Vivere ciò che si dice

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Vivere ciò che si dice Mc 10:43 chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; 44 e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. 45 Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti». Che Cosa significa servire una congregazione? 1) Esiste un significato deteriore di servizio, che implica l’essere alla mercè dei capricci di qualcun altro: ebbene tale significato lo lascerei subito da parte: la congregazione non deve servire a legittimare i capricci di nessuno. Mi pare che su questo non debba spendere parole. 2) Esiste poi un significato esplicito di servizio: ciascuno di noi può scegliere di mettersi a servizio del prossimo soddisfacendone le richieste ed i bisogni. Qualcuno ci chiede esplicito e inequivoco aiuto in merito a una questione qualsiasi e noi decidiamo liberamente di disporci a servizio di questo qualcuno. La comunità tutta può delegare la propria volontà di servizio ad attività di beneficienza attraverso il Progetto Colomba e/o chiedere a qualcuno dei ministri conforto spirituale o maggiori informazioni rispetto a questo o a quel tema. 3) Ma se una indicazione di servizio non fosse esplicita, ma implicita? Se non fosse chiaro ciò di cui l’altro ha bisogno? In questo caso dobbiamo renderci conto che noi serviamo prima di tutto una Idea, e che questa idea si concreta nel nostro stile di vita e nel nostro

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Vivere ciò che si diceMc 10:43 chiunque vorrà essere grande fra voi,

sarà vostro servitore; 44 e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo

sarà servo di tutti. 45 Poiché anche il Figlio dell'uomo

non è venuto per essere servito, ma per servire,

e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

Che Cosa significa servire una congregazione? 1) Esiste un significato deteriore di servizio, che implica l’essere alla mercè dei capricci di qualcun altro: ebbene tale significato lo lascerei subito da parte: la congregazione non deve servire a legittimare i capricci di nessuno. Mi pare che su questo non debba spendere parole.2) Esiste poi un significato esplicito di servizio: ciascuno di noi può scegliere di mettersi a servizio del prossimo soddisfacendone le richieste ed i bisogni. Qualcuno ci chiede esplicito e inequivoco aiuto in merito a una questione qualsiasi e noi decidiamo liberamente di disporci a servizio di questo qualcuno. La comunità tutta può delegare la propria volontà di servizio ad attività di beneficienza attraverso il Progetto Colomba e/o chiedere a qualcuno dei ministri conforto spirituale o maggiori informazioni rispetto a questo o a quel tema.3) Ma se una indicazione di servizio non fosse esplicita, ma implicita? Se non fosse chiaro ciò di cui l’altro ha bisogno? In questo caso dobbiamo renderci conto che noi serviamo prima di tutto una Idea, e che questa idea si concreta nel nostro stile di vita e nel nostro comportamento. Impersonare la persona spirituale che verbalmente diciamo di voler essere, già solo questo sarebbe un ottimo obiettivo. Noi non siamo come coloro che vanno ad infilare rivistine sotto l’uscio o che trattano la fede come un prodotto commerciale da rifilare porta a porta. L’atto rivela lo Spirito. Questa è una nostra profonda credenza. Per servire i valori UU dobbiamo anzitutto viverli, nell’incrollabile fiducia che possano trasparire dai nostri atti, dal nostro modo di pensare, dal nostro modo di relazionarci col prossimo. Il maggior servizio che possiamo fare allo

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UUismo è farlo vivere e farlo conoscere nella società di oggi attraverso la nostra semplice presenza, la serenità che abbiamo acquistata attraverso esso, lo Spirito di cui ci nutriamo con esso. In questo senso una delle cartine di tornasole che possiamo utilizzare per vedere quanto stiamo mettendo in atto questo processo è chiederci quante persone del nostro circondario sappiano del nostro essere UU e ci abbiano restituito interesse. Evitiamo gli estremi, se non lo sa nessuno dovremmo porci qualche domanda sulla ragione del nostro silenzio, se lo sanno tutti forse rischiamo l’eccesso opposto. Ma in quella sana via di mezzo di aristotelica memoria noi dobbiamo impegnarci ad essere il tramite dell’Idea, a farla rilucere con chi ci sta attorno e a farla splendere. E come fare? Addestrando dei piccoli soldatini della fede, o facendo convention per il miglior venditore del mese? Non è nostro spirito. Si tratta di impegnarci a star bene con noi stessi. Il sorriso sulle labbra che deve essere la cartina tornasole del vostro essere UU, quel carisma, quel profumo spirituale che deve trasudare da ogni vostro singolo atto, deve essere sincero, e per essere sincero deve essere compreso e coltivato. Quindi le domande che ogni giorno devo farmi è, sono pronto ad essere UU? In agenda questa settimana ci sono Priestley e Paleologo, chi sono? Che cos’han fatto? Ne ho compreso l’impegno? La congregazione ha dei bisogni? Posso dare la mia disponibilità per il sito, o per qualche altro progetto? E Lidwine la bambina che sostengo con i confratelli in Congo come sta? Sono pronto a rinunciare al maritozzo alla crema per sostenerla? E quel collega che fa il bullo con gli amici sparando a zero su gay ed immigrati, sono pronto a contrastarlo pacificamente? Quale potrebbe essere una azione efficace? Un litigio pubblico non mi renderebbe molto diverso da lui, quali potrebbero essere gli spazi d’azione che ho per servire le idee di accoglienza e tolleranza? Il ministro mi parla di accoglienza ma io gli juventini proprio non li sopporto, come posso lavorare su me stesso per accoglierli? Il ministro mi parla di pratica e io non prego/medito da quando è caduto il muro di Berlino, come posso fare per invertire la tendenza? Solo un esame continuo proficui e costante di queste domande può darmi una idea effettiva del mio stato di servizio. Per poter servire basta dunque un poco di coerenza tra i piedi e la lingua, che vi impegniate ad essere il quanto più possibili lineari e costanti con voi stessi. Solo questo? Se vi ponete questa domanda significa che non avete esperito quanto possa essere esigente la

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coerenza, che in realtà buona parte del peso di essa rimane sulla carta ma non pervade la vostra vita. E’ un po’ lo stesso discorso che si fa per i Principi, chiunque vi dica che sono solo belle parole, è perché non prova la costante difficoltà quotidiana di vivere attraverso esse.4) Basta questo? Se davvero ci disponessimo a metterlo in atto, la luce che trasparirebbe dalla nostra vita potrebbe essere un faro che guida e riscalda la vita di molti senza che noi ci disponiamo ad ulteriori campagne promozionali della fede. E se nessuno ci si fila? Anzitutto è una domanda mal posta, poiché così come non possiamo andare tra la gente a vendere rivistine porta a porta, non possiamo nemmeno distribuire questionari di gradimento facendoci dare il voto. Noi serviamo una idea, l’idea UU in un luogo difficile, l’Italia e in un tempo difficile, l’epoca dei populismi. Come direbbe il Maestro (Gesù) nostro compito è vegliare, perché non sappiamo quando l’ora arriverà ma dobbiamo tenerci pronti ad essa. Dobbiamo rappresentare nella mente dei piccoli tamarrini dispensatori d’odio l’idea che un’altra strada è possibile e che noi la stiamo vivendo. Non ci daranno mai esplicita ragione, ma il seme del nostro sorriso continuerà a lavorare, e potrà essere per loro, prima o poi, fonte di riscatto. E poi cosa vuol dire “ci si fila?” Pensate a quanti abbian dato soddisfazione a Gesù, morto solo sulla croce o a Ferenc David, che financo per sapere che faccia c’avesse dobbiamo copiare quella di Liszt. Eppure sono entrambi fondamentali per il nostro sentire di oggi, così come il nostro operato può essere importante per gli UU di domani

E allora facciamolo quest’uomo, capace di vivere la vita spirituale che professa, lasciando che l’idea di essa traspaia dai propri atti a beneficio dei fratelli

Amen Rob