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VITTORE BOCCHETTA Un testimone dei lager nazisti Venerdì 24 gennaio, nella scuola Vittorio Betteloni, si è tenuto un incontro per le classi terze con Vittore Bocchetta, un uomo di 95 anni che ha vissuto la seconda guerra mondiale da protagonista come antifascista e sopravvissuto ai lager nazisti. Nel periodo fascista Vittore viveva a Verona ed era uno dei capi del movimento antifascista veronese. Scoperto e arrestato, il 5 settembre del 1944 fu deportato nel campo di concentramento di Flossemburg da dove, il trenta settembre del 1944, fu definitivamente deportato a Hersbruck. Bocchetta ha definito questi campi di concentramento dei veri e propri inferni, rafforzando questa affermazione citando la frase ”lasciate ogni speranza o voi che entrate!” tratta dalla Divina Commedia. Ci ha raccontato gli orrori che ha visto e subito insieme a milioni di altri deportati; di come, in poco tempo, da persone con una propria identità essi siano diventati dei semplici numeri; delle torture fisiche e psicologiche che vivevano ogni giorno. Nei campi non si pensava se il giorno seguente si sarebbe sopravissuti, ma se si sarebbe arrivati a sera. Il clima era ostile e tra i prigionieri non c’era solidarietà: ci si rubava a vicenda il tozzo di pane e di fronte ad un compagno morto ci si preoccupava di procurarsi la sua razione di rancio, una poltiglia insapore e con pochissime calorie. I prigionieri così

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VITTORE BOCCHETTA Un testimone dei lager nazisti

Venerdì 24 gennaio, nella scuola Vittorio Betteloni, si è tenuto un incontro per le classi terze con Vittore Bocchetta, un uomo di 95 anni che ha vissuto la seconda guerra mondiale da protagonista come antifascista e sopravvissuto ai lager nazisti.

Nel periodo fascista Vittore viveva a Verona ed era uno dei capi del movimento antifascista veronese. Scoperto e arrestato, il 5 settembre del 1944 fu deportato nel campo di concentramento di Flossemburg da dove, il trenta settembre del 1944, fu definitivamente deportato a Hersbruck. Bocchetta ha definito questi campi di concentramento dei veri e propri inferni, rafforzando questa affermazione citando la frase ”lasciate ogni speranza o voi che entrate!” tratta dalla Divina Commedia. Ci ha raccontato gli orrori che ha visto e subito insieme a milioni di altri deportati; di come, in poco tempo, da persone con una propria identità essi siano diventati dei semplici numeri; delle torture fisiche e psicologiche che vivevano ogni giorno. Nei campi non si pensava se il giorno seguente si sarebbe sopravissuti, ma se si sarebbe arrivati a sera. Il clima era ostile e tra i prigionieri non c’era solidarietà: ci si rubava a vicenda il tozzo di pane e di fronte ad un compagno morto ci si preoccupava di procurarsi la sua razione di rancio, una poltiglia insapore e con pochissime calorie. I prigionieri così

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malnutriti non avevano le forza per lavorare e il freddo e la neve non giovava vano certo alla salute. Vittore ci ha raccontato tutto ciò con molta semplicità, senza alcuna fatica nel ricordare, perché quegli orrori vissuti sulla sua pelle non lo abbandoneranno mai. Ecco il vero scopo della giornata della memoria: non dimenticare, per non ripetere gli errori del passato. Oggi Bocchetta è un arista affermato, disegna, scolpisce e scrive. Attraverso queste forme d’arte esprime i propri pensieri e i propri ricordi; sembra quasi che imprimendoli sulla carta e sulla pietra, voglia farli sopravvivere a se stesso, renderli eterni e farli diventare patrimonio dell’intera umanità.

AURORA DI MARTINO, CLASSE 3 L

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VITTORE BOCCHETTA: UNA VITA PER RICORDARE Vittore Bocchetta, famoso artista e scrittore,è uno dei reduci più conosciuti della

seconda guerra mondiale.

Bocchetta nasce a Sassari il 15 Novembre 1918,sin da piccolo,racconta, è sempre

stato ribelle,anticonformista,si opponeva alle regole e alle ingiustizie e proprio per

questo terminati i suoi studi,diventa la mente dell’antifascismo veronese.

A causa delle sue idee antifasciste viene arrestato nel marzo 1944,e in seguito nel

luglio dello stesso anno.

Dopo l’occupazione di Verona dei tedeschi Vittore viene deportato nel campo di

concentramento di Flossenburg, qui,viene registrato, fatto spogliare,condotto nelle

docce,maltrattato e gli viene assegnato il numero 21631,”dopo di che” dice

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Bocchetta “non eri più una persona, eri solo un numero,era una vera e propria

tortura morale,ti toglievano la libertà,la personalità e la dignità”.

Bocchetta,come molti di noi,definisce i soldati tedeschi, come dei mostri senza

timore,”la fame era una malattia” diceva con l’ amaro in gola,venivano

somministrate solo 183 Kcal al giorno,avevi novanta giorni di resistenza con questa

razione di cibo,e dopo di che,la maggior parte non ce la faceva,crollava,ma Vittore

era giovane,era un uomo forte e astuto.

Nell’inverno del 1944 Bocchetta e i suoi compagni vengono trasferiti al campo di

Hersbruck,qui Bocchetta fa amicizia con Olivelli,un ex detenuto,che fa conoscere al

nostro protagonista il medico del campo,un vecchio e gobbo signore che prende in

simpatiaVittore.

La vita era difficile,era una vera e propria lotta per la sopravvivenza,tutti contro

tutti,pochi giorni dopo l’arrivo a Hersbruck,Vittore è vittima di un furto,gli vengono

rubati gli zoccoli,dopo poco,i suoi piedi non reggono più e così viene mandato in

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infermeria,qui,incontra il suo amico medico che,gli dona un termometro,con il quale

avrebbe ingannato i medici,aumentando la temperatura del termometro, per non

tornare nel campo a lavorare nel freddo gelido dell’inverno.

Dopo due mesi di riposo in infermeria,Vittore viene scoperto e viene rimandato a

lavorare,intanto però i tedeschi stanno perdendo la guerra e,devono fare sparire le

prove del genocidio,iniziano le evacuazioni dei prigionieri,fino a che,non viene il

turno di Bocchetta,durante questa marcia della morte,Vittore scappa con un suo

amico francese nei boschi.

Vagando nella disperata ricerca di aiuto dopo la fuga, nel suo cammino,trova un

campo di prigionia dei soldati inglesi che lo travestono da loro connazionale e,finita

la guerra lo aiutano a tornare a casa.

Dopo la prigionia si trasferisce in Argentina e diventa insegnante di filosofia e

letteratura, ora è tornato a Verona per vivere al meglio la sua vecchiaia con i suoi

cari,e ogni anno,durante il periodo della memoria,va nelle scuole a ricordare,per non

dimenticare.

La storia di Vittore Bocchetta è una storia di lacrime, amarezza rabbia, una storia

che lascia l’amaro in gola, ma che infonde tanta speranza, il protagonista di questo

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inferno,trova ancora la forza di ricordare e di raccontare questi fatti indecenti della

sua gioventù, con le lacrime agli occhi e tanta commozione.

Quelle lacrime,sono le lacrime di un giovane novantacinquenne che ha vissuto,che

ha amato,sono le lacrime di un ragazzo che ha avuto il coraggio di difendere i suoi

ideali,e che è riuscito a sopravvivere a tanta miseria, grazie alla sua astuzia.

Bocchetta è un esempio per noi giovani che spesso dimentichiamo quanto abbiano

sofferto i giovani di una volta,è un esempio di coraggio,ci ha insegnato a non

arrenderci,a guardare il futuro,a inseguire i nostri sogni, ma soprattutto a non

giudicare,a non fare del male agli altri.

ROSSI AURORA 3 G

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PENSIERI E RIFLESSIONI SUL NOSTRO INCONTRO

CON VITTORE BOCCHETTTA (CLASSE III H) Questo incontro è stato una grande opportunità di conoscere più approfonditamente la tragedia che è stata la Shoah. Le parole del nostro ospite, Vittore Bocchetta, sono state forti, ma sincere. Nei suoi occhi ho visto il duro ricordo e nella sua voce ne ho percepito la pesantezza. Vittore Bocchetta mi è sembrato una bella persona; l’esperienza nei lager tedeschi l’ha rafforzato emotivamente e caratterialmente, ma è chiaro che avrebbe voluto non passare tutto questo, anche se lui si ritiene fortunato perché è stato uno dei pochi a poter raccontare quello che ha vissuto. Anch’io mi ritengo fortunato perché non ho vissuto la guerra, ma soprattutto perché sono uno degli ultimi a poter sentire parlare di persona un reduce di quello che è stato il più grande sterminio di innocenti di sempre. Quando Vittore ha iniziato a parlare è stato molto emozionante, una sensazione indescrivibile: è stato grandioso poter ascoltare, vedere, conoscere un sopravvissuto dei campi di sterminio nazisti. Vittore Bocchetta si può semplicemente definire un anziano giovanotto, capace di dimostrare l’esperienza e la saggezza di una persona avanti negli anni e la dinamicità di pensiero di un ragazzo. L’incontro è terminato con un lungo e sentito applauso, che descrive pienamente le emozioni provate da ognuno di noi. ANDREA NIZZOLI La frase che mi ha colpito di più è stata durante il momento delle domande, quando Bocchetta ha detto che noi uomini siamo gli unici esseri che arrivano a pensare di ammazzarsi uno con l’altro. Questo fa riflettere molto, perché non si può arrivare a pensare di organizzare un progetto di sterminio di una determinata razza che la pensa diversamente o che per alcuni non è una razza pura… Spero solo che continuando a ricordare, questo avvenimento terribile non si verifichi mai più e che quando non ci saranno più reduci che lo potranno raccontare personalmente venga raccontato tramite altre persone. L’importante è NON DIMENTICARE. CAMILLA SELIS L'incontro con il signore Vittore Bocchetta è stato sicuramente molto interessante. Poter incontrare di persona un uomo che è sopravvissuto ai campi di concentramento è fantastico ma allo stesso tempo orribile, pensare che quello che ci raccontava è successo veramente e che ci sono state persone in grado di compiere atti così terribili e pazzi, pensare che credevano in quello che facevano: è questa la cosa più orribile. Gli uomini e le donne che sono sopravvissuti hanno il compito di far conoscere agli altri uomini quello che è accaduto per far sì che non riaccada, per far sì che la gente sappia di non seguire la persona sbagliata, un'altra volta. Purtroppo il tempo è più forte di tutto poichè i superstiti anche loro se ne andranno e

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allora cosa succederà quando non ci sarà più una persona a dire ''io c’ero e ho visto''. Se tutto questo verrà dimenticato la storia potrà ripetersi? Queste sono le domande che dobbiamo porci, ed è per questo che le persone come il signor Bocchetta hanno il dovere di far ricordare a noi ragazzi che oggi ascoltiamo: domani toccherà a noi raccontarlo. Mi è piaciuto incontrare una persona così importante nel tramandare la memoria di avvenimenti storici tragici allo scopo di non dimenticarli cosicché non possano ripetersi. MATILDE BERTOZZO Mi ritengo fortunata di aver conosciuto di persona uno degli ultimi "sopravvissuti" e di aver ascoltato direttamente da lui la storia delle cattiverie accadute durante la seconda guerra mondiale, che a mia volta potrò raccontare a chi non avrà l’opportinità di conoscere dal vivo un reduce. ANNA SERGIO Mi è piaciuta molto questa esperienza perché non capita tutti i giorni di poter parlare con qualcuno che ha vissuto "nella storia" e che ci possa raccontare i fatti avvenuti in passato, in prima persona, e come lui li ha vissuti. Si vedeva che era emozionato, perché aveva la voce un po' roca e rotta (forse dipendente in parte dall'età). Mi sono sentita onorata di aver conosciuto il signor Vittore Bocchetta, e di aver potuto ascoltare le sue parole. In futuro penso potrò testimoniare, alle persone che negano tutto ciò che è successo nei campi di concentramento, di aver conosciuto un reduce e di aver ascoltato con le mie orecchie la sua storia. VITTORIA TRESPIDI Penso che questa sia stata un esperienza che nessuno vorrebbe vivere. E' stato duro, molto duro, io non riesco a immaginarmi cosa si potesse provare stando in un luogo dove ogni giorno vedi morire persone innocenti, dove vedi lavorare uomini solo per 183 calorie al giorno, dove fai di tutto per salvarti e dove c'è solo il desiderio di mangiare….…Ho massimo rispetto per questo signore e per me è come un modello da seguire, e grazie alla sua storia, alle sue parole, alle sue emozioni sono riuscita a riflettere su quanto siamo fortunati al giorno d’oggi perchè non ci manca niente, non sappiamo com'è stato vivere nel passato e se succedesse anche adesso penso che nessuno avrebbe la forza di quelli che ce l'hanno fatta. Speriamo che questo ricordo rimanga nel cuore di tutti.

BLANCA BUNEA

Per il signor Bocchetta, chi cerca di giustificare quello che è avvenuto è in errore, innanzitutto perché non c’è modo di giustificare atrocità come quelle, e in secondo luogo perché “giustificare” significa rendere giusto quello che non lo é. Per lui è giusto tutto ciò che non è ingiusto, e gli avvenimenti dei campi di sterminio sono tutto tranne che giusti. Ci ha spiegato che ci sarà sempre chi negherà, chi vorrà farci credere un’altra verità, ma lui sa cos’ha visto……Ci sono state altre due cose dette da Bocchetta che mi hanno colpito: la prima è il suo commento sulla certezza di morire che avevano i prigionieri dei campi di concentramento, si trattava solo di

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aspettare il “quando” non il “se” sarebbero morti. La seconda è la frase del suo libro “sono stato condannato ad essere libero”: ci ha detto che c’è una grande differenza tra la libertà di un gruppo e la libertà di un individuo; un uomo non può essere libero, perché un uomo completamente libero è un egoista, un narcisista, ma soprattutto è solo. Un uomo libero non ha legami con niente e nessuno, non può esservi legato, e non può essere padre, fratello, figlio. E un uomo non potrà mai essere libero dal legame che lo unisce ai suoi figli, a sua madre, a sua moglie, mai del tutto.Tutti abbiamo dei legami, perciò nessuno di noi è libero. L’incontro con il signor Bocchetta mi ha insegnato moltissime cose, non tanto sulla vita nei campi di concentramento, ma più che altro sui sentimenti di un uomo che ha visto tanto dolore e l’ha vissuto sulla propria pelle e ha cercato di voltare pagina. Senza dimenticare, ma ha cercato di andare avanti.….Il signor Bocchetta ha anche sottolineato l’importanza della scuola nella crescita dei ragazzi: i giovani devono fare esperienza della vita, conoscere e riflettere in profondità su quello che chi ha vissuto i momenti terribili della Shoah ha provato, e la scuola è un aiuto per noi ragazzi a capire quello che è accaduto perché non si ripeta più in futuro. Perché è questo il pericolo più grande, che tutto questo torni. È molto importante ascoltare quegli avvenimenti da chi li ha vissuti, non basta studiarli sui libri. Mi dispiace soltanto che le generazioni future non avranno questa possibilità, perché i sopravvissuti sono sempre meno e l’età si fa sentire anche per loro. Sono contenta di aver avuto il privilegio di conoscere il signor Bocchetta finché ancora può raccontare la sua storia. SILVIA MASCIA L'incontro che abbiamo avuto il 24 gennaio in aula magna con il superstite antifascista sig. Bocchetta, per ricordare la shoah, e' stato per me molto commovente. Ricordare lo sterminio degli ebrei e l'intransigenza contro tutti i "diversi" nei lager nazisti, suscita orrore e sgomento per come l'uomo sia riuscito a commettere un errore così crudele. Il sig. Bocchetta ha raccontato con molta dignità il suo vissuto da deportato, mi ha trasmesso una grande emozione e ho percepito dalle sue parole che pur essendosi salvato, ha vissuto una vita segnata per sempre nell'anima. Lo sterminio commesso dai nazisti e' stato sicuramente uno degli eventi più tragici della storia, non si finirà mai di chiedersi come si è potuto fare così tanto male a milioni di essere umani solo per fanatismo e per affermare la propria razza. Quando mi è stato chiesto di cantare alcune canzoni, come Hallelujah, dalla mia professoressa di musica, per me è stato un grandissimo onore. Mi sono sentita orgogliosa di portare un mio piccolo contributo per aiutare a ricordare quello sterminio senza senso e contro l'antisemitismo. Trovo giusto che si parli della shoah perchè anche la nostra e le generazioni future devono sapere e riflettere su come si è arrivati a mortificare, torturare, umiliare e uccidere milioni di persone innocenti, tra cui donne e bambini, per la supremazia della razza ariana, considerata dai nazisti come pura. ZANGANI BEATRICE

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Non riesco ad immaginare come Bocchetta emotivamente e fisicamente sia riuscito a sopravvivere ai campi di sterminio. Forse grazie alla sua intelligenza e alla conoscenza della filosofia, ma per sopravvivere a queste brutalità bisogna anche essere destinati: il suo destino è stato quello di sopravvivere per venirci a fare testimonianza perchè queste brutalità successe nel passato non vengano dimenticate. NON DIMENTICARE è la frase di tutte quelle persone che hanno provato la sofferenza,angoscia,brutalità dei campi di sterminio. Secondo me tutti gli stati dovrebbero dare una medaglia d'onore a tutte le persone sopravvissute e cadute nei campi di sterminio . NON DIMENTICARE MAI !!! STEFANO STREPPARAVA Questa esperienza è stata per me indimenticabile: vedere quello che è successo non più solo dall' esterno, ma capire quella crudele realtà attraverso le parole di chi ha vissuto davvero quella tremenda agonia. Vedere un uomo che ha subito cose impensabili e incrociare con lo sguardo occhi che hanno visto cose inimmaginabili. Spero che le esperienze a noi raccontate vengano sempre tramandate così da non dimenticare veramente quello che è accaduto.

SOFIA LONARDELLI

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FINE