vita Legge 40: quante bugie sulle linee guidaproblema sono i medici e farmacisti obiettori e la...

4
www.avvenireonline.it\vita 174 Giovedì 8 maggio 2008 chiaro & tondo 2 «Errori e danni manipolando la vita» l’intervista 3 Diagnosi pre-impianto, e non ci si ferma più fuoriporta 4 Ibridi: lunedì Londra al bivio Avevamo proposto quattro pagine, la settimana scor- sa, interamente dedicate alle nuove linee guida del- la legge 40. Un modo per documentare la portata di un decreto – quello varato in extremis dall’ormai ex ministro della Salute Livia Turco – che ha con- ficcato un pesante cuneo nell’impianto di una leg- ge passata per un clamoroso referendum. Oggi non molliano la presa e proponiamo altre tre pagine di approfondimento. E non per una sorta di fissazio- ne, ma per ribadire e rendere chiare implicazioni e conseguenze cui può portare questo inopportuno blitz: basti pensare alla prospettiva tutt’altro che a- stratta di spalancare le porte a un’eugenetica dalle motivazioni "umanitarie", con la diagnosi pre-im- pianto degli embrioni che vela di un’ombra il desi- derio del «figlio sano». matita blu di Tommaso Gomez L’aborto è un «diritto»! Anzi, no... aborto è un diritto? Il fronte abortista farebbe bene a mettersi d’accordo. "Aborto diritto delle donne" era il titolo dell’articolo di Umberto Galimberti sull’Espresso del 17 gennaio scorso. Emma Bonino di rimando (Repubblica, 5 gennaio): «L’aborto non è un diritto, ma la scelta di una maternità consapevole». La parlamentare europea Gisela Wurm, socialista, presentando il rapporto della Commissione pari opportunità, afferma: «L’Assemblea ha notato che in alcuni Stati membri nei quali l’aborto è consentito, questo diritto non è poi effettivamente garantito alle donne» (Foglio). Titoli: "Aborto: un diritto. Lo ha deciso il Consiglio d’Europa" (Liberazione). "Così l’Europa vuol sancire il «diritto» all’aborto" (Foglio). Su Liberazione scrive Mirella Parachini, dell’Associazione Coscioni: «Mentre i giornali sono impegnati a resocontare e a elogiare la visita di Ratzinger negli Usa, nessuno si è accorto che l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha votato una risoluzione che chiede venga garantito il diritto all’aborto senza rischio e legale». L’articolo è del 23 aprile. A parte che papa Ratzinger non c’entra un tubo, "nessuno" chi? Certo non Avvenire, e ce ne facciamo una ragione. Ma neppure il Foglio, che parla della vicenda cinque giorni prima, il 18 aprile. E mentre La Parachini stende il suo proclama ideologico, con l’aborto come "diritto inalienabile", sparando a zero sulle consulenze mediche obbligatorie («sono generalmente controproducenti e di fatto non riducono il numero delle gravidanze non desiderate e degli aborti»), il Foglio fornisce notizie: «Nessuno dei parlamentari italiani ha appoggiato la relazione Wurm». In particolare, riporta il parere di Pietro Mercenaro, deputato Pd: «Non è giusto parlare di "diritto" all’aborto perché si tratta di una scelta drammatica che semmai si presenta nella vita di una persona con la fisionomia della necessità, non del diritto da rivendicare». empre mentre papa Ratzinger è negli Usa (va bene così?), dopo aver strillato che è impossibile procurarsi la pillola del giorno dopo, sorpresa: "Pillola del giorno dopo, è boom. La metà a ragazze sotto i vent’anni" (Repubblica). "Preservativi tabù, boom pillola del giorno dopo" (Unità). "Giovani e sesso. «Ci pensiamo il giorno dopo». Prima il rapporto, poi la pillola: è l’anticoncezionale più usato" (Stampa). Un aumento del 60 per cento negli ultimi 7 anni: ma se bisognava vagare tra ospedali e consultori per un intero week-end per averla? Qualcosa non torna. Ma allora il contraccettivo d’emergenza diventa ordinario? Per Emilio Arisi, dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, no (Repubblica): «Non credo si corra questo rischio». Per Massimo Moscarini, della Sapienza di Roma, sì (Stampa): «Il rischio esiste eccome. Per una ragazza giovane e non protetta la soluzione più facile è la pillola dell’emergenza». Per Rossella Nappi, ginecologa all’Università di Pavia, idem (Repubblica): «Le ragazze spesso sottovalutano l’impatto di questo farmaco, un vero shock ormonale». Ma già, l’unico problema sono i medici e farmacisti obiettori e la pillola che non si trova. O si trova troppo, chissà. S L stamy di Graz Legge 40: quante bugie sulle linee guida di Ilaria Nava stuta strategia politica o semplice incompetenza? Ormai poco importa, visto che Livia Turco ha lasciato il ministero della Salute, non prima di aver consegnato al suo successore una complicata matassa da dipanare, insieme alla possibilità (sarebbe meglio dire la necessità) di rimettere le cose in ordine. L’emanazione delle linee guida, in ogni caso, è stato un atto grave e scorretto, dettato da una visione ideologica della realtà, che l’ex ministro nei giorni scorsi ha avuto la possibilità di esplicitare con la sua partecipazione a programmi televisivi e radiofonici, in cui ha chiarito il proprio pensiero. A interessarci, più che la Turco, sono le idee, peraltro condivise anche da altri. i microfoni di Radio 24 ad esempio Livia Turco ha detto: «L’articolo 14 della legge sancisce il diritto delle coppie a essere informate sullo stato di salute degli embrioni. Se nella legge ci fosse scritto che è vietata la diagnosi pre- impianto, allora sarebbe legittima l’interpretazione che dice che è proibita. Ma nella legge 40 non c’è scritto il divieto della diagnosi pre- impianto in quanto tale». Ma non è così. La legge 40, in numerosi articoli, prevede infatti la tutela dell’embrione. L’articolo 1 lo definisce un soggetto di diritto. È naturale che anche i genitori e gli altri soggetti coinvolti nel procedimento di fecondazione artificiale lo siano, ma questa disposizione è particolarmente importante perché l’embrione è il soggetto debole. La legge, infatti, gli riconosce alcuni diritti la cui tutela è però affidata unicamente alla legge stessa, non potendo l’embrione farli valere personalmente (almeno non in quel momento), diversamente da quelli di tutti gli altri soggetti coinvolti. È vero anche che l’articolo 14 afferma che i genitori «sono informati sul numero e, su loro richiesta, sullo stato di salute degli embrioni prodotti e da trasferire nell’utero». Tuttavia, il diritto dei genitori a essere informati veniva ricondotto nelle vecchie linee guida alla sola osservazione degli embrioni. Attualmente il diritto dei genitori a essere informati trova un limite nel A A diritto dell’embrione di non essere leso nella sua integrità fisica dalle tecniche utilizzate. La legge correttamente non vieta la diagnosi pre-impianto tout court, che in sé non è del tutto illecita. Se, ad esempio, non violasse l’embrione e servisse per intervenire tempestivamente e curare eventuali patologie sarebbe una tecnica pienamente conforme alla lettera della legge 40. A oggi è giusto che sia vietata, proprio perché, per le modalità con cui è svolta e per le conseguenze che avrebbe, risulta incompatibile con la legge. Correttamente quindi le vecchie linee guida limitavano l’indagine sull’embrione alla sola osservazione. o ho ripristinato la legge 40, che all’articolo 13 prevede il divieto di diagnosi preimpianto a scopo eugenetico». Siamo sicuri? Con questo ragionamento l’ex ministro Turco afferma che le indagini ora consentite sugli embrioni – non più soltanto di tipo «osservazionale» come prescrivevano le vecchie linee guida – non hanno finalità eugenetica. L’articolo 13 della legge 40 afferma esplicitamente che è vietata «ogni forma di selezione a scopo eugenetico». È lecito quindi domandarsi che finalità abbiano queste indagini. Come abbiamo visto, non hanno lo scopo di curare, perché per ora non è possibile. E I « la finalità meramente informativa, sancita da un comma della legge, non giustifica il rischio di lesione dell’integrità fisica dell’embrione, tutelato dall’intera normativa. ltra dichiarazione eloquente regi- strata nei giorni scorsi è quella nel- la quale Livia Turco si diceva «con- traria all’eugenetica, contraria al- la selezione sulla base della malformazione in quanto tale, perché quello che conta è la salute fisica e psichica della donna, è il giusto equili- brio tra i diritti delle persone coinvolte». Come spesso accade, è una questione di parole. Pochi nella storia del mondo si sono dichiarati esplicitamente favorevoli all’eugenetica e siamo felici di avere la conferma – ma non avevamo alcun dubbio – che anche l’ex ministro sia fra questi. Tuttavia bisogna intendersi sui termini: la mentalità eugenetica si favorisce in molti modi, non solo varando leggi ad hoc. Secondo la Turco la prova che non si tratti di eugenetica è data dal fatto che non sarebbe la malattia in sé a causare la soppressione dell’embrione, bensì il danno alla salute della madre provocato dalla notizia. È chiaro che il varco aperto punta ad applicare il principio che rende possibile l’aborto anche alla fecondazione artificiale. Innanzitutto secondo alcuni la 194 viene applicata in modo da favorire una mentalità eugenetica. Lo sforzo, quindi, dovrebbe essere quello di correggere quest’ultima anziché la legge 40. In ogni caso, siamo su due piani completamente differenti. Innanzitutto perché si tratta di materie disciplinate da due leggi diverse, che affermano cose differenti. La 194 si applica quando una gravidanza è già in corso, mentre la legge 40 no. Quest’ultima, inoltre, non parla di danno alla salute fisica e psichica della madre che autorizzerebbe la soppressione dell’embrione ancor prima che inizi la gravidanza. Anzi: la lettera della norma, come detto, tutela l’embrione come soggetto di diritto. Ma soprattutto la 194 si applica a casi di gravidanze "indesiderate", mentre nel caso della fecondazione in vitro sono le coppie a voler generare l’embrione. Come si può dire che l’embrione generato con tanti sforzi, una volta venuto all’esistenza, provochi un danno alla salute che ne legittimi la A soppressione? nfine l’ex ministro si è cimentata nelle ultime ore del suo incarico con argo- mentazioni giuridiche: «Nelle linee guida da me firmate ho cancellato la parte annullata dalla sentenza del Tar che è definitiva, perché i quesiti posti alla Corte Costituzionale sono al- tri». Anche qui, le cose stanno diversa- mente. La sentenza con cui il Tar del Lazio ha annullato un comma delle linee guida non è ancora passata in giudicato, perché il termine per l’impugnazione davanti al Consiglio di Stato non è ancora scaduto. Ciò nonostante, la Turco si è attivata per emanare le nuove linee guida in conformità a essa. Con la stessa sentenza il Tar ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla legge 40. Davanti alla Consulta pende quindi un giudizio sulla legge, indipendente da quello che riguarda le linee guida che si svolgerà davanti al Consiglio di Stato se la sentenza del Tar sarà impugnata. In teoria solo dopo che la Corte costituzionale avrà emanato la sentenza sulla legge sarà possibile varare le nuove linee guida applicative di essa. Quelle attuali sono state emanate in applicazione di una legge su cui è pendente un giudizio della Corte costituzionale. E questo non si fa. I Nelle ultime ore prima di diventare un ex ministro, Livia Turco si è affannata a spiegare i motivi del testo che applica la norma sulla fecondazione assistita Ragioni sostenute anche da altri ma che non trovano riscontro nella legge, nei fatti, nel diritto e anche nella logica. Al nuovo governo il compito di mettere riparo ai molti errori INSINTESI 1 Non è vero che la legge non proibisce la diagnosi pre- impianto. L’articolo 1 definisce l’embrione un soggetto di diritto 2 Il diritto dei genitori a essere informati trova un limite nel diritto dell’embrione a non essere danneggiato utto tace all’Aifa, l’Agenzia italiana del far- maco, sul fronte Ru486. Mentre il pressing mediatico prosegue come di consueto, l’organo competente ad autorizzare il com- mercio del nuovo prodotto abortivo in Italia sembra giustamente volersi prendere tutto il tempo necessario per valutare la situazione, non dando per scontata alcuna approvazione. Dopo un primo parere positivo da parte della commis- sione tecnico-scientifica – nonostante le molteplici obie- zioni sollevate in sede di discussione – la domanda do- vrà essere ora esaminata dal Consiglio d’amministrazio- ne, unico organo competente in merito a una decisione. Ma per ora il Cda non ha ancora visto il fascicolo. Non sono previste convocazioni nelle prossime due settima- ne. Il primo Consiglio, sempre che non ci siano cambi tra i 3 membri di nomina ministeriale, si terrà probabil- mente il 22 maggio, anche se per ora in agenda com- paiono questioni relative alla sanità italiana più urgenti e più importanti rispetto alla pillola abortiva. (I.N.) T Ru 486, la decisione slitta L’Aifa scopre altre priorità Un colpo di mano da ribaltare: ecco altri documenti per capirlo box

Transcript of vita Legge 40: quante bugie sulle linee guidaproblema sono i medici e farmacisti obiettori e la...

Page 1: vita Legge 40: quante bugie sulle linee guidaproblema sono i medici e farmacisti obiettori e la pillola che non si trova. O si trova S troppo, chissà. L’ stamy di Graz Legge 40:

www.avvenireonline.it\vita

174Giovedì8 maggio 2008

chiaro & tondo2«Errori e danni

manipolando la vita»

l’intervista3Diagnosi pre-impianto,

e non ci si ferma più

fuoriporta4Ibridi: lunedì

Londra al bivio

Avevamo proposto quattro pagine, la settimana scor-sa, interamente dedicate alle nuove linee guida del-la legge 40. Un modo per documentare la portatadi un decreto – quello varato in extremis dall’ormaiex ministro della Salute Livia Turco – che ha con-ficcato un pesante cuneo nell’impianto di una leg-ge passata per un clamoroso referendum. Oggi nonmolliano la presa e proponiamo altre tre pagine diapprofondimento. E non per una sorta di fissazio-ne, ma per ribadire e rendere chiare implicazioni econseguenze cui può portare questo inopportunoblitz: basti pensare alla prospettiva tutt’altro che a-stratta di spalancare le porte a un’eugenetica dallemotivazioni "umanitarie", con la diagnosi pre-im-pianto degli embrioni che vela di un’ombra il desi-derio del «figlio sano».

matita blu di Tommaso Gomez

L’aborto è un «diritto»! Anzi, no...aborto è undiritto? Ilfronteabortistafarebbe benea mettersi

d’accordo. "Abortodiritto delle donne" era il titolo dell’articolo diUmberto Galimberti sull’Espresso del 17gennaio scorso. Emma Bonino di rimando(Repubblica, 5 gennaio): «L’aborto non è undiritto, ma la scelta di una maternitàconsapevole». La parlamentare europea GiselaWurm, socialista, presentando il rapportodella Commissione pari opportunità, afferma:«L’Assemblea ha notato che in alcuni Statimembri nei quali l’aborto è consentito, questodiritto non è poi effettivamente garantito alledonne» (Foglio). Titoli: "Aborto: un diritto. Loha deciso il Consiglio d’Europa" (Liberazione)."Così l’Europa vuol sancire il «diritto»all’aborto" (Foglio). Su Liberazione scriveMirella Parachini, dell’Associazione Coscioni:«Mentre i giornali sono impegnati aresocontare e a elogiare la visita di Ratzingernegli Usa, nessuno si è accorto che

l’Assemblea parlamentare del Consigliod’Europa ha votato una risoluzione che chiedevenga garantito il diritto all’aborto senzarischio e legale». L’articolo è del 23 aprile. Aparte che papa Ratzinger non c’entra un tubo,"nessuno" chi? Certo non Avvenire, e ce nefacciamo una ragione. Ma neppure il Foglio,che parla della vicenda cinque giorni prima, il18 aprile. E mentre La Parachini stende il suoproclama ideologico, con l’aborto come"diritto inalienabile", sparando a zero sulleconsulenze mediche obbligatorie («sonogeneralmente controproducenti e di fatto nonriducono il numero delle gravidanze nondesiderate e degli aborti»), il Foglio forniscenotizie: «Nessuno dei parlamentari italiani haappoggiato la relazione Wurm». In particolare,riporta il parere di Pietro Mercenaro, deputatoPd: «Non è giusto parlare di "diritto"all’aborto perché si tratta di una sceltadrammatica che semmai si presenta nella vitadi una persona con la fisionomia dellanecessità, non del diritto da rivendicare».

empre mentre papa Ratzinger è negli Usa(va bene così?), dopo aver strillato che èimpossibile procurarsi la pillola del

giorno dopo, sorpresa: "Pillola del giornodopo, è boom. La metà a ragazze sotto ivent’anni" (Repubblica). "Preservativi tabù,boom pillola del giorno dopo" (Unità)."Giovani e sesso. «Ci pensiamo il giornodopo». Prima il rapporto, poi la pillola: èl’anticoncezionale più usato" (Stampa). Unaumento del 60 per cento negli ultimi 7anni: ma se bisognava vagare tra ospedali econsultori per un intero week-end per averla?Qualcosa non torna. Ma allora ilcontraccettivo d’emergenza diventaordinario? Per Emilio Arisi, dell’OspedaleSanta Chiara di Trento, no (Repubblica): «Noncredo si corra questo rischio». Per MassimoMoscarini, della Sapienza di Roma, sì(Stampa): «Il rischio esiste eccome. Per unaragazza giovane e non protetta la soluzionepiù facile è la pillola dell’emergenza». PerRossella Nappi, ginecologa all’Università diPavia, idem (Repubblica): «Le ragazze spessosottovalutano l’impatto di questo farmaco,un vero shock ormonale». Ma già, l’unicoproblema sono i medici e farmacisti obiettorie la pillola che non si trova. O si trovatroppo, chissà.S

’L

stamy di Graz

Legge 40: quante bugie sulle linee guida di Ilaria Nava

stuta strategia politica osemplice incompetenza?Ormai poco importa, visto cheLivia Turco ha lasciato ilministero della Salute, nonprima di aver consegnato al

suo successore una complicatamatassa da dipanare, insieme allapossibilità (sarebbe meglio dire lanecessità) di rimettere le cose inordine. L’emanazione delle lineeguida, in ogni caso, è stato un attograve e scorretto, dettato da unavisione ideologica della realtà, che l’exministro nei giorni scorsi ha avuto lapossibilità di esplicitare con la suapartecipazione a programmi televisivie radiofonici, in cui ha chiarito ilproprio pensiero. A interessarci, piùche la Turco, sono le idee, peraltrocondivise anche da altri.

i microfoni di Radio 24 adesempio Livia Turco ha detto: «L’articolo 14 della legge sancisce

il diritto delle coppie a essereinformate sullo stato di salute degliembrioni. Se nella legge ci fossescritto che è vietata la diagnosi pre-impianto, allora sarebbe legittimal’interpretazione che dice che èproibita. Ma nella legge 40 non c’èscritto il divieto della diagnosi pre-impianto in quanto tale». Ma non ècosì.La legge 40, in numerosi articoli,prevede infatti la tutela dell’embrione.L’articolo 1 lo definisce un soggetto didiritto. È naturale che anche i genitorie gli altri soggetti coinvolti nelprocedimento di fecondazioneartificiale lo siano, ma questadisposizione è particolarmenteimportante perché l’embrione è ilsoggetto debole. La legge, infatti, gliriconosce alcuni diritti la cui tutela èperò affidata unicamente alla leggestessa, non potendo l’embrione farlivalere personalmente (almeno non inquel momento), diversamente daquelli di tutti gli altri soggetti coinvolti.È vero anche che l’articolo 14 affermache i genitori «sono informati sulnumero e, su loro richiesta, sullo statodi salute degli embrioni prodotti e datrasferire nell’utero». Tuttavia, il dirittodei genitori a essere informati venivaricondotto nelle vecchie linee guidaalla sola osservazione degli embrioni.Attualmente il diritto dei genitori aessere informati trova un limite nel

A

Adiritto dell’embrione di non essere lesonella sua integrità fisica dalle tecnicheutilizzate.La legge correttamente non vieta ladiagnosi pre-impianto tout court, che in sénon è del tutto illecita. Se, ad esempio,non violasse l’embrione e servisse perintervenire tempestivamente e curareeventuali patologie sarebbe una tecnicapienamente conforme alla lettera dellalegge 40. A oggi è giusto che sia vietata,proprio perché, per le modalità con cui èsvolta e per le conseguenze che avrebbe,risulta incompatibile con la legge.Correttamente quindi le vecchie lineeguida limitavano l’indagine sull’embrionealla sola osservazione.

o ho ripristinato la legge 40,che all’articolo 13 prevede ildivieto di diagnosipreimpianto a scopoeugenetico». Siamo sicuri? Conquesto ragionamento l’ex

ministro Turco afferma che le indagini oraconsentite sugli embrioni – non piùsoltanto di tipo «osservazionale» comeprescrivevano le vecchie linee guida – nonhanno finalità eugenetica. L’articolo 13della legge 40 afferma esplicitamente che èvietata «ogni forma di selezione a scopoeugenetico». È lecito quindi domandarsiche finalità abbiano queste indagini.Come abbiamo visto, non hanno lo scopodi curare, perché per ora non è possibile. E

la finalità meramente informativa, sancitada un comma della legge, non giustifica ilrischio di lesione dell’integrità fisicadell’embrione, tutelato dall’interanormativa.

ltra dichiarazione eloquente regi-strata nei giorni scorsi è quella nel-la quale Livia Turco si diceva «con-traria all’eugenetica, contraria al-la selezione sulla base dellamalformazione in quanto tale,

perché quello che conta è la salute fisicae psichica della donna, è il giusto equili-brio tra i diritti delle persone coinvolte». Come spesso accade, è una questione diparole. Pochi nella storia del mondo sisono dichiarati esplicitamente favorevoliall’eugenetica e siamo felici di avere laconferma – ma non avevamo alcundubbio – che anche l’ex ministro sia fraquesti. Tuttavia bisogna intendersi suitermini: la mentalità eugenetica si favoriscein molti modi, non solo varando leggi adhoc. Secondo la Turco la prova che non sitratti di eugenetica è data dal fatto che nonsarebbe la malattia in sé a causare lasoppressione dell’embrione, bensì il dannoalla salute della madre provocato dallanotizia. È chiaro che il varco aperto puntaad applicare il principio che rendepossibile l’aborto anche alla fecondazioneartificiale. Innanzitutto secondo alcuni la194 viene applicata in modo da favorireuna mentalità eugenetica. Lo sforzo,

quindi, dovrebbe essere quello dicorreggere quest’ultima anziché lalegge 40. In ogni caso, siamo sudue piani completamentedifferenti. Innanzitutto perché sitratta di materie disciplinate da dueleggi diverse, che affermano cosedifferenti. La 194 si applicaquando una gravidanza è già incorso, mentre la legge 40 no.Quest’ultima, inoltre, non parla didanno alla salute fisica e psichicadella madre che autorizzerebbe lasoppressione dell’embrione ancorprima che inizi la gravidanza. Anzi:la lettera della norma, come detto,tutela l’embrione come soggetto didiritto. Ma soprattutto la 194 siapplica a casi di gravidanze"indesiderate", mentre nel casodella fecondazione in vitro sono lecoppie a voler generare l’embrione.Come si può dire che l’embrionegenerato con tanti sforzi, una voltavenuto all’esistenza, provochi undanno alla salute che ne legittimi la

A

soppressione?

nfine l’ex ministro si è cimentata nelleultime ore del suo incarico con argo-mentazioni giuridiche: «Nelle lineeguida da me firmate ho cancellato laparte annullata dalla sentenza delTar che è definitiva, perché i quesiti

posti alla Corte Costituzionale sono al-tri». Anche qui, le cose stanno diversa-mente.La sentenza con cui il Tar del Lazio haannullato un comma delle linee guida nonè ancora passata in giudicato, perché iltermine per l’impugnazione davanti alConsiglio di Stato non è ancora scaduto.Ciò nonostante, la Turco si è attivata peremanare le nuove linee guida inconformità a essa. Con la stessa sentenza ilTar ha sollevato la questione di legittimitàcostituzionale sulla legge 40. Davanti allaConsulta pende quindi un giudizio sullalegge, indipendente da quello che riguardale linee guida che si svolgerà davanti alConsiglio di Stato se la sentenza del Tarsarà impugnata. In teoria solo dopo che laCorte costituzionale avrà emanato lasentenza sulla legge sarà possibile varare lenuove linee guida applicative di essa.Quelle attuali sono state emanate inapplicazione di una legge su cui èpendente un giudizio della Cortecostituzionale. E questo non si fa.

I

Nelle ultimeore prima di diventare un ex ministro,Livia Turco si è affannata a spiegare imotivi del testoche applica la norma sullafecondazioneassistitaRagionisostenute ancheda altri ma chenon trovanoriscontro nellalegge, nei fatti,nel diritto eanche nellalogica. Alnuovo governoil compito dimettere riparoai molti errori

INSINTESI

1Non è vero che lalegge non proibiscela diagnosi pre-impianto. L’articolo1 definiscel’embrione unsoggetto di diritto

2Il diritto deigenitori a essereinformati trova unlimite nel dirittodell’embrione a nonessere danneggiato

utto tace all’Aifa, l’Agenzia italiana del far-maco, sul fronte Ru486. Mentre il pressingmediatico prosegue come di consueto,

l’organo competente ad autorizzare il com-mercio del nuovo prodotto abortivo in Italiasembra giustamente volersi prendere tutto iltempo necessario per valutare la situazione,non dando per scontata alcuna approvazione.

Dopo un primo parere positivo da parte della commis-sione tecnico-scientifica – nonostante le molteplici obie-zioni sollevate in sede di discussione – la domanda do-vrà essere ora esaminata dal Consiglio d’amministrazio-ne, unico organo competente in merito a una decisione.Ma per ora il Cda non ha ancora visto il fascicolo. Nonsono previste convocazioni nelle prossime due settima-ne. Il primo Consiglio, sempre che non ci siano cambitra i 3 membri di nomina ministeriale, si terrà probabil-mente il 22 maggio, anche se per ora in agenda com-paiono questioni relative alla sanità italiana più urgentie più importanti rispetto alla pillola abortiva. (I.N.)

TRu 486, la decisione slittaL’Aifa scopre altre priorità

Un colpo di mano da ribaltare:ecco altri documenti per capirlo

box

Page 2: vita Legge 40: quante bugie sulle linee guidaproblema sono i medici e farmacisti obiettori e la pillola che non si trova. O si trova S troppo, chissà. L’ stamy di Graz Legge 40:

comporta errori diagnosticianche dell’ordine del 15%,come bene illustrato da varistudi a partire da quello diSantiago Munné nel 2005.Questo elevato numero dierrori è riconducibile ad una"fisiologica" condizione dimosaicismo (cioè la coesistenzadi cellule a corredocromosomico diverso) checaratterizza la fase iniziale dellosviluppo dell’embrione, per cuil’analisi eseguita su una cellulapuò fornire informazionidiverse da quelle presenti nellealtre 7 cellule».

E quanto a sicurezza, ladiagnosi genetica pre-impianto provoca danni? «È la fecondazione in vitro che

può provocare una alterazione dellaregolazione dei geni e cioè di quelcomplesso fenomeno (imprinting) che sirealizza proprio subito alle primedivisioni cellulari, quando alcuni genitrasmessi con l’ovocita – ma non quellitrasmessi con lo spermatozoo – sonofunzionanti, e viceversa. Data la criticità diquesta regolazione, sia la stimolazioneovarica che la coltura in vitrodell’embrione possono determinarealterazioni a questo fragile equilibrio,dando origine a malattie genetiche rarecon un rischio relativo di 12 voltesuperiore rispetto a quanto si verifica nelconcepimento naturale (come nel casodella sindrome di Angelman, che causaritardo mentale grave, o di quella di Silver-Russel, una forma di nanismo conasimmetria del corpo)».

Cosa consiglia allora per controllarela gravidanza alle coppie che hannoun rischio genetico? «Di riflettere bene prima di ricorrere alladiagnosi genetica pre-impianto, tenendopresente che lo stesso risultato, anche se unpo’ più tardivamente, può essere ottenutomonitorando la gravidanza con tecnicheben standardizzate e maggiormenteaccurate. Purtroppo esistono forti pressionicommerciali che spostano l’attenzioneverso la diagnosi genetica pre-impianto,guardando all’embrione in provetta comead una "cosa" piuttosto che come a"qualcuno". Addirittura gli interessi sistanno progressivamente spostando dalladiagnosi di malattia alla diagnosi dellasuscettibilità alla malattia: in un futuroprobabilmente non lontano si proporràun’analisi genomica a largo spettrofinalizzata ad avere informazioni piùampie sullo stato di salute del concepito,come oggi già alcuni siti in Internet stannoproponendo per la popolazione adulta,alla quale si promette la possibilità diconoscere a livello molecolare alcuniaspetti della qualità della vita, compresel’attitudine alle prestazioni atletiche o allescelte nutrizionali. Mi auguro che unaconoscenza adeguata della posta in giocorenda le persone prudenti verso questaderiva».

pre-impianto? «Dall’embrionre che si sviluppa inprovetta, circa 70 ore dopo ilconcepimento, si prelevano una o duecellule che possono essere analizzate perle anomalie cromosomiche (come latrisomia 21 o sindrome di Down), per laricerca di mutazioni geniche (come latalassemia e la distrofia muscolare), per ladiagnosi di sesso, per selezionare unsoggetto compatibile come donatore disangue/midollo/organi per un fratelloaffetto da una malattia genetica (ilcosiddetto "saviour child"). Ma i probleminon mancano e sono stati evidenziatianche dalla Commissione di GeneticaUmana del Regno Unito in un estesodocumento redatto all’inizio del 2006,che ha tra l’altro stimato che producendocon la stimolazione ovarica circa 12ovociti, si possono produrre in media 10embrioni, 8 dei quali sono idonei allabiopsia. Dopo aver selezionato con ladiagnosi pre-impianto gli embrioni nonaffetti, se ne ottengono mediamente due,uno dei quali viene impiantato, ottenendoalla fine un tasso di gravidanza per ciclodel 15-20%, perciò più basso rispetto aquello della fecondazione in vitro nonseguita dalla diagnosi genetica pre-impianto. Ancora più significativi sono irisultati dell’analisi effettuata dallaEuropean Society of HumanReproduction and Embriology (Eshre) nelperiodo 1998-2006 su 45 centri: a partireda 19820 embrioni sottoposti a biopsiasono nati 521 neonati da 471 parti (alcunierano gemellari), con un tasso di successodel 2,6%».

Quali sono i rischi di errore nelladiagnosi genetica pre-impianto? «Per le malattie genetiche (cometalassemia, fibrosi cistica, distrofiamuscolare) il tasso oscilla globalmenteattorno al 4-5%; presso alcuni centri glierrori non superano l’1%. Comunquetutti i centri raccomandano l’analisi deivilli coriali alla 10° settimana perconfermare che l’embrione non sia affetto.Per quanto riguarda le patologiecromosomiche, la diagnosi mediantetecniche di citogenetica molecolare

www.avvenireonline.it\vita

2 Avvenire Giovedì, 8 maggio 2008

«Errori e danni quando si analizza l’embrione» di Enrico Negrotti

a diagnosi genetica pre-impianto è una metodica checomporta un significativorischio di errore, che ha diper sé un successo limitato,correlato alle caratteristiche

delle tecniche di fecondazione in vitro,che peraltro si associano anche ad unaumento della frequenza di alcunepatologie genetiche». Il giudizio delgenetista Bruno Dallapiccola, direttorescientifico dell’Istituto Css Mendel diRoma, nonché copresidente di Scienza &vita, è severo verso il ricorso alla selezionedegli embrioni nei soggetti portatori dipatologie genetiche: «Mi pare non correttoconsigliare a una coppia questa tecnica,quando ne esistono altre più consolidate eaffidabili, anche se più tardive».

Cosa è successo nel gruppo di lavorodi cui lei faceva parte per fornire unparere al Consiglio superiore disanità in vista della revisione dellelinee guida della legge 40? «Nel gruppo di studio che fu istituito loscorso anno, correttamente il presidenteFranco Cuccurullo mise in chiaro che,qualunque fosse l’opinione personale diciascuno, non si poteva andare al di là deldettato della legge. E il parere finaleunanimemente condiviso suggeriva solola possibilità di ammettere alle tecniche difecondazione artificiale le coppie a rischioper Hiv».

Quali sono le caratteristiche delladiagnosi genetica pre-impianto?«Credo che su questo argomento sarebbenecessario con serenità e obiettività fareun po’ più di chiarezza. La diagnosigenetica pre-impianto, introdottaall’inizio degli anni Novanta, è stataeseguita solo su alcune migliaia digravidanze. In Italia, primadell’introduzione della legge 40, venivanoeseguite ogni anno circa 120 miladiagnosi prenatali tradizionali(amniocentesi, prelievo dei villi coriali),ma solo poche dozzine di diagnosigenetiche pre-impianto. Per realizzare ladiagnosi pre-impianto è infatti necessarioil concepimento in vitro, al quale devericorrere anche la coppia che ènaturalmente fertile. Nonostante iprogressi, le tecniche di fecondazione invitro hanno comunque un tasso disuccesso relativamente basso (20-25%) einoltre queste gravidanze sono gravate daaltri rischi, in particolare quelli correlatialla gemellarità e alla prematurità. La legge40 ha parzialmente penalizzato il successodelle gravidanze ottenute con laprocreazione assistita nelle donnemaggiormente attempate (quelle che untempo la deontologia professionalesconsigliava dal ricorrere a questetecniche), mentre non hasignificativamente modificato il successodelle gravidanze delle madri più giovani.La diagnosi pre-impianto abbassacomunque il successo delle tecniche difecondazione in vitro».

Come si esegue la diagnosi genetica

L«Una tecnica pocousata, che sbaglia nel15 % dei casi,abbassandonotevolmente il tassodi gravidanza perciclo di fecondazioneassistita eaumentando lepossibilità che gliembrioni sianomalati, cometestimoniano i datiraccolti in Paesieticamente«insospettabili» qualiInghilterra e StatiUniti. Parla il genetista BrunoDallapiccola

Scienza & vita non ci sta. E si mobilitai ritrovano. E si orga-nizzano.L’approva-zione dellelinee guida

della legge 40 è statauna ferita e le associazioni locali diScienza e vita si sentono tradite nelprofondo. È la difesa di quella leggeche le ha spinte a iniziare a lavoraresul territorio. Molto ancora c’è dadefinire dell’imminentemobilitazione, ma di certo si sa chesi farà.

niziamo da Brescia. MassimoGandolfini, presidente di Scienza& vita Brescia evidenzia

innanzitutto un controsenso: «Sidice che le linee Guida, dicompetenza del ministro, possonoregolamentare tutto ciò che la leggenon vieta esplicitamente: così èdella diagnosi pre-impianto. Ma èaltrettanto vero che la legge 40 vietachiaramente la distruzione e lacrioconservazione di embrioni: neconsegue che la diagnosi pre-impianto, ancorché non vietata, èimpraticabile, salvo violare il dettatodi legge che impone di difenderel’embrione, sottraendolo ainopinate vivisezioni o distruzioni».Il medico bresciano parla didemocrazia calpestata: «Solo treanni fa – afferma – il 75% degliitaliani aveva sostenuto una leggeche tutela al massimo la vita

dell’embrione, sottraendolo amanipolazioni indegne della vitaumana. Oggi l’ex ministro di ungoverno dimissionario, sfiduciato eduramente bocciato dai cittadini,come suo ultimo atto ha resopossibile una pratica atta adeliminare un embrione malato,disattendendo con protervia il"comune sentire" della stragrandemaggioranza degli italiani». EBrescia ha già un appuntamento conun importante convegno ilprossimo 20 giugno.

ietro Bucolia, presidente Scienza& vita Moncalieri non puònascondere lo

stupore:«Chiediamo al nuovoministro della Salute - afferma - direvocare con urgenza le linee guidasulla legge 40». E annunciaun’imminente attività dicomunicazione: «La svolgeremo dasubito nella nostra comunità –aggiunge – con tutti gli strumentiche abbiamo a disposizione, comevolantinaggio di pieghevoli emanifesti nella città. Vogliamo fare

in questo modo formazioneculturale, per rendere consapevoli inostri concittadini della posta ingioco, ma anche dei gravi rischi acui ci espone un’azione politicaautoreferenziale, indifferente allavolontà dei cittadini e alla minimacorrettezza istituzionale"

na raccolta firme è la propostache vuole estendere a tutto ilterritorio nazionale la presidente

di Scienza & vita di Cerignola, ItaliaButtiglione: «Credo che dobbiamounirci in questo – spiega – che puòconfigurarsi come un atto diprotesta. Bisognerebbe trovare unmodo pubblico per far capire chenon ci stiamo». Econtemporaneamente annuncia:«Attraverso il nostro sportelloscientifico, attivo presso l’OspedaleTatarella di Foggia (una strutturainformativa che fa da ponte tra lagrande scienza e la clinica di base,attiva da alcuni mesi, ndr) faremoun’indagine telematica per sapereche cosa ne pensano i ginecologi».L’insegnante pugliese si chiede poi:«Perché si può mettere mano allalegge 40 e invece la 194 non sitocca?».

tanno valutando il da farsi anchegli aderenti all’associazione di Albenga: «Ci muoveremo in

unione con il resto delle associzionisul territorio – dice la presidenteGinetta Perrone – il ministro non si

è rassegnato a uscire di scena primadi fare l’ultimo tonfo». E ilvicepresidente Eraldo Ciangherottiannuncia: «Invieremo ai medicidella Liguria del materialeinformativo per far conoscere a tuttil’assurdità di queste linee guida.Faremo partire ben 15 mila letterenelle prossime settimane, a cuiallegheremo alcune pagine di èvita». Ciangherotti aggiunge inoltreche metterà a disposizione il suosito personalewww.eraldociangherotti.it permonitorare quanto i partiti inparlamento faranno in merito aitemi eticamente sensibili.

S

U

P

I

S

chiar

o & to

ndo

sul c

ampo

di F

ran

cesc

a Lo

zito

l diritto alla vita: unaquestione di giustizia»: conquesto eloquente titolo

l’Organizzazione cattolica canadeseper la vita e la famiglia ha invitatola popolazione a partecipare oggialla marcia nazionale per la difesadei diritti dell’uomo. Ne ha datonotizia ieri la Radio Vaticana.«Molti canadesi – si legge nellanota – sono stupiti nell’apprendereche, oggi, il primo diritto umanonon è tutelato nel nostro Paesedurante i nove mesi di gravidanza».«La vita – continua il documento -è un miracolo della Creazione dalquale discendono tutti gli altridiritti: dove non c’è vita non cisono diritti». L’organismo ha ancheinvitato a promuovere unacomprensione autentica delsignificato della sessualità,sottolineando come molti giovaniabbiano sperimentato unadipendenza dalla pornografia edalle trappole di una cultura chetrasforma l’uomo in un oggetto.Altro appello, quello alla vocazionedei genitori: «La paternità e lamaternità – si legge ancora neldocumento – sono doni immensi ecomportano responsabilità cheportano grandi ricompense».

Da Brescia a Moncalieri, daCerignola ad Albenga: simoltiplicano le iniziative delleassociazioni locali che percontestare le nuove linee guidastanno organizzando convegni,incontri e volantinaggi

«L’Osservatore»: nel mondo42 milioni di aborti l’anno

i stima che nel 2003 il 20% circadelle gravidanze sia stato interrottovolontariamente, per un totale di 42

milioni di aborti nel mondo, contro i 46del 1995». Lo scrive l’Osservatore Romano inun servizio dal titolo «Ma venire al mondoè sempre più difficile», che prende spuntoda uno studio pubblicato dalla rivista Lancet. Il bilancio parla di 22 milioni diaborti legali e 20 milioni illegali.Nell’Europa dell’Est si praticano 105 abortiogni 100 nati vivi, il tasso più alto almondo. «L’Italia – si legge – è invece ilPaese europeo con meno contraccezione,con gli aborti in diminuzione e la natalitàal minimo».

Si parla di eutanasiaa «2030» su Sat2000

i parla di eutanasia a «2030»il programma di bioetica diSat2000 curato da Cesare Ca-

voni in onda stasera alle 22.10 ein replica domani alle 19 e saba-to alle 10.55. Sarà la prima di duepuntate in cui si spiegano le for-ti analogie tra passato e presente.Sul dibattito attuale «2030» in-tervista Adriano Pessina, diretto-re del Centro di Bioetica dell’U-niversità Cattolica, Angelo Fiori,già vicepresidente del Comitatonazionale di bioetica, e AntonioSpagnolo, docente di bioetica al-l’Università di Macerata.

S

genetica

n «freno», se non un vero eproprio stop alla ricercascientifica. E non solo perle tecniche alternative giàsviluppate in Italia e nelresto del mondo, come la

diagnosi sugli ovociti (che noncomporta lo "scarto" di embrioni),ma soprattutto per quelle ricercheancora in via di sviluppo, come leterapie geniche, che nel giro dipochi anni potrebbero permetteredi intervenire nello sviluppodell’embrione stesso percorreggerne i potenziali difettigenetici. Il genetista cagliaritanoLicinio Contu non ha dubbi:«Aperta la scorciatoia delle nuovelinee guida e della diagnosi pre-impianto – spiega –, l’attenzione discienziati e ricercatori in entrambequeste direzioni verràgradualmente meno».Professore, può fare il puntosullo stato dei lavori di questetecniche?«Per quanto riguarda la diagnosisugli ovociti – per cui sono ildiretto interessato, avendo datoinizio a questo tipo disperimentazione in Italia – il"pacchetto" tecnico-scientificosarebbe pronto all’uso: neilaboratori dell’Università diCagliari abbiamo, in passato,esaminato diversi ovociti tramite ilcosiddetto globulo polare,identificando dal loro Dna quellisani. Questo tipo di esame haevidenziato una percentuale dierrore dell’1% circa, contro il 10%di quella relativa alla diagnosi pre-impianto».E perché mai vi siete fermati?«Ci siamo attenuti alla lettera allalegge 40, che sulla possibilità diselezionare i gameti non è del tuttochiara, e abbiamo iniziato aconfrontarci su questo punto con lacomunità scientifica e con leistituzioni per essere certi che latecnica fosse assolutamentecompatibile con i presupposti eticiche ci animavano. Immagini labeffa di vedere il ministro che,invece di interessarsi a questepromettenti "alternative", magarichiarendo alcuni punti della legge,d’un tratto cancella il divieto allaselezione di embrioni. Come dire:gli embrioni malati possono esserebuttati via, che ci importa di quelloche si può fare per evitarlo?».E le terapie geniche?«Le terapie geniche, cioè le tecnicheche permetterebbero di interveniresu un embrione in via di sviluppoper correggerne eventuali patologiegenetiche, sono ancora in via disviluppo: negli Usa, soprattutto,numerose équipe sono al lavoro daanni e stanno compiendo passi dagigante. Non a caso la legge 40 –che oltre a essere una normaequilibrata e anche al passo coitempi – al suo articolo 13 prevedeil divieto a qualsiasi manipolazionedell’embrione che non siafinalizzata al suo sviluppo o almiglioramento della sua salute. Edecco l’errore clamoroso delministro uscente: che, ignorandocompletamente sia il divieto sia lapossibilità che presto tecniche diquesto tipo siano disponibili nelnostro Paese, ha deciso dipermettere l’esatto contrario: ladiagnosi pre-impianto, infatti, èuna manipolazione dell’embrionenon finalizzata al miglioramentodella sua salute, ma alla suaselezione: che significa potenzialeeliminazione.Risultato?«Ce ne sono molti: il tradimento diuna consultazione popolare,l’oneroso peso buttato addosso aimedici, l’ipocrisia con le coppie.Ma dal punto di vista scientificouno supera gli altri ed è quello discoraggiare la ricerca – e la ricercaetica – per intraprendere stradeapparentemente più facili, mamolto pericolose. Questa scelta ci farestare indietro, prima ancora chepreoccuparci».

Viviana Daloiso

U

«Una decisioneche penalizzala scienza»

Canada & vita,tutti in marcia

l’iniziativa

Page 3: vita Legge 40: quante bugie sulle linee guidaproblema sono i medici e farmacisti obiettori e la pillola che non si trova. O si trova S troppo, chissà. L’ stamy di Graz Legge 40:

driano Bompiani è unavoce storica dellabioetica italiana. È statoil primo presidente delComitato italiano dibioetica, istituito nel

1990, ha collaborato allaredazione della Convenzioneeuropea sui diritti dell’uomo ela biomedicina e ha preso parteai lavori del Comitato dibioetica dell’Unesco per ladichiarazione internazionale sulgenoma umano e sui dirittidell’uomo.

Professore, la decisionedell’ex ministro Turco sulladiagnosi preimplantatoria ècompatibile con l’impiantodella legge 40? «Mi pare proprio di no. Ilfamoso articolo 13 della legge40, al punto 2, concede lapossibilità di effettuare unaricerca clinica e sperimentalesull’embrione umano, "purchési perseguano finalitàesclusivamente terapeutiche ediagnostiche ad esse collegate"– cioè la diagnosi serve solo perla terapia – "volte alla tuteladella salute e dello sviluppodell’embrione". Ora, qualora ladiagnosi mettesse in evidenzaanomalie genetiche chepossono portare a malattieparticolarmente gravi, che cosasi fa? In mancanza di terapieattualmente possibili, si praticasolo una diagnosi che serve adabbandonare l’embrione, segeneticamente malato, non acurarlo».

Che ricadute potrebberoavere le nuove linee guida?«La realtà dimostra che laddovesi era concessa la diagnosipreimplantatoria solo per"evitare" la trasmissione dimalattie particolarmente gravi, eper le quali non si conoscevaancora una terapia, si è andatiben al di là degli intenti iniziali:le diagnosi si sono ampliate pernumero di geni interessati – siparla ormai di parecchiecentinaia – e naturalmente si èanche diluito quel criterio di"particolare gravità" che erastato il pretesto iniziale. Ladiagnosi si è estesa a molte altrecondizioni, anche alla presenzadi singole mutazioni genicheche potrebbero in età avanzatafavorire malattie croniche, forseportare all’insorgenza ditumori… in sostanza si sonosuperati anche quei limiti che –secondo una certa visione delmondo – possedevano ancoraun contenuto diproporzionalità».

Quindi lei crede che non ci sipuò limitare solamente adiagnosi su poche egravissime patologie.«Constato semplicemente che innessuno Stato europeo, manemmeno negli Usa o altrove si

A

www.avvenireonline.it\vita

Avvenire 3 Giovedì, 8 maggio 2008

Diagnosi pre-impianto, poi non ci si ferma più di Andrea Galli

è stilato un elenco circoscrittodi patologie interessate, diprecise condizioni cheautorizzino giuridicamente,sotto il profilo medico, ladiagnosi preimplantatoria"selettiva" o la proscrivano. Ilimiti, proposti all’origine, sonostati superati ovunque. C’è unatendenza evidente sia da partedei ricercatori, sia da parte degliattori del business medico chesi viene a creareattorno a questeattività, sia da partedella gente comune,spesso nonpienamenteconsapevole dellacomplessità edelicatezza di certiprocessi, dell’elevataincertezza ancora permolte diagnosi, adallargare il campo diapplicazione delladiagnosi

preimplantatoria.Questo spiega anche perché leprime linee guida, quelle dellacommissione Sirchia, sono statemolto rispettose della letteradella legge 40. Lo spirito di unalegge va interpretato sempre inrapporto alla lettera stessa dellalegge, non ai desideri diciascuno. Altrimenti si perdonoi termini di confronto, i palettinecessari al vivere comune, e sipuò arrivare a esitiimprevedibili».

Per il Ministro le nuove lineeguida non aprirebbero lastrada all’eugenismo. Leicosa ne pensa?«C’è molta confusione sulladefinizione di eugenismo. Apartire dalla seconda guerramondiale abbiamo assistito auna giusta condannadell’eugenismo come attività efinalità di uno Stato.Contemporaneamente si èlasciata la massima tolleranzaalle iniziative dei privati, dellesingole famiglie, per unprocesso selettivo "privato".Allorché una pratica diselezione embrionale praticatadalla singola famiglia diventaun sistema diffuso, e tollerato

dallo Stato, se non incoraggiato,ecco che lo Stato torna ad essereconnivente con l’eugenismo».

Come giudica le modalitàdell’intervento del MinistroTurco, che ad alcuni è parsoun blitz finale?«La legge 40 è stato untentativo, nel complessoriuscito, di trovare un equilibriotra punti di vista ed esigenze

diversi. Il ministro avrebbepotuto manifestare una suaposizione di dissenso inmateria, come atto politico difine mandato – il che sarebbestato pienamente legittimo –,senza però mettere a repentagliouna complessa costruzionelegislativa, oltretutto passata perun referendum nazionale, nelmomento del passaggio deipoteri».

conAdrianoBompiani

l’inte

rvista

L’esame invasivo sugliembrioni ha portato,ovunque è stato legalizzato,a un ampliamentovirtualmente senza limitidelle anomalie da scovare e in base alle quali«scartare» vite umane. Una deriva per cui si puòdire, a tutti gli effetti, che il fantasma eugenistascacciato dalla porta dopola seconda guerra mondialeè rientrato dalla finestraIn panni «liberali» e politicamente corretti

Ma i diritti degli adulti la spuntano su tutto?hi ha visto il film Gattaca – laporta dell’universo non simeraviglierà delle dichiarazionidell’ex ministro Turco. Nel film,che è del 1997, si racconta diuna società del futuro nella

quale le nascite sono regolate attraversol’ingegneria genetica. Gli esseri umani vengono distintiin "validi", concepiti in provetta col Dna modificato, e"non validi", concepiti tradizionalmente. Ilprotagonista della vicenda, Vincent Freeman, è un nonvalido perché i suoi genitori contravvenendo alle regoledi quella società hanno voluto concepirlo in modonaturale. Ma il ragazzo, pur essendo di gran valore, èconsiderato un essere inferiore adatto solo per lepulizie. In questa condizione Vincent decide difalsificare la sua identità genetica per poter diventare uncosmonauta.

questo modello di società disumana, artificiale edeugenetica sembra voler condurci Livia Turcoquando afferma che la coppia ha non solo il diritto,

ma anche il dovere di rifiutare un figlio che presentasseanomalie genetiche. Un modello che evidentemente non possiamo e nondobbiamo accettare pena lo svilimento del valore dellavita dell’uomo.

a vediamo dove stanno i nodi problematicidell’argomentazione di carattere etico e culturale.Innanzitutto, nell’affermazione dell’ex ministro la

vicenda della nascita è considerata soltanto dalversante dei diritti dei genitori. Ora questo è un erroredi prospettiva morale, perché l’atto della generazionenon è un fatto tecnico, ma un fatto umano in cui igenitori dovrebbero essere i primi a tutelare la vita deiloro figli, quali che siano le loro condizioni di salute.Ma è pure un errore giuridico perché va contro ildettato della legge 40 che impone di bilanciare i dirittidi tutti i protagonisti della nascita, compreso ilnascituro, e impone la salvaguardia della vitadell’embrione.Purtroppo con estrema facilità si dimentica tutto ciò esi pone l’accento solo sui diritti degli adulti.

n secondo luogo, si dimentica completamente che lavita umana, compresa quella dell’embrione, non è piùa disposizione degli altri. Una volta che essa esiste va

tutelata. E gli altri valori in gioco hanno un postogerarchicamente inferiore. Perciò il fatto che unembrione sia malato o abbia qualche imperfezione noncomporta assolutamente la sua soppressione.Se si sopprimesse un embrione con qualcheimperfezione si avrebbero due effetti. Il primo dicarattere pratico: si allungherebbe infinitamente lacatena delle imperfezioni di fronte alle quali decidere lasoppressione. In tal modo si lascerebbe ogni essereumano in balìa dei genitori, infatti il giudizio sarebbesoggettivo al massimo grado. Il secondo è di carattereculturale e sociale: vivremmo in una società checondanna a morte qualcuno solo perché è imperfetto omalato, cioè una società eugenetica.

i dimentica che la maggior parte delle imperfezionigenetiche sono prive di gravi conseguenze per la vitae la salute; si dimentica che molte malattie si

possono guarire anche nella fase uterina; si dimenticache anche i figli nati sani possono creare gravi problemiai genitori: in questo caso che faremo? Lo manderemoin orfanotrofio, dato che la coppia deve misurare la suacapacità di accoglienza?

n terzo luogo, è sempre possibile rinunciare albambino appena nato se ci si ritiene inadatti allafunzione di genitori. La legge consente questa

possibilità. Una possibilità che aiuta i genitori a valutaremeglio i reali deficit del loro figlio, che spesso sonominori di quanto paventato, e le loro vere capacità diaccoglienza, che spesso sono superiori a quanto essistessi supponevano sotto l’influsso delle notizieangoscianti.

ffermazioni come quelle lette e ascoltate in questigiorni che hanno seguito l’emanazione delle nuovelinee guida della legge 40 si capiscono solo

all’interno della logica sbagliata dei diritti "sulle"persone. Mentre va ribadito che non si può avere questogenere di diritti "su" qualcuno. Nei confronti dellepersone c’è sempre la relazione, il dono, e anche ilrischio. Nello stesso modo va detto che non c’è undiritto alla felicità, cosa che sarebbe impossibile darealizzare. Purtroppo c’è ancora qualcuno che ritiene dipoter essere felice eliminando chi potrebbe dargliqualche disturbo.

A

I

S

I

M

A

C

cont

roma

nodi

Mic

hele

Ara

min

i

uattro anni di negoziati,nove mesi per varare ildisegno di legge diratifica, due interrogazioniparlamentari e infine lacrisi di governo a bloccaretutto. L’Italia non è tra i

venticinque Paesi che hanno approvato laConvenzione delle Nazioni Unite sui diritti dellepersone disabili, entrata in vigore sabato scorso.Saranno le nuove Camere a dover decidere su untesto che solleva ancora forti dubbi, soprattuttoper quei riferimenti alla «salute sessuale eriproduttiva e ai programmi di salute pubblicadestinati alla popolazione» contenuti nell’articolo25 e che hanno indotto la Santa Sede a nonfirmare la Convenzione, pur riconoscendone inbuona parte la validità.

vero che l’articolo, pensato per garantire ildiritto a godere del migliore stato di salutepossibile, «vuole essenzialmente assicurare

che la disabilità non venga usata per negare servizisanitari» – aveva sottolineato un anno famonsignor Celestino Migliore, osservatorepermanente della Santa Sede presso l’Onu, nelgiorno in cui fu adottata la Convenzione –«tuttavia in alcuni Paesi i servizi di saluteriproduttiva includono l’aborto, così negandol’inerente diritto alla vita di ogni essere umano. Ètragico che ovunque un difetto del feto siaprecondizione per l’offerta o l’impiegodell’aborto, la Convenzione creata per tutelare lepersone con disabilità da tutte le discriminazioninell’esercizio dei loro diritti possa essere usata pernegare il più basilare diritto alla vita a personedisabili non ancora nate».

l testo approvato dall’assemblea generale delleNazioni Unite è stato, invece, sottoscrittodall’Italia nel marzo 2007 e consta della

Convenzione vera e propria, che definisce laportata dei diritti dei disabili e gli obblighi degliStati, e di un protocollo opzionale in base al qualevengono disciplinate le procedure d’appello incaso di violazione delle norme sancite dallaConvenzione. Affinché il testo diventi vincolante ènecessaria, però, l’approvazione del Parlamento.Sulla ratifica premono le forze di opposizione delPartito Democratico, e della sua componenteradicale. Il Popolo della Libertà, invece,interpellato alla vigilia delle elezioni dalla"Federazione italiana di superamentodell’handicap" sul futuro delle politiche in favoredella disabilità, «onde evitare promesse cheappaiano più come aridi spot elettorali cheimpegni politici precisi e concreti», avevaproposto un tavolo tecnico sulla disabilità senzafar chiarezza circa le intenzioni di voto.

uori dall’aula parlamentare a chiederel’immediata ratifica è una parte consistentedell’associazionismo, con l’eccezione di alcune

realtà impegnate sul fronte delle disabilitàpsichiche che sottolineano le potenzialitàdiscriminatorie della Convenzione nella misura incui non pone sufficientemente l’accento sullespecificità dell’handicap psichico rispetto a quellofisico. Voce favorevole alla tempestivaapprovazione della Convenzione è quella diLuisella Battaglia, membro del Comitatonazionale per la bioetica, che dalle pagine del Secolo XIX invita il nuovo governo a provvedereperché «l’Italia non può restare fuori». Segnali suiquali vigilare, anche se l’ultima parola spetteràcomunque al nuovo Parlamento.

F

I

’E

Q«Aiutare» i disabili, abortendoli: in vigorela Convezione Onu che l’Italia voleva ratificare

INSINTESI

1L’articolo 13 dellalegge 40 permette laricerca sull’embrioneper finalitàesclusivamenteterapeutiche

2La legge 40 è statoun tentativo, nelcomplesso riuscito, ditrovare un equilibrio trapunti di vista edesigenze diversi

3Lo spirito di unalegge va interpretato inrapporto alla letterastessa della legge, nonai desideri di ciascuno

newsA Genovala «culladella vita»

a prima "culla dellavita" di Genova èstata inaugurata ierimattina pressol’ospedale Galliera,il cui presidente è

l’arcivescovo di Genova epresidente della Cei,cardinale Angelo Bagnasco.La realizzazione è stata resapossibile grazie alcontributo del Lions ClubGenova Eur. La nuova culla,ha spiegato il direttoregenerale del Galliera,Adriano Lagostena, «vuoleessere un duplice segnale disperanza». «Anzitutto – haspiegato – quella digarantire al neonato unasperanza di vita che, se fosseabbandonato per strada,come troppe volte succede,certamente non avrebbe; insecondo luogo diamo aigenitori l’opportunità perun eventuale ripensamentonel caso in cui decidesseroin un secondo momento diritornare e riconoscere illoro bambino». «Ci siamorivolti al Galliera – haspiegato invece il presidenteLions, Giorgio Curti – cheha accettato con grandeentusiasmo la nostraproposta collaborandofattivamente per larealizzazione della stessa».

ome hanno spiegato iresponsabilidell’ospedale, la

posizione della cullaconsente un interventoimmediato del personalesanitario non appena ilneonato viene depositatogarantendo, nel contempo,la massima privacy per ilgenitore. Inoltre la cullaconsente la massimasicurezza e garantisce ilnecessario comfort alneonato essendo dotata diun materassino ad acquache conserva unatemperatura costante ditrentasette gradi. Unsistema di sensori rileva,inoltre, la presenza delpiccolo che,immediatamente, vienepreso in caricodall’ospedale che attiva unprotocollo specifico cheprevede il trasferimentodel bambino in ProntoSoccorso per un primocontrollo sulle suecondizioni cliniche.Sempre in Liguria, un’altraculla per la vita verràinaugurata ufficialmentesabato mattina a SestriLevante, presso l’OperaMadonnina del Grappa(mentre già attiva datempo è quella diAlbenga). Per l’occasione èprevista la partecipazionedel presidente delMovimento per la VitaItaliano, Carlo Casini.L’iniziativa è unaespressione della continuaattenzione che i Centri diaiuto alla vita ed il Mpvrivolgono alle neomamme ed ai lorobambini.

Adriano Torti

C

L

ambiare la legge sull’abortoper evitare che la Gran Bre-tagna diventi "la Mecca"

mondiale per chi vuole sotto-porsi all’interruzione volontariadi gravidanza. Il terremoto elet-torale delle ultime elezioni am-ministrative in Gran Bretagna,che ha visto travolti i laburisti diGordon Brown, produce i primirisultati. Una parlamentare deiconservatori, Nadine Dorries,propone di rivedere il limitemassimo di 24 settimane per e-seguire l’aborto, portandolo a20, con un emendamento allaHuman Fertilisation and Em-

briology Bill. «Nel Regno Unitosi eseguono 200 mila aborti l’an-no, più o meno 600 al giorno. Èun po’ troppo», commenta Dor-ries, che ha lavorato per anni co-me infermiera e che aggiunge:«Con le tecniche di assistenza aineonati prematuri oggi a dispo-sizione le speranze di vita dibimbi nati intorno alle 24 setti-mane sono aumentate di molto.Quindi viviamo lo strano para-dosso per cui da un lato i medi-ci cercano di tenere in vita i pre-maturi di sei mesi, dall’altro al-tri camici bianchi eseguono a-borti su feti della stessa età».

C«Ridurre i limiti di tempo per l’aborto»Londra torna a pensare alle 20 settimane

hand

icap

di E

len

a Pa

squi

ni

Page 4: vita Legge 40: quante bugie sulle linee guidaproblema sono i medici e farmacisti obiettori e la pillola che non si trova. O si trova S troppo, chissà. L’ stamy di Graz Legge 40:

opo ledivergenzepolitiche sulvoto dicoscienza, leanimate

discussioni avviate suimedia e la notizia "choc" che i primiibridi non sarebbero sopravvissuti piùdi 72 ore (un tempo troppo ristrettoperché se ne potessero estrarre cellulestaminali), il giorno della verità èarrivato: lunedì prossimo la Camera deiComuni si riunirà per votaredefinitivamente la nuova legge sullafecondazione artificiale ed embriologia,un atto del 1990 la cui revisione staattraversando un iter parlamentare daoltre un anno. I contenuti della nuovanorma, già approvata alla Camera deiLord, sono ormai noti: su tutti la spintain avanti alla ricerca embrionale tra cuiquella nelle staminali embrionali cheprevede la creazioni di embrioni ibridi,formati da materiale genetico umano eanimale. Una spinta che negli ultimimesi si è dovuta scontrare con una forteopposizione formata da esponenti dellaChiesa cattolica e anglicana, daassociazioni per la vita, politici,accademici e persino scienziati, secondoi quali le proposte del nuovo atto nonterrebbero conto di problematicheetiche fondamentali.

romossa dal primo ministro GordonBrown come l’unica alternativa perla cura di malattie finora incurabili,

la ricerca sugli embrioni "chimera"è giàstata avviata dagli scienziati appoggiatidalla Human Fertilisation andEmbryology Authority, l’autorità che inInghilterra sovraintende questo campo:due team di ricercatori, uno diNewcastle e uno di Londra, hannocominciato proprio il mese scorso asperimentare sugli ibridi, facilitati dauna licenza garantita dalla Hfea e dauna legislazione che ancora non haimposto il bando. Solo se i Comunivoteranno lunedì prossimo contro lacreazione di embrioni ibridi questiesperimenti potranno essere interrotti.Secondo Andrea Minichiello Williams,avvocato e direttore del Christian LegalCentre, la Hfea avrebbe agitoillegalmente garantendo ai due teamuniversitari le licenze. «La decisione digarantire licenze non è giustificata dallalegge – ha spiegato – . Quando l’atto del1990 che regola questo settore fu varato,era chiaro che quando si parlava diembrioni si trattava di embrioni umanie non animali. Garantendo le licenze laHfea ha scavalcato l’autorità delParlamento». Secondo il legale la ricercaembrionale proposta nel nuovo disegnodi legge sarà inoltre già datata, comehanno dimostrato altre ricercheeticamente corrette che usano i tessutiumani adulti per raggiungere lo stessoscopo di produrre cellule staminali ecurare malattie gravi. Senza contare, haconcluso, «che la creazione di ibridi èun attacco al significato della dignitàinnata di un essere umano». Una

P

D

posizione condivisa anche da JosephineQuintavalle di Core (Comment onReproductive Ethics), che staorganizzando una manifestazione perlunedì prossimo fuori da Westminstermentre i Comuni discuteranno la leggee secondo cui la ricerca sugli embrioni è«assolutamente inutile e incapace diprodurre informazioni necessarie per lacura di malattie».

a le controversiebritanniche nonfiniscono qui. La nuova

legge al vaglio dei Comuniprevede anche lacancellazione della figura delpadre nei trattamenti difecondazione in vitro,spianando così la strada allecoppie lesbiche cheintendono mettere al mondoun figlio senza che il padresia necessariamentecoinvolto. Per non parlaredella selezione di embrioniche potrebbero aiutare acurare un fratellino malato edell’aborto (notevoli lepressioni di gruppi per la vitae di alcuni deputaticonservatori che vorrebberouna riduzione del limitedalle attuali 24 settimane a20). Nonostante i pareriopposti e la serietà dellequestioni in campo, per oraa fare notizia Otremanicasono i recenti sondaggi,secondo cui il 77% dellapopolazione non avrebbeobiezioni da fare allacreazione di ibridi per laricerca. Ma ai Comuni ilpassaggio della leggepotrebbe non risultare cosìfacile: dopo mesi di"ribellione" da parte dialcuni ministri dell’esecutivo,qualche settimana fa GordonBrown ha infatti garantito aisuoi deputati un voto dicoscienza sulle questioni che

riguardano non solo l’aborto, ma anchela ricerca negli ibridi, anche se èdeterminato a esigere l’approvazionedei suoi quando si tratterà di votare ildisegno generale. Resta da vedere se laotterrà anche dai tre ministri cattoliciRuth Kelly dei Trasporti, Des Browndella Difesa e Paul Murphy del Galles,principali oppositori del Primoministro sulla questione.

M

www.avvenireonline.it\vita

4 Avvenire Giovedì, 8 maggio 2008

Per inviare notizie,segnalazioni, proposte,lettere e interventi allaredazione di "è vita":

email: [email protected] fax: 02.6780483

L’appuntamentocon le pagine

di Avveniresui temidella bioetica

e della famigliaè per giovedì15 maggio

Ibridi: lunedì l’Inghilterra arriva al bivio di Elisabetta Del Soldato

hospiceVita e persona al centrodel congresso alla Lateranense

Quella «follia» di tenere un bimbopossibile parlare

di aborto tentan-do di combatterequell’atteggia-mento che lo con-sidera una pratica

eticamente di routine. Lagrande scommessa è quelladi mostrare che accogliere lavita è un’eventualità possibi-le, anche quando quella na-scita sconvolgerà piani, pro-getti ed equilibri, essendofuori tempo e fuori fuoco. Eb-bene, il dato interessante èche questo discorso vitale èstato recentemente veicolatodalla cinematografia d’ol-treoceano. In sala o affittan-do un dvd, incontriamo Junoe Molto incinta, due film checon toni allegri e colorati di-mostrano, a chiare lettere, che

l’eventualità dell’aborto, seppure rapida e in appa-renza facile, non è la via per risolvere il problema.Colpisce anche vedere la gravidanza descritta in mo-do gioioso, abituati come siamo a parlarne in terminidi processo da disciplinare, monitorare e predispor-re a tavolino. Le due pellicole, però, raccontano vi-cende molto diverse per protagonisti, sviluppi e so-luzioni finali: se la gravidanza dell’adolescente Junotermina con l’adozione del nato, Alison di Molto in-cinta tenta "addirittura" di accogliere la bimba fa-cendo coppia con il suo impresentabile compagno.Quando Juno si scopre incinta, il primo pensiero èquello di trovare un posto dove abortire. La scelta ca-

de su un centro che si rivelerà agli occhi di questa pe-pata sedicenne così respingente da farla fuggire schi-fata. Complice anche la compagna di scuola, giova-ne militante pro-life che picchetta l’ambulatorio scan-dendo lo slogan come-fai-ad-uccidere-il-tuo-bimbo-che-ha già-le-unghie, Juno se ne torna a casa con ilsuo "fagiolo". L’aborto, dunque, viene aggirato sem-plicemente perché è brutto. E poi, altrettanto sem-plicemente, Juno va alla ricerca della coppia che pos-sa adottare suo figlio, sfogliando gli annunci sul gior-nale (una soluzione non praticabile in Italia).

nove mesi di gravidanza scivolano via rapidi co-me le stagioni, e la ragazzina riesce a vivere sia l’an-no scolastico tra amiche, mensa e balli di fine an-

no, sia il processo sorprendente che si sta verifican-do in lei. Il messaggio positivo di Juno sta qui: concoraggio e un po’ di positiva incoscienza, affrontarela gravidanza è possibile. Ed è possibile farlo essen-do sostenuti e aiutati dalla propria famiglia. Ancorauna volta, la vita sorprende quest’adolescente: "I tuoivecchi" sono la testimonianza che forse un futuro co-struito accanto alla persona che si ama è, per quan-to difficile, un’eventualità possibile (bisognerebbeinnamorarsi prima di riprodursi, noterà Juno nel fi-nale), mentre la giovane e affascinante coppia da co-pertina si sgretola irreparabilmente. È sicuramente un

film importante Juno, e lo è anche grazie a un finalepoco americano.

olto incinta (titolo originale Knocked up, il no-stro "c’è rimasta") racconta invece la storia didue ventenni diversissimi: Alison è bella, per-

fetta e in carriera, Ben è sciatto, volgarissimo e nullafacente. A seguito di una serata in un locale e di unanotte insieme, la ragazza, dopo 8 settimane, si sco-pre incinta (sono le naturalissime e apparentemen-te inspiegabili nausee a metterla sul chi-vive). Da questo momento Molto incinta inizia a sorpren-dere. Alison, consapevole che questa gravidanza lesconvolgerà la vita («non avevo mai nemmeno pen-sato all’eventualità di avere figli, un giorno»), decidedi tenere il bimbo. La madre, dal chiaro sapore di fem-minista in carriera, tenta di convincerla ad abortire,ma questa è un’eventualità che la ragazza semplice-mente non considera. Finanche tra gli amici di Ben(fastidioso concentrato di volgarità e vuoto totale),il solo che osa parlarne (o meglio, non parlarne:«Quella cosa che inizia con a e che finisce con orto»)è messo rapidamente a tacere. Alison, però, fa qual-cosa di più che decidere di portare avanti la gravi-danza: vuole tentare di costruire un rapporto con ilpadre della bambina che aspetta. Alla frase di Ben«questa cosa che ti è capitata», lei risponde «che ci ècapitata». I nove mesi sono così anche il tempo del-la gestazione del legame tra i due ragazzi, in un con-testo in cui ciò sembra davvero impossibile, data ladistanza tra i loro modi di vivere e di ragionare. E diimpegno Alison ce ne mette davvero tanto: nono-stante le differenze radicali e stridenti, i due riusci-ranno ad incontrarsi – e lo faranno perché lo richie-de il pancione che lentamente cresce. Un autentico,e brillante, inno alla vita.

M

I

’E

boxCure palliative:Padova spera

«Anche se credo (e spero) non avrò mai bisogno di abortire,mai vorrei un medico obiettore come ginecologo».Una lettrice, «la Repubblica», 1° maggio

a lettrice, che scrive a CorradoAugias, è irritata: «Leggo dimedici obiettori e mi arrabbio

(...). La cosa più irritante è nonpoter scegliere per sé, sentire chequalcuno vorrebbe impedirti discegliere». La lettrice vorrebbe di-re agli esecrati medici obiettoriquesto: «Non mi interessa se nonvogliono praticare l’aborto o pre-scrivere la pillola del giorno do-po: se ciò che preme è la carrierahanno già fatto la loro scelta. Vis-suta dall’altra parte è una cosache ti resta nelle ossa: sentirsi dire

"no, queste cose non le faccio" èumiliante». La lettrice vorrebbeche un medico andasse contro lasua coscienza perché la donnapotrebbe forse sentirsi umiliata.Coscienza… Ma esisterà davvero?No, i medici obiettano per conve-nienza. Senza dubbio alcuno. Lalettrice, e Augias che cita Viale(«Non ce l’ho coi miei colleghiche obiettano ma per favore nontirino in ballo la coscienza»), siergono a giudici inquisitori. Maquale coscienza? Tutti in malafe-de, gli obiettori. Crucifige. (T.G.)

LE tu che pensavi di avere una coscienzafrasi sfatte

ustodi e interpreti della vita»:questo il titolo della due gior-ni di Congresso Internazionale

che aprirà oggi presso la Pontificia U-niversità Lateranense in occasione delquarantesimo anniversario dell’Enci-clica Humanae Vitae, promulgata daPapa Paolo VI nel luglio del 1968.Quattro le sessioni di approfondi-mento mediante le quali verrà messa

in evidenza l’attualità del testo pontificio: la prima dedi-cata al tema de «L’impianto del Concilio alla prova delcambio culturale»; la seconda intitolata «Una trasforma-zione della natura umana?»; la terza più specificamente le-gata all’enciclica e incentrata su «La sfida di Humanae Vi-tae: unità e globalità della persona umana»; la quarta de-dicata al tema delle «Comunicazioni». A seguito dell’in-troduzione, proposta dal Rettore della Pontificia Univer-sità Lateranense Rino Fisichella, interverranno relatori dispessore internazionale nelle varie competenze: dal Di-rettore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian a John Mi-chael McDermott del Pontifical College Josephinum diColumbus (Usa), da Claudio Risé dell’Università Milano-Bicocca alla professoressa Janne Matlary dell’Università diOslo. E ancora Francesco D’Agostino di Roma Tor Verga-ta, Serge-Thomas Bonino dell’Institut Catholique Toulou-se, Marta Brancatisano dell’Issr all’Apollinare. L’ultimo in-tervento, nella sessione «Comunicazioni» di venerdì 9 mag-gio, sarà di Evelyn L. Billings, che per motivi di salute nonsarà presente ma farà leggere il suo testo da 2 collabora-trici del Woomb (il Centro mondiale del Metodo Billings).I partecipanti avranno poi l’occasione speciale di incon-trare e ascoltare la parola di Benedetto XVI, che riceverà l’as-semblea del Congresso sabato mattina. (V. Dal.)

fine vita

spedalizzazione domi-ciliare, ancora un pas-so avanti. La Giunta

regionale della Lombardiaha infatti dato l’ok con u-na delibera al percorsosperimentale che integra lagamma di servizi offertidalla Regione nell’ambitodelle cure palliative intro-ducendo il livello domici-liare accanto a quello resi-denziale e di ricovero. Unpassaggio importante perquel completamento dellarete necessario a non la-sciare che gli hospice ri-mangano delle cattedralinel deserto. Questo tipo diassistenza domiciliare siconfigura come un servi-zio integrato in un’otticadi continuità delle cure. Eva ad estendere a tutto ilterritorio regionale il pro-getto sperimentale partitolo scorso anno con il Pia-no urbano che metteva inrete l’assistenza erogata dasette nosocomi cittadini.Alti gli standard previsti:ad esempio, per ogni gior-nata di ricovero a domici-lio la regione prevede unostanziamento di 60 euro.Sono in tutto 5 milioni dieuro le risorse che vengo-no previste da RegioneLombardia per l’avvio del-l’attività nell’anno in cor-so. (F.Lo.)

O

Lombardia,ricoveri a domicilio

Hospice pediatrico diPadova è chiuso. Nonpuò portare avanti la suaattività perché mancanogli infermieri, chel’azienda sanitaria non

ha ancora destinato alla strutturaresidenziale per piccoli conpatologie inguaribili che porta ilnome di "Casa dei bambini". Lasituazione – dopo le notizie deigiorni scorsi – potrebbe peròarrivare a una svolta: «I segnali sonopositivi», spiega la dottoressa FrancaBenini, pediatra da anni impegnatanel riconoscimento dell’importanzadi un approccio palliativo per queipiccoli che vanno incontro alterribile destino della fine della vita.È stata lei a promuovere il progettoper la "Casa del Bambino",realizzata anche grazie al supportodella Fondazione Salus Pueri e laFondazione Cassa di Risparmio diPadova e Rovigo: una strutturagraziosa, tinta di rosa sulle paretiesterne, all’interno della qualepossono essere ospitati, e seguiti, 4pazienti.

numeri, anche se piccoli, sono dicerto una consolazione di fronteal dolore grande per le vite che,

appena sbocciate, sono giàdestinate a sfiorire: i bambini chemuoiono ogni anno e che hannobisogno di un trattamentopalliativo sono circa 1200 in tuttaItalia. Grande l’attenzionenell’ultima legislatura, che avevariservato al tema unasottocommissione specificanell’ambito delle cure di fine vita.La struttura di Padova si inserisceperfettamente in un sistema di retedi assistenza che in Veneto è unarealtà ben rodata. «Da qui – spiegala dottoressa Benini – possiamoseguire, su tutto il territorio delVeneto, anche chi si trova a casa. Ilnumero medio dei bambini chenella nostra Regione ha bisogno diquesto tipo di cure è di circa 600: diquesti ogni anno ne muoiono circa50». L’équipe che seguirà i bambiniricoverati e le loro famiglie presso lacasa ed i pazienti a domicilio dicure palliative pediatriche deveessere composta da 3 medici atempo pieno, 11 infermieri e unopsicologo. «Sappiamo che lacarenza degli infermieri – ammettela Benini – è un problema generale,ma pensiamo che sia importantericevere un segnale per l’alto valoreche il progetto ha in sé». Nella"Casa dei bambini" di Padova sonopreviste diverse attività di supportotra cui lo sportello per i fratelli deipiccoli con malattia inguaribile equello per aiutare i genitori.

Francesca Lozito

I

’L

cinem

adi

Giu

lia

Gal

eott

i

Due film recenti, «Juno» e «Moltoincinta»: come una certa incoscienzanell’affrontare il concepimento, la fiducia nell’altro e soprattutto l’amoreistintivo per la vita possono bucare lo schermo. E anche un po’ il cuore

fuorip

orta Dopo le accese

controversiedelle ultimesettimane, la Camera dei Comuni sta per decideresulla nuovalegge nelcampo dellaricerca e dellafecondazioneassistitaIl risultato?Potrebbe nonessere scontato

... e quello Usa

Il manifesto italiano...