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«Vincenzo Pallotti per la Chiesa è un faro illuminante e ispiratore» (Papa Francesco) «Vincenzo Pallotti per la Chiesa è un faro illuminante e ispiratore» (Papa Francesco) REGINA DEGLI APOSTOLI Periodico bimestrale della Provincia Italiana della Società dell’Apostolato Cattolico Anno XCV - n. 1 Gennaio/Febbraio 2017

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«Vincenzo Pallotti per la Chiesaè un faro illuminante e ispiratore»

(Papa Francesco)

«Vincenzo Pallotti per la Chiesaè un faro illuminante e ispiratore»

(Papa Francesco)

REGINA DEGLI APOSTOLIPeriodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato CattolicoAnno XCV - n. 1 Gennaio/Febbraio 2017

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Regina degli Apostoli

Associato all’UspiUnione StampaPeriodici Italiani

3EDITORIALE

Prepararsi alla Quaresimaevangelizzandoda poveridi Nicola Gallucci

15COME NACQUE LA CELEBRAZIONE

Il solenne Ottavariodell’Epifania prima operadell’Apostolato Cattolicodi Francesco Amoroso

17A ROMA, AVELLA, RIPOSTO

Il Sacro Ottavariodell’Epifania nellecomunità pallottine d’Italiaa cura di Stella Marotta

5ANNO LITURGICO

Dopo il Tempo fortedel Natale il valoredel Tempo ordinariodi Stella Marotta

11GIORNATA PER LA VITA

Aborti in crescita e nonin calo, ma nel 2015salvati 15 mila bimbidi P.G.L.

12DAL 19 AL 22 GENNAIO

Triduo di San Vincenzo«faro ispiratorenella Chiesa»di Martin Manus

14GLI STUDENTI DI PROPAGANDA FIDE

Caro Vincenzo noi, tuoi figlispirituali, ti promettiamodi servire i fratellia cura di Jan Kupka

10INTERVISTA A MONS. FARREL

«È l’ora del laicatocattolico e la via èquella dei due Sinodi»

24LA MISERICORDIA PRIMA DELLA LEGGE

L’esempio di Giuseppeumile e fedeleal Signoredi Francesco Armenti

25LE FIGURE DELLA BIBBIA

Mosè anticipala venutadel futuro Messiadi Cristina Mastrorosati

27LA SPIRITUALITÀ DEL PALLOTTI

Con fervoresempremaggiore...dagli scritti del Santo

21IL PAPA A SANTA MARTA

«Dobbiamo riconoscereGesù che si manifestanella nostra vita»a cura di Luca Liverani

Periodico bimestrale della Provincia Italianadella Società dell’Apostolato Cattolico

Registrazione Trib. Roma n. 5806 del24.5.1957

Direzione:Via Giuseppe Ferrari, 1 - 00195 RomaTel. 06.375923e-mail: [email protected]

Ex parte Soc. Imprimipotest D.A. Lotti SAC Rector Prov.

Direttore Responsabile:Giuseppe Colantonio SAC

Comitato di redazione:Lilia Capretti CSAC, Vittorina D’ImperioCSAC, Nicola Gallucci SAC, Luca Liverani,Pier Giorgio Liverani, Corrado Montaldo,Cristina Mastrorosati, Paolo Salvo SAC

Grafica:Editrice Italiani nel Mondo s.r.l.tel. 0670476849e-mail: [email protected]

Chiuso in tipografia il 27 Gennaio 2017

28LA RECENSIONE

La morte del cristianoè un donoe una vittoriadi P.G.L.

IN COPERTINA:Chiesa di San Salvatore in Onda, celebrazioneper il Triduo di San Vincenzo Pallotti

7GIORNATA DELLA PACE

«Dalla famiglial’amore si propaganel mondo»

S O M M A R I O

Avviso

importante

ai lettori

gennaio-febbraio 20172

26NOTIZIARIO PALLOTTINO

Don Giovanni Panetta è tornatoalla Casa del Padre

Rocca Priora, Madonna della Nevepresepe artistico e coro

Il bimestrale RdA è solo su Internetwww.reginadegliapostoli.it

RdA-Regina degli Apostoli non è più disponibile in formato cartaceo, ma solosul sito della Provincia Italiana della SAC, www.reginadegliapostoli.it, dovepuò essere sfogliata “virtualmente” – dal computer, dal tablet o dallo smar-thphone – assieme ai numeri arretrati, o stampata per una copia personale.

La Redazione

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«Isole di misericordia in mezzo al maredell’indifferenza”: così papa Francescoguardava alle parrocchie nel messaggio

per la Quaresima 2015, e introduceva il relativoparagrafo con un nutrito grappolo di domande:“Si riesce a sperimentare di far parte di un solocorpo? Un corpo, che conosce e si prende curadei suoi membri più deboli, poveri e piccoli? Oci rifugiamo in un amore che si impegna lonta-no nel mondo, ma dimentica il Lazzaro sedutodavanti alla propria porta chiusa?” (Papa Fran-cesco, Messaggio per la Quaresima 2015, 2).

Nelle parole di Gesù, soprattutto in quelle ri-guardanti il discepolato, ci sono infatti esigenzeche illuminano bene la povertà come elementoessenziale alla sequela in vista del Regno ve-niente. Innanzitutto Gesù chiede al discepolo diaccogliere e quindi di vivere il primato del Re-gno, al quale nulla può essere preferito o ante-posto. Per questo i pove-ri nello spirito sono det-ti beati, essendo loro iprimi destinatari del Re-gno, coloro che sono incondizione di attender-lo, desiderarlo e acco-glierlo. “La buona noti-zia, l’evangelo è annun-ciato ai poveri” (cf Lc 4,18; Is. 61, 1), ha procla-mato Gesù fin dall’ini-zio del suo ministeronella sinagoga di Naza-reth. Ne discende un’ur-genza: il chiamato, sevuole essere discepolodi Gesù, abbandoni i be-ni, la casa, la famiglia,inizi cioè il suo cammi-no con una spoliazione,una kénosis, uno svuota-mento:

- Vendete i vostri be-ni e dateli in elemosina(Lc 12, 33);

- Chiunque di voinon rinuncia a tutti isuoi beni, non può esse-

EDIT

ORIA

LE Prepararsi alla Quaresima evangelizzando da poveri

re mio discepolo (Lc 14, 33);- Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai

poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e se-guimi (Lc 18, 22 e par.).

Chi ha trovato Cristo e vuole seguirlo è comecolui che ha trovato la perla preziosa o il tesoronascosto (cf Mt 13, 44-46) e può vendere tutto,lasciare tutto in nome di quel bene, per amoredi quel bene che è al di sopra di ogni bene: ilRegno, l’evangelo, Cristo stesso. Famiglia, benimateriali e persino la propria vita (cf Mt 10, 37s.; Lc 14, 26 s.) sono ostacolo e contraddizionealla sequela radicale del Signore. A ogni bene ildiscepolo preferisce, antepone Gesù – “Assolu-tamente nulla antepongano a Cristo”, chiederàBenedetto ai monaci (RB 72, 11; cf 4, 21) –, ecosì può camminare dietro a lui consapevole diaver rinunciato all’“inganno delle ricchezze”(Mc 4, 19), di aver rinunciato a “Mammona”

di Nicola Gallucci

Gesù nella Sinagoga, Gerbrand Van Den Eeckhout (1658)

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(Mt 6, 24; Lc 16,13).In altre parole, nell’abbandono dei beni Gesù

vede una condizione imprescindibile affinché il di-scepolo lo segua coinvolgendo pienamente la pro-pria vita con la sua. Si tratta allora di assumere unacondizione che libera dall’idolatria e dalla seduzio-ne delle ricchezze, una condizione di spoliazioneche rende più difficile il volgersi indietro (cf Lc 9,62): abbandonare i beni, venderli e darli ai poveriequivale infatti a tagliare i ponti dietro di sé. Que-sta rinuncia ai beni deve anche coincidere con ungesto di condivisione, di comunione con i poveri.Elemosina, pratica della misericordia, aiuto e con-divisione con i più piccoli (cf Mt 25, 31-46) sono imodi di condivisione che traducono una spoliazio-ne fatta sempre in vista della koinonia con il Signo-re vivente e con gli altri, i fratelli e le sorelle.

Anche lo stile della vita cristiana deve essere ca-ratterizzato da povertà di mezzi, per non confidarein essi piuttosto che nella forza della parola di Dio:si ricordino in proposito le richieste assai esigentirivolte da Gesù ai discepoli prima di inviarli inmissione (cf Mc 6, 7-13 e par.; Lc 10, 1-16). Se in-fatti i poveri sono i primi destinatari del Regno,l’annuncio del Regno non può essere affidato amessaggeri ricchi né a mezzi di diffusione che pre-suppongano ricchezza e potere. Sì, nello stile di vi-ta del cristiano, e dunque nello stile della missione,si tratta sempre di mostrare concretamente con igesti, con il modo di vivere, di vestire e di presen-tarsi il primato del Regno, il fatto che la missione èopera di Dio e che Dio stesso viene presto, perchésono iniziati gli ultimi tempi e “il Signore è vicino”

(Fil. 4, 5), “è alle porte”(Mc 13, 29; Mt 24, 33).

Per la vita della Chiesa,e quindi di ogni comunitàcristiana, resta sempreispiratore il racconto degliAtti degli apostoli riguar-dante la nascita della nuo-va comunità dei discepolidi Gesù nell’ora della pen-tecoste (cf At. 2, 42-47; 4,32-37). In questa descri-zione la chiesa di Gerusa-lemme appare come larealizzazione dell’assem-blea voluta dal Signore,assemblea in cui la caritàe la condivisione dei beni,distribuiti “a ciascuno se-condo il bisogno” (At.4,35), facevano sì che“nessuno tra loro fosse bi-sognoso” (At. 4, 34).

La scelta dei poveri nonè un optional. Papa Francesco ci invita a non guar-dare solamente ai poveri come semplici destinataridella nostra azione evangelizzatrice, ma a vederlicome dei veri soggetti da cui noi siamo chiamati alasciarci evangelizzare. “Dio concede loro la suaprima misericordia […] Per questo desidero unaChiesa povera, per i poveri. Essi hanno molto dainsegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, conle proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferen-te. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzareda loro. La nuova evangelizzazione è un invito a ri-conoscere la forza salvifica delle loro esistenze e aporle al centro del cammino della Chiesa. Siamochiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad es-si la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad es-sere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e adaccogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole co-municarci attraverso di loro” (EG 198).

Buon pellegrinaggio verso la Pasqua, fratelli esorelle. “Vorrei chiedere a tutti di vivere questotempo di Quaresima come un percorso di forma-zione del cuore […] Avere un cuore misericordiosonon significa avere un cuore debole. Chi vuole es-sere misericordioso ha bisogno di un cuore forte,saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Uncuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e por-tare sulle strade dell’amore che conducono ai fra-telli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, checonosce cioè le proprie povertà e si spende per l’al-tro” (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima2015, 3).

Lasciarci evangelizzare dai poveri per evangeliz-zare da poveri, ricchi solamente di Cristo. ■

Le tentazioni di Gesù nel deserto, Basilica di San Marco a Venezia (XIII secolo)

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«Camminando si apprende la vita / camminan-do si conoscono le persone / camminando sisanano le ferite del giorno prima. / Cammi-

na, guardando una stella / ascoltando una voce / se-guendo le orme di altri passi». Le parole del cantau-tore panamense Ruben Blades mi fanno pensare alcammino dell’Anno Liturgico, fatto di Tempo Fortee di Tempo Ordinario.

Il tempo Forte comprende l’Avvento, il Natale, laQuaresima, e la Pasqua, durante il quale viene ce-lebrato il mistero della Salvezza. Il Tempo ordina-rio, non è da meno, anzi, celebra il mistero stessodi Gesù Cristo nella sua pienezza, soprattutto ladomenica (ciclo A). In questo cammino, Anno A,siamo guidati dall’Evangelista Matteo, che scrivepensando ai suoi destinatari di origine ebraica con-vertiti al cristianesimo, quindi legati alle loro radi-ci, ma spesso in tensione con gli ambienti da cuiprovenivano. Ecco perché il Vangelo di Matteo èricco di citazioni, di allusioni e di rimandi all’Anti-co Testamento.

Matteo racchiude gli insegnamenti di Gesù incinque grandi discorsi: il discorso della “montagna”,il discorso “missionario” dove il “regno” è annunzia-to, accolto e rifiutato, il discorso in “parabole” oveil regno è descritto nella sua crescita lenta sì, mainarrestabile nella storia dell’umani-tà, il discorso della “Chiesa” che di-venta per Matteo il segno del regnonella salvezza ed infine il discorso“escatologico”. Questi cinque grandiblocchi sono preceduti dal vangelodell’infanzia, e la presentazione diGesù in pubblico: il battesimo e letentazioni.

La prima tappa del Tempo Ordina-rio, quest’anno, inizia il 9 gennaio,giorno molto caro a San Vincenzo Pal-lotti e a tutta la Famiglia Pallottina,perché è il giorno dell’Ispirazione e lanascita dell’UAC. Termina mercoledì1 marzo 2017 con la celebrazione del-le Ceneri. Ed inizia il secondo TempoForte dell’Anno Liturgico: la Quaresi-ma. Tempo di grazia e di “Conversio-ne”. Il culmine, ricco di misericordia,sarà con la settimana Santa ed il Tem-po di Pasqua, dove il Bene trionfa sul

nostro male e tutto rinasce a vita nuova “per i meri-ti infiniti di Gesù”, come dice San Vincenzo Pallotti.

Il Cammino del Tempo ordinario riprende lune-dì 5 giugno 2017 dopo la solennità di Pentecoste.Rafforzati dallo Spirito Santo il cammino diventapiù attento e la Chiesa invita a rendere straordina-rio il tempo ordinario. Con gli occhi nuovi, purifi-cati dall’amore, si vive la vita avendo cura dei fra-telli, e si cammina come in cordata per arrivare al26 novembre 2017 con la Celebrazione di Gesù, Redell’Universo, il quale ricapitola in sé tutte le cose,quelle del cielo come quelle della terra e segna iltermine dell’Anno (cf. Ef. 1). Durante questo cam-mino abbiamo la fortuna di avere due elementifondamentali per cogliere il significato e l’impor-tanza del tempo ordinario: il lezionario, con la let-tura semicontinua dei vangeli sinottici, e la dome-nica. Sia il primo che il secondo servono per cono-scere se stessi, gli altri e per curare e lasciarsi cura-re le ferite dell’anima.

Il “lezionario” rivela il senso del tempo ordina-rio è costituito dalle Scritture che vengono procla-mate nella liturgia. È il lezionario infatti che ritmail cammino delle domeniche e dei giorni feriali. Didomenica in domenica la Chiesa segue il suo Si-gnore sulla via del “compimento di ogni giustizia”

Dopo il Tempo forte del Nataleil valore del Tempo ordinario

ANNO LITURGICO:DA DOMENICA 1° MARZO

COMINCIA LA QUARESIMA

di Stella Marotta

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Il Lezionario del cardinale Alessandro Farnese, messale della Cappella Sistina (XVI secolo)

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(Mt 3,15), perché essa diventi sempre più somi-gliante al suo Maestro e Sposo.

La “Domenica” è il secondo elemento che ca-ratterizza e segna il cammino del tempo ordinario.

Questo tempo liturgico infatti è quello che mag-giormente, soprattutto dopo la riforma liturgica delVaticano II, fa emergere l’importanza della celebra-zione della domenica per la vita della Chiesa. Ladomenica, «festa primordiale» dei cristiani (Sacro-sanctum Concilium, n. 106), nasce il mattino delgiorno della risurrezione, il primo giorno dopo ilsabato, e occupa un suo ruolo fondamentale duran-te tutto l’anno liturgico. È il Giorno del Signore! Èil tempo adatto per incontrare il nostro Dio! È ilmomento dove la tomba causata dai peccati siapre per far risorgere il nostro cuore!

Intorno a questi due assi portanti – centralitàdel lezionario e della domenica – la Chiesa neltempo ordinario si può sperimentare in cammino,sostenuta dalla Parola, sulle orme di Colui che perLei e per l’umanità intera ha donato la sua vita.Celebrando così il mistero di Cristo nel tempo delsuo pellegrinaggio, la Chiesa impara a conformarela sua vita a quella del suo Signore. Il tempo ordi-nario, che spesso viene considerato quasi un tempominore, un tempo poco significativo, è invece il

tempo dove si gioca in qualche modo la verità deglialtri tempi, il tempo dell’ordinarietà e della quoti-dianità, il tempo della vita dei discepoli di Gesùche devono fare della Pasqua il criterio fondamen-tale della loro esistenza.

«La domenica è il giorno del Signore: troviamo iltempo di stare con Lui», ci ripete Papa Francesco. Ladomenica è un giorno speciale della settimana. Citira fuori dalla routine delle giornate, che talvoltaci possono sembrare troppo simili. Durante la do-menica possiamo svolgere attività molto diverse.San Giovanni Paolo II ci ha invitati a riscoprire ladomenica come un tempo speciale per Dio: «Nonabbiate paura di dare il vostro tempo a Cristo! Sì,apriamo a Cristo il nostro tempo, perché Egli lo possailluminare e indirizzare. Egli è colui che conosce il se-greto del tempo e il segreto dell’eterno, e ci consegna il“suo giorno” come un dono sempre nuovo del suo amo-re» (cf S. G. Paolo II, Lettera Apostolica Dies Domi-ni, 31-V-1998, n. 7)

Per concludere desidero invitarvi a guardare ilTempo Ordinario come un tempo di crescita e dimaturazione, un tempo in cui il mistero di Cristo èchiamato a penetrare progressivamente nella no-stra storia personale fino alla ricapitolazione di tut-to in Cristo. Buon cammino. ■

Il discorso della montatgna, Beato Angelico, (1436/43)

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cleare e un gran numero di altri conflitti, mentreoggi purtroppo siamo alle prese con una terribileguerra mondiale a pezzi… [che] a livelli diversi,provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consa-

Papa Francesco comincia il suo messaggio coni suoi «sinceri auguri di pace ai popoli e allenazioni del mondo…»: non solo «ai Capi di

Stato e di Governo» ma anche – scrive – «pace adogni uomo, donna, bambino e bambina e pregoaffinché l’immagine e la somiglianza di Dio inogni persona ci consentano di riconoscerci a vi-cenda come doni sacri dotati di una dignità im-mensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto,rispettiamo questa “dignità più profonda” e fac-ciamo della nonviolenza attiva il nostro stile divita. Questo – dice Francesco – è il Messaggioper la 50ª Giornata Mondiale della Pace. Nelprimo, il beato Papa Paolo VI si rivolse a tutti ipopoli, non solo ai cattolici, con parole inequi-vocabili: “È finalmente emerso chiarissimo chela pace è l’unica e vera linea dell’umano pro-gresso (non le tensioni di ambiziosi nazionali-smi, non le conquiste violente, non le repressio-ni apportatrici di falso ordine civile)…”». E ricor-da la «Pacem in terris del suo predecessore sanGiovanni XXIII, che esaltava “il senso e l’amoredella pace fondata sulla verità, sulla giustizia,sulla libertà, sull’amore”… parole, che oggi nonsono meno importanti e pressanti di cinquan-t’anni fa».

Il Papa si sofferma poi sulla «nonviolenza comestile di una politica di pace… Che siano la carità ela nonviolenza a guidare il modo… i rapporti in-terpersonali, quelli sociali e quelli internaziona-li. Quando sanno resistere alla tentazione dellavendetta, le vittime della violenza possono esse-re i protagonisti più credibili di processi nonvio-lenti di costruzione della pace… Il secolo scorsoè stato devastato da due guerre mondiali mici-diali, ha conosciuto la minaccia della guerra nu-

«Dalla famiglia l’amore si propaga nel mondo»

IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE DEL 1° GENNAIO

Per papa Francesco "la pace è l'unica e vera linea dell'umano progresso"

Come tutti gli anni – questo è il 50° – i Papi mantengono viva la celebrazione della«Giornata mondiale della Pace» il primo giorno dell’anno nuovo. La scelta di questa

data per il Messaggio che ne esplicita i contenuti di fede e di umanesimo: la pace è unacondizione nuova non ancora realmente conosciuta nel mondo, come sconosciuto è

ancora tutto ciò che avverrà nel nuovo anno. Gli angeli annunciarono la pace la nottedel Natale di Cristo, ma gli uomini hanno fatto di tutto per impedirla. Come riuscirci?Ancora una volta la Chiesa, nella persona del Papa, la propone a tutti gli «uomini dibuona volontà». Ecco un estratto del 50° Messaggio, questa volta di papa Francesco.

Il suo titolo è: «La nonviolenza: stile di una politica per la pace».F

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charta della nonviolenza cristiana”, che risponde almale con il bene… la nonviolenza non è resa, di-simpegno e passività, ma è «più potente della violen-za».

Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobelper la Pace nel 1979, dichiarò: «Nella nostra fami-glia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, didistruggere per portare pace, ma solo di stare insie-me, di amarci gli uni gli altri… La forza delle armiè ingannevole: “Mentre i trafficanti di armi fanno illoro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace chesoltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra,un’altra, danno la vita». A documentare questa ve-rità stanno «i successi ottenuti dal Mahatma Gan-dhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazionedell’India, e da Martin Luther King contro la di-scriminazione razziale… e la caduta dei regimi co-munisti in Europa». Anche «la Chiesa – è scrittonel Messaggio – si è impegnata per l’attuazione distrategie nonviolente di promozione della pace inmolti Paesi» ed è giusto ricordare che «questo im-pegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e dellaviolenza è proprio di molte tradizioni religiose» e«nessuna religione è terrorista». Non si deve di-menticare, però – ha notato il Papa – che è « dome-stica la radice di una politica nonviolenta» e perciò«se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuoredegli uomini, allora è fondamentale percorrere il

pevoli… A che scopo?…». Francesco ricorda «laBuona Notizia: anche Gesù visse in tempi di violen-za. Egli insegnò che il vero campo di battaglia, incui si affrontano la violenza e la pace, è il cuoreumano… Egli predicò instancabilmente l’amore in-condizionato di Dio… e insegnò ai suoi discepoli adamare i nemici e a porgere l’altra guancia… Impedìa coloro che accusavano l’adultera di lapidarla… ela notte prima di morire, disse a Pietro di rimetterela spada nel fodero». Anche san Francesco d’Assisiinsegnava: «La pace che annunziate con la bocca,abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori».

Il Pontefice ricorda che «essere veri discepoli diGesù oggi significa aderire anche alla sua propostadi nonviolenza» che – come ha affermato Benedet-to XVI – «è realistica, perché tiene conto che nelmondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, edunque non si può superare questa situazione senon contrapponendo un di più di amore, un di piùdi bontà. Questo “di più” viene da Dio. La nonvio-lenza per i cristiani non è un mero comportamentotattico, bensì un modo di essere della persona, l’at-teggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dioe della sua potenza, che non ha paura di affrontareil male con le sole armi dell’amore e della verità.L’amore del nemico costituisce il nucleo della “ri-voluzione cristiana”. Giustamente il Vangelo del-l’amate i vostri nemici) viene considerato “la magna

Il pastore battista Martin Luther King con la fede e la nonviolenza riuscì ad abbattere molte discriminazioni razziali

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sentiero della nonviolenza inprimo luogo all’interno della fa-miglia. È una componente diquella gioia dell’amore che hopresentato nello scorso marzonell’Esortazione apostolicaAmoris laetitia».

Nel suo Messaggio il Papa hainsistito molto sul matrimonio ela famiglia, perché quest’ultima«è l’indispensabile crogiolo at-traverso il quale coniugi, geni-tori e figli, fratelli e sorelle im-parano a comunicare e a pren-dersi cura gli uni degli altri inmodo disinteressato, e dove gliattriti o addirittura i conflittidevono essere superati non conla forza, ma con il dialogo, il ri-spetto, la ricerca del bene del-l’altro, la misericordia e il per-dono. Dall’interno della fami-glia la gioia dell’amore si propa-ga nel mondo e si irradia in tut-ta la società. D’altronde, un’eti-ca di fraternità e di coesistenzapacifica tra le persone e tra ipopoli non può basarsi sulla lo-gica della paura, della violenzae della chiusura, ma sulla re-sponsabilità, sul rispetto e suldialogo sincero. In questo sen-so, rivolgo un appello in favoredel disarmo, nonché della proi-bizione e dell’abolizione dellearmi nucleari: la deterrenza nucleare e la minacciadella distruzione reciproca assicurata non possonofondare questo tipo di etica. Con uguale urgenzasupplico che si arrestino la violenza domestica e gliabusi su donne e bambini». Naturalmente «il Giu-bileo della Misericordia è stato un invito a guarda-re nelle profondità del nostro cuore e a lasciarvientrare la misericordia di Dio [e] ci ha fatto pren-dere coscienza di quanto numerosi e diversi sianole persone e i gruppi sociali che vengono trattaticon indifferenza, sono vittime di ingiustizia e subi-scono violenza. Essi fanno parte della nostra “fami-glia”, sono nostri fratelli e sorelle... Gesù stesso cioffre un “manuale” di questa strategia di costruzio-ne della pace nel cosiddetto Discorso della monta-gna. Le otto Beatitudini tracciano il profilo dellapersona che possiamo definire beata, buona e au-tentica. Beati i miti – dice Gesù –, i misericordiosi,gli operatori di pace, i puri di cuore, coloro chehanno fame e sete di giustizia. Questo è anche unprogramma e una sfida per i leader politici e reli-giosi, per i responsabili delle istituzioni internazio-

nali e i dirigenti delle impresee dei media di tutto il mondo:applicare le Beatitudini nelmodo in cui esercitano le pro-prie responsabilità… Questorichiede la disponibilità disopportare il conflitto, risol-verlo e trasformarlo in unanello di collegamento di unnuovo processo».

Il Papa ha assicurato «chela Chiesa Cattolica accompa-gnerà ogni tentativo di costru-

zione della pace anche attraverso la nonviolenza at-tiva e creativa». Strumento di ciò è «il nuovo Dica-stero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integra-le [che è attivo dal primo giorno dei quest’anno e] cheaiuterà la Chiesa a promuovere in modo semprepiù efficace «i beni incommensurabili della giusti-zia, della pace e della salvaguardia del creato» edella sollecitudine verso i migranti, «i bisognosi, gliammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittimedei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i car-cerati, i disoccupati e le vittime di qualunque for-ma di schiavitù e di tortura». Ogni azione in questadirezione, per quanto modesta, contribuisce a co-struire un mondo libero dalla violenza, primo pas-so verso la giustizia e la pace».

Secondo la tradizione in questa materia, France-sco ha firmato questo Messaggio l’8 dicembre scor-so, festa dell’Immacolata Concezione della BeataVergine Maria Regina della Pace: la notte della na-scita di suo Figlio, gli angeli glorificavano Dio e au-guravano pace in terra agli uomini e donne di buo-na volontà. ■

‘‘Essere veri discepolidi Gesù oggi – dice PapaFrancesco – significa aderireanche alla sua propostadi nonviolenza che èrealistica, perché nel mondoc'è già troppa violenzae ingiustizia

’’

Giovani si preparano a partecipare alla marcia biennale della pace Perugia-Assisi

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In quest’era, in cui il laicato cattolico è in primopiano, vanno promossi il matrimonio e la fami-glia cristiani e la tutela della vita specialmente

al suo inizio (no all’aborto, sì all’accoglienza e alsostegno della madre e del figlio) e alla sua fine (noall’eutanasia, sì all’accompagnamento materiale espirituale fino alla morte). Lo ribadisce monsignorKevin Farrell, fino a poco fa vescovo di Dallas (Sta-ti Uniti) e da poco nominato da papa Francescoprefetto del neonato “Dicastero per i Laici, la Fami-glia e la Vita”, che uniscein un solo organismo i treprecedenti uffici della San-ta Sede (i Pontifici Consi-glio per i Laici e Consiglioper la Famiglia). Il nuovo“dicastero” (cioè ministero)è stato creato con un motuproprio, cioè “di propria ini-ziativa” del Papa, il qualeha voluto che gli organidella Curia Romana «sianoconformati alle situazionidel nostro tempo e si adat-tino alle necessità dellaChiesa universale». Il pen-siero di Francesco «si rivol-ge infatti ai laici, alla fami-glia e alla vita, a cui desi-dera offrire sostegno e aiu-to, perché siano testimo-nianza attiva del Vangelonel nostro tempo ed espressione della bontà delRedentore». Il nuovo Dicastero, che è già in funzio-ne, è disciplinato da un apposito Statuto e ha lecompetenze e funzioni finora appartenute ai vecchiConsigli.

In un’intervista esclusiva concessa all’Agenziagiornalistica cattolica ZENIT, il nuovo Prefetto, cheè di origine irlandese, ha dichiarato di voler confi-dare, nella guida del suo Dicastero, nei frutti degliultimi due Sinodi sulla Famiglia, tenutisi in Vatica-no.

Eccellenza, perché è stato necessario unirelaici e famiglia in un unico dicastero?Occorreva coordinare il lavoro della Santa Sede

secondo lo spirito di evangelizzazione della Chiesariguardo ai diversi aspetti della vita quotidiana delpopolo di Dio: far conoscere a tutti la “gioia del-l’amore” di cui tratta la sua Esortazione ApostolicaAmoris laetitia. Questo bellissimo documento vapromosso specialmente tra le famiglie, cioè dove ilaici trovano la loro dimensione ideale. Lo faremocon una nuova visione, una rinnovata energia econ la maggiore efficacia dei mass media e dellecomunicazioni sociali.

In che modo lei accoglie-rà l’eredità dei due Sino-di?Continueremo il lavoro giàfatto dai due precedentiPontifici Consigli ma conuna presenza dei laicimaggiore di quella attualedi sacerdoti. Questo è iltempo dei laici e PapaFrancesco vuole promuo-vere i laici a tutti i livellianche in tutti gli organiconsultivi e amministratividella Chiesa. Negli statutidel nuovo Dicastero per laprima volta si legge che isottosegretari di ogni dipar-timento debbano essere lai-ci; e laici devono esserepresenti pure negli organi-

smi consultivi o in quelli che si occupano di pro-muovere organizzazioni internazionali, movimenti,studi e via dicendo. Questo lavoro l’avevamo giàcompiuto nella mia diocesi a Dallas: negli StatiUniti, quei ministeri sono ben organizzati. Natural-mente non sono in grado, al momento, di parlarledella situazione in Italia o nel resto del mondo.

Ultima domanda:che cosa significa per lei iltrasferimento a Roma da Dallas?

Non vedo l’ora di essere a Roma, una città cheamo, dove ho vissuto circa nove anni e attualmentevive mio fratello Brian, segretario del PontificioConsiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristia-ni. Da sacerdoti non ci è mai capitato di lavorarenella stessa città o nello stesso paese. ■

PARLA MONS. KEVIN FARREL PREFETTO DEL NUOVO DICASTERO LAICI, FAMIGLIA E VITA

«È l’ora del laicato cattolicoe la via è quella dei due Sinodi»

Il vescovo americano Kevin Farrel

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Mentre lo Stato è doverosamente impegnatonel salvataggio delle vite di decine di mi-gliaia migranti (e nonostante ciò migliaia

ne annegano nella traversata del Mare), il nostro egli altri Paesi del Continente continuano a fornire ilmacabro e gratuito servizio degli aborti volontari es’impegnano nel far sapere che il loro numero è inlieve diminuzione. No, il calo non esiste, è una bu-gia e vedremo subito perché. In Italia i bambiniabortiti “legalmente” dal 1978 a oggi sono stati qua-si sei milioni. A questi bisogna aggiungere gli abor-ti clandestini (stima statale: ventimila ogni anno) equelli causati dalle cosiddette pillole “contraccetti-ve”.

Grazie all’impegnodei volontari del Movi-mento per la Vita, dalvaro della legge sulla“interruzione della gra-vidanza” (1978) e a tut-to il 2015, sono143.458 i bambini de-stinati in origine a es-sere abortiti e invecenati con l’aiuto deiCentri di Aiuto alla Vi-ta: 8.607 nel solo 2015e grazie ai soli 202 CAVche hanno fornito i lo-ro dati: in media 43ciascuno. Su questa ba-se di questa media sipuò stimare che in tuttii 347 Centri del MpV ifigli non abortiti sianostati, soltanto nel 2015,poco meno di 15mila e,nei 43 anni dal 1978,complessivamente180mila.

Quanto, invece, allarealtà degli aborti di Stato, la diminuzione che ilMinistero della Salute “documenta” (circa 87.000nel 2015 contro i circa 97.000 del 2014 e soprattut-to i 235.000 del 1983, anno del massimo numero),è solo menzogna. In primo luogo va tenuto contodella diminuzione del numero delle donne in etàfeconda negli ultimi cinquant’anni: più della metàe, all’ingrosso, da mezzo milione a 200mila, per lacrisi demografica e anche per il gran numero di

aborti di femminucce. In secondo luogo perché èinvece cresciuta molto rapidamente la diffusione el’uso dei “contraccettivi d’emergenza (dei “due” edei “cinque giorni dopo”). Questi anticoncezionali,infatti, agiscono – vedi soprattutto l’EllaOne –quando un concepimento è già avvenuto, ma senzache la donna ne abbia la conoscenza. Essi impedi-scono l’annidamento dell’ovulo fecondato, cioè del-la prima cellula (lo zigote) del futuro embrione ecosì ne provocano l’espulsione: un vero e proprioaborto anche se precocissimo.

Considerando il numero dei contraccettivi ven-duti, la probabilità che chi li ha usati fosse nella fa-

se feconda delproprio ciclo e in-fine la statisticadei concepimentiattesi in questa si-tuazione, si han-no risultati diver-si, ma tutti asso-lutamente preoc-cupanti: in un an-no l’EllaOne cau-sa da qualche amolte decine dimigliaia di espul-sioni di zigoti ap-pena formatisi,ma già persone.Nessun organostatale o politico

li prende in considerazione. È molto più fon-dato un sensibile aumento che una diminu-zione del numero degli aborti legali (il nume-ro dei clandestini sembra stabile).

I lettori ricordano certamente il Messag-gio dei Vescovi italiani per la Giornata per laVita di quest’anno, il 1° giorno e prima do-menica di febbraio: «Donne e uomini per lavita nel solco di Santa Teresa di Calcutta - Il

coraggio di sognare con Dio». Se n’è parlato qui nelnumero scorso di questa Rivista: «L’aborto, diceva,Madre Teresa, è un atto di guerra». La scelta fattadai Vescovi di questo tema è sulla stessa linea delMessaggio di papa Francesco per la Giornata mon-diale della Pace del primo giorno del nuovo anno2017: «La non violenza: stile di una politica per la pa-ce». ■

P.G.L.

Aborti in crescita, non in caloMa nel 2015 salvati 15 mila bimbi

5 FEBBRAIO39a GIORNATA

PER LA VITA

‘‘Sono 143.458i bambini salvatidal Movimento perla vita tra il 1978e il 2015

’’

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«Un faro illuminante e ispiratore nelleChiesa”. Sono state proprie queste paro-le di Papa Francesco, pronunciate du-

rante l’udienza per l’Assemblea Generale dei Pal-lottini nel mese di ottobre 2016, a guidare le cele-brazioni del Triduo e della Festa di San VincenzoPallotti. Dal 19 al 22 gennaio 2017 si sono radunatinella Chiesa del SS. Salvatore in Onda tutti i com-ponenti dell’Unione dell’Apostolato Cattolico,avendo come sottofondo appunto le parole di PapaFrancesco: “San Vincenzo Pallotti è diventato unfaro illuminate e ispiratore nella Chiesa. Il suo ca-risma è un dono prezioso dello Spirito Santo, per-ché ha suscitato e suscita varie forme di vita apo-stolica e sprona i fedeli ad impegnarsi attivamentenella testimonianza evangelica“. Per ogni giorno deltriduo, inoltre, è stato scelto un tema particolareche aiutasse l’approfondimento di queste paroledel Santo Padre nella preghiera personale davantial Santissimo Sacramento, nella celebrazione euca-

Il Triduo di San Vincenzo «faro ispiratore nella Chiesa»

DAL 19 AL 22 GENNAIO LE CELEBRAZIONI DELL’UAC A SAN SALVATORE IN ONDA

ristica e, in modo particolare, attraverso le omeliepronunciate durante il triduo.

Il primo giorno del triduo, giovedì 19 gennaio,aveva come tema: “Pallotti: Uomo e Sacerdote”.Don Denilson Geraldo, SAC, Consultore Generaledella Società dell’Apostolato Cattolico, ha ricordatocome San Vincenzo fosse allo stesso tempo radica-to nella Chiesa locale di Roma e aperto all’universomissionario. Come Gesù, era attento ai bisogni del-le persone, in particolare dei malati e dei sofferen-ti. Hanno animato la liturgia le Suore dell’Apostola-to Cattolico e le Suore Missionarie dell’ApostolatoCattolico.

Il tema principale della giornata di venerdì, 20gennaio, è stato: “Pallotti: Apostolo oltre le frontie-re”. In mattinata, gli studenti della scuola “MaterDivini Amoris” hanno partecipato alla Santa Messanella Chiesa del SS. Salvatore in Onda, presiedutada Don Martin Manus, Consultore Generale e Ret-tore della Chiesa.

di Martin Manus

Al centro Don Denilson Geraldo, a sinistra Don Jacob Nampudakam, a destra Don Martin Manus

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cenzo Pallotti. Alle ore 11.00, nel-la chiesa del SS. Salvatore in On-da, Don Jacob Nampudakam,Rettore Generale, ha presiedutola solenne Celebrazione Eucari-stica. I membri delle tre Comuni-tà di Fondazione, le Suore Eucari-stiche di San Vincenzo Pallotti e ilaici dell’UAC hanno lodato Dioper la vita e l’esempio di SanVincenzo. In questo vivace cele-brazione animata dal Consiglio diCoordinamento Nazionale italia-no, era presente l’Ambasciatore

della Colombia presso la Santa Sede, il signor Guil-lermo Leon Escobar Herrán.

Don Jacob, nella sua riflessione, ha messo alcentro l’aspetto mistico di San Vincenzo Pallotti co-me condizione necessaria per poter conoscere pro-fondamente l’amore infinito di Dio e la sua miseri-cordia infinita. Inoltre, ha ricordato le parole di Pa-pa Francesco, che sono di vitale importanza perl’Unione dell’Apostolato Cattolico: «Senza vita nuo-va e autentico spirito evangelico, senza fedeltà del-la Chiesa alla propria vocazione, qualsiasi nuovastruttura si corrompe in poco tempo».

Al termine della celebrazione la signora Dona-tella Acerbi, presidente del Consiglio di Coordina-mento Generale dell’Unione dell’Apostolato Catto-lico, attraverso una preghiera al nostro Santo Fon-datore, ha lasciato un messaggio a tutti i membridell’UAC. Chiediamo a Dio la grazia di percorrerelo stesso cammino mistico di S. Vincenzo e di imi-tarlo nello zelo missionario per il popolo di Dio. ■

Nel pomeriggio ci sono statidue momenti importanti: nelprimo Don Nicola Gallucci,Rettore Provinciale della Pro-vincia Italiana “Regina degliApostoli”, ha presieduto laMessa con la partecipazionedelle Suore e delle alunne del-la Pia Casa di Carità di BorgoSant’Agata a Roma. Nel secon-do, dopo l’adorazione del San-tissimo Sacramento, i membridell’Unione dell’ApostolatoCattolico e gli studenti del Pon-tificio Collegio Urbano di Pro-paganda Fide, hanno parteci-pato alla Messa presieduta daDon Vincenzo Viva, Rettoredel Collegio, e animata daglistessi studenti. Durante l’ome-lia egli ha ricordato come SanVincenzo Pallotti sia stato unapostolo instancabile che hacentrato la sua vita su Gesù at-traverso la preghiera e la con-templazione della Parola diDio. Come da tradizione, allafine della celebrazione, Maxi-miliano, studente del CollegioUrbano proveniente dalla Bir-mania, ha letto una lettera in-dirizzata al loro direttore spiri-tuale, San Vincenzo Pallotti(lettera pubblicata a pagina 14in questo numero di Regina degliApostoli)

“Pallotti: Santo tra i santi” èstato il tema dell’ultimo giorno del Triduo. Nel po-meriggio, la Famiglia Pallottina si è raccolta intornoall’altare di San Vincenzo Pallotti per ringraziareper il dono della santità del nostro fondatore. Dopola recita dei Primi Vespri della Solennità è stata ce-lebrata una Messa presieduta da Don ZdzislawKijas OFM Conventuale, Consultore della Congre-gazione delle Cause dei Santi e animata dal Corodel Pontificio Collegio ucraino di San Giosafat.Don Kijas ha sottolineato che la vita di San Vincen-zo è stata caratterizzata dallo spirito di lotta controqualsiasi peccato e dal desiderio di incontrare Dioe gli uomini. Il nostro fondatore è entrato nellacompagnia dei santi grazie al suo incontro con Ge-sù e alla ribellione contro il male. Abbiamo chiestol’intercessione dei santi della Famiglia Pallottina,affinché tutti i figli e figlie di San Vincenzo Pallottiricevano la grazia di una vita di santità.

Domenica, 22 gennaio 2017, la famiglia Pallotti-na ha celebrato con gioia la Solennità di San Vin-

Sopra: don Vincenzo Viva.A sinistra: Padre P. Zdzislaw Kijas

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Il tema principale della giornata di venerdì, 20gennaio 2017, è stato: “Pallotti: Apostolo oltre iconfini”. Nel pomeriggio, dopo l’adorazione delSantissimo Sacramento, alle ore 18.00, imembri dell’Unione dell’Apostolato Cattolico egli studenti del Pontificio Collegio Urbano diPropaganda Fide, hanno partecipato alla Messapresieduta da Don Vincenzo Viva, Rettore delCollegio, e animata dagli stessi studenti.Durante l’omelia egli ha ricordato come SanVincenzo Pallotti sia stato un apostoloinstancabile che ha centrato la sua vita su Gesùattraverso la preghiera e la contemplazionedella Parola di Dio. Come da tradizione, allafine della celebrazione, Maximiliano, studentedel Collegio Urbano proveniente dallaBirmania, ha letto una lettera indirizzata alloro direttore spirituale, San Vincenzo Pallotti.Qui di seguito il testo della lettera:

Carissimo San Vincenzo Pallotti, Nostro Pa-dre spirituale, Io sono Massimiliano e vengodalla Birmania (Myan-

mar). Sinceramente sono pienodi gioia per rispondere alla let-tera che Tu rivolgi a tutti noi, ituoi figli spirituali del Pontifi-cio Collegio Urbano di “Propa-ganda Fide”. Questo incontro èuna tradizione antica, ma noisentiamo ancora la tua vici-nanza e la tua presenza viva inmezzo a noi. Perciò Ti ringrazio di cuore per averl’opportunità di esprimere i sentimenti filiali innome di tutti gli alunni del Pontificio Collegio Ur-bano.

Il servizio che tu hai donato agli alunni, è unservizio importante. Sappiamo che la spiritualità èuno dei quattro pilastri nella formazione sacerdo-tale. É una formazione fondamentale per tutti noiper essere uomini di preghiera, uomini di carità esoldati della fede come hai scritto Tu, nella tua let-tera. Per questo motivo noi siamo nel collegio mis-

sionario per essere formati e diventare, così, apo-stoli della fede di Cristo per il suo popolo.

Caro San Vincenzo Pallotti, ci hanno colpitomolto le tue parole di incoraggiamento e di spe-ranza per il futuro, ma d’altra parte tu ci mostri ipericoli e i rischi del mondo di oggi: infedeltà, in-giustizia, tristezza, mancanza di amore verso ilprossimo e tutto ciò che avviene nelle nostre so-cietà. Nonostante tutto quello che sta succedendointorno a noi, la Tua lettera ci infonde la forza e lacertezza per non cadere nella tentazione, ma di ri-manere sempre fedeli al nostro Signore, alla fededella Chiesa e alla sua missione.

Per noi giovani la Chiesa è una realtà ideale,anche se la sua missione sembra diventare più dif-ficile. Qui, vorrei esprimere l’esperienza del miopaese di origine: la Birmania. Oggi, la Chiesa fati-ca per continuare a essere per tutti un luogo di ca-rità e di amore. Spesso i giovani cercano solo il di-vertimento e il ritrovarsi. Caro Padre spirituale, èun obbligo, ma anche una sfida che tu ci presentinella tua lettera, quello di assumerci, nella nostraChiesa locale, la responsabilità della missione e dimigliorare la situazione delle nostre comunità, af-finché i giovani cerchino anzitutto Gesù.

In conclusione, come tuhai scritto citando un verset-to del Vangelo: «Servo buo-no e fedele perché fosti fe-dele nel poco io ti darò pote-re su molto; entra nella gioiadel tuo Signore». San Vin-cenzo noi, i tuoi figli spiri-tuali, ti promettiamo di met-terci sempre a disposizione

dei fratelli che incontreremo, nella fedeltà allaChiesa fino alla fine dell’ultimo respiro per il be-ne della comunità cristiana. Non dimenticheremodi invocare, quotidianamente, la Beata Vergine,Madre di Dio e Madre di tutti noi, che Tu hai ono-rato e amato e chiederemo sempre la tua interces-sione per la missione che il Signore ci affiderà nel-la Chiesa e nel mondo.

I tuoi figli spirituali, gli alunnidel Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide

Caro Vincenzo noi, tuoi figli spiritualiti promettiamo di servire i fratelli

LA LETTERA AL FONDATORE DEGLI STUDENTI DEL PONTIFICIO COLLEGIO PROPAGANDA FIDE

a cura di Jan Kupka

‘‘Questo incontroè una tradizione antica,ma noi sentiamo ancorala tua presenzaviva in mezzo a noi

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La prima luce che emanò dalla fondazione del-l’Unione dell’Apostolato Cattolico fu l’Ottava-rio solenne dell’Epifania, forse perché, in fon-

do, era la traduzione in linguaggio liturgico di quel-l’invito a riaccendere la fede e la carità di tutti icristiani e insieme si moltiplicassero i mezzi per ladiffusione dell’ovile di Gesù Cristo. E per cento an-ni l’Ottavario fu la celebrazione liturgica che più ditutte attirava il clero e i fedelidi Roma: nel 1848 vi prese par-te il papa Pio IX; nel 1870 – sicelebrava a Roma il ConcilioVaticano I – il cardinale Man-ning, nel vedersi innanzi rap-presentanze di tutto il mondo,si commosse e disse che la cat-tolicità della Chiesa non avevamai avuto una più feliceespressione... Il ven. cardinalevicario Odescalchi – che lasciòla porpora per tornare umilegesuita – accolse con entusia-smo il progetto dell’Ottavarioe, il 13 dicembre 1835, firmò ilprimo invito del Sagro Ottava-rio dell’Epifania per la propaga-zione della Fede…

La chiesa dello Spirito Santodei Napoletani si rivelò subitoinsufficiente. Si passò a SanCarlo al Corso, a San Silvestroin Capite e, dal 1841 in poi, lacelebrazione si fuse definitiva-

mente con la bellissima chiesa di Sant’Andrea dellaValle, affidata ai padri Teatini [...] Ogni giorno sa-cerdoti secolari e regolari, in quattro gruppi, prece-duti dalla croce, si recavano nelle piazze per guida-re il popolo alle funzioni, ed erano pronti per senti-re confessioni a ogni ora del giorno. Tutte le fami-glie religiose, tutti i riti orientali, collegi e seminari,vescovi e cardinali, erano felici di prestarsi, perché

la chiamata delle genti a pren-dere contatto col Figlio di Dio,offerto da Maria, avesse la piùvasta e generosa risposta…

Poiché, secondo la tra-dizione, i Magi erano dei re, ilSanto volle che l’Ottavario fos-se la festa dei nobili; ed essinon si tirarono indietro; pa-gavano tutte le spese per gli ad-dobbi, l’illuminazione, i tra-sporti; quanto si raccoglieva inchiesa era devoluto per le mis-sioni e per opere di carità […] Eil fine dell’Ottavario era esatta-mente lo stesso della Societàdell’Apostolato Cattolico: accre-scimento, difesa e propagazionedella pietà e della fede e invitoa tutti i figli della Chiesa a mol-tiplicare preghiere e sacrifici,perché non vi sia al mondo che“un solo ovile e un solo pasto-re”…

Nel 1842 trentasei case di

Il solenne Ottavario dell’Epifaniaprima opera dell’Apostolato Cattolico

DALLA BIOGRAFIA DEL SANTO: COME NACQUE LA CELEBRAZIONE VOLUTA DAL PALLOTTI

L’articolo che segue è un estratto dal libro di don Francesco Amoroso “San VincenzoPallotti romano” (Edizioni San Paolo). Don Amoroso, biografo e innamorato di san

Vincenzo Pallotti, divenne sacerdote nel 1935 e si dedicò allo studio del Santo. Morì aRoma il 17 ottobre 2004. La narrazione termina con un accorato appello a riprendere ingrande, come un tempo, la celebrazione dell’Ottavario che ha sofferto una forte crisi. «ARoma, oggi, – egli scriveva – l’Ottavario è quasi una «memoria storica». Attualmente èvivo nelle parrocchie romane Regina Apostolorum e San Vincenzo Pallotti a Pietralata,

nei castelli romani a Rocca Priora, ad Avella (AV) e Riposto (CT). Il libro, nella suaultima versione del 2004, è stato riedito dalle Edizioni San Paolo.

di Francesco Amoroso

Pio IX si congratula con Vincenzo Pallotti perl’ideazione dell’Ottavario (di G.B. Conti)

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suore e sessantuno nel 1844, furono invitate a mol-tiplicare preghiere e sacrifici, e a raccogliere coro-ne, crocifissi, sacre immagini, libri devoti, arredisacri, pissidi e calici per diffondere il culto divino.Nel 1850 la Messa solenne fu assegnata in ordine,a partire da domenica, ai Teatini, Conventuali,Cappuccini, Passionisti, Minori Osservanti, Dome-nicani, Trinitari Scalzi e Minimi di San Francescodi Paola, o Carmelitani, o Chierici Minori di SanFrancesco Caracciolo o Minori Conventuali. Anchei riti orientali furono programmati in ordine, a co-minciare da domenica: rito armeno, Messa caldea,Vescovo armeno, siro-maronita, greco-siro, greco-melchita, maronita, caldaico solenne… La celebra-zione impegnava tutta la giornata. Si cominciava almattino con il Rosario, letturadel mistero, santa Messa e be-nedizione; poi la celebrazionedella santa Messa di una fami-glia religiosa, la celebrazione diun rito orientale, la predica inuna lingua europea; nel pome-riggio, una prima funzione conrosario, lettura, predica e so-lenne benedizione eucaristica[…]; poi sul vespro, un’altragrande celebrazione come laprima, con la sola differenzache la benedizione era imparti-ta da un vescovo. Tutto il gior-no c’erano sacerdoti a disposi-zione nei confessionali.

Pio IX all’Ottavariodi san Vincenzo

Il 13 gennaio 1847 il Cardi-nale Vicario Patrizi si recò allaporta della chiesa di S. Andreadella Valle per attendere PioIX. Nessuno ne era stato informato, ma era l’ulti-mo giorno dell’Ottavario e c’erano in chiesa forsediecimila persone. Tra la folla c’era un grande ami-co del Santo, Tommaso Kirby, Rettore del CollegioIrlandese, il quale, il 23 gennaio riportò sul “TheRoman Advertiser”: «Il Papa salì sul pulpito invecedel predicatore. Si fece un silenzio di tomba. Il Papagridò in latino: “Sia benedetto il nome del Signore”, etutti a una sola voce risposero: “Ora e per tutti i seco-li!”. E proprio di qui il Papa partì per raccomandare ilrispetto del Nome Santo di Dio e alzò la voce controla bestemmia. Raccomandò l’osservanza del digiuno,per vincere il demone della lussuria. “Volgiti, Signore –gridò – verso la vigna che hai piantato con le tue ma-ni; guarda le famiglie perché si distinguano per fede epietà. Guarda la gioventù perché sia docile. Guarda ipastori del tuo popolo, perché il loro zelo salvi il tuo

gregge. Guarda i tanti paesi desolati dalla incredulitàe riportali alla tua vera religione. Guarda tutti i popo-li, liberali dai pericoli, consolali nelle afflizioni e col-mali con la tua grazia».

Pio IX volle tornare all’Ottavario anche l’annoseguente […] E il relatore scrisse: «La Società del-l’Apostolato Cattolico, oltre a riunire le nazioni nellamedesima fede, tende a stringere tutte le persone conlo stesso vincolo di vicendevole carità. Infatti era dolcevedere ecclesiastici e laici, clero secolare e regolare diogni grado e nazione, tutti fraternamente uniti nelleopere della stessa Fede. Ogni giorno un nuovo ordinereligioso e un nuovo rito orientale, e un nuovo collegioo seminario serviva all’altare: sempre nuovi vescovi enuovi cardinali presiedevano le funzioni».

L’Ottavario del 1846 riservòai Romani una grande sorpresa:grazie alla pietà e alla generosi-tà del Principe Alessandro Tor-lonia, l’abside della chiesa di S.Andrea della Valle fu tutta oc-cupata da una immensa capan-na, al centro della quale c’era-no una dolce Madonna colBambino sulle ginocchia e, alsuo fianco, in umile e feliceammirazione, San Giuseppe;distribuiti qua e là i tre Magi,in splendide vesti, e i loro pag-gi; le statue erano tutte diun’altezza superiore all’altezzanaturale; ma erano tutte nellapenombra, solo il Bambino Ge-sù era in piena luce, secondo ildesiderio del piissimo donato-re.

E il Bambino che veniva da-to a baciare l’ultimo giorno fufatto sotto la direzione di sanVincenzo, il quale non dava pa-

ce agli artisti, fino a quando non davano alle loroimmagini l’espressione che stava a cuore a lui e lastessa cosa avvenne quando si trattò di rivestire lastatuetta. Ne affidò il compito alla Marchesa DeGregorio, che la rivestì di ricami e fili d’oro e d’ar-gento; ma il Santo le disse che la Madonna nonaveva mai avuto il danaro per coprire a quel modoil suo Bambino. La Marchesa capì e fece per l’im-magine del Figlio di Dio quella semplicissima fa-sciatura, che la Madonna avrebbe potuto fare perLui.

La sera del 13 gennaio 1850, in ginocchio nellacapanna il Santo concluse le celebrazioni dell’Otta-vario. Gli tremava la voce e agli amici, che si con-gratulavano con lui per la bellezza delle liturgie el’affluenza dei fedeli, disse: «L’anno venturo lo fa-rete voi». Era l’addio. ■

L’ultima predica di San Vincenzo a S. Andrea dellaValle durante l’Ottavario del 1850 (di G.B. Conti)

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di Gabriella Acerbi

«L’amore infinito di Dio per noi si è manifestatodonandoci il Suo Figlio Unigenito fatto uomo

per noi, nel momento in cui il mondo non vi pensava,non lo meritava e anzi ce lo ha donato anche preve-dendo che il mondo lo avrebbe rifiutato, ad eccezionedei pochi che lo avrebbero accolto.

Il Santo Natale ci ricorda questo prezioso dono, ri-conosciuto dai pastori presso la grotta di Betlemme.Nell’Epifania, i Magi, Re d’Oriente, guidati dalla stel-la, hanno adorato in Lui il promesso dall’eternità, an-nunciato dai Profeti e atteso a tutte le Genti1».

Nel 1836, nella Chiesa di Sant’Andrea della Val-le, si è celebrato per la prima volta l’Ottavario del-l’Epifania: con esso San Vincenzo Pallotti voleva of-frire un ulteriore contributo all’unità della Chiesanelle sue varie tradizioni e offrire un’ulteriore op-portunità alla missione evangelizzatrice, come iMagi, nostri modelli di fede, che rispondono allachiamata e si mettono in viaggio per andare a co-noscere e adorare Gesù, il Figlio di Dio.

L’Ottavario dell’Epifania, nel celebrare la Messa

nei vari riti orientali, mostra l’unione della Chiesaorientale e occidentale e l’unità della Chiesa nellavarietà di riti, carismi, lingue e paesi. La stessa Fe-de, lo stesso coinvolgimento spirituale in modo dariunire cristiani di diverse tradizioni, attraverso lapreghiera e il canto, nonostante la diversità di ritoe di lingua. Nella Parrocchia S. Maria Regina Apo-stolorum, per il quinto anno consecutivo, si è cele-brato il Solenne Ottavario dell’Epifania. Dal 6 al 13gennaio, ogni giorno, i riti orientali si sono alterna-ti, fra di loro e con il rito latino, nella celebrazionedella messa, mattutina nei giorni festivi e pomeri-diana in quelli feriali.

Quest’anno, nella successione delle giornate, sisono susseguite le celebrazioni secondo il seguenteordine:

Venerdì 6 gennaio S. Messa in rito latino presie-duta dal Rev. Don Josef Lasac S.A.C., Vicario Ge-nerale dei PP. Pallottini;

Sabato 7 gennaio S. Messa in rito bizantino-gre-co presieduta dal Rev. P. Bessarione CuocciO.S.B.M.;

Domenica 8 gennaio S. Messa in rito siro-mala-barese presieduta dal Rev. Don Tomy Philips

di Stella Marotta

“L’anno venturo lo farete voi!”. Così terminò San Vincenzo Pallotti il suo ultimo Ottavario nel 1850.Questo “anno venturo” anche quest’anno si è realizzato in Italia. Diverse luci si sono accese in tantiluoghi, con colori ed intensità diverse: Roma, nelle parrocchie Regina Apostolorum a Prati e San

Vincenzo Pallotti a Pietralata; Rocca Priora nel Santuario della Madonna della Neve; Avella nella Comunità SanVincenzo Pallotti e a Riposto nella chiesa Madonna Addolorata. C’è stata un’armonia di comunione e dipartecipazione. Lo Spirito ha suscitato intuizioni nuove e profonde. La presenza celebrativa dei diversi Ritiavvenuta in Via Ferrari, ha permesso di rendere lode a Dio con uno “spazio” allargato ai fratelli e tra i canti, ilsuono ed il profumo di incenso la comunione si è resa più forte. A Pietralata, il ricordo costante nellaCelebrazione serale ha permesso di far crescere la conoscenza della spiritualità di San Vincenzo e di rendereognuno più responsabile del proprio apostolato. A Rocca Priora poi c’è stato un movimento nuovo con un temaspecifico per ogni giornata e si è sentita la presenza e l’azione materna della Vergine della Neve. Ad Avella e aRiposto si è portato avanti la tradizionale “missione popolare” l’aiuto e la presenza offerta dai confratelli, dalleconsorelle e dai membri laici, hanno potenziato la partecipazione e la realizzazione del programma. Un graziesentito e sincero per le consorelle e i confratelli, nonché ai membri laici, che con tenacia ed entusiasmosostengono con filiale attenzione l’opera voluta dal nostro amato Fondatore San Vicenzo Pallotti.

Il Sacro Ottavario dell’Epifania nelle comunità pallottine d’Italia

CELEBRAZIONI ECUMENICHE E MISSIONI A ROMA, ROCCA PRIORA, AVELLA, RIPOSTO

Roma: Ecumenismo a Regina degli Apostoli Riti orientali e latini, preghiere coi luterani

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S.A.C.;Lunedì 9 gennaio S. Messa in rito siro-antioche-

no presieduta dal Rev. Don Rami Alkabalan;Martedì 10 gennaio preghiera ecumenica con la

comunità luterana di Roma presieduta dal Rev. Dr.Jens-Martin Kruse e da Don Nicola GallucciS.A.C.;

Mercoledì 11 gennaio S. Messa in rito bizantino-ucraino presieduta dal Rev. Don Ivan Kulyk;

Giovedì 12 gennaio S. Messa in rito armeno pre-sieduta da Mons. Nareg Maano;

Venerdì,13 gennaio, l’Ottavario dell’Epifania si èconcluso con la Solenne Celebrazione Eucaristicain Latino, presieduta dal Rev. Don Nicola GallucciS.A.C., Parroco di Santa Maria Regina Apostolorume Padre Provinciale della Società dell’ApostolatoCattolico.

In alcune Messe hanno concelebrato sacerdotipallottini di diverse tradizioni e nazioni, con pro-fondo coinvolgimento nella liturgia e nella preghie-ra. Vi è stata un’intensa partecipazione di sacerdo-ti, religiosi e laici della Parrocchia e dell’UAC:l’unità nella devozione e la condivisione comunita-ria hanno espresso una concreta testimonianza.

Per il secondo anno, al centro delle celebrazionidell’Ottavario dell’Epifania si è inserita, anche, lacelebrazione ecumenica con la Comunità evangeli-ca luterana di Roma a voler simbolicamente arric-chire e ampliare l’eredità lasciata da San VincenzoPallotti, rendendo tutti i convenuti partecipi del-

l’unità nella fede in Cristo e della preghiera per fa-vorire l’unità dei cristiani.

La celebrazione ecumenica è avvenuta durantequesto anno speciale in cui ricorre il 500° anniver-sario della pubblicazione delle 95 tesi sulle indul-genze di Martin Lutero: evento chiave all’internodei movimenti di Riforma, occasione per una rin-novata attenzione alla salvezza per grazia, median-te la fede in Gesù Cristo.

Nell’incontro intorno alla persona di Gesù, in-fatti, si può costruire, tra i rappresentanti dellachiesa cattolica e delle diverse chiese e comunitàcristiane, un presente e un futuro di conoscenza re-ciproca e di arricchimento. E questo incontro inGesù Cristo e la sua opera di redenzione, centrodella fede cristiana, può far sì che insieme si siapotuto partecipare di questo anniversario.

Così, dopo tanti secoli, nel 2017 cristiani lutera-ni e cattolici, per la prima volta, hanno commemo-rato insieme l’inizio della Riforma, convergendo,nel rispetto reciproco, per pregare insieme nellostesso luogo per tutto ciò che sta più a cuore.

Tema della preghiera, in sintonia con il temadella Settimana di preghiera per l’unità dei cristia-ni è stato: “L’amore di Cristo ci spinge verso la ricon-ciliazione”. Il tema, ispirato dal brano della Secondalettera di San Paolo ai Corinzi, è stato lo strumentoattraverso il quale fare memoria dell’irrevocabilericonciliazione ricevuta mediante la fede in GesùCristo. L’amore di Cristo diviene la forza trainanteche ci muove oltre le nostre divisioni verso atticoncreti di riconciliazione.

La presenza dei membri della famiglia pallottinae di sacerdoti appartenenti a diverse Nazioni e deifratelli cristiani luterani ha reso le celebrazioni del-l’Ottavario più significative e più vicine all’ereditàlasciata da San Vincenzo Pallotti esprimendo inmodo più concretamente evidente la manifestazio-ne di Gesù al mondo, affidandoci il mandato disuoi ambasciatori, inviati a “riaccendere la fede eravvivare la carità” tra gli uomini e le donne delnostro tempo.

1 Dal Manifesto per l’Ottavario del 1843 scritto da SanVincenzo Pallotti.

di Luciana Vinci

In pochissimi centri si continua a festeggiare l’Ot-tavario dell’Epifania, ideato nel 1836 da San Vin-

cenzo Pallotti nella chiesa romana di Sant’Andrea

della Valle, dove veniva allestito un bellissimo pre-sepio con i personaggi natalizi, realizzati a grandez-za d’uomo. Le statue alcuni decenni fa vennero do-nate al Vaticano per il presepio in Piazza San Pie-tro. Da allora la tradizione dell’Ottavario è quasi

Rocca Priora (Roma): Liturgia greco-bizantinae rinnovo delle promesse matrimoniali

Il Provinciale SAC Don Nicola Gallucci presiede la concelebrazioneconclusiva

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scomparsa.Ma Rocca Priora – per più motivi strettamente

legata ai Padri Pallottini fin dal loro arrivo nel 1858– ha conservato ben salda questa tradizione, tantoche il sacro Ottavario dell’Epifania si è tenuto an-che quest’anno nel Santuario Madonna della Neve,dal 6 al 13 gennaio 2017.

Il programma, predisposto dall’attivissimo retto-re del Santuario, don Ciprian Eugen Agu, ha vistoogni sera la recita del rosario, le litanie, la benedi-zione eucaristica, poi la solenne celebrazione conl’omelia affidata sempre a personalità religiose di-

verse, come diverse ogni sera sono state le Associa-zioni che hanno partecipato alle cerimonie. Tra glieventi più seguiti quello di martedì 10 gennaio,quando le coppie di sposi che nel 2016 hanno cele-brato il 25°, 50° e 60° anniversario di matrimonio,hanno rinnovato coralmente il loro “Si”. La cerimo-nia è stata celebrata da don Luciano Alemandi,coadiuvato dal Rettore e da don Vittorio Pacini diRocca Priora.

Giovedì 12 si è tenuta la solenne liturgia greco-bizantina, celebrata dai padri Basiliani dell’AbbaziaSan Nilo di Grottaferrata. Infine, Venerdì 13, laconclusione dell’Ottavario con il vescovo tuscola-no, monsignor Raffaello Martinelli, e la partecipa-zione del clero locale e delle confraternite di San-t’Antonio Abate e San Biagio. Al termine della ceri-monia religiosa il tradizionale Bacio al Santo Bam-bino. Bellissimo l’addobbo della Chiesa e l’artisticopresepio di Antonino De Nardis. I sacerdoti chehanno presieduto i vari eventi sono stati don Rena-to Pucci; l’emerito Vicario Episcopale di Palestrina,don Gabriele Felicetto; don Orlando Raggi; donOlindo Crespi della Società San Paolo; don LucianoAlemandi: don Tommaso Rezempoluch e i PadriBasiliani di Grottaferrata.

di Anna Simeone

L’apertura dell’Ottavario è avvenuta il giorno 6gennaio 2017 presso la Parrocchia S.Giovanni

in Avella e in contemporanea anche a Sperone. Do-po l’annuncio dato nelle varie chiese, ha avuto ini-zio il cammino di questo tradizionale evento. Ab-biamo avuto la gioia di avere con noi per tutto iltempo dell’Ottavario padre Andrea Fulco, parrocoa Londra, oltre al contributo della nostra Provincia-le suor Vittorina, di suor Fatima e di suor Anna. LaParola di Dio è stata al centro di ogni incontro. Ilprogramma è stato portato avanti con fede, speran-za ed entusiasmo, nonostante i disagi causati daltempo, soprattutto la sera di sabato 7 gennaio,quando era stata programmata la veglia, “Una lucenella notte”: nonostante il freddo, il gruppo Scoutdi Avella e il Coro di Sperone sono stati presentiper l’animazione sfidando insieme a noi le condi-zioni climatiche rischiose.

L’Ottavario è davvero un dono grande che vienecondiviso giorno dopo giorno nei vari ambiti: fami-glie, giovani, bambini, ammalati, Centri di ascoltosulla Parola presso le case e Scuole.

Tutto come diceva San Vincenzo: “Per la Mag-

gior Gloria di Dio e la salute delle anime”. L’altro aspetto bello dell’Ottavario è il sentirsi

“Uno” con le consorelle e con i membri della Co-munità di Avella. Abbiamo camminato all’unisonocondividendo insieme momenti di disagio e di gio-ia. I centri di Ascolto nelle famiglie sulla Parola diDio sono stati molto ricchi di partecipazione e con-divisione. Una bella testimonianza è stata data an-che dai laici pallottini, che insieme alle suore e aisacerdoti hanno offerto un contributo forte all’Apo-stolato, rendendo viva e attuale l’Unione.

La visita agli ammalati ha portato conforto econsolazione pertutti. Per loro unavisita è come un ri-prendere vita, è unsentirsi accolti tra lebraccia di Dio. Por-tare loro un sorriso,una parola, una pre-ghiera, insieme al-l’Eucarestia è rice-vere doni di Grazia,intessuti di amore edi speranza.

Avella (AV): La Parola che illumina il camminoVeglia notturna, scout e coro sfidano il freddo

L’incontro con gli anziani

Le coppie che hanno rinnovato le promesse matrimonali

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Anche gli incontri nelle scuole con i ragazzi del-le medie e superiori sono stati vissuti con interessee desiderio di continuare. È un primo Annuncio,che fa costatare il bisogno di ricerca, di verità e au-tenticità che i giovani sentono e che non hanno ri-ferimenti e stabilità. Un Cristo che va riscoperto efatto vivere nei loro cuori, per diventare Compa-

gno di cammino e Signore della propria vita. Laconclusione è avvenuta come sempre nella Parroc-chia di San Giovanni ad Avella, celebrata da donAndrea Fulco, che ha sottolineato l’importanza e labellezza dell’Ottavario, che deve continuare ad es-sere vissuto nelle nostre comunità, crescendo nellafede e nell’Amore.

di Francesca Zappalà

«Da me nulla posso, con Dio posso tutto, peramore di Dio voglio fare tutto», diceva San

Vincenzo Pallotti. E quest’anno la comunità pallot-tina ripostese ha avuto modo di sperimentare piùche mai, nella celebrazione dell’Ottavario dell’Epi-fania, la carica di certezze di questa celebre massi-ma del nostro fondatore. Sul tema “La Parola è luceche illumina il cammino” il gruppo UAC adulti egiovani, con l’aiuto dei padri pallottini padre Anto-nino Lotti e padre Juliano Dutra, ha vissuto giorniintensi e significativi.

Immancabili gli appuntamenti con gli anzianinelle comunità di riposo della città, i malati e ibambini nelle scuole; sempre fortemente sentiti imomenti di convivialità e gioco vissuti con i bam-bini della comunità alloggio minori “piccoli Gab-biani”; ben accolti dalle parrocchie e dalle famigliei centri di ascolto sulla Parola; riuscita la messa in-terparrocchiale dei giovani che hanno offerto benidi prima necessità alle famiglie assistite dal centroFire, alimentando la vocazione solidale del nostroimpegno pallottino. Altri appuntamenti si sono ri-velati invece meno tradizionali e canonici rispettoagli anni passati.

A causa del gelo e della neve non è infatti statopossibile animare a Giarre la veglia dei giovani del

sabato sera, né evangelizzare per le strade. Dopoun iniziale momento di sconforto, la veglia è stataspostata nella chiesa Maria SS.ma Addolorata, ani-mata con gioia e calore assieme ai giovani che inmattinata avevano partecipato al ritiro di prepara-zione. I piani di Dio sono insondabili e rendiamograzie a Lui perché ci ha condotti a sostare comefamiglia UAC in preghiera e non come animatoriper altri, in una piccola stanza piuttosto che in unagrande chiesa, a tu per tu col suo sguardo nell’inti-mità della lode del cuore. Questo forte momento èstato importante per recuperare la dimensione dicomunità unita a servizio di Dio che, dati i recenticambiamenti, si era un po’ dissolta.

Il trasferimento di suor Beniamina ha portatotutta la famiglia pallottina a essere per la primavolta responsabile dei doni di queste giornate e la-vorare per la riuscita dell’Ottavario, condividendofallimenti e successi. Non è stato infatti facile af-frontare piccoli disguidi organizzativi, fare i conticon l’assenza di tanti che negli anni scorsi avevanoofferto il loro aiuto. Il vescovo Antonino Raspantinon è stato presente alla celebrazione interparroc-chiale, ma abbiamo potuto contare su monsignorPio Vigo, sempre affettuosamente legato alla comu-nità pallottina ripostese.

In tale occasione cinque nuovi membri della no-stra comunità hanno preso l’impegno nell’Unione,con grande gioia ed entusiasmo! Corrado Montal-do, presidente del CCN, ha ricordato che è quandosembra di essere giunti al limite, prossimi alla diffi-coltà insormontabile, che la vita si fa preghiera,perché le forze non vengono più da noi stessi mada Dio. È il messaggio più grande che questo Otta-vario ci ha lasciato.

Nella condivisione dopo la celebrazione di chiu-sura sono emerse tutte le difficoltà affrontate, ma èaltresì emerso un reciproco grande “Grazie” per es-serci sostenuti nei momenti di sconforto, per nonaver spezzato la catena dell’Unione che parte dalcielo perché ancorata a Dio. E un grande grazie alSignore perché in questi otto giorni è stato possibi-le ravvivare la fede delle nostre comunità. ■

Riposto (CT): Missione popolare tra giovani e anzianiCinque nuovi membri entrati nell’Uac

Foto di gruppo per i laici e i religiosi della famiglia pallottina

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Ecco le omelie mattutine “a braccio” di PapaFrancesco nella Cappella di Santa Marta. Viproponiamo la sintesi di alcune di queste suequotidiane riflessioni, catechesi semplici eprofonde. Per maggiori approfondimenticonsultare il sito:http://it.radiovaticana.va/news/papa-francesco/messa-santa-marta

IL CLERICALISMO È UN MALECHE ALLONTANA IL POPOLO DALLA CHIESA

Il popolo umile e povero che ha fede nel Signoreè la vittima degli “intellettuali della religione”, “i

sedotti dal clericalismo”, che nel Regno dei cieli sa-ranno preceduti dai peccatori pentiti. Nel giornodel 47° anniversario della sua ordinazione, il Papasi sofferma proprio sul ruolo del clero. “Avevanol’autorità giuridica, morale, religiosa, decidevanotutto”. Anna e Caifa, per esempio, “hanno giudicatoGesù”, i sacerdoti e i capi hanno “deciso di uccide-re Lazzaro”, da loro è andato Giuda per “negozia-re”. Uno stato di “prepotenza e tirannia verso il po-polo” a cui sono arrivati, strumentalizzando la leg-ge “che loro hanno rifatto tante volte fino ad arri-vare perfino a 500 comandamenti. Tutto era regola-to!”. Ma era “una legge senza memoria: avevano di-menticato i Dieci Comandamenti di Mosè”, “con lalegge fatta da loro, intellettualistica, sofisticata, ca-sistica”. E la loro vittima, come è stato Gesù, è il“popolo umile e povero che confida nel Signore”,“quelli che sono scartati”, sottolinea il Papa, checonoscono il pentimento anche se non compiono lalegge, e soffrono queste ingiustizie. Si sentono “con-dannati”, “abusati”, sottolinea ancora Francesco, dachi è “vanitoso, orgoglioso, superbo”. E “uno scartodi questa gente”, osserva il Papa, è stato Giuda:“Giuda è stato un traditore, ha peccato di brutto,eh! Ha peccato forte. Ma poi il Vangelo dice: “Pen-tito, è andato da loro a ridare le monete”. E loro co-sa hanno fatto? Forse hanno detto: “ma tu sei statoil nostro socio, stai tranquillo, noi abbiamo il pote-re di perdonarti tutto!”. No! “Arrangiati! E’ un pro-blema tuo!”. E lo hanno lasciato solo: scartato! An-che oggi nella Chiesa accadono queste cose: “C’èquello spirito di clericalismo, i chierici si sentonosuperiori, si allontanano dalla gente, non hannotempo per ascoltare i poveri, i sofferenti, i carcera-

ti, gli ammalati”. Sono “una edizione nuova di quel-la gente”. (13 dicembre 2016)

PREGATE PERCHÉ LA MIA VECCHIAIASIA TRANQUILLA, RELIGIOSA E FECONDA

Nel giorno del suo 80° compleanno, papa Fran-cesco commenta il Vangelo del giorno dicendo

che “la liturgia ci fa fermare un po’”. Perché? “Sem-plicemente, la Chiesa vuole che noi facciamo me-moria”, atteggiamento “che dà all’anima tanta for-za” e che “la stessa Scrittura sottolinea come mododi pregare, d’incontrare Dio”. Allora, “guardare in-dietro per andare meglio avanti” è “la grazia dellamemoria”. “È proprio dell’amore non dimenticare iltanto bene che abbiamo ricevuto, guardare la sto-ria: da dove veniamo, i nostri padri, il camminodella fede”. E “nella strada sempre troviamo graziae peccato, nella storia della salvezza ci sono pecca-tori grossi” e “santi”. “Nella nostra vita – aggiunge –troveremo lo stesso: momenti di grande fedeltà alSignore, di gioia nel servizio” e “qualche momentobrutto, d’infedeltà e di peccato, che ci fa sentire ilbisogno della salvezza”. E “ricordo quello che hodetto a voi il 15 marzo (2013), nel nostro primo in-contro: ‘La vecchiaia è sede di saggezza’. Speriamoche anche per me” sia “così”. Al termine della Mes-sa con i cardinali residenti a Roma, nel giorno delsuo 80° compleanno, papa Francesco si è rivolto aipresenti ringraziandoli “per questa concelebrazio-ne, per questo accompagnarmi in questo giorno”.“Da alcuni giorni – ha confessato – mi viene inmente una parola, che sembra brutta e spaventa:vecchiaia. Ma quando uno la pensa come una tap-pa della vita che è per dare gioia, saggezza, speran-za, uno ricomincia a vivere”. “La vecchiaia è tran-quilla e religiosa” recita una poesia di Hölderlin. Eallora – la richiesta del Papa ai cardinali – “pregateperché la mia sia così: tranquilla, religiosa e fecon-da. E anche gioiosa”. (17 dicembre 2016)

CONOSCIAMO, ADORIAMO E SEGUIAMO GESÙ, L’UNICO SALVATORE!

Dopo il Natale, inizia un nuovo tempo liturgico,il tempo ordinario: ma al centro della vita cri-

stiana – osserva il Papa – c’è sempre Gesù, la pri-ma e l’ultima Parola del Padre, “il Signore dell’uni-verso”, il “Salvatore del mondo. Non ce n’è un al-tro, è l’unico”: “È questo il centro della nostra vita:Gesù Cristo che si manifesta, e noi siamo invitati a

LE OMELIE DIPAPA FRANCESCO

A SANTA MARTA

«Dobbiamo riconoscere Gesùche si manifesta nella nostra vita»

a cura di Luca Liverani

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riconoscerlo nelle tante circostanze della vita. ‘Maio, padre, conosco la vita di quel santo, di quellasanta o anche le apparizioni di quello là...”. Questoè bene, i santi sono i santi, sono grandi! Ma le ap-parizioni non tutte sono vere, eh! E i santi sono im-portanti ma il centro è Gesù Cristo: senza non cisono i santi! E qui la domanda: il centro della miavita è Gesù Cristo? qual è il mio rapporto con lui?”.Ci sono tre compiti – afferma il Papa – “per assicu-rarci che Gesù è al centro della nostra vita”: il pri-mo compito è conoscere Gesù per riconoscerlo. Alsuo tempo, tanti non lo hanno riconosciuto: “i dot-tori della legge, i sommi sacerdoti, gli scribi, i sad-ducei, alcuni farisei”. Anzi, “l’hanno perseguitato,l’hanno ucciso”. Occorre domandarsi: “A me inte-ressa conoscere Gesù? O forse interessa più la tele-novela o le chiacchiere o la vita degli altri?”. “Perconoscere Gesù c’è la preghiera, lo Spirito Santo, ilVangelo da portare sempre con sé per leggerne unpasso tutti i giorni. Poi è lo Spirito Santo a fare il la-voro dopo. Il secondo compito è adorare Gesù.Non solo chiedergli cose e ringraziarlo. Il Papa pen-sa a due modi di adorare Gesù: “la preghiera diadorazione in silenzio” e “poi togliere dal nostrocuore le altre cose che adoriamo, che ci interessa-no di più. No, solo Dio”. Il terzo compito è seguireGesù, metterlo al centro della nostra vita: “È sem-plice la vita cristiana, ma abbiamo bisogno dellagrazia dello Spirito Santo perché svegli in noi que-sta voglia di conoscere Gesù, di adorare Gesù e diseguire Gesù”. (9 gennaio 2017)

PER SEGUIRE GESÙ BISOGNA MUOVERSI, NON RIMANERE FERMI

Anche se la purezza di intenzione non è “totale”,perfetta, è importante seguire Gesù, cammina-

re dietro a Lui. La gente era attratta dalla Sua auto-rità, dalle “cose che diceva e come le diceva, e tan-ta gente andava dietro a Lui per farsi guarire”. Al-cune volte Gesù ha rimproverato la gente che lo se-guiva perché era più interessata ad una convenien-za che alla Parola di Dio. “Altre volte la gente vole-va farlo Re, perché pensava: ‘Questo è il politicoperfetto!’”, ma la gente “sbagliava”. Il Signore peròsi lasciava seguire da tutti, “perché sapeva che tuttisiamo peccatori”. Il problema più grande, “non era-no quelli che seguivano Gesù”, ma quelli che resta-

vano “fermi”, “che erano all’orlo del cammino,guardavano. Erano seduti là alcuni scribi: non se-guivano, guardavano dal balcone. Proprio lì: nonrischiavano mai! Soltanto giudicavano. Erano i purie non si immischiavano. Anche i giudizi erano for-ti, no? ‘Che gente ignorante! Che gente superstizio-sa!’. E quante volte anche noi, quando vediamo lapietà della gente semplice ci viene in testa quel cle-ricalismo che fa tanto male alla Chiesa”.

La gente che seguiva Gesù invece, “rischiava”per incontrarLo: “Quella donna malata da 18 annirischiò quando di nascosto voleva toccare soltantol’orlo del manto di Gesù”. Ancora, il Papa cita il ca-so della Cananea, della peccatrice nella casa di Si-mone e della Samaritana. Tutte rischiarono e trova-rono la Salvezza. 13 gennaio 2017)

LA VITA CRISTIANA È UNA LOTTA QUOTIDIANA CONTRO LE TENTAZIONI!

Papa Francesco si sofferma sul Vangelo che narradella grande folla che seguiva Gesù. “Perché ve-

niva questa folla?”. Il Vangelo racconta di “ammala-ti che cercavano di guarire”. Ma anche di persone acui piaceva “sentire Gesù, perché parlava non co-me i loro dottori, ma parlava con autorità” e “que-sto toccava il cuore”. Questa gente, ha ripreso, “an-dava perché sentiva qualcosa” al punto che Gesùha dovuto chiedere una barca e andare un po’ lon-tano dalla riva: “Perché questa folla la attirava ilPadre. A tal punto che Gesù non rimaneva indiffe-rente. Lo stesso Vangelo ci dice: ‘Gesù era com-mosso, perché vedeva questa gente come pecoresenza pastore’. E il Padre, tramite lo Spirito Santo,attira la gente a Gesù”.

D’altro canto è “curioso” che questo passo in cui“si parla di Gesù, della folla, dell’entusiasmo”, fini-sca con gli spiriti impuri che quando lo vedevano,gridavano. “Questa è la realtà che ognuno di noisente quando si avvicina Gesù. Gli spiriti impuricercano di impedirlo, ci fanno la guerra. ‘Ma, Pa-dre, io sono molto cattolico, vado sempre a Mes-sa… mai, mai ho queste tentazioni’. ‘Prega, perchései su una strada sbagliata!’. Una vita cristiana sen-za tentazioni non è cristiana: è ideologica, è gnosti-ca, ma non è cristiana. Quando il Padre attira lagente a Gesù, c’è un altro che attira in modo con-trario e ti fa la guerra dentro! E per questo Paoloparla della vita cristiana come di una lotta, tutti igiorni, per vincere l’impero di satana, l’impero delmale”. Il Padre “attira la gente a Gesù”, mentre lospirito del male “cerca di distruggere!”.

La vita cristiana, “è una lotta così: o tu ti lasciattirare da Gesù per mezzo del Padre o puoi dire‘Io rimango tranquillo, in pace’”. Se tu vuoi andareavanti, è dunque l’esortazione del Papa, “devi lotta-re! Sentire il cuore che lotta, perché Gesù vinca”.(19 gennaio 2017) ■

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Imiei occhi sono fissi su Giuseppe, “l’emargina-to” del Vangelo. Anche Lui ha pronunciato ilsuo “Sì” “necessario” all’Onnipotente. Ha passa-

to notti insonni dopo che Maria rimase incinta; ilsuo era un cuore ferito, tormentato e deluso perchépieno di amore, di promesse e di speranze che d’untratto rischiavano di dissolversi come pula al ven-to. Cosa fare? Denunciarla pubblicamente comeprescriveva la legge ebraica? (cfr. Dt 22, 22;25). No,non poteva! Era perdutamente innamorato e soloquesto gli bastò perché scegliesse l’amore inveceche l’obbedienza della legge. E quando l’amore e ilcuore prevalsero sulla legge, il Signore lo confermòe rassicurò: «Non temere di prendere con te Maria»(Mt 1,20).

Il carpentiere di Nazaret anticipa il “figlio adot-tivo” che annuncerà il primato della misericordiasulla giustizia, dell’amore sulla legge, del cuoresui riti e consuetudini anche se millenarie e del-l’umano sul disumano (Turoldo). Giuseppe ci con-duce nel presepe in silenzio, in penombra, per farluce sulla “piccolezza” di quel Bambino che ha fat-to grande l’uomo, il cuore, l’amore, il pentimento,le buone intenzioni, che ha diviso nettamente ilpeccatore dal peccato e l’errante dall’errore (Gio-

vanni XXIII). Giuseppe ci porta in Siria, in Nigeria, Pakistàn,

Egitto, a Istanbul, Parigi, Bruxelles, Berlino…: vio-lenze su violenze in nome di regole e di normescandalosamente dette religiose. Nella civilissimaEuropa profughi, rifugiati, immigrati sono respinti,disumanamente parcheggiati in “carceri a cieloaperto”, ai lati delle autostrade o ai bordi dei confi-ni doganali per ‘rispetto’ di regolamenti sull’immi-grazion

Il presepe di Giuseppe ci fa entrare nelle auledella giustizia umana, nelle carceri dove la dignitàdell’uomo è sovente schiacciata dal “in nome dellalegge”… Non possiamo, però, fermarci qui! Dob-biamo proseguire per entrare anche nei Tribunaliecclesiastici, nei luoghi della “giustizia della Chie-sa” dove, ahimè, spesso, i codici, le carte e la prassiammantati di misericordia seppelliscono l’amore,la relazione umana, il confronto e l’evangelico “da-re sempre una possibilità”. Talvolta, anche nei pa-lazzi del potere uccidono speranze, violentano di-gnità, scaraventano sul lastrico e spengono l’amoreper la Chiesa stessa in nome del diritto: «Mettere lalegge prima della persona è l’essenza della bestem-mia» (Simone Weil). ■

di Francesco Armenti

L’esempio di Giuseppeumile e fedele a Dio

NON RIPUDIANDO LA MOGLIE AFFERMA IL PRIMATO DELLA MISERICORDIA SULLA LEGGE

Papa Francesco è particolarmente devoto all'immagine di San Giuseppe Dormiente, che ha portato dall'Argentina nel suo studio. Diocomunica con il padre putativo di Gesù attraverso i sogni. "Quando ho un problema, una difficoltà – ha raccontato nel 2015 a Manila – ioscrivo un biglietto e lo metto sotto San Giuseppe perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema".

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gennaio-febbraio 201724

La seconda fase della Storia della Salvezza coin-cide storicamente con l’uscita dall’Egitto (Eso-do) e con la permanenza nel deserto. Questo

periodo che culmina nell’evento dell’alleanza sulmonte Sinai, dove Dio chiama Mosè per instaurareun’alleanza privilegiata con la consegna della sua“Legge” in cui fissa i principi morali e religiosi a cuiil popolo eletto, Israele, dovrà attenersi. Mosè com-misura su di sé la figura del futuro Messia: egli avràla personalità di un profeta portatore della rivela-zione di Dio.

Il secondo libro della Bibbia, l’Esodo, inizia conla figura di Giuseppe, Vicerè d’Egit-to, che ordinò a Giacobbe suo padree a tutto il suo parentado, formatoda settantacinque persone, di stabi-lirsi in Egitto.

Il popolo crebbe, si moltiplicò evenne un altro re, che nulla sapevadi Giuseppe. Costui, usando astuziecontro la stirpe ebraica, trattò dura-mente i padri, fino a comandar lorodi esporre i neonati affinché non vi-vessero.

In quel tempo nacque Mosè, caroa Dio; fu nutrito per tre mesi in casadel padre, poi dopo l’abbandono inun cesto per sfuggire alla morte, lafiglia del Faraone lo raccolse e lo al-levò come figlio. Così, istruito in tut-ta la sapienza degli Egiziani, divenne potente in pa-role e in opere. All’età di quarant’anni decise di vi-sitare i suoi fratelli, i figli d’Israele: vedendone unomaltrattato, lo difese e vendicò l’oppresso, ucciden-do l’Egiziano. Allora fuggì, e se ne andò come fore-stiero nella terra di Madian, dove ebbe due figli.

In quel tempo un angelo gli apparve nel desertodel monte Sion, nella fiamma di un roveto ardente.Mosè si stupì di quella visione e, mentre si accosta-va, udì una voce che diceva:

”Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo,il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Mosè, tutto tre-mante, non ardiva più guardare. Allora il Signore glidisse: “Tògliti i calzari dai piedi, perché il luogo do-ve stai è terra santa. Ho udito i gemiti del mio po-

polo che è in Egitto, e sono disceso per liberarli.Vieni: Io manderò te in Egitto”.

Dio si rivela misteriosamente a Mosè nella sua“UNICITÀ”, dicendo “IO SONO”. Dietro questa af-fermazione si nasconde l’immagine più viva delDio vero: colui che regge l’equilibrio storico tra ilbene e il male. È il Dio che con realismo parla nonsolo della grandezza ma anche della miseria uma-na. È il Dio che parla dell’uomo che, se lasciato alsuo essere naturale, tende ed è incline al male.

Nel corso della storia, la povertà e le debolezzeinsite nella natura umana impediranno la piena ac-coglienza del piano salvifico proposto da Dio. MaDio non abbandona mai i suoi figli.

Nell’Antico Testamento c’è unafigura alla quale è collegata in mododel tutto speciale il tema del “voltodi Dio”: si tratta proprio di Mosè.Nel capitolo 33 del Libro dell’Esodosi narra che Mosè avesse un rappor-to stretto e confidenziale con Dio:«Il Signore parlava con Mosè facciaa faccia, come uno parla con il pro-prio amico» (v. 11). In forza di questaconfidenza, Mosè chiede a Dio:«Mostrami la tua gloria!», e la rispo-sta di Dio è chiara: «Farò passare da-vanti a te tutta la mia bontà e pro-clamerò il mio nome… Ma tu nonpotrai vedere il mio volto, perchénessun uomo può vedermi e restarevivo… Ecco un luogo vicino a me…

Tu vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si puòvedere» (vv. 18-23).

Allora da un lato esiste il dialogo faccia a facciacome tra amici, ma dall’altro c’è l’impossibilità, inquesta vita, di vedere il volto di Dio, che rimanenascosto: la visione è limitata. I Padri dicono chequeste parole, “tu puoi solo vedere le mie spalle”,vogliono dire: tu puoi solo seguire Cristo e e se-guendo vedi dalle spalle il mistero di Dio; Dio sipuò seguire vedendo le sue spalle.

Un’ampia sezione del Libro dell’Esodo è costi-tuita dalla narrazione delle Dieci Piaghe d’Egitto,un racconto fondato su uno schema coerente e co-struito con precisione architettonica. ■

(Prima parte)

di Cristina Mastrorosati

Mosè anticipa la venuta del futuro Messia

LE FIGURE DELLA SACRA SCRITTURAALLA LUCE

DEL PROGETTO SALVIFICO DI DIO

Mosè, Michelangelo (1513/16)

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gennaio-febbraio 2017 25

Il pallottino Don Giovanni Panetta è tornato alla Casa del Padre

NOTI

ZIAR

IOPA

LLOT

TINO

Lunedì 19 dicembre 2016 è ritornato alla casa delPadre don Giovanni Panetta. Nato a Pisticci il 12

febbraio 1933, Giovanni en-tra, ancora ragazzo, nella So-cietà dell’Apostolato Cattoli-co, emettendo la prima con-sacrazione l’8 agosto 1951.Completato il corso di filoso-fia e teologia presso l’Univer-sità Gregoriana e conseguitala laurea in Sacra Teologiapresso l’Università Lateranen-se, viene ordinato sacerdoteil 19 dicembre 1958 a Roma.

Fino al 1972 svolge l’uffi-cio di collaboratore parroc-chiale presso la ParrocchiaSanta Maria Regina Aposto-lorum e nell’annesso Collegioinsegna Lettere nella scuolamedia. Viene poi trasferito ad

Abbazia di Masio, in provincia di Asti, con l’ufficio diParroco, continuando ad insegnare, presso un liceo

di Torino, religione. Nel 1987viene trasferito ad Ariano Ir-pino sempre con l’ufficio diParroco e insegnante di reli-gione nella locale scuola me-dia.

Dal 1993 fino a lunedìscorso, ritorna a Roma, inVia Giuseppe Ferrari, dovericopre l’ufficio di vicario par-rocchiale nell’annessa par-rocchia e vice rettore nonchéconsultore nella comunità lo-cale. Gesù Cristo, Signoredella vera vita, doni a donGiovanni, suo servo zelante,fedele ed entusiasta, la ri-compensa riservata agli ope-rai del Vangelo.

Un bellissimo ed artistico Presepe è stato allestito,per il Natale, nel Santuario Madonna della Neve

di Rocca Priora, dal presidente della locale Associa-zione “Colombi Viaggiatori Castellani”, Antonio DeNardis, e che merita tantissimi complimenti per l’ope-ra realizzata.

Infatti, sotto il cielo pieno di stelle, che compaionoe scompaiono, mentre la luna si illumina, secondo levarie fasi, e la notte buia si alterna al giorno, è statoriprodotto il Santuario, inserito nel suggestivo pae-saggio natalizio, dove l’acqua scorre e i personaggiin movimento danno vita al Presepio.

Ed ora, veniamo al grande successo, riscosso dalConcerto Natalizio, cui hanno partecipato simpaticie bravissimi bambini da 3 a 8 anni e l’eccezionale edelegante “Coro Vocaliter” di Rocca Priora, diretto dalMaestro Federico Cecchini, che dirige, con moltosuccesso, anche la Banda Musicale Corbium.

Valente presentatore del Concerto il Rettore, donCipriano Eugen Agu, dei Padri Pallottini, che ha datoinizio all’evento leggendo un brano tratto da un mes-saggio di don Tonino Bello, unitamente ad una poe-sia di Saba

Il Concerto Natalizio ha avuto una anteprima par-ticolare: per la prima volta è stato fatto ascoltare alpubblico l’Inno alla Madonna della Neve: parole didon Luigi Di Giulio e musica del compositore, poetae scrittore, don Giancarlo Centioni, ambedue Sacer-

doti Pallottini.Il brano è stato eseguito con l’ottimo arrangiamen-

to del Maestro Federico Cecchini, che si è anche esi-bito nella parte solista, mentre, la parte corale, è sta-ta affidata ai bravi Coristi del “Vocaliter”, e che, sottola Direzione del Maestro, hanno eseguito, successi-vamente, brani molto impegnativi e particolarmentenoti all’estero.

Naturalmente, le esibizioni dei due Cori, hanno ri-scosso moltissimi applausi per la loro bravura, madobbiamo ricordare anche tutti coloro che hannooperato per la riuscita dell’evento stesso: la MegaService per le luci e per la presentazione del videosulla Festa della Madonna della Neve; le mamme:Roberta Capretti, che ha diretto, con bravura, il Corodei piccoli, ed Elisabetta Zanecchia, Sabrina De Pao-lis, Sabrina Tolomei e Barbara De Paolis, che hannoorganizzato, di fatto, tutto l’avvenimento, compresa larealizzazione delle magliette dei bambini, su cui han-no scritto a mano, in più lingue: Buon Natale; il giova-ne Matteo Minucci, per il prezioso aiuto dato, realiz-zando tutti i video proiettati.

Ma dobbiamo anche ricordare che, tutta la mani-festazione ha avuto, come attivissimo supervisore, ilRettore don Cipriano, certamente molto soddisfattodel risultato ottenuto, e, così, pure il presidente delComitato Festeggiamenti, Leopoldo Zocconali.

Luciana Vinci

Rocca Priora, al Santuario Madonna della Neve presepe artistico e coro natalizio dei bambini

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gennaio-febbraio 201726

NOTI

ZIAR

IOPA

LLOT

TINO

Nei giorni 4 e 5 gennaio si è svolto nella Parrocchia diMelizzano un ritiro spirituale per giovani e adulti di

Azione Cattolica, guidato da suor Anna Simeone, mem-bro dell’equipe della pastorale giovanile dell’ordine dellesuore Pallottine. La sosta, il silenzio, l’ascolto sono statii tre punti salienti del ritiro. Gli uomini sono in continuaricerca, a volte però bisogna fermarsi per meditare susé stessi, facendo un “selfie” alla propria anima, ascol-tando il silenzio in ognuno di noi. Per capire se la stradache si sta percorrendo è quella giusta, se si è sicuri del-le proprie scelte, se si hanno gli strumenti per affrontareil percorso di vita.

Suor Anna ha cominciato facendoci ascoltare unacanzone di Ligabue dal titolo “Hai un momento Dio?”. Ilbrano è una piccolissima, umile esortazione a Dio amanifestarsi e rispondere a domande che molti uominisi pongono, domande esistenziali che nascondono unenorme ricerca spirituale. Voi avete bisogno di Dio? Loricercate? Che tipo di domande gli fareste? Queste ledomande che ci ha posto suor Anna. Di fronte a taliquesiti ci siamo soffermati ad ascoltare la nostra animaattraverso la preghiera. È stato un momento di forte me-ditazione: ad occhi chiusi, guidati da suor Anna, accom-pagnati da una musica di sottofondo, abbiamo cercatodi ascoltare la nostra anima.

Conclusa la mattinata abbiamo ripreso con un per-corso “in itinere”, tre tappe differenti in paese, per riflet-tere su tre punti fondamentali. La prima si è svolta nellapiazzetta: suor Anna ci fatto capire che spesso si sba-glia strada non solo per comodità o convenienza, masoprattutto perché presi dalla vita frenetica, dall’indivi-dualismo e dal materialismo. Non riusciamo ad andareoltre ciò che ci circonda perché quello che manca è laconoscenza dell’essenza di Dio.

La seconda è stata presso la fontana del paese. Ilcontatto con l’acqua ci ha fatto capire che oltre a disse-tarci, l’acqua ci purifica da ciò che è sporco, lava dalpeccato, è rigeneratrice.

Infine ci siamo recati nell’oratorio di S. Vincenzo, aipiedi del presepio, ammirando così quell’umile famigliae quel Bambino nato per noi tutti. Ognuno di noi ha avu-to per qualche secondo il Bambinello tra le mani, unmomento molto emozionante che ci ha fatto capire chel’amore di Dio è grande.

In serata anche gli adulti di Azione Cattolica si sonoaggregati e hanno potuto godere della catechesi guida-ta da suor Anna. In prossimità dell’Epifania ci ha invitatoa leggere e meditare sulla venuta dei Magi e sul loro in-contro con Erode. Il viaggio dei tre re dall’Oriente alla ri-cerca di Gesù può rappresentare il viaggio di ciascunodi noi, che sente la propria insoddisfazione e cercaqualcosa che possa riempire il suo vuoto. I Magi, puressendo scienziati, non si sentivano appagati dalla loroscienza e sentivano che c’era ancora un mistero chenon potevano svelare. Non sempre la ricerca, però, vanella giusta direzione e per questo è importante farsiguidare. I Magi ad esempio si imbattono in Erode, cherappresenta la malvagità dell’uomo. Come i Magi si la-

sciarono guidare dalla stella, così anche noi dobbiamoseguire la luce e Dio stesso è luce.

Al termine della catechesi abbiamo vissuto un inten-so momento spirituale con l’Adorazione Eucaristica. Co-me i re Magi ci siamo inginocchiati ai piedi dell’altareper affidare le nostre intime preghiere a Dio, scritte suun foglio. Al termine, prima della benedizione individua-le, ciascuno dei partecipanti ha simbolicamente bruciatoun granello di incenso ed è stato unto sulla mano conl’olio di nardo, come fece la Maddalena con Gesù.

Il giorno successivo abbiamo concluso il ritiro con lacatechesi di suor Anna sull’incontro tra Nicodemo e Ge-sù. E ci siamo resi conto che l’incredulità dinanzi ad al-cuni avvenimenti ci accomuna a quest’uomo, trattandosidunque di una debolezza umana dovuta spesso ad unafragile spiritualità. I nostri ringraziamenti più sentiti asuor Anna Simeone per la bellissima esperienza che ciha dato modo di vivere.

Marco Rosiello

Melizzano (BN): ritiro dell’Azione Cattolicaguidato dalla suora pallottina Anna Simeone

È online il numero 43/2017 della rivista“APOSTOLATO UNIVERSALE”

in formato digitale(consultabile sul sito della Casa

Generalizia SAC – www.sac.info)con riflessioni sulla spiritualità

mariana di san Vincenzo Pallotti.

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gennaio-febbraio 2017 27

Con fervore sempre maggiore...LA

SPIR

ITUA

LITÀ

DEL

PALL

OTTI

La preghiera-riflessione che oggipubblichiamo risale al 1816 e dimostra

almeno due cose: l’umiltà di San Vincenzoe la sua costante ricerca di esempi di fede

raggiunta dopo una vita peccaminosa. IlPallotti si considerava, infatti, il maggior

peccatore del mondo alla ricerca di modi diconversione e di esemplari di santità aiquali assimilare, con l’aiuto di Dio, la

propria vita di… attuale “peccatore”. Unvero modo di vivere da santo.

«Ricordati, Vincenzo, che molte ani-me, prima peccatrici e poi peniten-ti,servono Dio con fervore maggiore

di quello col quale alcune anime delicateamano Dio.Per vivere perciò in favore procurerò diricordarmi spesso che molti santi i qualiprima hanno condotto una vitapeccaminosa dopo, convertiti al Signore,hanno fatto per la gloria di Dio cose assaipiù grandi di quelle che hanno fatto alcunialtri che hanno condotto una vita sempreinnocente.Per accrescere il fervore di spirito mifigurerò di essere- ora nella grotta di Marsiglia,insieme con

santa Maria Maddalena;- ora nella solitudine con sant’Antonio, con

san Girolamo ed altri;- ora nell’Alvernia con san Francesco;- ora nella corte con san Luigi di Francia;- ora nella campagna con S. Isidoro e altri santi contadini;- ora con i santi calzolai, ciabattini, ferrivecchi, chiavari, stracciaroli, carbonari, ortolani e

altri;- ora con san Guido nel mercato;- ora con san Maurizio nella milizia;- ora con sant’Ivone, parroco, nella parocchia;- ora con lo stesso sant’Ivone, avvocato dei poveri, nell’avvocatura;e mi figurerò di essere anche in ogni altra sorta di mestieri, perché in tutti i mestieri vipossono essere e vi sono stati dei grandi santi e chissà quanti ve ne saranno anche alpresente.Intendo quindi fare quello che essi facevano e fanno per la gloria di Dio. Intendo però staresempre con tutta la corte celeste, con Maria e con Gesù; e intendo dare a Dio, mio Padreamatissimo, quella gloria che riceve da tutti questi eccelsi personaggi.Conoscendo la mia insufficienza, confesserò la mia miseria,e procurerò di eccitarmi a fare quegli atti che facevano questi grandi personaggi per sestessi:atti di amore, atti di pentimento, atti di umiltà, atti di carità fraterna... ■

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LARE

CENS

IONE

Un libro, tre Santi: due uomini e unadonna, un pastore luteran, un prete e

una suora cattolici. Dire tre santi quando ilprimo (teologo e pastore) non è cattolicoma luterano possono essere accettati tutticome li abbiamo presentati subito. Tre san-ti? La suora e il prete sono stati proclamatientrambi “beati” dalla Chiesa, il Pastoreprotestante no, ma certamente perché i lu-terani non hanno “santi”. Il loro calendariocontiene i nomi di coloro che, prima di Lu-tero, erano stati riconosciuti tali dalla Chie-sa ancora unita (ma già senza gli ortodos-si). Vi si trovano San Pietro e San Paolo ecoloro che, dopo la Riforma, hanno merita-to una esplicita “commemorazione”. Il pri-mo commemorato è – esempio ovvio –Martin Lutero, definito «dottore e confesso-re, rinnovatore della Chiesa» e celebrato il18 febbraio, giorno della sua morte (1546) a Lutherstadt (prima Eisleben), cioè“Città Lutero” (dove il Riformatore era nato e morì) vicina a Wittemberg (dove le95 tesi della “riforma” furono appese alla porta della chiesa del castello) nellaSassonia-Anhalt.

E allora, perché tre Santi e non soltanto due? Perché l’Autore di questo libro(Anselmo Palini, “Più forti delle armi”) ha presentato insieme tre figure di cristia-ni – quelli indicati all’inizio – sostanzialmente uguali nella loro valutazione dicredenti in Gesù Cristo, il Dio della Salvezza, nella loro lotta per la fede e per lalibertà (che è un aspetto della redenzione), ma separati in due Chiese fino a ieriavversarie fino a ieri e oggi sempre distaccate, ma dialoganti. Tutti tre, però, fu-rono uccisi perché dagli sgherri di Hitler in Germania il primo e la seconda, e ilterzo di Stalin in Polonia riconosciuti inconfessabilmente «Più forti delle armi»(è il titolo del libro). Uccidendoli credevano di vincerli e non sapevano che, inve-ce, li rendevano vincitori e infliggevano loro la “pena” della vita e della felicitàeterne.

Il libro presenta, nell’ordine:– La “passione” di Dietrich Bonhoeffer, noto teologo e pastore luterano tede-

sco (che guardava con simpatia alla Chiesa cattolica) alle prese con Hitler e ilnazismo, impiccato nel campo di sterminio di Flossenburg, in Baviera il 9 apriledel 1945. Aveva 39 anni. Sulla sua tomba la comunità luterana germanica ha in-ciso la quarta beatitudine: «Beati coloro che hanno sete e fame della giustizia,perché saranno saziati».

– La vita e l’uccisione, nelle camere a gas di Auschwitz, di Edith Stein, tede-sca, ebrea ma atea, convertita, poi teologa, filosofa e scrittrice, infine suora diclausura carmelitana, arrestata dalle guardie naziste in Olanda in un monasterocarmelitano dove si era rifugiata, e martirizzata il 9 agosto 1942. Aveva 51 anni.Beatificata e poi santificata da Giovanni Paolo II il 1° maggio 1987 a Colonia.

– La persecuzione e l’uccisione di don Jerzy Popieluszko, attivo e amato sa-cerdote polacco, animatore e grande predicatore (la sua “arma” era la parola),catturato durante un viaggio da tre funzionari del Ministero dell’Interno di Varsa-via e gettato da una diga nelle acque del fiume Vistola con i piedi legati a unsacco pieno di pietre, perché “parlava troppo”. Aveva 37 anni. beatificato a Var-savia il 6 giugno 2010.

Un insegnamento da questi martirii? Il vero cristiano è invincibile e la suamorte un dono e una vittoria.

Pier Giorgio Liverani

ANSELMO PALINI, Più forti delle armi - Dietrich Bonhoeffer, Edith Stein, Jerzy Popielu-szko, Editrice Ave, Roma, pagg. 343, € 15,00.

Vacanze più bellese sono alla ricercadi Dio che ci parla

REGINA DEGLI APOSTOLIPeriodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato Cattolico

Anno XCIV - n. 4 Luglio/Agosto 2016

Vacanze più bellese sono alla ricercadi Dio che ci parla

La morte del cristianoè un dono e una vittoria