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POLITECNICO DI TORINO Innocenti Federico S241531 VILLA DALL’AVA – REM KOOLHAAS SCOPERTE INASPETTATE Era un tranquillo pomeriggio estivo nella periferia parigina e un gruppo di ragazzi, pressoché adolescenti, stava percorrendo la strada di ritorno verso casa, dopo aver terminato le lezioni. Ector, il più estroverso e creativo del gruppo, tra una risata e l’altra, scorse dopo una curva, un muretto di recinzione particolarmente decorato e dai colori sgargianti, in netto contrasto con il contesto; ne fu inizialmente colpito ma, guardando con più attenzione e volendo oltrepassare visivamente il confine che divideva da dove era a ciò che lo aveva così incuriosito, notò una serie di grandi vetrate orizzontali apparentemente sospese nel vuoto, ma a causa della sua minuta altezza non gli era possibile vedere al di sotto di una determinata linea visiva. Sconsolato per la sua impossibilità di poter osservare oltre, riprese il suo tragitto finché, continuando a guardare sempre in direzione di quel qualcosa che gli faceva suscitare domande e curiosità, vide una breccia in quella infinità di mattoni allegramente colorati. Si fermò e davanti a lui apparve una immagine molto particolare, la serie di finestre da lui tanto evocativa era solo il contatto visivo con l’esterno, la vera anima di ciò che lo aveva rapito è dietro, all’interno, come se si volesse proteggere qualcosa. Questa percezione è stata fisicamente rappresentata come un rettangolo, sorretto, o meglio appoggiato su pali minuti, esili, con un andamento tutt’ altro che regolare e a cadenza precisa, come fossero tanti alberi, regalando l’idea che quasi fluttuasse. Questa visione disturbò Ector a tal punto da evocargli il suo ultimo ricordo in compagnia del padre, proprio in un bosco, in cui avevano costruito una casetta sull’albero. Involontariamente gli venne spontaneo avvicinarsi sempre più, fino ad oltrepassare la soglia tra le due realtà, finché non udii una voce femminile e rilassante, che con modi particolarmente materni chiese: “Ciao giovanotto, hai bisogno?“ Ector sobbalzò e tornò in sé e con maniere educate, si scusò e se ne andò, la signora lo fermò e vedendo la curiosità negli occhi del ragazzo lo invitò ad entrare. Nel momento in cui il ragazzo oltrepassò la soglia gli sembrò di entrare in un altro mondo, esterno da quello reale finché finalmente riuscì ad

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POLITECNICO DI TORINO

Innocenti Federico S241531

VILLA DALL’AVA – REM KOOLHAAS

SCOPERTE INASPETTATE

Era un tranquillo pomeriggio estivo nella periferia parigina e un gruppo di ragazzi, pressoché adolescenti, stava percorrendo la strada di ritorno verso casa, dopo aver terminato le lezioni.

Ector, il più estroverso e creativo del gruppo, tra una risata e l’altra, scorse dopo una curva, un muretto di recinzione particolarmente decorato e dai colori sgargianti, in netto contrasto con il contesto; ne fu inizialmente colpito ma, guardando con più attenzione e volendo oltrepassare visivamente il confine che divideva da dove era a ciò che lo aveva così incuriosito, notò una serie di grandi vetrate orizzontali apparentemente sospese nel vuoto, ma a causa della sua minuta altezza non gli era possibile vedere al di sotto di una determinata linea visiva.

Sconsolato per la sua impossibilità di poter osservare oltre, riprese il suo tragitto finché, continuando a guardare sempre in direzione di quel qualcosa che gli faceva suscitare domande e curiosità, vide una breccia in quella infinità di mattoni allegramente colorati.

Si fermò e davanti a lui apparve una immagine molto particolare, la serie di finestre da lui tanto evocativa era solo il contatto visivo con l’esterno, la vera anima di ciò che lo aveva rapito è dietro, all’interno, come se si volesse proteggere qualcosa.

Questa percezione è stata fisicamente rappresentata come un rettangolo, sorretto, o meglio appoggiato su pali minuti, esili, con un andamento tutt’ altro che regolare e a cadenza precisa, come fossero tanti alberi, regalando l’idea che quasi fluttuasse.

Questa visione disturbò Ector a tal punto da evocargli il suo ultimo ricordo in compagnia del padre, proprio in un bosco, in cui avevano costruito una casetta sull’albero. Involontariamente gli venne spontaneo avvicinarsi sempre più, fino ad oltrepassare la soglia tra le due realtà, finché non udii una voce femminile e rilassante, che con modi particolarmente materni chiese: “Ciao giovanotto, hai bisogno?“ Ector sobbalzò e tornò in sé e con maniere educate, si scusò e se ne andò, la signora lo fermò e vedendo la curiosità negli occhi del ragazzo lo invitò ad entrare.

Nel momento in cui il ragazzo oltrepassò la soglia gli sembrò di entrare in un altro mondo, esterno da quello reale finché finalmente riuscì ad avvicinarsi a quel elemento che lo incuriosiva così tanto. La signora lo invitò a entrare, come buona padrona di casa gli offrì una tazza di thè e si incamminò facendo cenno di seguirla. Non appena fu entrato nell’abitazione notò immediatamente una grande parete curva, la sfiorò e proseguì dritto guardando verso sinistra e ammirando ciò che da quelle immense vetrate si poteva intravedere.

Vide di fronte a sé una scala, chiese gentilmente alla signora dove portasse e lei rispose: “Vieni, ti faccio vedere una cosa che ti piacerà”. La percorsero e Ector si ritrovò all’interno di uno spazio anch’esso rettangolare, riconobbe che era uno spazio simile a quello da lui tanto contemplato all’esterno, si sentii bene. Si girò e vide un enorme “acquario” terso e brillante, che rifletteva la luce solare, ne rimase estasiato e stupito; la signora intervenne esortando: “Ti piace? è la piscina sul tetto”, Ector annuì e le chiese se sarebbe potuto andare a vederla, ovviamente la signora accettò.

Salirono una ennesima scala, questa volta più piccola e arrivarono sul tetto; la visione fu quasi surreale, il sole stava tramontando, la piscina era lunga e limpida, il vento increspava l’acqua e la visione era perfetta per ammirare la Tour Eiffel.

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Ector rimase qualche minuto a contemplare e “vivere” ciò che in quel pomeriggio aveva vissuto, le emozioni che quel luogo gli aveva scaturito semplicemente entrando in una diversa realtà. Soddisfatto della giornata, ringraziò la signora, ripercorse il tragitto e uscì dalla proprietà. Si giro un’ultima volta per ammirare quella “architettura” e si riunì con i suoi compagni per tornare a casa, consapevole di essersi arricchito interiormente.

Bibliografia multimediale:

http://www.archidiap.com/opera/villa-dallava/

https://www.youtube.com/watch?v=9e7sT8sCc1k (Rem Koolhaas - Villa Dall'Ava)

http://veronicapesce.blogspot.it/2012/04/lente-dingrandimento-villa-dallava-rem.html

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