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gratitudine e ingratitudine

In seguito alla pubblicazione, sull’ultimo numero del « Prode Anseimo », della vignetta riproducente il venditore di cerotti per i calli, caratteristica macchietta del mercato del sabato, lo stesso caricaturato ha fatto omaggio alla nostra Direzione di una scato­letta del suo infallibile callifugo, accompa­gnando il dono con parole di ringraziamento per la gratuita pubblicità fattagli..

L’esempio ci ha veramente commossi e ci affrettiamo a segnalarlo, nella speranza di vederlo presto imitato da altri nostri be­neficati.

Contiamo cosi, quanto prima, di carica­turare macellai, droghieri, salumieri, panet­tieri, onde provvedere di gratuito cibo le nostre fameliche mense.

Pubblicheremo l’effigie del nostro pa­drone di casa affinchè ci condoni qualche semestre arretrato.

Riprodurremo il beato volto del proprie­

tario del Caffè Colonne, del Cav. Paderno, e di altre eminenti personalità cittadine, onde godere poscia i frutti della loro generosa riconoscenza.

Ma qual dono riceveremo se pubbliche­remo qualche vignetta sul tram cittadino o sulle tante apprezzate corriere?

E se caricatureremo Marella, cosa ci arriverà?

E se pubblicheremo il ritratto del Com­missario di P. S.?

Ma non sono tutte rose. Dobbiamo segnalare purtroppo anche qualche caso di ingratitudine.

Infatti John non ci regalò alcun cappello, nonostante noi abbiassimo ripetutamente ac­cennato alla sua eterna..... scapigliatura.

E nulla ci è finora pervenuto dal Comune di Lecco, nonostante si sia fatto di tutto per illustrare abbondantemente le sue principali opere pubbliche.

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Lecco ha avuto la disgrazia d’essere stata fondata parecchi secoli fa; da qui la sua infelice urbanistica.

Se si trattasse di fondarla oggi, io vi insegnerei il modo da par mio. Ma siccome questo è impossibile mi limito a fare qualche suggerimento.

Comincerei ad abolire i tetti a tegole, per sostituirli con terrazze, le quali, arric­chite di piscine (ogni casa avrebbe il «Lido» a domicilio) e di giardini pensili, farebbero dall’alto un bell’effetto.

(Bisogna pensare che da qui a qualche anno il veicolo più comune sarà il velivolo - io adotto il termine d’annunziano - epperò occorre per tempo provvedere al panorama

note-

u r b a t t ^

visibile «dall’alto in basso.»La via Cavour ha una leggera curva da­

vanti al vecchio «Leonzin». Occorre rettifi­carla col portare avanti tutte le case segnate dai numeri 11, 13 e 15. L’operazione è molto facile. Basta effettuare dal lato di levante una forte pressione (come quella esercitata dalla squadra inglese contro la squadra ita­liana nel primo quarto d’ora di giuoco) e la facciata prospicente la via Cavour verrà ad allinearsi con le altre facciate.

Dopo il trasporto del monumento allo Stoppani, si deve effettuare una modificazione a quello del Manzoni. È ora e tempo di fargli cambiare posizione, dal momento che dal 1891 il buon vecchietto giace a sedere. Il dinamismo dell’architettura funzionale esige che i «monumenti» stiano nella posi-

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zione in piedi, assai più marziale e più con­sona col nuovo «clima» che non ammette i sedentari.

Gi sarebbe, poi, da fare una buona volta il «piano regolatore» della città perchè il primo venne iniziato, ma non fu mai con­dotto a termine. Comunque, sarebbe sempre una cosa arcisorpassata, di vecchio stile.

Il mio piano regolatore consisterebbe in questo: radere al suolo tutte le case di Lecco, per poi ricostruirle di nuovo secondo

lo stile dell’architettura funzionale o razio­nale. Sarebbe così risolta la crisi della disoc­cupazione nella categoria dei muratori.

L’unico inconveniente sarebbe dove ri­parare nel frattempo la popolazione, ma se si facesse l’operazione d’estate, l’inconve­niente sarebbe minimo.

E una proposta radicale, come si vede; ma risolutiva. A mali estremi, estremi rimedi.

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C a le n d a r io d e lP ro d an selm o

gennàioIl mese di gennaio è dedicato agli

sciatori. Di gennaio i sciatori lecchesi filano tutti in montagna. Non filano in perfetto accordo, ma questa è un’altra faccenda. I matrimoni che si combinano in questo mese sono numerosissimi. Gli uomini, infatti, cadono con maggior facilità sugli sci. Anche le signorine, veramente. Ma di solito sono le stesse che cadono in tutte le stagioni. Gennaio è un mese freddo: ma c’è chi suda. I tifosi del giuoco del calcio, ad esempio. Le discussioni del mese convergono sul ponte nuovo e sul nuovo teatro- Ma chissà.

Letture e audizioni per il mese di gennaio: «La caduta» del Parini, e il primo atto dell’operetta «La danza delle libellule. »

Raccomandazione alle signorine: Tu fai pure quel che credi Ma se cadi, cadi in piedi.

P r e v i s i o n i :

Con ogni p r o b a i l i tà in questo mese farà molto freddo.

febbràio

È il mese più corto e quindi è dedicato ai corti ; corti di statura, d’ingegno, di vedute, etc.

È il mese preferito per Cortina, Cortabbio e Cortenova. È anche il mese dedicato ai divertimenti, ma chi

se ne.... accorge? Si parla, nei luoghi pubblici, del ponte nuovo e del nuovo Teatro. Ma chissà!

Vuole Febbraro corto e amaro le donne bionde e il vino chiaro.

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marzo

Il mese di marzo ha il grave difetto di essere ventoso. Lo si potrebbe anzi chiamare il mese dei venti. E che venti! Venti o trenta! D’altra parte poverino non ne può fare a meno.

Per chi non lo sappia, il mese di marzo è nato a Lecco, in via Nazario Sauro ex via Nizza.

È il terzo mese dell’ anno del nostro calendario e il primo di quello astronomico. Fosse stato anche l’ultimo a noi sarebbe importato ben poco*. L’essenziale è sapere che marzo non ha niente a che vedere con marzocco. I nati nel mese di marzo sono destinati a finire tutti al manicomio.

Si dice attorno che presto sorgerà il nuovo teatro e il ponte sull’Adda. Ma chissà!

Letture per il mese di marzo «Se no i xe muti no li volemo. »

Chi vuol fare sempre il matto se la passa quatto quatto.

Prevision i :

Probabilmente, ma non è certo, comincerà la primavera.

aprileDeriva da «aperire» poiché si aprono le spe­

ranze di tutti. Le ragazze aprono la porta alla spe­ranza che la primavera procuri loro un marito. I creditori sperano che i debitori si ricordino di loro. I debitori sperano che i creditori si siano, a loro volta, scordati.

« Aprile tutti i giorni un barile. » Il proverbio non specifica bene che cosa contenga questo barile. Se allude alla pioggia non va bene per Lecco perchè in aprile ne viene ogni giorno una cateratta.

Nei caffè si discute del nuovo ponte e del Teatro nuovo. Ma chissà!

Motto del mese: Apri-Vocchio!0 che gioia o che contento quando a Lecco tira il vento.

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m à g g i o

In questo“mese si fa la lotta contro i maggiolini. I maggiolini non vanno distrutti.

Non distruggeteli i maggiolini 1 Se avete maggiolini autentici che vi |danno noia mandateli a noi che vi contraccambieremo con altrettanti maggiolini. Tanto per voi è la stessa cosa.

È chiamato il mese dei fiori. Maggio fiorito, maggio odoroso. Purché non si passi per via Roma. Tutti can­tano in questo mese. Nessuno canta 1’ 11 di maggio. Cantare P 11 di maggio è riservato ai padroni di casa ai quali volontieri si augura un attacco di frebbe maggia- iola. Le signore cominciano a spogliarsi e così pure i portafogli dei mariti. L’avv. Mojoli è il primo a sortire con la maggiostrina.

Variazioni: si discute sul ponte e sul teatro. Ma chissà !

Maggio, mese gentile È quel che segue Aprile.

Prevision i :

Può darsi che a Lecco piova o tiri vento.

giugno

Si suol dire: «Giugno apri il pu­gno.» A che scopo poi si debba aprire il pugno non si sa. Tanto più se il pugno lo si è sempre tenuto aperto. 11 mese di giugno è sacro alle messi ed ai messi. I più simpatici sono i Messi Comunali. Cominciano i pensieri per le villeggiature. A Lecco pioverà sempre, lo si può giurare!

L’argomento del giorno è il ponte nuovo e il teatro. Ma chissà!

A fine giugno V estate viene Pellicce in pegno dar ti conviene! 15

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l u g l i o

Con il mese di luglio comincia uffi­cialmente F estate e i nati in questo mese hanno quasi tutti temperamento estatico. Non sono infrequenti i casi di pazzia. Ogni giorno più il Pradello si va popolando per i quattro capanni in legno e lamiera che costituiscono l’attrezzatura spoglia- toria con annessi buchi e bucherelli abil­mente praticati allo scopo di rendere più piacevole il soggiorno.Letture indicate per questo mese:« Su da noi * di Gino Rocca.Versetti dedicati alle signore e signo­rine in costume:

Se mostrate non solo la faccia Non è cosa che punto dispiaccia.

agosE chi non lo sa? «Moglie mia non

ti conosco 1»Io, per esempio, mia moglie non la

conosco in nessun mese perchè.... non ce l’ho (fresca, eh?) Molti mariti però si fanno forti di questo proverbio per ripu­diare addirittura le loro rispettive mogli e magari anche quelle altrui. Succedono allora scene pietosissime. Certe povere mogli, per la disperazione, sono costrette, in questo mese, a cercarsi un altro marito in villeggiatura.Si discute ovunque del ponte nuovo e del nuovo teatro. Ma chissà 1

Canzoncina del mese:Quando d’Agosto - il bel grano è maturato Lecco allagato - veder si può.

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Prevision i

Probabile che ancora non avremo il lido.

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settembreIn questo mese maturano i fichi, si apre la caccia

alla lepre e i cacciatori lecchesi si affrettano a fare acquisti di grosse partite di selvaggina. Non c’è nessuno infatti che ritorni da una partita di caccia senza un bottino di almeno due lepri e tre galli di montagna che tolti il giorno prima dal «frigidaire», sono mostrati come trofeo ai curiosi, i'quali invece di congratularsi, quasi sempre dicono: «Quanto'li hai pagati al chilo?»

Cessano le gite a Barzio^dei giovanotti lecchesi i quali per tutto l’inverno non vivranno che di ricordi. Le signore ritornano dalla campagna con molto dispia­cere e a fatica si riabituano a vivere al fianco dei loro mariti.11 libro che dovete leggere in questo mese: «Ricordanze» di Luigi Settembrini.

Dell’ uva si comincia a far la cura e tutti vanno avanti fin che dura.

Prevision i :

Ed è anche probabile che non avremo il tribunale-

o t t o b r e

Il mese di ottobre da giovane era molto distratto. 11 suo vecchio padre glielo diceva sempre: «Tu finirai col perdere qualcosa.» Un giorno infatti, tornò a casa molto abbattuto. I suoi fratelli gli chiesero cosa avesse. «Non so - rispose - ma ho l’impressione che mi manchi qualche cosa.» Si guardò attorno, si toccò; nulla. Solo più tardi s’accorse di aver perso la emme, che per tutta la vita non gli fu possibile di rintracciare. Ecco perchè settembre e gli altri altri due l’hanno, la emme, e otto­bre no. Come si fa?

Dice la vecchia canzone: «Notti d’ottobre - nuvole nel cielo » - Infatti, a Lecco, il cielo sarà nuvoloso e pioverà assai di frequente. Ottobre è il mese sacro al vino ed alle bocciature, con la differenza che chi ha preso una sbornia poi gli passa, ma chi ha preso una bocciatura non passa affatto.

In questo mese cadon le foglie Ma può cadere anche una moglie.

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\\

\ novembre

Nonostante in questo mese cada continuamente la pioggia, tuttavia novembre ha proprietà pro­sciuganti. L’ il novembre specialmente.

Novembre e Maggio sono i mesi più belli del­l’anno. Il pagamento degli affitti procura quasi sempre un senso di gioia pura. Si va dal padrone di casa con un sorriso di soddisfazione, ma poi ci si accorge che la soddisfazione è sua e allora si mandano parecchi accidenti al suo indirizzo. E tra un accidente e l’altro si arriva alla fine del mese. Letture: «.Pagare e tacere» di Bianca de May.

Piove e ripiove; por caccia miseria e la faccenda vien sempre più seria.

Prevision i :

Probabilmente col dicembre finisce l’anno.

dicembre

Per quest’anno è l’ultimo mese. Incomin­ciano i guai: associazioni da pagare, abbona­menti da rinnovare, regali da comperare, mance da distribuire. È il mese cosidetto delle Feste, per chi riceve tutte le suddette cose ; un po’ meno per chi le dà.

In questo mese si fa largo consumo di cemento armato, colla, vernici, limatura di ferro, e scorze di cocomero per la confezione dei panettoni.

A Lecco fa molto freddo e si può anche prevedere che pioverà.Versetti d’occasione:

Col 31 finisce l’Anno.Il dì appresso è Capodanno.Ma chissà chissà chissà se il Teatro si farà (>)

(1) E naturalmente anche il ponte sull’Adda.

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I l L I D D I L

Il problema del lido è stato uao dei più difficili da risolvere. L’ostacolo maggiore era quello del nome e come lo si dovesse scrivere.

11 lido di Lecco? oppure 111 idodi Leccoo ancora Illidodileccoo Illid o dii ecco?

Si interrogarono affannosamente gli uo­mini più illustri della scienza e delle lettere, ma nessuno, lì per lì, seppe dare una risposta definitiva. Solo un vecchio signore che volle mantenere l’incognito disse con gravità : « Se non erro anche a Venezia c’è il lido. Trafu­ghiamo una cartolina illustrata e copiamone la dicitura. Vorrà dire che dove è scritto 'Venezia, sostituiremo Lecco» Purtroppo la cartolina portava solo come dicitura «Vene­zia - Lido » e tutti caddero nella più profonda prostrazione.

Una fredda mattina di dicembre il vec­chio signore che volle mantenere l’incognito ebbe un’altra idea. Se chiedessimo all’ avv.Roger?

Una commissione si recò immediatamente dall’avv. Roger che l’accolse con una potente risata alla quale ne seguì un’altra e poi

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un’altra ancora e così via per tutto quel giorno e quella notte fino alle 16 dell’indo­mani. Poi l’avv. Roger cominciò:

— Signori membri, deriva lido dal latino litus; litus maris. Parlò il Petrarca di «de­serti lidi», di «strani lidi».

Dal lito occidental si muove un fiatoChe fa sicuro il navigar senz’arte.Pon mente al temerario ardir di XerseChe fece per calcar i nostri lidi.Noi infatti abbiamo molti lidi ; potrei

anche dire che abbiamo forti lid-entilà. I lidi delle palle, ad esempio, delti altrimenti pai-lidi, o i lidi dei calli chiamati dalle persone colte cal-lidi. Moltissimi sono lidi-oti come invece sono scarse lid-ee. Ci sono dei lidi solo per amanti : i lido-letti ; come ci sono dei lidi dove ci vanno anche i cani: i lido- la tra nti.

Le signore di frequente vanno al lido-nèo.I lidi si possono frequentare tutto l’anno

eccezion fatta per il mese di marzo. Il mese di marzo è terribile per i lidi. Caio Giulio Cesare, lasciò la vita ai lidi di marzo.

Ma ora proseguiamo.

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Qual’è la sostanziai differenza tra lido e riva? Ma, o signori membri, riva è quella sommità di terra lungo i fiumi, Riva è il mercante di stoffe, Riva è il corriere, Riva può chiamarsi Mario o Marcantonio, Gesualdo o Serafino.

— Lido, no. Il lido, o membri....Il vecchio signore che volle mantenere

l’incognito Io interruppe: - Scriva avvocato> scriva «il lido» - L’avvocato eseguì. Con rapida mossa il vecchio signore rapì il foglietto poi si precipitò fuori dalla porta seguito dai membri pallidi e disfatti.

La prima vittoria era conquistata; ma quando si trattò di scegliere il luogo più adatto per il lido nacquero violente colluta­zioni.

Il vecchio signore - che volle mantenere P incognito - disse : « lo propongo il delta del Galdone. Propongo il delta del Caldone anzi­tutto, egregi colleghi, perla mite temperatura dell’acqua. Se così non fosse il Caldone si sa­rebbe chiamato F re- scone.

Un brivido passò per Paula. I vetri co­minciarono a ghiac­ciarsi. Sotto le narici dei membri si forma­rono delle lunghe sta­lattiti. Anche il vec­chio signore avvertì un forte prurito ai piedi per i geloni inci­pienti. Poi, poco a poco, i membri si rieb­bero. Qualcuno propose allora un grande lido volante sostenuto da palloni, il pal-lidone, altri propose di non fare il lido volante.

Un membro dopo un’ora disse:

— Se non facessimo il lido volante?

— Lo vogliamo a Neguccio - gridarono altri.

— No, la miseria! A Ballabio piuttosto. A Ballabio ci sono due o tre laghetti rettan­golari circondati da prati erbosi molto adatti.

— Peccato, - interuppe il vecchio signore che volle mantenere l’incognito - che non si sia pensato di fare una vasca di più nel la­vatoio perchè così si sarebbe potuto prendere con una fava due piccioni I

— Maledizione! - urlarono i membri - abbiamo perso la fava.

— Ma se l’jufficio tecnico - proseguì - avesse in serbo un altro progetto di esedra, si potrebbe trovare il modo di tradurlo in realtà come accesso monumentale al futuro lido. Questo, infatti, una volta che ci fosse l’esedra, si potrebbe collocare in qualunque posto.

A Margno ad esempio o meglio ancora a San Michele tra gli abeti. Avremo così a Lecco lidi-abetici. Se poi si volesse fare un lido scorrevole, ben venga. Certo bisognerà avere molta cura. Li- diarree non sono da prendersi alla leggera. Comunque per abbel­lire il lido bisognerà ricorrere al pittore Or­lando Sora, perchè li­di- pinti sono sempre di grande effetto.

— Certo è che il lido è estremamente necessario - concluse il vecchio signore. In­fatti mentre i membri uscivano dalla sala, a discussione finita, si udì una voce cantare:

L ’idol mio,V idol mio.

19

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Vi sono cose che non dovete ignorare. Il nostro celebre caballista indiano prof. Ar­razzo!) Ballhallàh, fedele alle millinarie tra­dizioni dei suoi antenati, simpatizzando con l’Umanità sofferente nell’ignoranza, vi svelerà gratuitamente la sua profonda scienza dei sogni per annientire il malefìcio della ietta­tura ed infine per informarvi del come riu­scire nei vostri affari, speculazioni, imprese, realizzare contratti di matrimonio, ereditai speranze.

A. C. Lecco mostrarsi - dice speranziella campionato. 6

Agenti delle tasse - vuol dire catastrofe vicina. Appena svegli toccare fortemente a- muleti. 30

A utocorriere Valsas sina andare - denota inßammazione intestinale. 12

Baggio li incontrare - denota amore per le bestie.

Banda Manzoni - vuol dire burrasca. 70 20

I acabala dei sogni

Il prof. Arrazzo!» Ballhallàh inviando un vaglia di L. 10 con il vostro nome e cognome la vostra data di nascita e il giorno preciso in cui vi si è cariato il dente del giudizio, vi rivelerà la maniera sicura del come farsi amare dalla persona amata. A due giorni di distanza voi riceverete sotto una busta di­screta lo studio del vostro destino e raggiun­gerete con la Fortuna la tanto desiderata Felicità.

Bellano sognare - dice desiderio nazista. 17

Buca dei fari Monumento ai Caduti - signi­fica avvenire sicuro come suggeritore in una compagnia di prosa. 57

Caffè Colonne - significa temperamento amante solitudine. l

Campione andare - significa basta il campione. 30 - 40

Canottieri Lecco vedere - indica vittoria50sicura.

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C arcere - significa amore libertà. 25

Cav. Legorino trovare - denota bottone si­curo. S8

Con signorine di famiglia parlare - signi­fica tempo perso. 20

Conferenziere sentire - vuol dire sonno profondo. 90

Crediti - significa perdita sicura. 48

Debito - denota grande tranquillità. 67

Donna nuda vedere - dice calore. 14

F abris e Galli in discussione vedere: si­gnifica argomento pedestre.

Fagioli mangiare: dice rivoluzioni interne.

F ili che circondano testa Manzoni monu­mento dice perdita libertà. 90

Filodrammatico scorgere - significa amore per i cani

Guardia notturna vedere: significa andare a letto tardi.

Qib e Arturo Boi. sognare - denota piaz­za pulita. Fare cura immediata tricofilina. 90

Lila vedere: significa grandi cacce Galluzzi. 1

Micheli E. sognare - denota eterna gioventù.

Monumento Manzoni - indica molta pol­vere. 90

Ponte nuovo vedere - denota lunga vita. 30

Pellicola sonora sentire: sentire niente. 48

Pino Tocchetti vedere, denota affare ma­gro in vista. U

Porta vedere: se Carlo, denota crisi nervi.

P ozzi Emilio vedere - dice inclinazione alla Lingua francese sparlata. 16

Prendere trote - è il sogno continuo di Felice. 12

« Resegone » leggere - denota notizie palpi­tanti di attualità.

Quadro novecento vedere denota cattiva digestione.

Rivista Paesi Manzoniani leggere - signi­fica predestinazione consumare intero patri­monio dal barbiere.

Rotaie tram - denota che:Sordo tu diverrai in un par d ’oreDa non sentire più neanche il dolore. 15

Serpente con due teste - denota suocera pericolosa. Correre prontamente ripari. 81

Sognare signora che si sveste: è sempre una cosa che fa piacere. 68

Sognare Presidente Banda - brutto sogno: meglio signora che si sveste. 66

Targhe delle vie leggere - denota occhio di lince.

Teatro Sociale - dice bisogno di fam e un altro. 77

Varietà assistere, denota niente di nuovo.Venditore cravatte cinesi - significa bile

di Pozzi. 42

Vincita lotto - denota grande delusione. 30

21

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Non è ver ch’ io più non torni, A goder di queste terre;Non è ver ch’ io non ritorni Perchè ito per le guerre;Ma ben giungo, spunto ♦♦♦ ceco Prode Anselmo ancora a Lecco.

Io ritorno a questi lidi Per cantarvi ciò che vidi E portarvi un caldo « vale »Per le Feste di Natale,Con la nota effervescenza Dell’ eterna maldicenza.

Vidi un dì presso il Sultano Nei paesi fuori mano Un bell’ uom, con voci strane, Vigilante le Ottomane E che un giorno, licenziato,Poi veniva... rimborsato.

E tra i Ciuco (pardon) Slavi Vidi un tal con gesti bravi Che voleva, ad ogni costo,Lo Stivai mangiarsi arrosto.Ma costui (di cuoio fino),Gli rompeva... l’ intestino.

Poscia a Lecco sono stato Per vedere il pugilato;Vidi Sora ed Orlandini Scaramelli e Pio velimi Che scambiavansi tra loro,Previo accordo, oro e alloro.

Nel rion la « Malpensata »Vidi un' orrida facciata Che, dipinta in vivo giallo,

22

Fu chiamata, se non fallo,Con sarcastica trovata Non facciata, ma sfacciata.

Poscia vidi il buon Moioli Che, lasciati i suoi crogiuoli,I pennelli e le pitture Dedicavasi egli pure Al bel giuoco del pallone Dipingendo... qualche «azione».

Un brillante ferroviere Vidi in scena or son due sere. Al teatro ei s’era dato,Ma, purtroppo, ei fu fischiato. Ripeteva egli tra sè:1er fischiavo, or fischian me.

Un maestro in pianoforte Vidi un giorno picchiar forte E buttare al pian di sotto Un allievo traccagnotto.In tal modo magistrale Gl’ insegnava a far le scale.

Alle Assisi di Edimburgo Vidi ancora un drammaturgo Che l’ amante ha assassinato Ed è stato condannato.Ei perciò, scontando il fallo, Comporrà un bel dramma giallo.

Vidi infin mill’altre cose Liete, meste, spiritose ;Ma non voglio, o miei lettori, Procurarvi batticuori E perciò, con passo ratto,Vi saluto, e me la batto.

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l e m u r a d e l(ma che) storia locale.

Il mercato di Lecco risale a tanti anni fa. Al tempo della ^Repubblica francese era molto più giovane. Allora tutti lo chiama­vano il mercato nuovo, ma ora non lo è più. Porta nuova, invece, continuerà a mantenere inalterato il suo nome nei secoli. Tutto ciò è grandioso.

Rovistando in un archivio ho trovato la nota delle spese fatte al mercato dalla figlia della serva del Comandante della piazza di Lecco. La nota della spesa è un documento di sommo interesse per la ricostruzione della storia locale. Perchè non andasse di­sperso insieme ad altri documenti di grande valore, ho ritenuto doveroso di pubblicarlo.

Eccolo :

1° DOCUMENTOLibertà Uguaglianza

In nome della Repubblica francese una e indivisibile.

• N o t a d e l l a s p e s a

Verdura raccolta sulla pubblica piazza L. 0.20Priziemolo detto anche erborino. » 0.03Spinazzi misti » 0.01Fistoni di vecchia vierza pazza > 0.00Alio: una fesa » 0.01

24L. 0.25

Ma le mie indagini mi hanno portato ad altre scoperte. Nessuno sa che il 15 ventoso del 1797 il Comandante della piazza di Lecco fece una potente indigestione di « chichinger» ed altri frutti dei quali era molto ghiotto. Conservo memoria di quella indigestione attraverso la nota (scoperta tra vecchie carte e che costituisce per noi atto probatorio) dei piccoli semi trovati in un campicello, fuori le mura, da un mercenario appositamente incaricato dal Comandante della piazza.

Eccolo :II» DOCUMENTO

Libertà UguaglianzaIn nome della Repubblica francese una e indivisibile

Trovato dentroN.* 12 semi abbastanza grossi.» 26 nocciolini di ciresa.» 37 » di marena.» 40 diversi.

Totale N.° 115 In fede(segue la firma)

Documenti rarissimi questi che gette­ranno molta luce sui punti più oscuri delle vicende storiche locali. Ma il mio più grande sogno fu sempre quello di poter

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trovare una nota della biancheria sporca de Comandante della piazza di Lecco e della sua rispettabile famiglia. Ho faticato per molti anni a ricercare negli archivi, ma la mia tenacia mi ha condotto alla vittoria.

La riproduco nel testo integrale.Ili” DOCUMENTO

Libertà UguaglianzaIn nome della Repubblica francese una e indivisibile.

Nota della biancheria sporca Paia I calze di cotone tenute sui piedi del

Comandante circa mesi 4 (L. 0.80 al mese) L. 3.20 N.° 4 fazzoletti sporchi usati per circa

mesi 4 (L. 0.20 al mese) » 1.00N.° 1 camicia con pettorina colore piombo

per l’uso di mesi 4 circa (L. 0.30 al mese) 1.20 Paifl 1 mutande colore piombo con bindelli

usati per mesi 4 consecufivi (L. 0.50 al m.) » 2.00Biancheria intima della moglie del Coman­

dante in trasferta. (In blocco) » 12.60

L. 20.00Ma ho dell’altro. Il 19 termidoro 1797,

con la truppa francese passò da Lecco un bel tipo di soldato che si chiamava Zigot. 11 soldato Zigot aveva il grande difetto di ficcarsi le dita nel naso. Per la storia degli usi e costumi del tempo il caso Zigot è di supremo interesse. Zigot si ficcava talvolta le cinque dita di una mano e anche la mano intera in una sola narice. Zigot era l’idolo delle folle. Comprova il fatto questo docu­mento che getterà molta luce sulla figura

A l tem po d e lle crociate .

Prodanselmo : N on le sem b ra un po’ la r ­g h in o ?

Il sartore : N on b ad i ; p o i la v a n d o lo si r e str in g e .

del soldato Zigot immaturamente scomparso.IV» DOCUMENTO

Libertà UguaglianzaIn nome della Repubblica francese una e indivisibile.

il soldato Zigot durante la giornata del 21 termi­doro 1797 fu visto allontanarsi sei volte dal presidio, e avventurarsi di corsa per i boschetti del San Michele. Con questo si può stabilire che il 21 termidoro il sol­dato Zigot, intestinalmenfe parlando, non era a posto.

Il 22 - 23 il soldato Zigot si portò più del solito dita al naso.

Specifica della messa in naso delle dita del soldato Zigot.

N." 4 volte i due pollici uniti.nella narice sinistra ( fatte poi circa 12 pallottoline).

N.° 5 volte l’ anulare della sinistra e il medio della destra (senza evidenti risultati).

N.° 14 volte pollice indice medio delle rispettive mani nelle rispettive narici.

N.° 76 sfregamenti della cappa mediante introduzione dell’indice della mano destra, (bottino abbondante).

N.° 25 introduzioni dei due mignoli nelle rispettive narici.

Ora credo che basti. Nel prossimo nu­mero rivelerò attraverso documentazionicome i quattro estimati della ComuneGenerale curassero i geloni e quante volte al giorno il Comandante della piazza di Lecco si applicasse il cerotto per i calli sul mignolo del piede destro alquanto sformato per il malvezzo di portare le scarpe di 2 numeri di meno della sua misura normale.

I casi sono due

— P o rc a m ise r ia q u e s ta v o lta son fr it to . S e c o n t in u a a fa r fred d o m u o io a s ­s id e r a to ... . se v ie n ca ld o m u o io a n ­n e g a to .

25

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le g r a n d i c a c c e

verso il progresso!

L’andare verso il progresso costa sacrifici.Giacomo Watt, quel furbacchione che ha

inventato la macchina a vapore è arrivato alla sua scoperta attraverso i tenebrosi cuni­coli di una miniera. E questo accade talvolta anche oggi.

Ce ne siamo accorti alcune sere or sono quando un nostro amico, a nome Marcotullio il solito amico pieno di risorse che vi batte la mano sulla spalla e vi dice : « Bè, bè, come la va? » si è avvicinato a noi e con voce

26

nuova ci ha detto: «Vogliamo divertirci un po’ stasera?» Noi, sempre pronti ad accogliere ogtii idea geniale abbiamo risposto : «Si, per mio; si certo! ma come si fa?.» «Vieni con me. »

Seguimmo il nostro amico tutti soddi­sfatti della nostra azione, attraversammo una piazza tutta illuminata, dominata da un uomo in pietra col fazzoletto pure in pietra al collo: forse quell’uomo ci guardava con invidia.

A fianco di un’edificio di belle pretese scorgemmo un’usciolino vergognoso: e var­cammo la soglia e dopo pochi gradini l’amico ci disse: «Aspetta». Si affacciò ad uno spor­tello al di là del quale una vecchia incominciò una lunga discussione. Sentimmo queste soleparole: « Quasi esaurito.....» Pensammo chela vecchia raccontasse le proprie sventure.

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Chi quasi esaurito? Il suo ultimo figlio, ba­stone della sua vecchiaia ?

Eravamo commossi; era dunque questo il divertimento promessoci ?

L’amico s’impazientiva, alzava la voce.Noi azzardammo: « Marcotullio, non far

del male alla misera; pensa a tua....». «Alt»Quel Marcotullio ci aveva mollato all’indietro un calcetto negli stinchi. Ma si era commosso: perchè vidi che dava alcune monete che la donna sfacciatamente contò e rivoltò, finché una voce a lei di fianco suggerì con un ghigno: «Sono buone.»

Ci incamminammo su per le scale chiaro­scure e strette arrapicàntési con senso d’an­goscia e di mistero.

Gente ci precedeva e gente ci seguiva. E su e su. I più delicati sentimenti e di abbattimento penetravano nelle nostre gambe.

A Lecco s’è svolto un ciclo di letture dantesche.

Ma la voce della coscienza ci assicurava che tra poco avremmo potuto esclamare: «Ohi che bella festa, oh che bella festa. »

Infatti una porticina alfine ci introdusse in una grande galleria semibuia; ma al di là, o meglio al dì giù, anzi solo al di giù, ruti­lavano luci ed orifiammi; non ci inganna­vamo : eravamo sul loggione del Teatro So­ciale. Una cosa mai vista : della gente, molta gente assiepava il parapetto; tant’altra gente dietro a quella, appollaiata su certe lussuose panche in legno battuto che i galeotti anti­chi invano hanno sognato. E quella gente attendeva da ore: e mangiava e mangiava rassegnata.

V’era chi si sforzava di leggere; ma non v’erano, lassù, luci. I numerosi moccoli che giungevano quinci e quindi al nostro orecchio erano bastanti solo per illuminare i nume­rosi colombi in loggion-piccionaia.

D’altronde alla severità architettonica del loggione ben s’addiceva l’austera penon- bra. Ma in compenso quanta dovizia d’altre cose! Quanta polvere! e che bella! Della qualità più fine ! E la gente non capiva : e la scacciava coi giornali, coi fazzoletti. Ma essa umile, paziente sì riattaccava con dedizione profonda alle brache d’ognuno,

Oh! la bella festa, oh i bei gomiti nei fianchi delle vicine! oh! i brutti gomiti del vicino nei nostri fianchi!.

Nei suoi discorsi la gente lodava immen­samente la direzione del teatro, tutti erano d’accordo e..... «Porco qui, porco là»....

Quando il sipario si alzò, dal nostro posto d’osservazione udimmo U D a voce che doveva essere stata a suo tempo argentina e dopo dieci minuti scorgemmo un pezzo di palcoscenico e su quello un piedino con una scarpa femminile.

«Chi è?» chiesi a Marcotullio.«È la Merlini.»« Ah ! così ? »Ma ci risposero anche gli altri: »Ssst,

ssst, va a dar.... - piantela - bischero....» ed altri generi.

Ed ogni tanto vedevamo qualche scarpa maschile e quello era Cialente, e un’altra scarpa maschile e quello era Viarisio. Tutte distintissime: in pelle di vitello, marca diri­gibile.

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Ad un certo punto si sentì un verso prolungato. Non spaventatevi, veniva dal palcoscenico. Domandammo :

«Chi piange?»«Scemo, è la Merlini che ride!»« Ah ! così ? »E così e così per tre atti. Fin che Marco-

Tullio ci prese sotto braccio e ci riportò inco­lumi in piazza.

Parlò lui per primo:«Che spirito ha la Merlini! e che am­

ine n te ! »Noi eravamo muti : pensavamo allo spirito

delle commedie rappresentate dalla Merlini ed alle statue della Pietà nei cimiteri; ma in quanto all’ambiente... ah quello sì che ambiente.

Abbiamo or ora saputo che il progresso ha fatto un altro passo (in avanti). Sorgerà un teatro nuovo in Lecco. Ma i lettori non si preoccupino : insisteremo presso la direzione del nuovo teatro perchè ci fornisca un loggione nuovo, con polvere nuova e con ragnatele moderne.

N. D. li.

Alla maniera del SYlavc £%uvelio

— Aspetta, aspetta; non entrare. C’è Rossini che sta facendo il Barbiere.

28

storielle su misura

Da un farmacista locale, capitò un giorno un tizio che gli chiese di somministrargli « una cartina da sedici da spazzare».

Il farmacista a tutta prima non ci capì un bel niente. Solo dopo molti sforzi riuscì ad assodare che si trattava di una cartina di sedlitz.... da purgare.

* ' **Notizie finanziarie:Tucc i dì va già la Borsa.

* *

Un automobile lanciata a corsa sfrenata investiva, giorni fa, a Lecco, tale Pancera producendogli lesioni multiple giudicate gua­ribili in 30 giorni.

Come dire:L ’auto lesionista.

* * •*

Apprendiamo dai giornali che in un cantiere è in demolizione un mas le cui parti metalliche anziché in acciaio erano in ferro

Come dire:Mas eh’ era di ferro.

* **

Agli esami di autista.— Chi è quel signore in fondo alla

strada ?— L ’Ispettore Urbano.— Scriva: vista incredibilmente buona.

* **

Un tizio della vallata si era recato a teatro perchè aveva letto sul giornale che davano «Lohengrin».

Dopo aver ascoltato religiosamente un atto, esce nel ridotto per fare una fumatina. Si accorge allora che sul manifesto c’ è scritto «Lohengrin» commedia in tre atti di De Benedetti.

— Oh, ma questa non è Vopera! - esclama - Che manèra V è de imbroja la geni ? ! »

E preso il cappello se ne va brontolando.Storica.

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gente nostra.

— Vijavevo’detto di andare a J Calolzio.g Come mai siete qui ancora ?

— Aggio sabuto che per la strada ci sta Chiuso.

arte fotograficaAbbiamo voluto intervistare degnamente

uno dei massimi esponenti dell’arte fotogra­fica cittadina onde avere dei lumi (artificiali) sui principali segreti del suo lavoro. Egli ci ha accolti nella sua camera oscura e ci ha detto :

La fotografia, signori del Prode Anseimo, è quella cosa con la quale si fotografa l’uma­nità. Fotografia vuol dire: scrittura della luce, dal greco grafo scritto, e fotos, luce. Infatti, quando una persona vuol mettersi troppo in luce, si dice che è uno strafot....tente e così, quando vogliamo cacciar di casa, ossia all’aria aperta, alla luce, un creditore scocciante, gli si dice semplicemente : «Vai a farti fot...ogra- fare». Nell’arte fotografica la parte più difficile è la posa davanti all’obbiettivo. Tutti abbiamo il nostro obbiettivo, più o meno largo ma ce T abbiamo tutti. La posa varierà dunque a se­conda della qualità delle persone. Per esempio : a una cameriera si farà una posa...ta, a un mu­sicista una posa-piano, a una signora un po’ pingue si farà un’adL.posa, a un parruc­chiere un pos...ticcio. Da una fidanzata si può ricavare una s...posa, mentre a qualche al­legra donnina, poveretta... si potrà fare una posi...zione sposandola magari, a un cliente ricco !

Nella tecnica della fotografia distinguiamo la posa di fronte, che è quella dei combat­tenti, dalia posa detta di tre quarti, perchè ci vogliono almeno tre quarti d’ora ad im­broccarla. Abbiamo inoltre la posa di profilo, o profilattica, che si usa con le persone di

molta influenza e la posa in sedicesimo, detto anche «formato gabinetto» per coloro che desiderano farsi ritrarre in pose assai originali.

lo ho la specialità nel mettere nella giu­sta posizione le mie clienti, le quali se ne vanno poi sempre contente di me. E dopo che io ne ho tratto la negativa, procedo allo sviluppo. Questo può durare parecchio tempo, e quando il soggetto è ben bene sviluppato viene alla luce e si ha quasi sempre, allora, un risultato positivo il quale assomiglia al sog­getto. Può capitare però che assomigli anche al fotografo.

In fotografia poi bisogna accontentare tutti e, credetemi pure, le donne sono quelle che danno più da fare, specie per via del formato. In quanto ai gusti, se qualche cliente è imbarazzato di stomaco, gli faccio una fotografia al magnesio. Se la cliente è bionda, le faccio una fotografia al platino, se invece è bruna gliela faccio alla seppia. Molte clienti sono così entusiaste dalla mia opera artistica, che spesso tornano per farsela ingrandire. L’altro giorno venne nel mio laboratorio una signorina per farsi fotografare. Era molto agitata, non stava ferma un minuto, sma­niava. Come fare? Un altro avrebbe rinun­ciato; invece io no! Non si trattava di cal­marla, perchè era nervosa?

Ebbene: glie l’ho fatta al bromuro!

dopo l’operazioneT ina signora leccfjese fja sußito un'operazione sulle p a r ti dove non 6atte i l sole.

— Si vedrà il segno, dottore ?

— Dipende da lei, signora.29

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la canzone

con accompagna­mento di fisarmo­nica sul motivo

m i cercherai e no?i m i tro vera i,

Del tribunale ognuno va parlando Si dice che verrà, verrà, ma quando?

Il tribunale :Mi cercherai

e non mi troverai e allora piangerai, ma invano.

Aspetto il tram con l’ansia dentro il core Ma il tram non giunge, e lente passan Tore.

Il tram :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

La squadra nostra chiamasi A. C. Lecco Ma di lecchesi tu non vedi il becco.

Il giocatore lecchese :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

Un tal che si sentiva un po’ indisposto Ancora gira per trovar un posto.

Un posto :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

Dovrebbe sì la luce ribassare Ma il ribasso si fà troppo aspettare.

Il ribasso :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

A Lecco è vero, abbiamo l’Istituto Ma il Titolare chi l’ha mai veduto?

Il Titolare :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

A mezzogiorno il gas è tanto fiacco;Ma pur nell’altre ore è un affar stracco.

Il gas :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

Tutti qui a Lecco sognano ma invano Veder più di frequente un Vespasiano.

Il Vespasiano :Mi cercherai

e non mi troverai, ecc.

È inutile che ancora tu ti lagni Chè presto avrem noi pure i nostri bagni.

I bagni :Tu cercherai

e non ci troverai e adora piangerai, ma invano.

m

30

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O P E R E D " A R T E

Canova - Amore e PsicheG a lle r ia d ’ A rte del Prodansclmo.

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topono(n)mast ica

descrizione dell’ origine dei nomi dei paesi dei dintorni di Lecco e della Valsassina.

Il nome di Toponomastica, quasi certa­mente, nacque con la Rivoluzione Francese; direi ansi che hi Toponomastica è figlia di primo letto della Rivoluzione Francese. In­fatti] cominciò allora a entrare nelle famiglie l’usanza eli fare gustosi spuntini coi topi.

Durante la Rivoluzione una vecchia li­bertina, in un giorno di sole, catturato un topone, si esibì in pubblico inghiottendolo vivo.

«Topo non mastica, topo non mastica», gridarono in coro i rivoluzionari assetati di sangue. La vecchia: libertina rese la sua bell’ anima a Dio qualche ora dopo tra potenti urloni allo stomaco.

Si cercò invano il nome della vecchia libertina sui registri dell’ anagrafe. La vec­chia libertina non aveva nome. Chissà dove lave va.

Un giovane rivoluzionario assetato di sangue, sulla tomba della vecchia libertina

Liti: Pensi che la luce di certe stelle impiega anche dieci anniper giungere a noi......Lei: Tutte le sere

32

depose allora una lagrima e un fiore. Ac­canto pose un nastro nero sul quale a ca­ratteri d’oro erano scritte queste parole: «Alla Topononmastica figlia d’ignoti l’umile e devoto om. »

« Chissà - mi chiesi - perchè mai quella parola è tronca!» Solo dopo lunghe indagini seppi che lo stampatore non aveva ben cal­colato la lunghezza del nastro nero a carat­teri d’oro posto tra una lagrima e un fiore.

Questa è V origine della « topononma- stica» che con l’uso si tramutò poi in « toponomastica ».

Per chi dalla Valsàssina (raccomando l'accento), discende, è agevole incontrare, all’inizio della discesa che mena al vecchio e forte borgo di Lecco, dominato già dai Visconti*1', il villaggio di Ballabio. Era questo il Moulin Rouge dell’epoca, deno-

— Voi non conoscerete mai le malattie!— Male!— Come male ì— Già.... sono studente in medicina......

: /,

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minato appunto Ballabiot, a causa della strana usanza di quegli abitanti di darsi a pazze danze in costume adamitico ed eziandio evitico fino a che intervenne un editto del Medeghino*2) a impedire simili fatti che richiamavano colassù folle im­mense di popolo bramoso, con grave danno della comun sicurezza. E, per mo­tivi di pubblico ordine, fu tolta la t finale e rimase il nome di Ballabio.

Scendesi di poi dalla Valsàssina (racco­mando l'accento) verso la valle del Geren- zone e del Calolden *3> alla quasi confluenza delle quali havvi un raggruppamento di case, detto Pomedo o Pomè. L’origine di tale nome devesi al fatto che, mentre costruivansi tali case, ad opera e cura di due fratelli, certi Bellinazzi di Primaluna, discendenti da una nobile famiglia di spacconi, venissero costoro a diverbio per la priorità dell’uso di dette abitazioni, onde tra essi si convenne il parifico uso con questa formula: “ Saremo padroni un po' me e un po’ te „ . Avvenne poscia che godesse dette case solo colui che aveva detto: “ Un po’ me„ e da allora chiamasi quel luogo Pomè, poscia vulgarizzato in Pomedo. *fi

E, proseguendo, trovasi quindi il borgo di Laorca chiamato anche Porca.

Porca o meglio la orca era la moglie dell’Orco e seminava strage tra li uomini et li infanti di quelle terre, fintantoché invocati, dalle atterrite popolazioni, non accorsero le guardie regie allora al servizio dei Bellinazzi di Primaluna che bruciarono la Porca, no, la Orca con grande giubilo de’ terrazzani.

Dopo Laorca trovasi Malavedo, detta un tempo anche Melavedo Brutta*^ sulla qual denominazione nulla havvi di notevole. Abbellitosi il borgo, a cura di Menelik e della regina Taitù<5> Melavedo non fu più detta Brutta ma solamente Melavedo che mutossi poscia in Malavedo. Presso questa località, a qualche tiro di colubrina o anche di archibugio, ma meglio è dir di

fucile, trovasi Rancio.1 Lanzichenecchi*6) calati dalla Val­

sàssina (raccomando /’accento) preparavano quivi il cibo per il loro sostentamento, tanto che, da quel tempo, fu sempre detto Rancio il manducare delle milizie o solda­tesche.*7) (Continuaz. al prossimo numero).

(1) Vedi ombra del Resegone del 1 Aprile 1594.(2) Vedi lunghe opere sul Medeghino, del Prof Copetti.3) Nomi, questi, che si ritrovano anche in vecchie carte dell’ Evo

Medio.(4) Da documenti nell’.Archivio del Manicomio Provinciale.(5) Vedi: Cronaca delle donne di Malavedo Brutta - Edizione

Resegone.(6) Vedi Alessando Manzoni - Promessi Sposi.(7) Vedi Andrea Orlandi - Il rancio dei soldati in Valsassina -

Ediz. Pastu - Pasturo.

annotazioni.Gli amministratori delle antiche Comu­

nità di Panigbetto, Gorgonzola e Greghentino si riunirono li 6 d’Agosto dell’anno di grazia 1790 nello studio del notaio Zebedeo di Barlassina per procedere alla divisione, sud- divisione, e controdivisione dei rispettivi territori, accollandosi ogni Comunità in quote parti le risultanti passività. Siamo dolenti che la tirannìa dello spazio non ci consenta di offrite alla curiosità dei lettori copia del- l’importantissimo documento, pervenuto a nostre mani per legato; documento destinato a portare nuova luce negli avvenimenti del­l’epoca. e a capovolgere forse i criteri del­l’attuale storiografia, quantunque l’atto in questione sia stato successivamente annullato da nuove ripartizioni eseguite con l’inter­vento delle pievi e circoscrizioni limitrofe.

Nell’intento però di contribuire all’in­cremento degli studi delle patrie memorie, siamo disposti a cedere per la trascrizione a qualche autorevole Rivista storica mon­diale il documento stesso originale steso in venti pagine con mappe, piante, radici e re­lative barbe, aggiungendo altresì, preziosa gemma d’archivio, la nota delle vivande consumate nella occasione alla osteria del Baff sul ponte di Buffalora dalla deputazione del centro di Viggiù deree al Lumber.

Arlea Andrandi.

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ort i­coltura

ortie ortaggi

Il terreno più adatto per gli ortaggi è sempre stato il teatro specie quando sulla scena si rappresentano drammi storici in 5 atti e 1 prologo. Si vedono allora gli or­taggi crescere a vista d’occhio tanto che si

rende necessaria la sospensione dello spetta­colo per timore che essi invadano anche la platea.

3 4

I pomidori, invece, crescono bene nei teatri lirici. Infatti avendo questa solanaéea il fusto rampicante, il più delle volte la si lega, per sostenerla, alle stecche dei cantanti.

All’orticoltura si sono dedicati non solo i pili grandi uomini, ma anche i pianeti. Non c’è pianeta che non parta dall’orto per arrivare all’occaso. Dopo qualche tempo di permanenza all’occaso sente la nostalgia del­l’orto e vi ritorna.

Anche il tempo del resto è ortivo ma non è il solo. Dopo il punto in bianco, il punto e virgola, il punto di partenza, il punto di Mac Bourney, il punto cardinale e i 14 punti di Wilson il più grande appassionato dell’orticoltura è il punto che, appunto per questo, si chiama ortivo. Nè si possono dimen­ticare gli orto-pedici, grandi orti dove si coltivano le piante dei piedi, gli orto-dossi, gli orto-gonali, la via dell’Orto e le ultime lettere di Jacopo Ortis.

Ortensia invece non ha niente a che fare con orto perchè è la mia donna di servizio.

J L a costa.

La costa è un eccellente ortaggio col quale si può fare anche il vino. C’è infatti un proverbio che dice: «Gran di piano, viu di costa». Mentre le coste fritte sono un piatto gustoso e nutriente, le coste pestate non lo sono; bisogna cercare anzi di non avere mai le coste pestate. La costa si trova il più delle

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volte sul mercato della verdura ma, allora seconda dei prezzi. Quando il prezzo è altocosta cara. Certe volte questo ortaggio costa viene>munemente chiamata carotta. La ca­

irn occhio della testa o meglio l’osso del collo. Il miglior mezzo è quello di trafugarlo con male arti. In questo caso costa poco o niente- La costa è un ortaggio che va molto soste­nuto. L’aiuto di costa è estremamente neces­sario in certi casi, così pure l’artiglieria di costa. Abbiamo anche la pasta della costa che è la migliore ma di questa riparleremo.

L a carota.È una pianta da orto fornita di grosse

radici gialle. Il nome della carota varia a

rota ha poi diverse proprietà: la si pianta e la si vende come la si mangia o la si dà a bere. Molto più gustoso è piantarla oppure darla a bere. A poca distanza dal pomo d’Adamo abbiamo qualcosa che assomiglia a questo ortaggio, ma non ha niente in comune perchè quella è la carotide.

L ’ortolano.

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MAGNESIOA Lecco muncano

i gabiuett ina fa « nagott » cliè c’è un laghett dove si puot purché un po’ prest leva’ il panciott e fare il rest.

Mancano i bagli eppur verrann’ cou molto dann di tante domi che non ne fann che uno all’ ann.

Ma c’è in compens la via del Pozz con quel suo puzz ( che fa ribrezz) di buon merluzz. (1) Con gran destrezz ecco Io schizz di via del Pozz.

E il cartellonche molto iu vist ha scritt « Inpost ».

Ma troppo è prest che, da quel post sia tolto lest.E’ fatto appost per far di gust rider i mest.A Lece’ c’è quest.

E poi c’è gent«he senza comm. fa del baccan, va spesso a Com, darebbe il duom ed anche il rest pur d’esser prest taratatòm.

Ma c’ è anche quei che fan fraeass e son dei fess; perchè fa cliiass solo, in compless, chi ha niente in test ed è una best.

Ma ora bast.

Ciao.(1) Non alludiamo ad alcuno. (N . d . d ) .

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. 0 X U O CV o

'N,

del calcio

Popolarizziamo il calcio! Popolarizzare il calcio è un dovere.

Un calcio ben dato è sempre ed ovunque una bella affermazione. Chi oggi non calcia ? Perfino le notizie di cronaca di un giornale fanno a calci con quelle dell’altro. 11 calcio poi lo si può dare per bocca e fa bene alla dentizione, come lo si può dare in modo di­verso e non fa bene alla dentizione.

Un calcio lo si può tirare, menare, avven­tare, assestare ; lo si può anche prendere, ma questa è un’altra faccenda.

Il giuoco del calcio poi apre quasi sempre nuovi orizzonti nella vita sociale.

Un noto arbitro francese al quale frattu­rarono 6 coste e la base cranica durante una partita amichevole, abbandonò il calcio ma divenne campione di tiro a volo.

Aveva scelto il calcio del fucile.Il calcio è il giuoco che più degli altri

ha preso piede perchè, nella mischia, ognuno può calciare dove più gli aggrada. Piccole grida di dolore s’alzano allora nell’ aria elet­trizzata mentre la folla tumultua. Il g io c a ­tore cade, tutti accorrono, gli fanno i mas­saggi. E tutto ciò per un piccolo miserabile calcio, un calcino tirato negli stinchi o altrove.

Pare che l’inventore del giuoco del calcio sia stato un ricco signore di Firenze. Durante i banchetti egli soleva, per rallegrare i con­vitati, prendere a pedate nel sedere la suocera. Ciò faceva con molta distinzione tanto che tutti ne erano stupefatti.

•« Ma come calcia bene» dicevano le dami­gelle entusiasmate. Solo le vecchie signore

non parlavano e cercavano di distogliere con male arti l’attenzione dei loro generi da quello spettacolo che a loro non andava affatto. Un calcio troppo forte fratturò, una notte, l’osso sacro alla suocera che morì di crepacuore. Da allora le vecchie signore non frequentarono più quella casa. Chissà perchè le vecchie signore da allora non frequenta­rono più quella casa. ?! Il ricco signore fioren­tino non si sapeva dar pace. Si provò una sera a prendere a pedate un vecchio servitore ; ma questo gli ruppe sul capo il quadro di un suo antenato. Esasperato, cercò allora d’imitare il suo bersaglio preferito con la biancheria intima della sua signora che infilò in una calza (la biancheria, non la signora). Più tardi costituì la •«Fiorentina». Questa è l’origine del calcio.

Molti fanno derivare la parola calcio da Calcedonia.

Calcedonia è una città sul Bosforo; non so cosa sia il Bosforo ma del resto non ha importanza.

Le origini si perdono quasi sempre nella notte dei tempi; per questo non ci si può vedere tanto chiaro.

D’altra parte chi se ne frega di Cal­cedonia ? !

lie regole

Un giocatore che si rispetti non dovrà mai dire: «Ti prendo a schiaffi» Ah no! ma solamente «Ti prendo a calci.» Se poi è un capomastro: «Ti prendo a calcestruzzi».

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Anche al caffè il giuocatore si dovrà comportare in modo ben diverso da tutti gli altri.

Mai e poi mai chiamare il cameriere battendo volgarmente le mani. Dovrà dare un poderoso calcio al tavolino, sfondandolo se necessario, e poi attendere fiducioso.

Tutto ciò è di molto effetto. Così pure negli alberghi di lusso delle grandi città.

Passeggiando per via Roma un giocatore scorge davanti a sè una persona amica. Grave errore sarebbe chiamarla ad alta voce.

Dovrà raggiungerla con la maggior celerità possibile e, dopo aver preso la mira, sferrarle nella schiena un potente «traversone» da obbligarla a terra dolorante. La soccorrerà, se del caso, poi le stringerà la mano con cordialità e proseguendo con lei il cammino discuterà dei rialzi e dei ribassi di Borsa.

« In ossequienza » alle disposizioni impar­titemi, chiudo per ora le mie regole che rico- mincerò a dettarvi il mese venturo, in questi giorni.

al campo sportivo si dice:.... che da quando Ara, è diventato

direttore sportivo delle squadre calcistiche giovanili lecchesi, non sappia più quanti capelli abbia in testa.

.... che un giuocatore dell’A, C. Lecco, da quando ha messo i gradi di capitano, sia diventato muto come un pesce.

.... che VA. G. Lecco stia procurando altri giuocatori, per ambrosianizzare la sua squadra al cento per cento.

.... che a Lecco, fra gli appassionati del giuoco del calcio, gli estremi si tocchino: l’ing. Todeschini e Cremonini.

.... che VA. C. Lecco da quando si è decisa ad attingere al pozzo di una vecchia società milanese, sembra comi?ici finalmente ad avere una squadra come la vogliono i sostenitori dei colori celeste-bleu.

.... che il Bologna deva la sua débàcle, al non aver potuto acquistare un bellicoso mediano laterale lecchese.

.... che il calcio lecchese è assurto ad importanza tale da avere il suo Barassi e il suo Bangone.

.... che il sedano sia un ottimo rimedio per curare i giuocatori di foot-ball, e che un ex-terzino dell’ A. C. Lecco sia contento che tale idea guadagni seguaci.

.... che i dirigenti dell’A. C. Lecco ab­biano buon naso nel scegliere i loro giuo­catori: un tale che venne scartato figura

infatti, da qualche tempo, fra i migliori uomini di una squadra della divisione na­zionale B.

.... che alcuni lecchesi a bordo di una lussuosa macchina di un giovane avvocato lecchese, emozionati dalle fasi culminanti della partita Ardens-Lecco, nel ritorno ab­biano seminato pareri a iosa...

.... che nelle riunioni degli arbitri lo­cali regni sempre grande concordia.

.... che le pulzelle lecchesi reclamino il ritorno in squadra del vecchio capitano, il quale se non il più bello è certamente il più fotogenico.

.... che con l'acquisto di alcuni giuo­catori dell’ Ambrosiana, il tifo femminile sia di molto aumentato. Questa è la Verità dei fatti.

.... che alcuni arbitri locali non atten­dano che V uscita dei loro colleghi dal Co­mitato dell’ U. L. I. €.... Sarà questione di invidia ?

.... che un vecchio arbitro lecchese che non raggiunge il Kilo, sia passato a dispo­sizione del Cita... sezione propaganda.

.... domenica 16 dicembre al campo spor­tivo dei Cantarelli si notava una quantità di nuovi spettatori. Persone anziane, austere, serie, mai viste finora tra la folla abituale dei tifosi dell’ A C. Lecco.

Fatta dopo una breve inchiesta, si è potuto accertare trattarsi di un gruppo di fedeli Cermenatiani, venuti appositamente per sfogarsi contro il Falck.

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Regordandum del temp che torna pù

in poesia ve la cnnti sù.

S O N E T TUn bel dì ven de mi ’l scior direttor

El me dis : che’ l me faga sto piesè :Che’l scriva già un sonett: quel che V è V è. El servirà anca lu al bon umor!

Ah si?! Te par a ti, cara ’l me scior,Mi butta già un sonett in sui du pè Senza Vispirazion, senza un perchè?....Quasi quasi Ve roba de fatt cor!

Ma te par insci facil scriv in rimaE propi sott a forma de sonett ?....Mi te ringrazii tanto de la stima

Ma podi minga scriv, senza ’l soggett.Un’altra volta proeuva a dimmel prima,Ma guarda ben de no ciapà ’l lechett.

Gennaro Pensa.

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Siccome m i sont dent in quel temp là

ch’el gli’abbia la pazienza de scolta.

Se’l cred che ’l savess no, scior professor,Che lu me le faseva sto piesè?El P ro d a n se lm o , a dilla come V è,Col so sonett V ha guadagnaa in umor.

Ah no podeva dass, commendator,Che lu ’I tress giò un sonett fa coni i pè. El fag a a men de domandà ’l perchè Se no sont mi, stavolta, che ’l fo cor.

Se ’l voeur che mi ghe secca pù la rima,Che ’l tegna lì ’na scorta de sonett;Voeur dì ghe i pagarò con fior de... stima.

Ma a tutt lu ’l preferiss fa ’n quai taiett.El g’ ha no tort. No gh’ eri pensà prima. Quj taià su, le ciapen no ’l lechett.

S O N E T T

\PINO TOGCHETTI.

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la scienza

spiegata

a l popolo

m i c r o b i

Diconsi microbi degli animali infinita­mente piccoli che non si possono vedere ad occhio nudo. Se noi. per decenza, rivestiamo l’occhio, li vedremo muoversi, contorcersi, moltiplicarsi, dividersi e sottrarsi... alla no­stra vista. A questa invisibile famiglia ap­partengono i bacilli, così detti perchè, pene­trando nel corpo dell’ uomo, lo possono ri­durre nella più perfetta imbacillità.

I bacilli trasformatisi spesso in cocchi che, nei cocchieri prendono la forma di «staffilococchi», negli autisti quella di «pneu- mococchi » ; se sono pungenti diconsi «pun- gonococchi» e se inoculati nei barbitonsori possono assumere la forma di « barbiere- cocchi» (per signora).

1 bacilli sono diffusissimi ovunque. Ognuno

ì r e t t i l i .

ha i suoi. Sfidiamo chiunque a trovare una signorina che sia batteriologicamente pura e che non abbia ricevuto almeno un bacillo.

E, venendo agli insetti, non mi tratterrò a favellarvi dei più comuni, di quelli dome­stici, che vivono a diretto contatto con l’u ­manità, chè quelli si possono studiare anche a casa propria. Questi, di solito, sogliono procurare non pochi grattacapi ed, anche gratta - quateosaltro. Parleremo invece delle api, delle vespe, delle formicuzze, delle mo­sche. Le mosche, ad esempio, furono sempre grandi avversarie dell’ uomo. Fin dall’ antico si è cercato ogni mezzo per distruggerle, creando battaglioni speciali di moschettieri. Questi insetti sono talmente numerosi che, in Oriente furono fabbricati per loro derdi edifici appositi detti moschee. Ma esse sono anche utili per fabbricare il vino moscato.

L ’ape invece è utilissima all’ uomo, perchè industriosa ed intelligente. Abbiamo diverse qualità di api: L ’ape regina, l’ape operaia, V apennino, l’appetito, V aperitivo, V apelliccia, etc. Nel suo alveare l'ape maschio costruisce i favi mentre le femmine costruiscono le fave. Dai favi e dalle fave gli uomini ricavano il miele e la sostanza che rimane dicesi cera,, perchè il miele c’era, ma ora non c’è più.

E, dopo l’ape, veniamo alla vespa. Più vespe fanno un vespaio. Un cumolo di vespe fanno un vespasiano.

Dalle vespe alle formiche: Esse sono note per la loro laboriosità, industriosità e per il loro spirito guerriero, tanto che fra le tribù di formiche avvengono spesso vere

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V

battaglie. Da qui il saggio precetto di non formicare!

Passiamo quindi ai serpenti. Ne cono­sciamo di parecchie specie: i pitoni, le pito­nesse, i boa, già tanto cari alle nostre donne, il serpente a sonagli, che spesso suona sua moglie di santa ragione. Poveri rettili! Essi sono poveri! Ho conosciuto dei serpenti che si guadagnavano la vita ballando la danza serpentina.

I rettili sono spesso imitati dagli uomini che fanno la biscia. Più di frequente la fanno i bambini, che si divertono a fare la «biscia» ogni momento.

Citerò infine i vermi. Principale tra essi il vermi-fugo, i vermi-celli al sugo e il verme solitario, detto volgarmente tenia, perchè, essendo attaccatissimo all’uomo, si suol dire di lui: «chi ce l’ha se lo tenia».

Prof. Chichibio.

IL PORTATORE DELLE COSE DEL CANTO.... DELLA CASA

1. Nella bufera sotto la sferza del gelido vento o sotto la pioggia ero sciante, passa il modesto milite del Dovere.

2. Sotto /’ ardore dei raggi cocenti della canicola, oppure con la bora, con lo scirocco, con il maestrale, passa tutti i giorni facendo risuonare la sua tromba,

3. o ravvolto come un nume, in una candida nube di polvere o diguazzando nel fango, guidando il suo carretto che rigurgita di tutte le sfumature ondeggianti dell’etere.

4. Egli ripete fra sè stesso con sicura coscienza: « Lavabis me et super nivem dealbabor ».

5. Passa modestamente il povero spazzino, e non sa che il raglio del suo asinelio è un poema silenzioso di gloria e di discip Lina, è C apoteosi della

6. gente oscura dedicata ali' olocausto e al sacrificio ineffabile da cui sgorga la più sublime poesia.

7. Riceva uno zezzio o un encomio, un accidente o una mancia, egli resia impassibile nell' adempimento della sua eroica opra.

8. Sale e scende, passa e ripassa, arranca e suda taciturno.9. La sua mano ha un tremito impercettibile ma tanto evidente; e il tremito non è ef­

fetto del grappino, ma della commozione che gii fa nodo alla gola.10. Rombi silenziosi si odono distinti; non à il colpo del coperchio che gelosamente cu­

stodisce il cofano (ielle lordure; ma11. sono le anime degli inquilini che in coro spiegato cantano inni di grazie a lui che

con cuore di lottatore se ne va, portando una mano sui cuore e alla bocca la fatidica trombetta.Può continuare di questo passo magari sino al N. 100.

Dai Salmi di Salomone.43

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a

la scena si svolge presso una tribù selvaggia dei filo- drammatici, detti anche fi­loni....

IL CAPO TRIBÙ

f i l o n i^ r â m m ô sc °s ^ u m ei^o

CORO DEI FILONI SELVAGGI

E gira di quà e gira di là sbattaceliiagli il collo per terra.Se il Capo ci vuol muover aspra guerra dal cadreghino lo si abbatterà.

IL CAPO TRIBÙ

Fate silenzio, o popol di Filoni altrimenti vi dò le dimissioni.

CORO DEI FILONI SELVAGGI

Le dimissioni no, non ce le dare, o dalla gioia ci vedrai crepare.

LA PRIMA ATTRICE

Non sempre il tempo la beltà cancella e se a me non darà parte più bella solleverò le ire, i lampi e i tuoni di questo basso popol di Filoni.

<iniziando un discorso sconclusionato) :Signori tutti non bizantiniamo

ed al lavoro orsù ci prepariamo.Salite il palco ordunque tutti assieme chè quel ch’io dico, dico sempre bene.

IL CORO DEI FILONI SELVAGGI

Quell’uom dal fiero aspetto non dica non dica fregnacce; vada a contarle al Kaiser forse gli crederà.

IL PRIMO ATTORE

Vostra eccellenza che mi sta in cagnesco per quelle quattro papere in sordina i l c a p o t r i b ù

ch’io vo’ dicendo, ...la può star ben fresco Visto tutto codesto buggerìose mi crede un attore da latrina. la prima parte me la prendo io !

t

rv

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IL PRIMO ATTORE

No, tale affronto non mi far vedere, o io ti piglio a calci nel sedere.

IL CORO SELVAGGIO

E dagli di lancia, e dàgli di spada ma fai tu che, alfine, costui se ne vada.

IL CAPO TRIBÙ

( per la rabbia tace e finge di strapparsi la decorazione).

IL SECONDO ATTORE

(rivolgendosi al Capo Tribù)Invece di star qui a litigare,

la prima parte mi potreste dare.Date anche a me la fama e lo splendore e non fatemi fare il servitore.

IL CAPO TRIBÙ

(fingendo di riattaccarsi la decorazione) No e poi no.

Prima e seconda parte sol’io reciterò.

IL CORO DELLE FILONE SELVAGGE

Zum-bai tarata, Karabascià Are-bezum abdelazis saòre. <')A morte, a morte il vile usurpatore ! 11

IL CAPO TRIBÙ

(pallido, finge di ristrapparsi la decora­zione ).

SECONDA ATTRICE

(avanzandosi) :Tra questa razza di filon selvaggi

sempre in un canto, ahimè, dovetti stare.

Si strappi pur la sua decorazione, ma, alfin, mi sia concesso primeggiare.

c o r o :

Primeggia primeggia la gloria ti arrida e onor ti sorrida: nell’arte troneggia.

p r i m a a t t r i c e :

Il cor non mi regge a simile affronto!

s e c o n d a a t t r i c e :

Chi detta la legge l’è, il capo bitonto.(si china e bacia al Capo Tribù il pollice del piede sinistro ).

IL CAPO TRIBÙ(fingendo di riattaccarsi la decorazione che non si è strappata).

Cessi, cessi, la lotta tremenda!10 disprezzo il dissidio volgare: solo io son degno di fare tutto inter lo spettacol serai!

PRIMO E SECONDO ATTORE, PRIMA E SECONDA

ATTRICE, CORO(avanzano minacciosamente contro il capo tribù):

Scaviamo la fossa scaviamo la fossa per porre le ossa del capo tribù.

Colpiamolo al cuore quel vii traditore, che tutto egli vuole se pure non puole.

Scaviamgli la fossa, scaviamgli il foppon strappiamogli fuori11 suo corazonl

(La turba inferocita si slancia contro il capo tribù che cade colpito da potenti colpi di banane e noci di cocco. Poi la turba si allontana lanciando rauche grida.

Entra il Poldo a raccogliere il cada­vere mentre la Banda attacca una marcia funebre).

Calano i Teli.(1) Volgarissime ingiurie nel gergo dei Filoni.

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L u i . - Non posso tollerare che mi si prenda in giro.Sono forse un cretino?

L e i (distratta) : Si, sì.

spettacoli filodrammatici

— Sai ? Ieri sera ho riso continuamente.— Che commedia era?— No, no, era un dramma.

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Avete mai osservato un Vigile Urbano di servizio sul Cantone delle Balle? Sapete quanti movimenti egli compie con le braccia? Accurati rilievi da me fatti durante l’anno, hanno dato questi risultati.

Nelle otto ore di servizio giornaliero un vigile compie in media 9227 movimenti col braccio destro e 8655 col sinistro. Calcolato lo sforzo che egli compie, nell’ eseguire detti movimenti in circa fs di HP. ne risulta una potenza di 3576 HP. con la quale si potrebbe far funzionare un’officina elettrica che da­rebbe gratuitamente (magari!) la luce alla Città di Lecco.

Ma non bastai Fermo sul crocevia, il Vigile si appoggia or su l’uno or su l’altro piede, esercitando così, necessariamente, una serie di pressioni sul suolo che, in un anno, danno una pressione complessiva di circa 2000 tonnellate.

Osservando le persone che aspettano il tram, ho potuto rilevare coinè ciascuna di esse emetta un numero variabile di moccoli, computati in una media annua di 623 moccoli per persona. Si può dunque calcolare che, annualmente, vengono emessi non meno di 311500 moccoli i quali opportunamente collo- oati nelle vie cittadine, solleverebbero al­quanto il Comune dall’onere della pubblica illuminazione.

Ma ben maggiori sorprese può serbare la statistica 1 Siamo riusciti a calcolare il denaro speso in viaggi a Como e Roma, le ore d’attesa e le code pazienti fatte da tutti coloro che, a Lecco, aspirano ad una deco­razione purchessia.

Il denaro speso nel 1934 a tali scopi fu di ben L. 5.973.889. Le ore d’attesa furono 2025 tra i vari Ministeri e 1909 nei vari Uffici Provinciali.

Tale denaro e tale tempo, come si vede, avrebbe potuto essere occupato molto meglio. Magari per la costruzione di un nuovo teatro.

Se poi sommiamo la lunghezza della coda fatta da ciascun postulante, avrem­mo una coda di circa Km. 1400 pari alla distanza che separa questa Città dal più vicino coutiuo di polizia ove tutti gli aspiranti dovrebbero essere mandati d’urgenza.

IL P r o f e s s o r e d i S t a t i s t i c a .

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V i a R o m a ■ ■ ■ ■

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y

Le interviste

In previsione del «Numero» eccezionale che dovevamo far uscire, abbiamo richiesto la collaborazione delle principali personalità cittadine. Molti hanno risposto al nostro ap­pello. Altri, invece, ci hanno pregato di fare loro un’intervista.

E noi gliel’abbiamo fatta.** *

Abbiamo trovato il Prof. Pensa.— Scusi, commendatore, cosa ne pensa

lei del nuovo padiglione della Maternità?— È una bella creatura, anzi una bella

creazione - rispose il Prof. Gennaro. - Ottima idea è stata quella di raggruppare in un solo rione i principali Istituti cittadini. Il padi- diglione Maternità, le scuole, l’ospedale, il macello, le carceri, .... e qualcos’altro....

— Ma le nuove scuole, così vicine alla Maternità, non le danno a pensare? - ab­biamo obbiettato.

— Oh sì, purtroppo, - confermò il Dott. Primario - temo che con la vicinanza di un simile fabbricato i neonati vengano alla luce con qualche voglia antiartistica!

** *Fummo poscia introdotti nella fucina

letteraria del Maestro Villani.— Scusi Maestro, - gli dicemmo - e i

«Paesi Manzoniani»?Il caro Maestro, che stava illustrando ad

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alcuni discepoli prediletti un brano delle «Fortificazioni» di N. G. Pastella ci rispose:

— Come vedono, i «Paesi Manzoniani» sono oggetto della mia più viva cura ed io li sto adottando come testo scolastico. Ho constatato infatti che essi sono utilissimi allo sviluppo dell’infanzia. Dopo solo un’ora di let­tura il viso dei giovanetti imberbi si ricopre abbondantemente di una folta e lunga pelurie Alla prossima Mostra Quinquennale la rivista «Paesi Manzoniani», opportunamente spre­muta e distillata, sarà venduta in flaconcini quale specifico per la crescita della barba e dei capelli. E sarà un trionfo!

** *

Al Gav. Uff. G. B. abbiamo chiesto:— Ci vuole esporre il programma di at­

tività della sua benemerita Società Alpina?— Oh, grandi cose si faranno nel 1935

- rispose il Cav. Uff. Giovanni Battista. - Sali­remo anzitutto al Basso di Parò, daremo poi la scalata alla Torre Viscontea, sulla sommità della quale consumeremo abbondante colazione al sacco. E, notate bene, l’ascensione non si ef­fettuerà per le pareti esterne, con corde o ram­poni, chiodi e moschettoni, bensì per l’ardua via, considerata di 6° piano, delle scale interne. Poi faremo una marcia alpina con torpedoni e biciclette a Casalpusterlengo, Lodi, Mele- gnano, etc. Porteremo i nostri associati a ve-

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dere qualche pellicola alpina, come: «Ln Tra­gedia del Pizzo Palù» «Tempeste sul Monte Bianco» etc. Saliremo quinto prima le mon­tagne russe (gita riservata ai più abbienti.) Nè traiasceremo un’escursione sul Monte- merlo milanese, sul Montenapoleone e a Mom- bello, ove i Firlinfeu daranno un concerto. Una pattuglia di audaci si recherà poi presso i Monti di Pescarenico, per l’acquisto del pesce. Ma l’avvenimento che porterà grande clamore negli ambienti alpinistici nazionali (e ve lo dico in gran segreto) sarà la nuovis­sima Marronata Sociale sugli ardui picchi dell’osteria delle Case Verdi. Sarà una vera innovazione! Infitti gli escursionisti, licita la ma: ronata, scenderanno a Lecco non col solito sistema di corda doppia, ma con un sistema che rivoluzionerà la tecnica della discesa, cioè con la vista doppia e al canto deli’« Aprile le porte!».

-X- vr

Sulla porta del Teatro Sociale abbiamo trovato un membro della direzione.

— Quali novità ci prepara per la sta­gione 1985? - gli abbiamo chiesto.

— Grandi novità, o esimio Prode An­selmo! Debiliterà quanto prima la compagnia di Anna Barena, poscia una compagnia me­neghina rii infine una Compagnia dialettale Milanese. A Carnevale daremo sette od otto concerti classica di mandolini della Società Amici dell’Arte, con repertorio patetico. In Quaresima veri à la compagnia dei Gioppini Fratelli Salice ed una Rivista sfarzosissima

nei suoi costumi e composta di 40 gambette indiavolate, una più bella dell’altra, che fa­ranno andare in visibilio il pubblico. D’estate faremo venire Maria Melato, Betrone, Zacconi, Rugger i, etc. Gli spettacoli verranno dati nelle prime ore del pomeriggio ed in tutti i giorni fe­stivi dei mesi di Giugno, Luglio e Agosto. E se il pubblico non riconoscerà questi nostri po­tenti sforzi non sarà colpa nostra!

*vfr *

Da ultimo, ci siamo recati dall’Avv. Ro­ger che in quel momento era occupato per una importante questione di stampa. Armati di pazienza abbiamo atteso più di 3 ore. Im­peccabile nel suo abito grigio, l’avvocato apparve aggiustandosi la caramella sull’oc­chio sinistro.

— Ah, ah, ah, cari colleghi quali nuove all’orizzonte?

Esponemmo lo scopo della nostra visita facendo però rilevare all’esimio Avvocato il nostro rammarico per la lunga attesa.

— Ma come, ma comefl Del resto le sale d’aspetto non sono fatte per aspettare? le sale da fumo non sono fatte per fumare? le sale da pranzo non son fatte per pranzare?

Noi lo guardammo sbalorditi.— Vi piace questa?A questa uscita noi applaudimmo.Ma era solo per scaldarci le mani. Poi

noi pure scoppiammo in una grande risata e ci allontanammo rialzando il bavero del sopra luto.

49

Page 52: Vm costa una (ira ma vale assai

el noster John

Quest chi per quant el sies sù per aria no’l s’è sgonfiò come un baloii pieu d’aria. Ciapen esempi quei eh’è men de nient chi s’binri sgonfiò de foeura e x>oeu de dent.

pensieri di una fumatrice.

La realtà che era nuda arrossi sino alla radice dei capelli.

Il buio fu trasportato d’urgenza al- l’ospedale perchè era pesto.

jx jxL’ orologio, impiegato statale, era

molto preciso.^ jx

Il destino, dopo un primo assaggio, fu dì nuovo bollito perchè era crudo.

jx j*Il minuto, spaccato, venne buttato

nella pattumiera.jx ^

La bellezza viveva ad Atene perchè era greca.

jxIl sonno, che era leggero, godeva cat­

tiva fama..A* ,At

L’adulazione fu espulsa dal locale per­chè era cortigiana.

el President dell’ O. N. B.

El timon de la barca di Balilla l’è tegnu fort de lu, con ferma man; e marcen via drizz che fan scintilla, i nost speranz d’incoeu e del doman.

Il ceffone che era sonoro fu scritturato dalla «Banda Manzoni».

jx jxIl tonfo girava per le vie come un

allocco perchè era sordo.jx jx

I nervi ogni volta che scorgevano un infelice davano in un pianto perchè erano sensibili.

j x jX

II bacio, che possedeva un tempera­mento erotico, era sensuale.

jx jtE il deretano, da giovane puledro qual

era, era da tutti ritenuto calciabile.jX JX

Il diritto dava lezioni di latino perchè era romano.

JX JXMolti correvano in cerca della vita

che era... ritirata.jx jx

Il tronco andò in clinica perchè, es­sendo annoso, aveva la gotta.

JX JX

Le radici non potevano mostrare le gambe perché erano pelose.

JX jXIl naso, letterato insigne, fu creato

Accademico perchè era dantesco.50

Page 53: Vm costa una (ira ma vale assai

fontana di Trevi

Ferveva il periodo dei ribassi ferroviari ed anche nel rione di S. Giovanni alla Ca­stagna, era giunta l’eco delle grandi facilita­zioni che le Ferrovie dello Stato concedevano a chi si recasse a Roma.

Giovanni Ferrascini, forte discendente di una forte dinastia di trafilatori ed assai noto per la sua avarizia, non era mai slato a Roma. Molte volte ne aveva sentito parlare ma egli più in là di Milano non si era spinto mai.

«Andare a Roma a fare? - diceva a sè stesso - Chi curerebbe la trafileria, che lavora giorno e notte, mossa dalle acque giallastre del Gerenzone? Chi vigilerebbe la perpetua produzione del filo di ferro, gloria e vanto della mia ditta?»

Giovanni Ferrascini non si fidava di nessuno; gestiva direttamente la sua azienda, scendeva a Lecco solo al "sabato e alla fine di ogni giornata faceva fare i conti al giovane e pallido ragioniere che, per trecento lire al mese, occupava le sue ore serali nell’ammi­nistrazione della trafileria.

«Andare a Roma a fare?» - ripeteva Ferrascini a chi gli chiedeva se non fosse stato mai punto dalla vaghezza di visitare la Città Eterna. « Ma non sapete che le Ferrovie concedono il ribasso del settanta per cento?» gli ripetevano gli amici. «Non sapete che Roma è il “caput mundi?. Che vi sono strade, chiese e palazzi mai visti in tutto il mondo? »

A furia di sentir ripetere queste cose successe, alla fine, che nella sua mente andò formandosi, dapprima vagamente, poi con maggior fermezza e precisione, l’idea di fare

quello che ormai tutti facevano : andare a Roma.

E parti.Una mattinata di settembre, in com­

pagnia del maestro elementare di S. Gio­vanni alla Castagna, dopo di avere affidato con cuore trepidante la vecchia trafileria alle cure del pallido ragioniere, partì per Roma.

La Città Imperiale lo stupì, lo meravigliò, lo entusiasmò; la sapiente guida del maestro gli illuminò la mente con le principali co­gnizioni storiche ed artistiche ed ogni sera Giovanni Fei rascini si ritirava all’ albergo, beato e contento di avere veduto cose sì nuove. Ogni notte però, prima di prendere sonno, ripensava alla sua trafileria, alle forniture da eseguire, al Gerenzone, al ragio­niere, ma poi si addormentava, stanco per le emozioni della giornata e sognava il Co­losseo, S. Pietro, Castel S. Angelo, che gira­vano, giravano ed avvolgevano filo di ferrò,filo di ferro, filo di ferro.....

11 giorno prima di ripartire il Maestro gli disse: “Oggi, caro Giovanni, andremo a vedere la Fontana di Trevi. La tradizione dice

51

Page 54: Vm costa una (ira ma vale assai

che buttando un soldino nella vasca si tornerà ancora a Roma,. “Un soldino?, disse Ferra­se li preoccupato e segui il Maestro. Davanti alla imponente massa d’acqua che precipitava rimase muto quasi fosse in estasi. Poi disse : « El par el Gerenzun quand che l’è pien; via che quell’acqua chè, l’èpiissè netta*. E sorrise. « Getti il soldino - disse il Maestro buttando per primo cinque centesimi nella vasca - ». «È proprio necessario?» - chiese sospettoso Ferrascini. - Ma, vedendo che il Maestro lo

incitava con lo sguardo e coi gesti, mise una mano nel taschino del panciotto.

Di soldini ne trovò uno solo e bucato, per giunta. Nella mente del trafiliere, nacque tosto un'idea luminosa. Si ricordò di avere per le tasche un gomiloletto di spago, portato per tutte le evenienze del viaggio. Legò allora il soldino ad una estremità del filo e, tenendo stretta fra le mani l’altra estremità, lanciò nell’acqua la moneta con un sorriso di beatitudine.

Hanna.

1

R o s s i .

Non esce mai di sera il nostro Kossi cascasse il mondo.(filando perciò tu vedi Rossi a sera allora nel bel tempo spera e spera.

Salvatore.

Le sue freddure agghiacciano, indifferentemente, ogni bevanda tepida O cabla oppure bollente,

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Page 55: Vm costa una (ira ma vale assai

Non è la concezione asimmetrica del po­stulato invadente l’alveo pleonastico, nè la catarsi spirituale e spuria che può conferire all’ufficio del critico l’anabasi coordinatrice dei problemi pirandelliani e la soluzione dei teoremi immanenti di Pitagora ed Euclide. No o signori. Lo spasimo è transeunte, è apocalittico. E come il pensiero è la sined­doche categorica e teoretica della funzione enfiteutica nel mondo della materia, così il teatro è la determinante e la derivante psi­copatica, calpurniana della stasi e della ra­dio-attività degli ormoni. Questo è lo scopo specifico del mio studio che tende a riallac­ciare il carro di Tespi al peritoneo basilare di ogni forma astrusa ma pure assiomatica nella sua espressione analitica, diuretica e molliente come il cerotto per i calli. La tra­gica visione di un mondo assoluto, circonciso nello evolversi progressivo di concetti pep- tonici, la visione tragica di sentimenti ruti­lanti come meteore nell’infinito, rispondono appieno alle esigenze paranoiche e trascen­

dentali della platea. Solo così il teatro supe­rerà la sua crisi, solo così non avremo più crisi del teatro. Ma se il concetto astruso ed enfiteutico dell’agnostico nelle finalità endo­carpe e parassitane sarà quello che avrà il sopravvento, certo allora avremo la fine sintomatica di ogni problema empirico che sconvolgerà il noumeno Kantiano, il pragmati­smo programmatico, l’oceano stellare, la carta patinata, la scuola tassidermica. Roswid, Plauto, Terenzio? Ah no, Giove porco. La sostanzialità blenorragica e postulante del pensiero sta al subcosciente come la prassi al microrganismo. 11 pedostatmo teatrale è la sintesi pirenoide dell’apofisi sconcertante ed aurea nel problema intimo della sessualità; è l’idolomanzia del pubblico soffocato dalla puzza dello stronzio in soluzione con l’acido solfidrico. Questo è il mio chiaro pensiero sulla crisi del teatro. Altro non aggiungo. Arrivederci signori. Tukul.

S p a r t a c o T o r r o n i .

S 3

Page 56: Vm costa una (ira ma vale assai

v ita e d o p e r edegli u o m in i illustri

Dante fa la Commedia(per la prima volta).

P e t r a r c a f a u n Sonetto.dis. di Convalli.

54

Page 57: Vm costa una (ira ma vale assai

0-9 a 9 /

9

V ' < t e s „ -

s t u de nt i(redazione studentesca del “ prodanselmo „ )

pan ia reiERACLITO.

Un filosofo famoso (cortamente catarroso)Ebbe a dir ohe, nel creato, "Tutto passa e ciò eh’è stato Si cancella, quasi fosse Scritto sopra all’acque mosse. Passa invero da Castello Il tramvai col campanello, Passa l’acqua sotto il ponte, Passan nuvole sul monte, Passa questo passa quello P C ssa il brutto e passa il bello Di studenti a lungo andare l_u speranza di passare Pur s’ invola e solo resta

Una zucca a mo’ di testa. Passan spesso - questo è vero A spazzarci il pozzo nero E ci portan lungi, tale Produzione cerebrale.Nella vita, o miei signori,

Sian le gioie che i dolori "Tutto passa, ce l’ha detto Quel filosofo perfetto.IS/la una cosa invero esiste Che nel tempo ognor persiste: Ciò che a noi non passa mai Son di storia (oh tristi lai) L’ore lunghe; e sol ci resta Appoggiando giù la testa,Di dormire sonni eterni Sopra i libri e sui quaderni!

Wlatjsi.

prof. Pattar ino

P r o f . C . P O R M A G G I A

Goms si prosciuga un cervello

in una lezione

Collana: «OMNIA»

Prof. TROVATI

1000 Ricette per la confezione

del coriandolo

Collana:STORICA

» L -L - ilW jg,,55

Page 58: Vm costa una (ira ma vale assai

Prof. Copeifi

Dante, Petrarca, Tasso e cosi via Egli ti spiega con gran maestrìa, Ma con la " m o r e s in a ,, del parlare La barba lino ai pie’ ti fa arrivare.

Tele Radio-Liceo

Ore 8.25. — Grande concerto campa- nellistico diretto dalla Signora B. Della.

Ore 8.30. — Prof. Pattarino: saggio in anglo-italiano di dramma rmnoriguaitofonico con cacofonie e spruzzi diversi.

Ore 9.30. — 11 Prof. Persi parlerà sul tema: «Unità metafisica ed etica di filosofia, storia civile, storia letteraria, sport, arte e chi più ne ha più ne metta».

Ore 10.30. — Commedia in tre atti di Ireneo Coppetti: «.Il Medeghino in pasto al pubblico ».

Ore 11.30. — Addormentamento generale a base di letture filosofiche eseguite dal pro­fessor Pandolfi.

Ore 12.30. — Segnale orario.

Ore 12.31. — Ganti, danze selvagge, urlo del Guatemala e fine della trasmissione.

Confidenze sottovoce2 )i 6asi, m etalloidi e metalli,

d i minerali, rocce e d i cristalli, tu ognor m i p a r li e non t i se i accorta cße a me, d i quella roda, nulla importa.

O vo i poeti e prosator £ati?ii, certo i vostri lavor sono d ivin i: dovevate però, p e r p iù decoro, tram andarci un 6ar6ier insiem con loro!

^Professoressa, con l ’algeßra invano le mie m eningi vu o i sfruttare ancora; cße, con l ’ insegnamento tuo inumano, a prosciugar1 la testa 6asìa u n ’ora !

2>i sensazioni e d i ragionamenti, mio professor, m i v a i parlando ognora. 3Yla te, cße a d alta voce m i tormenti, io, sotto voce, mando alla m alora!

Theabert.

Prof. Persi

Abi ! quante volte ai miseri Narrar la storia imprese E sull’eterne pagine Ognun credè sognar.

56

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lettera di un licealeChe dirotti Giorgion mio caro delle ma­

ravigli osissime nonché bazzose innovazioni che ne’ licei nostri eh'a palazzi Beigioioso stanno, far si vogliano?

Quali ben adatti motti gli Iddìi olimpici a me, misero tra miserrimi mortali, porran sul labbro onde degnamente co’ fronzoli e ca­chinni e nappette eh’a liceali s’addicono, ti possa sì fatte cose narrare?

Tu dei saper, compagnon gioioso de li sollazzi miei carissimo, dei saper eli’ onde de­gnamente spaziosa e lussuosa abbien li Musei maravigliosissimi nostri gloriosi pe’ le teste delti Manzoni e delli Stoppani d’anco, la sede de’ licei con i banchi, le bidelle co’ le pupaz­zetto abbracciate e li gabinetti carini ove vol­tarsi non puossi e restar devesi co’ tutte le proprie cosucce discinte, andran fra picciol lasso di tempo in altro loco che fu già ele­mentare iscola e, ne’ remoti tempi, quando

vivean le Lucie' Mondelle, nobil e vezzosa' filanda.

Checché ne sia in quel loco certo su muri, come quivi ne’ palazzi de’ Beigioioso, non saravvin virgule et pupazzetti ed anche sconcezzuole eh’a Licei scientifici dottissimi non addiconsi; sibbene ne V antiche filande altrimenti dette de’ «Corti», giungerà alle nari dolce e malioso il profumo delle filan­diere antique che pensar faracci all' eccelso Manzoni e alti promessi nonché sospirati sponsali.

Ohimè! non pensi tu Giorgion da li baffi alla moschettiera a mo’ di cavatappi, le gioie e li tripudi anco di siffatti]lodevoli ri­cordi de’ classici nostri che in tal filanda - in iscola mutata - correranci alla mente?

Al gaudiosissimo pensiero di siffatte tri­pudiose rievocazioni, bacioti su li guancion de le feste rubicandetti e stringendoti amples- suosamente al li petti miei odorosi, osannar permettami a chi le potestati tiene.

Aff. Wlaysi.

Dovunque ei fu : in Sicilia, A Lecco ed a Castello,A tutti egli profuse I frutti del cervello.

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57

Page 60: Vm costa una (ira ma vale assai

e porca miseridJl il civico tram.Mi piace la Ungaci che cuce e che tagliami piace la gentedal culo di paglia;mi piace il catrame che tura la fallami piaccion le zuccheche stan sempre a galla,mi piaccion le testese fatte a succhino.mi piace la gigami piace il clarino.Mi piace il salame mi piace il certame mi piace gioire mi piace soffriremi piace la mano che cerca e che tasta. mi piace il cosciotto mi piace la pasta, mi piace... e poi basta.

che fan srr... err... dan, 58

Mi piace il purillo, mi piace il birillo, mi piace il buon riso, mi piace V uccello del paradiso.Mi piace chi mangia e chi beve a maccami piace il torellomi piace la muccama più di tuttomi piace il buon vinoe quelli che fingon di fare il cretino.Ancora mi piace chi ride e chi salta,mi piace il frontondella Croce di Malta,mi piace chi aspettala santa crocettami piaccion banane,mi piaccion le uova,mi piaccion gli omettidi Porta Nuova;mi piaccion le cose

LA VECCHIA SIQNORA.

Page 61: Vm costa una (ira ma vale assai

l’amore in quattro tempi

Page 62: Vm costa una (ira ma vale assai

briciole di storiaCassio e Bruto

La storia Romana ricorda le figure di questi due celebri uomini con brevità di par­ticolari, ma illustrando la loro vita con aned­doti gustosi.

Cassio, uomo di gran mondo, si era reso tristemente famoso per i suoi scherzi di cat­tivo genere. Tant) si diffuse La sua fama che, in breve tempo, venne in uso di chiamare “ scherzi del Cassio „ ogni atto di spirito poco riguardoso e scocciante.

Bruto invece era noto per la sua forza ed era molto amato, perciò, dalle donne, Le quali andavano a gara nel farsi abbracciare da Lui. Egli fu l'ideatore di quel modo d’a­mare che fu poi universalmente conosciuto col nome di “ amore brutale „.

Tanto Cassio quanto Bruto, vissero con­temporaneamente nel 1" secolo A. C. e, dedi­catisi alla vita politica, furono poi reciproci rivali.

Mentre Bruto era in auge, i suoi partigiani eressero una statua in suo onore. Ma gli amici di Cassio, che segretamente congiuravano, nottetempo decapitarono La statua di Bruto, sostituendone il capo con quello raffigurante il loro amico.

Ed il mattino seguente i cittadini videro c sì la statua di Bruto con la testa di Cassio.

Geroglifici.

Dimmi un po’: m a r ito si scrive con un corno o con due ?...

Masclierpa ai campionati s’ è fatto molto onore ; non si può dir d ie sia campion... senza valore.

storiellelecchesi

I filodrammatici (non soltanto quelli odierni), ne hanno sempre prese delle gaffes! Un paio di dozzine d’anni fa Peppel (altro inguaribile filodrammatico, ruolo di sugge­ritore) venne assunto quale rammentatore per una recita di beneficenza che si dava da un gruppo di dilettanti neljteatro di Mandel lo. Il protagonista era un giovane brillante che fece furori. Dopo la recita il Peppel fu pre­sentato a costui e il presentatore chiese: « 0 Peppel che ne dici?» Peppel imperturbabile, squadrando l’attore: « Minga mal: s’el va, innanz insci et farà carriera!»

Risate generali.Peppel rimase confuso.— Bestia - gli sussurra l’amico - non

sai che è Armando Falconi?.* **

II sig. C. si reca daljnedico.— So che, sciur dutur, perchèjne doeur

i «utensili»Si dice che il medico sia rimasto male

quando il cliente, invece di spogliarsi - come egli lo aveva pregato - spalancò la bocca.

60

Page 63: Vm costa una (ira ma vale assai

Per «utensili» egli intendeva dire le» tonsille».

■ ■C’è un tale, a Lecco, che ha la mania di

parlar in italiano. Un giorno un amico lo incontra in stazione e gli dice:

— - Devo portare questo pacco a Milano. Sai dov'è la via tal dei tali?

— Sì - risponde l’altro - è nelle con­concomitanze di Porta Fanciulla.

■ ■Un commediografo concittadino dopo aver;

dato in lettura il copione di un suo dramma a un critico gli chiede:

— Vorrei sapere il tuo parere...■— Non vale un fico - risponde subito

V altro.— Che il tuo parere valga un fico, lo

sapevo. A me interessava - aggiunge il com­mediografo - il tuo parere sulla compagnia alla quale potrei affidare il mio lavoro.

■ B

— Pronto? Chi parla?— Teatro Sociale.— C’è rappresentazione stasera?— Si « Lohengrin » con Tofano Bissone

De Sica.— È una compagnia d’operette??...

il prof. Michelidel Trio di Lecco

Per quanto se lo ineriti non gli facciata soffietto, anclie per non offendere gli altri del terzetto.

p a l l o t t o l i e r e1 solo è il modo per stare allegri : leg­

gere il Prode Anseimo.2 schiaffoni dati a tempo sono sempre,

non c’è, che dire, una bella affermazione.3 son le cose che piacciono a me: la fac­

ciata del grande Albergo di Piazza Garibaldi, la pavimentazione di Via Visconti ed i pro­fumi di via Poma.

4 gatti, di solito, sono quelli che assistono alle migliori rappresentazioni drammatiche al Teatro Sociale.

5 sono i sensi: il buon senso, il doppio senso, il senso vietato, il senso unico e il sens-azionale.

ti proprio un ingenuo se, per passare l’Adda, aspetti che sia fatto il nuovo ponte!

7 in gondravvenzione - disse il vigile al pedone.

8 è la metà di sedici. Alle persone magre diremo perciò : hai un bell’ 8.

9 sono le muse. Giovanotto, lo dice lei; se aggiunge la muse-mola e la corna-musa diventano 11.

10 e dieci - rispose il vigile distratto a un signore che nel tardo pomeriggio gli chie­deva l’ora precisa.

— Lo sai perhè il T P rodan sc lm o non sfottepiù Salvatore?

_ 9— Non c’è più gusto. Oramai ha fatto

il callo.* 6 1

Page 64: Vm costa una (ira ma vale assai

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Page 65: Vm costa una (ira ma vale assai

tangok nock-out

a Dridrj <■>

Mi piace tanto il tuo bendaggio purché duro E i tuoi guanti di 6 once (non di più).

Adoro, sai, adoro l'uppercut Quando lo piazzi forte e senza soste Fracassi a ll’ avversario almen due coste.

Mi piaciQuando hai l'occh io tumefatto E i lividi, sul viso, rossoblu ;Ma ancora godo, godo ancor di più Quando tu perdi sangue da ogni lato

E quasi non puoi più tira re il fiato Per un diretto, oppur anche perchè Than rim bam bito un destro ed un crochet,

Ma l’ altra seraMi fece il cuor contentoUn cazzotton che ti colpì sul mento.Tu stralunasti gli occhi mollemente,Senza capir più niente, lo credo che, allora, intorno al ring Tu non vedessi che cazzotti e swings. Son perfida, lo so: ma fu sì grande

La gioia mia in quel momento (Tu mi conosci e devi perdonare Lo sai che più d'un mese Nessuno posso am are)

Che cinsi tra le braccia (che effusionel) Un ragazzone biondo

Seduto accanto a me su nel loggione, Tu barcollasti semincretinito.La tua faccia sconvolta Ancor l'ho impressa qui;Tra noi tutto è finito, mio Dridrj.Tu ben lo sai che il mìo giovin cuore Non tollera che il cuor d’ un vincitore.

Oh mi piaceva tanto Il tuo bendaggio duro E i tuoi guanti (6 once non di più!). Oh cieli Come adoravo il tuo uppercut Quando il piazzavi forte e senza soste Tu fracassavi a ll’ altro almen due coste,

la donna del bendaggio.

(!) Dridri è il vezzeggiativo di moda tra i pugili.

5 7

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Se Chiappa t’ appioppa al mento nn diretto, fai un voletto qual fossi loppa.

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Pare un mulino a vento quando in combatti mento tira dei cazzottoni.Perciò tutti lo pregano di s t a r e 6 o n a . . . . nomi.

ILPRESIDENTE DEL GRUPPO PUGILISTICO A. LOCATELLI

Ecco 1’ amico Nobili che noi teniam da conto perchè, per ragion ovvia, ne abbiamo il tornaconto.

Page 67: Vm costa una (ira ma vale assai

piccola posta

C. C. Lecco. — Abbiam ricevuto ma non pubblichiamo. Cosa crede che siamo? Di stupidi argomenti ne abbiam tutti i momenti.

Il nostro fornitore è un barbitonsore eccellente. L’Ettore. Come niente gliene infila dieci, cento, a gradimento. Quanto al lavatoio è un’esedra. Si potrebbe sì rappresentar la Fedra di Racine. Ma, giovanotto, pensi un momento, il monumento dove lo mette ?

A. B. Lecco. — Che fesserie ci va con­tando? Chi gliel’ha dette? Dove, ma quando? Sarebbe come dire (questa è bella), che lo Sci Club e Sei han fatto comunella.

N. N. S. Giovanni. — Non possiamo dirle nulla. Che le frulla per la testa? Sua moglie lo tradisce? 0 è un dubbio?! Non lo sa? Vuol proprio della cosa fare pubblicità? Ma lei è coca nato. Acquisti una cintura (capito?) di misura. Applichi e chiuda, non faccia il fregnone e butta la chiave nel Gerenzone. !

C. D. Lecco. — Abbiam nulla in con­trario. Solo le osserviamo che la proposta è vecchia quanto La secchia rapita. La risposta che le diamo è questa. Il progetto del pian regolatore è stato fatto duegent’anni fa. Da allora non si fa che rifarlo. Quando s’at­tuerà? Che fesso 1 E chi lo sa? Passerà certo più di mille e un anno, ma il pian regolatore no’l faranno.

Turista. — Vuole da noi consiglio? Non possiamo. Sfogli un fiore e ripeta : non la piglio, la piglioI.... Ma poi sarà come Dio vorrà. La stagione migliore per visitare Lecco ? Ecco: tutto l’anno. La foggia degli abiti? La servo in un momento: parapioggia e para­vento.

Un fesso. — Ah lei ci prega d’esser messo in vista?! E vuole anche la caricatura, ma fatta, per di più, con molta cura! Gran brutta cosa, sa, è l’ambizione. Non so chi ci trattenga dal pubblicarle il nome! La sua caricatura? Un gran testone d’asino, ma fatto di cartone, che andrebbe esposto .in piazza o meglio sul «Cantone.»

Fidanzata Lecco. — Non parleremo affatto stia sicura. Ancora ha paura? Lei che ha messo in terra un battaglione pare s’affanni per battere un..... fregnone.

Giovane signorina. — Nei salotti nove­cento occorrou piante grasse. Quante? Tante. Tu vorresti una cosa originale? Se te la suggerisco tu mi credi? E alior metti nel vaso, la pianta.... dei tuoi piedi.

mt. 1,57 s. I. m.

Quest chi r è vun de quei eh’ el porterà inai dì L>e avè (pur iu metafora)to cc à ’1 c ie l con i d ii.

65

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Tu vai dicendo - o flore d’erbe ciliare - che presto presto ti dovrai sposare.Sarà; ma quello sposo che hai trovato, dimmelo in confidenza, l’hai sognato?!

T’ho visto l’altra sera - o fior di spina - che compravi la cipria la più fina..Ma, fuori della porta, ho poi trovato la macchina del gonzo che ha pagato.

Un giorno mi dicesti - o fior di rosa - ti giuro t’amerò, sarò tua sposa.Solo un mese è passato e non so più dove diavolo mai sia andata tu!

Se un attimo è la vita - o fior di viola - e il tempo vola,è meglio borbottare un miserere e poi... godere!

Il tuo viso divino - o mia Clemenza - sembra fatto con petali di rosa; invece m’hanno detto, in confidenza, che tu lo fai con cipria alla mimosa!

Il tuo bacio fremente - o fior (li sole - m’ha lasciato un sapor come di viole; ma vana mia illusion, egli era dato dal rossetto che il labbro m'ha sporcato.

Quante volte ho sognato - o fior d’estate - quelle tue lunghe ciglia vellutate...Ma ieri m’hanno detto ch’ogni sera, tu le riponi nella gioielliera.

«Oh, me infelice, cos’è mai la vita!» sospirava Maria mesta e contrita...K nel frattempo si chinava lesta a levarsi dal piè la scarpa destra. (■>

(1) Il lettore di buona volontà tolga la r e avrà una rima perfetta. Se ciò non gli aggrada non sappiamo proprio che farci.

(n - d - r .

Passen i ami, ma lu l’è semper quel

el noster Piero, artista de cartel!.67

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m i s c e l l a n e a

di fiore in fioreSÌ dice (ma non è vero)

. . . . che un loquace cameriere di un— Che differenza c’è tra uno spazzolino

dei denti e un elefante?Silenzio imbarazzante.— Lei non sa la differenza?— Io no.— Ah lei non sa la differenza tra -uno

spazzolino da dente e un elefante?— E allora vuol dire che se lei domani

va in un negozio, chiede uno spazzolino e le danno un elefante lei se lo mette in tasca e non si accorge di nulla!

caffè cittadino, da quando i Rosso-bleu sono andati in ribasso, non parla più... nè di Berto, nè di filare...

.... che il proprietario di un noto Caffè cittadino, quando la Juventus perde, arrotondi i suoi proventi. C’è infatti uno dei suoi camerieri che salta il pasto dalla... consolazione!

.... che al Caffè teatro ci sia sempre al lunedì una gran baraonda, specialmente quando vi si trovano certe nobiltà., du Port.

* .... che sul campo dell'A. C. Lecco,All’ Ospedale di Lecco si presenta un

giorno una signorina con un polso fratturato, la quale dice at Direttore: «Professore, guardi che cosa ho. Mi sento la mano «tutta stupida. »

E il Prof. Pensa, bonariamente: «Non badi, signorina, è una sineddoche: «la parte per il tutto.»

anche senza dover seguire sempre il giuoco, si è preavvisati dei momenti più salienti, da certi che che calciano a tutto andare.

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