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Salute Lavoro e Ecco il decreto per risarcire chi si ammala ambiente e lavoro Intervista a Ezio Bonanni Larderello, 19 vittime e un’unica storia amianto di Stefania Divertito “Sono uscito dal tunnel Fatelo tutti” mobbing di Lorenzo Filippi Dall’Emilia alla Sicilia Tante le novità calendario di Redazione Voce libera e indipendente dell’associazione Osservatorio nazionale amianto - Anno 1 - n.2

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SaluteLavoroe

Ecco il decretoper risarcirechi si ammala

ambiente e lavoro

Intervista a Ezio Bonanni

Larderello,19 vittimee un’unica storia

amianto

di Stefania Divertito

“Sono uscitodal tunnelFatelo tutti”

mobbing

di Lorenzo Filippi

Dall’Emiliaalla SiciliaTante le novità

calendario

di Redazione

Voce libera e indipendente dell’associazione Osservatorio nazionale amianto - Anno 1 - n.2

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sommario

Unsimbolo accanto al nomedell’Osservatorio. Sitratta del guerriero cheaccompagnerà tutte lebattaglie dell’Ona.

L’idea è stata quella di utilizzare lo schemadi un bassorilievo,che è stato rinvenutonelle rovine di Vetulonia, raffigurante unguerriero etrusco.

L'aspetto particolare di questo basso-rilievo è che il guerriero ha uno scudodecorato con un glifo che raffigura il "fioredella vita".

«Mi sembra che possa calzare benissi-mo al caso nostro - ha detto il presidentedell’Osservatorio, Aldo Guerrera - Infattiil significato del fiore della vita, ricorrentenella geometria sacra, è da riferirsi allaruota del sole,alla salute,al benessere e allasacralità della vita; ogni molecola dellavita corrisponde a questo schema. Quindiil guerriero è la metafora della difesa dellavita e della sua sacralità, dal male che pro-voca l'amianto».

Un simboloci raccontache la vita va difesa

salute e lavoro

“Arriva il decreto. Battagliavinta ma c’è ancora da lottare”

Parla l ’avv. Bonanni

4 Larderello. Una centrale, e troppi morti

di Redazione

6 Atitech. I lavoratori dei cieliincassano la vittoria

di Redazione

7-9 Acciaierie di Trento e di BolzanoQuando il Nord si inquina

di Stefania Divertito

11 Veleni e prevenzione dei rischi/Parte seconda

di Giancarlo Ugazio

13 Lo zio d’America che risarcisce i marittimi

di P. Petruzzelli

15 Anche lo stress da lavorodeve essere misurato

di Fulvio Fornaro

16 La manutenzione degli impianticontro gli infortuni

di Francesca Grosso

19 Così ho sconfitto il bosse ricomincio a vivere

di Lorenzo Filippi

20 Novità in Sicilia e la Romagnavuole bonificare

Quindicinnale dell’Osservatorio nazionale amiantoVia Crescenzio,2 - 00193 Roma. tel.06/68309534; mail. [email protected];[email protected]; Portavoce e direttrice: Stefania Divertito.mail: [email protected]; Presidente Osservatorio dott.Aldo GuerreraResponsabile settore legale: Avv.Ezio BonanniProgetto grafico di Paolo Fabiani [email protected]

di Redazione

mobbing

news e incontri

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La notizia è giunta inaspettata quantodesiderata: con la firma del ministroTremonti è stato sbloccato finalmen-

te il fondo per le vittime dell’amianto.Per chi fosse a digiuno della materia, è

presto detto: da almeno tre anni c’è unalobby apparentemente silenziosa ma effi-cace che sta lottando, senza sosta, affinchèlo Stato risarcisca tutti coloro che si sonoammalati di amianto. Una lobby silenzio-sa e tenace che ha ottenuto il suo maggiorobiettivo.Anche se non tutto è perfetto.

Avvocato Bonanni, finalmente cel’avete fatta.

Sì, è una grande vittoria dell’Osservatorio

Nazionale Amianto e di tutti gli uomini ele donne che in questi anni si sono adope-rati per questo importante obiettivo.

In cosa consiste il fondo?Sono stati finalmente messi a disposizio-ne i trenta milioni di euro stanziati treanni fa, ed è operativo immediatamente.

Chi potrà accedervi?Ecco, qui sta l’inghippo: non possonoaccedervi tutti coloro che hanno contrattouna malattia asbesto-correlata, ma soltan-to le vittime dell’amianto che hanno giàun riconoscimento come tali dall’Inail.questo non va bene, perchè in questomodo si tratta di un fondo aggiuntivomentre la ratio era di sostenere tutti imalati. La fascia delle persone interessateè molto ampia.

Avete una stima dei numeri?Circa centomila persone.

Quindi come proseguirà la lotta?Abbiamo già pronti i ricorsi perchè ildecreto così come formulato lede il prin-cipio dell’uguaglianza dell’articolo 3 dellaCostituzione.

Il fondo sarà sufficiente a risarciretutti coloro che si sono ammalati?

No,ma è un primo passo.Ovviamente, comunque, accedere alfondo potrà costituire una prova chela propria malattia è dipesa daun’esposizione da amianto e quindisarà un ulteriore aiuto per le centi-naia di cause che per il suo Osserva-torio amianto sta seguendo in tuttaItalia.

Certo. All’orizzonte ci sono tante altrecause, e il risultato – anche politico – diaver finalmente visto partire il fondo cidarà la carica giusta.

3copertina

È arrivato il fondo amiantoma c’è ancora molto da fare

L’avvocato Ezio Bonanni, sempre in prima linea. A destra, copia del decreto del Ministero del Lavoro.

Stefania DivertitoGiornalista

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4ambientee lavoro

Questa è una storia corale, non singola. Èla voce di una moltitudine di persone,nondi un nome che si erge solitario tra i tanti.È una storia che somiglia a tante altre, mache possiede alcune caratteristiche suepeculiari, che la rendono unica.

Siamo nella Toscana produttiva, quel-la che assume, investe, riconverte, sa inno-varsi e scommettere sul futuro. Ma chenon può dimenticare di avere dietro, nelpassato, un grosso fardello che potrebbeminare il futuro di un’intera porzione del-la Regione. Il fardello è un nome purtrop-po a noi noto: amianto.

Il fardello ha i nomi e i cognomi di 19vittime. Lavoratori che non ci sono più. Eha le denunce, sofferte ma inevitabili, dialtri 111 lavoratori, tutti ammalati a causadell’asbesto. E l’asbesto lo hanno respira-to, tutti, compresi i loro famigliari comevedremo, a causa proprio di quella Tosca-na che investe e riconverte.

Siamo a Larderello, nei campi geoter-mici “coltivati” dalla società Enel GreenPower dove insistono ben 33 centrali elet-triche le quali utilizzano l’energia geoter-mica del fluido trasformandola in energiaelettrica; un tempo c’era la Larderello spa,poi trasformatasi in Enel e oggi GreenEnel spa. Conversioni su conversioni perrendere l’azienda più moderna e competi-

tiva possibile.Non fosse per quel fardello.Basti pensare che durante le operazio-

ni di bonifica, nei primi anni del 2000, èstato prelevato circa un milione e 100 milakg di matrice friabile di amianto, quasi 4milioni di chili di terreno contaminato damateriali contenenti amianto.

Ebbene, la maggior parte degli stru-menti,e dei materiali che componevano lastruttura degli apparati geotermici eranoin amianto friabile, per poter meglio pro-teggere e conservare il calore del vapore (eresistere alle sue alte temperature) finoalla sua trasformazione in energia elettri-ca; con imponente rilascio di fibre, pursenza grandi stress fisici e meccanici (sal-vo le attività di manutenzione, comunquegiornaliere), perché quello termico eraenorme, a causa delle altissime tempera-ture che venivano determinate dal passag-gio dei flussi di vapore dal sottosuolo ter-restre alle centrali, fino alla loro trasfor-mazione in energia elettrica. tutto questolo raccontano le carte, e le carte sono pre-cise,esse non mentono come a volte fannole persone.

Elio Pardini tante ne ha viste e a uncerto punto ha deciso di dire basta.Troppisuoi colleghi non ci sono più. DaniloFedeli, ad esempio,è morto il 19 aprile del2009, anche lui colpito da mesoteliomapleurico, e da allora Elio non ha pace, hapaura di ammalarsi, è stressato, ha subìtoun incidente al lavoro e pensa a quelle

fibre bianche che volavano, si depositava-no, e poi volavano ancora, dappertutto, equando andavano a mensa, loro, neanchesi spogliavano, o si pulivano. Pane eamianto mangiavano, tutti insieme.

Quelle tute,poi, le portavano a casa, leloro donne le lavavano, con amore, dedi-zione. Non pensavano che anche lorosarebbero potute rimanere uccise. Ci sonotre nomi, nell’elenco di Larderello, nellaSpoon River toscana, tre donne che non cisono più: Giulietta Balestri, AdelaideSensi,Viviana Soldi, sono tutte morte peramianto, l’ipotesi è che abbiano respiratole polveri che i mariti portavano a casa.

L’amianto in matrice friabile e com-patta fu usato principalmente per coiben-tare parti d’impianto adibite al trasportodi vapore (vapordotti) fino alla turbinacon coibentazione anche della stessa. Loscopo dell’utilizzo di tali materiali è man-tenere il vapore più caldo possibile ondeevitare un abbassamento del rendimentotermodinamico.

Ecco cosa c’è scritto nel ricorso perrisarcimento danni presentato dall’avvo-cato Ezio Bonanni dell’Osservatorionazionale sull’amianto al Tribunale diPisa: «La sala macchine di una centralegeotermica tradizionale, costruita dopo il1930, generalmente ospitava da 4 a 6gruppi di turbo-alternatori i quali avevanoun’impiantistica che si sviluppava su duepiani. Al piano superiore, oltre al macchi-nario principale del turboalternatore vi

Redazione di Salute e Lavorocon la collaborazione dello studio Bonanni

La Spoon River di Larderello e dei suoi 19 uomini

La centrale geotermica di Larderello. Nel luogo di lavoro l’amianto era presente ovunque.

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5ambiente

e lavoro

erano le valvole e tutti i sistemi di stru-mentazioni e comandi per l’attività prin-cipale di esercizio del personale addetto.

«Al piano inferiore trovavamo il con-densatore del vapore sotto la turbina, lacomponentistica degli estrattori dei gasincondensabili, le tubazioni di acqua e gasche permettono il ciclo termodinamico edei grossi ventilatori usati per il raffredda-mento dell’olio di lubrificazione dei cusci-netti del turboalternatore. Quindi è facileimmaginare che tutti gli addetti: mecca-nici, elettrici, di esercizio, edili e responsa-bili tecnici che dovevano operare nell’am-biente di sala macchine erano conseguen-temente esposti alle molteplici attivitàdegli altri.Specificando meglio, la revisio-ne generale di ogni singolo gruppo-tur-boalternatore e ausiliari veniva eseguitamediamente ogni anno solare e fra prepa-rarlo allo smontaggio, metterlo a nudodalle coibentazioni, effettuare la manu-tenzione e le grosse riparazioni, rimontar-lo, coibentarlo nuovamente ed effettuarele pulizie, trascorrevano 2 mesi. Calcolan-do che una sala macchine ospitava media-mente 5 gruppi, praticamente un turboal-ternatore risultava sempre in revisionegenerale».

Questa descrizione può sembrareeccessivamente tecnica, ma aiuta a capiremeglio come poteva essere l’ambiente eaiuta a immaginare tutte le volte chedovevano essere ricoibentate,da materialecontenente amianto, tutte le parti d’im-pianto che in servizio arrivavano a tempe-rature anche di 300° C, come ad esempioil corpo turbina, le tubiere d’ingressovapore fino alle valvole di ingesso in turbi-na comprese, le tubiere di compressionedei gas incondensabili.

«Le attività venivano svolte da tutto ilpersonale sia di manutenzione sia di eser-cizio ed erano effettuate con attrezzature ataglio manuali, mole ad aria compressa,chiavi pneumatiche, pistole ad aria perl’asportazione dello sporco ecc., e il ricor-rente, così come gli altri suoi colleghi di

lavoro, non erano informati, né protettidai rischi che determinava la esposizione apolveri e fibre di amianto aerodispersenell’ambiente lavorativo, che non veniva-no aspirate. Gli utensili e macchinarispesso si ricoprivano di polveri di amian-to; così come le stesse parti di impiantooggetto di manutenzione presso l’officinaavendo dei componenti in amianto chenon si erano del tutto usurati,ma dovendoessere sostituiti, determinavano la neces-sità di rimuovere queste polveri, e l’unicosistema era quello dell’aria compressa,sul-la componentistica, e sui macchinari,mentre per gli strumenti di lavoro veniva-no utilizzati degli stracci; e l’azienda nondisponeva che le polveri di amianto fosse-ro preventivamente bagnate, misura cheavrebbe ridotto l’aerodispersione dellefibre nell’ambiente di lavoro e con essal’inalazione»,dice Bonanni.

L’officina elettromeccanica non avevasistemi di aerazione e di aspirazione dellepolveri, ed Elio Pardini non era dotato dimaschere di protezione e di tute.

«Mai - ci racconta ancora l’avvocatoche ha ottenuto che la richiesta di archi-viazione fosse rigettata - il ricorrente fuinformato dal datore di lavoro circa l’effet-tivo rischio morbigeno cui era esposto,mai venne dotato di tute e maschere pro-

tettive,e mai ebbe la possibilità di cambia-re gli abiti contaminati prima di recarsialla mensa aziendale durante la pausapranzo, e li indossava fino al ritorno acasa, dove venivano lavati dalla mamma odalla moglie, e dove determinavanol’esposizione di tutti i componenti dellafamiglia; solo negli ultimi tempi (dopo il2000), quando già il numero dei malati edelle vittime per patologie era andato viavia ad assumere una dimensione preoccu-pante, i dipendenti sono stati forniti dimascherine e di tute».

Ma in quel momento era già tardi.Nella piccola comunità di Larderelloc’erano stati già troppi funerali affinchèqualcuno non iniziasse a insospettirsi.Il signor Pardini ebbe solo allora la totaleconsapevolezza di essere rimasto espostoall’amianto per circa 33 anni, e per 13 deiquali, si era raggiunta la ragionevole cer-tezza del superamento della soglia delle100 fibre litro, soglia prevista dalla leggeper ottenere i benefici previdenziali e ilriconoscimento quale lavoratore esposto.

Indubbio che anche la moglie, lamadre e il figlio di Elio Pardini, debbanoessere considerati soggetti espostiall’amianto e, in quanto tali, profonda-mente segnati nella loro esistenza dallamalattia o, quantomeno, dalla paura,angoscia e stress di scoprire un giorno,futuro o prossimo, di essere affetti dallegravi malattie provocate dall’amianto.Elio Pardini non si dà pace per questo.Egli vive l’angoscia, il terrore e la preoccu-pazione, uniti al senso di colpa, per avereesposto inconsapevolmente anche glistretti congiunti al grave rischio di patolo-gia asbesto correlata, e maggiore è il sensodi rabbia per non essere stato preventiva-mente informato.

Questa è una storia corale, abbiamodetto all’inizio di questo nostro viaggionella geotermia italiana.E la storia di ElioPardini e della sua famiglia è la storia didecine di famiglie per le quali bisognerà agran voce chiedere,pretendere,giustizia.

ElioPardini e isuoi

colleghi nonerano informati diessere esposti alrischioamianto.“

”In particolare, l’asbesto rivestiva i tubi per proteggere dalle alte temperature ed era prezioso anche contro i vapori. Prezioso ma letale.

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6ambientee lavoro

Redazione di Salute e LavoroOsservatorio nazionale sull’amianto

«Solo le fibre inglobate nei ferodidegli impianti frenanti sonofunzionalmente destinate ad

erodersi e liberarsi nell’atmosfera circo-stante». Bastano queste poche parole,contenute nella perizia tecnica redattadall’ingegner Giuseppe Sala, ordinario ditecnologie e materiali aereonautici pressoil politecnico di Milano, a gettare un’in-quietante ombra su tutto il settore deltraffico aereo.

La perizia è allegata agli atti dellacausa di lavoro dell’ex pilota Silvano Del-la Pietra, assistito dall’avvocato EzioBonanni che, con tutto l’Osservatorionazionale sull’amianto, sta seguendo davicino decine di cause di ex lavoratori delsettore dediti alle più diverse mansioni:dal personale a bordo ai tecnici a terra, amagazzinieri addetti ai rifornimenti deivari pezzi meccanici, ai piloti che hannovissuto migliaia di ore nelle cabine deivelivoli respirando un microclima inqui-nato.

«Un documento redatto in data 31marzo 2004 – si legge nella relazione –dalla Pratt&Whitney (duopolista, insie-me alla General Electric per la produzio-ne dei motori a getto nei veicoli commer-ciali), relativo al motore JT8D,elenca 469componenti di amianto in ciascun moto-re. Un ulteriore documento, redatto dallaMcDonnell Douglas in data 22.10.1992elenca invece 1105 elementi contenentiamianto nei velivoli DC-8, DC-9, eMD-80. (…) Solo le fibre inglobate neiferodi degli impianti frenanti sono fun-zionalmente destinate ad erodersi e libe-rarsi nell’atmosfera circostante».

Per cui «all’interno della fusolierapasseggeri e della cabina di pilotaggio èpossibile che si instauri un microclimainquinato da fibre di amianto in quanto ilricambio d’aria è garantito: 1) da aria pro-veniente dall’esterno, potenzialmentecontaminata da fibre di amianto che siliberano al momento della frenatura; 2)da aria riciclata, la quale può essere inqui-nata da amianto ceduto da tubazioni,

condotti e guarnizioni dell’impianto dipressurizzazione e condizionamento».

È un documento bomba quello con-tenuto nella causa Della Pietra, ne è con-sapevole l’avvocato Ezio Bonanni: «Certoche lo è. Dimostra che almeno fino ametà 2005, e quindi più di dieci annidopo la legge che ne ha stabilito la messaal bando, l’amianto era usato nei velivoli,nell’intero settore aeronautico. E infattinoi stiamo seguendo centinaia di casi diex personale Alitalia che si è ammalato eche è stato professionalmente esposto eper questo ha diritto a un risarcimento».

Come nel caso di Aldo Converso: l’eximpiegato Atitech (la società che perconto di Alitalia effettua la manutenzioniin alcuni aeroporti tra i quali Capodichi-no) che nel novembre 2005, ad appena 58anni, si è ammalato di mesotelioma pleu-rico e appena un anno dopo, nel 2006, èdeceduto. Con grande forza d’animo ilfiglio Paolo sta seguendo la causa che dapoche settimane gli ha portato il primo

grande risultato: il giudice del tribunaledi Napoli ha stabilito che la Atitech dovràrisarcire completamente al 100% il dannobiologico (stabilito dall’avvocato Bonan-ni in un milione di euro) per la morte disuo padre.

Il signor Converso infatti era impie-gato e addetto agli acquisti di pezzi diricambio contenenti amianto, talvoltaispezionandoli di persona presso ilmagazzino e in alcuni casi ha effettuatoturni di otto ore, senza mai essere protet-to da misure precauzionali.

È la prima causa,questa, vinta in que-sto settore. E sarà un incoraggiamentoper tutte quelle persone ingarellate in unabattaglia legale che va avanti da mesi, avolte da anni. E in alcuni casi con anda-menti incerti. Come ad esempio gli assi-stenti di volo che stanno cercando diottenere giustizia nei tribunali di Roma,che per ora hanno un atteggiamento unpo’ ostativo. «La battaglia è solo all’ini-zio», assicura Bonanni.

Atitech, la vittorianon riguardasoltanto i piloti

Un Md80: fino a pochi anni fa molte dellesue componenti contenevano amianto.

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7ambiente

e lavoro

Hanno scavato un buco nel terrenofertile e vi hanno infilato olii, verni-ci, gomme, plastiche e fanghi indu-

striali. Poi hanno bruciato sostanze tossi-che emettendole nell’atmosfera. Insieme adiossine, tante, troppe, in quantità supe-riori ai limiti di legge. Ma non sulla carta,perché lì,miracolosamente, era tutto sottocontrollo. Il tutto respirato dai lavoratori,e soprattutto dai cittadini. Per molti anni.Almeno venti.

Sembra uno scenario già visto edescritto centinaia di volte nel Sud appe-stato e inquinato da imprenditori senzascrupoli. Ma questa volta accade nellaBassa Valsugana, nel Trentino verde eagricolo. Quello delle mele più buone edelle colline reclamizzate in televisione.Nello spicchio d’Italia che immaginiamoincontaminato e salubre.E invece.

Tutta la storia emerge non da una mada ben quattro inchieste della magistratu-ra di Trento, che si sono tradotte in altret-tanti procedimenti giudiziari che arrive-ranno tutti a compimento nelle prossimesettimane.

Ce ne è una di inchiesta che predomi-na sulle altre e che – in quanto a stato diavanzamento lavori - è a uno step piùavanzato: è quella denominata “Fumonegli occhi”, per la quale sono indagatinove ex dirigenti delle Acciaierie Valsuga-ne. Secondo quanto è stato deciso nel-l’udienza del 30 novembre scorso, unaparte del procedimento è stata trasferita aBrescia dove, secondo l’accusa, alcunilaboratori chimici per conto delle Accia-ierie avrebbero falsificato i dati delle emis-sioni, non consentendo così all’Arpa dipoter effettuare i suoi controlli. Gli impu-tati hanno chiesto un po’di tempo supple-mentare per poter formulare un patteg-giamento da proporre ai querelanti.

Già, ma chi sono i querelanti? E qui il

procedimento presenta un colpo di scena,perché, a scendere in campo contro l’in-dustria non sono stati i lavoratori ma i cit-tadini residenti intorno agli impianti.

«Quella del patteggiamento è un’ipo-tesi assurda, visto che gli imputati nonriconoscono il danno e quindi i dovutirisarcimenti»: a parlare è Mario Giuliano,l’avvocato di Trento che rappresenta le530 parti civili costituite: «Sono tutti cit-tadini, nemmeno un operaio, perchécostoro temono di perdere il posto di lavo-ro. Invece i residenti della zona, che peranni hanno respirato i fumi molesti, sonointeressati ad andare fino in fondo».

Le acciaierie Valsugane oggi sonoancora attive anche se sono state parzial-mente sequestrate: «Quando ho comin-ciato a occuparmi di questa storia quasinon credevo ai miei occhi – racconta l’av-vocato che da anni sta lavorando all’in-chiesta e che ha messo da parte decine difaldoni per migliaia di pagine – Il diretto-re dello stabilimento sapeva benissimo

Trento, Acciaierie e quei fumi sospettiStefania DivertitoGiornalista

Le analisi dei fumi delle ex Acciaierie di Trento venivano svolte in Lombardia, a Brescia.

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8ambientee lavoro

che tutto quanto stava accadendo nell’ac-ciaieria era nocivo per chi ci lavorava maha scelto comunque di soprassedere e dinon tenerne conto».

«I dipendenti venivano a trovarsi fre-quentemente esposti - c’è scritto testual-mente nei documenti dell’inchiesta giudi-ziaria - a notevoli emissioni di fumi, gas epolveri che si diffondevano all’interno delcapannone prima di uscire dalle aperturedello stesso, creando accumuli di polverisui pavimenti, sulle passerelle di lavoro,suimuri e sui macchinari. Le polveri e i fumigenerati dai processi di fusione del rotta-me contenevano sostanze nocive per lasalute umana come,per esempio, le diossi-ne, gli Ipa. (idrocarburi policiclici aroma-tici), i Pcb (policlorobifenili), il monossidodi carbonio, ossidi di azoto, compostiorganici volatili (Cot)».Ma “Fumo negli occhi” è solo una delleindagini. Secondo l’accusa, i rifiuti pro-dotti dall’acciaieria sarebbero stati anchemiscelati ai terreni di una cava che si trovalì nei dintorni e che sulla carta sarebbe unluogo di ripristino ambientale; i terrenimisti a rifiuti venivano poi venduti cometerra vegetale ai residenti della zona.

I cittadini si sono accorti che pian pia-

no le verdure e gli ortaggi avevano comin-ciato a morire, la terra si era inaridita e iterreni avevano perso valore, non soloagricolo ma anche commerciale. Queglistessi rifiuti mescolati al cemento col tem-po hanno reso friabili anche le fondamen-ta di alcune palazzine e proprio per questoil valore immobiliare della zona è precipi-tato.

C’è scritto tutto, nero su bianco, nel-l’altra inchiesta, “Tridentum”: nel sito direcupero ambientale di Monte Zaccon(proprio a inizio dicembre, poi, è statasequestrata un’altra discarica, sempre nellazona e sempre colma di rifiuti tossiciimpastati al terreno) venivano smaltitirifiuti pericolosi delle Acciaierie, tra i qua-li rifiuti costituiti da terre provenienti dal-la bonifica di siti contaminati da prodottipetroliferi quali carburanti e combustibili.Si tratta di migliaia di tonnellate diimmondizia inquinante: la cava di fatto èstata trasformata in una discarica abusiva.In questo caso le parti civili sono rappre-sentate da tutti i proprietari immobiliari, ilpiù vicino residente a 600 metri dalla cava,il più lontano a tre chilometri.

Lo sa bene un cittadino di Marter,cosa vuol dire combattere contro il mostro

dell’inquinamento: Marter è la zona dellacava. Era in trattativa per vendere la suacasa al prezzo di 250 mila euro, ma dopo isequestri alla cava improvvisamente ilvalore del suo appartamento è precipitato:l’ha dovuto vendere a centomila euro.

L’avvocato Giuliano è sul piede diguerra: «Non ci arrenderemo. Ho per lemani le testimonianze di cittadini amma-lati e di terreni da bonificare. Migliaia dipagine di documenti che raccontanocome questa porzione di Nord salubre èstata inquinata da imprenditori senzascrupoli, che non ci hanno pensato duevolte a rovinare la terra nella quale vivonodapprima loro con le loro famiglie. Ledirò di più – continua l’avvocato – abbia-mo le testimonianze documentali secon-do cui l’acciaieria ha prodotto fumi inqui-nanti anche dopo il sequestro parziale allaquale è stata sottoposta.Consideri poi chenelle vicinanze c’è anche una scuola».

Tra le ipotesi del collegio legale anchequella di una class action. «Abbiamosaputo che è stata presentata contro l’Ilvadi Taranto. Stiamo studiando le carte perpoter anche noi presentare una richiestadi risarcimento civile.La battaglia è appe-na iniziata».

In alcuni casi i residui della lavorazione industriale sono stati mischiati ai terreni vegetali.

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9ambiente

e lavoro

Quando il Nord è malato d’amiantoQ

uaranta ricorsi pronti e una storiavista già troppe volte. Solo che ilprotagonista è questa volta l’opero-

so, efficiente, preciso, legale Nord. Alme-no, tale è sulla carta.

Dopo la storia delle acciaierie di Bol-zano, infatti, di cui abbiamo parlato nelservizio precedente, ecco un’altra aziendadella stessa zona, questa volta a Bolzano.Uno dei dipendenti racconta in una lungamissiva all’avvocato Bonanni che a finedicembre nei capannoni dello stabilimen-to Finit\R è iniziata la bonifica.

Ebbene, i canoni secondo i quali essa èstata portata avanti non rispettano certa-mente le pratiche rispettose della salutedei lavoratori, e alcuna norma contenuta

nella legislazione sulla tutela dell’ambien-te di lavoro.

«Il lavoro - racconta la denuncia - èsvolto da una ditta specializzata nellabonifica dell’amianto, la quale opera men-tre il reparto di produzione è operante.Pereffettuare la sostituzione del tetto, è stataisolata la zona interessata, con coperturedi teli in nylon le quali sin dai primi giornihanno evidenziato molte aperture in piùpunti, evidenziando inoltre rigonfiamentiche mostravano come non vi fosse all’in-terno alcun aspiratore che potesse creareuna specie di vuoto».«Questa mia affermazione - sostieneancora il lavoratore nell’incartamentocontenuto nel fascicolo investigativo a

cura dell’avvocato Ezio Bonanni - in rela-zione ai rigonfiamenti,nasce da una infor-mazione pervenuta attraverso il responsa-bile della sicurezza che spiegava come iteli sarebbero stati sovrapposti per evitarefessure, e all’interno della zona di lavoro,sarebbe stato messo in funzione un aspira-tore che avrebbe dovuto creare una speciedi depressione, che riducesse al minimo ilrischio di una possibile fuoriuscita di pol-veri. Nel trascorrere del mese, in più occa-sioni, all’esterno delle zone delimitate daiteli, sono stati trovati pezzi di eternit, pre-cipitati causa la preparazione di strutturedi protezione anticaduta,e altre lavorazio-ni».Ecco: pezzi di Eternit volanti,deposi-tati sul terreno, fotografati dagli stessi

Pezzi di Eternit caduti sul pavimento e incustoditi, Molte parti delle tubazioni ancora oggi contengono asbesto.

Sono circa una quarantina i ricorsi pronti da Ona.Lasciano molto a desiderare i teli usati durante la bonifica.

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10ambientee lavoro

operai, ben consapevoli della pericolositàdella situazione.

«Già nel mese scorso, è stato fattointervenire il segretario provinciale Fiom,che ha fatto un sopralluogo con il respon-sabile dei lavori per conto delle AcciaierieValbruna, a seguito di una segnalazionepervenutagli da parte di lavoratori preoc-cupati. In data 28 dicembre con reparto dimanutenzione operante nel reparto, lecoperture in nylon sono state dapprimaaperte, successivamente completamentetolte. Nell’arco della prima mattinata, daparte del mio responsabile la cosa è statafatta osservare al responsabile della sicu-rezza per l’azienda, il quale ha affermatoche non vi era alcun pericolo e che lecoperture non erano necessarie».

Gli operai hanno poi continuato alavorare nel reparto, contemporaneamen-te alle opere di bonifica, in un ambientequindi definitivamente insalubre.

Le prove fotografiche sono a trattiagghiaccianti: mostrano i frammenti diEternit precipitato al di fuori delle coper-ture di campata, l’apertura del tetto, tantoda rendere visibile anche la luna.

E ancora: il capannone senza alcunacopertura, la polvere pesante e pezzi diEternit sparsi, la passerella che non è stataoggetto delle bonifiche che hanno inveceinteressato altre parti della campata.

Dalle fotografie emergono senzadubbi tutte le componenti rivestite diamianto che per anni, decenni, sono stateoperative nella Acciaieria trentina, comeuna calza abbandonata da innumerevolianni e già documentata nei primi rilievifatti nel mese di luglio del 2010, le lastredi protezione al calore oramai in disusoda alcuni anni e facenti parte del forno, iferodi in amianto, ancora presenti nelmagazzino della manutenzione dello sta-bilimento, interruttori con coprifiammain amianto presenti in magazzino e addi-rittura ancora in funzione nella cabina didistribuzione del reparto e nelle apparec-chiature dei quadri di molte macchine.

Per settimane i lavoratori hanno vissuto in ambiente contaminato.

Solo alcuni operai erano dotati di mascherine bianche.

Polvere ovunque durante le bonifiche di Bolzano. Mentre si bonificava, gli operai continuavano a lavorare.

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11ambiente

e lavoro

Seconda partePREVENZIONE DEI RISCHI

La consapevolezza è il cardine dellaprevenzione dei rischi dell’inquina-mento dell’ambiente di vita e di lavo-

ro in cui vive l’uomo d’oggi.L’attività pre-ventiva si attua in diversi modi e in diver-si tempi rispetto alla constatazione delleconseguenze dell’inquinamento sullasalute degli individui e della collettività.Sulla base di questi elementi, si distin-guono la prevenzione primaria, la preven-

zione secondaria, la prevenzione terziaria,e la prevenzione quaternaria.

Si mette in campo la prevenzioneprimaria in uno scenario in bianco, primache compaia il benchè minimo segno dipatologie per le esposizioni nocive sud-dette. Questo approccio, il più virtuoso, sibasa: 1) sulla consapevolezza del poten-ziale nocivo dei veleni ambientali, nonsolo ciascuno per se stesso, singolo, maanche in condizioni di sinergismo e dipotenziamento. Deve essere consideratoun altro importante aspetto: 2) la suscet-tibilità individuale, sia quella innata, subase genetica, sia quella acquisita con leabitudini e gli stili di vita. Le conoscenzeindispensabili alle scelte riferite al punto1) sono conseguite attraverso la speri-mentazione tossicologica preventiva,

richiesta dagli organismi regolamentatorinazionali e sovranazionali che tutelanol’accettabilità della produzione e dellavendita di molecole nuove. Nello specifi-co, per i presidi impiegati nel settore pro-duttivo primario (agricoltura), i dati otte-nuti col dossier tossicologico caratteriz-zano le classi tossicologiche dei pesticidi,Ia, IIa, e IIIa, rispettivamente dalla piùtossica alla meno tossica.Tali conoscenzesono preziose per la tutela della salute,infatti le norme regolano il tempo dilatenza - tra l’ultima applicazione e la rac-colta, quindi lo smercio e il consumo, delprodotto: più lungo per la Ia classe, inter-medio per la IIa, più breve per la IIIa,comunque di lunghezza adeguata a per-mettere alla molecola del pesticida discomparire dall’esocarpo (la buccia) del

Giancarlo Ugaziomedico, professore

Veleni ambientalie prevenzionedei rischi

La prima parte dell’intervento del professor Ugazio è stata pubblicata nel primo numero di Salute e Lavoro: www.salutelavoro.eu

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12ambientee lavoro

frutto ad opera degli agenti atmosferici,radiazioni solari e pioggia, prima che ilfrutto sia mangiato. La somma di tuttociò potrebbe portare a un mondo ideale,paragonabile, se non a quello dei nostriantenati lontani, a quello almeno dei piùvicini, i nostri nonni.

È sempre valido l’assioma: mondopulito = salute, mondo inquinato =malanni.

Tuttavia, tale situazione potrebbeessere solo un miraggio,dal momento chela storia si ripete ma non insegna nulla anessuno. Almeno come memento, tenia-mo presente che le cause dell’estinzionedella civiltaà della Roma classica – popo-lazione e cultura – insidiano anche ipopoli globalizzati del giorno d’oggi.

L’anamnesi familiare e individualedel soggetto studiato clinicamente puòfornire al medico tutte le informazionirichieste dal punto 2),a proposito è vero ildetto: ”Anamnesi, mezza diagnosi”.

L’anamnesi riguardante il gentiliziodel soggetto in esame è particolarmenteutile per la prevenzione primaria deirischi di potenziale esposizione ai veleniambientali capaci di nuocere alla tolle-ranza di molti composti chimici: i discen-denti di un genitore sensibile hannonotevoli probabilità di appartenere a quel10% della popolazione generale predi-sposto geneticamente ad ammalarsi diquella devastante affezione, come è defi-nita l’MCS.

Ancora nell’ambito della prevenzioneprimaria, ma già nel viraggio sul versantedi quella secondaria, potrebbe essereimplicata la positività degli indicatoribiologici di esposizione. Ciò vuol direche, per esempio, un individuo che può

essere stato esposto a piombo e l’haassunto, per breve tempo e a concentra-zioni subliminari, può essere ancora sano,privo di sintomi di saturnismo, ma averegià una piombemia di un certo rilievo.Verosimilmente, questo è un evento deltutto eccezionale, o casuale; infatti, ingenere, senza sintomi clinici, nessunpaziente ricorre al sanitario, mentre ilmedico potrebbe rilevare indicatori bio-logici di esposizione positivi solo nel qua-dro di un programma di studio clinico-ambientale.

Consideriamo ora la prevenzionesecondaria. Di regola, quando il pazienteavverte i primi sintomi degli effetti pato-geni dei veleni ambientali, cioè dopo ilsuperamento dell’orizzonte clinico, corredal medico per avere conforto, diagnosi,cura e prognosi; quasi sempre ha tutto,quanto a terapia, ma raramente ottienesoddisfazione della prima necessità.

Il superamento dell’orizzonte clinicopuò essere parzialmente influenzato dalsinergismo e dal potenziamento tossico-logico detti prima, quanto a cronologia egravità. Infatti, il periodo di latenza tral’esposizione-assunzione del velenoambientale e la comparsa dei sintomipotrebbe essere leggermente abbreviato,ed essi potrebbero essere più gravi.A que-sto punto, è utile la collaborazione tramedico e paziente nell’eseguire l’anamne-si. Il primo risultato dell’anamnesi è ladiagnosi eziologica, che stabilisce conchiarezza il rapporto tra la causa e l’effettopatologico.

Da questa prima tappa discende unaricaduta altrettanto preziosa, costituitadalla prevenzione, in questo caso secon-daria. Essa permette, ancor prima di

intervenire con una qualsiasi terapiaadatta, di sospendere subito l’esposizioneagli agenti nocivi individuati con l’anam-nesi. Se questa decisione assennata fosseomessa, l’ulteriore esposizione agli stessiagenti patogeni provocherebbe la pro-gressione della sintomatologia e l’aggra-vamento dei danni: così fallirebbe il finedella prevenzione.Questo iter porterebbea superare il punto-di-non ritorno, cioèdell’irreversibilità dei danni e dei sintomi.

Passiamo ora alla prevenzione terzia-ria ed alla quaternaria. Entrambe sonomomenti tardivi di prevenzione di rischiche hanno già fatto tutti i danni possibili.La terziaria interviene a giochi fatti,quanto a progressione clinica, e consisteancora nell’interruzione di un’esposizionepatogena che può garantire ricadute favo-revoli per la salute di viventi.

La quaternaria è invece una preven-zione “del-giorno-dopo”, in quanto deri-va dalle ricerche osservazionali di anato-mopatologi e di epidemiologi, che hannofatto il conteggio dei morti, i primiautopsiandoli, i secondi arruolandoli nel-la ricerca, alla memoria, come numero didefunti etichettati. Tutte queste osserva-zioni scientifiche arrivano tardi sulla sce-na della salute pubblica,dopo la perdita ditante vite umane e della qualità di vita permolti, anche a spese di ingenti costi mate-riali ed emozionali per una parte rilevantedella collettività.Tuttavia, da esse discen-de regolarmente una ricaduta a favoredella salute pubblica perchè,direttamenteo indirettamente, suggeriscono i parame-tri su cui gli organismi regolamentatorinazionali e sovranazionali costruiscono lenorme ed i limiti per la prevenzione deirischi.

Prevenire è la soluzione per bonificare, davvero, il nostro futuro.

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13ambiente

e lavoro

Ènata da una curiosità di Vito questaesperienza professionale che mi haportato ad assistere, ad oggi, 55 lavo-

ratori marittimi italiani ammalati di pato-logie asbesto correlate o loro eredi, nellarichiesta di risarcimento del danno negliStati Uniti grazie a una collaborazione inpartnership con l’amico collega MitchellCohen della Pennsylvania.

Sono trascorsi due anni, gli assegnisono arrivati già da tempo, ma Vito non èriuscito a vederli, la moglie li ha incassatisenza neanche un sorriso: per la primavolta nella mia attività legale non sonostato contento di consegnare dei soldi adun cliente e/o amico e non ho gioito perun successo professionale!

Da quella prima e-mail,ho incontratopersonalmente due volte Mitchell, intra-preso numerose conversazioni telefonichee scritto centinaia e centinaia di volte.

Quasi tutti i marittimi che mi chiedo-no spiegazioni mi guardano increduli e,

dopo averne ascoltati tanti, mi sono con-vinto di una cosa: la sfiducia nel sistemaGiustizia italiano porta a pensare ai nonaddetti ai lavori, ma anche ai colleghi chesi occupano di altre tematiche, che se giàqui, in casa nostra, rivendicare un dirittosacrosanto risulta essere una delle espe-rienze più sfibranti, figuriamoci farlo inun paese lontano come l’America…

La partnership è collaudata ed attiva,tanto che sono oramai diversi i casi chesono approdati al riconoscimento delrisarcimento e a molti altri sono state giàversate le somme relative all’indennizzo.

Non posso non ricordare lo sguardointriso di felicità, velato di quella tristezzatipica degli ammalati di cancro,di France-sco,quando mi ha detto, ricevendo un pri-mo assegno, che rappresenta solo una pri-ma parte di quella somma di gran lungasuperiore che riceverà nei prossimi mesi«Grazie avvocato, da quando non possopiù lavorare per questa malattia, io e la miafamiglia non sappiamo più come andareavanti!».

Per non parlare della responsabilitàche sento di avere nei confronti di Nicolò,un omone gentilissimo,mio cliente da piùdi un decennio, quando in maniera del

tutto casuale mi ha fatto vedere un certifi-cato medico ed io gli ho detto, «ma scusama perché non ti fai prescrivere una TACed approfondisci i tuoi sospetti?». E da lìla triste scoperta della presenza di unamalattia correlata all’inalazione di polveridi amianto, inalazione protratta per tuttala vita a bordo di imbarcazioni militari,italiane ed estere quale ufficiale di mac-china: anche per lui si è in attesa dell’in-dennizzo in dollari.

Non ci sono parole per descrivere isentimenti che provo quando mi rispondeal telefono il figlio di Tonio, scomparso a49 anni, lui imbarcato ci è stato solo per ilbreve periodo di ferma militare.

A questo punto credo che il lettore sistia chiedendo qual è l’iter che porta adottenere il risarcimento danni di cui sidiscorre; essenzialmente i requisiti sonodue: 1. aver lavorato su di una imbarcazio-ne costruita e/o arredata negli Stati Unitio in uno degli arsenali e basi navali italianedove le navi citate hanno sostato per unqualsiasi motivo, quasi sempre per lavoridi manutenzione; 2. aver contratto (pur-troppo) una patologia asbesto correlata.Merita precisare che spessissimo leimbarcazioni costruite in America, hanno

L’avvocato Mitchell Cohen: è spesso in Italia per incontrare associazioni e studi legali con i quali collabora.

Pierpaolo PetruzzelliAvvocato

Ecco i risarcimenti dello zio d’America

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14ambientee lavoro

navigato battendo bandiera liberiana,panamense o altra.

Le imbarcazioni in parola sono varie evanno dalle navi militari statunitensi chesono state cedute all’Italia dopo la secondaguerra mondiale in ossequio al pianoMarshall e poi adattate per le esigenzedella Marina Militare Italiana non più inguerra, alle petroliere di proprietà dellemultinazionali, alle imbarcazioni diappoggio e di trasporto. Esiste un lungoelenco che viene talvolta anche aggiorna-to.

La ragione di tanta diversità è sempli-ce: da sempre l’amianto è stato il materialepiù utilizzato nella costruzioni delle navidi ogni dimensione, destinazione e stazzae soprattutto, utilizzato in ogni luogo del-le navi, dalla sala macchine alle tubazioni,dalle paratie alle vernici spruzzate sullepareti: ovunque!

Come è noto finalmente l’Italia nel

1992 è stata costretta a varare la legge chemettesse al bando la produzione, la com-mercializzazione e l’utilizzo dell’amianto;l’Italia arrivava fra le ultime in Europa.Adoggi esistono purtroppo Stati in cuil’amianto è ancora prodotto e venduto.

L’amianto colpisce i lavoratori marit-timi senza distinzione di età e classe socia-le, né tantomeno di reparto; gli ammalatisono lavoratori di coperta e di macchina ec’è da non crederci, ma Pietro era telegra-fista ed ora aspetta anche lui gli assegni indollari, il suo accordo è stato sottoscrittol’anno scorso!

La ricostruzione dell’attività lavorati-va dei lavoratori del settore marittimo èestremamente semplice: tutti sono inpossesso di documenti ufficiali rilasciatidalla capitaneria di porto di appartenen-za, come l’estratto di matricola, il librettodi navigazione e nel caso dei militari(anche solo di leva) l’estratto di matricola

militare. L’analisi di questi documentirappresenta solo il primo passo per l’ac-certamento della sussistenza dei requisitidei singoli casi; altri elementi probatorisono: dichiarazioni del danneggiato o disuoi colleghi, individuazione di materialeamiantifero attraverso il riconoscimentodel materiale fotografico in nostro posses-so ed altro.

Il secondo requisito è rappresentatodalla presenza di malattia correlataall’amianto: da decenni gli studi medicihanno accertato le correlazioni e questeriguardano l’asbestosi, ma anche il cancroal polmone e più in generale, le patologieneoplastiche dell’apparato respiratorio.

Non posso tacere la triste considera-zione sul continuo aumento dei casi chevedono la presenza di patologie tumoraliche aggrediscono altri organi, quali adesempio colon, intestino e comunque l’ap-parato digerente: quando l’accertamentodel nesso di causa?

Le richieste di danni le indirizziamoad una delle più grandi società mondialifornitrici di materiale contenente amiantoe che si è resa protagonista della costru-zione e dell’arredo, di numerose delle navidi cui all’elenco citato; ma anche ad alcuneTrust, tre in particolare, che rappresenta-no dei fondi istituiti per la liquidazionedei danni arrecati dall’attività svolta inpassato da società poi fallite o poste inliquidazione.

Nella stragrande maggioranza dei casiil risarcimento giunge dopo un anno emezzo o due dalla sottoscrizione dell’attodi transazione e quindi, al termine di unaprocedura stragiudiziale. Tutto questo miporta ad una considerazione: negli StatiUniti come in altri posti del mondo, nonc’è nessuno con i cordoni della borsa aper-ti pronto a corrispondere denaro a chic-chessia, ma c’è di fondo l’idea che unamalattia asbesto correlata è risarcibile, chele circostanze sono serie e purtroppo dif-fusissime.

In Italia si fa di tutto per approvareuna legge che sollevi da ogni responsabili-tà civile e penale, gli Stati Maggiori dellaMarina Militare e ne precluda ogni formadi ristoro del danno ad ammalati ed eredi.

Il cacciatorpediniere Mimbelli a La Valletta Malta

Bonanni in America«Cercheremo di accendere i riflettori ditutto il mondo sulla tragedia delle vitti-me dell’amianto nel nostro Paese e in

europa». È con questepremesse che l’avvocatoBonanni parteciperà il28 luglio alla conferenzamondiale sull’asbestonegli Stati Uniti, su invi-to dell’Astm Johnsonconference che ha giudi-cato “eccellente” il lavoropresentato dall’avvocato,

selezionandolo tra 112 candidati a parte-cipare.

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15ambiente

e lavoro

Il disagio lavorativo mai è stato intesoper tale come in questo momento;quando il lavoro spesso non c’è e, quan-

do c’è, magari è “malato”. Ogni momentostorico è stigmatizzato da aspetti lavorati-vi regolarmente influenzati da fattoripolitici, economici, sociali; ogni modo dilavorare è caratterizzato da sue peculiariforme di “disagio lavorativo” molto parti-colari; oggi questo disagio lo si avvertecertamente per il fatto che stiamo attra-versando un momento di transizione con-seguente le trasformazioni dell’economiamondiale.

E proprio in questo momentaccio«chi glielo racconta agli imprenditori, alladisperata ricerca di tutto ciò che può ren-dere competitive le loro imprese per uscireda questo stato di emergenza che, da gen-naio,dovranno misurare anche lo stress dalavoro dei loro dipendenti?» È la Confar-tigianato calabrese a chiederselo, con nonpoche preoccupazioni e perplessità.

È vero: tutto ciò che in questomomento per gli imprenditori rappresen-ta una condizione per metter in discussio-ne procedure di lavoro (anche con onerieconomici) vuol dire un punto criticoquasi di non ritorno, e la valutazione delrischio stress, insieme alle altre, è intesatale; ma sforziamoci per un attimo divedere quella parte del bicchiere.....mezzopieno. Voglio dire che in azienda andare amisurare, con difficoltà (e chi dice il con-trario!) il fattore di rischio stress è sicura-mente qualcosa di diverso (e più comples-so) che misurare i decibel, le vibrazioni ostabilire il carico di un peso e/o il caricodel pericolo di incendio; ma questaincombenza potrebbe trasformarsi in fat-tore di crescita soprattutto per fornireun’occasione di riflessione organizzativafinalizzata allo sviluppo e al miglioramen-to delle condizioni della quotidianitàlavorativa.

Non si valuterà se il rumore rendeipoacusici e/o sordi; s’intenderà il rumore

come quel fattore di rischio fisico, ma cheagisce e interagisce nella configurazioneintima della persona/lavoratore. Forse èvenuto il momento (opportunità) di farechiarezza su tutti quei fattori da stress (opresunti tali) psicosociali (mobbing, burnout, effetto corridoio) di cui tanto si parla(in maniera ovattata /minacciosa) in tuttele aziende pubbliche e private, ma cherealmente costituiscono solo e soltantol’arcano di chi si nasconde dietro a mistifi-cazioni che concorrono alla ridondanza diparole senza mai una congrua corrispon-denza nei fatti.

Perchè il tutto è rimasto sempre alea-torio o ha costituito forbita materia di dis-sertazioni nelle aule dei Tribunali dellavoro, vale a dire, comunque e sempre, aldi sopra di reali benefici per i lavoratorianche ammesso che ve ne siano stati dieconomici!

Se è vero che gli esperti del settoreparlano di una normativa che non solomigliora le condizioni lavorative deidipendenti, ma aiuta anche la produttivitàaziendale, il fatto che l’Italia sia stata tragli ultimi paesi ad implementare un simile

sistema di monitoraggio sui luoghi dilavoro, non credo ci possa lasciare soddi-sfatti; non è un caso infatti che negli ulti-mi anni si guarda sempre di più alle classi-fiche “annuali”dei migliori posti di lavoro,sia a livello nazionale che a livello mon-diale. Ma nulla è perduto se ci si rimboccale maniche e la standardizzazione di que-sto aspetto nei luoghi di lavoro risulterà ilprimo passo verso un miglioramentogenerale dei rapporti aziendali, al di là deidubbi espressi sull’effettiva applicabilitàdella norma.

Non dimentichiamo un concettoimportante: le aziende non sono pocoinformate sull’applicabilità della normati-va. Sono completamente disinformate suquelli che possono essere i danni (sui sin-goli e sul collettivo aziendale) che lo stressin ambito del lavoro può produrre. Ognicosa a suo tempo: cominciamo dal primogradino e man mano che i lavori di questaprima fase saranno completati e resi noti(un Osservatorio nelle varie regioni?) siavrà cognizione se quel bicchiere si saràriempito oppure sarà rimasto mezzo vuo-to.

Fulvio Fornaroresponsabile Sail626

Nella lista, le navi di fabbricazione americana dove possono aver lavorato italiani.

Misurare lo stresssarà un vantaggio

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16ambientee lavoro

Il 28 aprile 2010 è stata ufficialmentelanciata a Bruxelles la nuova campagnadi comunicazione e informazione, pro-

mossa dall’Agenzia europea per la sicu-rezza e la salute sul lavoro, dedicata per ilbiennio 2010/2011 alla manutenzionesicura.

In linea con le precedenti campagne,l’obiettivo è promuovere negli ambienti dilavoro europei un approccio integrato allasicurezza,che inizia con una corretta valu-tazione dei rischi e che necessariamenteincluda anche sicure procedure per le atti-vità di manutenzione. Dalla fase di piani-ficazione iniziale sino alla verifica finale, ilprocesso di gestione della manutenzionedeve considerare tutti gli aspetti di sicu-rezza e salute e coinvolgere attivamente ilavoratori. La campagna «Ambienti dilavoro sani e sicuri» intende trasmetterequesto messaggio di prevenzione e inco-raggiare i datori di lavoro a seguire taleapproccio integrato.

Perché la manutenzione.

La manutenzione si definisce comel’insieme di interventi tecnici, ammini-strativi e decisionali , eseguiti per mante-nere attrezzature, impianti, edifici o mezzidi trasporto, in buono stato di funziona-mento e di sicurezza, affinché non si dete-riorino o non si verifichino guasti.

Esistono due tipi di interventi dimanutenzione:• la manutenzione preventiva o proatti-

va che comprende le verifiche e leriparazioni eseguite anche in assenzadi ovvi motivi. Questo tipo di attivitàviene solitamente pianificata in con-formità con le istruzioni o la politicadi manutenzione del produttore;

• la manutenzione correttiva o reattivache riguarda le riparazioni impreviste

effettuate sugli impianti dopo un gua-sto o una rottura improvvisi. Questotipo di intervento in genere è più peri-coloso rispetto a un intervento dimanutenzione pianificato.La presenza di scarsi standard di qua-

lità sul lavoro e l’incapacità di tenere gliambienti di lavoro in buone condizionirappresentano le principali cause di infor-tunio e di malattia professionale.

In Europa si stima che il 10-15% degliinfortuni mortali e il 15-20% di tutti gliinfortuni a lavoro siano collegati allamanutenzione .

In Italia nel 13% dei casi tra i fattoriche hanno determinato l’infortunio sullavoro c’è la mancata / errata manutenzio-ne effettuata precedentemente all’evento;per il restante 87% dei casi è stato riscon-trato un errore di procedura durante lamanutenzione .

Negli ambienti di lavoro europei lamanutenzione è in primo luogo unaresponsabilità giuridica.Le direttive euro-pee emanate dal 1989 in poi hanno defi-nito il quadro generale dei requisiti mini-mi in materia di protezione dei lavoratori,disciplinando anche le attività di manu-tenzione. I datori di lavoro hanno l’obbli-go di effettuare una valutazione dei rischiche si presentano sul lavoro, come laDirettiva quadro 89/391 sancisce, mahanno soprattutto il dovere morale ditutelare la sicurezza e la salute del perso-nale in tutti gli aspetti dell’attività lavora-tiva.

L’inversione culturale che l’AgenziaEuropea per la sicurezza e la salute sullavoro sostiene, portando avanti la propriamission di rendere i posti di lavoro inEuropa più sicuri, più sani e più produtti-vi, si sposa bene anche con il concetto dimanutenzione.

Le attività di manutenzione devonoinfatti essere considerate non un costoaggiuntivo bensì un investimento in qua-lità, produttività e competitività . Unamanutenzione scorretta può risultareestremamente costosa : comportare perdi-te di reddito, multe, costi per azioni legali

e riduzione della produttività aziendale,oltre che danneggiare l’immagine dell’im-presa.

Una manutenzione sicura, in terminidi efficace gestione della sicurezza e dellasalute sul lavoro, è quindi nell’interessedegli stessi imprenditori e un bene perl’azienda in un’ottica di qualità: a un mac-chinario sottoposto a una corretta manu-tenzione corrisponderà probabilmente unprodotto altrettanto valido.

Le attività di manutenzione sonodiverse e per loro natura pericolose (dalleispezioni, sostituzioni di parti, alle ripara-zioni) e non riguardano esclusivamentemontatori e meccanici. Interessano tutti isettori professionali e vengono effettuatenella maggior parte degli ambienti dilavoro.

L’operatore che esegue un interventodi manutenzione potrebbe essere espostoa un livello di rischio maggiore per la pro-pria salute e sicurezza rispetto ad altrilavoratori e diventa quindi indispensabileun approccio sistemico e integrato ai finidella prevenzione degli infortuni nei luo-ghi di lavoro, in particolare per le piccole emedie imprese.

La manutenzione deve essere eseguitada personale qualificato e corredata daadeguata formazione. Nonostante gliinterventi di manutenzione ordinariarientrino nella descrizione del lavoro deglioperatori, la conoscenza dei rischi connes-si ad attività straordinarie o su macchinepericolose, nonché il corretto addestra-mento all’utilizzo di eventuali DPI, devo-no essere inclusi nel processo formativoper evitare infortuni agli stessi addetti allamanutenzione e ai lavoratori che opere-ranno successivamente.

La manutenzione in outsourcing è unaltro aspetto cruciale con un forte impattosulla salute e sulla sicurezza nei luoghi dilavoro.

La diffusione di tale pratica presentaelementi di criticità che spesso si rivelanoquali cause determinanti di infortuni, eche di contro necessitano di particolareattenzione in fase di appalto/subappalto:

Il fattore Mper la sicurezza:la Manutenzione

È iniziato il secondo anno della Campagna europea

Francesca Grosso*INAIL - ex ISPESL

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17ambiente

e lavoro

• il coordinamento del personale e delleattività fra l'impresa appaltante eappaltatrice e lo scambio reciproco diinformazioni sui rischi specifici;

• il personale di manutenzione di unaditta esterna di servizi molto spessointerviene su molti impianti diversi(di cui a volte non conosce fino a fon-do le caratteristiche tecniche, soprat-tutto se gli impianti sono tecnologica-mente molto avanzati), installati inambienti di lavoro o di vita molto dif-ferenti fra loro ;

• l'eterogeneità della forza lavoro : ledifferenze culturali e di lingua , non-ché la tipologia contrattuale (occupa-zioni precarie o a tempo determinato)di molti addetti di ditte in subappalto.

Oltre alle criticità appena richiamateoccorre prendere in considerazione anchela scarsa attenzione verso i requisiti di affi-dabilità e i principi di manutenibilità infase di progettazione e realizzazione deisistemi lavorativi in genere, nonché i fat-tori umani che maggiormente possonocondizionare il comportamento degliindividui.

Questi ultimi possono essere comuni,come per esempio percezione, memoria,

sonno, affaticamento, noia, ripetitività emonotonia del lavoro,oppure più specificilegati a motivazione, soddisfazione nellavoro, preoccupazioni inerenti alla sferapersonale.

Approccio europeoalla manutenzione sicura

La campagna 2010/2011 ha l’obiettivo disensibilizzare l’opinione pubblica suirischi associati alla manutenzione nel luo-go di lavoro,dimostrando che questi rischipossono e devono essere eliminati o ridot-ti. Non solo sostenendo le leggi, le politi-che, le attività e le iniziative comunitarie edei singoli Stati membri in questo settore,ma promuovendo anche buone pratichesulla manutenzione sicura.

L’approccio europeo integrato è discipli-nato da 5 semplici regole :

• Pianificare, raccogliendo informazio-ni, realizzando corrette valutazioni deirischi e adottando le misure necessarieper il loro controllo, coinvolgendoattivamente i lavoratori. Individuarel’ambito dell’intervento, i soggetticoinvolti e i rispettivi ruoli e le respon-

sabilità, il tempo, le risorse e le attrez-zature necessarie, nonché instaurareun sistema di comunicazione efficaceed efficiente tra tutto il personalecoinvolto.

• Rendere sicuro il luogo di lavoro,otte-nendo i necessari permessi di lavorodall’autorità operativa, garantendol’ingresso e l’uscita sicuri dall’area dilavoro, staccando l’alimentazione everificando che l’area di lavoro siasicura per lo svolgimento delle attivitàdi manutenzione.

• Lavorare in sicurezza, fornendo indotazione soltanto strumenti adeguatinonché indumenti e dispositivi diprotezione corretti.

• Lavorare secondo il programma, atte-nendosi al piano di lavoro concordatoe al sistema di intervento approvato,anche se si lavora sotto pressione.Prendere scorciatoie può rappresenta-re un costo per le aziende e un mag-giore rischio per i lavoratori e leattrezzature.

• Verificare, assicurandosi che la proce-dura di manutenzione sia stata com-pletata con successo e che non abbiagenerato rischi aggiuntivi, prima diapprovare l’intervento. Eventualicommenti, problemi incontratidovrebbero essere discussi con i lavo-ratori addetti al processo, al fine diraccogliere i suggerimenti per apporremiglioramenti.

Concorso EuropeoBuone Pratiche 2010/2011

Anche per questa edizione delle campa-gne europee è stato promosso un pro-gramma di raccolta di esempi di buonapratica che premierà quelle aziende odorganizzazioni che si sono distinte concontributi eccezionali e innovativi finaliz-zati a promuovere un approccio gestionaleintegrato alla manutenzione sicura.

In Italia la scadenza per la presenta-zione degli esempi è settembre 2011.

*L’autrice è responsabile italiana per lacampagna europea sulla manutenzione sicu-ra.

Info: www.ispesl.it/ew/ec2010/

Una buona manutenzione degli impianti è sinonimo di prevenzione.

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1818 mobbing

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1919

Come in tutti i fenomeni negativi,esiste sempre il “lato nascosto”,o, adessere ottimisti, il lato positivo del

fenomeno stesso.Parlando di Mobbing, in precedenza,

abbiamo discusso di alcune manifestazio-ni del fenomeno e di come sia opportunoaffrontarlo con estrema cautela, attenzio-ne,ma soprattutto determinazione.

Forse proprio perché consapevoleappieno della gravità del problema, vorreioggi e qui rappresentare un aspetto che amolti, purtroppo, sfugge; dico purtroppo,perché a voler bene considerare, quantomi accingo a presentarvi si configura amio parere come un ineguagliabile aiutoper tutte le persone vittime di Mobbing:parlo della “fine del tunnel”. La fine deltunnel è quella fase che a volte, ma nonsempre, coincide con la conclusione dellavicenda legale o giudiziaria.

La fine del tunnel è quel momentotopico,direi quasi magico, in cui la vittimariacquista la sua dignità di persona, ancorprima che di lavoratore.

Descrivere cosa si prova è impresaardua: è un turbinio di emozioni, sensa-zioni che prendono il sopravvento nellapersona divenuta ex-vittima, che si riaf-faccia al mondo con gli occhi di chi sa di“avercela fatta” e di poter raccontare diaver vissuto qualcosa di molto brutto.Nonso se vi sembrerà esagerato,ma il paragonedi una guarigione da una grave malattia èquantomeno appropriato in questo caso.Sgombriamo il campo da un malinteso,prima di proseguire: aver vissuto l'espe-rienza del mobbing ti cambia la vita e laafine del tunnel così come la stiamo pre-sentando,non significa l'oblio della vicen-da; paradossalmente, la fine del tunnel haun potere fissativo nella esistenza dellavittima. Quindi non si pensi che la vicen-da conclusa scompaia “sic et sempliciter”dal proprio vissuto; lo integra cosi comefarebbe un evento molto significativo perogni persona.

La persona giunta alla fine del tunnelriacquista energie che sembravano scom-parse e non più disponibili o fruibili; ilmondo ricomincia a girare ad una velocitànormale, non più a fasi alterne, ora quasiimmobile ora in maniera convulsa.

Le notti sono riposanti e i continuirisvegli con l'amara sensazione di essereun fallito svaniscono; le persone amicheed i familiari, appaiono nuovamente cometali e non come persone dalle qualinascondersi; le persone che fino ad alloraerano avverse fino al quel momento, sem-bra scompaiano dalla propria esistenza,quasi dissolvendosi.

I progetti e le idee di una nuova esi-stenza di vita e lavorativa iniziano a fluirenella testa senza che sia possibile fermarli,al punto che ci si interroga su dove fosseroqualche mese prima.

E che dire della sensazione che si pro-va nel guardare al passato di vittima dimobbing come un film in bianco e nero equasi dubitare che possano esistere perso-ne che utilizzano mezzi così ignobili per ipropri loschi fini (personali ed aziendali)?

Potrei continuare ancora per qualchepagina e più sulla fine del tunnel e su comequesto epilogo rappresenti un momentosignificativo nella esistenza di chiunqueabbia vissuto il mobbing.

Lascio invece, come per ogni fine deltunnel che si rispetti, che la luce avvolgatutti coloro che avendo subito questadevastante esperienza,non ne sono ancorausciti; con l'augurio che vedano al più pre-sto anche loro i primi bagliori e possanofinalmente a testa alta e da vittoriosi riela-borare la propria esistenza umana e pro-fessionale.

Resta l'interrogativo solito “ cui pro-dest?”che emerge in tutta la sua dramma-ticità, in questo caso.

Giova forse alle aziende che,nonavendo solidi e durevoli progetti indu-striali non hanno di meglio che “invoglia-re” i propri dipendenti, gli stessi che forsenegli anni passati hanno contribuito arenderla grande, ad andare via per un toz-zo di pane (ed a volte neanche quello) ? Oforse a pseudo manager che totalmenteincapaci,rozzi ed ignoranti non hannoaltri strumenti per gestire il proprio perso-nale? O forse ad un mondo ed una societàche si è totalmente annullata in nome diun frenetico rincorrere una presunta “cre-scita economica”?

Resta,come in ogni guerra, l'amarezzadi pensare che non esiste vincitore e vintoma solo differenti tonalità di sconfitta.

Resta però parimenti, anche la consa-pevolezza che ogni vittima del mobbing èdi gran lunga migliore del proprio carnefi-ce; al punto che la consapevolezza di esse-re “MIGLIORE” di chi ha cercato diannullarti diventa una certezza ineludibileed indiscutibile.

La finedel tunnelè quel

momento magicoin cui la vittimariacquista la suadignità dipersona“

Io, mobbizzatocosì sono uscitodal tunnel

Lorenzo FilippiEx manager oggi imprenditore

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Bomba ecologicasui tetti di PalermoAllarme amianto a Palermo. Secondo datia disposizione dell'assessorato comunaleall'Ambiente sono 133 i siti cittadini dove,dopo un sopralluogo, sono stati trovatiresti del materiale: dai recipienti per lescorte d'acqua in Eternit alle tettoie chericoprono le verande delle abitazioni ilmateriale viene abbandonato nella totaleincuria costituendo un rischio per l'interapopolazione.A segnalare sono molto spes-so i cittadini.Fino a questo momento sono233 le denunce. Mancano all'appelloancora 68 siti che ancora devono essere

passati al vaglio dell'amministrazione.Il consigliere comunale Pd Davide Farao-ne parla di “bomba ecologica”: «La rimo-zione dell'amianto da parte del Comune èuno scandalo. Da una parte, infatti, l'Amianon è abilitata alla rimozione dell'amiantoe l'amministrazione comunale si affida aditte esterne con costi evidentementesuperiori rispetto a una gestione interna-lizzata. Dall'altra, il Comune non stanziale somme per la rimozione».

Aperta l’inchiestasulle casermedella FinanzaLa presenza dell’amianto nelle casermedella Guardia di Finanza (ricordiamo i

decessi e le patologie asbesto-correlate,causali e concausali, accertati, tra apparte-nenti alle fiamme gialle o ex) del FriuliVenezia Giulia e dell’Italia tutta, nono-stante le tre interrogazioni parlamentaripresentate (maggioranza, opposizione, egruppo misto) sembra non scomporre,neanche minimamente i vertici nazionalidel Corpo. A Trieste, ad esempio, proprionell’edificio dell’attuale Comando Regio-nale (autentica casetta dell’amianto), dovedal 1992 al 2002 (anno della prima mas-siccia bonifica), nulla è stato fatto, di ciòche era previsto, per salvaguardare salute edignità dei finanzieri. Nessuna informa-zione del personale sul rischio, né rileva-menti ambientali. In compenso, però conuna situazione ambientale, assolutamentecompromessa, è stata creata una mensa

L’Osservatorio nazionale amianto punta anche al SudGrande successo per la tappa campana del “tour”dell’avvocato Ezio Bonanni che domenica 6 febbraio ha tenuto un incontropubblico a Torre Annunziata, nella provincia napoletana devastata, oltre che dalle problematiche di criminalità che purtroppocaratterizzano molte zone del nostro Paese, anche dall’amianto.Folto il gruppo dei lavoratori marittimi interessato alle proble-matiche risarcitorie e previdenziali. In quella terra c’è molto su cui lavorare.Torna poi in Val di Cecina l’Osservatorio in un incontro-dibattito pubblico il 12 febbraio a Castelnuovo,presso i giardini pub-blici.La zona, come il nostro giornale ha più volte sottolineato, è a più livelli interessata dalle problematiche correlate all’asbesto.

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obbligatoria di servizio. Gli stessi rileva-menti ASL, del post-bonifica, accertanoun quantitativo imbarazzante di fibre aspi-rato (in vari ambienti dello stabile e a cam-pione) che si traduce, in luogo dei dovutirapporti matematici, nella presenza dimigliaia fibre di amianto, respirabili in unsolo anno.Nel riporre, così,massima fiducia nell’ope-rato della Magistratura (amministrativa,civile e penale) si auspica, in parallelo, perla gravità dei fatti, l’apertura di un'inchie-sta interna volta a restituire, al personaleesposto (e loro familiari), i giusti valori delmerito: Verità, Trasparenza e Giustizia,finora,negati.Per informazioni: Lorenzo Lorusso (Pre-sidente del Movimento dei FinanzieriDemocratici), e-mail:

[email protected]. - Avv. EzioBonanni, www.eziobonanni.it e - [email protected].

Alla Montedisongli ex manager vanno a processoI riflettori stanno per accedersi su uno deiprocessi più attesi degli ultimi decenni.Sulbanco degli imputati dodici tra ex managere direttori di stabilimento della Montedi-son, accusati d'aver provocato la morte di72 operai.Tutti stroncati da tumore per laprolungata esposizione al benzene,all'amianto e ad altri innumerevoli veleni.Il repertorio è agghiacciante: cancro alpancreas, mesotelioma pleurico, cancro al

polmone, leucemie. Sarà una battaglialegale senza esclusione di colpi.In otto anni di indagini i sostituti procura-tori Giulio Tamburini e Marco Martanihanno preso in esame oltre duecentodecessi. Migliaia di pagine di documentiche puntano il dito sugli ex dirigenti delpetrolchimico tutti responsabili, secondo imagistrati, di non avere fatto nulla, purconoscendo la pericolosità delle lavorazio-ni e delle sostanze, per salvaguardare lasalute degli operai. Ecco i nomi dei dodiciimputati. Giorgio Mazzanti, 82 anni,amministratore delegato della Montedi-son dal 1970 al 1972, residente a Fiumici-no; Pier Giorgio Gatti, 79 anni, ammini-stratore delegato dal 1977 al 1981, resi-dente a Montecarlo; Giorgio Porta, 74anni, di Milano, amministratore delegato

Prima Gela, poi Priolo. Il felicissimo tour sicilianoDecine e decine di persone hanno partecipato la settimana scorsa agli eventi siciliani organizzati dall’Osservatorio nazionaleamianto. Gela e Priolo sono due realtà dove è necessario essere e restare in prima linea per poter affrontare e vincere la lungabattaglia contro l’amianto e per un ambiente lavorativo più salubre. Il 21 è stata organizzata una manifestazione con un sit in.Poi tutti ad ascoltare le parole dell’avvocato Ezio Bonanni che in Sicilia ha investito gran parte del suo tempo lavorativo. AlPalazzo ducale di Gela si sono assiepate decine di persone in un’assemblea dove è stato acceso il dibattito. «È bello poter esserequi - ci ha commentato l’avvocato raggiunto telefonicamente - dà grande soddisfazione vedere questo interesse, sperando chegli impegni assunti dalle istituzioni portino dei frutti».Due giorni dopo,a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa,altro dibat-tito, e altro bagno di folla per il rappresentante legale dell’Osservatorio.

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dal gennaio 1982 al 1985; Paolo Morrio-ne, 73 anni, di Milano, amministratoredelegato della Montedipe dal 27/2/1984al 16/4/1986 e amministratore delegatodella Montepolimeri dal 10/2/1982 al31/12/1983; Riccardo Rotti, 81 anni, diMilano, presidente del consiglio d'ammi-nistrazione della Montedipe dal 7/1/1985al 31/3/1989 e presidente della Montedi-polimeri dal 13/4/1981 al 31/12/1983;Andrea Mattiussi, 75 anni, di Povoletto inprovincia di Udine, amministratore dele-gato della Montedipe dal 16/4/1986 al9/5/1989; Luigi Diaz, 79 anni, di Milano,amministratore delegato della Montedi-polimeri dal 15/12/1980 al 10/2/1982;Amleto Cirocco,82 anni,di Ferrara,diret-tore dello stabilimento di Mantovadall'1/3/1976 al 4/5/1980; Gaetano Fab-bri, 76 anni, di Venezia, direttore dellaMontedison dal 5/5/1980 al 16/4/1984;Gianni Paglia, 67 anni, di Milano,diretto-re dal 17/4/1984 al 20/3/1988; FrancescoZiglioli, 66 anni, di Gavardo in provinciadi Brescia, direttore dal 21/3/1988 al15/2/1989 e infine Sergio Schena,71 anni,di Mantova, direttore dello stabilimentodal 15/2/1989 al 9/5/1989.

Proposte di leggeche giacciono in ParlamentoLa battaglia contro l’amianto deve essereuna battaglia comune delle vittime e deiloro familiari ma soprattutto di tutti gliesseri umani che devono vedere nell’altroun loro fratello, perché la vita deve vinceresulla morte, la legalità sulle forme incivilidi negazione dell’uomo e della sua digni-tà.Ecco perché ci permettiamo rivolgereun appello a tutte le donne e a tutti gliuomini, senza distinzione alcuna,perché siassocino e sostengano insieme con noi tut-te le iniziative che sono finalizzate allamessa al bando dell’amianto come deglialtri agenti patogeni e cancerogeni, perevitare che compromettano l’equilibrio deifattori ambientali ed umani, mettendo arischio tutti gli altri diritti dell’intera uma-nità e delle stesse future generazioni.L’Associazione Osservatorio Nazionale

Amianto è riuscita a rompere il muro disilenzio e a squarciare il velo di omertà chevoleva portare a negare il genocidio didecine e decine di migliaia di lavoratori ecittadini, ed è riuscita a far accendere iriflettori delle Istituzioni sul problemaamianto, per una maggiore e più equaattribuzione dei benefici contributivi per ilprepensionamento e per una più equaapplicazione delle misure sanzionatorie acarico dei responsabili (proposta n. 3115del 13.01.2010) e quella n. 3426 del26.04.2010, finalizzata ad interdire la pre-senza di tutti i patogeni nell’ambientelavorativo, fino al rischio zero.

La prima proposta di legge è stata sot-toscritta da 24 deputati e la seconda da 34deputati di tutti i gruppi parlamentari,perché la tutela della vita umana e dellasalute, che sono i beni più preziosi dell’uo-mo, non ha e non può avere alcun colorepolitico.

Entrambe sono all’attenzione delleCommissioni Riunite Lavoro e AffariSociali, con l’augurio che possano trovareuna futura approvazione nelle aule parla-mentari.

Ecco perché è importante la mobilita-zione nostra, della nostra Associazione, diogni iscritto e simpatizzante, ma anche esoprattutto di ogni cittadino, senza distin-

zione alcuna di razza e di lingua, di etnia edi religione; perché il nostro desiderio divedere un ambiente sano e pulito non siautopia,ma un sogno che diventi realtàSostieni anche tu la nostra iniziativa, ade-risci e sottoscrivi questo manifesto, che èallo stesso tempo un appello per la vita e ilsegno del ricordo dei tanti compagni dilavoro che ora non ci sono più, per crederee vivere in un mondo migliore,allora,ora,eper il futuro.

Fibre pericolosenella miniera di PasquasiaIl deputato regionale Salvino Caputo,pre-sidente della commissione regionale atti-vità produttive della Sicilia , sta affrontan-do il problema della miniera di sali potas-sici di Pasquasia, che, dopo l’ennesimosabotaggio, è diventata una vera e propria“bomba ecologica”, perché la presenza diamianto, abbinata alle otto tonnellate diolio dielettrico, sostanza altamente cance-rogena, sparsa su una superficie di circa500 metri quadrati, potrebbe diventareelemento altamente inquinante per l’inte-ra zona che tra l’altro si trova ai marginidella riserva di Capodarso e confinanti conl’area di Pasquasia, ci sono molte aziendeagricole, la presenza di due laghetti artifi-ciale la cui acqua serve per irrigazioni,oltrel’esistenza di falde acquifere. Nella sostan-za il sopralluogo effettuato con i compo-nenti la commissione provinciale speciale,i rappresentanti dell’Azienda sanitaria edell’Ente Minerario hanno evidenziatoche è urgente e indifferibile la bonifica del-la zona, andando ad eliminare il terrenoche è stato interessato dall’olio dielettrico.Per fare questo ci vuole un interventofinanziario da parte della Regione, che èproprietaria del sito minerario, e subitodopo la bonifica bisogna anche pensare alfuturo della miniera di Pasquasia, vistoche, e lo ha sostenuto lo stesso onorevoleCaputo, la miniera è in grado di fornirenon solo sali potassi di buona qualità, maanche magnesio, che è un elemento moltoutile per l’industria aeronautica.Gli espertidell’Azienda Sanitaria, presenti all’incon-

È impor-tante lamobilita-

zionedell’Osservatorioe di tutti icittadini chevogliono un Paesepulitodalle fibredi amianto

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tro, il dottor Salvatore Madonia ed il dot-tor Salvatore Minardi, quest’ultimo esper-to dell’Arpa regionale, hanno convenutonei loro interventi, che è necessario teneresotto controllo tutta l’area specie per con-trollare se vi sono nell’aria fibre di amiantoche potrebbero risultare molto pericoloseper uomini ed animali.

Contro l’ospedalecostruito su aree inquinateAmianto sotto il vecchio Ospedale alMare del Lido di Venezia: quanto costa ilripristino? La grande operazione dell'exOspedale al Mare ha salvato per ilmomento il bilancio del Comune. La fir-ma del preliminare con i privati, l'antivigi-lia di Capodanno, ha fatto tirare un sospi-ro di sollievo a Ca' Farsetti. Ma forse perla collettività non è stato un grande affare,

come ci racconta in una lunga e dettaglia-ta inchiesta La Repubblica. I comitati e leassociazioni del Lido stanno mettendo apunto in questi giorni un nuovo dossier dainviare alla magistratura. «Chiediamo sifaccia chiarezza su questa vicenda», diceFederico Antinori, segretario della Lipu eautore a nome di una ventina di associa-zioni (tra cui Italia Nostra, Codacons,Ecoistituto,Pax in Aqua) di un dettagliatoesposto inviato qualche mese fa alla Pro-cura della Repubblica e alla Corte deiConti.Nulla si è mosso e adesso i comitatitornano all'attacco.Forti di nuovi elemen-ti e documentazioni. E dell'appoggio diconsiglieri comunali di maggioranza eopposizione. «Stiamo preparando unricorso al Tar», annuncia Nicola Funari diItalia dei Valori, «queste operazioni sonoillegittime». Annuncia battaglia anche laLega, mentre l'avvocato Mario d'Elia hapronto un esposto per «danno patrimo-niale». La bonifica. Ancora un mistero il

costo reale della bonifica dei terreni.Amianto è stato trovato dove erano incorso i lavori del nuovo Palazzo del Cine-ma e anche del sito dove si dovevano stoc-care le sostanze inquinanti a San Nicolò.Anche il sottosuolo dell'ex Ospedale èrisultato inquinato. Nessuno se n'eraaccorto quando il Comune ha acquistatodall'Asl e poi ha messo in vendita il bene.Così all'articolo 10 del preliminare deldicembre 2009 si legge: «L'onere dellabonifica è a carico della parte venditrice».Il Comune, sostengono i comitati, si con-segna così «mani e piedi» ai privati. E atutt'oggi ancora non si sa quanto costeràl'operazione di bonifica.

L’Emilia vuolemettersi in regola E parte da BolognaNove milioni di euro per favorire la rimo-

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zione dell'amianto dagli edifici, la coiben-tazione delle coperture e l'installazione diimpianti fotovoltaici sui tetti,più un milio-ne per la sola sostituzione dei tetti diamianto.

Le risorse - sotto forma di contributorivolto alle piccole e medie imprese emi-liano-romagnole - sono state stanziatedalla Regione Emilia-Romagna attraver-so un bando pubblico varato nei giorniscorsi dalla Giunta regionale. Il provvedi-mento è stato proposto congiuntamentedall'assessore alle Attività produttive ePiano energetico, Gian Carlo Muzzarelli,e dall'assessore all'Ambiente Sabrina Fre-da. Tra gli obiettivi del bando quello difavorire e promuovere la qualificazioneambientale ed energetica del sistema pro-duttivo regionale.

Ciò attraverso il sostegno alla realiz-zazione di interventi finalizzati alla quali-ficazione ambientale dei luoghi adibiti asedi di lavoro, promuovendo la rimozionee lo smaltimento dei manufatti contenen-ti cemento-amianto dove presenti maanche sostenendo la realizzazione diinterventi finalizzati a promuovere ilrisparmio energetico nella climatizzazio-ne degli edifici adibiti a sedi di lavorononchè l'autoproduzione e l'autoconsumodi energia prodotta tramite la fonte solarecon l'installazione di impianti fotovoltai-ci.

Il contributo - rivolto esclusivamentealle piccole e medie imprese emiliano-romagnole aventi sede legale e/o operativanel territorio dell'Emilia-Romagna - chepuò essere concesso per ciascun beneficia-

rio non potrà essere superiore per l'interocomplesso di interventi ammessi, a 150mila euro. La valutazione tecnica delledomande di contributo provvederà unnucleo di valutazione composto da colla-boratori appartenenti all'AssessoratoAttività produttive e dell'assessoratoAmbiente. Gli interventi che possonobeneficiare del contributo sono: quellifinalizzati alla rimozione e allo smalti-mento dei manufatti contenenti cemen-to-amianto anche di matrice resinosa pre-senti in edifici, immobili e/o stabilimentiin cui si svolgono attività lavorative; quellidi coibentazione degli edifici climatizzati;quelli finalizzati alla installazione e messain esercizio di impianti fotovoltaici dinuova fabbricazione.

Le buone notiziehanno un sapore svizzeroL’Osservatorio nazionale amianto e Con-tramianto e altri rischi onlus annuncianoun provvedimento epocale del Giudicedelle Indagini Preliminari presso il Tribu-nale di Roma. È stata infatti rigettata larichiesta di archiviazione frettolosamenteavanzata dalla Procura della Repubblicadi Roma in riferimento all’appello pro-mosso dalla Sig.ra Cera Marisa.

Il Giudice delle Indagini Preliminaridel Tribunale di Roma Dott. MassimoBattistini accoglie le richieste dell’Avv.Ezio Bonanni, e «rigetta la richiesta diarchiviazione del procedimento e indica al

Pubblico Ministero la necessità di svolge-re le indagini di cui in motivazione per lequali fissa il congruo termine di 6 mesi …manda alla Cancelleria per richiedere lanotificazione alla persona offesa, CeraMarisa in proprio e nella qualità deldefunto Cera Ippazio Antonio pressol’Avv. Ezio Bonanni … a quest’ultimo inproprio e per gli ulteriori adempimenti dicompetenza».

Lo scontro frontale che sembravapoter portare al non accoglimento delletesi giuridiche formulate dall’Avv. EzioBonanni per una tendenza giustificatoriaed assolutoria frettolosamente adottata damolti Magistrati, ha invece reso onore allaMagistratura giudicante, che si pone nelsolco dei precedenti provvedimenti delGIP di Napoli e del GIP di Pisa, che han-no anche loro condiviso queste argomen-tazioni giuridiche.

«Rimane lo sconcerto delle nostreAssociazioni, e della Sig.ra Cera Marisache per il nostro tramite, rivolge un appel-lo a tutti i familiari delle vittime del-l’amianto che hanno lavorato in Svizzeranegli Stabilimenti Eternit e che purtrop-po sono tornati a morire nel nostro Paese:non accetteremo un colpo di spugna, néinsabbiamenti di queste situazioni, e purnon in grado di competere economica-mente con i vili responsabili, continuere-mo giorno per giorno nelle fabbriche,nel-le scuole e nel Territorio la nostra battagliadi libertà e di giustizia», hanno scritto inun comunicato congiunto il presidente diOna Aldo Guerrera e quello di Contra-mianto Onlus Luciano Carleo.