorio, così bisogna riconoscere l’uomo comeimago Christi, avente la massima dignità e il massi-mo valore, come soggetto libero e autonomo, ossiacome persona. Quanto più alto è il concetto diuomo-persona, tanto più matura e libera è la società.

2)- L’uomo quanto più diventa “persona” - auto-

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Padre Giovanni a colloquio con i corsisti

Betlemme:P. Giovanni partecipa alla processione comunitaria

cosciente e libero, dipendente da Dio eaperto a Dio e agli altri uomini - tantopiù partecipa alla costruzione di sé stes-so, della società, della famiglia e dellapace. La sua caratteristica di essere rela-zionale è meno naturale che volontaria,proprio in base alla caratteristica di Dioche vuole liberamente e pensa necessa-riamente. Ciò vuol dire la “relazionalità”si fonda sulla “scelta fondamentale”: larelatio trascendentalis suppone l’ultimasolitudo. Scoperte teoretiche che hannouna vastissima applicazione nel mondosociale e spirituale.

3)- Il potere politico è d’origineumana, comunque venga stabilito dalpopolo. Il rispetto delle leggi, giuste elegittime, deve essere sincero e leale,pronto e fiducioso. Alla norma della giu-stizia, deve subentrare lentamente e conefficacia la regola dell’amore. La veragiustizia sfocia verso l’amore: il mantodell’amore rende meno amare alcunedecisioni di giustizia.

4)- In base alle fondamentali notedella persona - ultima solitudo e relatiotrascendentalis - la società ha il dovere di creare lecondizioni ottimali per la vita terrena, essenzialmen-te aperta a quella soprannaturale senza alcun condi-zionamento: rispetto e libertà per tutti i cittadini, cre-denti e non-credenti, e credenti in modo diverso.

ConclusioneNella convinzione della possibilità di costruire

la pace in un momento storico così altamenteesplosivo, tutti i Relatori hanno risposto con impe-gno e generosità all’attesa, i cui contributi, purrispettando le singole e reciproche autonomie cur-riculari, costituiscono una chiara base di riferi-mento sicuro per la realizzazione dell’intento ire-nico, come dimostra la loro raccolta nel volumeesaurito “La pace come impegno”, (Levante Edito-re, Bari 1994, a cura di G. Lauriola), pubblicatosubito dopo il mio servizio alla Terra Santa.

Ordinati secondo un filo conduttore più ideale

che storico, tutti e singoli gli interventigettano le basi essenziali per una discus-sione-dialogo, che, partendo dalla comu-ne visione della pace nella Bibbia e nellaChiesa, attraverso la mediazione delladottrina scotiana, sfocia nel quotidianoconcreto della situazione arabo-palestine-se, dopo essersi purificato in un salutarebagno teoretico.

Il Convegno, pertanto, pur distin-guedosi idealmente in quattro sezioni:storico-scotiano, teoretico, francescano earabo-palestinese, si presenta organicounitario e sistematico. L’idea di fondoche serpeggia e unifica le singole sezionie le rispettive parti tra di loro resta sem-pre la convinzione proiettata da DunsScoto sul Convegno: la pace è una conti-nua conquista dialettica tra la dimensioneoriginaria della legge del Signore e ladimensione storica del potere autonomodegli uomini, ossia una sintesi libera eresponsabile dell’agire umano secondo lalegge naturale fondamentale e le relazionistorico-culturali di un popolo.

Questo del Convegno di Gerusa-lemme, con tutte le suggestive celebrazioni e mani-festazioni svolte, è la prova più evidente della pre-senza viva del Beato Giovanni Duns Scoto in TerraSanta, perché è il Dottore per eccellenza dell’Incar-nazione del Verbo e della sua Madre Immacolata. Edell’esperienza sabbatica per me è stata una verarinascita nello spirito e nella persona, perché ho con-statato ogni giorno l’assistenza del Beato. Lui mi hacondotto in Terra Santa e lui mi ha riportato ringio-vanito in patria. Spesso scrivevo al mio Provincialeche l’esperienza betlemita è stato un continuo novi-ziato, che ha segnato profondamente la mia vita.

Le considerazioni sui Santuari più importantivisitati durante la mia permanenza in Terra Santasarà oggetto delle prossime puntate che avrannocome tema generale la dottrina specifica del cristo-centrismo, cuore del cristianesimo, fiore all’occhiel-lo del francescanesimo e geniale scoperta del BeatoGiovanni Duns Scoto.

(Continua)

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Betlemme:Basilica e convento francescano

LLaa MMaaddoonnnnaa ee CCaasstteellllaannaaQuesta nuova ricerca vuole essere ideale continuazione della precedente, edita (con alcune pause) dal

n. 14 al n. 38 di questo Laudato sie, che si intitolò La Madonna nel folklore castellanese e che Padre Piofarà diventare un volumetto luminoso e bellissimo che mi riempirà di compiacimento e di orgoglio.

Questa 1ª puntata, addirittura, è da ritenersi - proprio - una parte 5ª di quella Poesia popolare, parti1ª - 4ª, edita nei n. 35-38.

Si tratta anche qui, infatti, di poesia popolare, ma non quella “classica”, antica, affidata ai ricordi deinostri vecchi, Noi, qui, raccoglieremo documenti di Autori recenti, dei quali daremo date e fonti bibliogra-fiche, autori nati - tutti - nel ‘900 (eccetto uno solo), amanti - tutti - del dialetto castellanese, che hanno arti-sticamente composto versi popolari armoniosi ed originali. Ecco perché li abbiamo definiti poeti nuovi,come i Neoteroi della letteratura greca. I poeti nuovi della poesia popolare castellanese (salvo improbabiliulteriori “scoperte”), di cui ci occuperemo, sono: Vittorio Sabbatelli, Pietro Simone, don Nicola Pellegrino,Antonio Lanera ed altri 2 autori che saranno una sorpresa per i lettori di questo Laudato sie.

Vittorio Sabbatelli

ominciamo da Vittorio Sabbatelli, nato il 10-12-1900, morto il 12-7-1959, Maestro esemplare e scritto-re da ricordare. Titolavo così un articolo, edito su unapagina che il circolo culturale Pivot inseriva sul setti-manale locale Portagrande e che diventò poi Introdu-zione all’Antologia del Premio Letterario 2007, dedica-to proprio al Sabbatelli. In detta Introduzione ho inseri-ta una “Nota biobibliografica”, alla quale rimando il let-tore più curioso, ed una affermazione, che trascrivoanche qui: “A proposito delle poesie dialettali, propriouna poesia del Sabbatelli, I fiur’ e zucc’r’ (fiori di zuc-chero) fa comparire Castellana ed il suo dialetto nellaimponente raccolta La Puglia e i suoi poeti dialettali diPasquale Sorrenti, pp. 115-116”.

I fanove (i falò)

l primo dei 4 “pezzi” del Sabbatelli, che quiediteremo, è il più antico ch’egli abbia pubblicato.I fanove uscì a p. 2 de La Torre, Festa d’Aprile1944, numero unico, da cui nacque l’Olmo. Difanove questa rivista parla ogni anno ed io ne par-lai ampiamente nel n. 19 - II sem. 2000. Sabbatelline fa una scorribana di folklore “mangiatorio” e dicompagni di guascezza (= incontro conviviale traamici). Pubblichiamo solo l’inizio della lunga poe-sia per il riferimento alla Madonna nosta, che inte-ressa la nostra ricerca; e tralasciamo l’elenco purcoloratissimo dei diversi personaggi che solo alcu-ni vecchi castellanesi saprebbero ricordare.

Un’osservazione ortografica vogliam fare suldialetto del Nostro: esso è spesso integrato daparole, o da interi versi, in italiano (vedi partico-larmente U Cummend’). La semimuta poi è talvol-ta espressa con la e o dalla corrispondente vocaledella parola italiana; ma nella maggior parte deicasi è resa dall’apostrofo o da nessun segno.

I Poeti nuovi della poesia castellanese (p.1ª)

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IC

caricatura di S. N. de Bellis

Ecco il testo da noi selezionato e la relativa tra-duzione.

Stasaire, chiove, o non chiove,ama sceoi ‘a la fanove,a la fanove di basce ‘a Porta Granne,ca ava iesse a megghie d cuss’anne:Ama cantà a la bella Madonna nosta‘a canzona p’Iedde fatta apposta.“Tu sei del popolo” ama cantàe dopp, nce perdunesse, nu bicchiere n’ama ffa.Peppino Ghj-Ghj’ m’à nvitatoca nu cunigghie (o gatto?) à preparato.Accussai fra ciceri fritti, na bbona tiedde,scartapieti, sarache e piccilatiedde,nu canto e trai o quatro bicchierimenamo abbasce i brutt penzieri...

Traduzione:Stasera, piove, o non piove,

dobbiamo andare al falò,al falò di giù a Porta Grande,che dev’essere il migliore di quest’anno.Dobbiamo cantare alla bella Madonna nostrala canzone per Lei fatta apposta.“Tu sei del popolo” dobbiamo cantare,e dopo, ci perdonasse, un bicchiere (di vino) ci dobbiamo bere.Peppino Ghj-Ghj’ mi ha invitatoché un coniglio (o gatto?) ha preparato:Così tra ceci fritti, una buona teglia,acciughe secche, salacche e taralli,un canto e tre o quattro bicchieri.buttiamo giù i brutti pensieri...

U cummend’ (il convento)

a 2ª composizione fu edita ne L’Olmo, apr.1955, p. 4, ed è un romantico documento dellaprofonda e sentita religiosità del Nostro e della suaparticolare devozione alla Madonna della Vetrana.

Se tieni na malincunia o il cuore cu nu turmient che non sai, gente mia, da dove ti vene, e, magari, ti sient,ci sacce?, venir menepi pensieri, pi pensierica sò, iosce, chiù di ieri (che sono oggi più di ieri)se di chiange ti vene e non ze purciaie; (e non sai perché)

se, nella vita, 'u trene, 'a perso e non sai perchè(magari lo sai e fasce fintdi non saperlo); se fai bile per ogni cosa vile, e che, o gente, sopporti, non sempre con rassegnazione; se ti viene d' imprecare, // i vivi e i morti; se ti senti solo // e, nulla, vuoi vedere e, nulla vuoi sentire; se ti manca l'anima sorella, a cui poter dire, // magari, con muta favella, il tuo tormento, // stammi a sentire:Prendi la via // d'a Madonna da Grott'e vattinn 'o Cummend. (e vattene al convento)Strada facend, // t'ada send, (devi sentirti)o gente mia, l'aiuto d'a Madonna, // di Maria. Se vi sono margheritine e primule fann nu mazzett. Poi, accugghienn accugghienn (raccogliendo...)e, magari, benedicenn, o' Cummend, alla Madonna, arroive, alla Madonna ca a te aspett.Ind' a la Chiesa trase (dentro la chiesa entri)u pede di Crist vase, (il piede del crocifisso bacia)

l'uogghie d'a Madonna da Vetrana mittete mbront, cu 'a mana.Poi, cu na preghiera, // silenziosa, sommess, offri i fiori // e ciò che, in te stesshai e non ze doisce. (... e non sai dire)Dopp, citt citt e volentieri, (dopo, zito zitto...)cu la Vergine fatt nu discurs (... fatti un discorso)e fatt benedoisce. (e fatti benedire)Vedrai che ti passerann I' affann // e i brutt pensieriInfine, del ritorno // in su la via,acquietato t' a da sent, (dti devi sentire)perché, la Madonna du Cummend ti avrà rasserenato // e, così sia.

LA MADONNA NEL FOLKLORE CASTELLANESE

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L

LA MADONNA NEL FOLKLORE CASTELLANESE

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Abbiamo dato la traduzione delle parole eespressioni dialettali dialettali più difficili inseren-dola (in corsivo tra parentesi) subito dopo la paro-la o l’espressione corrispindente corrispondente: Eper la cronica mancanza di spazio, uniamo i versipiù brevi con una doppia sbarretta.

A fest da Car’sein’ (la festa della Madonna del Caroseno)

ome il primo dei brani qui editi, anche que-sto edito ne L’Olmo, sett. 1958, p.10, è solo unaparte della lunga poesia dedicata dal Sabbatellialla nostra Madonna del Caroseno. Anche noi,parlando delle Feste mariane castellanesi, neparlammo nel n. 30 I semestre 2006. Il Sabbatel-li ne fa un inno popolare, nel quale compareanche la Madonna.

Ed è il simpatico brano che qui riportiamo:... E’ na dôje, na dôje di feste

Jnd’a dôje di n’autentica fera,in onore da Madonna, che alla gent’ p’rdonase, purtroppo, mesch’u sacr’o profan’,se avvene qualche stringiut’ de man’e se, dicenn’ n’avemmaria, lesta lesta,qualchiun’ jaz’a capa a na certa finesta...

Traduzione:E’ un giorno, un giorno di festa,

in un giorno di autentica fiera,in onore della Madonna,che alla gente perdona,se, purtroppo, mischia il sacro col profano,se avviene qualche stretta di mano (tra innamorati),e se dicendo una avemmaria, frettolosamentequalcuno alza il capoverso una certa finestra (dell’amata)...

U lunedoi’ da Fest’ d’Aproile(il lunedì della Festa d’Aprile)

uando dedicai alla Festa d’Aprile la puntatadel n. 18 1 sem. 2000, riservai anch’io un para-grafo al lunedì della festa lunedì dei castellanesi,ma il Nostro ne fa qualcosa di molto più importan-te, nobilitata inoltre da versi dialettali e da malin-coniche considerazioni morali.

La poesia fu edita ne L’Olmo, apr. 1959, p.6,ma l’Autore ripensava ai tempi della sua infanzia,della sua fanciullezza, forse della sua giovinezza.

Due coloriti soprannomi della terza quartinarichiedono un indispensabile commento. Presutt’(Prosciutto) era l’impresario castellanese delle illu-minazioni ad olio ed a gas di fine ‘800/primi ‘900

per le feste di paese; U Bif ’ro (il Piffero) era il“capo” di una formazione di 5/7 rumorosi suonatoridi banda, che si denominavano tammurri (tamburi).

Ecco la poesia del Sabbatelli e la relativa tradu-zione:

Lettore carissimo, sent a fratt:Proimo assè da civiltà di miù,ca tutt abbascia 'o stess livell, sì che 'a sciurnata iè na cheosa chiatt,

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La Madonna del Carosenodi V. Fato (1785)

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LA MADONNA NEL FOLKLORE CASTELLANESE

grigia uguale, la vita, grazie a Gesiù iera semplice e tant, tant bell.Iemm attaccati a certi tradiziuoni e s'aspettavano tanti belli fiesti e viscilie, cu vere trepidaziuoni, sì che, non appena, liesti, liesti,

l'operai di Presutt’ accumenzavanoa chiantà i travi, accumenzava 'a festa. Non vi doico, poi, acquann assevono i tammurr, cu 'u Bifro in testa,e giravano 'u paioiso. S'aspettava, 'u Lunedoie da Festa d'Aproile, chiù assè di tutt' a festa! Amava, ogni famigghia: attano, mamm, foile,

scioe a mangià, pietanz e pietanz (carn di ciuccio e di cavadd all'acioite, scarciopp, ficazz) atturn e nanz a la Chiesa. Sott all'ulm che, alli zoite,

servaiva, p'acchiarsi i strengesi 'a mano. Stavano, ret' 'e tavoli, i pittecari du paioise a serv buono i cristiani. Miu, amoisce e lettori miei cari,

so picch chidd che, alla maggiolata da foina d'Aproile, dono importanza. S'è persa a' freschezz e l'innata bontà di sentimienti, purciaie, nanze,

camoina cu luss e corruzione 'a miseria di ogni popolazione.

Traduzione:Lettore carissimo, senti a tuo fratello:

Prima assai della civiltà di ora, che tutti abbassa allo stesso livello, così che la giornata è una cosa piatta, grigia, uguale, la vita, grazie a Gesù, era semplice e tanto, tanto bella.

Eravamo legati a certe tradizioni e s'aspettavano tante belle feste e vigilie, con vera trepidazione, sì che, non appena, lesti, lesti, /

gli operai di Prosciutto incominciavano a piantare i pali, incominciava la festa.Non vi dico, poi, quando uscivano li tamburi con il Bifro (il Piffero) in testa,

e giravano il paese. Si aspettava, il Lunedì della Festa d'Aprile!ancor più di tutta la festa! Amava ogni famiglia: padre, madre, figli,

andare a mangiare, pietanze e pietanze (carne di asino e di cavallo all'aceto, carciofi, focaccia) intorno e avanti alla Chiesa. Sotto all'olmo che, ai fidanzati,

serviva, per trovarsi e stringersi la mano, stavano, dietro ai tavoli, i bottegai del paese a servire bene le persone. Ora, amici e lettori miei cari,

sono pochi quelli che, alla maggiolata della fine d'Aprile, danno importanza. Si è persa la freschezza e l'innata bontà dei sentimenti, perché, avanti,

cammina con lusso e corruzione la miseria di ogni popolazione.

Pietro Simone

ubito dopo Vittorio Sab-batelli, bisogna considerarePietro Simone, nato il 28-5-1901 (5 mesi dopo il Sabba-telli), morto il 12-7-1935 (asoli 34 anni). Nella letteraturapopolare castellanese il Simo-ne è da considerare, forse, piùimportante e. senza dubbio,più precoce del Sabbatelli.Cominciò infatti a pubblicaresu giornali baresi e nazionalida giovanissima età.

Ai tempi del giornale“umoristico-pupazzettato”Papiol (anni 1910-1920) ilSimone pubblicò le primepoesie a stampa in dialettocastellanese, con lo pseudoni-mo Colino. (Dopo di lui losostituì proprio il Sabbatellicon lo pseudonimo Il Sup-plente). Ed un mannello di

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Pietro Simone Boy-scout (1925 ca.

LA MADONNA NEL FOLKLORE CASTELLANESE

ritagli di Colino è fortunosamente conservato nellaCivica Biblioteca castellanese. Me li consegnòPietro Manghisi, detto Zo Piet(e), deformazione diZio Pietro; e mi disse: “Sono scritti di mio cuginoSimone, ma voglio che siano conservati per tutti icastellanesi”. Oltre quel mannello di ritagli, inBiblioteca vi sono diverse altre “cose” del Simoneed io dettagliatamente le ho indicate nella miaIntroduzione all’Antologia del Premio letterario2009, che il Circolo Pivot intitolò appunto a PietroSimone.

Da quella antologia voglio riportare qui ilperiodo di pp. 3-4 che parla del Simone (indicatocon le iniziali P.S.) “francescano”.

“Sin dalla giovinezza, è stato terziario france-scano e quando, alla fine degli anni ‘20, fu trasfe-rito il chiericato dei Minori di Puglia e Molise aCastellana, accettò di insegnare musica e canto aifrati chierici e di essere il direttore della loro Scho-la Cantorum, aveva meno di 30 anni.

Padre Amedeo Gravina, che allora era chieri-co, lo ricorda un paio di volte nella sua colossaleGalleria francescana. A pag.214 dice che “frabenefattori insigni (di Castellana) primeggiava ilcandido e serafico P.S.”. Ed a pag. 305, parlandodi Frà Felice, dice:

“Il rag. P.S. ci edificava con la sua angelicamitezza ed umiltà”. E Padre Agostino Castrillo, dicui è stata avviata la causa di beatificazione e chenei primi anni ‘30 era giovane professore presso ilnostro convento, a p. 5, In memoria, dell’opuscoloNel 10° anniversario della morte del rag. P.S., scri-ve: “...O caro e buon P.S. mi dura vivo e musicalenell’anima il ricordo dei nostri quasi quotidianiincontri... Noi si discorreva, cuore a cuore, di Dio, diapostolato, di francescanesimo, di poesia, di musica,di che il nostro spirito era vago e insaziabile...”

A sair d'i fanove (La sera dei falò)(datata 20-7-1920)

Ogni ann' a Casteddan' Indo' mais' d’ Gennai oS' fascene semb' i fanove

Alla veniuta da Madonna; I siccome iè ius antoicheN'anze pote chiù luò. Ce succede chedda saireAcquann s'appicce cudd' fuoch', P'onore i gloria Alla Madonna da Vetrona?

Tutt'a doie i guagniuneVon'aggiranne p'li zepperP'li troncher i ciuppenore, P'fa grosse a fanove; I la sair' a vintquatt'aure, Doppe ch'avassiut'a bbanne, Mettene fuoch da tutte vanne. Picche proime d'do iaureTutte quantel i famigghie, Accumenzene a geròPe vedoie i fanove.- C’i bell' ch'ess! I ch'ess'olt?I trimiend ci ciuppenoreSte sckaffote mienz a cchedde! -Ma, de quanten'egghie visteChessa dò iè a chiù gross! P' lu munne, quant 'a tronch're! - I veit ddò. Piur u MarascialleVe agge)ranne li fanove! Cuss iere u ragionamenteD'do zetre frcsck', fresck'.

Vers 'ù ttard s'accumenzeneA mette) o fuoch i pegnoteD 'li cicer' i di fasiul'; Ca la notte, i guardioneA picch, a picch s'annà mangiò. Na cumpagnoie cu n'argonett' Ve sunanne nà quatriglie; I arrevot alla fanova S 'mettene atturn', atturn' A cante) a tutta forzaA canzone da Madonna: "Tu sei del popilo, letizia e pacio, Fonto veracio di caretà..."

Vers' i dudec' d'la notteCaminene pò tutt'i pedde d'chidd' Ca ind'o Russ(o), o ind'a MballoteSe so sciut' a 'mbriacò. Acquanne tutt se'sò retrot' I guardione da fanova, Devachene i cicer' o li fasiul', I se metten'a mangiò; Po pezzinghe' alla matoine) Ston'azzois' atturn' o fuochePe nna ffò da li femeneArrubbò nusciun' picch.

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...Accussoie iè passoteA saire di fanove de cuss’anne...

Traduzione:Ogni a Castellana, dentro il mese di Gennaio, si fanno sempre i falò alla venuta della Madonna; e siccome è uso antico, non si può più togliere. Che succede quella sera, quando si accende quel fuoco per onore e gloria alla Madonna della Vetrana?Tutto il giorno i ragazzi vanno girando per le fascine per i tronchi, per i ceppi, per far grande il falò; e la sera alle 24ore (al tramonto), dopo che è uscita la banda, mettono fuoco da ogni parte. Poco prima delle 2ore, (dopo il tramonto) tutte quante le famiglie incominciano a girare per vedere i falò. -"Quant'è bello questo!.. E quest'altro?... E guarda che ceppo sta ficcato in mezzo a quello!" "Ma di quanti ne ho visti, questo qua è il più grosso! Per il mondo quanti tronchi!" "E vedi qua. Pure il Maresciallo va girando i falò!" Questo era il ragionamento di due sposi freschi freschi.Verso il tardi s'incominciano a mettere al fuoco le pignate dei ceci e dei fagioli, che la notte, i guardiani a poco a poco si devono mangiare. Una compagnia con un organetto, va suonando una quadriglia e, arrivati al falò, si mettono intorno intorno a cantare a tutta forza la canzone della Madonna: "Tu sei del popolo, letizia e pace, fonte verace di carità."Verso le dodici della notte, camminano poi tutte le pelli di quelli che dentro al Russo o a Imballato, si sono andati ad ubriacare. Quando tutti si sono ritirati,

i guardiani del falò, minestrano i ceci e i fagioli, e si mettono a mangiare; poi fino al mattino stanno seduti attorno al fuoco, per non fare dalle donne rubarne(del fuoco) neanche un poco . ... Così è trascorsa la sera dei falò di quest'anno!

La sacralità delle fanove

Della sacralità del fuoco avevamo detto nel n. 19 diquesta rivista citata all’inizio, ma l’ultima strofa delSimone ci costringe a tornarci sopra. Dopo aver parlatodelle pelli e degli ubriachi, frequentatori di cantine, ilSimone parla di “Guardiani del falò che, fino al matti-no, stanno seduti attorno al fuoco, per non farne rubareneanche un poco”.

Dunque, negli anni intorno al 1920, ci stavano iguardiafalò. Intorno agli anni 1935-1945, quando io eroragazzo e raccoglitore di legna per il modesto falò divia Sabotino, una o due palette di sacro fuoco non sinegavano a chi avesse contribuito a formarlo, il falò(vedi cit. n. 19, p. 17). Lo attesta anche MargheritaGiannuzzi (mia informatrice in n. 37, pp.14-15), laquale (in Nonni Scrittori, v. XII-2010, pp. 36-37) scri-ve: “La cosa che lei non riesce a spiegarsi come mai,appena pigliava il fuoco dal falò, subito i carboni sicoprivano di cenere e si spegnevano.

Quando in una delle prime lezioni di questo nuovoanno dell’Università III Età commentai lo scritto e tentaidi spiegare che i carboni si coprivano di cenere per il pas-saggio dal cuore del falò alla gelida notte ed alle gelidecase d’una volta, quasi tutti i presenti non furonod’accordo e mi spiegarono: che il falò è della Madonna,che la legna del falò si deve consumare tutta nella cerchiadel falò, che nessuno, per nessun motivo, deve far usodella legna e del fuoco e dei carboni della fanova. Glialunni di III Età non sono pochi e quasi tutti son legati aquesti ricordi dei loro antichi, hanno questo sentimentodel rispetto profondo per tutto ciò che è sacro.

Pierino Piepoli

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INTERVENTIA piccoli passi...Quell’idea di recuperare un po’ di spazio nella

sala di consultazione, espressa gia’ nel “mancato”finanziamento della Regione Puglia, continuava adentusiasmarci ed ancora più rilevante, continuavaad essere necessaria; con una pazienza tutta fran-cescana e con tanto affidamento nella Provvidenzaabbiamo deciso di affrontarla comunque, contandosulle poche risorse disponibili in questo momentodi crisi: il finanziamento CEI.

L’intero progetto richiede una spesa superioreall’importo erogato annualmente dalla CEI, per-tanto lo abbiamo suddiviso in una serie di inter-venti da farsi in successione e che, presentati allaCei, di anno in anno andranno a sommarsi, com-pletando il progetto nella sua totalità.

Quest’anno siamo riusciti ad acquistare unabuona parte degli armadi compattabili previsti edin più la struttura metallica che successivamenteandrà a sostenere il soppalco sovrastante gli arma-di, quel soppalco che ci consentira’ di conservarele raccolte multimediali creando una piccolamediateca.

L’operazione più impegnativa è stata la fase dismontaggio delle vecchie scaffalature ; dovendoviprovvedere in maniera assolutamente economicanon abbiamo potuto avvalerci delle squadre spe-cializzate nel trasferimento di archivi e bibliotechema abbiamo dovuto contare solo sulle risorse

umane disponibili in loco.Un grazie va a tutti coloro che ci hanno voluto

aiutare, nel procurare quotidianamente gli scatolo-ni necessari a riporvi i libri, nel donarci il lorotempo e le loro energie per inscatolare i libri eliberare la sala, ed anche a coloro che si sonopreoccupati dei serrati ritmi di lavoro e ci hannoallietati con qualche gradito dolcetto.

Adesso ci aspetta un lavoro ancora più impegna-tivo: riporre i volumi nella loro nuova collocazio-ne.

Con la speranza che la CEI continui ad erogare ilsuo contributo, in qualche anno dovremmo potercompletare il progetto regalando alla biblioteca unpo’ d’ordine e parecchi metri lineari di nuovi ripia-ni capaci di contenere quei libri che ci sono statidonati e che ancora attendono di essere dignitosa-mente collocati.

SSppaazziioo BBiibb ll iioo tt eeccaa

Sala di consultazione della Biblioteca Madonna della Vetrana:a sinistra: immagini del salone liberato dalle precedenti scaffalature;a destra: immagine successiva all’intervento, con il nuovo impiantodi armadi compattabili e la struttura metallica sovrastante per la col-locazione, in futuro, del soppalco.

Pianta e sezioni del progetto completoattuato al momento solo in parte

SPAZIO BIBLIOTECA

PARLIAMO DI LIBRI

MICHELE PICCIRILLO, FRANCESCANOARCHEOLOGO, TRA SCIENZA E PROVVI-DENZA, a cura di Giovanni Claudio Bottini eMassimo Luca, edizioni Terra Santa, Milano, 2010.

A due anni dalla scomparsa di Padre MichelePiccirillo nasce questa pubblicazione, voluta dallaCustodia di Terra Santa e dallo Studium BiblicumFranciscanum per omaggiare la figura di un uomo,un francescano, uno studioso, il cui addio ha aper-to un vero e proprio vuoto tra le tante persone chelo hanno conosciuto in tante parti del mondo.

Eppure sfogliando le pagine di questo volume siscopre come la sua assenza fisica sia colmata dallasua presenza nel ricordo e nella quantità infinita didocumenti che con il suo encomiabile lavoro hadonato a noi; una grande eredità che presentatasinteticamente in questo libro lascia aperta la pos-sibilità di una continuazione della sua opera daparte di tutta la gente che si è lasciata entusiasmaredalle sue realizzazioni e dai suoi progetti e checontinuano adesso a “camminare ed operare neisolchi da lui tracciati”.

In questo senso l’opera costituisce una sorta diraccolta ordinata di documenti sintetizzati, accom-pagnati da tante immagini e da un profilo biografi-co di padre Michele Piccirillo, quasi come unaoccasione per avviare l’apertura ad una collana distudi scientifici più ampi e ad un profilo piùapprofondito della sua vita.

Una vita cominciata il 18 ottobre del 1944 in unpaesino del casertano, Casanova di Carinola, dovevi rimase fino all’eta’ di 11 anni; nel 1955 si tra-sferì a Roma nel Collegio di Terra Santa dove fre-quentò la scuola media. Si trasferi’ a Perugia inUmbria dove frequentò il ginnasio manifestandogia’ l’impegno e l’entusiasmo per la Terra Santa,dove poi si sarebbe trasferito nel settembre del1960.

Visitò i luoghi santi ed entrò nel convento diEmmaus Qubeibeh dove compi’ l’anno di novizia-to vestendo l’abito francescano e pronunciando laprima professione dei voti il 4 ottobre del 1961.

Negli anni sessanta prosegui’ i suoi studi e dopouna fase di riflessione culminata con un periodo divolontariato prestato durante il conflitto arabo-israeliano del 1967- durante la guerra dei sei gior-ni- si convinse della sua scelta di vita religiosa.

Nel giugno dello stesso anno pronuncio’ la pro-

fessione solenne dei voti e nel 1969 fu ordinatosacerdote nel paese natale di Carinola.

Le sue preferenze di studio, che inizialmenteerano orientate all’arte e alla letteratura, durante ilcorso di teologia si diressero verso gli studi biblicie verso l’archeologia; concluse i suoi studi conse-guendo la licenza in teologia al Pontificio AteneoAntonianum, la licenza in Sacra Scrittura al Ponti-ficio Istituto Biblico e la laurea in archeologiaall’Università La Sapienza.

Fin dal 1972 padre Piccirillo aveva peraltro ini-ziato a lavorare sul campo collaborando ai restauridei mosaici della chiesa dei Santi Lot e Procopio aCittà del Nebo (Khirbet el-Mukhayyet) in Gior-dania, una terra che egli da allora avrebbe amatocome una seconda patria.

Tornato a Gerusalemme, dall'anno accademico1974-1975 cominciò ad insegnare allo StudiumBiblicum Franciscanum e allo Studium Theologi-cum Jerosolymitanum e gli fu anche affidata ladirezione del museo della Flagellazione. Tra lealtre attività dal 1990 al 2000 insegnò Archeologiae Geografia biblica al Pontificio Istituto Biblico.

La sua attività di archeologo ha conosciutomomenti significativi quali la scoperta del mosai-co del Memoriale di Mosè nel 1976;l'identificazione storica di Umm er Rasas KastronMefaa della Bibbia di cui parlano i libri di Giosuèe di Geremia nel 1986; l'avvio della MadabaMosaic School nel 1992; la pubblicazione delvolume monumentale The Mosaics of Jordan,sponsorizzata dall'American Center of OrientalResearch per il quale ebbe la prefazione di re Hus-

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sein di Giordania nel 1993. Ed ancora: il recuperodell'antico santuario del Battesimo di Gesù a Beta-nia al di là del Giordano nel 1996, fino ad allorazona militare; l'organizzazione del congresso inter-nazionale per il centenario della Carta Musiva diMadaba del 1997, nel quale Piccirillo riuscì acoinvolgere studiosi sia israeliani che occidentali;l'inaugurazione del Mount Nebo InterpretationCentre del 2001.

Nella sua storia rimarra’ impressa anche la visitaal Monte Nebo di Papa Giovanni Paolo II al qualepadre Michele fece da guida nel 2000.

Il libro presenta anche un'ampia e articolatabibliografia nonché una cronologia delle attivitàarcheologiche e dei diversi progetti di lavoro deri-vante dagli appunti che il religioso annotava pun-tualmente nei suoi diari.

Le pagine di questo libro proprio attraverso idiari rivelano informazioni utili a chiunque vogliaconoscere non solo l’archeologo ma anche l'uomoed il religioso, toccando la dimensione meno notadi padre Michele, quella interiore,.che ha rivelatospecialmente nel momento più intenso della suavita,il momento della sua malattia, quella malattiache lo portò via il 26 ottobre del 2008.

Riportiamo qualcuno dei suoi appunti.Il 15 maggio, trovandosi a Roma con il pensiero

agli esami più approfonditi al pancreas, Piccirilloscrive: «Giobbe mi ricorda lo spirito giusto concui bisogna affrontare questa stagione della vitache per tanti è iniziata molto prima: "Se da Dioaccettiamo il bene, perché non dovremmo accetta-re il male?". Con fiducia, fede e serenità».

Il 24 luglio, in attesa che i medici decidano,annota: «Non rinchiudermi ma continuare a sorri-dere anche se non capisco fino in fondo la gravitàdel mio male. Nascondermi nelle piaghe delSignore come in un luogo caldo e rassicurante.Questa ora è la mia vera battaglia, non il vivereche è nelle mani di Dio».

Il 14 agosto a Livorno in ospedale annota: «Ho

sempre sognato di morire davanti a un plotone diesecuzione o come i martiri coscienti di quantofacevano. Era forse letteratura. Ora è un momentodi vero pericolo. Ho sempre pensato al rischiodella fede. Ora è il momento di pregare per questoabbandono fiducioso, per una coerenza cristianache è partecipazione alla Passione di Gesù per ilbene della Custodia, dello Studium, del Nebo eper la pace in Medio Oriente».

Il 6 settembre riflette: «Mai come in questi gior-ni mi sono sentito in una nube d’amore, che mi hadato quella serenità che non è mai venuta meno».E il giorno dopo: «Sono stato operato e ho vissutoquesti giorni durante le due domeniche nelle qualil’insegnamento di Gesù parla di discepolato e dicroce, forse mi dico che solo ora ho iniziato aessere cristiano prendendo e accettando in serenitàla mia croce».

Il 10 settembre in un riquadro scrive: «Dentrouna nube protettiva che è la misericordia di Dio ele preghiere di quanti si sono ricordati di me».Quattro giorni dopo insiste: «Spero proprio di nonuscire dalla nube!». E aggiunge: «Tempo di pota-tura/ per sfrondare i due tronchi della Croce/ chegermoglieranno a nuova vita la mattina diPasqua».

Probabilmente attraverso i suoi diari potrà inse-gnarci ancora qualcosa, ma non sarà l’archeologiae neanche l’esegesi biblica.

Numerosi amici e conoscenti hanno scritto di lui.Il giornale Avvenire lo chiamerà “il frate che

faceva parlare le pietre”, quelle pietre che padrePiccirillo ha cercato nel suo cammino e che “...rac-colse consapevole dell’importante scoperta e con-vinto che fosse stata la Provvidenza ad aver guida-to i suoi passi. Perché nell’animo di padre MichelePiccirillo prima c’è sempre la Provvidenza, poi laScienza, e quando Provvidenza e Scienza si incon-trano, come è accaduto nella sua vita, c’è la possi-bilità di passare alla storia. // F. Scaglia, AbunaMichele francescano di Gerusalemme)”.

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CURIOSITA’

L’EMPORIO PITTORESCO, GIORNALEILLUSTRATO, Edoardo Sonzogno, Milano,1868, anno V, volume VIII-IX.

Di questa raccolta ne possediamo solo un volu-me,quello che è tornato tra le mani nella fase di sman-tellamento della biblioteca, ma tanto basta a sorpren-dere per la bellezza e l’accuratezza delle illustrazioni.Questo volume contiene i fascicoli del settimanaleL’Emporio Pittoresco molto di moda in quegli anni, inparticolare l’anno 1868, ed è interessante sfogliarne lepagine perché si viene proiettati nella realtà culturalee sociale di quasi un secolo e mezzo fa.

La Casa Editrice Sonzogno, fondata nel 1818 daGiovanni Sonzogno, si caratterizzò prima per unaserie di pubblicazioni economiche rivolte al popo-lo, tra cui la collana degli “Storici greci volgariz-zati” ed in seguito, nel 1861, con la direzione delsuccessore Edoardo Sonzogno, pubblicista e gior-nalista, si imporrà nel mondo culturale grazieall’avvio dell’attività editoriale dei giornali per ilpopolo, dei settimanali e delle riviste illustrate.

Tra questi nel 1864 comincia la pubblicazionedell’Emporio Pittoresco, quello che resterà per untrentennio uno dei più diffusi giornali di lettura“piacevole” dell’epoca, diretto fino al 1968 daEugenio Torelli-Viollier; fu il giornale illustratoper eccellenza sulla scia del quale nacquero tutte lesuccessive riviste illustrate vendute nelle edicole.

Gli articoli contenuti sona molto vari, spazianoda temi di natura culturale e sociale, all’attualitàed anche temi relativi agli usi, costumi e alle modedei diversi paesi. Non mancano profili biograficidei personaggi dell’epoca, viste di città e di monu-menti italiani e stranieri, belle arti, storia naturale,poesie e “amenità”; e come un settimanale che sirispetti, contiene anche rebus, sciarade e logogrifi.

Lo sguardo cade su un articolo, oggi di grandeattualità: Una Gita A Pompei; in realtà è la presenta-zione di una lezione fatta ad un gruppo di uditori dalpoeta e letterato Aleardo Aleardi sulle meravigliedella dissepolta Pompei, il cui stato di conservazionevenne recuperato in parte con le innovative tecnichedi Giuseppe Fiorelli nell’allora vicino 1860.

L’articolista scrive di Pompei che “emerse dallesue rovine non trasformata dal verme roditore deltempo, ancora seducente di vezzi, ancora profu-mata d’ellenismo, si direbbe ancora palpitante divita” ed esaltato da tale bellezza aggiunge “sia per

altro ringraziato il Vesuvio (sic!) giacchè per essovenne sottratta alla vista e alle depredazioni bar-bariche questa grande meraviglia dei nostri tempie a noi offerta qual lucido specchio che riflette gliaccidenti della vita pubblica e privata d’un anticopopolo e gli usi, i riti, i costuni, le militari discipli-ne, le industrie, i commerci, i capricci, gli spetta-coli di quei nostri avi, più simpatici, piu’ grandi dinoi persino nei vizi”.

La gita simbolica è molto coinvolgente; si passa dauna via all’altra, da un palazzo ad un teatro, da untempio ad un’arena, dalla caserma dei gladiatoriall’officina dei tintori di lana, dalla casa del Faunoalla magione di Pansa... Vi sono delle verità che perquanto ripetute mille volte non sono mai stantie... euna è codesta, che l’arte fu la nostra gloria e chedobbiamo far convergere ad essa le nostre cure, inostri studi, i nostri sforzi se non vogliamo perpetua-re negli stranieri la credenza che gli Italiani si culla-no sempre nelle sonanti iperboli d’un primato imma-ginario e ridicolo”. Quanta attualità nel passato!

Angela Giodice

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MEMORIE

P

RRIICCOORRDDOO ddiiPPaaddrree DDoommeenniiccoo MMiittaacccchhiioonnee

adre Domenico Mitacchione, originario diPalo del Colle, è stato in questo Convento perben sei anni dal 1949 al 1955 con vari incarichitra i quali anche quello di Guardiano. Eranotempi in cui questo Convento era sede del Pre-Noviziato o Collegio Serafico dei ragazzi (i fra-tini) che si preparavano a diventare Frati. DopoCastellana, Padre Domenico ha risieduto, condiversi incarichi, nei Conventi di Capurso

(Madonna del Pozzo) e di Molfetta (Madonnadei Martiri), dove è stato pure il primo parroco.

Un lungo periodo che va dagli anni ’70 al1998, Padre Domenico l’ha trascorso a Bitontopresso i l Convento-Parrocchia S . LeoneMagno, dove infine è deceduto. Ed è appunto aBitonto, dal ’94 al 98, che io ho conosciutoPadre Domenico essendo anch’io inserito inquella Fraternità.

Padre Domenico era persona amabile e argu-ta, saggia e ricca di esperienza, che sapeva sorri-dere sulle miserie umane, ma anche avere unaparola autorevole e ferma nelle situazioni piùdelicate, dovuto questo anche alla sua presenzadi persona imponente (era infatti alto e prestan-te) e intelligente.

A Bitonto era conosciuto e stimato sia comeconfessore che come predicatore forbito e prepa-rato, ma anche come uomo dai giudizi taglienti edecisi che non mancavano di essere anche umo-ristici per le battute salaci e sarcastiche di cui era

dotato, in riferimento anche a qualche frate chesi riteneva troppo … importante !

Padre Domenico, con cui ho avuto la fortunadi convivere a Bitonto, mi ha insegnato la pru-denza nel parlare e nell’agire e il giusto distaccodalle tentazioni del potere e dell’eccessivo attivi-smo fine a se stesso, a favore di un realismo econcretezza nell’operare senza darsi eccessivaimportanza, ma facendo poche cose e bene.

E’ stato poi un confratello piacevole e sim-patico per le sue battute, dette anche in dialetto,e anche perché ci trovavamo spesso a chiac-chierare amabilmente a tavola con il “reme-dium tr is t i t iae” di un bicchier ino e conl’immancabile sigaretta… E’ sepolto a Bitonto insieme ad altri confratellie certamente la Madonna della Vetrana lo ha benaccolto quale degno suo figlio nella sua lontanagiovinezza di neo Sacerdote del 1949 nel suoSantuario.

Padre Pietro Cassano

ATTUALITA’

abato 9 ottobre 2010 si è svolto pressol’Antonianum dei Frati Minori a Roma l’annualeConvegno delle Associazioni di Volontariato perla Terra Santa, perfettamente organizzato dallaAssociazione pro Terra Santa di Milano nella suaterza edizione.

Ha introdotto Giuseppe Caffulli, giornalista,direttore delle Edizioni Terra Santa.

Il Custode di Terra Santa P. Pierbattista Pizza-balla ha poi salutato i volontari, ringraziando peril loro prezioso servizio sempre più utile ed effi-cace per la Terra Santa e ha posto l’accento sullanecessità di offrire occasioni di solidarietà ai cri-stiani locali, bisognosi non tanto di assistenziali-smo ma piuttosto di forme concrete di solidarietàper suscitare in loro senso di responsabilità e diprotagonismo.

E’ seguito l’intervento di un volontario ATSpro Terra Santa, Enrico Tafi, che con il video“Gerusalemme, pietre della memoria” ha illustratoprogetti di aiuto concreto con ristruttutazione dicase fatiscenti delle famiglie cristiane che vivononel centro storico della Città santa, per frenare ilbisogno di evadere per cercare altrove un viveremigliore, creando possibilmente anche posti dilavoro in tempi di crisi così evidente per tutti.

Alcune immagini video vengono propostenella pagina seguente.

Dopo una agape comunitaria e la testimonian-za di Charlie Abou Saada su situazioni politiche esui problemi della educazione dei giovani con inuovi mezzi della tecnologia, è stato dato largospazio ai volontari: Potatori di ulivi nei tanti San-tuari della Custodia, volontari nella ricostruzione

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...dal Commissariatodi Terra Santa

Raduno Volontari di Terra Santa

S

del Santuario del Monte Nebo, volontari impe-gnati nelle strutture ospedaliere e nel mondodella scuola per l’infanzia.

Fa piacere ricordare che una casa per i Volon-tari è stata realizzata a Gerusalemme nei pressidel convento San Salvatore, e un’altro edificiodestinato ad ospitare i Volontari è stato inaugura-to recentemente anche a Nazaret dal Padre Custo-de.

Un volontario speciale si può considerare ilnostro confratello Padre Giovanni Lauriola cheha dedicato un intero anno sabbatico perl’insegnamento della filosofia ai chierici liceali diBetlemme. In questo stesso numero Padre Gio-vanni racconta la prima parte della sua indimenti-cabile esperienza.

Hanno rappresentato il Volontariato del Com-missariato di Puglia e Molise Tauro Giovanni,Mastroscianni Nicola, Maggi Nicola di Castella-na Grotte (BA), Clemente Francesco di Crispiano(TA), Galetta Vito di Sammichele Salentino(BR), Tagliatti Michele di Apricena (FG), AmicoRaffaele di Porretta Terme (BO).

ATTUALITA’

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pavimentazione e

isolamento da umidità

consolidamento

opere murarie

rifacimento delle condutture

Offriamo ai lettori anche alcune immagini deinostri volontari potatori che nel èrossimo mesedi febbraio saranno protagonisti in diversi San-tuari della Custodia di Terra Santa.

P. Pio d’Andola

I NOSTRI MARTIRII NOSTRI MARTIRI

utigliano, florido comune della provincia diBari, era custode di un'antica storia fatta di una realtàsociale, culturale e religiosa molto alta. E una cittadi-na con un alto numero di religiosi e sacerdoti che,soprattutto nell'ultimo secolo, ne ha visti a centinaia.Sono presenti molte Arciconfraternite, Terz'Ordinicon migliaia di aderenti, una cittadinanza fatta diconfratelli e consorelle. Una Chiesa, quella rutiglia-nese, forte e importante tanto da essere riconosciutaNullius-Diocesis. Tra questi spiccano un piccoloesercito di eroi, gli appartenenti ai Frati Minori che,in quel periodo, ebbero un ruolo importantissimonella storia della Terra Santa; ben 20 figli della cittàdl Rutigtiano furono religiosi della Custodia di TerraSanta. Sua Eccellenza Mons. Domenico Padovano,in una sua celebrazione in Rutigliano, durante

l’omelia, raccontava entusiasta la sua esperienza dipellegrino in Terra Santa e del momento in cui visi-tava le spoglie mortali dei religiosi di Terra Santa,dove erano riportati su ogni tomba il nome del fratee della Sua data di nascita, seguita dal comune diRutigliano. Si sentiva orgoglioso e partecipe, nelvedere con i suoi occhi in quella importante e lonta-na terra le tombe di figli Martiri della Sua diocesi.Nel maggio del 2005, durante una presentazione delvolume su Padre Gaetano Nicola Pierri, nella chiesamatrice di Rutigliano, il Padre Michele Piccirillocomunica che il Ministro Generale dell’Ordine P.Rodriguez Carballo ha ufficialmente aperto il pro-cesso di Beatificazione del servo di Dio Padre Fran-cesco Paolo Di Vittorio, Martire della fede.

Padre Francesco nacque a Rutigliano (Bari), dio-cesi di Conversano il 29 Ottobre 1882 da Luca eAntonia Rosa Marzovilla. Venne battezzato il 1Novembre 1882 nella chiesa parrocchiale di S.Maria della Colonna dal parroco Don Giovanni VitoChiaia coi nomi di Francesco, Paolo, Nicola eMaria. Il 13 Marzo del 1884 venne cresimato daMons. Casimiro Gennari, Vescovo di Conversano,nella parrocchiale di Rutigliano ed ebbe per padrinoil Canonico Don Pietro Losito. All'età di sei anniFrancesco iniziò a frequentare la scuola del paeseove seguì i cinque anni dei corsi elementari. Intanto,raggiunta l'età canonica, fu ammesso alla S. Comu-

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ATTUALITA’

R

PADRE FRANCESCO PAOLO DI VITTORIO

DA RUTIGLIANO

FRATE MINOREDELLA CUSTODIA DI TERRA SANTA

Martire in Armenia 27 gennaio 1920

Le notizie storiche sono state gentilmente fornite dal confratello fraCristoforo Alvi, archivista della Custodia di Gerusalemme e in partericavate da articoli di Antonio D’Alba, Nicola Giampaolo, GianniCapotorto su un quotidiano locale e Padre Gino Concetti sull’Osser-vatore Romano. Tutte le foto invece sono dovute alle cortesia di NicolaGassi di Rutigliano. Una testimonianza molto più particolareggiata sitrova nel volumetto Sangue in Cilicia (Doge, Castellana Grotte 1970)di P. Francesco Vito Gagliardi , nipote del Martire.

Rutigliano (BA)

ATTUALITA’

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nione. Frequentava spesso la chiesa, partecipava allefunzioni religiose e usava ripetere ai suoi coetanei leprediche udite in chiesa. Fin da piccolo affidato dallamadre alla protezione di S. Francesco di Paola, por-tava l'abitino del Santo e spesso fu salvato da gravipericoli dal suo protettore. Finiti i cinque anni distudi elementari, accettò di aiutare il papà nel lavoroin campagna.

Nel frattempo pensava al suo avvenire. La Prov-videnza si servì di un Missionario di Terra Santa,compaesano di Francesco per indicargli il camminofuturo. Si presentò con la mammaAntonia nella casache ospitava P. Nunzio Del Vecchio per una visita. Ilgiovane Missionario domandò alragazzo se desiderava farsi Frate.Ne ebbe una risposta affermativae gioiosa che indusse la mammadi Francesco a pregare il P. Nun-zio di fare le pratiche per farlopartire per la Terra Santa. Intantoil Canonico Don Giovanni Sonnolo preparava al Ginnasio inse-gnandogli un po' di latino. Il pic-colo Francesco aveva 11 anni quando lasciò la fami-glia e partì con tre compagni verso la Terra Santa;questi saranno poi altri tre futuri missionari: PadreCleofa Lucarelli, Padre PietroLamparelli e Padre Luigi Grassi.L'addio all'Italia avvenne daNapoli nei primi di settembre del1893. Accompagnò il drappellofrate Corrado da Capurso, in pro-vincia di Bari. Lo sbarco avvennea Giaffa. Di qui i futuri missionarisi diressero ad Emmaus. All'om-bra del santuario della Manifesta-zione di Gesù ai discepoli itineranti, i quattro ragazziattesero agli studi classici. Qui il piccolo Francescofu raggiunto da una notizia triste e conturbante: il suopapà era improvvisamente morto, lasciando lamoglie e quattro figlie in tenerissima età. La mammanel comunicargli la notizia, osò chiedergli di ritornareper sostenere la famiglia. Il piccolo Francesco risposecon dolcezza e fermezza insieme: "Mamma, mi aveteconsacrato a Dio, e di Dio vorrò essere". La mamma,donna di fede, capì che il suo Francesco aveva fattouna scelta decisiva e irreversibile, e come tutte lebuone mamme si affidò alla volontà di Dio.

Nel 1898 i quattro rutiglianesi vestirono l'abito disan Francesco a Nazaret, la città di Maria e dell'in-carnazione del Verbo. Il noviziato fatto in quella

santa città fu per Francesco un anno d'intensa forma-zione spirituale e religiosa: studiò più a fondol'ideale di san Francesco, s'innamorò della sua vitaevangelica e s'entusiasmò della brama del suo marti-rio. Da Nazaret passò a Betlemme, la città di Davide della nascita di Gesù. Nel convento francescano,che sorge attiguo alla basilica della Natività, i quat-tro chierici compirono gli studi liceali. In seguitofurono trasferiti a Gerusalemme per il corso teologi-co. Un itinerario affascinante che molti vorrebberopoter ripetere nella terra santificata da Gesù.

Il 22 settembre 1906 Francesco e i tre compagnifurono ordinati sacerdoti. L'ordinazione segnò una

pietra miliare, ma non il traguar-do definitivo. I quattro rutigliane-si si divisero come gli apostolinelle varie attività della Custodia.Francesco ebbe anche la gioia ditornare, per poco tempo, a rivede-re la sua mamma; quindi tornò dinuovo in Palestina portando consé altri due futuri missionari: ilpadre Mariano Dell'Edera e il

padre Giacomo Meliota.Nel Novembre 1906 sarà destinato ad Alessan-

dria d'Egitto, S. Caterina, come studente di S. Elo-quenza. L'anno seguente, dopo 13anni di assenza, potè tornare alpaese natio per le vacanze e rive-dere la mamma e i famigliari.Quivi cantò la Messa Solennenella stessa parrocchiale ove fubattezzato 25 anni prima. Al ter-mine delle vacanze tornò in Pale-stina conducendo con sé dueragazzi: i futuri P. Mariano Dell'E-

dera e P. Giacomo Meliota.Il cuore di padre Francesco ardeva per le comu-

nità cristiane dell'Armenia. Nel 1907 il Custode diTerrasanta lo inviò a Marasc perché apprendesse lalingua e i costumi di quella regione. Nel 1911 funominato coadiutore parrocchiale e penitenzierenella stessa città di Marasc. Il 12 settembre del 1914fu inviato a Jenigekalé a supplire il superiore e ilparroco di quella missione. Il 21 novembre dellostesso anno fu nominato presidente della missione diKars-Pazar, grande centro tra Marasc e Adana. Acausa della prima guerra mondiale, fu costrettoinsieme con altri missionari a lasciare il paese.Imbarcatosi su un battello italiano, tornò in patria.Ma il suo soggiorno fu breve. Esonerato dal servizio

Alexandria

Emmaus

ATTUALITA’

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militare, pehé orfano, salpònuovamente per il MedioOriente, approdando in Egitto.

Sbarcò a Port-Said e nelconvento locale di S. Eugenia sioccupò con zelo e successo deimembri della Pia Unione di S.Antonio di Padova. Passò poida Port-Said al Cairo e sappia-mo, da una lettera da lui scrittaalla mamma, che il 10 Maggio 1916 si trovava difamiglia nel convento-santuario della Madonna delleGrazie in Muski. Il 21Agosto 1918 è nominato Coa-diutore parrocchiale a Port Said. Terminata la grandeguerra, nella seduta discretoriale del 4-5 e 6 Settem-bre 1919, ove si trattò del ripristino delle Missioni inCilicia, P. Francesco fu nominato "Presidente" diMugiuk-Deresì nell'Armenia Minore. Due fratellilaici, Fr. Alfredo Dollentez e Fr. Salvatore Sabatini,furono designati come aiutanti del Padre nell'aposto-lato in quella terra. Da MugiukDeresì P. Francescoscrisse una lettera a mamma Antonia, in cui le dice-va: "Se non sono stato martire per la Patria, lo saròper la fede". Ed ai confratelli di Palestina, prima dipartire per la Cilicia, diceva: "Andiamo al martirio".Lo prevedeva, forse? Lui stesso, saputo che ilRev.mo P. Custode cercava frati di buona volontàper ricostruire le Missioni di Armenia, si offrì edottenne l'obbedienza per ripartire verso quella caraterra, al fine di radunare gli amati fedeli sbandatidalla guerra. In Mugiuk-Deresì P. Francesco siaccinse subito al lavoro. Con l'aiuto dei due confra-telli, Fr. Alfredo e Fr. Salvatore, cercò di riunire i cri-stiani dispersi, eresse un orfanotrofio capace di ospi-tare più di trenta bambini privi dei loro genitori erimise su la Missione che era stata rovinata dallaguerra 14-18. Tutto si avviava bene e la Missioneprosperava. Poi scoppiò la terribile persecuzione chedoveva distruggere tutto. I Giovani Turchi si eranoribellati al Governo. Ripresero le armi contro gliEuropei che avevano occupatoparte del "loro" paese e, procla-mando la guerra santa per averedalla propria parte il popolinofanatico, mossero anche controi poveri Armeni ed i Missionarisospetti di collaborare con glistranieri e colpevoli di esserecristiani. Il 21 Gennaio 1920incominciò, con la rivolta diMarasc, una persecuzione acca-

nita contro Armeni e cristiani daparte del popolino e degli Zeteio Ciatà turchi che martirizzava-no, saccheggiavano e bruciava-no nei villaggi dei dintorni. P.Francesco si era accorto dell'im-minente catastrofe per la suaMissione. Da buon pastore nonvolle abbandonare i suoi figlispirituali e particolarmente i

40 orfanelli raccolti e amati come proprie creature edipendenti in tutto dai Frati. All'avvicinarsi del peri-colo un certo Turco (forse Ali Katibjade?) dall'aspet-to assai mite, si presentò ai Frati dicendo che venivada parte e in nome di Loimen Oglu Efendi, il qualeoffriva ospitalità e protezione nella sua casa ai Frati,mentre per gli orfani ed altri cristiani offriva i localidella scuola del villaggio chiamato Kaichli (Kaje-sche), distante circa due chilometri a Nord diMugiuk-Deresì. I pacifici Frati, senza diffidare néprevedere l'inganno infame, accettarono l'offerta e sirecarono presso il Loimen, uno dei capi di quel vil-laggio musulmano. Il giorno 27 Gennaio 1920, subi-to dopo cena (tre p.m.), mentre i tre Religiosi discor-revano amichevolmente col padrone di casa, si udi-rono tumulti all'esterno. P. Francesco chiese allora alLoimen spiegazione di ciò; ma il perfido e falsoamico, contravvenendo ai doveri sacri di ospitalità,rispose con diversi colpi di pistola sopra tutti e tregli inermi francescani, che cadevano al suoloimmersi nel proprio sangue. A quel segnale, la ple-baglia, che se ne stava già in agguato, si precipitòsopra gli orfanelli e gli altri cristiani, facendone bar-bara strage. Poi i Turchi si diressero verso la Missio-ne di Mugiuk-Deresì dove saccheggiarono la casadei Religiosi, dando poi fuoco all'Ospizio e allaChiesa. Anche le altre abitazioni dei poveri cristianifurono saccheggiate e distrutte. Padre Francesco DiVittorio aveva appena 38 anni di età quando fu mar-tirizzato, ma per la causa di Dio 38 anni valgono

tutta una vita. In quel giornovenne annientato il cristianesi-mo in quel villaggio fattonascere dai Figli di S. France-sco nel 1883 e che aveva avutogià prima del 1920 altri martirinelle persone del B. SalvatoreLilli da Cappadocia con moltiparrocchiani, 7 dei quali suoicompagni nel martirio e nella

Marasc: casa francescana

Mugiuk-Deresì: casa francescana

ATTUALITA’

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gloria degli altari.Come già accennato,

Padre Francesco VitoGagliardi, nipote del martiree religioso della Custodia diTerra Santa, ospite per qual-che anno della comunità delconvento Madonna dellaVetrana in Castellana Grot-te, oltre ad aver avuto direttaconoscenza dei luoghidescritti, ha raccolto in unopuscolo di settanta paginedettagliate notizie che mettono in rilievo la figuradel Servo di Dio Francesco Di Vittorio. Esso si inti-tola “Sangue in Cilicia”, edito dalla Stamperia Dogedi Castellana Grotte nel 1974, a cura della bibliotecadel convento Madonna della Vetrana. La sua prefa-zione termina: “Dichiariamo che nello scrivere lapresente storia non abbiamo giocato di fantasia, maabbiamo attinto a fonti ben informate elencate nel-l’indice biliografico. E per di più abbiamo consultatoalcuni amici, conoscenti, confratelli e i congiuntistretti del Servo di Dio Padre Francesco, tra i quali èlieto di potersi annoverare anche lo scrivente”.

Il volumetto è stato poi presentato al pubblico il26 giugno 1970, dopo una solenne concelebrazionenella chiesa madre di Rutigliano presieduta daMons. Boccuzzi. Erano presenti il Padre FrancescoGagliardi, don Antonio Lombardo e i nipoti delMartire. Oratore per l’occasione è stato il nostroconfratello Padre Pacifico Stragapede di Bitonto.

Il Sindaco del tempo, dott. Pasquale Moccia con-cludeva con un discorso commemorativo che termina-va con queste espressioni: “Il pensiero della sua finegloriosa sul campo del dovere, ove il nostro concittadi-no, versando il suo sangue, che è pure sangue nostro,fa sentire nel nostro cuore tutto l’orgoglio del suosacrificio. Ricordiamolo sempre questo santo missio-nario e sia per noi tutti esempio di vita”. In seguito ilcomune di Rutigliano ha voluto onorare la sua memo-ria intitolandogli una strada: Via Padre FrancescoDivittorio, Martire per la Fede e Servo di Dio.

Concludo questo doveroso servizio con le stesseparole con le quali Padre Francesco Gagliardi termi-na il suo volumetto:

Ecco che i nostri Martiri risplendono nella lucedella fede. Essi, come furono religiosi pii in vita,furono altrettanto forti al momento della morte.Dice San Nilo: «Il Religioso è l'altare di Dio sulquale e dal quale le preci purissime si offrono al

Padre Celeste». I nostriMartiri furono questo altaresanto e su questo altare fece-ro la più meritevole preghie-ra della loro morte preziosanel cospetto di Dio.Essi furono altare e vittima

nello stesso tempo perchè,illuminati e sostenuti dallagrazia, sapevano quanto èpiù triste e ruinosa la mortedell'anima di quella delcorpo, perchè questa dà un

dolore esiguo e breve; a quella tiene dietro un sup-plizio grande ed eterno.

Se fino adesso ho presentato i nostri Martiri nellatragica bellezza della loro morte, ora sono lieto dimostrarli nella luce preziosa della fede che ha fattola loro fortezza, ha reso santa la loro morte, consoli-da la nostra speranza ed aumenta la nostra gloria:perchè mentre piangiamo i nostri fratelli morti, ucci-si, noi amiamo il loro martirio come si amano i gran-di doveri compiuti. Noi ammiriamo la loro mortecome si ammirano le grandi azioni. Noi ci illuminia-mo del loro martirio e della loro morte, come ci siillumina di una grande affermazione, di una gloriaautentica e pura.

I nostri Martiri sono i figli più cari della SantaChiesa di Cristo, che ama ed ammira. Essi sono iveri Frati Minori, come diceva San Francesco deiMartiri del Marocco, perchè muoiono per le anime eper testimoniare Cristo. La morte dei nostri Martiri èun cantico che si unisce all'antico poema francesca-no. Ringraziamo Dio per il loro eroismo, che è pergiovani apostoli un eccitamento a continuare unastoria doverosa e gloriosa per la Chiesa.

Il sangue dei Martiri dell'Armenia è luce cherende luminoso il nostro cielo. Il Signore Iddio dia ilbacio del suo amore e della sua misericordia a queiche lo amarono, ai suoi testimoni uccisi per la fedein Lui, caduti ai piedi della Croce di Cristo. Ai suoiapostoli il Signore apra il luogo della luce e dellapace e della beatitudine eterna. La loro memoria siabenedetta per sempre, e sia la pura ed ardente fiam-ma che mantenga l'incendio da Cristo acceso nellavita e nella storia. I nostri Martiri rifulgono nella sto-ria della Chiesa. Nella ora del più cieco materiali-smo si è scritta questa nuova pagina di sacrificio e dirinunzia per una Idea, per la più alta e la più grandedelle idee, quella di Cristo Redentore.

P. Pio d’Andola

Marasc: panorama con il convento francescano

TESTIMONIANZE

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ono stata personalmente attrice di un pellegri-naggio vero, a cui non avevo mai creduto perchépensavo che nei pellegrinaggi di gruppo ci fosseun senso di bigottismo!

Ciò mi aveva sempre fatto pensare e quindi,all’occasione, avevo sempre rinunziato. Anche inquesta occasione avevo inizialmente la stessa titu-banza; ma una spinta, forse soprannaturale, miconvinse.

Il risultato finale è che tutto è cambiato!L’organizzazione da una parte, la sua guida con unsenso di carità e abnegazione hanno reso il nostropellegrinaggio una riunione più che familiare.

Il momento delle celebrazioni, che temevamofosse di peso e di assillo, ci ha aperto i cuori e, perme, ha avuto il potere di farmi cambiare idea,stringendomi nel più profondo della fede.

Lo devo dire: il grazie sincero e commosso aGesù che mi ha dato il dono di incontrare un fran-cescano che mi ha guidato a peregrinare sui passiche Lui stesso ha percorso, assieme agli Apostoli,nei luoghi dove ha annunziato la Parola, dove hacompiuti i prodigi.

Ho riscoperto la gioia di essere cristiana!

Gilda Nitti-Simone

S

EEMMOOZZIIOONNII DDOOPPOO UUNN PPEELLLLEEGGRRIINNAAGGGGIIOO

on è la cronaca di un viaggio che vogliamo raccon-tare, bensì esprimere le emozioni che abbiamo sentitocalpestando il suolo dove Gesù è nato, vissuto, morto erisorto. E’ difficile dire con parole ciò che si prova pas-sando per le strade e i vicoli di Nazaret, di Gerusalem-me, pullunanti di bancarelle colorate, di merci, di spe-zie profumate, il tutto misto ad un vocio diffuso che purmette allegria e rende tutto incredibile.

Quante situazioni! Etnie diverse, culti religiosi diver-si, vari modi di vestire, laghi e mari, fiumi, città scolpitenella roccia a testimonianza di un grande passato. Le por-teremo tutte nel cuore, ma due in particolare hannolasciato un segno indelebile: Betlemme, dove è sempreNatale, e il Santo Sepolcro, con emozione ancora piùintenza davanti ad una Tomba vuota, ma piena di vita esignificato..

Conclusasi questa esperienza, ci chiediamo che cosasia rimasto nel cuore. Una voglia di ricominciare, diripercorrere gli stessi luoghi dove bellezza di paesaggi,ricchezze di storia e religioni si intrecciano, ma soprat-tutto la vicinanza di nostro Signore.

Non mancherà il ricordo degli amici bitettesi, i fratiFilippo e Gianni e la figura di Padre Pio, il quale, graziealla miriade dei particolari esposti, ci ha fatto amare laTerra Santa.

Le pellegrine di Martina Franca

Giordania: Escursione a Petra

N

TESTIMONIANZE

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l primo Natale lo celebraia Betlemme nel 2008. Eranolontani i giorni della violenzae della rabbia dell’Intifada,durante i quali anche i Fran-cescani custodi della Basilicadella Natività rimasero pri-gionieri nel loro convento. Lagente trascorse un Natale da“venerdì di passione”.

Ciò non impedì che ilmio primo Natale 2008 locelebrassi come si celebravanei tempi migliori.

I fuochi d’artifizio e le luminarie riempirono di lucesia il cielo di Betlemme che il muro di cemento e difilo spinato, sul quale continuarono a luccicare le auto-matiche delle scolte di vigilanza che credevano di esse-re là anche loro per difendere la Pace. Il BambinoGesù si sarà affacciato dal Cielo e avrà preso parte allafesta con gli occhi lucidi dalla commozione e, comeper tutti i bambini del mondo, dalla paura dei botti.

l secondo Natale 2009 l’ho celebrato a Tiberiade, lacapitale della regione che si affaccia sul Mare di Galilea.Le alture del Golan fanno ancora parte della parrocchiadi San Pietro di Tiberiade, dove ero stato inviato per ser-vire la comunità cristiana di lingua inglese.

La presenza di un centinaio di fedeli di origine asia-tica, latino-americana e africana, di alcune famiglie dimilitari dell’ONU e di un manipolo di Europei, davanoalla liturgia più l’aspetto d’una Epifania o di unaPentecoste che non di un Natale nella terra definitadagli antichi profeti “Galilea delle Genti”.

Ecumenica fu anche la cena che il francescano FrateDaniele aveva preparato per gli amici della parrocchia,presenti il Pastore della Chiesa Scozzese, i rappresen-tanti delle altre chiese cristiane e gli amici ebrei cheavevano sposato delle donne cattoliche.

Poco rappresentati, fino a qualche anno fa nellaregione del Lago che è abitata da una maggioranzaebraica, i Filippini; il folto gruppo dei cristiani dello SriLanka e le famiglie africane del Sudan, che servono glianziani e i malati o lavorano nei Kibbuz israeliani, sem-bravano a Natale una schiera di Re Magi venuti da lon-tano per portare doni a Gesù Bambino adagiato nellamangiatoia. I pastori di cartapesta che adornavano il

presepe avranno sorriso peril cambio dei ruoli. LaMessa della Vigilia vennepresieduta anch’essa da unsacerdote “extra-comunita-rio”, e concelebrata da unfrate francescano arrivatodall’Indonesia. Il Bambinello restò invecequello che era sempre stato,un bianco bambino di cera-mica donato da un benefatto-re del convento. Ma il bacio

che gli diedero i fedeli era tanto caldo che il BambinoGesù non si accorse nemeno del colore della pelle dichi glielo aveva dato, come non se ne accorgono aTiberiade gli anziani ed i malati israeliani bisognosidella loro amorevole e discreta assistenza, ai qualinon fa più impressione neppure la crocetta che essiportano al collo, il distintivo dell’amore condiviso, ildono che il Bambino del presepio ha fatto a tutti i popo-li del mondo.

l terzo Natale 2010 lo celebrerò nella Basilica del-l’Annunciazione di Nazaret. Questa è anche una grandeparrocchia di lingua araba, i cui abitanti si sentono“famigliari” oltre che compaesani di Gesù di Nazaret.Vi parteciperanno migliaia di pellegrini provenienti datutte le nazioni della terra. Il Natale riacquisterà così ilsuo pieno significato: l’aurora di un mondo nuovo per“tutti gli uomini di buona volontà”.

P. Vito G. Scagliuso

N ATALE A N A ZARETHPadre Vito Scagliuso, di Castellana Grotte, missionario saveriano in volontario servizio presso la Custodia diTerra Santa, nell’inviare un augurio natalizio ai lettori di Laudato sie, ha scritto una sua breve esperienza e testi-monianza delle festività di Natale celebrate in tre santuari diversi. Il Natale di Nazareth ha una fascino diverso e unsignificato spirituale profondo perché è qui che è stato costruito dall’Altissimo il primo presepio per Gesù: in quel-la casa grotta, dove l’Angelo scese per il grande annunzio, il primo presepio fu il grembo verginale della Madonna.

Nazareth: sotto la cupola la casa di Maria

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I I

TESTIMONIANZE

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Con grande piacere viene inserita questa lettera chevuole ricordare la nobile figura di Lorenzo Longo DeBellis, Cavaliere nella vita e fulgido esempio di opero-sità e nostro generoso benefattore.____________________________________________

Carissimo Padre, nel cammino della nostra vita, lieve o pesanteche sia, ci capita di incontrare delle persone chein qualche modo lasciano un ricordo.

Lorenzo è stato un uomo che, col Suo docileed elegante passo, ha lasciato la Sua impronta.

Per fare la differenza tra gli Uomini, nonimporta quanti titoli una persona sia riuscita adaccumulare nel tempo, potrebbero anche nonservire, ciò che conta è lo spessore e la profon-dità portati con sé.

La signorilità che risiede nell’animo dellapersona, deriva dalla ricchezza di valori chegeneticamente o per esperienza si acquisisconoe non dalla ricchezza che uno ha accumulato.

Lorenzo era così.Per degnamente descriverlo fisicamente, ci

rimane il ricordo di una persona dal sorrisobonario e permissivo, fondamentalmente buono,Uomo concreto, degno di tanta stima, di forteumanità, rispettato perché rispettava chi facevail proprio dovere come si deve fare “un dovere”:Uomo di un tempo, dalla volontà decisiva.

Di Lorenzo ci rimarranno il Suo amore per laTerra Santa, l’entusiasmo senza risparmio dienergia alla Sua Sezione di Conversano - Mono-poli del nostro preclaro e Glorioso Ordine Eque-stre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, di cuiè stato primo Preside; il senso del dovere, i pre-ziosi insegnamenti di vita che ha donato al Suodiletto Pasquale, insieme al Suo infinito Amore;l’attaccamento con cui viveva il Suo ruolo diEducatore Scout, esimio imprenditore agricolodi antica tradizione,ma fondamentalmenterimarrà l’opera dell’Uomo che, con fare gentile,ha saputo dare colori e luce non solo a parentied amici ma a tutte le persone che hanno avutomodo di incontrarlo. Lorenzo è scomparso dallavita terrena lasciando un grandissimo vuoto dispirituale AMICIZIA, perché Lui fu veramente

AMICO ed estimatore. Con Lorenzo se n’èandato un AMICO ormai introvabile, oggi inquesti tempi così penosi e traditori di virtù eti-che e religiose.

Preghiamo affinché Lorenzo, possa seguireil Suo agile e sereno cammino. Grazie!

Il Signore lo ricompenserà per il bene che ciha lasciato.

SuoComm. Nicola Guarnieri

Massafra, S. Martino di Tours, 2010

.... ........ ccccoooonnnn ggggrrrraaaatttt iiii ttttuuuuddddiiiinnnneeee

Egregio Direttore,sono l'avv. Tommaso Calculli. Di Lei conservo

sempre il bel ricordo del viaggio in Terra Santa nellontano 1994, se non erro, evento che mi ha cam-biato la vita.

Ho ricevuto copia del notiziario "Laudato Sie".Ringrazio per il gentile pensiero e trasmetto unmodesto contributo per i costi occorrenti alla reda-zione, stampa e pubblicazione del periodico. E' unnotiziario di ottima fattura per gli argomenti inesso trattati. Si spazia da temi di approfondimentoculturale trattati nella prima parte sino ad argo-menti di attualità e quindi di più facile lettura, iltutto alternato da fotografie di santi e di luoghi ilche rende il giornale molto accattivante. Del mioapprezzamento ebbi già a scriverLe anni orsono.

Tempo fa, in occasione della redazione di unquindicinale diocesano in Matera, attualmentestampato e diffuso nella diocesi materana, ebbi asegnalare il giornale "Laudato Sie" a mo’ dimodello. Tale quindicinale ha avuto apprezzamentima non come quelli superiori, di "Laudato Sie".

L'età e lo studio legale che Dio mi permetteancora di dirigere non mi permettono di fare una... scappatina a Castellana Grotte. E mi dispiace.

Cordiali devoti saluti e grazie per l'attenzione.

Avv. Tommaso Calculli(Matera)

_____________________

Carissimo Padre,benché siano passati degli anni dai nostri

incontri, per me sono indimenticabili i due Santua-ri ove sono solerti e amabili frati: Capurso eCastellana Grotte.

... Ricordo P. Giovanni e il suo infaticabileimpegno per la beatificazione di Giovanni DunsScoto e lo studio della di lui scienza e dottrina conmanifestazioni per farla conoscere.

... L’arrivo a Bellegra della vostra stampa. Bel-lissime riviste e interessanti anche culturalmente.

...da lettere a Laudato sie

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Sono tanto contento che ti hanno scritto tantepersone e anch’io ti faccio tanti auguri di ognibene.

Concludo con un segno esterno che è attuale:esiste al paese Alvito (provincia di Frosinone) unaassociazione mariana che celebra in settembre il XCongresso mariano e il tema è proprio “MariaMadre spirituale”. Io, non potendo andare, hoscritto una lettera e il fascicoletto “Dottrina dellamistica maternità”.

E allora bisogna farla conoscere, e il luogo pri-vilegiato è proprio Castellana, affinché si avveriquello che avvenne per Santa Teresina, ora ancheDottore della Chiesa, e la sua promessa dal Cieloche avrebbe mandato una pioggia di rose.

Anche Maria Fanelli, la mistica di Castellana,ha promesso che dal Cielo farà scendere una piog-gia di gigli.

E allora avanti con la speranza.Con abbraccio fraterno ti salutoAff.mo

Padre Renato Giuseppe Parmegiani(Roma)

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Caro Padre,è sempre puntuale e gradito il simpatico noti-

ziario del Santuario Madonna della Vetrana diCastellana Grotte.

Leggiamo comunitariamente gli articoli tuttiinteressanti, ma soprattutto quelli che riguarda-no la teologia e mariologia scritti dal Padre Gio-vanni Lauriola che è stato tra noi a Betlemmeper un anno intero.

Rinnoviamo il nostro ringraziamento con lapreghiera di non dimenticare di farcelo avereanche per l’avvenire.

Le Suore del convento della Natività(Betlemme)

LETTERE

LuglioDomenica 11: 60° di Padre Mario Tangorra,

già descritto nel numero precedente di Laudatosie. Un triduo di preparazione è stato predicato daPadre Giovanni Lauriola sul tema del Sacerdozio.

AgostoMercoledì 11: A nome della comunità P. Pio

partecipa alla tradizionale celebrazione dei Vespridi Santa Chiara presso il Monastero delle Clarissedi Mola di Bari

Domenica 15: Presso la Parrocchia di S. Gio-vanni a Turi Padre Giovanni solennizza la solen-nità della Madonna Assunta.

Lunedì 23: Pellegrinaggio Sinai guidato da

Padre Pio, organizzato da Padre Massimo Tunno,Parroco di Santa Caterina d’Alessandria in Galati-na.

SettembreDomenica 26: Inizio Novena in preparazione

alla Festa di San Francesco, animata da Padre Pie-tro.

Lunedì 27: Padre Pio partecipa alla Assem-blea dei Guardiani nel nostro convento Madonnadel Pozzo a Capurso. Padre Antonio Cofano haaggiornato i presenti sulle celebrazioni provincialinel ricordo dello spirito di Assisi.

OttobreVenerdì 1: Triduo solenne per S. FrancescoVenerdì 1 e sabato 2: Padre Giovanni parteci-

pa al V Convento internazionale su Francescod’Appignano sul tema “La conoscibilità dei futuricontingenti in Duns Scoto e in Francescod’Appignano” e per la presentazione del volumesu Francesco della Marca “Commentarius inlibrum Sententiorum” (I, dd.28.48, Grottaferrata2009, Vol IV, pp 1-597).

Sabato 2: Celebrazione del Triduo per SanFrancesco animato da Padre Mario Tangorra.

Domenica 3: Celebrazione del Triduo e s.Messa presieduta da Padre Pio. E’ seguito il ritodel Transito di San Francesco animato da PadrePietro Cassano.

Lunedì 4: Festa di San Francesco. Messavespertina concelebrata. Omelia di Padre GiovanniMaria Novielli. Partecipazione di Autorità e mes-saggio finale del Sindaco Francesco Tricase. E’seguita una breve processione, una piccola lotteriae una pesca di beneficenza curata dall’OFS. Laserata è stata allietata dalla Associazione bandisti-ca cittadina e un pittoresco sparo di mortaretti.

Mercoledì 13: P. Pio partecipa all’incontrodegli Economi organizzato dal Padre Economo Pro-vinciale nel nostro convento S. Antonio in Biccari.

Sabato 9: Con un nutrito gruppo di volontari,

operai per la Terra Santa, P. Pio partecipa al Con-vegno nazionale di volontariato per i Luoghi Santisvoltosi nel nostro Istituto Antonianum di viaMerulana a Roma. Un centinaio di presenze hacaratterizzato l’incontro, presieduto dallo stessoPadre Custode dei Terra Santa. Nella rubrica delCommissariato di TS se ne dà ampio risalto.

Martedì 19: Organizzato da Padre Filippo

Piccola CronacaPiccola CronacaBriciole di notizie...

2° Semestre 2010

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d’Alessandro e Padre Gianni Mastromarino è statorealizzato un pellegrinaggio in Terra Santa e Gior-dania. Occasione provvidenziale è stata la parteci-

pazione alla peregrinatio annuale al fiume Giorda-no, unitamente ai francescani di Gerusalemme euna moltitudine di pellegrini.

NovembreLunedì 1: Inizio mese della Pia Opera di Suf-

fragio e Ottavario dei Defunti, animato da PadrePietro.

Lunedì 8: P. Giovanni partecipa alla Festa delBeato Giovanni Duns Scoto con l’associazione diSannicandro Garganico.

Martedì 9: Incontro nel nostro convento S.Maria Vetere ad Andria sul problema della nuovaevangelizzazione, benevolmente accolti dalla fra-ternità.

Mercoledì 10: Chiusura Ottavario Defunti alCimitero con celebrazione presieduta da P. Pietro.

Padre Pio accompagna una DelegazioneComunale con Sindaco e alcuni componenti laGiunta Municipale per ricambiare ufficialmente alpadre Custode la visita che egli ha fatto lo scorsoanno a Castellana.

Domenica 14-Lunedì 15-Martedì 16: Triduoper la festa di Santa Elisabetta animato dal nostroconfratello P. Pasquale Gallo.

Mercoledì 17: Festa di santa Elisabetta, Patro-na dell’OFS. A Castellana è ancora Padre PasqualeGallo a tessere il panegirico durante la Messavespertina. Al termine è stato benedetto un cesto dipanini, distribuito ai presenti per portarli pure aimalati e alle persone anziane impedite a partecipa-re alla sacra liturgia.

Nello stesso giorno Padre Giovanni è chiama-to a festeggiare Santa Elisabetta nella chiesa par-rocchiale di San Giovanni in Turi.

Lunedì 22:Nell’Aula magna del convento,alla presenza dell’Assistente Regionale P. Danie-le Maiorano, della Presidente Regionale MariaRanieri e di Enzo Colella, si è svolta la votazio-ne per la elezione del Consiglio di Fraternità

OFS di Castellana che risulta così composto:Marina Amodio Ministra; Vitina De Lucia ViceMinistra; Lavarra Albina, Enzo De Luca, Nenet-ta Vitti Consiglieri

Martedì 23-mercoledì 24: Santa Visita cano-nica del nostro Padre Provinciale P. Pietro Carfa-gna, unitamente al Segretario P. Leonardo Civita-vecchia.

Il Padre Segretario, anche in qualità di foto-

grafo, dopo la concelebrazione presieduta dal Pro-vinciale, ha voluto fissare il ricordo di questo

PICCOLA CRONACA

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incontro fraterno con una foto di gruppo.Nel tardo pomeriggio di martedì 23 è stata

resa visita alle Sorelle clarisse di Mola di Bari.Dopo la recita comunitaria dei Vespri e una fotoricordo, abbiamo consumata con gioiosa esultanzauna cenetta francescanamente abbondante e abbon-dantemente francescana e fraterna.

Mercoledì 24: Terminata ufficialmente dopo ilpranzo la visita canonica, assieme al Provinciale e alPadre Segretario, abbiamo fatto visita al nostro con-fratello Padre Alfonso Scuccimarri nella Casa recetti-va per ammalati anziani di Noci.

Sabato 27: Nell’Aula Magna conferenzaaudio visiva sulla droga da parte di alcuni operato-ri del settore con partecipazione di molti giovani eloro genitori.

Domenica 28: Ritiro di Avvento OFS della Fra-ternità Regionale presieduta dall’Assistente regiona-le, il conventuale Padre Daniele Maiorano, dalla Pre-sidente Regionale Maria Romita e da Enzo Colellasul tema “Ricchi della sua povertà”.

Presenti oltre 100 consorelle e confratelli prove-nienti da vari paesi del circondario.

Lunedì 29: Inizio Novena all’Immacolata duran-te la Messa vespertina.

DicembreSabato 4: P. Pio partecipa alla Serata di benefi-

cenza per la Terra Santa presso la Sala BeatriceRomita del Comando di Polizia Municipale diModugno.

Lunedì 6: P. Pio è stato invitato a celebrare unaMessa per il triduo in preparazione alla festa dell’Im-macolata e il 60° anniversario di professione solennedi P. Angelo Marracino e una riflessione sul tema.Maria e la povertà evangelica.

Mercoledì 8: Partecipazione a Foggia a nomedella comunità alla cerimonia con il Padre generaleper il 60° di professione di P. Angelo Marracino

Lunedì 13: Ritiro di Avvento per la zona di Bari

animato da P. Luigi Gaetani, Carmelitano Scalzo.L’incontro si conclude in letizia con una agape frater-na presso il vicino ristorante La Fontanina.

Giovedì 16: Inizio solenne novena di Natale inedizione mattutina.

Lunedì 27: P. Pio guida un nutrito gruppo di pel-legrini per un pellegrinaggio in Terra Santa organiz-zato dai Padri Giuseppe Tomiri eAntonio Cofano.

frate cronista36

PICCOLA CRONACA

Padre Alfonso Sciscenti* Casacalenda (CB) 25 agosto 1922† Campobasso 23 agosto 2010

88 anni di età73 di Vita Religiosa64 di SacerdozioNella comunicazione della sua morte ai frati

della Provincia il Padre Segretario P. Leonardo Civi-tavecchia ha inizialmente delineato la sua completafigura di frate come religioso e come uomo apertoalla cultura e alla modernità.

“Nella sua missione apostolica ha offerto a noifrati minori e ai fedeli una ineguagliabile testimonian-za di fede, di cultura e di grande umanità. Attivissimoe giovanile, nonostante l’età non verde, aperto ad ogninovità e curioso della modernità, ha consegnato unatraccia profonda e una preziosa eredità spirituale”.

La sua passione profonda è stata sopratutto lapredicazione. Ero presente, appena quindicenne, aCasacalenda quel 27 luglio 1946 quando celebravala sua prima Messa e mi impressionò il suo interven-to già orientativamente oratorio. L’amore alla culturalo ha spinto verso una più profonda formazione teo-logica, letteraria, e anche medica. Ma ha esercitato ilsuo ministero non solo nella scuola come insegnante

...SORELLA MORTE

Laudato sie, mi Signore,per nostra Sorella Morte

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e nell’ospedale quale cappellano, ma anche in nume-rosi uffici affidatigli dalla Provincia in una quindici-na di conventi.

Allora ha fatto bene il Padre Segretario a ringra-ziarlo a nome di tutti i frati che da lui hanno avutouna grande lezione di vita: “Grazie, Padre Alfonso,per quello che sei stato; di quanto ci hai dato e perquanto ci lasci; per la tua genuina testimonianza divita francescana!”

P. Pio d’Andola

fra Angelo Corcelli* Ruvo di Puglia (Italia) 01.04.1922† Capurso (Italia) 12.09.2010

Non possiamolasciar sotto silen-zio la dipartita diFrate Angelo Cor-celli che ha lavo-rato per 28 annicome Collettoredi Terra Santasopratutto nelMolise fino aquando ha sentitoforte il bisogno disalire l’altarecome sacerdote.In soli dieci anniha dedicato sestesso attirandosiaffetti e simpatie

con la sua umiltà e stile squisitamente francescanotanto che, pur essendo ormai Don Francesco, tutticontinuavano a chiamarlo fraAngelo.La stessa Segreteria della Custodia di Gerusalemmene ha dato notizia a tutti i frati di Terra Santa sparsinel mondo, considerandolo benignamente partecipedella nostra Provincia e raccomandando una preghie-ra di suffragio.

Egli ha voluto in seguito proseguire la sua perma-nenza nel convento di Capurso, ove, con la affettuosacompiacenza del suo fratello Padre Fulgenzio ha con-tinuato a dare testimonianza di vero uomo di Dio conil prezioso appassionato servizio di confessore.

Ci piace ringraziarlo, riportando una sua sorriden-te immagine ripresa durante il suo gioioso servizioper la Terra Santa.

Santa Vergine, ti ringrazio in questo giorno chericorda la mia nascita, per il dono immenso ditrascorrerlo con le persone cui voglio un beneimmenso. Sono tanti i doni che ricevo ogni giorno.Il mio cuore è pieno di serenità e di gioia. Grazie.

Vengo da Roma per visitare questi posti e ques-te chiese, ma questa tua, o Madonna è tra le piùbelle. Grazie, Madonna e continua a proteggermi.

O Madonna, aiutami ad avere la possibilità ela forza per superare il mio egoismo e tutti i picco-li e stupidi orgogli che bloccano i sentimenti e leazioni di bontà. Aiutami a capire di più e viverequesti giorni fortunati con riconoscenza. Grazie.

O Madonnina cara, volgi il tuo sguardo su chista soffrendo a causa delle cattiverie, delle malva-gità e delle ingiustizie; dona a tutti il tuo pietososguardo e la tua materna dolcissima benedizione.Famiglia V.

O Maria, dammi la forza di superare ogni miomomento di debolezza e ogni passo. Proteggi quel-li che io amo dalle cattiverie del mondo...

la posta della Madonna

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Ti ringrazio per la fede che ho ritrovato per tuamaterna intercessione. Sei l'unica che non mi hadeluso. Ti voglio bene. P.

Cara Mamma, benedici tutti i miei cari,convertici e fa che i nostri cuori siano pieni diamore e serenità. Benedici i nostri sacerdoti e ilgruppo di preghiera. B. M. e A.

Sii tu il faro della mia famiglia, e al tuo Cuoreimmacolato consacro il mio sposo e i miei figli:Prenditi cura di tutti i nostri cari e i nostri sacer-doti. K.

Mamma, ti voglio bene con tutto il cuore; fa’stare bene tutte le persone e i bambini del mondo;da’ loro la felicità. Ti amo, Mamma mia.

Grazie per ogni istante, per ogni giorno, perquesta meravigliosa vita. Ti amo, Gesù, sei tu cheriempi il mio cuore e sei presente in ogni mio atti-mo. Lode a te, Madonna della Vetrana. NN.

Maria, è quasi un anno che manco da te, e lecose non sono cambiate. Ho sul cuore un macigno

PENSIERI PER MARIA

Su un leggio posto all’ingresso della cappellina del Sacramento, che custodisce pure la statua processionale dellaMadonna della Vetrana, è posto un opuscolo dove i fedeli liberamente scrivono spontanei pensieri ed espressionialla Madonna, frutto di grande fede e familiarità verso la Vergine Santa. Trascriviamo alcune espressioni, comeanonime, ammirati da tanto profondo amore e sincera fiducia in questa nostra comune Madre Celeste.

e un grande tormento. Aiutami ad aprire il miocuore e a superare questo vuoto incolmabile pertrovare la serenità che mi sembra lontana. Conimmenso amore. T. S.

Ti ringrazio, Santissima Vergine della Vetrana,per avermi aiutato a compiere felicemente unlungo e tenebroso dissidio familiare. Grazie.

Cara Mamma celeste, consacro a te la miaanima, mente e corpo, liberami dal male affinchéin ogni occasione della vita possa servirti. Ti affi-do i miei studi, i miei affetti, il mio lavoro, la miasalute, i miei nemici; consegno e immergo tutto neltuo cuore di mamma. Proteggimi ora e sempre.

Cara Madonna della Vetrana, ascolta la miapreghiera: distruggi le mie cattiverie e malvagità,mentre perdono coloro che usano tanta cattiveriaverso di me.

Madonnina, è un po' che non venivo a trovarti.Perdonami, Grazie per tutto ciò che comunque mihai fatto in questo periodo. Spero continuerai aproteggermi e a proteggere tutta la mia famiglia.Grazie tante. Ti voglio bene.

Maria, dopo molti anni trascorsi lontano da te,mi sento tanto confusa evuota. Il mondo ha millesuggestioni... Mi ero illu-sa che avrebbero placatola mia soddisfazione. Horischiato di perderel'affetto delle persone piùcare. Ho sottovalutato lapotenza del loro amoresincero. Oggi sono entra-ta nella tua casa e misono seduta su una panca.Mi sento abbracciata date. Sto scrivendo, inde-gnamente e considero ciòun primo passo nel sentie-ro del ritorno a te. Stam-mi sempre vicino. Arrive-derci. NN.

Vergine della Vetrana,Madonna bella, lode a teper la grazia che mi doni

per avermi sollevato dalla mia caduta. Grazie perla protezione che mi dai e ti pregherò fino all'ulti-mo respiro; dammi la forza di assistere comevolontaria le sofferenze dei malati. Lode a te persempre.

Mammina cara, ti prego dal più profondo delcuore di dar sollievo, pace e ristoro a tutti i geni-tori che hanno perso un figlio o una persona cara.Ti voglio bene. N.

Madonna cara, ti prego per M. affinché cerchila via del dono di sé, della gioia, di condividere lasua vita. Rendilo sicuro della sua forza di amare,rendilo meritevole di avere qualcuna accanto. Fa'che superi le paure, i tormenti del passato,l'angoscia del presente e del futuro. Fa che sirivolga a te per trovare la giusta via. Grazie, per-ché so che mi ascolterai.

Madonna mia, fa che io non mi rivolga a tesolo nel momento del bisogno. Fammi aumentarela fede in Gesù. Aiutami ad affrontare con serenitàle difficoltà della vita e amare il prossimo. G.

O Madonna, proteggi la mia famiglia e aiutaciad accrescere il nostro cammino di fede. C.

Madonnina mia dolce,madre delle madri, oggisono qui dopo quattroanni, per pregare te conlo stesso stupore dellaprima volta, quando percaso, venendo dalla Sici-lia, la Provvidenza mi hafatto sostare in questosanto luogo. Quante cosesono cambiate nella miavita, ma la tua immaginemi è rimasta scolpita nelcuore con la promessa diritornare a trovarti: Ciò èavvenuto proprio oggi..Aiutami ad essere tuovalido strumento peravvicinare a te quanti melo chiedono. Sono qui ioF. con la sua MammaMaria.

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PENSIERI PER MARIA

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