VINI AD ARTE · Il sommelier romagnolo si è imposto nel corso di un’esuberante prova finale...

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VINI AD ARTE 19-20 Febbraio 2017 Rassegna stampa

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VINI AD ARTE 19-20 Febbraio 2017

Rassegna stampa  

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SETTIMANALETREBICCHIERI – 23 FEBBRAIO 2017

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CORRIEREDELVINO.IT – 23 FEBBRAIO 2017

A Marco Casadei il Master del Sangiovese

Il sommelier romagnolo si è imposto nel corso di un’esuberante prova finale precedendo il livornese

Massimo Tortora e il bresciano Artur Vaso

Da sin.: Zinzani, Casadei, Giorgini

Il 16° Trofeo Consorzio Vini di Romagna - Master del Sangiovese 2017, andato in scena il 19 febbraio nella

prestigiosa sede del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nell’ambito della due giorni di “Vini ad Arte”, ha

visto trionfare il forlivese Marco Casadei. Il sommelier romagnolo si è imposto nel corso di un’esuberante prova

finale precedendo il livornese Massimo Tortora (terzo classificato nel 2016 e sempre secondo nel 2015) e il bresciano

Artur Vaso.

Era dal 2013 che l’ambito titolo di “Ambasciatore del Sangiovese” non era vinto da un romagnolo. In quell’anno ad

aggiudicarsi il Master fu la lughese Annalisa Linguerri, poi il titolo andò a Venezia (Ottavio Venditto nel 2014), a

Firenze (Andrea Galanti nel 2015, quando ci fu un podio tutto toscano), a Lucca (Simone Vergamini nel 2016).

I tre Sommelier A.I.S. finalisti di questo 2017 erano emersi - tra una decina di partecipanti provenienti da Lombardia,

Veneto, Toscana, otre che da Emilia Romagna - dalle prove scritte svolte in mattinata. Poi nel corso della serata è

andata in scena la prova finale, che ha visto come di consueto la presenza di un folto pubblico rimasto favorevolmente

impressionato e affascinato dalla bravura e dalla maestria dei tre finalisti.

Dalla prova finale è dunque emersa tutta la bravura e la professionalità di Marco Casadei, classe 1985. Casadei è

arrivato all’appuntamento di Faenza dopo due intensi anni nel corso dei quali ha partecipato a diversi concorsi

enologici, sempre con ottimi piazzamenti: 3° classificato al Master del Friulano: Trofeo Miglior Sommelier dei vini del

Friuli Venezia Giulia (2014), concorso poi vinto nel 2016 e, sempre lo scorso anno, è stato finalista al Miglior

Sommelier d’Italia.

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WINENEWS – 24 FEBBRAIO 2017

IL ROMAGNA SANGIOVESE SI SVELA NELL’ANTEPRIMA “VINI AD ARTE”: TRA

GLI ASSAGGI DI WINENEWS, CARATTERIZZATI DA IMMEDIATEZZA E

FRESCHEZZA, SPICCANO I VINI DI PREDAPPIO E BERTINORO, LE ZONE PIÙ

VOCATE ALLA PRODUZIONE DI VINI DI PROSPETTIVA

Il Sangiovese, re delle Anteprime di Toscana, protagonista anche oltre Appennino, con “Vini ad

Arte”, l’anteprima del Romagna Sangiovese, di scena a Faenza, nei giorni scorsi, l’occasione giusta

per approfondire la conoscenza con un vino dalle caratteristiche quanto mai diverse dai suoi cugini

toscani, basate su un’immediatezza fruttata e una facilità e freschezza di beva. Ma il Sangiovese di

Romagna vive anche di tante altre sfumature varietali, che il vitigno esprime in relazione ai diversi

terroir in cui viene allevato, tanto che il Consorzio Vini di Romagna ha identificato ben 12

menzioni geografiche aggiuntive, e l’esplorazione delle rispettive specificità da parte delle aziende

è appena cominciata, ma all’assaggio si può già dare un giudizio, con Predappio, e in seconda

battuta Bertinoro, che appaiono come le più vocate alla produzione di Riserve ambiziose e

dall’interessante prospettiva. Altrove, una certa ruvidità tannica (oltre a una strana “stanchezza” in

termini di precoce inizio di invecchiamento di più di una Riserva 2013) sembra consigliare di

ripiegare su vini di più immediata bevibilità e approcciabilità di frutto, tra cui gli esempi gradevoli

certo non mancano.

Tra i migliori assaggi di WineNews, il Romagna Sangiovese Superiore Doc Palazzina 2015, Tenuta

Casali (San Vicinio): la quadratura del cerchio tra immediata piacevolezza di frutto, profondità

sapida e allungo gustativo. Per questo carattere ambivalente, forse il miglior assaggio della giornata;

il Romagna Sangiovese Doc Colmano di Predappio 2015, Zanetti Protonotari Campi (Predappio):

una leggera incertezza all’olfatto, comunque sfumato tra mora e componenti floreale e terrosa;

palato polposo e saporito, che si allunga con naturalezza. Interessante anche una Ris. 2013 Villa I

Raggi di singolare fragranza.

E ancora, il Romagna Sangiovese Superiore Doc Nonà 2015, Stefano Berti (Predappio): al naso

coesistono note di viola e frutto nero, più una componente aromatica “animale”, da affinamento

tuttora in corso; bocca di ruspante reattività acida, sapida e dal tannino fine, di bella corrispondenza

fruttata; il Sangiovese Superiore Riserva Doc Cuvée Riserva Palazza 2013, Drei Donà (Predappio):

10% di Cabernet Sauvignon in uvaggio, e se ne avverte la presenza; grande materia, che necessita di

un legno importante e di tempo per affinarsi, ma palato di finezza inaspettata e rilevante; il

Romagna Sangiovese Superiore Doc Il Sangiovese 2015, Noelia Ricci(Predappio): piuttosto scarico

di colore, ma perché giocato sui toni di una finezza sottile che si propaga in una palato saporito e

carezzevole, di persistenza floreale.

Convincenti anche il Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc P. Honorii 2012, Tenuta La

Viola (Bertinoro): il nome riecheggia il toponimo latino di Bertinoro. Precisione di frutto nero

(mora), al naso; la bocca molto ben disegnata, lo riprende; è appena amaricante sul finale ma

ottimamente equilibrato e di gran beva, anche se di peso; il Romagna Sangiovese Superiore Doc

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2016 Campo di Mezzo, Tre Monti (Serra): affinato solo in acciaio, esplosione di fragola al naso,

bocca opulenta, larga ma anche di buona lunghezza su un frutto di soddisfazione; il Romagna

Sangiovese Doc Lôna Bôna 2016, Trerè (Brisighella): il nome significa “Luna Buona” in dialetto;

la versione più semplice possibile di Sangiovese, praticamente mossa ma dalle irresistibili note di

viola.

Infine, il Romagna Sangiovese Superiore Doc Ceregio 2015, Fattoria Zerbina (Marzeno): naso tra i

più complessi, con riconoscimenti di mora, fragola, viola, spunti terrosi e balsamici; palato di

volume ed equilibrio, solo appena semplificato aromaticamente, nonché leggermente amaricante nel

finale; ed il Romagna Sangiovese Superiore Doc Morale 2015, Poderi Morini (Oriolo): spettro

olfattivo articolato, tra frutto nero, toni floreali e minerali; palato prudentemente (e sapientemente)

estratto, aromaticamente corrispondente e molto ben definito.

Riccardo Margheri

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A TAVOLA – MARZO 2017

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WINESURF – 20 FEBBRAIO 2017

Le mie "immagini premorte" di Vini ad Arte

Di solito si dice che si impara dai propri errori ma in questo caso ho imparato

da un’idea, quella di chiedere al produttore romagnolo Stefano Berti di scrivere

due righe sulla prossima Vini ad Arte - Anteprima del Romagna

Sangiovese, che si aprirà domani a Faenza. Infatti ho imparato più dalle poche righe di Stefano che da

anni di assaggi. Leggete e capirete perchè. Grazie Stefano.

Ero intento a mantecare il classico risottino allo zafferano per il pranzo del

sabato che mi arriva un messaggio del Macchi: "Hai voglia di raccontare la tua,

da produttore, sull’anteprima del Sangiovese di Romagna a Faenza?"

In quel momento, come quando stai per morire, mi sono passate davanti tutte

le immagini sulla manifestazione che in questi anni avevo archiviato e che ingenuamente cercavo di

rimuovere.

Nella splendida cornice del museo delle ceramiche, il connubio arte e vino,

l’annata migliore da quando contiamo le annate, le aziende più significative del

territorio, questo vino è buonissimo ma deve stare in cantina altri dieci anni, c’è

un giornalista dello Zimbawe che vorrebbe venire in cantina domenica mattina

alle sei, ma l’anteprima quante annate comprende?, penso che il periodo sia

sbagliato ma è l’unico modo per dirottare l’autobus dei giornalisti che vanno a

Benvenuto Brunello, la Romagna deve fare sistema e comunque il treno non è

ancora passato, come si mangia bene in Romagna nemmeno in Emilia per non parlare del bere, le

riserve sono buone ma io preferisco i base perché il sangiovese si sente davvero , si sente un po’

troppo il legno preferisco di molto la terracotta con la cera d’api biologica, ci metto l’1 % di merlot nelle

annate dove il sangiovese fatica un po’ a maturare, ho preso in affitto una vigna di sangiovese al Passo

della Calla ( 1296 slm ) per essere certo di avere la giusta acidità…

Poi l’odore dello zafferano mi ha tolto dalla visione premorte e ho pensato che mi piacerebbe fare

un’anteprima con il triplo delle aziende che sono adesso presenti, che ci fosse tanta più stima reciproca

fra di noi produttori, che sapessimo che sapore hanno i vini dei nostri colleghi, che i giornalisti, i

ristoratori, gli enotecari e gli appassionati quando vengono ad assaggiare dovrebbero portarsi dietro

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solo una cosa : la curiosità di conoscere un vino, chi lo fa e il territorio da cui viene , senza preconcetti

e con tutta la libertà di parlarne bene o male.

Il resto , come diceva Toscanini, è solo un giro di valzer. Autore: Stefano Berti

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WINESURF – 26 FEBBRAIO 2017

Riflessioni, previsioni e qualche buon

sangiovese romagnolo da Vini ad Arte 2017

Si può vivere senza un braccio, senza una gamba, senza un rene, senza

un polmone. Non senza un sorriso che ti fa battere il cuore.

“Non è vergognoso per una zona puntare al frutto, al piacere, alla

confidenzialità, alle esigenze della buona tavola. Ce lo insegna il Beaujolais, dove vignaioli leggendari

come Jules Chauvet e Marcel Lapierre hanno speso il loro talento in direzione della complicità più che

della complessità”.

Alla faccia di Carlo Cracco

Fu quella volta a undici anni. Quando in quinta elementare, ormai alla fine dell’anno scolastico,

dovevamo svolgere un tema sulla felicità. E mentre i miei compagni si davano da fare scrivendo di

calciatori, cantanti, attori, mete esotiche e amici del cuore, io pensai a mio nonno e al suo Aleatico.

Sangue di Cristo che lasciava un alone cupo sul labbro, dolce di zuccheri e di alcol, di frutta e di

glicerina.

Un vino che Nonno raccontava con affascinante eloquenza. La felicità non era berlo, quel vino

battesimale, e non era nemmeno l’eccitante ammissione ai riti adulti. La vera felicità era ascoltare il

“patriarca” descriverne la genesi, confidarci i suoi segreti di contadino, le sue gesta di cantiniere

amatoriale, le sue speranze di bevitore di sogni.

Non voglio annoiare coi ricordi d’infanzia. È solo per dire che perfino oggi che sono un professionista

del vino, non è assaggiare che mi dà più piacere, ma è ascoltare chi quel liquido odoroso lo ha

realizzato.

E così, lunedì 20 febbraio, in occasione di Vini ad Arte 2017, anziché degustare come un pollo in

batteria cento vini senza nemmeno una storia, ho girato da mattino a sera i banchetti del Museo

Internazionale della Ceramica di Faenza, intervistando decine e decine di produttori romagnoli,

bevendo con loro, nutrendomi delle loro esperienze.

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Alla fine della giornata, qualche Sangiovese romagnolo da consigliarvi me lo sono annotato, ma

soprattutto ho riempito di appunti il mio cuore. Perché i fatti indelebili rimangono soltanto lì, niente da

fare: hai voglia a studiare le procianidine, i norisoprenoidi, le potature dolci di Simonit, le marne

giurassiche di Borgogna, le sabbie marine di Lessona, il batonnage, il remuage, il delestage se poi non

ci metti il cuore, in quello che fai.

Tornato a casa in forte ritardo, stanco morto, con i denti neri, il viso trasfigurato e i piedi dolenti, ho

detto ai miei tre figli, prima di ripartire immediatamente per Gattinara, che il mio mestiere è il più bello

del mondo. Con buona pace di Martina, la più grande, che in camera ha il poster di Carlo Cracco e

neanche una foto di suo papà.

Il sangiovese romagnolo si emancipa

Il Sangiovese della Romagna non è ancora il più bello del mondo, ma rispetto a qualche anno fa il suo

look è decisamente migliorato. Il processo evolutivo del territorio è ancora graduale, a qualche

osservatore frettoloso potrà apparire perfino lento, ma parecchio di significativo si va muovendo.

E si muove soprattutto fra i vignaioli outsider, quelli dell’ultima generazione o giù di lì, i primi a

smarcarsi dalle abitudini del passato e i primi a sintonizzarsi sulle esigenze del presente. E

probabilmente del futuro.

Finalmente si cominciano ad assaggiare con più frequenza Sangiovese senza urgenze dimostrative

anche nelle selezioni di vertice, ma è il dato prospettico quello più interessante, perché nei prossimi

cinque anni le bottiglie meno assillate dal calore, dai muscoli e in assoluto dalla confezione,

rappresenteranno la larga maggioranza della proposta. Ne sono certo.

Così come sono certo che i vini migliori di Romagna, quelli che leggono con più trasparenza il luogo

d’origine, quelli più in sintonia con la tavola e con le esigenze dei bevitori coltivati, stanno alla base

della piramide, non in cima.

Non è vergognoso per una zona puntare al frutto, al piacere, alla confidenzialità, alle esigenze della

buona tavola. Ce lo insegna il Beaujolais, dove vignaioli leggendari come Jules Chauvet e Marcel

Lapierre hanno speso il loro talento in direzione della complicità più che della complessità.

Io credo sia quella la strada.

Le ultime cinque stagioni romagnole

Anche la strada delle stagioni merita attenzione, questo è pacifico. Perfino quando la geografia è

benevola e concede di riunire molti dei talenti ideali per una viticoltura di valore (buon ambiente, suoli di

qualità, microclima salubre), le incognite per un produttore non sono finite: deve infatti adeguarsi

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all’imprevedibilità della meteorologia. Le condizioni meteo sono differenti da un anno all’altro, ed è

questo il motivo per cui il millesimo di un vino è fondamentale nel determinarne le generalità e il

carattere. Un dato che vignaioli, agronomi, enologi, critici, operatori commerciali e appassionati devono

tenere in seria considerazione: i primi per adattarvi il loro lavoro, gli ultimi per trarne piacere con

maggiore consapevolezza. Ecco una panoramica degli ultimi cinque millesimi in Romagna.

2016: Un inverno mite e asciutto ha creato i presupposti per un forte anticipo

vegetativo che tuttavia si è perso durante una primavera umida e un inizio

dell’estate piuttosto instabile, capriccioso. Le piogge primaverili hanno

ripristinato un buon livello idrico delle falde sotterranee, consentendo alla vite

di resistere alle alte temperature e alla siccità del mese di luglio. Bello e regolare invece agosto, con

temperature massime nella media del periodo, buone escursioni termiche e precipitazioni misurate. La

vendemmia, iniziata con qualche giorno di ritardo rispetto alle consuetudini romagnole degli ultimi dieci

anni, si è consumata in condizioni climatiche ideali, senza problemi sanitari e con rese generose. Le

aspettative sull’esito dei vini del 2016 sono pertanto molto alte.

2015: Millesimo a due facce, caratterizzato da una copiosa piovosità da febbraio fino alla fine di giugno

e da un’estate al contrario davvero bollente. Durante i mesi di luglio e agosto le giornate sono state

solari e secche, con temperature elevatissime (alimentate da un lungo anticiclone africano) e minime

escursioni termiche. Anche la vendemmia, partita in anticipo rispetto all’annata 2016, è stata

contrassegnata da caldo e siccità, con raccolte di uve sane e zuccherine ma spesso in debito di

freschezza.

2014: Annata fra le più difficili e bizzarre degli ultimi sessant’anni in Romagna (e non solo), sarà

ricordata per un inverno piovoso e mite che ha anticipato sensibilmente le prime fasi vegetative della

vite, alimentando qualche difficolta perfino nella gestione delle ultime fasi delle potature secche.

Primavera ed estate ben poco soleggiate, fresche e con frequenti precipitazioni (va ricordato il luglio più

“bagnato” della storia recente), hanno complessivamente partorito un millesimo “grigio” e umido, tanto

problematico nella gestione sanitaria (per via di marciumi e muffe) quanto originale nella creazione di

vini diversi dal solito, tenui nel colore, profumati, poco alcolici e vivi di acidità.

2013: A dispetto di un inverno nella norma, la 2013 va considerata nel complesso una stagione

particolare, umida e con temperature mai troppo alte. Fasi di germogliamento e fioritura alquanto

tardive, primavera graduale con ridotti picchi di calore ed estate tendenzialmente fresca, con poche

settimane davvero luminose e cicli di caldo ben più brevi rispetto alle abitudini regionali. Dalla terza

decade di luglio e fino alla raccolta, il clima è stato irregolare, alternando giornate di sole e di pioggia,

con esiti finali a vantaggio dell’aromaticità, dell’acidità e della (potenziale) longevità.

2012: L’incipit invernale assai mite, che ha fatto registrare un mese di gennaio tra i più caldi di sempre

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(simile al gennaio del 2007) è stato interrotto dalle abbondanti nevicate di febbraio. Sole, luce e calore

sono tornati in primavera, protraendosi fino alla fine dell’estate, con temperature massime tra le più alte

mai registrate, modeste escursioni termiche e lunghi periodi di siccità (in linea con le annate più calde

del decennio precedente come la 2003 e la 2007). La raccolta del 2012, iniziata in anticipo rispetto alla

media della regione, ha consegnato un raccolto modesto nelle quantità in campagna, magro nelle rese

in cantina e con valori analitici tipici di un’annata torrida.

Vini ad Arte: le nomination del Falco

Passato, Presente, Futuro: Noelia Ricci Romagna Sangiovese Superiore “Godenza” 2015.

Il mio vino del cuore: Costa Archi Sangiovese “GS” 2013.

Ruvidezze appenniniche: Piccolo Brunelli Romagna Sangiovese Predappio “Cesco” 2013.

Carezze appenniniche: Villa Papiano Romagna Sangiovese Superiore “Le Papesse di Papiano”

2015.

Dai calanchi con garbo: Villa Bagnolo Romagna Sangiovese Superiore “Sassetto” 2015.

Per i più golosi: Giovanni Giorgio e Jacopo Giovannini Sangiovese “Giogiò”

2015.

Per i più assetati (premio “vin de soif”): Giovanna Madonia “Tenentino”

2015.

Per la merenda (in spiaggia con le infradito): Poderi Morini Romagna

Sangiovese Superiore “Morale” 2015.

SSA. Senza Solfiti Aggiunti: Stefano Berti Romagna Sangiovese Superiore

“Nonà” 2015.

Campioncino in vasca (e forse pure in bottiglia): Ca’ di Sopra Romagna Sangiovese Superiore

“Crepe” 2016.

Gregario in vasca (e forse campioncino in bottiglia): Terre di Macerato Romagna Sangiovese

“Rhod” 2016.

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Nuove generazioni al comando (finalmente): Condé Romagna Sangiovese Predappio Riserva Le

Lucciole “Chiara Condello” 2015.

Le aspettative che ti fregano. Da rivedere: Fattoria Nicolucci. Romagna Sangiovese Superiore

Riserva “Vigna del Generale” 2013.

La stima è troppa per accontentarmi. Cantina in attesa del Riscatto: Drei Donà La Palazza.

Premio anteprima basta parlare di Sangiovese: Fattoria Zerbina, Romagna Albana Passito Scacco

Matto 2013 (a parere di chi scrive, dal 1987 ad oggi, la più grande annata di questo leggendario passito

romagnolo).

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GAMBERO ROSSO – 24 FEBBRAIO 2017

Anteprime 2017. Vini di Romagna e

Sagrantino alla prova degustazione Dopo la presentazione delle nuove annate toscane, adesso tocca a Romagna e Umbria. Per i vini romagnoli la sfida passa dall'estero, per il Sagrantino si chiama eleganza.

Anteprima Vini di Romagna (19 e 20 febbraio) Nell'anno del cinquantenario della Doc Romagna Sangiovese, la cittadina di Faenza ha rinnovato l'appuntamento con Vini ad arte, l'anteprima giunta alla 12ma edizione che ha richiamato nel comune della ceramica oltre 700 visitatori, con 40 aziende partecipanti (mille le bottiglie aperte), in rappresentanza di un territorio, la Romagna, che può dirsi un gigante del vino italiano. Esteso tra le

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province di Bologna e Rimini, con 16 mila ettari vitati iscritti a Doc e Docg, questo comprensorio conosciuto per l'alta densità produttiva ha lavorato a innalzare il livello qualitativo dei suoi vini, rinnovando i vigneti di collina a partire dagli anni Novanta e, più di recente, introducendo dodici menzioni geografiche aggiuntive per il principe dei vini romagnoli: il Sangiovese di Romagna Doc. L'anteprima del 19 e 20 febbbraio, ospitata all'interno del Mic (Museo internazionale della ceramica) è stata in primis l'occasione per conoscere l'annata 2014, caratterizzata da condizioni metereologiche instabili che si sono susseguite dalla primavera a fine estate, come spiega Cristina Geminiani,portavoce del Convito di Romagna:"Qualcuno la definirebbe complessa, che ha richiesto un’attenta conduzione del vigneto e una rigorosa selezione dei grappoli. Tutto ciò ha permesso di realizzare vini snelli, ma di buona qualità".

Guardando al futuro, si profila una novità per l'edizione 2018: se la kermesse faentina nel 2017 è stata calendarizzata dopo le Anteprime Toscane, per la 13ma tappa si sta pensando di posizionarla poco prima, senza soluzione di continuità e sempre in modo da mantenere il filo conduttore in nome del vitigno Sangiovese. La decisione spetterà al nuovo cda, e al nuovo presidente, che sarà eletto tra qualche mese: l'assemblea potrebbe essere convocata prima della Pasqua, ad aprile.

I numeri della denominazione L'Anteprima ha permesso anche di fare il punto sull'aspetto economico della realtà romagnola, che da sola conta oltre 7.100 ettari vitati, per una produzione di 11,7 milioni di bottiglie con 3.800 viticoltori interessati. In questa terra, dove le tracce del vino Sangiovese si ritrovano già da metà del Seicento, la Doc Sangiovese sta crescendo gradualmente. Il +3,6% degli imbottigliamenti fatto registrare nel 2016 è un buon segnale, ad avviso del presidente consortile, Giordano Zinzani (Caviro): "Mantenere il segno più in un anno problematico non è cosa da poco. E vorrei sottolineare anche il +21% sul 2015 del nostro bianco, l'Albana Docg. Altro aspetto positivo è stato l'aumento dei soci iscritti al consorzio, passati da 103 del 2012 a 116 dello scorso anno". Enio Ottaviani, San Patrignano, Piccolo-Brunelli, Villa Papiano sono solo alcune delle new entry. Il Consorzio Vini di Romagna, nato nel 1962, associa 8 cantine cooperative, 98 produttori vinificatori, 8 imbottigliatori e 5.800 aziende viticole iscritte agli albi delle vigne Doc e Docg. Erga omnes dal 2012, gestisce dieci denominazioni, per un totale di 86 milioni di bottiglie tra Doc (11,7 mln) e Igt (soprattutto Rubicone). Il territorio, compreso in quattro province (Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini), rappresenta il 30% della superficie vitata della regione (è esteso per oltre 100 km) e produce oltre il 60% dei vini di tutta l'Emilia Romagna. Il Sangiovese, in particolare, è suddiviso in 12 menzioni geografiche aggiuntive, operative dall'annata 2013.

Quale mercato? La Romagna vitivinicola non è certamente un territorio che sta facendo registrare grandi movimenti di mercato, con cessioni e acquisizioni, come in altre zone d'Italia. Il valore medio di un vigneto qui si aggira sui 50 mila euro per ettaro: cifra alquanto bassa, ma se si lavorerà bene all'estero le cose potrebbero cambiare. "Il positivo andamento dei mercati per il Sangiovese denota come ci sia voglia di questa tipologia di vino", fa notare l'enologo Francesco Bordini (Noelia Ricci/Pandolfa) "ed è proprio questo che sta dando alle aziende il coraggio di andare avanti".

Oggi, le cantine del Consorzio vini di Romagna imbottigliano e commercializzano il 75% dei vini a Do e il 60% dei vini a Ig della Romagna. Per due terzi, i vini romagnoli vengono consumati sul territorio nazionale (più della metà nella stessa Emilia Romagna), prevalentemente in Gdo (47%), Horeca (40%) e per un 13% a privati. Quasi una cantina su dieci effettua la vendita diretta. Per quanto riguarda l'export, la quota sui volumi totali è del 34%, assorbita da Gran Bretagna, Giappone, Germania, Stati Uniti, Svizzera e Canada. Il consorzio sta sfruttando a pieno gli strumenti promozionali concessi dalle misure dei Psr regionali e dall'Ocm vino: "Tutte le iniziative di promozione vengono concordate in seno a una commissione nel cda. E la maggior parte di queste" sottolinea Zinzani "sono rivolte a piccole aziende, non tanto ai grandi produttori che hanno la possibilità di affrontare direttamente i mercati". E così, a breve una dozzina di aziende sarà alla fiera

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Prowein, in circa trenta saranno a Vinitaly in uno stand comune e a fine anno è prevista una tappa negli Stati Uniti: "Durante l'anno sono previste uscite pubblicitarie sulla carta stampata" aggiunge "in testate internazionali di settore".

Master del Sangiovese Non accadeva dal 2013 che il Master del Sangiovese andasse a un sommelier romagnolo. A riportare in regione il titolo nella 16ma edizione, svoltasi al Mic di Faenza, è stato Marco Casadei, classe 1985, forlivese, che ha preceduto il livornese Massimo Tortora (terzo classificato nel 2016 e sempre secondo nel 2015) e il bresciano Artur Vaso. I tre sommelier Ais finalisti di questo 2017 si erano distinti tra una decina di partecipanti provenienti da Lombardia, Veneto, Toscana e da Emilia Romagna. Oltre a un premio da 2.500 euro, Casadei volerà a Los Angeles per partecipare al corso Master of Sangiovese tenuto dalla North American Sommelier Association (N.A.S.A).

Anteprima Vini di Romagna | 19 e 20 febbraio | www.consorziovinidiromagna.it

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SLOWINE – 9 MARZO 2017

Focus on Romagna Sangiovese Scritto da Marina Ciancaglini

Un report sulla recente Anteprima del Sangiovese di Romagna, questa volta non scritto da un nostro collaboratore romagnolo ma da una toscana… che ovviamente di sangiovese se ne intende 🙂 (ndr)

La scorpacciata “sangiovesista” di febbraio con le varie Anteprime toscane ha avuto un’eco finale a Faenza, con Vini ad Arte e la presentazione delle nuove annate della Doc Romagna Sangiovese, che quest’anno compie 50 anni.

Parliamo di una denominazione che conta più di 7.000 ettari vitati per circa 16 milioni di bottiglie sul mercato, suddivise tra il Sangiovese d’annata, il Superiore e il Riserva. La zona di produzione si sviluppa prevalentemente lungo delle ampie vallate, comprese tra le

provincie di Ravenna e Forlì-Cesena, con quote tra i 100 e i 300 metri e con terreni di matrice, generalmente, sedimentario-argillosa.

Al di là di questi dati introduttivi – per leggere i quali è stata assai utile, fondamentale direi, la mappa dei Cru di Romagna di Enogea, elaborata da Alessandro Masnaghetti – è

d’obbligo ammettere che il Sangiovese romagnolo, almeno in passato, non ha mai avuto un appeal particolare, relegato a cugino minore del vicino toscano, dedito a produzioni quantitative senza un particolare carattere espressivo.

Il cambiamento verso un riconoscimento che fotografa una realtà in fieri è però già in atto.

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Il dato è tangibile se ci riferiamo alle produzioni di un piccolo gruppo di bravi

vignaioli che si stanno facendo conoscere, anche fuori dai confini regionali, grazie a un lavoro serio e decisamente improntato sulla qualità; ma è altrettanto tangibile anche se consideriamo il cambiamento che, a partire dalla vendemmia 2011, è stato recepito nel

disciplinare di produzione con l’introduzione di 12 sottozone di produzione – che in verità in burocratese si chiamerebbero Menzioni Geografiche Aggiuntive – per le quali sono previste rese per ettaro e tempi di invecchiamento specifici.

Partendo da nord-ovest le 12 zone sono quella di Serra, Brisighella, Marzeno, Modigliana, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Bertinoro, Meldola, Cesena, San Vicinio e infine Longiano.

Queste sottozone, che individuano differenze pedo-climatiche specifiche per ciascuna area, potrebbero essere una chiave lettura utile per leggere il Romagna Sangiovese

innalzandolo, da un magma indifferenziato, a una visione di matrice “borgognona”, estremamente attuale. Lo dimostra il fatto che nomi come Predappio, Bertinoro e Modigliana stanno iniziando a circolare come zone ad alta vocazione, almeno nel mondo degli addetti ai lavori.

In realtà, di cose da aggiustare ancora ci sono. Innanzitutto ogni sottozona è un universo abbastanza eterogeneo, sia da un punto di vista geologico che climatico e – se escludiamo qualche nome come Modigliana, caratterizzata da un’altitudine elevata, o Bertinoro e

Marzeno, limitate in ampiezza e più omogenee – diventa difficile trovarne traduzione chiara nella bottiglia.

La sensazione complessiva – dopo tutti gli assaggi fatti a Faenza (a proposito, complimenti per la perfetta organizzazione) – è che sia più la mano del produttore a connotare il vino, piuttosto che la zona di provenienza. Questo ragionamento vale soprattutto per i vini più

ambiziosi quali le Riserve, che ancora faticano a trovare una propria anima, sospesi ancora su vinificazioni che, pur generalizzando, appesantiscono la struttura del vino e ne danno un’interpretazione che tende a estraniare la zona di provenienza. Insomma la Riserva, se

non intrepretata con grande sensibilità, rischia di diventare un po’ un “vorrei ma non posso”, figlia di retaggi di un vicino passato.

Diverso è il caso dei vini d’annata ma anche di molti Superiori, dove il Sangiovese è maggiormente a fuoco e ritrova una sua dimensione che rende di più facile lettura la

sottozona. Ed è qui che, a mio avviso, si ritrovano anche le bevute più interessanti, ricche di vini solari e dall’approccio facile ma non banale, che possono essere una valida alternativa sulla tavola – e nelle carte dei ristoranti – ai Sangiovese toscani, con una loro personalità specifica e con valido rapporto qualità/prezzo.

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Infine alcuni cenni sulle ultime annate, tradotte negli assaggi: se la 2013 si è rilevata

un’annata abbastanza regolare, relativamente fresca, la 2014 è stata una gatta da pelare, che ha facilitato il carattere dell’immediatezza piuttosto che della complessità. La 2015 è stata calda e probabilmente di non facile gestione per tutti, soprattutto per chi ha le vigne

alle altitudini più basse; la 2016, come anche in altre regioni, sarà una piacevole sorpresa, grazie al calore equilibrato.

Alcuni assaggi interessanti:

Tre Rocche 2016, (atto a div.) Romagna Doc Sangiovese di Fattoria Nicolucci

Avvolge a tinte scure, con mora di rovo, spezie e china; la bocca è equilibrata, il tannino accompagna, presente ma non ruvido.

Campo di Mezzo 2016, Romagna Doc Sangiovese Superiore di Tre Monti

Una spolverata di pepe nero su un groviglio di macchia mediterranea, in sinergia con un sorso più fresco di quanto ci si potesse aspettare.

Le Papesse di Papiano 2016, (prova da botte) Romagna Doc Sangiovese Superiore di Villa Papiano

Tutto frutto, spezie piccanti che non tolgono agilità a un vino fondamentalmente goloso.

Ravaldo 2015, Romagna Doc Sangiovese Predappio di Stefano Berti

Il frutto maturo – ci si ritrova la mora ma anche una più croccante fragolina di bosco – non eccede e resta in equilibrio fino a un finale lungo e leggermente balsamico.

Godenza 2015, Romagna Doc Sangiovese Superiore di Noelia Ricci

Il risultato è di un’eleganza accogliente, dove le note fruttate si integrano a una sapidità che spinge sull’acceleratore della bevibilità.

Assiolo 2015, Romagna Doc Sangiovese Serra di Costa Archi

Un vino da compagnia, tanto è semplicemente buono, tra frutto e una beva slanciata e leggera.

Crepe 2015, Romagna Doc Sangiovese Superiore di Ca’ di Sopra

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Chiuso all’inizio ma questo non impedisce di intravederne una materia fitta e stratificata; in questa fase è nel sorso che si ritrova una maggiore espressività.

Vigna del Generale 2014, (atto a div.) Romagna Doc Sangiovese Riserva di Fattoria Nicolucci

Incede lentamente e con una falcata ampia; si corre dalla macchia mediterranea, alle note balsamiche, al frutto che filtra anche nel gusto, con un tannino integrato.

Ombroso 2013, (atto a div.) Romagna Doc Sangiovese Bertinoro Riserva di Giovanna Madonia

Ombroso di nome e di fatto ma questa sua introversione incuriosisce e non allontana; un vino dalla natura fortemente mediterranea, pieno eppure non pesante.

Montebrullo 2013, Romagna Doc Sangiovese Riserva di Costa Archi

Fresco ed espressivo, croccante e progressivo, si apre con fiori e frutta fresca al naso e si distende al palato con polpa e freschezza incredibile.

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Considerazione sulla

DOCTOR WINE – 9 MAGGIO 2017

Considerazione sulla Romagna

di Riccardo Viscardi

Qual è lo stato dell'arte dei vini romagnoli? Qual è il loro futuro? Riflessioni sul Sangiovese

di Romagna e le sue espressioni

A fine febbraio, dopo le anteprime toscane, si va in Romagna, a Faenza per Vini ad Arte, l'anteprima

del Sangiovese di Romagna. Un'iniziativa perfettamente organizzata e ogni anno più ampia. Ottima la

location, una bella sala del Museo delle Ceramiche, e ottimo il servizio dei sommelier. La chiave del

successo è la sinergia tra il Consorzio Vini di Romagna e il Convito di Romagna che permette un'ampia

degustazione con tantissime aziende presenti.

Gli assaggi seduti, serviti alla cieca, riguardavo l'Albana Secca e Passita e il Sangiovese che tra le

varie tipologie, Superiore, Riserva e altre amenità copriva ben 4 annate. Suggerirei di semplificare la

normativa, per rendere più chiara la situazione ai giornalisti stranieri che si sentono sperduti nella

foresta di denominazioni. Ora se ci mettiamo anche le 12 menzioni geografiche è chiaro che la selva

diventa più complessa, di difficile comprensione e soprattutto di ardua comunicazione.

Vi risparmio la cronaca della terrificante degustazione retrospettiva delle vecchie annate, non tanto per

colpa dei vini, che erano troppi e alcuni poco performanti, ma soprattutto per la conduzione da parte di

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una persona veramente confusa nell’esposizione. Convegno in parte salvato da due veri professionisti

come Fabio Giavedoni di Slow Food e l’onnipresente Francesco Bordini, enologo giovane, bravissimo e

grande conoscitore del territorio.

Qualche riflessione, dopo la degustazione, i vini l'hanno suggerita e per noi è stata una piacevole

conferma. Ci dispiace per le giovani linci, per coloro che sono affetti da borgognite acuta, che in

Romagna si trasforma in Modiglianite zoster (per chiarimenti, leggi infra, ndr), e per gli attivisti del no-

barrique a tutti i costi ma gli unici vini che mantenevano un olfatto figlio del vitigno, che avevano tannini

piacevoli, che conservavano una certa progressione gustativa e che non sembravano degli zombi acidi

e amari erano quelli maturati in legni piccoli provenienti da vigneti abbastanza fitti e vinificazioni

attente e rigorose. Diciamo i vini fatti da chi aveva più conoscenza, competenza e, perché no, anche

soldi da investire in vigneto e cantina. Citiamo quindi, in ordine mnemonico, Drei Donà, Zerbina,

Nicolucci, Villa Papiano, Tenuta La Viola.

Altre riflessioni sono scaturite dalle interessanti visite in cantina organizzate secondo una formula molto

intelligente. In una cantina ampia e confortevole si assaggiano vini di varie aziende, una fantastica

ottimizzazione dei tempi e un'ottima possibilità di confrontare filosofie produttive diverse direttamente

con i produttori sempre presenti.

Le nuove annate hanno mostrato che la Romagna è in netta crescita, tanti vini buoni, una buona

consapevolezza territoriale, prezzi estremamente competitivi e nuove aziende che si affacciano

all’orizzonte della qualità.

Vorrei ricordare inoltre che nella sezione aperta al pubblico si potevano assaggiare anche altri prodotti

aziendali che mostrano come la Romagna non sia solo Sangiovese e Albana. A tal proposito voglio

segnalare due vitigni che ritengo molto interessanti: il pagadebit, uva a bacca bianca, e il centesimino a

bacca rossa, molto caratteristici e in grande crescita qualitativa.

Ma cosa succede sul fronte del Sangiovese? La crescita culturale si nota con l’abbandono dei vini

provenienti da uve fortemente surmaturate e con un uso smodato di barrique che risultavano

fortemente invasive e poco piacevoli, e questo è un bene per il territorio; anche alcune versioni di

sangiovese con alti zuccheri residui vanno scomparendo. Il territorio inizia ad esprimersi con grandi

variabili grazie ai terreni e alle esposizioni diverse.

Quello che mi lascia perplesso è il modello che si sta imponendo e che mi sembra spesso “vivamente

consigliato” o imposto per cercare di ottenere qualche riconoscimento. Il modello della sottigliezza

anemica, della lotta ai legni piccoli come karma e non come reale consapevolezza che forse era il loro

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utilizzo sbagliato il problema e non il contenitore in sé. Insomma un modello che si rifà a un unico

territorio romagnolo che va tanto di moda tra gli enofighetti italici: Modigliana.

Modigliana è un comprensorio particolare con terreni sabbiosi e temperature piuttosto basse e che dà

dei vini tutta eleganza e acidità. Bene, è una bellissima particolarità ma non è la declinazione standard

della Romagna anzi, è un'eccezione con le sue caratteristiche. Diverse, e personalmente le ritengo

anche migliori come complessità, le zone di Predappio, Brisighella e talune di Bertinoro e ammiro

molto aziende che non si sono piegate a questa moda come Drei Ronà, Fattoria Zerbina, Nicolucci o

Podere dal Nespoli, tanto per fare alcuni nomi.

Rimango perplesso quando assaggio dei vini esili come dei Modigliana a Predappio, perché vuol dire

rinnegare un territorio storicamente famoso e con caratteristiche peculiari. Rimango perplesso davanti

ad aziende che cambiano enologo e filosofia produttiva per inseguire una moda, e se la moda cambia

cosa faranno? Piccole domande e piccole considerazioni in una zona che mi sta affascinando per le

sue caratteristiche uniche e fino a dieci anni fa inimmaginabili.

Ora l’importante è non perdersi dietro mode o demagogie ma continuare la strada intrapresa con

coerenza considerando che sono le differenze che fanno grande un territorio.

A seguire i nostri migliori assaggi, divisi per tipologia e in ordine alfabetico per azienda.

Romagna Doc Sangiovese Superiore 2015

Bissoni, Girapoggio 90

Ca’ di Sopra, Crepe 88

Drei Dona, Notturno - Predappio 90

Noelia Ricci, Godenza 89

Tenuta la Viola, Colombarone 88

Romagna Doc Sangiovese Riserva 2014

Fattoria Nicolucci, Vigna del Generale - Predappio di Predappio 89

Tenuta La Viola, Patri Honorii 89

Romagna Doc Sangiovese Superiore Riserva 2013

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Stefano Berti, Calisto 90

Bissoni, Vigna Collecchio - Bertinoro 91

Bissoni Riserva - Bertinoro 93

Calonga, Michelangiolo 90

Condè, Raggio Brusa - Predappio 91

Drei Dona, Pruno 93

Fattoria Zerbina, Pietramora - Marzano 93

Poderi dal Nespoli, Il Nespoli 90

Tre Monti, Petrignone 90

Villa Papiano, I Probi di Papiano - Modigliana 94

Villa Bagnolo, Bagnolo 92

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GUSTO SANO – MAGGIO 2017

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STAMPA ESTERA

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VINBLADET – MARZO 2017

Bedre og bedre

Mindre koncentration og bedre styr på fadlagringen i Romagnas

rødvine

Tre kvarters kørsel østpå fra Bologna ligger Faenza. En by kendt for sine talrige keramikere – ordet

fajance er en forvanskning af byens navn – og for den årlige ”Vini ad Arte”, en to dages

præsentation af den nye årgang Sangiovese Romagna. I år afviklet for 12. gang.

Sangiovese er den dominerende druesort i Toscanas Chianti og Brunello, men den trives også fint i

den østlige del af Emilia Romagna. Sangiovese findes ligesom andre sorter i forskellige udgaver,

kloner, så en direkte sammenligning med Toscanas versioner er ikke rimelig. Der lægges derfor

lokalt mere vægt på, om vinen kommer fra det ene eller andet underdistrikt i Romagna, da forskelle

på jordbund og mikroklima har indflydelse på det færdige resultat.

Vini ad Arte tiltrækker omkring 40 internationale vinskribenter, som dels kan smage sig igennem

ca. 120 vine, der præsenteres på Faenzas keramikmuseum, dels deltage i en tilbageskuende

smagning på borgen Rocca di Bertinoro. Ved den lejlighed blev en stribe vine årgang 2009 skænket

op for deltagerne, og det blev dermed demonstreret, at man ikke skal gemme Romagnas Sangiovese

for længe.

Vini ad Arte 2017 i Faenza bød de mange internationale vinskribenter på en smagning med ca. 120

vine.

Store forbedringer

Nogle af vinene var selvfølgelig stadig o.k. Producenter som Terre di Macerato, Fattoria Zerbina,

Tenuta la Viola, Giovanna Madonia, Fattoria Nicolucci, Zavalloni og Tenuta Casali klarede sig fint.

Men generelt var vinene for fadprægede og for koncentrerede.

Det stod langt bedre til med årgangene 2013 og 2015 og i mindre grad 2014, som indgik i den store

smagning på fajancemuseet. Følgende producenter klarede sig bedst i konkurrencen med

kollegerne:

Bartolini, Berti Stefano, Bissoni, Braschi-Enoica, Ca’ Di Rico, Ca’ Di Sopra, Calonga, Caviro,

Celli, Condé, Tenuta De Stefenelli, Enio Ottaviani, Fattoria Monticino Rosso, Fattoria Nicolucci,

Fattoria Zerbina, Stefano Ferrucci, Fiorentini Vini, Giovanna Madonia, Giovannini Jacopo, Poderi

Dal Nespoli, Poderi Morini, San Valentino, Tenuta Casali, Tenuta La Viola, Tenuta Masselina,

Trerè, Tre Monti, Villa Bagnolo og Zavalloni Stefano.

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Også hvidvine

Romagna er foruden Sangiovese hjemsted for hvidvin. Albana var den første som opnåede DOCG-

status, og da det skete i 1987 vakte det en del opstandelse. Vinen var efter de fleste udenforståendes

mening overhovedet ikke værdig til ophøjelsen. Det har med årene ændret sig. Der findes stadig

kedsommelige, pjaskede vine, men niveauet er generelt betydeligt hævet.

En helt speciel rødvin sneg sig også ind under én af de middage, hvor det flød med flasker på

bordene: Savignone fra Podere Morini. Savignone eller Savignon Rosso dyrkes kun af en håndfuld

producenter i området omkring Ravenna. Druesorten, også kendt som Centesimino, blev

genopdaget i 1960’erne af Pietro Pianori i Oriolo dei Fichi, en landsby nær Faenza.

På vintur

Deltagerne i Vini ad Arte blev på sidstedagen sendt af sted til to producenter, hvor der var

arrangeret smagning af i alt seks vingårdes udgaver af Sangiovese. På Pandolfa–Noelia Ricci var

vinene, ud over værtens, fra Piccolo Brunelli og Fattoria Nicolucci. Der blev smagt Superiore 2015

og Riserva 2013, og ”vinderen” var ubestrideligt Vigna Del Generale Riserva 2013 fra Fattoria

Nicolucci. Det er en vin, som fremstilles af en speciel Sangiovese-klon, der vokser på en kun tre ha

stor mark.

Piccolo Brunellis 2015 Sangiovese Superiore ”Pietro” kunne sagtens forveksles med en Chianti fra

Rufina, men vingården ligger også lige på grænsen til Toscana og hørte i sin tid til naboregionen.

Det var Mussolini – der stammede fra Predappio – som ændrede grænsedragningen og skabte det

nuværende Romagna.

Chiara Condello er ung, men har styr på den store vingård Condé.

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Andet stop på turen var vingården Borgo Condé, der ligesom Pandolfa ligger i Fiumana di

Predappio. Her var producenterne Poderi Dal Nespoli og Drei Donà tilkaldt, og alle tre gjorde sig

glimrende til en frokost i Condès restaurant.

Condè er en stor historie med 110 ha vinmarker, tip-top kældre og smukt vedligeholdte bygninger,

som også rummer et hotel med 38 suiter, konferencerum, inden- og udendørs swimmingpool, spa

og som nævnt en restaurant med vinbar. Unge Chiara Condello, som styrer bedriften, fortalte, at

stedet har 30.000 gæster om året.

Poderi dal Nespoli

Vinbladet foretog også en udflugt på egen hånd. Den gik til én af Romagnas større vingårde, Poderi

dal Nespoli. Vicepræsident Fabio Ravaioli er tredje generation efter Attilio Ravaioli. Han var

indehaver af et osteri i den nærliggende landsby Cusercoli og begyndte i 1911 at producere vin til

sine gæster. Det udviklede sig til etableringen i 1929 af Poderi dal Nespoli, men i 2010 måtte der en

ny investor til, som havde midlerne til at modernisere vineriet.

Fabio Ravaioli – tredje generation og vicepræsident på Poderi dal Nespoli.

Valget faldt på MGM Mondo del Vino, og resultatet af kapitalindsprøjtningen er til at få øje på:

Poderi del Nespoli er i dag præget af flot arkitektur, topmoderne installationer og bæredygtige

løsninger med hensyn til opvarmning, køling og genbrug af spildevand.

Der hører 80 ha perfekt beliggende vinmarker til vineriet, og derudover er der lejeaftaler om

yderligere 100 ha, som alle passes og plejes af Celita Ravaioli, der repræsenterer familiens fjerde

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generation. Sangiovese er hoveddruen, som vokser på skråninger med mange solskinstimer og

kølige nætter, og der høstes udelukkende manuelt.

Poderi dal Nesporis vinmarker ligger på skråningerne, hvor Sangiovese trives allerbedst. Et udvalg

af deres vine forhandles i DK af www.vinslottet.dk

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WINEFRIEND – MARZO 2017

Romagna revisited: February 2017

I was recently the guest of the Romagna Sangiovese Consorzio for the launch of the new vintages called 2017 Anteprima, Vini ad Arte. The event takes place in Faenza, 40 minutes from Bologna. The new Sangiovese and Albana, the local white variety, are introduced, the press are invited. And it’s a bit of a festival too with a public tasting. Wrapped up into it is the ‘Master del Sangiovese’ competition for AIS-accredited sommelier. The whole event takes place in the genuinely impressive Museo Internationale delle Ceramiche, MIC to its friends. The museum hosts an outstanding collection of ceramics so you can admire a Picasso or a contemporary ceramic in between sips of wine … For me this was a great chance to catch up what has been happening here in Romagna since my first visit of 2013.

The wines shown were:

Albana 2015 and 2016 – the Albana variety is Romagna’s version of a fairly neutral but structured white wine so common in northern Italy

Sangiovese Superiore 2015 – the shorter aged, fresh but high quality version of Sangiovese intended for drinking in the ncxt three to four years. There were also some 2016s and 2014s

Sangiovese Riserva 2015 and 2014 – richer wines, aged for two years before release which can develop further in the bottle.

Sangiovese Riserva plus one of the new, 12 sub-zones: Bertinoro, Predappio, etc. – the top wines which are intended to be aged. These should have been the 2014s but in fact most of them came from the much better 2013 vintage

a handful of sweet Albana wines, mostly made with the dried grapes/passito method

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The challenge for the top growers in the region has been twofold. First, they have to distinguish themselves from inexpensive Romagna Sangiovese which is grown on the fertile plain and is a supermarket staple. Second, they have to find a space in the market which is mainly filled with Tuscan wines. Further the soils here are varied but often with a clay content which tends to produce more robust wines. So the challenge is to introduce more elegant wines with capacity to age while not losing early drinkability.

Overall it was clear from the various tastings over this two day event that quality is rising. By way of context we were treated to a tasting of 15 wines from the 2009 vintage. Admittedly this was a hot and difficult vintage. A fair number of wines were overly oxidised for their age and some lacked fruit. But others – Zerbina, Drei Donà and Fattoria Nicoluccio for example – were complex, developing, wines of stature. But the really noticeable thing was how much more consistent the new vintages were: the early drinking Sangiovese Superiore were fragrant and floral with both 2015 and 2016 being excellent vintages. The 2013 Reservas with sub-zones were the stars of the show. My highest scores went to the two wines from Drei Donà. This is no big surprise as this estate has long been equated with high

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quality. But I also gave good scores to Fratta Minore, Masselina, Trerè, Morini Alessandro, Giovanna Madonia and Uccellina. There was further a big group of producers who I scored just half a point lower than these. So, all in all, these were all either bright and youthful or complex, structured and balanced wines which I would be very pleased to buy and to cellar.

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Predappio

Most of the second day was devoted to visiting Predappio. Having been to Bertinoro, we therefore saw something of two of the most important sub-zones. The weather was kind for the Predappio day – cool, dry, pale late winter sunshine. At Tenuta Pandolfa we had a good introduction to the soils of this 900ha sub-zone. While being mostly clay, it is at the confluence of chalky soils more common in Bertinoro, sand in Modigliana and sulphur-rich clay as the land rises in Predappio Alta. Six wineries introduced their wines through the day. The highlights here were:

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Bro, Bianco Forlì IGT, Noelia Ricci, 2015 – clean as a whistle Trebbiano with light lemon and grassy notes. No oak, no lees stirring, brilliant acidity.

Il Conte Pietro, Romagna Sangiovese DOC, Piccolo Brunelli, 2015 – from a cool site at 350m of altitude, aged in a large neutral cask. Fresh, brilliant, rasping Sangiovese with raspberry and mulberry fruit. Light tannic structure and racy acidity. Just what I want in high quality Sangiovese for drinking over the next few years.

Tre Rocche, Romagna Sangiovese Superiore, Fattoria Nicolucci, 2015 – another excellent example of crisp fruit and restraint in oaking, new style Romagnan Sangiovese.

Cru Raggio Brusa, Romagna Sangiovese Riserva Predappio, Condé, 2013 – single vineyard wine made from 100% Sangiovese, aged for 30 months in large neutral casks, just about to be bottled. Very fine dense dark plum fruit, very fine tannins, impressive, many years ahead of it.

If you love Sangiovese – and indeed lean, structured Italian white wines – Romagna really should be on your horizon.

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SNOOTH – 31 MARZO 2017

THERE’S ANOTHER SIDE TO SANGIOVESE WINES. Sangiovese: Look Beyond Tuscany to the Hills of Romagna

_Michelle Williams

Sangiovese is touted as the most widely planted grape variety in Italy. It is most frequently associated with Tuscany; being the catalyst for Brunello, Chianti, and Vino Nobile de Montepulciano. However, Sangiovese is as much at home in Romagna as it is in Tuscany. In fact, according to the Consorzio Vini di Romagna, pre-historic evidence suggests Sangiovese seems to be part of the vitis silvestris family, a native of Romagna with traces dating back to the Paleolithic era. Furthermore, Romagna obtained DOC status for its Sangiovese back in 1967. So why does Romagna Sangiovese still lie in Tuscany’s shadow?

Although the region of Emilia-Romagna is administratively linked by a conjunction, the two regions are quite distinct culturally as well as viticulturally. Romagna comprises the south-eastern portion of Emilia-Romagna, bordered by Tuscany it extends from the Apennine Mountains to the Adriatic coast. One reason Romagna may not be at the forefront of the wine lovers palate is due to the region’s historic production of bulk wine. According to the Consorzio Vini di Romagna, in the late 1990’s, the region’s vineyards were almost entirely replanted to maintain a higher plant density per hectare compared to the past with Sangiovese clones that had proven to yield better results. The result has been high quality grapes. Furthermore, the Consorzio has invested in studies of the region’s twelve hillside sub-zones to better understand the soils, irrigation, topography, and climate, resulting in wines that continue to improve with every vintage. Cristina Geminiani, owner and winemaker of Frattoria Zebrina explains how Sangiovese in Romagna develops different qualities than Sangiovese in Tuscany because “the clones of Romagna Sangiovese are more fruit oriented with smoother and more open tannins compared to the Tuscan [clones]. Grown mostly in clay soils, the [grapes] are generally more generous than in Tuscany, and the hills in Romagna are very close to the sea and they are less steep, milder; [resulting in] the

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fruits usually ripening earlier. [Additionally,] the type of berries are mostly larger: in the winemaking we do shorter skin contacts in order to get wines of more approachable style. In general, we can say that the first aspect that people should appreciate is the friendly character of the wines that shows strictly what is Romagna Sangiovese. The wines reflect the character of the joyful and friendly people of this region!” Andrea Bonivento, of Podere La Berta, shared a similar sentiment. At a press dinner he explained Romagna Sangiovese is designed to be enjoyed in its youth with great friends, family, and food. He expressed it is a wine meant to contribute to the joy and passion of the occasion but not steal the show; adding enjoyment and depth to the experience without drawing attention away from being in relationship with loved ones and great food. Vintage improvement was evident at Vini Ad Arte 2017, the preview of the new Romagna Sangiovese vintages. There were many enjoyable wines poured over the course of three days, making it difficult to sort through them all for recommendations. However, seven producers stood out among the group of over 150 wines. As Romagna Sangiovese continues to move into the US market, here are some wines to look for: The 2015 and 2016 Villa Papiano “Le Papessse di Papiano” Romagna Sangiovese Superiore DOCs were light and elegant, notes of red fruits and violets captured the nose and palate with medicinal notes added to the 2016. I preferred the newer vintages to the 2013 Riserva, which was more tannic, but great with food. Tre Monti was a favorite across the board. The 2016 Campo di Mezzo Romagna Sangiovese Superiore DOC was an elegant wine offering red berry notes with pleasing earthiness of damp underbrush and mushrooms. The 2014 Thea Superiore Riserva was smooth on the palate with notes of dried roses and herbs along with a slight medicinal note. Finally the 2013 Petrignone Riserva was well-structured with nice length and body and a pleasing spicy finish. Frattoria Zerbina, one of the leading producers of the region, shined as expected; the 2015 Centurione Romagna Sangiovese DOC Superiore was an elegant expression of the Romagna terroir. The 2013 Pietramora Romagna Sangiovese DOC Marzeno Riserva overall was one of the best wines of the tasting; elegant and sophisticated, a perfect balance between earthiness and fruit with a well-structured body.

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La Pandolfa Noelia Ricci in the Predappio sub-region offered some of the most interesting wines. Both the 2015 Il Sangiovese and Godenza Romagna Sangiovese DOC Superiore offered faint Sulphur aromas from their sub-region along with round notes of ripe berries, dried floral and herbal notes, and medicinal notes; they were unique in their expressions yet both elegant and round on the palate. Both wines represent a modern interpretation in their style. Podere La Berta’s 2012 and 2013 vintages of Olmatello Romagna Sangiovese DOC Riserva were exceptional. Owned by Tuscany’s Felsina, the wines of Podere La Berta shined with their rustic notes of red berries and spice balanced with dried roses, herbs, and damp tobacco; wines meant to bring a smile to the face and palate succeed on every level. Conde is another modern representation easily agreeable for the wine lover’s palate. The 2015 Romagna Sangiovese DOC Superiore is juicy on the palate but still possesses the dried floral and herbal notes, though the tannins were pronounced they were silky and well-integrated. The 2013 Cru Raggio Brusa Romagna Sangiovese DOC Predappio Riserva delivered the same flavor profile but with well integrated tannins that were rich and round on the palate. Finally, Frattoria Nicolucci offered two wines that were a nice balance between traditional style and modern style. Both the 2015 Tre Rocche Romagna Sangiovese DOC Superiore and the 2013 Vigna del Generale Riserva felt young and vibrant. Tre Rocche had dried roses while Vigna del Gernerale brought forth candied violets; however, both wines were herbal with ripe juicy berries, and a nice balance of damp underbrush; two lovely expressions of Romagna Sangiovese.

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WINICJATYWA.PL – MAGGIO 2017

Nie ma życia bez Romanii

Nie ma życia bez Romanii. Większość zapewne tak nie uważa, ci mniej rozgarnięci powiedzą wręcz, że nie

planują wizyty w Bukareszcie, ale w moim przypadku to zdanie całkowicie odpowiada prawdzie. Włoską

Romanię i miasto Faenza odwiedzam regularnie od kilku lat w związku z imprezą Vini ad Arte i trudno mi

sobie wyobrazić, by ta tradycja miałaby zostać przerwana. W zeszłym roku przyjechałem tam bezpośrednio z

Polski, współczując znajomym po fachu, którzy docierali tam wykończeni tygodniowym maratonem po

toskańskich Anteprimach. W tym roku sam byłem uczestnikiem toskańskich wydarzeń i docierając do Faenzy

sobotnim wieczorem, nie wyglądałem lepiej, ale zmęczenie szybko ustąpiło. Dlaczego?

Faenza – bez zadęcia. © Maciej Nowicki.

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Nie jest to trudne do uzasadnienia, a przejazd bezpośrednio z Montalcino (tamtejsza Anteprima – Benvenuto

Brunello – kończyła cały cykl w Toskanii) nawet to tłumaczenie ułatwia. Przebywając w Romanii widać jak na

dłoni wszystkie przypadłości zdecydowanie sławniejszych regionów, z którymi łączą ją uprawy

szczepu sangiovese. Największą z tych przywar jest ślepa wiara w marketing, oceny Parkera i zawartość

kieszeni bogatych turystów. Dlatego odwiedzając Montalcino coraz trudniej mówić o autentyczności, a coraz

częściej o egoizmie.

Winnice w Predappio. © Maciej Nowicki.

Romania raczej nie planuje obrać podobnego kursu w przyszłości. Choć wciąż mało znana poza granicami

Włoch, w ostatnich latach zdecydowanie poszła do przodu. Wysuszone beczką i palącym alkoholem wina

czerwone, które jeszcze parę lat temu dominowały w regionie, dziś są w zdecydowanej mniejszości, a gdy

próbuje się świetnie zrównoważonych białych win ze szczepu albana, sięgając także po starsze roczniki,

naprawdę trudno uwierzyć w to, że dekadę temu znane były tylko prześmiewczo jako pierwsza biała apelacja

DOCG we Włoszech.

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Podregiony w Romanii. © Maciej Nowicki.

Ogromną zmianę w podejściu do produkcji wina dostrzega się zwłaszcza w kwestii rejonizacji. Wprawdzie

zmiany w samej apelacji i wprowadzenie 12 podregionów nastąpiło już 6 lat temu (pisał o tym szerzej Krzysztof

Dobryłko), ale tak naprawdę dopiero od 2 lat ma ona praktyczny wymiar. Na etykietach win pojawiły się nazwy

poszczególnych podregionów, bo różnice w stylistyce są spore – od strukturalnych, wyraźnie owocowych win

powstających na niżej położonych terenach (jak choćby Serra, Bertinoro czy Cesena – wina powstają nawet w

okolicach nadmorskiego Rimini) po zwiewniejsze, świeższe, owocowo-kwiatowe ze stref położonych wyżej –

jak San Vicino, Meldola czy Predappio.

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Francesco Bordini w terenie. © Maciej Nowicki.

O tych różnicach nikt nie opowie Wam lepiej od Francesco Bordiniego, enologa, konsultanta i właściciela

winnicy Villa Papiano. Nie ukrywa on (podobnie jak wielu winiarzy), że dywersyfikacja terenu jest ważna dla

wewnętrznego, włoskiego rynku, natomiast za granicą sama nazwa Romania kojarzy się bardziej z pewnym

krajem na Bałkanach niż regionem Włoch. Różnice są jednak ewidentne, a najciekawsze winiarsko rzeczy

dzieją się dziś w obrębie czterech stref: Oriolo, Marzeno, Bertinoro i Predappio.

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Bissoni – klasa! © Maciej Nowicki.

W trzech pierwszych dominują uznani producenci, których miałem okazję prezentować już kilkakrotnie na

naszych łamach i z radością donoszę, że nadal są to pewne adresy. Azienda Agricola Bissoni (Bertinoro

– opisywana już tutaj) to idealny przykład wspomnianej zmiany stylistyki – kiedyś tak młode wino

jak Romagna Sangiovese DOC Superiore Girapoggio 2015 wypaliłoby Wam przełyk, dziś piękna równowaga

sprawia, że pije się je z przyjemnością od razu. A w Vigna Colecchio 2013 zakochałem się bez pamięci. A że jak

widać jestem kochliwy, to podobnym uczuciem darzę też wina od Celli – i to nie tylko białe.

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Słodkie centesimino i tiramisù – duet znakomity. © Maciej Nowicki.

Strefa Oriolo od zawsze kojarzy się chyba z producentem Tre Monti (świetna wytrawna Albana, a przede

wszystkim zakup obowiązkowy – winifikowana w amforach Vitalba 2016), ale dla mnie to przede wszystkim

historia innej winnicy – Podere Morini i jej założyciela Alessandra Moriniego. Choć uprawia oczywiście także

sangiovese, właściwie w pojedynkę przywrócił do życia endemicznych, zapomniany szczep

romański – centesimino (znany już w XVII wieku i odnaleziony w 1960 roku przez Pietro Pianoriego). Dziś

rok do roku jego wina robią coraz większe wrażenie – począwszy od Spumante Brut Rosé Morosé (metoda

Charmata), poprzez świeżutkie, pełne czerwonych owoców i pomarańczowo-anyżowych akcentów Savignone

2014, aż po unikalne w swoim stylu passito – Rubacuori, które faktycznie kradnie serca (to właśnie oznacza

jego nazwa) smakami kandyzowanych wiśni, fiołków i czekolady, radząc sobie z każdym deserem, łącznie z

tiramisú.

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Dajcie mu czas, a… © Maciej Nowicki.

I wreszcie jedno z najstarszych terytoriów – Predappio, gdzie w ostatnim czasie dominuje styl nowoczesny,

choć być może to właśnie tu rozpocznie się też nowy trend dla sangiovese di romagna. Czołowym

producentem jest tu Drei Donà. Tutejsze Sangiovese Superiore Riserva Pruno 2010 czy Riserva Palazza 2010 to

wina trudne do picia za młodu, ale pokazujące wielką klasę po latach. Na niecierpliwych czeka, omijające beczki

szerokim łukiem, Notturno 2015, gdzie nic nie zakłóca świeżości czerwonego owocu.

Winnice Cantina Condé. © Maciej Nowicki.

Drogą tego producenta zdaje się podążać młoda Cantina Condé, założona w 2001 roku przez Francesco

Condella, który – któż by nie chciał? – postanowił porzucić świat inwestycji finansowych na rzecz świata wina.

Do inwestycji dalej ma smykałkę – gigantyczna posiadłość (samych winnic jest 110 hektarów) imponuje

rozmachem, ale nie zapomina się tu o starannym podejściu do winobrania i winifikacji. Widać, że producent

wciąż poszukuje swojego stylu, w tym momencie najlepszym winem jest Sangiovese Riserva Raggio Brusa

2013 i… fenomenalne Rosato 2015, bodaj najlepsze, jakie piłem w Romanii.

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Przyszłość sangiovese? Oby! © Maciej Nowicki.

Ale przyszłość należy do projektu Noelia Ricci. Wina sygnowane tą marką powstają z 9 hektarów najlepszych

winnic należących do Azienda Agricola Pandolfa. To także ogromna posiadłość (140 hektarów), która swoją

historię zaczyna w 1941 roku, gdy jej właścicielem stał się Giuseppe Ricci. Tu też pojawia się polski akcent –

historyczne dziś budynki w czasie wojny okupowali Niemcy, którzy zostali stamtąd wyparci przez… 2 Korpus

gen. Andersa. Historia stricte winiarska rozpoczyna się 40 lat później, gdy produkcję wina rozpoczyna Noelia

Ricci; dziś jej wnuk Marco czuwa nad tym, by wina wyrażały najpełniej szczep sangiovese przy minimalnej

interwencji. Efektem (poza świetnymi etykietami) są ultraczyste wina, starzone wyłącznie w stalowych

kadziach, z wyraźną mineralnością i taką lekkością, że przypominają znakomite burgundy. Jak widać zwłaszcza

w przypadku czołowego Godenza 2013, radzą sobie doskonale bez beczki i po latach dojrzewania

ujmują nutami dojrzałej wiśni, jagody, czarnego pieprzu i tytoniu.

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W Romanii jak w całych Włoszech – nie ma wina bez jedzenia. © Maciej Nowicki.

Jeśli przyszłość tego regionu stanowić będą takie wina jak Godenza, jestem pewien, że będę tu przyjeżdżał

jeszcze częściej.

Do Romanii podróżowałem na zaproszenie Consorzio Vini di Romagna.

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ROCKINREDBLOG.COM – APRILE 2017

Snooth Article: There’s Another Side to Sangiovese Wines

In February I had the honor of attending Vini ad Arte 2017 to preview the new Romagna Sangiovese vintages, a region often overlooked by the looming shadow of Tuscany. However, for food friendly wines with wallet friendly prices, Romagna Sangiovese are wines not to be missed.

To learn more about Romagna Sangiovese, the people, culture, food, and wine, please take a moment to read my latest Snooth article by clicking on the title below.

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THERE’S ANOTHER SIDE TO SANGIOVESE WINES

You will find a story about people who’s passion is making high quality wines to pair with the some of the best cuisine of Italy. Yes, most of your Italian favorite foods come from Emilia-Romagna. So of course the wines must live up to the food. And if you are white wine lover you are also in luck because the Romagna white wines are crisp, refreshing, and delicious.

Thank you so much for reading and sharing on your social media platforms. Cheers!