Virno 2 Individuazione-general Intellect

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    PAOLO VIRNO

    I.Moltitudine e

    principio di individuazione

    (2001)

    II.

    Gli angeli e ilgeneral intellect.

    Lindividuazione in Duns Scoto e

    Gilbert Simondon

    (2005)

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    I.

    MOLTITUDINE E PRINCIPIODI INDIVIDUAZIONE

    (2001)

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    Le forme di vita contemporanee attestano la dissoluzione del concettodi popolo e la rinnovata pertinenza del concetto di moltitudine. Stellefisse del grande dibattito seicentesco da cui discende buona parte del no-

    stro lessico eticopolitico, questi due concetti si collocano agli antipodi. Ilpopolo ha una indole centripeta, converge in una volont gnrale, linterfaccia o il riverbero dello Stato; la moltitudine plurale, rifuggedallunit politica, non stipula patti n trasferisce diritti al sovrano, recal-citra allobbedienza, inclina a forme di democrazia non rappresentativa.Nella moltitudine, Hobbes ravvis la massima insidia per lapparato statale(I cittadini, allorch si ribellano allo Stato, sono la moltitudine contro il

    popolo [HOBBES, 1652: XII, 8]), Spinoza la radice della libert. Dal Sei-cento in poi, quasi senza eccezioni, ha prevalso incondizionatamente ilpopolo. Lesistenza politica dei molti in quanto molti stata espuntadallorizzonte della modernit: non solo dai teorici dello Stato assoluto,ma anche da Rousseau, dalla tradizione liberale, dallo stesso movimentosocialista. Oggi, per, la moltitudine prende la sua rivincita, caratterizzandotutti gli aspetti della vita associata: costumi e mentalit del lavoro postfor-dista, giochi linguistici, passioni e affetti, modi di intendere lazione col-lettiva. Quando si constata questa rivincita bisogna scansare almeno unpaio di sciocchezze. Non che la classe operaia si sia beatamente estintaper far posto ai molti: piuttosto, e la faccenda di gran lunga pi com-plicata e interessante, gli operai odierni, tali restando, non hanno pi la

    fisionomia del popolo, ma esemplificano a perfezione il modo di esseredella moltitudine. Inoltre, affermare che i molti caratterizzano le formedi vita contemporanee non ha nulla di idillico: le caratterizzano tanto nelmale quanto nel bene, nel servilismo non meno che nel conflitto. Di unmodo di essere si tratta: diverso da quello popolare, certo, ma, in s,non poco ambivalente, essendo provvisto anche di suoi specificiveleni.

    La moltitudine non accantona con gesto sbarazzino la questione del-luniversale, del comune/condiviso, insomma dellUno, ma la riqualificada cima a fondo. Anzitutto, si ha un rovesciamento nellordine dei fattori:

    il popolo tende allUno, i molti derivano dallUno. Per il popolo luni-

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    versalit una promessa, per i molti una premessa. Muta, inoltre, lastessa definizione di ci che comune/condiviso. LUno verso cui il popologravita, lo Stato, il sovrano, la volont gnrale; lUno che la moltitudineha alle proprie spalle consiste, invece, nel linguaggio, nellintelletto come

    risorsa pubblica o interpsichica, nelle generiche facolt della specie. Se lamoltitudine rifugge dallunit statale, soltanto perch essa correlata atuttaltro Uno, preliminare anzich conclusivo. Su questa correlazione,gi segnalata altre volte in passato, occorre interrogarsi pi a fondo.

    Un contributo di gran conto quello offerto da Gilbert Simondon, fi-losofo assai caro a Deleuze, finora quasi sconosciuto in Italia. La sua ri-flessione verte suiprocessi di individuazione. Lindividuazione, ossia il pas-saggio dalla generica dotazione psicosomatica dellanimale umano allaconfigurazione di una singolarit irripetibile, forse la categoria che, pi

    di ogni altra, inerisce alla moltitudine. A guardar bene, la categoria di po-polo si attaglia a una miriade di individui non individuati, intesi cio comesostanze semplici o atomi solipsistici. Proprio perch costituiscono unimmediato punto di partenza, anzich lesito estremo di un processo ac-cidentato, tali individui abbisognano dellunit/universalit procacciatadalla compagine statale. Viceversa, parlando di moltitudine, si mette lac-cento precisamente sullindividuazione, ovvero sulla derivazione di ciascunodei molti da un che di unitario/universale. Simondon, come per altriversi lo psicologo sovietico Lev S. Vygotskij e lantropologo italianoErnesto de Martino, hanno posto al centro dellattenzione proprio siffattaderivazione. Per questi autori, lontogenesi, cio le fasi di sviluppo delsingolo io autocosciente, philosophia prima, unica analisi perspicuadellessere e del divenire. Ed philosophia prima, lontogenesi, proprioperch coincide in tutto e per tutto con il principio di individuazione.Lindividuazione consente di delineare il diverso rapporto Uno/molti cuisi accennava pocanzi (diverso, per intendersi da quello che identificalUno con lo Stato). Essa, pertanto, una categoria che concorre a fondarela nozione etico-politica di moltitudine.

    Gaston Bachelard, epistemologo tra i maggiori del XX secolo, ha scritto

    che la fisica quantistica un soggetto grammaticale al cui riguardo sem-bra opportuno impiegare i pi eterogenei predicati filosofici: se a unsingolo problema ben si adatta un concetto humeano, a un altro pu con-venire, perch no, un brano della logica hegeliana o una nozione trattadalla psicologia della Gestalt. Parimenti, il modo di essere della moltitudinedeve venir qualificato con attributi reperiti in ambiti diversissimi, talvoltapersino alternativi tra loro. Reperiti, per esempio, nellantropologia filo-sofica di Gehlen (sprovvedutezza biologica dellanimale umana, mancanzadi un ambiente definito, povert di istinti specializzati), nelle pagine di

    Essere e tempo dedicate alla vita quotidiana (chiacchiera, curiosit, equi-

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    voco ecc.), nella descrizione dei diversi giochi linguistici eseguita da Witt-genstein nelle Ricerche filosofiche. Esempi tutti opinabili, questi. Incon-trovertibile, invece, limportanza che assumono, come predicati delconcetto di moltitudine, due tesi di Gilbert Simondon: 1) il soggetto

    una individuazione sempre parziale e incompleta, consistendo piuttostonellintreccio mutevole di aspetti preindividuali e aspetti effettivamentesingolari; 2) lesperienza collettiva, lungi dal segnarne il decadimento oleclissi, prosegue e affina lindividuazione. Trascurando molto altro (com-presa la questione, ovviamente centrale, di come si realizzi, secondo Si-mondon, lindividuazione), vale la pena, qui, concentrarsi su queste tesialquanto controintuitive e perfino scabrose.

    1. Preindividuale

    Ricominciamo da principio. La moltitudine una rete di individui. Iltermine molti indica un insieme di singolarit contingenti. Queste sin-golarit non sono, per, un dato di fatto inappellabile, bens il risultatocomplesso di un processo di individuazione. Va da s che il punto diavvio di ogni autentica individuazione qualcosa di non ancora indivi-duale. Ci che unico, irripetibile, labile, proviene da quanto invece indifferenziato e generico. I caratteri peculiari dellindividualit affondanoradici in un complesso di paradigmi universali. Gi solo parlare diprin-cipium individuationis significa postulare una inerenza saldissima tra ilsingolare e luna o laltra forma di potenza anonima. Lindividuale ef-fettivamente tale non perch si mantiene ai margini di ci che potente,come uno zombie esangue e rancoroso, ma perch potenza individuata;ed potenza individuata perch solo una delle possibili individuazionidella potenza.

    Per fissare lantefatto dellindividuazione, Simondon impiega lespres-sione, niente affatto criptica, di realt preindividuale. Ciascuno dei moltiha dimestichezza con questo polo antitetico. Ma che cos, propriamente,

    il preindividuale? Simondon scrive: Si potrebbe chiamare natura questarealt preindividuale che lindividuo porta con s, sforzandosi di ritrovarenella parola natura il significato che le attribuivano i filosofi presocratici:i Fisiologi ionici vi coglievano lorigine di tutte le specie di essere, anterioreallindividuazione; la natura realt del possibile, con le fattezze di quel-lapeiron da cui Anassimandro fa scaturire ogni forma individuata. LaNatura non il contrario dellUomo, ma la prima fase dellessere, l dovela seconda lopposizione tra individuo e ambiente (SIMONDON 1989:196). Natura, apeiron (indeterminato), realt del possibile, un essere ancora

    privo di fasi: e si potrebbe continuare con le variazioni sul tema. Qui,

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    per, sembra opportuno proporre una definizione autonoma di preindi-viduale: non contraddittoria con quella di Simondon, beninteso, ma daessa indipendente. Non difficile riconoscere che, sotto la medesima eti-chetta, coesistono ambiti e livelli assai diversi.

    Preindividuale , in primo luogo, la percezione sensoriale, la motilit,il fondo biologico della specie. stato Merleau-Ponty, nella Fenomenologiadella percezione, a osservare che io non ho coscienza di essere il verosoggetto della mia sensazione pi di quanto abbia coscienza di essere ilvero soggetto della mia nascita e della mia morte (MERLEAU-PONTY 1945:293). E ancora: la vista, ludito il tatto, con i loro campi, sono anteriori erimangono estranei alla mia vita personale (ivi: 451). La sensazionerifugge da una descrizione in prima persona: quando percepisco, non un individuo individuato a percepire, ma la specie come tale. Alla motilit

    e alla sensibilit si addice solo lanonimo pronome si: sivede, siode, siprova dolore o piacere. ben vero che la percezione ha talvolta unatonalit autoriflessiva: basti pensare al tatto, a quel toccare che sempre,anche, un venir toccati dalloggetto che si sta maneggiando. Colui chepercepisce, avverte s medesimo allorch si protende verso la cosa. Ma sitratta di un autoriferimento senza individuazione. la specie che si auto-avverte nel maneggio, non una singolarit autocosciente. Sbaglia chi, iden-tificando due concetti indipendenti, sostiene che, dove vi autoriflessione,l si pu constatare anche unindividuazione; o, viceversa, che, non essen-dovi individuazione, neanche lecito parlare di autoriflessione.

    Preindividuale, a un livello pi determinato, la lingua storico-naturaledella propria comunit di appartenenza. La lingua inerisce a tutti i locutoridella comunit data, non diversamente da un ambiente zoologico, o daun liquido amniotico tanto avvolgente quanto indifferenziato. La comu-nicazione linguistica intersoggettiva ben prima che si formino dei veri epropri soggetti. Essendo di tutti e di nessuno, anche al suo riguardoprimeggia lanonimo si: siparla. stato soprattutto Vygotskij a sottoli-neare il carattere preindividuale, o immediatamente sociale, della locuzioneumana: luso della parola, da principio, interpsichico, cio pubblico,

    condiviso, impersonale. Contrariamente a quanto riteneva Piaget, non sitratta di evadere da una originaria condizione autistica (cio iperindivi-duale), imboccando la via di una progressiva socializzazione; al contrario,il fulcro dellontogenesi consiste, per Vygotskij, nel passaggio da una so-cialit a tutto tondo allindividuazione del parlante: il movimento realedel processo di sviluppo del pensiero infantile si compie non dallindivi-duale al socializzato, ma dal sociale allindividuale (VYGOTSKIJ 1934:350). Il riconoscimento del carattere preindividuale (interpsichico) dellalingua fa s che Vygotskij anticipi Wittgenstein nella confutazione di qual-

    sivoglia linguaggio privato; inoltre, ed ci che pi conta, permette di

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    includerlo a buon diritto nella scarna lista dei pensatori che hanno messoal centro della scena la questione del principium individuationis. Tantoper Vygotskij che per Simondon, lindividuazione psichica (ossia la co-stituzione dellIo autocosciente) avviene sul terreno linguistico, non su

    quello percettivo. Detto altrimenti: mentre il preindividuale insito nellasensazione sembra destinato a rimanere perennemente tale, il preindivi-duale coincidente con la lingua invece suscettibile di una differenziazioneinterna che ha per esito lindividualit. Non il caso, qui, di vagliare cri-ticamente i modi con cui, per Simondon e per Vygotskij, si compie la sin-golarizzazione del parlante; n, tanto meno, di accludere qualche ipotesisupplementare. Ci che importa solo fissare lo scarto tra ambito percet-tivo (dotazione biologica senza individuazione) e ambito linguistico (do-tazione biologica come base dellindividuazione).

    Preindividuale, infine, il rapporto di produzione dominante. Nel ca-pitalismo sviluppato, il processo lavorativo mobilita i requisiti pi universalidella specie: percezione, linguaggio, memoria, affetti. Ruoli e mansioni,in ambito postfordista, coincidono largamente con lesistenza generica,con il Gattungswesen di cui parlano Feuerbach e il Marx deiManoscrittieconomico-filosoficia proposito delle pi basilari facolt del genere umano.Preindividuale certamente linsieme delle forze produttive. Tra esse,per, ha un rilievo eminente il pensiero. Si badi: il pensiero oggettivo,non correlabile a questo o a quellio psicologico, la cui verit non di-pende dallassenso dei singoli. Al suo riguardo, Gottlob Frege ha utilizzatouna formula forse goffa, ma non poco efficace: pensiero senza portatore(cfr. FREGE 1918) . Marx ha coniato invece lespressione, famosa e con-troversa, di general intellect, intelletto generale: solo che, per lui, il generalintellect (cio il sapere astratto, la scienza, la conoscenza impersonale) anche il pilastro centrale nella produzione della ricchezza, l dove perricchezza deve intendersi, qui e ora, plusvalore assoluto e relativo. Ilpensiero senza portatore, ossia il general intellect, imprime la sua forma alprocesso vitale stesso della societ (MARX 1857-1858: 403), istituendogerarchie e relazioni di potere. In breve: una realt preindividuale stori-

    camente qualificata. Su questo punto, non mette conto insistere pi ditanto. Basti tenere presente che, al preindividuale percettivo e a quellolinguistico, occorre aggiungere un preindividuale storico.

    2. Soggetto anfibio

    Il soggetto non coincide con lindividuo individuato, ma comprende ins, sempre, una certa quota ineliminabile di realt preindividuale. un

    composto instabile, un che di spurio. Ecco la prima delle due tesi di Si-

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    mondon su cui si vorrebbe richiamare lattenzione. Esiste negli esseri in-dividuati una certa carica di indeterminato, cio di realt preindividuale,che passata attraverso loperazione di individuazione senza essere effet-tivamente individuata. Si pu chiamare natura questa carica di indeter-

    minato (SIMONDON 1989: 210). del tutto errato ridurre il soggetto aquel che, in esso, vi di singolare: Si attribuisce abusivamente il nome diindividuo a una realt pi complessa, quella del soggetto completo, cheporta in s, oltre alla realt individuata, un aspetto non individuato, prein-dividuale, ovvero naturale (ivi: 204). Il preindividuale avvertito anzituttocome una sorta dipassato irrisolto: la realt del possibile, da cui scaturla singolarit ben definita, persiste ancora a fianco di questultima; la dia-cronia non esclude la concomitanza. Per altri versi, il preindividuale dicui intimamente intessuto il soggetto si manifesta come ambiente del-

    lindividuo individuato. Il contesto ambientale (percettivo, o linguistico,o storico), in cui si inscrive lesperienza del singolo, , in effetti, una com-ponente intrinseca (se si vuole: interiore) del soggetto. Il soggetto non haun ambiente, ma , in una certa sua parte (quella non individuata), am-biente. Da Locke a Fodor, le filosofie che trascurano la realt preindividualedel soggetto, ignorando dunque quel che in esso ambiente, sono destinatea non trovare pi una via di transito tra interno ed esterno, tra Io emondo. Cadono dunque nel fraintendimento denunciato da Simondon:equiparare il soggetto allindividuo individuato.

    La nozione di soggettivit anfibia. Lio parlo convive con il siparla; lirripetibile intrecciato al ricorsivo e al seriale. Pi precisamente,nellordito del soggetto figurano, come parti integranti, la tonalit anonimadel percepito (la sensazione come sensazione della specie), il carattereimmediatamente interpsichico o pubblico della lingua materna, la par-tecipazione allimpersonale general intellect. La coesistenza di preindivi-duale e individuato in seno al soggetto mediata, secondo Simondon,dagli affetti. Emozioni e passioni segnalano la provvisoria integrazionedei due lati. Ma anche leventuale loro scollamento: non mancano crisi,recessioni, catastrofi. Vi timor panico, o angoscia, allorch non si sappia

    comporre gli aspetti preindividuali della propria esperienza con quelli in-dividuati: nellangoscia il soggetto si sente esistere come problema pers medesimo, sente la sua divisione in natura preindividuale ed essere in-dividuato; lessere individuato quie ora, e questo quie questo ora impe-discono a una infinit di altri qui e di altri ora di manifestarsi: il soggettoprende coscienza di s come natura, come indeterminato (apeiron) chenon potr mai attualizzare in un hic et nunc, che non potr mai vivere(ivi: 111). dato constatare, qui, una straordinaria convergenza obiettivatra lanalisi di Simondon e la diagnosi delle apocalissi culturali proposta

    da Ernesto de Martino. Il punto cruciale, per de Martino come per Si-

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    mondon, sta nel fatto che lontogenesi, cio lindividuazione, non maigarantita una volta per tutte: pu tornare sui propri passi, infragilirsi,conflagrare. LIo penso, oltre ad avere una genesi accidentata, par-zialmente retrattile, soverchiato da quanto lo eccede. Secondo de Martino,

    talvolta il preindividuale sembra sommergere lio singolarizzato: questul-timo come risucchiato nellanonimia del si. Talaltra, in modo oppostoe simmetrico, ci si sforza vanamente di ridurre tutti gli aspetti preindividualidella nostra esperienza alla singolarit puntuale. Le due patologie ca-tastrofe del confine io-mondo nelle due modalit della irruzione del mondonellesserci e del deflusso dellesserci nel mondo (DE MARTINO 1977: 76) sono solo gli estremi di una oscillazione che, in forme pi contenute, per costante e insopprimibile.

    Troppe volte il pensiero critico del Novecento (si pensi in particolare

    alla scuola di Francoforte) ha intonato una nenia malinconica sulla pre-sunta lontananza dellindividuo dalle forze produttive sociali, nonchsulla sua separazione dalla potenza insita nelle facolt universali dellaspecie (linguaggio, pensiero ecc.). Linfelicit del singolo stata imputata,per lappunto, a questa lontananza o separazione. Unidea suggestiva, masbagliata. Le passioni tristi, per dirla con Spinoza, insorgono piuttostodalla massima vicinanza, anzi dalla simbiosi, tra individuo individuato epreindividuale, laddove questa simbiosi si presenti come squilibrio e la-cerazione. Nel bene come nel male, la moltitudine mostra la commistioneindistricabile di io e si, singolarit irripetibile e anonimia della specie,individuazione e realt preindividuale. Nel bene: ciascuno dei molti,avendo luniversale alle proprie spalle, a mo di premessa o di antefatto,non abbisogna di quelluniversalit posticcia che lo Stato. Nel male: cia-scuno dei molti, in quanto soggetto anfibio, pu sempre scorgere nellasua propria realt preindividuale una minaccia, o almeno una fonte di in-sicurezza. Il concetto eticopolitico di moltitudine incardinato sia al prin-cipio di individuazione che alla sua costitutiva incompletezza.

    3.Marx, Simondon, Vygotskij: il concetto di individuo sociale

    In un celebre brano dei Grundrisse (il cosiddetto Frammento sullemacchine), Marx indica con lepiteto di individuo sociale il solo pro-tagonista verosimile di qualsivoglia trasformazione radicale dello stato dicose presente (cfr. MARX 1857-1858: 389-403). A tutta prima, lindividuosociale sembra un ossimoro civettuolo, una arruffata unit dei contrari,insomma un manierismo hegeliano. possibile, invece, prendere questoconcetto alla lettera, fino a farne uno strumento di precisione per rilevare

    modi di essere, inclinazioni e forme di vita contemporanei. Ma ci pos-

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    sibile, in buona misura, proprio grazie alla riflessione di Simondon e diVygotskij sul principio di individuazione.

    Nellaggettivo sociale occorre ravvisare le fattezze di quella realtpreindividuale, che, secondo Simondon, pertiene a ogni soggetto. Cos

    come nel sostantivo individuo va riconosciuta lavvenuta singolarizza-zione di ciascun componente dellodierna moltitudine. Quando parla diindividuo sociale, Marx si riferisce allintreccio tra esistenza generica(Gattungswesen) ed esperienza irripetibile, che della soggettivit il sigillo.Non un caso se lindividuo sociale fa la sua comparsa nelle medesimepagine dei Grundrisse in cui viene introdotta la nozione di general intellect,di un intelletto generale che costituisce la premessa universale (o prein-dividuale), nonch il comune spartito, per le opere e i giorni dei molti.Il lato sociale dellindividuo sociale , senza dubbio, il general intellect,

    ovvero, con Frege, il pensiero senza portatore. Non solo, per: essoconsiste anche nel carattere fin da subito interpsichico, cio pubblico,della comunicazione umana, messo a fuoco con grande efficacia da Vy-gotskij. Inoltre, se si traduce correttamente social con preindividual,bisogner riconoscere che lindividuo individuato di cui parla Marx sistaglia pure sullo sfondo dellanonima percezione sensoriale. Sociale insenso forte tanto linsieme delle forze produttive storicamente definite,quanto la dotazione biologica della specie. Non si tratta di una congiun-zione estrinseca, o di una mera sovrapposizione. C di pi. Il capitalismopienamente sviluppato implica la piena coincidenza tra le forze produttivee gli altri due tipi di realt preindividuale (il sipercepisce e il siparla).Il concetto di forzalavoro d a vedere questa perfetta fusione: in quantogenerica potenza fisica e linguisticointellettiva di produrre, la forza-lavoro, s, una determinazione storica, ma include in s per intero quellapeiron,o natura non individuata, di cui discute Simondon, nonch il carattereimpersonale della lingua, che Vygotskij illustra in lungo e in largo. Lin-dividuo sociale segna lepoca in cui la convivenza di singolare e preindi-viduale cessa di essere unipotesi euristica, o un celato presupposto, madiventa fenomeno empirico, verit sbalzata in superficie, pragmatico dato

    di fatto. Si potrebbe dire: lantropogenesi, ossia la stessa costituzione del-lanimale umano, giunge a manifestarsi sul piano storicosociale, si fa infinevisibile a occhio nudo, conosce una sorta di materialistica rivelazione. Lecosiddette condizioni trascendentali dellesperienza, anzich restaresullo sfondo, vengono in primissimo piano e, quel che pi conta, diventano,esse pure, oggetto di esperienza immediata.

    Unultima osservazione, marginale ma non troppo. Lindividuo socialeincorpora le forze produttive universali, declinandole per secondo mo-dalit differenziate e contingenti; effettivamente individuato, anzi, proprio

    perch d loro una configurazione singolare, traducendole in una specia-

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    lissima costellazione di cognizioni e affetti. Per questo, fallisce ogni tenta-tivo di circoscrivere lindividuo per via negativa: non lampiezza di ciche vi escluso, ma lintensit di ci che vi converge provvede a connotarlo.N si tratta di una positivit accidentale e sregolata, infine ineffabile (per

    inciso: nulla pi monotono, e meno individuale, dellineffabile). Lindi-viduazione scandita dalla progressiva specificazione, nonch dalla com-binazione eccentrica, di regole e paradigmi generali: non il buco nellarete, ma il luogo in cui le maglie sono pi fitte. A proposito della singolaritirripetibile, si potrebbe parlare di un surplus di legislazione. Per dirla conla fraseologia dellepistemologo, le leggi che qualificano lindividuale nonsono n asserzioni universali (valide cio per tutti casi di un complessoomogeneo di fenomeni), n asserzioni esistenziali (rilevazioni di datiempirici al di fuori di qualsiasi regolarit o schema connettivo): sono

    invece vere e proprie leggi singolari. Leggi, perch dotate di una strutturaformale virtualmente comprensiva di una specie intera. Singolari, perchregole di un unico caso, non generalizzabile. Le leggi singolari raffiguranolindividuale con la precisione e la trasparenza riservate di norma a unaclasse logica: ma, si badi, una classe di un individuo solo. Chiamiamomoltitudine linsieme di individui sociali. Vi una sorta di preziosaconcatenazione semantica tra lesistenza politica dei moltiin quanto molti,lantico rovello filosofico circa il principium individuationis, la nozionemarxiana di individuo sociale (decifrata, con lausilio di Simondon,come inestricabile impasto di contingente singolarit e realt preindivi-duale). Questa concatenazione semantica permette di ridefinire alla radicenatura e funzioni della sfera pubblica e dellazione collettiva. Una ridefi-nizione che, va da s, scardina il canone etico-politico basato sul popoloe la sovranit statale. Si potrebbe dire con Marx, ma fuori e contro buonaparte del marxismo che la sostanza di cose sperate sta nel conferire ilmassimo risalto e il massimo valore allesistenza irripetibile di ogni singolomembro della specie. Per paradossale che possa sembrare, quella di Marxdovrebbe venire intesa, oggi, come una teoria rigorosa, cio realistica ecomplessa, dellindividuo. Dunque, come una teoria dellindividuazione.

    4.Il collettivo della moltitudine

    Esaminiamo ora la seconda tesi di Simondon. Essa non ha precedentidi sorta. controintuitiva, ossia viola radicati convincimenti del sensocomune (come accade, del resto, a molti altri predicati concettuali dellamoltitudine). Di solito si reputa che lindividuo, non appena partecipi aun collettivo, debba dimettere almeno alcune delle sue caratteristiche

    propriamente individuali, rinunciando a certi variopinti e imperscrutabili

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    segni distintivi. Nel collettivo, cos sembra, la singolarit si stempera, menomata, regredisce. Ebbene, a giudizio di Simondon, questa una su-perstizione: epistemologicamente ottusa, eticamente sospetta. Una super-stizione alimentata da coloro che, trascurando con disinvoltura la questione

    delprocesso di individuazione, presumono che il singolo sia un immediatopunto di partenza. Se invece si ammette che lindividuo proviene dal suoopposto, cio dalluniversale indifferenziato, il problema del collettivoprende tuttaltro aspetto. Per Simondon, contrariamente a quanto asserisceun senso comune deforme, la vita di gruppo loccasione di una ulterioree pi complessa individuazione. Lungi dal regredire, la singolarit si affinae tocca il suo acme nellagire di concerto, nella pluralit delle voci, insommanella sfera pubblica.

    Il collettivo non lede, n attenua lindividuazione, ma la prosegue, po-

    tenziandola a dismisura. Questa prosecuzione riguarda la quota di realtpreindividuale che il primo processo di individuazione aveva lasciato irri-solta. Scrive Simondon: Non si deve parlare di tendenze dellindividuoal gruppo; perch queste tendenze non sono, a parlare propriamente,tendenze dellindividuo in quanto individuo; esse sono la nonrisoluzionedei potenziali che hanno preceduto la genesi dellindividuo. Lessere cheprecede lindividuo non stato individuato senza resto; non stato total-mente risolto in individuo e ambiente; lindividuo ha conservato in s unche di preindividuale, sicch tutti gli individui insieme hanno una sorta disfondo non strutturato a partire dal quale una nuova individuazione pu

    prodursi (SIMONDON 1989: 195, corsivo mio). E ancora: Non gi inquanto individui gli esseri sono correlati gli uni agli altri nel collettivo, main quanto soggetti, cio in quanto esseri che hanno in s un che di prein-dividuale (ivi: 205). Il gruppo ha il suo fondamento nellelemento prein-dividuale (sipercepisce, siparla ecc.) presente in ogni soggetto. Ma, nelgruppo, la realt preindividuale intrecciata alla singolarit si individua asua volta, assumendo una fisionomia peculiare.

    Listanza del collettivo ancora unistanza di individuazione: la postain gioco consiste nellimprimere una forma contingente e inconfondibile

    allapeiron (indeterminato), ossia alla realt del possibile che precede lasingolarit; alluniverso anonimo della percezione sensoriale; al pensierosenza portatore o general intellect. Il preindividuale, inamovibile in senoal soggetto isolato, pu assumere per un aspetto singolarizzato nelleazioni e nelle emozioni dei molti. Cos come in un quartetto il violoncellista,interagendo con gli altri artisti esecutori, coglie qualcosa del suo stessospartito che fino ad allora gli era sfuggito. Ciascuno dei moltipersonalizza(parzialmente e provvisoriamente) la propria componente impersonaletramite le vicissitudini tipiche dellesperienza pubblica. Lesposizione agli

    occhi degli altri, lazione politica priva di garanzie, la dimestichezza con il

    PAOLO VIRNO 11

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    possibile e limprevisto, lamicizia e linimicizia, tutto ci offre allindividuoil destro per appropriarsi in qualche misura dellanonimo si da cui pro-viene, per trasformare in biografia inconfondibile il Gattungswesen, lesi-stenza generica della specie. Contrariamente a quanto riteneva Heidegger,

    solo nella sfera pubblica che si pu passare dal si al se stesso.Lindividuazione di secondo grado, che Simondon chiama anche in-

    dividuazione collettiva (un ossimoro affine a quello contenuto nella lo-cuzione individuo sociale), un tassello importante per pensare inmodo adeguato la democrazia non rappresentativa. Poich il collettivo teatro di una accentuata singolarizzazione dellesperienza, ovvero costi-tuisce il luogo in cui pu finalmente esplicarsi ci che in ogni vita umana incommensurabile e irripetibile, nulla di esso si presta a essere estrapolatoo, peggio che mai, delegato. Ma si badi: il collettivo della moltitudine,

    in quanto individuazione del general intellect e del fondo biologico dellaspecie, lesatto contrario di qualsivoglia anarchismo ingenuo. Al suoconfronto, piuttosto il modello della rappresentanza politica, con tantodi volont gnrale e sovranit popolare, a figurare come una intollerabile(e talvolta feroce) semplificazione. Il collettivo della moltitudine non stringepatti, n trasferisce diritti al sovrano, perch un collettivo di singolaritindividuate: per esso, ripetiamolo ancora una volta, luniversale unapre-messa, non gi unapromessa.

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    MOLTITUDINE E PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE12

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    II.

    GLI ANGELI EIL GENERAL INTELLECT

    LINDIVIDUAZIONE IN DUNS SCOTOE GILBERT SIMONDON

    (2005)

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    Oggi, chi voglia afferrare il proprio tempo con il pensiero (anzichperdere tempo in pensieri squisiti o roboanti, comunque innocui), devesoffermarsi a lungo sul rapporto che intercorre tra ci che massimamente

    comune e ci che massimamente singolare. Questo locutore particolare,i cui enunciati hanno suscitato la nostra approvazione o la nostra stizzanellultima assemblea degli intermittenti dello spettacolo, differisce datutti coloro che hanno preso la parola prima e dopo di lui. Ma differiscedagli altri locutori, costituendo un ente singolare, proprio e soltantoperch condivide con essi una natura comune, ossia la facolt di lin-guaggio. La capacit di articolare suoni significanti, requisito biologicodella specie Homo sapiens, non pu manifestarsi altrimenti che indivi-duandosi in una pluralit di parlanti; ma, allinverso, tale pluralit di indi-vidui sarebbe inconcepibile senza la preliminare partecipazione di ciascunoe di tutti a quella realt preindividuale che , per lappunto, la capacit diarticolare suoni significanti. Se lesempio linguistico dovesse ripugnare,perch troppo naturalistico, al palato bergsoniano di larga parte dellafilosofia poststrutturalista, si pensi pure, in alternativa, alla condizionedei migranti o alla duttile inventivit richiesta al lavoro intellettuale dimassa. Si tratta, in entrambi i casi (mobilit e forzainvenzione), di realtpreindividuali storicamente determinate, che, per, offrono il destro auno straordinario processo di diversificazione dellesperienza e della prassi.E viceversa: individuati in tutta la loro ecceit, questo migrante e questo

    lavoratore intellettuale non cessano di attestare, tuttavia, lesistenza diuno sfondo indifferenziato. Lungi dallelidersi, il Comune e il Singolarerimandano luno allaltro in una sorta di circolo virtuoso.

    Tutto sta nel comprendere in che cosa consiste, di preciso, questo reci-proco rimando. qui che le bussole impazziscono e i sentieri si biforcano.Il Comune forse il risultato di unastrazione mentale, che isoli e condensicerti tratti presenti in molti individui? O, viceversa, esso qualcosa di rea-lissimo in s e per s, indipendente dalle nostre rappresentazioni? E poi esoprattutto: il singolo locutore distinto dai suoi simili perch, accanto

    alla comune facolt di linguaggio, fa valere caratteristiche ulteriori, esse s

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    uniche e irripetibili (per esempio, un desiderio o una passione)? Oppure,al contrario, quel locutore distinto dai suoi simili gi solo perch rappre-senta una modulazione peculiare della comune facolt di linguaggio? Lin-dividuazione avviene in virt di qualcosa che si addiziona al Comune o ha

    luogo in seno a questultimo? Ecco alcuni dei dilemmi che attanagliano,oggi pi che mai, la discussione sulprincipium individuationis. quasi su-perfluo osservare che la posta in palio, in questa discussione, a un tempologica, metafisica, politica.Logica: per pensare adeguatamente la naturacomune (o preindividuale) da cui discende lindividuo individuato, oc-corre rinunciare, forse, al principio di identit e a quello del terzo escluso.

    Metafisica: alla luce del nesso Comune-Singolare, lecito postulare lesi-stenza di una intersoggettivit preliminare, anteriore alla stessa formazionedi soggetti distinti; la mente umana, a differenza di quanto suggerisce il

    solipsismo metodologico delle scienze cognitive, originariamente pubblicao collettiva. Politica: dal modo di intendere il processo di individuazionedipende in larga misura la consistenza del concetto di moltitudine.Questultima una rete di singolarit che, invece di convergere nellunitposticcia dello Stato, perdurano come tali proprio perch fanno valeresempre di nuovo, nelle forme di vita e nello spazio-tempo della produzionesociale, la realt preindividuale che hanno alle spalle, ossia il Comune dacui derivano. Sono due, a mia conoscenza, i pensatori che, prediligendo iltema dellindividuazione, hanno finito con loccuparsi soprattutto dellanatura comune, dei suoi caratteri e del suo statuto: Duns Scoto e GilbertSimondon. In questa loro deriva cercando le Indie, ci si imbatte nelleAmeriche vi una sorta di istruttiva necessit. Per giustificare laccosta-mento, basterebbe dire: entrambi i filosofi hanno polemizzato con il modoconsueto di intendere il principium individuationis, e soprattutto con lasua riduzione a questione circoscritta, priva di vere conseguenze sullon-tologia generale. E si potrebbe aggiungere: la riflessione di Simondon sullarealt preindividuale, al pari di ogni movimento del pensiero che deter-mini una situazione inedita, consente di leggere altrimenti certi autori delpassato, ovvero crea i propri predecessori. Tuttavia, se ci si limitasse a

    questo, si tratterebbe solo di un gioco erudito: e a me, lo confesso, mancasia la voglia di giocare che lerudizione. Rilevare alcune decisive assonanzetra le tesi di Simondon e quelle di Scoto piuttosto un tentativo di metterea fuoco un modello teorico n strettamente simondoniano n strettamentescotiano per decifrare il rapporto Comune-Singolare e, quindi, il mododi essere della moltitudine contemporanea.

    Questi appunti (altro non sono, in verit) concernono i seguenti temi:1) la critica che Scoto e Simondon rivolgono a quanti reputano che lacoppia materiaforma, ossia lilomorfismo, possa rendere ragione del pro-

    cesso di individuazione; 2) lo scarto che separa la nozione di universale

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    da quella di comune, e la conseguente esigenza di precisare lo statutoontologico e logico del comune senza utilizzare di soppiatto categoriecorrelate alluniversale; 3) il rapporto paradossale, perch a un tempoaggiuntivo e difettivo, che lindividuo individuato intrattiene con la natura

    comune; 4) la questione angelica (gli angeli sono o no individui?), che hagarantito a Scoto una fama folcloristica nei manuali del liceo, riesaminataalla luce del concetti simondoniani di transindividualit e individuazionecollettiva. Limito al minimo le fonti bibliografiche. Per quel che riguardaSimondon, utilizzo, qui,Lindividuation psychique et collective (Paris, Aubier,1989), e la monografia di Muriel Combes, Simondon. Individu et collectivit(Paris, Puf, 1999). Di Duns Scoto tengo presente, qui, soltanto la OrdinatioII, dist. 3, parte prima, tradotta in francese da Grard Sondag col titoloLe

    principe dindividuation (Paris, Vrin, 1992). Sondag anche autore di un

    ammirevole saggio introduttivo cui non mancher di ricorrere.

    1.Miseria dellilomorfismo

    Bench talvolta non possano evitare di utilizzarla, sia Duns Scoto cheGilbert Simondon manifestano la pi viva diffidenza nei confronti del-lespressione principio di individuazione. Essa ingannevole, a lorogiudizio, perch lascia credere che lindividuazione sia dovuta a un fattoreparticolare (il fatidico principio, appunto), isolabile ed estrapolabile inquanto tale. Ma cos non . Scoto dedica gran parte della Ordinatio II, 3,1 a vagliare, e poi a scartare luno dopo laltro, i possibili candidati alrango di principio: quantit, qualit, spazio, tempo ecc. Inutile cercareun aspetto della realt capace, di per s, di garantire la singolarit di unente. Tutti gli aspetti della realt, compresi gli accidenti pi labili e casuali,sono ancora comuni: ciascuno di essi passibile di individuazione, nessunodi essi pu produrla. del tutto illusorio supporre, per esempio, che lasingolarit derivi dallesistenza o dallindivisibilit: ci che esiste (o risultaindivisibile) un essere singolare, ma non certo lesistenza (o lindivisi-

    bilit) a far di esso il singolo che . Per Simondon (1989: 11), ce qui estun postulat dans la recherche du principe dindividuation, cest que lin-dividuation ait un principe. Lerrore capitale di questo postulato consistenellassegnare allindividuo costituito un primato ontologico, procedendopoi a ritroso alla ricerca del suo preteso elemento germinale. In tal modo,anzich spiegare lindividuo a partire dal Comune, si spiega il Comune apartire dallindividuo. Per correggere questa tendenza fallace, necessarioporre al centro dellindagine lessere preindividuale, privo di unit nume-rica e, quindi, mai riducibile a un elemento definito: lindividu serait

    alors saisi comme une ralit relative, une certaine phase de ltre qui

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    suppose comme elle une ralit prindividuelle, et qui, mme aprs lin-dividuation nexiste pas toute seule, car lindividuation npuise pas dunseul coup les potentiels de la ralit prindividuelle (ivi, 12).

    Criticare lidea che lindividuazione abbia un principio significa re-

    golare i conti con la coppia materia/forma. Soprattutto a essa, infatti, stato imputato lonere di trasformare una natura comune in un ente sin-golare (lumanit in questo uomo, per esempio). Per Simondon, lilo-morfismo una rete dalle maglie troppo larghe: indica tuttal pi certecondizioni di sfondo dellindividuazione, senza per fornire alcuna delu-cidazione sulloperazione in cui essa consiste: on nassiste pas lonto-gnse parce quon se place toujours avant cette prise de forme qui estlontognse; le principe dindividuation nest pas donc saisi dans lindi-viduation mme comme opration, mais dans ce dont cette opration a

    besoin pour pouvoir exister, savoir une matire et une forme (ivi, p.11). Per Scoto, n la materia n la forma e neanche il loro composto indi-viduano, costituendo piuttosto lambito in cui lindividuazione deve com-piersi. Lentit individuelle nest ni forme ni matire ni composition entant que chacune de celles-ci est une nature [commune]. Elle est la ralitultime de ltre qui est matire, ou qui est forme, ou qui est composition,de sorte que tout ce qui est commun et cependant dterminable peut tou-

    jours tre distingu (Ordinatio II, 3, 188; trad. fr. 176).Scoto si propone di confutare, in particolare, la tesi aristotelicotomista

    secondo la quale alla sola materia spetterebbe il compito di individuare,mentre alla forma sarebbe riservato il monopolio esclusivo della naturacomune. La confutazione ha luogo mediante un celebre esperimentomentale: gli angeli, per definizione sprovvisti di un corpo materiale, sonoessi pure singolarit distinte, o coincidono senza residui con la specie?Scoto ci rammenta anzitutto che, contrariamente a quanto sostengono isuoi denigratori, anche la materia comune, ossia ha una quidditas: sicch,la sua presenza non assicura lindividuazione e la sua mancanza non lapregiudica. In secondo luogo, egli osserva che la forma, al pari di ognialtra natura comune, soggetta gi di per s, senza bisogno di interventi

    estrinseci, a quel processo di attualizzazione che d luogo a una pluralitdi individui inconfondibili: Jaffirme donc quen fonction de la ralitpar laquelle elle est une nature, toute nature [...] est potentielle par rapport la ralit par laquelle elle est cette nature e que, par suite, elle peut-tre celle-ci (ivi, 237; trad. fr. 196). La moltitudine angelica unamoltitudine di individui individuati: ciascuno di essi una determinazioneultima del Comune, nessuno di essi lo racchiude in s per intero.

    Lesperimento mentale di Scoto (equiparabile forse, in termini simon-doniani, alla difesa di una individuazione psichica ulteriore e peculiare

    rispetto a quella fisica) pu essere riformulato con la pi grande seriet

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    in riferimento alla situazione contemporanea. Il lavoro vivo postfordistaha per materia prima e strumento di produzione il pensiero verbale, la ca-pacit di apprendere e comunicare, limmaginazione, insomma le facoltdistintive della mente umana. Il lavoro vivo incarna, dunque, il general in-tellect o cervello sociale di cui ha parlato Marx come del principalepilastro della produzione e della ricchezza. Il general intellect non coincidepi, oggi, con il capitale fisso, ossia con il sapere rappreso nel sistema dimacchine, ma fa tuttuno con la cooperazione linguistica di una moltitudinedi soggetti viventi. Tutto questo ormai abbastanza ovvio. Meno ovvio,ma legittimo, far echeggiare proprio qui il quesito scotiano: i lavoratoricognitivi, condividendo quella natura comune che il general intellect,sono dei singoli assolutamente distinti, o, per quel che riguarda il loro es-sere cognitivi e immateriali, non v differenza tra specie e individuo?

    Alcuni sostengono che la moltitudine postfordista costituita da individuiirripetibili proprio e soltanto perch ciascuno di essi dispone di un corpomateriale. Cos, per, si resta fin troppo fedeli al criterio propugnato daTommaso dAquino nelDe ente et essentia: la materia come unicoprinci-

    pium individuationis. Una soluzione del genere piena di inconvenienti.Si assume, infatti, che il Comune si collochi agli antipodi della individua-zione, anzich esserne il terreno propizio. I lavoratori cognitivi non sa-rebbero singoli in quanto cognitivi, ma oltre e indipendentemente da que-sto fatto. Sicch, a rigor di termini, non vi sarebbero molti lavoratoricognitivi, ma un solo lavoratore cognitivo/specie, esemplificato da numerosienti tra loro identici. Vi sono ottimi motivi, logici e politici, per ipotizzareinvece quil est parfaitement possible quil y ait une pluralit dngesdans la mme espce (ivi, 227; trad. fr. 193), ossia che perfettamentepossibile che la natura comune nel nostro caso: lessere tutti espressionidel general intellect abbia la sua attualit ultima in una moltitudine disingolarit distinte.

    2.Lopposizione di Comune e Universale

    Chi voglia pensare sul serio il Singolare deve mettere le tende presso ilComune: quel Comune che Scoto chiama natura e Simondon preindi-viduale. Lindividualit in quanto tale una categoria generalissima e in-determinata, lesatto contrario dellindividuazione. Se si considerano dueindividui senza far riferimento al Comune, si costretti a concludere chesono entrambi un uno, un questo, un io: ovvero che sono indistinguibili,proprio come i cittadini che vanno a votare. Al di fuori del Comune, vi identit, non singolarit. Lidentit riflessiva (A A) e solipsistica (A

    irrelato a B): ogni ente e resta se stesso, senza intrattenere rapporti di

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    sorta con qualsiasi altro ente. Tuttal contrario, la singolarit scaturiscedalla preliminare condivisione di una realt preindividuale: X e Y sonoindividui individuati soltanto perch configurano diversamente ci chehanno in comune.

    Per comprendere lintima giuntura tra Singolare e Comune, occorreper rilevare lo iato che divide il Comune dallUniversale. Linclinazionea utilizzare i due termini come sinonimi quasi equivalenti fa s che lapartita dellindividuazione sia persa prima ancora di cominciare. Il Comunesi contrappone allUniversale tanto dal punto di vista logico, quanto daquello ontologico. Precisare con cura questo duplice discrimine , forse,un compito eminente della filosofia prossima ventura (nonch il punto dionore dei movimenti politici pi radicali del presente). Mi limito, qui, adannotare stenograficamente gli argomenti di Scoto e di Simondon che

    sembrano giustificare linferenza a prima vista bizzarra se Comune, alloranon Universale. In luogo del rapporto di inclusione nellUniversale del-lindividuo gi costituito, i due autori mettono laccento sul rapporto dipreliminare appartenenza al Comune dellindividuo in via di individua-zione. Per Scoto, il Comune infrieur lunit numerique (OrdinatioII, 3, 8; trad. fr. 89); per Simondon, ltre prindividuel est un tre quiest plus quune unit (SIMONDON 1989: 13). Ora, solo ci che esuladallunit numerica est compatible sans contradiction avec la multiplicit(Ordinatio II, 3, 9; trad. fr. 90); solo esso, dice Scoto, condivisibile ecomunicabile, ossia peut se trouver chez un autre sujet que celui chezqui il se trouve (ibid.). Muriel Combes osserva che, per Simondon, cestseulement en fonction dun tre prindividuel compris comme plusquun, cest--dire comme systme mtastable charg de potentiels, quildevient donc possible de penser la formation dtres individus (COMBES1999: 13). Si noti il plurale: tres individus. Se non fosseplus quun, ilComune non potrebbe inerire simultaneamente a moltiindividui: ma poi-ch non concepibile lindividuazione di un individuo solo (come distin-guere, in tal caso, il singolo esemplare dalla specie?), non vi sarebbeaffatto un processo di individuazione e neanche, a rigore, qualcosa di co-

    mune. questo il primo, fondamentale punto di divergenza rispetto al-lUniversale: questultimo, infatti, sempre dotato di unit numerica. Omeglio: lUniversale il modo in cui la mente assegna surrettiziamenteuna unit numerica al Comune. I concetti bello, intelligente, uomoetc. immettono il preindividuale nellambito della realt individuata. Ipredicati universali non dnno conto della natura comune che precedee rende possibile lindividuazione, ma si limitano ad astrarre certe carat-teristiche che ricorrono uniformemente negli enti gi individuati.

    Il Comune una realt indipendente dallintelletto: esiste anche quando

    non rappresentato. LUniversale, invece, un prodotto del pensiero

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    verbale, un ens rationis la cui unica dimora lintelletto. Scoto: Jaffirmeencore que [] il y a dans les choses, indpendamment de toute oprationde lintellect, une unit qui est infrieure lunit numrique, cest--direlunit propre au singulier, et qui est nanmoins relle; cette unit est

    lunit propre une nature [commune] (Ordinatio II, 3, 30; trad. fr.98). Allo stesso modo, per Simondon, il preindividuale, lungi dallessereuna costruzione mentale, la realt da cui la stessa mente discende e di-pende: lindividu a conscience de ce fait dtre li une ralit qui est ensus de lui-mme comme tre individu (SIMONDON 1989: 194).

    Sotto il profilo gnoseologico, si dovrebbe parlare dunque di un realismodel Comune e di un nominalismo dellUniversale. Il Comune, inferioreallunit numerica, presente in s e per s in una molteplicit di soggettisingolari. LUniversale, sussistendo soltanto nellintelletto, non invece

    reperibile presso luno o laltro dei soggetti singolari cui pu essere attri-buito. Il Comune per esempio, la natura umana o il general intellect non un predicato degli individui Giacomo, Luisa etc., ma ci da cuiprocede la stessa individuazione di Giacomo, Luisa etc. in quanto entidistinti ai quali converranno, poi, i pi diversi predicati. Viceversa, luni-versale per esempio, il concetto di uomo o quello di intelligenza un predicato che si addice a individui gi individuati, senza per goderedi una realt sua propria presso nessuno di essi. Il Comune in re, lUni-versale de re. O, come scrive lapidariamente Sondag nel suo commento aScoto, une nature [commune] est individuable et nonprdicable, unconcept est prdicable et non-individuable (SONDAG 1992: 36). il rea-lismo del Comune che spinge Simondon a ipotizzare provocatoriamenteuna ontologie prcritique: vale a dire una ontologia che, considerando lestesse categorie trascendentali kantiane un risultato tardivo del processodi individuazione, valorizzi lesistenza effettiva di una realt preindividuale(e antepredicativa). Il faut intgrer au domaine de lexamen philoso-phique lontognse, au lieu de considrer ltre individu comme abso-lument premier. Cette integration permettrait [] aussi de refuser uneclassification des tres en genres qui ne correspond pas leur gnse,

    mais une connaissance prise aprs la gnse (SIMONDON 1989: 206). IlComune, al cui interno non dato ancora distinguere tra soggetti e pre-dicati, , per cos dire, la condizione di possibilit extramentale delle ca-tegorie a priori di cui si giova la mente. Poich predicabile e dotato diunit numerica, lUniversale sottoposto ai princpi di identit e delterzo escluso: Giovanni uomo o non-uomo, altra possibilit non si d.In quanto manca di unit numerica e non predicabile, il Comune nonsoggiace al principio di identit e a quello del terzo escluso: la naturaumana e non lindividuo individuato Giovanni; il general intellect

    e non un certo singolo lavoratore cognitivo. Scrive Scoto: sil est vrai

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    que la nature de x, qui est rellement prsente chez x, peut trs bien treprsente chez un autre singulier, on ne peut vritablement pas dire quex est la nature de x (Ordinatio II, 3, 37; trad. fr. 102). E Simondon:Pour penser lindividuation, il faut considrer ltre non pas comme

    substance, ou matire, ou forme, mais comme systme tendu, sursatur,audessus du niveau de lunit, ne consistant pas seulement en lui-mme,et ne pouvant pas tre adquatement pens au moyen du principe dutiers exclu; ltre concret, ou tre complet, cest--dire ltre prindividuel,est un tre qui est plus quune unit. Lunit, caractristique de ltre in-dividu, et lidentit, autorisant lusage du principe du tiers exclu, nesappliquent pas ltre prindividuel []; lunit et lidentit ne sap-pliquent qu une des phases de ltre, postrieure lopration dindivi-duation (SIMONDON 1989: 13-14).

    Leterogeneit logica e ontologica che separa il Comune dallUniversalesi presenta, oggi, come alternativa politica tra Moltitudine e Stato. I singoliche compongono la moltitudine postfordista esibiscono una natura co-mune quale proprio reale (e inseparabile) presupposto: esibiscono perintero, dunque, il processo di individuazione di cui sono lesito estremo.Che lo si chiami general intellect o cooperazione linguistica, questo pre-supposto comune sul punto di erompere in primo piano come ineditoprincipio costituzionale, soviet del lavoro cognitivo, democrazia nonrap-presentativa. Lo Stato, che alla moltitudine si contrappone, non fa chetrasporre il Comune in un insieme di requisiti universali, di cui solo esso il legittimo detentore. Lo Stato postfordista assicura una sorta di posticciarealt politicomilitare a quellens rationis che lUniversale, come tale, .La democrazia rappresentativa e gli apparati amministrativi operano lasostituzione sistematica del Comune, individuabile ma nonpredicabile,con lUniversale, predicabile ma nonindividuabile.

    3.Lindividuazione: surplus e deficit

    La differenza tra Comune e Singolare pu essere paragonata a buondiritto alla differenza tra potenza e atto. Scrive Scoto: la ralit de lin-dividu est, pour ainsi dire, un acte qui dtermine la ralit de lespce,laquelle est, pour ainsi dire, possible et potentielle (Ordinatio II, 3, 180; trad. fr. 172). Il Singolare non si distingue dal Comune per il possessodi qualche qualit supplementare, ma perch determina in una guisacontingente e irripetibile tutte le qualit gi comprese in quello. Il Sin-golare la realt ultima del Comune, cos come latto la realt ultimadella potenza. Lanalogia tra la coppia potenza/atto e la coppia preindi-

    viduale/individuo affiora spesso anche in Simondon: On pourrait nom-

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    mer nature cette ralit prindividuelle que lindividu porte avec lui, encherchant retrouver dans le mot de nature la signification que le philo-sophes prsocratiques y mettaient: [] la nature est ralit du possible,sous les espces de cet apeiron dont Anaximandre fait sortir toute forme

    individue (SIMONDON 1989: 196). E Muriel Combes precisa: Avanttoute individuation, ltre peut tre compris comme un systme quicontient une nergie potentielle. Bien quexistant en acte au sein du sys-tme, cette nergie est dite potentielle car elle ncessite pour se structurer,cestdire pour sactualiser selon des structures, une transformation dusystme (COMBES 1999: 11). Non dipendendo da alcun fattore o prin-cipio particolare, lindividuazione , sia in Scoto che Simondon, una in-dividuazione modale: consiste unicamente, cio, nel passaggio da unmodo di essere a un altro.

    Laccezione modale di individuazione, in base alla quale il Comune Singolarit-in-potenza e la Singolarit Comune-in-atto, rende plausibilidue asserzioni che, a prima vista, potrebbero sembrare stridenti o addi-rittura contraddittorie. Eccole: (a) lindividuo aggiunge qualcosa di positivoalla natura comune; (b) lindividuo non esaurisce in s la perfezione dellanatura comune. Se prese assieme, le due asserzioni dicono: un individuo, al tempo stesso, pi e meno della specie (mentre non mai equiparabilea essa). Com possibile una eccedenza che, per altro verso, costituisceuna deficienza? Lapparente incompatibilit delle due asserzioni vienemeno non appena si consideri che il pi e il meno hanno una sola eidentica radice: il Singolare come atto. Lindividuo aggiunge alla naturacomune (general intellect, facolt di linguaggio, mobilit dei migrantietc.) il modo dessere della attualit ultima. Questo modo dessere, adifferenza della forma o della materia, si manifesta soltanto in una singo-larit distinta: sicch bisogna concludere che questo uomo contingente pi della natura umana. Ma il Singolare, sempre per il fatto di essereuna attualit ultima, resta anche al di sotto del Comune. Lindividuoindividuato non compendia in s la perfezione insita nella natura co-mune perch non che una delle tante sue possibili determinazioni.

    Nessun singolo pu esibire il Comune in quanto tale, dato che questul-timo comprende, come suo tratto essenziale, la comunicabilit e la con-divisibilit, ossia la relazione tra moltisingoli. Ogni lavoratore cognitivoaggiunge qualcosa al general intellect, ma non ne rappresenta per interola potenza, quella potenza che invece si d a vedere nellagire di concertodi una moltitudine.

    Un rapido cenno ad alcuni corollari desumibili dalle due asserzionifondamentali. Ripetiamola prima: lindividuo aggiunge qualcosa alla naturacomune. Ci significa che la singolarit non il mero residuo di una serie

    infinita di opposizioni e delimitazioni. Secondo Scoto, questo uomo

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    non un singolo perch distinto da tutti gli altri individui, ma distintoda tutti gli altri individui par quelque chose en lui de positif (OrdinatioII, 3, 49; trad. fr. 109). Che la si chiami attualit ultima (con Scoto) orisoluzione di uno stato metastabile carico di potenziali (con Simondon),

    questapositivit del Singolare contrasta con il modello negativodifferen-ziale di individuazione prevalso nelle scienze umane influenzate dallostrutturalismo. Grard Sondag osserva che la posizione di Scoto offrequalche buona ragione per revocare in dubbio la celebre tesi di Ferdinandde Saussure, secondo la quale nella lingua ogni singolo elemento definitosoltanto dalla sua noncoincidenza con il resto: on ne peut pas soutenirqu lintrieur dun systme constitu ses lments se dfinissent seulementpar leurs diffrences mutuelles, ou que ces diffrences rciproques sontla condition suffisante de leur individualit thorie qui pourtant a pu

    passer pour convaincante, pendant quelques dizaines dannes, dans ungrand nombre de recherches dans les sciences de lhomme et dans cellesdu langage (les premires prenant souvent modle sur les dernires)(SONDAG 1992: 43).

    La seconda asserzione fondamentale recita: lindividuo non esauriscein s la perfezione della natura comune. A mo di corollario, si potrebbedire: il processo di individuazione, che fa di un animale umano una sin-golarit irripetibile, sempre circoscritto e parziale; anzi, inconcludibileper definizione. Per Simondon, il soggetto travalica i limiti dellindi-viduo, giacch comprende in s, quale sua componente ineliminabile,una quota di realt preindividuale, ricca di potenziali, instabile. Questarealt preindividuale coesiste durevolmente con lIo singolare, senzaper mai lasciarsi assimilare a esso. Dispone dunque di sue proprieespressioni autonome. Dal preindividuale sorge lesperienza collettiva:la quale, per Simondon, non consiste in una convergenza tra molti indi-vidui individuati, ma nei diversi modi in cui si estrinseca ci che in ognimente non passibile di individuazione. Ce nest pas vritablement entant quindividus que les tres sont rattachs les uns aux autres dans lecollectif, mais en tant que sujets, cestdire en tant qutres qui contien-

    nent du prindividuel (SIMONDON 1989: 20-45). Come si detto, laperfezione della natura comune si manifesta soltanto nella interazionetra singoli, senza appartenere a nessuno di essi in particolare. La prepo-sizione tra, di solito utilizzata con noncuranza, quanto di megliooffre il linguaggio ordinario per indicare ci che, pur esistendo realmenteal di fuori della mente, per infrieur lunit numerique. Il tradesigna lambito della cooperazione produttiva e del conflitto politico.Nel tra il Comune mostra il suo secondo volto: oltre che preindividuale,esso transindividuale; non solo sfondo indifferenziato, ma anche sfera

    pubblica della moltitudine.

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    4.Langelo e il lavoratore cognitivo come individus de groupe

    Torniamo infine agli angeli. Per Scoto, nonostante difettino di un corpomateriale, essi sono singolarit distinte. Altrimenti, egli dice, bisognerebbe

    concludere che du seul fait quil est dpourvu de matire, un individuquelconque enfermait en lui-mme la perfection tout entire de lespce(Ordinatio II, 3, 249; trad. fr. 202): il che, si visto, un errore plateale.Un discorso analogo vale per i lavoratori cognitivi, la cui natura comune il general intellect. Costoro, in quanto attualit ultime del cervello so-ciale, sono individui individuati. Ma lo sono, si badi, anche senza conside-rare i corpi desideranti che, non essendo angeli, certamente posseggono.Lindividuazione dei lavoratori cognitivi deve riguardare, in primo luogo,il loro essere cognitivi. Ogni altra ipotesi chiacchiera petulante.

    Ci detto e ripetuto, chiediamoci per se la questione angelica (equella, parallela, del rapporto general intellect/moltitudine) non si prestianche a una diversa interpretazione. Una volta ammesso senza patemidanimo che la mancanza di materia non impedisce lindividuazione, restatuttavia invincibile limpressione che, nel caso degli angeli, vi sia una ano-mala prossimit del Singolare al Comune. pressoch impossibile pensarequesto angelo particolare al di fuori dellinsieme coeso di cui parte:schiere, troni, dominazioni etc. Il singolo cherubino, pur dotato senzaalcun dubbio di unit numerica, sembra non essersi lasciato alle spallelessere preindividuale che, infrieur lunit numerique, lo connette atutti i suoi simili. , s, una attualit ultima, ma, bisogna aggiungere,una attualit che, con un movimento riflessivo, esibisce in s lo stesso rap-porto potenzaatto; , s, una singolarit, ma una singolarit che ostentaapertamente il passaggio dal Comune al Singolare. La tesi tomista, secondola quale gli angeli non sarebbero soggetti a individuazione, solo unmodo errato di registrare questa situazione paradossale. Confutare lerrorenon esime, per, dal fare i conti con il paradosso.

    Tanto per gli angeli di Scoto che per gli odierni lavoratori cognitivi,essi pure caratterizzati da una sorta di bizzarra giustapposizione di Singo-

    lare e Comune, risultano illuminanti le riflessioni di Simondon sulla in-dividuazione collettiva. Di che si tratta? La quota di realt preindividuale,che perdura irrisolta presso ogni singolo soggetto, esige un ulteriore pro-cesso di individuazione, che per, ecco il punto, non pu avvenire in in-teriore homine, cio allinterno della mente, ma soltanto nella relazionetra molte menti. Questa seconda individuazione d luogo, per lappunto,al collettivo. Opponendosi a un buon numero di superstizioni filosofico-politiche, Simondon reputa che il collettivo non attenui la singolarit, mala affini e la potenzi. Il collettivo lambito in cui ilpre-individuale si con-

    verte in trans-individuale. E lindividuo psichico, individuandosi di nuovo

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    nel collettivo transindividuale, diventa un individu de groupe. Scrive Si-mondon: Il nest donc pas juste de parler de linfluence du groupe surlindividu; en fait, le groupe nest pas fait dindividus runis en groupepar certains liens, mais dindividus groups; dindividus de groupe. Les

    individus sont individus de groupe comme le groupe est groupe dindivi-dus. [] le groupe nest pas non plus ralit interindividuelle, mais com-plment dindividuation vaste chelle runissant une pluralit dindivi-dus (SIMONDON 1989: 18-45).

    alla luce di queste considerazioni che bisogna riformulare la que-stione angelica. Sia gli angeli che i lavoratori cognitivi si presentano comeindividus de groupe. In entambi i casi, cio, si ha la concomitanza e lin-treccio inestricabile di due individuazioni: la psichica e la collettiva.Lanomala prossimit del Singolare al Comune si spiega con il primato

    dellesperienza transindividuale nella vita di ogni individuo individuato.Il lavoratore cognitivo, attualit ultima del general intellect, rispecchianella sua singolarit contingente il tra in cui hanno luogo le relazionitra molti lavoratori cognitivi. Al pari dellangelo, egli un individuo posi-tivamente distinto che, per, non si lascia pensare al di fuori dellinsiemecui appartiene. Si badi: proprio la positiva distinzione di questo lavoratorecognitivo che resterebbe negletta, se non si puntasse lo sguardo sullagiredi concerto cui partecipa, sulla cooperazione produttiva e politica che loinclude, sulla realt transindividuale che gli compete (e che, in lui, acquistauna tonalit intima e inconfondibile).

    BIBLIOGRAFIA

    COMBES, Muriel, 1999Simondon. Individu et collectivit, Paris, Puf

    DUNS SCOT, Jean, 1992Le principe dindividuation (Ordinatio II, 3, premire partie), introduction, traductionet notes par Grard Sondag, Paris, Vrin

    SIMONDON, Gilbert, 1989Lindividuation psychique et collective, Paris, Aubier; trad. it. (in preparazione),Lin-dividuazione psichica e collettiva, a cura di P. Virno, Roma, DeriveApprodi, 2001

    SONDAG, Grard,1992Introduction DUNS SCOT,Le principe dindividuation, cit., 7-84

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