Vincenzo Vinciguerra: "Uomini e Topi", 5 marzo 2014

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Uomini e topi (Opera, 5 marzo 2014) Scriviamo per lettori che stimiamo attenti, intelligenti ed onesti sul piano intellettuale, poco importandoci la loro collocazione politico-ideologica ed il loro passato. A costoro offriamo fatti, analisi basate sui fatti e conclusioni nostre che possono essere condivise o meno, in tutto o in parte. Non mancano gli elogi e le condivisioni, sono invece assenti le critiche e le confutazioni basate su una diversa interpretazione dei fatti perché questi ultimi non possono essere negati. Assistiamo, viceversa, allo spettacolo offerto da uno sparuto gruppo di militanti di destra, neofascisti di servizio segreto, ex "lottatori continui" ed ex gregari di Mario Merlino nel circolo "22 marzo", impegnati a diffamare, calunniare, ingiuriare, il giornalista Paolo Cucchiarelli, il sottoscritto, il sito "Archivio guerra politica" e quanti altri da tanti anni si battono per dare al popolo italiano la verità che il regime continua a negargli. Per stile non guardiamo verso il basso. Quando ci giungono le voci delle fogne, ci limitiamo a chiudere i tombini a Roma, a Milano, a Brescia e ovunque sia necessario per passare ad altro, mantenendo le scarpe pulite. Non sono, difatti, i topi a rappresentare un ostacolo sulla via della verità. Il l oro squittio non impressiona, le loro ingiurie ci onorano e sottolineano la loro pochezza morale ed intellettiva, il loro essere solo i servi al servizio di altri che, più accorti e più furbi, si mantengono ancora nell'ombra. Tutti insieme, furbi e topi, non riusciranno mai ad alterare la verità storica spacciando per un gruppo di rivoluzionari anarchici quelli radunati nel circolo "22 marzo" che, viceversa, si palesa in modo evidente come una “diversione strategica” ideata ed organizzata dalla divisione Affari riservati del ministero degli Interni con l'appoggio dell'ufficio politico della Questura di Roma. Non ribadiremo qui quanto scritto nei documenti ora pubblicati nel libro “Stato di emergenza”, limitandoci a ricordare che fondatore, animatore e finanziatore del circolo era Mario Merlino. E se, oggi, due componenti di questo eterogeneo gruppo di topi riconosce che Mario Merlino era un provocatore, le persone oneste ed intelligenti ne ricavano che il circolo da lui fondato era una "provocazione". Del resto, costoro sapevano perfettamente che Mario Merlino era un "fascista" perché a scriverlo in un articolo pubblicato il 22 ottobre 1969, sotto il titolo esplicito de "Le guardie bianche di Hitler", era stata la rivista "Ciao 2001", che collocava il gruppo, definito "a narcoide" fra quelli dell 'estrema destra romana. La smentita della rivista, concordata con lo stesso Merlino, giungerà tardiva e strumentale solo il 19 novembre 1969. Riconoscere di essere stati degli utili idioti in giovanissima età, di aver creduto nella conversione all'anarchia di Mario Merlino, di essersi posti ai suoi ordini sarebbe stato un atto di coraggio e di onestà intellettuale. Giustamente, però, quest e ultime non sono doti di cui sono provvisti i topi. A porre fine ad ogni polemica pretestuosa giunge l'analisi del comportamento dell'idolo dei topi in questione: Pietro Valpreda. Per l'ex rapinatore e ballerino, Mario Merlino è sempre rimasto il "Mago", il punto di riferimento della sua esistenza di fallito prima e dopo piazza Fontana. Non siamo noi a smentire i topi in questione. A farlo è lo stesso Pietro Valpreda con il suo diario, i suoi comportamenti concreti in Questura e nel corso del processo di Catanzaro, la pubblica esibizione della sua amicizia con Mario Merlino, la loro comune difesa processuale e la comune contestuale accusa nei confront i degli anarchici indiziati come responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. E, insieme ai topi, a difendere ad oltranza Pietro Valpreda c'è sempre stato proprio Mario Merlino. Due giorni dopo la morte di Pietro Valpreda, l’8 luglio 2002, "Il Giornale" pubblicava un articolo intitolato "Merlino: io e Pietro arrestati e usati solo per fini politici", nel quale riportava le dichiarazioni di Mario Merlino che rivelava di aver rivisto l'amico “nel suo pub, quando lo andai a trovare insieme ad alcuni camerati. Fu sorpreso ed affettuoso, parlammo a lungo dei tempi andati, mi i nvitò a tornare”.

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Uomini e topi(Opera, 5 marzo 2014)

Scriviamo per lettori che stimiamo attenti, intelligenti ed onesti sul piano intellettuale, poco importandoci

la loro collocazione politico-ideologica ed il loro passato.

A costoro offriamo fatti, analisi basate sui fatti e conclusioni nostre che possono essere condivise o meno,

in tutto o in parte.

Non mancano gli elogi e le condivisioni, sono invece assenti le critiche e le confutazioni basate su una

diversa interpretazione dei fatti perché questi ultimi non possono essere negati.

Assistiamo, viceversa, allo spettacolo offerto da uno sparuto gruppo di militanti di destra, neofascisti di

servizio segreto, ex "lottatori continui" ed ex gregari di Mario Merlino nel circolo "22 marzo", impegnati a

diffamare, calunniare, ingiuriare, il giornalista Paolo Cucchiarelli, il sottoscritto, il sito "Archivio guerra

politica" e quanti altri da tanti anni si battono per dare al popolo italiano la verità che il regime continua a

negargli.

Per stile non guardiamo verso il basso.

Quando ci giungono le voci delle fogne, ci limitiamo a chiudere i tombini a Roma, a Milano, a Brescia e

ovunque sia necessario per passare ad altro, mantenendo le scarpe pulite.

Non sono, difatti, i topi a rappresentare un ostacolo sulla via della verità. Il loro squittio non impressiona, le

loro ingiurie ci onorano e sottolineano la loro pochezza morale ed intellettiva, il loro essere solo i servi al

servizio di altri che, più accorti e più furbi, si mantengono ancora nell'ombra.

Tutti insieme, furbi e topi, non riusciranno mai ad alterare la verità storica spacciando per un gruppo di

rivoluzionari anarchici quelli radunati nel circolo "22 marzo" che, viceversa, si palesa in modo evidente

come una “diversione strategica” ideata ed organizzata dalla divisione Affari riservati del ministero degli

Interni con l'appoggio dell'ufficio politico della Questura di Roma.

Non ribadiremo qui quanto scritto nei documenti ora pubblicati nel libro “Stato di emergenza”, limitandoci

a ricordare che fondatore, animatore e finanziatore del circolo era Mario Merlino.

E se, oggi, due componenti di questo eterogeneo gruppo di topi riconosce che Mario Merlino era un

provocatore, le persone oneste ed intelligenti ne ricavano che il circolo da lui fondato era una

"provocazione".

Del resto, costoro sapevano perfettamente che Mario Merlino era un "fascista" perché a scriverlo in un

articolo pubblicato il 22 ottobre 1969, sotto il titolo esplicito de "Le guardie bianche di Hitler", era stata la

rivista "Ciao 2001", che collocava il gruppo, definito "anarcoide" fra quelli dell'estrema destra romana.

La smentita della rivista, concordata con lo stesso Merlino, giungerà tardiva e strumentale solo il 19

novembre 1969.

Riconoscere di essere stati degli utili idioti in giovanissima età, di aver creduto nella conversione

all'anarchia di Mario Merlino, di essersi posti ai suoi ordini sarebbe stato un atto di coraggio e di onestà

intellettuale.

Giustamente, però, queste ultime non sono doti di cui sono provvisti i topi.

A porre fine ad ogni polemica pretestuosa giunge l'analisi del comportamento dell'idolo dei topi in

questione: Pietro Valpreda.

Per l'ex rapinatore e ballerino, Mario Merlino è sempre rimasto il "Mago", il punto di riferimento della sua

esistenza di fallito prima e dopo piazza Fontana.

Non siamo noi a smentire i topi in questione. A farlo è lo stesso Pietro Valpreda con il suo diario, i suoi

comportamenti concreti in Questura e nel corso del processo di Catanzaro, la pubblica esibizione della sua

amicizia con Mario Merlino, la loro comune difesa processuale e la comune contestuale accusa nei

confronti degli anarchici indiziati come responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.

E, insieme ai topi, a difendere ad oltranza Pietro Valpreda c'è sempre stato proprio Mario Merlino.

Due giorni dopo la morte di Pietro Valpreda, l’8 luglio 2002, "Il Giornale" pubblicava un articolo intitolato

"Merlino: io e Pietro arrestati e usati solo per fini politici", nel quale riportava le dichiarazioni di Mario

Merlino che rivelava di aver rivisto l'amico “nel suo pub, quando lo andai a trovare insieme ad alcuni

camerati. Fu sorpreso ed affettuoso, parlammo a lungo dei tempi andati, mi invitò a tornare”.

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Ad affermare la purezza anarchica di Pietro Valpreda e la sua innocenza ci sono sempre stati gli uomini di

Junio Valerio Borghese, di Stefano Delle Chiaie, di Mario Tedeschi e del prefetto Umberto Federico

D’Amato.

Lo squittio dei topi non aggiunge nulla di nuovo a quanto è noto da sempre: i confidenti, gli infiltrati, i

provocatori del ministero degli Interni sono sempre stati a fianco di Pietro Valpreda.

Negare questa realtà accusando Mario Merlino di essere un “provocatore fascista" è la prova che utili idioti

si nasce, non si diventa.

Affiancarsi a Mario Merlino, al "Caccola'' e cosi via, per esaltare la figura dell’ "anarchico'' Pietro Valpreda,

presunto martire ed innocente, significa sostenere la non più sostenibile tesi difensiva del ministero degli

Interni che ha tutto l'interesse ovvio di negare le protezioni accordate a Pietro Valpreda per evitare di

doverle riconoscere ufficialmente e spiegare.

Pietro Valpreda sapeva che il "Mago" da lui tanto ammirato era impegnato a raccogliere nomi, indirizzi e

utenze telefoniche degli aderenti al circolo anarchico di Veraldo Rossi, il "Bakunin”, a Roma, per passarli a

Guido Paglia.

Lo sapeva lui, lo sapevano anche i topi perché è un fatto processualmente accertato.

Solo Roberto Mander, dopo che Veraldo Rossi aveva cacciato con ignominia Pietro Valpreda ed altri, aveva

continuato a frequentare il circolo anarchico "Bakunin".

Non accusiamo Roberto Mander, persona sulla quale ci sono più ombre che luci, di aver coadiuvato Mario

Merlino nell'opera di spionaggio ai danni degli anarchici del circolo "Bakunin", perché non non abbiamo le

prove per farlo.

Il sospetto, comunque, è lecito nutrirlo ed affermarlo in mancanza di nomi alternativi.

Non è un dettaglio insignificante perché è la conferma del ruolo di Mario Merlino e Pietro Valpreda nella

schedatura degli anarchici, dell'attività informativa svolta per conto del ministero degli Interni contro un

mondo ideologico che i due consideravano nemico.

Si illudono il ministero degli Interni, i Caccola e i Merlino, i topi in questione, se pensano che permetteremo

che i figli dei figli dei nostri figli dovranno ricordare Pietro Valpreda come anarchico estraneo alla strage di

piazza Fontana del 12 dicembre 1969.

No, non lo permetteremo.

Vincenzo Vinciguerra