Vincenzo Il Pescivendolo

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    Vincenzo il Pescivendolo

    Prima Edizione eBook: Ottobre 2003Realizzazione: La Tela Nerahttp://www.LaTelaNera.com

    Vincenzo il Pescivendolo 2003 by Alfredo Bruni

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    Per esprimermi metaforicamente, mi domandavo:lanimo umano non forse qualcosa di simile aunaltalena che, ricevuta una spinta in direzionedellumanit solo per questo fatto gipredispostoaoscillare verso la bestialit?

    M. Ageev,Romanzo con cocaina

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    Uno

    Madonna di Schiavonea! esclam Vincenzo. E possibile che in questoposto non ci sia nessuno? Era arrivato da almeno un quarto dora e nonaveva ancora visto anima viva. I manifesti dei morti tappezzavano le case. Imuri ne erano cos pieni, che sotto i rettangoli listati di nero, lintonaco era

    completamente scomparso. I manifesti annunciavano la morte di quelcurioso paese.Era luna dopo mezzogiorno. Gli uomini forse erano ancora in campagna alavorare. Ma le donne! Le mamme e le vecchie, e le zitelle che semprefacevano capolino, da dietro una tenda di finestra, in qualsiasi posto eraandato, doveva pur esservi rimasta qualche donna, con i bambini. Invece la

    piazza era deserta.Dalla bottiglietta di vetro, che portava sempre con s, prese una sorsatadacqua e si risciacqu pi volte, passando il liquido da una parte allaltra

    della bocca.Aveva sete, ma non os inghiottire. Trattenne lacqua in bocca, facendolarigirare lentamente, e alla fine, dopo aver ripetuto a lungo loperazione,sput fuori del finestrino e si pul gli angoli delle labbra col fazzoletto

    pulito.Tutte le volte faceva cos, quando guidava nella stagione calda ed erasudato. Gli avevano detto che bere in quelle condizioni, poteva fargli male,uno che conosceva aveva avuto addirittura un blocco allo stomaco, perci,da allora, si limitava a bagnarsi la bocca con un po dacqua. Serviva a

    rinfrescarsi, fino a che la sete, non gli ritornava pi forte.Conserv in tasca il fazzoletto e poi richiuse la bottiglia. Anche il vetro eracaldo. Con quel sole che picchiava dritto sulla terra, lespediente non eraservito. Gli venne voglia di una birra fresca. Sistem la bottiglietta, tantooramai era anche quasi vuota, nellapposito alloggiamento, che seracostruito da solo con il fil di ferro, sotto lo sterzo. Quella bottiglia una voltaaveva contenuto gazzosa, e da qualche anno laccompagnava nei suoicontinui viaggi.Guard di nuovo intorno, spingendo lo sguardo fino in fondo alla piazza.Sul vetro del parabrezza, scorreva un filo di sangue appiccicoso.

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    Dellinsetto che era andato a sbatterci contro, era rimasto solo una carognasfracellata, grande quanto un grosso punto.Vincenzo faceva ogni gesto lentamente, sperando che da un momentoallaltro, dal fondo della piazza o da un vicolo laterale, arrivasse qualcuno.Chiss dov il bar? pens. In quel momento si accorse che tutte lefinestre, i balconi e le porte che davano sulla piazza, erano chiuse. Noncera un lenzuolo o una camicia, o una federa di cuscino, appesi alle cordedella biancheria. Vide che il bar gli stava proprio di fronte. Era chiuso solocon la vetrina, sporca come i vetri del suo camion che non lavava da mesi.Si irrit, ma non serviva a niente. Il paese pi vicino, poteva anche essere aquattro ore di strada, e il pesce nel cassone incominciava a puzzare. Neaveva ancora diciotto cassette, e oramai che era arrivato fin l, dovevacercare di venderle a ogni costo. Fino a oche ore prima, di quello strano

    paese, ignorava completamente lesistenza.Tutti quei manifesti listati a lutto, lo innervosivano. I fili della biancheria,ondeggiavano sotto la spinta del vento afoso.

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    Due

    Una tettoia verde, di plastica ondulata, sporgeva sopra lentrata del bar.Cerc unombra, sperando che arrivasse almeno qualcuno ad aprire illocale. Mancava mezzora alle due, o poco pi, e se l era come al suo

    paese, verso quellora, dopo la pausa di mezzogiorno, i bar dovevano

    riaprire, perci avrebbe atteso ancora un po, almeno per bere una birra, ese ne sarebbe andato. Poi, lungo la strada, se proprio doveva, avrebbe

    buttato nel primo fosso, tutto il pesce che gli era rimasto. Ma gi sapevache se ne sarebbe pentito. Aveva iniziato a lavorare che era un bambino, esi sentiva morire ogni volta che la roba andava a male. Ma purtroppo non sivedeva nessuno.Quella mattina, come al solito, era partito dal paese poco prima dellequattro. Tobia e il Guercio, seduti accanto a lui nella cabina del camion, untigrotto vecchio di tredici anni, si annoiavano, e per tenersi svegli,

    parlavano tra di loro in continuazione. Vincenzo, che da un anno avevasmesso di fumare, succhiava una caramella alla menta, che gli dur fino aTrebisacce.Al magazzino cerano solo il grossista e due operai, i pescatori avevanoappena finito di scaricare. Erano i primi, cos alle cinque e mezza risalironosul camion, diretti verso la Basilicata.Stanchi per aver dovuto caricare quattrocento cassette, i due soci nonavevano pi voglia di parlare. Sonnecchiavano con la testa ripiegata sui

    petti, mentre Vincenzo, che non si fidava di far guidare agli altri il suo

    camion, aveva scartato unaltra caramella alla menta, e la succhiava congusto.Non cerano molte macchine sulla strada, e prima delle sette entrarononella piazza del paese.Vincenzo cera gi stato, e sapeva che quella era una buona piazza. Percisi affrett a cercare lufficiale sanitario.Era un uomo bonario, con un gran ventre e i riccioli dei capelli semprespettinati che si ostinavano a ricadergli sulla fronte. Riconobbe Vincenzo elo salut. Poco dopo, il pescivendolo che era partito allalba dalla Calabria,

    pot ritornare al suo camion per iniziare la vendita.

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    I soci servivano alla bilancia, mentre Vincenzo, che era pi svelto a far diconto, provvedeva a ritirare i soldi. Velocemente prendeva dalle mani deicompratori le banconote e le monete, e le faceva scomparire tuttinsieme inuna gran tasca di tela, che sera legato alla vita con una cordicella.Da cinque anni vendeva pesce. Ma non gli era mai accaduto, come invecegli accadde quella mattina, di vendere cento cassette in unora. Sembravaun giorno fortunato, e poco dopo le otto, i tre erano di nuovo in viaggio,alla ricerca di unaltra piazza.

    Nel mercato del paese appresso, Vincenzo lasci a Tobia, che a vendere eracertamente migliore del Guercio, sessanta o settanta cassette, e con laltrosocio, se ne and in un paese che si trovava a pochi chilometri pi avanti.Dieci minuti dopo erano gi arrivati.In piazza scaricarono le cassette, e solo dopo cercarono lufficiale sanitario.

    Quando Vincenzo torn al camion, che nel frattempo era rimasto con laportiera aperta, dette il segnale. Pesce fresco, pesce fresco a poco prezzo.Regalato Venite, donne, grid, e a quel richiamo, uomini e donneaccorsero a comprare il pesce.

    Non ci volle molto per svuotare pi di centocinquanta cassette, ma poi,comera venuta, la folla si dilegu, e ai due pescivendoli, non rest altro dafare che contare lincasso.Ai banchi delle verdure e della frutta, cera ancora molta gente. AlloraVincenzo fece una pensata. Io provo ad andare pi avanti, disse al

    Guercio. Tu invece resta qui, per mezzogiorno forse lo vendiamo tutto. IlGuercio fu contento di quella occasione inaspettata. Poteva restare solo eandarsi a fare un cicchetto. Perci alla proposta di Vincenzo, annu conconvinzione, senza farsela ripetere.Di sera, anche Vincenzo andava alla cantina. Ci restava fino a tardi, con lamisura di vino rosso davanti e il piatto dei lupini in mezzo al tavolo. Conlui cera sempre qualcuno degli amici, o uno dei suoi tanti compari. Ma sullavoro non perdonava. Bisognava restare sobri, fino a che non si ritornavaal paese. Il camion era suo, laveva comperato di seconda mano tre anni

    prima, e era suo anche il capitale che aveva anticipato per quel commercio.Tobia e il Guercio, anche se li chiamava soci, in realt erano solo deilavoranti o poco pi. Vincenzo li aveva presi per lamicizia delle famiglie,ma aveva subito messo le cose in chiaro, dicendo che a comandare ciavrebbe pensato lui. E anche se sapeva che erano dei bravi ragazzi, onestiche non si sarebbero approfittati di una lira, teneva sempre gli occhi beneaperti.Il Guercio scaric lultima cassetta e Vincenzo, con le altre cinquanta cheerano rimaste sul camion, pot di nuovo mettersi in viaggio.

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    Tre

    Speriamo che il Guercio non si ubriachi, pensava. Ma anche se eraassorto nei suoi pensieri, Vincenzo stava bene attento alla guida e nondistoglieva mai gli occhi dalla strada. Il caldo diventava insopportabile col

    passare delle ore.

    A un certo punto, ebbe la sensazione che fosse trascorso molto tempo.Ricordava che da quelle parti, doveva esserci un altro paese, e la memorianon lo aveva mai ingannato. Fece ancora un po di strada. Finalmente videun cartello indicatore. Rallent, perch sapeva leggere appena. Il cartellodiceva che il paese pi vicino, era a duecento chilometri. Vincenzo restcome uno stupido, perch era passato cento e duecento volte da quellastrada. Ci avrebbe giurato, se gli avessero chiesto di giurare, che l intornodoveva esserci un paese, ma adesso gli premeva liberarsi del pesce, perquesto non se ne dette pensiero e esamin piuttosto ci che doveva fare.

    Oramai era troppo tardi per fare tutti quei chilometri. Allora decise dilasciare la strada statale, e se ne and in una stradina, avventurandosi nellacampagna. Dalla strada, aveva scorto dei casolari in lontananza, era sicuroche se li avesse raggiunti in tempo, avrebbe concluso qualche affare.

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    Quattro

    Al margine della stradina polverosa, qualche contadino, per suo comodo,aveva incanalato lacqua di una piccola sorgente, in un tubo di ferro damezzo pollice. Lacqua ricadeva scrosciando, in una specie di vasca,costruita con le pietre tenute insieme da poco cemento. Era mezzogiorno

    quando si ferm.Cambi lacqua nella bottiglia e si mise allombra sotto un albero. Prima di

    bere, attese che il sudore gli si asciugasse addosso. Lacqua della bottiglianon gli piacque. Ritorn alla sorgente e bevve direttamente dal canale.Quando si sent ristorato, and di nuovo al camion. Mai aveva bevutoacqua tanto fresca. Abbass la sponda di sinistra e spost da un lato tutte lecassette vuote.Cont le rimanenti e fu soddisfatto. Ne restavano solo diciotto, oltre aqualche chilo di pesce in unaltra cassetta quasi vuota. Si compiacque con

    s stesso. Lidea era stata buona. Aveva venduto a quei campagnoli, altretrenta cassette, e tutte a buon prezzo. Ma in passato, il pi delle volte eratornato a casa con il camion completamente vuoto.

    Non molto lontano vedeva ancora casolari. Forse avrebbe potuto liberarsianche del pesce rimasto.Rientr nella cabina di guida e rimise in moto. Attese che il motoreraggiungesse il giusto numero di giri e inser la marcia. La casa pi vicinasembrava a un tiro di schioppo. Si avvi lentamente, ma non la raggiunsemai.

    La strada sterrata che aveva imboccato, pareva andare sempre diritta, maallimprovviso doveva sterzare bruscamente, per linaspettato apparire diuna curva. Vincenzo incominciava a spazientirsi. Decise che appenaarrivava alla casa che gli stava di fronte, e sembrava sempre vicina, sarebbetornato indietro.Il Guercio laspettava, e nonostante fosse un vizioso, aveva certamentevenduto anche lui qualche altra cassetta. Si era oramai impratichito delmestiere, e se non fosse stato per il vino, sarebbe potuto diventare, sicurosicuro, un bravo commerciante. Per il vizio lo chiamavano il Guercio, non

    perch avesse qualche difetto agli occhi. Quandera ubriaco, si

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    addormentava, dove si trovava, tenendo un solo occhio chiuso. Laltroocchio, gli restava aperto, e cos conciato, continuava a dormire, fino a chela sbornia non gli era passata. Quasi sempre gli accadeva nella cantina,allora i compari che stavano con lui, o qualche volta il cantiniere, quandonon cera nessun altro, lo riaccompagnavano a casa, caricandolo sullespalle. Ma certe volte se ne andava da solo, e quando arrivava a metstrada, le gambe non lo sostenevano pi. Allora crollava a terra, e senessuno passava per raccoglierlo, trascorreva l, dovera caduto, linteranotte, sotto lopaca luce delle stelle.

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    Cinque

    Il formicolio che ben conosceva, incominci a salirgli su dalle gambe. Eracome una tortura, specialmente col caldo che diventava sempre piopprimente. Lentamente il formicolio gli arriv fino al collo.Don Fiore, il medico della famiglia, diceva che si trattava dei nervi, e oltre

    a dargli le pillole che doveva prendersi la sera, laveva mandato da unospecialista.Il professore, dopo averlo visitato, apr il ricettario senza dire una parola, egli ordin delle altre pillole. Ma erano solo palliativi, calmanti cheduravano poco, e lo lasciavano scemo per tutta la giornata. Solo il vino, ilvino s che lo calmava davvero, e lui sapeva la misura giusta, senzaapprofittarne, anche se a don Fiore, non glielo diceva di questaltramedicina.Il formicolio aument, e Vincenzo cerc di non pensarci, ma non ci fece

    niente. Prima di quel giorno, Vincenzo era stato in tanti paesi, e avevapercorso altrettante strade sconosciute. Ma come quella volta, mai si erasentito oppresso da un senso di smarrimento, come se capitato in una terrastraniera e desolata, non sapesse come uscirne.Stranamente, ogni volta che passava una curva, notava che la casa davanti alui non sera avvicinata di un metro.Era una casa di un solo piano, e dietro di quella poteva scorgersi unaltracostruzione, in po pi bassa. Sul tetto della casa, un oggetto di metallo

    brillava al sole, lass dove i muschi e i licheni, avevano fondato le loro

    colonie secolari, saldamente attaccati alle tegole di vecchia argilla.Finalmente, a un crocicchio, Vincenzo vide una vecchia, seduta su unagrossa pietra.

    Non aveva niente con s, n sembrava attendere qualcuno. Si limitava astare l, immobile, fissando il vuoto.Solo quando il camion le fu vicino, distolse lo sguardo dal punto infinitoche fissava, e volse la testa verso il nuovo arrivato.Vincenzo fren e si ferm proprio davanti a lei, in modo da poterlerivolgere la parola, attraverso il finestrino aperto, senza scendere dalcamion e senza essere costretto a urlare.

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    Vuoi un passaggio? le disse il pescivendolo. Vincenzo era solitoprendersi confidenza con chi riteneva suo pari. Ma la vecchia non siscompose.Tu sei Vincenzo il pescivendolo? gli disse a un tratto, col tono di chifaceva unaffermazione pi che una domanda. Aveva il volto pallido e icapelli bianchissimi. Ma le mani, che teneva quasi sempre in grembo, nonmostravano nessun tremolio, nonostante fosse inverosimilmente vecchia emagra, e avesse le nocche delle dita nodose come una verga dulivo.Vincenzo, convinto comera di essere conosciuto da tutti, non si meravigliquando la vecchia lo chiam per nome. La vuoi una casetta di pesci? silimit a chiederle, e la vecchia, senza cambiare posizione, annu con latesta e disse una frase che tronc a met: Se me la dai.Ma subito dopo riprese a parlare, e nella sua voce cera qualcosa, come se

    fosse qualcosa di misteriosamente importante. Tu mi puoi dare il pesce,disse, ma pu darsi che io ti possa dare molto di pi.Sentendo quelle parole, Vincenzo non sapeva se doveva ridere o stupirsi.

    Non pi alto di un metro e sessanta, abile col coltello, quasi quanto lo eracon la lingua quando commerciava, non aveva un carattere facile, anche sein fondo in fondo, non era del tutto cattivo. Si capisce che uno cos,abituato alla cantina e alle piazze, si risentiva facilmente, quandoincontrava qualcuno che gli rispondeva a tono.Prontamente ribatt, facendo finta di scherzare. Che cosa mi puoi dare tu,

    che sei vecchia? le disse fissandola negli occhi. Ma qualcosa nella vecchialo infastidiva, e subito aveva dovuto togliere gli occhi dal suo sguardo.Posso indicarti la strada, disse altrettanto prontamente la vecchia. Non forse vero che ti sei perso? I suoi capelli bianchi, abbagliavano sotto iraggi luminosi del sole.In un certo senso era vero. Vincenzo non poteva negarlo. Stava girando avuoto da unora e aveva ancora del pesce da vendere. Non mi sono perso!Ma se mi indichi la strada, ammise, mi farai risparmiare tempo.Rispondendo in quel modo, credeva di salvare la faccia. Per il suo tono di

    voce sera fatto pi accomodante. Appena ebbe finito di parlare, scese dalcamion. Ci gir intorno e apr la sponda di dietro. Dal cassone prese lacassetta mezza piena e la porse alla donna.Solo allora la vecchia si alz, e senza ringraziarlo, con lindice indic ilnord. Vai per quella strada, disse, e sta attento al tuo pesce. Ti servir.Vincenzo non capiva cosa la vecchia intendesse dire, ma segu il consiglio.Dopo cinque minuti vide la prima casa del paese.Allentrata, il tempo e la ruggine, avevano corroso il cartello di metallo,tanto che il nome del paese era illeggibile. Vincenzo, pensando al pesce che

    poteva ancora vendere, aveva quasi dimenticato la vecchia.

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    Sei

    Stava per scendere dal camion, ma in quel momento sent qualcuno chegridava. Da quando era arrivato in paese, quella era la prima voce umanache udiva.Si gir e vide un uomo in divisa che correva in direzione del camion

    gesticolando vistosamente. Un borghese lo seguiva, e anche questi gridavae gesticolava affannato.Vedendo i due forsennati venire verso di lui, in fretta, Vincenzo ritrasse lagamba che gi gli penzolava fuori dalla cabina di guida, e con altrettanta

    premura, richiuse la portiera.Quando i due uomini furono pi vicini, riusc a capire ci che stavanodicendo. Il primo era un vigile urbano e quello che seguiva, molto pi

    basso dellaltro, doveva essere un suo compare o un altro impiegato delcomune. Lo scongiuravano di non scendere e di andarsene subito dal paese.

    Pi presto che poteva, urlavano, perch il paese era sconvolto daunepidemia di tifo.I due uomini, che a vederli correre in quel modo, suggerivano lidea della

    pazzia, giunti a una distanza da loro giudicata sicura, si erano fermati perriprendere fiato. Non pass molto, che Vincenzo ebbe ogni spiegazione,senza che ci fu bisogno di interrogarli. Quando ebbe capito tutto, e non glici volle molto, disse, come per scusarsi di essere arrivato fino al paese, cheera l solo per vendere il pesce, ma, date le circostanze, se ne sarebbeandato subito. Dopotutto non gli restava altro da fare.

    Avrebbe voluto chiedere qualche notizia sui manifesti che aveva visto. Glisembravano troppi, perch quello vestito da vigile, aveva detto che eranogi morte sette persone. Ma era solo curiosit, e per quello che gliimportava, i morti potevano anche essere settanta o settecento. Anche sefosse morta lumanit intera, per lui era lo stesso, e il pesce incominciava a

    puzzare nel cassone di metallo.Il sole picchiava forte sulla terra.

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    Quando fu fuori dal paese tir un sospiro di sollievo. I due uomini,tenendosi sempre a distanza, lavevano aiutato a fare manovra, anche se la

    piazza era abbastanza ampia e non cerano ostacoli. Poi lavevanoaccompagnato con lo sguardo, finch era scomparso dalla vista.

    Allontanandosi, pens che avrebbe dovuto lavarsi almeno le mani.Vincenzo era ignorante delle cose della medicina, e non sapeva se il tifo,volando nellaria, poteva essergli rimasto attaccato alla pelle. Quando fusicuro di essere abbastanza lontano, incominci a scrutare intorno pertrovare la fontana.Gli venne in mente che avrebbe dovuto lavare bene anche il camion, masoprattutto doveva liberarsi presto del pesce, non poteva rischiare diammalarsi e impestare tutto il suo paese, portandoselo dietro.Ma questa volta non solo lavrebbe buttato in un fosso, come faceva di

    solito, quando qualche chilo andava a male. Non voleva scrupoli sullacoscienza, e sapeva che non poteva venderlo quel pesce. Anzi, oltre al

    pesce, avrebbe bruciato anche le cassette di legno, per farne perdere ognitraccia.Il figlio pi grande, sera gi ammalato di tifo, qualche anno fa. Era il tifonella pancia, quello che le femmine chiamano la viscerale, e per questo nonera troppo pericoloso, se fosse andato alla testa, sarebbe stato grave. Ma lostesso, per tante settimane, lunghe che non finivano mai, la casa era andatasottosopra, col medico che veniva ogni giorno, e tutta quella gente, ferma

    sotto la finestra, a chiedere notizie.Aveva gi percorso qualche chilometro, e gi da un pezzo il paese, chesenza pentimento aveva lasciato alle spalle, non si vedeva pi. Questa voltanon avrebbe rimpianto il pesce che perdeva, doveva liberarsene al pi

    presto, e subito sarebbe ritornato a casa, per dimenticare quella storia.Vincenzo era terrorizzato dalle malattie, e sinfastidiva solo a sentirne

    parlare. Forse un po di liquore mi far bene, disse ad alta voce, come sequalcuno potesse sentirlo. Aveva con s una bottiglia piccola di cognac, manon voleva toccarla, se prima non si lavava le mani. In quel momento siricord che non sapeva nemmeno il nome del paese. Non gli interessava,

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    ma avrebbe dovuto inventarsi un nome qualsiasi, altrimenti nessuno gliavrebbe creduto.Aveva gi scordato la promessa di non pensarci. Gli sembrava troppocurioso, tutti quei manifesti da morto attaccati ai muri. Almeno alla mogliedoveva raccontarlo. Ma prima o poi, anche alla cantina avrebbe detto tutto,e i compari, che non erano scemi, sarebbero andati a informarsi. Per,anche se si inventava il nome, aveva gi la risposta pronta, perchqueglaltri erano ignoranti, e non conoscevano il mondo come lo conoscevalui.Presto riconobbe la strada che aveva percorso poco prima, e riconobbe lacasa, che unaltra volta gli era comparsa davanti.Gli sembrava strano poterla ancora vedere, che se non sera scimunito deltutto, a quel punto, la casa doveva trovarsi alle sue spalle, ma quel giorno

    stavano accadendo cose tutte strane.Tra poco sarebbe arrivato al crocicchio della vecchia, e da l avrebbe subitoimboccato la strada del ritorno.Speriamo di arrivarci presto, pens. Quel crocicchio, significava diessere sulla strada giusta. Guard di nuovo verso la casa, ed ebbelimpressione di averla gi vista. Era stato spesso da quelle parti, masempre andando sulla strada statale, mai si era addentrato fino a l, suquelle strade senza asfalto. Era sicuro di non esserci mai stato, perlomenonon cera stato da solo. Forse una volta da bambino. Ma a quel punto i

    ricordi diventavano troppo deboli.Dopo un poco, sul margine della strada, vide un avvallamento chesembrava fare al caso suo, e si dimentic di quello che stava pensando.Accost il camion sulla destra e lo ferm, preoccupandosi di lasciare spaziosufficiente, nel caso doveva passare un altro mezzo, anche se era una

    preoccupazione superflua, su quella strada dove, a parte la vecchia, chesicuro sapeva camminare solo a piedi, non aveva ancora incontratonessuno.Vincenzo salt gi dal camion e si dette da fare. Era la prima volta che

    metteva i piedi a terra, dopo aver incontrato la vecchia del crocicchio.

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    Aveva appena finito di scavare e gi si stava preparando a svuotare laprima cassetta dentro il fosso, quando alle sue spalle ud una voce che lofece trasalire.Colto di sorpresa, sera spaventato. Non si aspettava di trovare in quel

    posto anima viva. Ma si calm subito, perch girandosi, vide che si trattavasolo della vecchia.Abbozz un sorriso, per nascondere lo stupore e soprattutto la paura. Eracontento di rivedere solo quella donna, che sicuramente, vecchia comera,non aveva nemmeno avuto il tempo per intuire il suo spavento.Ma appena cap, dopo che era stata costretta a ripeterlo uno o due volte,cosa la vecchia gli stava dicendo, si volt scontroso contro di lei, cheimpassibile lo guardava con due occhietti pungenti come spilli.E nemmeno alla risposta scortese del pescivendolo, la vecchia si dette per

    vinta, e continu ad insistere. Il cielo era ancora chiaro. Solo qualchenuvola compariva allorizzonte. Non si butta via la buona roba, diceva,ripetendolo allinfinito.La vecchia, con la sua cantilena, diventava sempre pi irritante e i nervi diVincenzo stavano per cedere. Era sul punto di reagire in malomodo, che leicambi tono. Forse perch aveva previsto ci che poteva accaderle. Maancora una volta, in quella lunga giornata, Vincenzo rimase di stucco.Ti sei spaventato, sussurr con la sua vocina misteriosa la vecchia,perch al paese ai visto i manifesti dei morti. Adesso stai scappando,

    perch hai paura della malattia. Tu hai sempre paura di qualcosa. Ma oranon trovi la strada.Pronunciate queste parole, parve che rimanesse in attesa della risposta diVincenzo. Ma il pescivendolo la guard imbambolato, e per alcuniinterminabili minuti, tra di loro si insinu il silenzio.Poi si riprese, e fece il duro come sempre gli piaceva mostrarsi. Io non ho

    paura di niente! disse, e impercettibilmente gonfi il torace, cercando ditrattenere in dentro il lardo del suo stomaco dilatato. Mi hai mandato inquel disgraziato paese, e ora mi tocca buttare via tutto il pesce. E lo buttovia, perch sono una persona di coscienza, concluse.

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    Se non volevi andarci, potevi anche non farlo, disse la vecchia, come sequella fosse una risposta sensata. A Vincenzo venne voglia di ucciderla, e

    poi di seppellirla nel fosso che aveva appena scavato, bruciandola assiemeai pesci. Si trattenne a stento, e sdegnoso svuot nel fosso la prima cassetta.Sapeva, si conosceva bene, che poi non sarebbe stato pi capace dicontrollarsi.La vecchia, senza timore, fece qualche passo avanti. Quando fu pi vicino,

    inizi a osservarlo, mentre Vincenzo andava avanti e indietro, tra il camione la buca scavata nel terreno. Pass il tempo, e infine gli rivolse ancora la

    parola, ripetendo la medesima cantilena. Tuttintorno la natura erasilenziosa. Gli alberi restavano immobili, e nemmeno si sentiva il canto diun uccello.Cosa vuoi adesso? disse Vincenzo, detergendosi il sudore con il dorso

    della mano. Si sentiva molto stanco, e quellandirivieni tra il camion e labuca, laveva fiaccato ancora di pi.Ancora non lo hai capito? disse la vecchia. Io non voglio niente, perchho gi avuto la mia parte di pesce, e mi basta. Mi basta, perch io sono qui

    per dare, non per ricevere.Proprio oggi, pens Vincenzo, mi doveva capitare di incontrare una

    pazza. La stanchezza lo rendeva nervoso, ma non aveva pi la forza perreagire con violenza. Nemmeno una vecchia come quella, ora sarebbe statocapace di vincere a parole.

    Tent di calmarsi. Per questo non le rispose e ritorn al camion, a prendereunaltra cassetta di pesce. Ma la vecchia, avanzando ancora di un passo, lotrattenne per un braccio, e con un filo di voce, gli sussurr allorecchio:Non buttarli via tutti i tuoi pesci. Conservatene almeno uno, disse,almeno uno solo.

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    Vincenzo svuot lultima cassetta e con la pala ricopr di terra tutte lesarde. Lincontro con la vecchia laveva esasperato.Doveva essere una di quelle matte, messe in libert con la nuova legge. Elo dimostrava il fatto che la vecchia, mentre Vincenzo seguiva il filo dei

    suoi pensieri, che erano pi cupi del solito, era scomparsa cos comeraarrivata. Senza una parola di congedo, dopo avergli mormorato dentrolorecchio quellultima frase. Ma oramai se nera andata, e i pazzi meglioquando stanno lontano.

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    Dieci

    Era la prima volta che gli capitava di sentirsi tanto stanco, da quandofaceva il mestiere. I suoi nervi, che erano un poco deboli proprio pernatura, stavano per rompersi. Gli erano accadute troppe cose quel giorno. Iltifo, la vecchia indisponente, il pesce andato a male. Oramai, il Guercio e

    Tobia, da un pezzo stavano aspettando che tornasse. In fretta butt un altropo di terra sulla buca. Sera fatto troppo tardi e rinunci a bruciare lecassette. Poi ritorn svelto al camion e sistem la pala nel cassone. La

    portava sempre con s quella pala. Le aveva fatto un lungo manico di legnoforte e la teneva legata alla sponda. Tante volte gli era servita, per scavare

    buche e quando andava nel pezzo di terra, che il padre gli aveva lasciatoprima di morire.Quando fu di nuovo dentro il camion, si sent al sicuro. Mise in moto eripart. Mai come quella volta, aveva sperato in cuor suo di rivedere i due

    soci, anche se erano due ignoranti e mezzi falliti.Ma quello che lo turbava di pi, era la casa dal tetto rosso. Lo turbava lasensazione di averla gi vista tanto tempo prima. Vincenzo sapeva fare diconto, ma appena riusciva a leggere e a scrivere qualche parola. In chiesa ciandava solo il Venerd Santo, quando usciva la processione, e per tuttolanno stava a posto, per alla cantina sentiva raccontare storie di fantasmi,e dei fantasmi aveva paura. Uno come lui, che sapeva tirare di coltello, non

    poteva darlo a vedere, ma dei fantasmi si impressionava. Solo quellipotevano influenzarlo, specialmente dopo quella volta, che per scommessa,

    con gli altri compari della cantina, di notte si erano avventurati nel cimiteromezzi ubriachi. Da quella volta, si spaventava che i morti avevano potutoprendersela a male, e da un momento allaltro, aspettava un loro segno. Losapeva che contro i morti non c niente da fare. Non era possibileaffrontarli col coltello, e nemmeno a vincerli a pugni. Per questo si erarassegnato a vivere con quella paura, anzi, dopo che erano passati quasi dueanni, si era un poco calmato, e si sentiva pi tranquillo, perch fino adallora non gli era ancora accaduto nulla di male.In realt, con gli amici aveva continuato a comportarsi come sempre,minacciando col coltello, quando cera da minacciare, e mostrando i pugni

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    quando se ne presentava loccasione, ma quando la sera, dopo essere statoalla cantina, ritornava a casa da solo, il cuore incominciava a battergli forte,se lungo la strada vedeva qualche forma strana, e tante volte era sololombra di un gatto, addormentato su una ringhiera. Di giorno Vincenzo eraun campione, ma quando scendeva la notte, e di notte si trovava solo,langoscia lo prendeva dentro e incominciava a tormentarlo.Guid ancora per mezzora. Quel giorno, con tutte le cose che gli eranoaccadute, i fantasmi non erano comparsi nei suoi pensieri. Il sole era alto e

    bruciava tutto ci che toccava. Vincenzo aveva avuto troppo da fare, eperci non cera stato il tempo per pensare. Le emorroidi, infuocate alcontatto del sedile di finta pelle, lo torturavano. Quello che desiderava ora,era il letto di casa, ma cera ancora quella strada da percorrere. Come un

    presentimento gli sal su per lo stomaco ad annebbiargli il cervello. Ma non

    volle pensarci. Sicuro, prima che facesse notte, avrebbe rivisto casa sua.Per la casa che aveva visto in lontananza la mattina, era di nuovo davantia lui, e non si avvicinava, non si avvicinava mai. Allimprovviso si accorseche incominciava ad imbrunire. Guard lorologio, ma lorologio nonandava pi. Si era guastato, o forse si era solo dimenticato di caricarlo. Eallimprovviso si fece notte.Il buio che Vincenzo temeva tanto, era arrivato. Ed ecco di nuovo ifantasmi nella mente. I figli e la moglie lo aspettavano a casa. E loaspettavano il Guercio e Tobia, anche loro lontani da casa. Vincenzo,

    nemmeno si chiese perch si era fatto buio cos allimprovviso. Riusc soloa capire che presto sarebbe rimasto completamente solo, e lui non volevarestare solo in quella notte. Anche il Guercio era troppo lontano, e il buioera fitto. Decise di tornare indietro. Ritornare al paese. Sapeva che sarebbeandato incontro al tifo, ma almeno il paese era abitato. E ora nientaltro gliimportava. Solo vedere un volto umano gli interessava.Intanto la notte si era animata. Anche il canto degli uccelli notturni,diventavano rumori. E tra gli alberi, vedeva balenare luci da mettere paura.In cielo le stelle non erano comparse, e la piccola luna era coperta di

    nuvole.Finalmente trov uno slargo. Fece manovra e invert la marcia del camion.Poco dopo, era di nuovo nella piazza di quel paese senza nome.

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    Undici

    Il sole era appena spuntato da dietro le montagne. I vetri del camion nonavevano tendine, e la luce aveva svegliato Vincenzo.Per quasi tutta la notte, fino a quando non si era addormentato per la troppastanchezza, non aveva visto anima viva. Se di giorno, il paese era stato un

    deserto, Vincenzo non avrebbe dovuto illudersi di pi. Ma alla fine si eraaddormentato, circondato solo da quelle strane case che sapeva infettate daltifo, e dove in quello stesso momento, forse qualcuno stava morendo. Ilvecchio pescivendolo aveva dovuto lottare a lungo con la paura, cercandodi immaginare cosa ci fosse dietro quelle mura, tappezzate da millemanifesti. La fioca luce dei lampioni, a stento permetteva di scorgere il

    profilo delle case, che proiettavano sul selciato della piazza lunghe ombredi forma indefinita. Erano ombre che incutevano timore, e Vincenzo sisforzava di restare sveglio, ma quando gli occhi si rifiutarono di restare

    aperti e le palpebre si abbassavano da sole, cadde in un sonno profondo,che ininterrotto, dur fino al mattino.La luce del sole gli fer gli occhi. Si fece schermo con la mano, e non sirese subito conto del cambiamento. Quella piazza, che solo il giorno prima,gli era apparsa come un luogo disdegnato anche dai cani, adesso aveva unvolto nuovo. Cerano decine di persone, assiepate su pi file, lungo i muridelle case, e tutto sembrava uno spettacolo irreale.Quando pot vedere meglio, cap che la folla, pur tenendosi a distanza, locircondava da ogni lato. Come se lintera popolazione del paese, che il

    giorno prima era svanita nel nulla, tutta insieme si fosse riversata fuoridalle case. Cerano vecchi e donne, e uomini e molti bambini. Ordinati infila come dei soldati.

    Nessuno faceva un gesto, e nessuno osava pronunciare una parola. Quasisembrava che non avessero neppure bisogno di respirare, nemmeno i

    bambini pi piccoli, che ancora stavano in braccio alle loro madri. MaVincenzo, sentiva su di s, e la pelle quasi gli faceva male, gli occhi di tuttaquella gente, che attentamente scrutavano ogni suo movimento.Due uomini in divisa si staccarono dal gruppo di destra e si avviarono alcamion. Vincenzo li riconobbe subito.

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    Ti avevamo detto di andartene, disse uno di loro due, appena furonovicini. A parlare era stato quello che aveva parlato anche il giorno prima, e

    per quanto si sforzasse, non riusciva a nascondere laccento del paese.Me nero andato, compagno, disse Vincenzo parlando in dialetto. Intuivaun pericolo, ma oramai non aveva via di scampo. Me nero andato,continu, ma poi si fatto buio e mi sono perso. Solo per questo sonotornato indietro.Evidentemente si era perso, disse laltro vigile, sfregandosi le mani comese avesse freddo. Era magro e basso, e la divisa gli stava larga sulle ossa.Fu subito chiaro, che tra i due, questultimo era un subordinato e avevameno autorit, anche se a giudicare dalle divise, sembravano di pari grado.Infatti, il primo vigile escluse del tutto il suo collega, e si rivolse di nuovodirettamente al pescivendolo, ignorando quello che diceva laltro.

    Adesso, anche se ci dispiace, siamo costretti ad arrestarti e a condannarti,disse con tono definitivo che non ammetteva repliche. Oramai Vincenzonon si stupiva pi di niente. Era troppo stanco e rintronato. Nel camionaveva dormito scomodo e gli faceva male la schiena.Scendi dal camion e seguici, continu il primo vigile, facendo segno alcollega di mettersi da parte.Quando Vincenzo mise piede a terra, si sent meglio. Aveva la testa tuttaconfusa, ma ancora era capace di capire, che doveva tentare di trovare unaspiegazione. Il contatto con la terra gli dette sicurezza, e allora prov ad

    abbozzare una domanda.Per il primo vigile, come se avesse letto nei suoi pensieri, lo precedette.Noi non siamo autorizzati a rispondere alle tue domande, disse. Seguicie non chiedere niente.Ditemi almeno dove mi trovo! protest Vincenzo. Adesso si sforzava di

    parlare in italiano, come faceva il vigile. Ma non cera abituato, sapevaappena parlare il suo dialetto, e ci che riusciva a dire, era solo unmiscuglio di parole in gran parte intraducibili.

    Nonostante questo, il vigile capiva ogni cosa alla perfezione, e anche

    questa volta gli rispose senza indugio. Noi vigili, disse, non siamoautorizzati a rispondere alle domande degli imputati. Ci mancherebbealtro!.Ma che cosa ho fatto?! disse allora Vincenzo quasi gridando. Avevaafferrato laltro vigile per un braccio, e vedendolo pi remissivo etrasognato, da questi sperava di ottenere una risposta. Che cosa ho fatto?Perch mi volete arrestare? ripeteva.In quel momento desider di scappare, di liberarsi dei vigili e di tutta quellagente e di quel maledetto paese. Ma nonostante langoscia che gli crescevadentro, e il terrore che stava per paralizzarlo, per istinto cap che a piedi,

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    non poteva nemmeno tentarla la fuga, con quel cordone di persone cheaveva tutto intorno. Avrebbe solo voluto rivedere il suo paese, la sua casa.Ritornare a casa sua, questo voleva veramente, rivedere sua moglie e i suoitre figli, che quasi ogni sera, lasciava soli per andare alla cantina. Promise as stesso, e se lo promise veramente, che se fosse riuscito a tornare a casa,la sera non sarebbe pi uscito. Sapeva di essere in pericolo, ma a piedi e dasolo, non ce lavrebbe mai fatta a salvarsi. Era ancora abbastanza lucido percomprendere tutto questo. Solo il camion poteva salvarlo. Ad un trattolasci il braccio del vigile e con un balzo disperato, fu di nuovo al volante.Gli bast un attimo, perch nonostante let, in quel momento diventagilissimo. Ma il primo vigile non si mosse, e laltro, che lo imitava intutto, fece lo stesso. E nemmeno la folla si scompose, e nessuno accennneanche un gesto, a quel tentativo di fuga. Vincenzo cerc di mettere in

    moto il camion, girando nervosamente la chiave che era rimasta attaccata alcruscotto. Il primo tentativo and a vuoto. Ma nemmeno al secondo, n alterzo, n a tutti gli altri, il motore si avvi. Prov decine di volte, ma ilrisultato fu sempre lo stesso. Insistette, finch la mano non gli fece male, eallora dovette arrendersi. Era come se qualcuno, avesse staccato i fili vitalidel motore, che in quel momento rappresentavano la sua vita.Si sentiva impotente e la sua rabbia era grande. Allapparenza, sembravache nessuno volesse fargli del male, o volesse davvero imporgli qualcosacon la forza, eppure era sempre costretto a fare quello che il vigile gli

    ordinava.Scese di nuovo a terra, e oramai rassegnato, and da solo tra le due guardie.La folla continuava a osservare in silenzio.Senza il permesso del giudice, non potrai uscire dal nostro paese, dissetranquillo il vigile che aveva parlato fino a quel momento, e laltro gli feceeco, ripetendo giudice due volte di seguito.E adesso che cosa succede? chiese Vincenzo. Ma anche questa volta, idue vigili non risposero e si limitarono a fargli cenno di seguirli.

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    Dodici

    A guardarla, la piazza non sembrava molto grande. Ma a camminarciintorno, pareva lunga chilometri, quasi che non dovesse finire mai. La

    percorsero tutta, lentamente. Vincenzo stava tra i due personaggi in divisa,e a ogni passo, osservava le persone disposte tuttintorno.

    Percorsero prima il lato pi lungo di sinistra, poi quello corto e di nuovoquello lungo, dallalta parte. La maggior parte di quella gente, dovevanoessere contadini. Il volto segnato dal sole, le scarpe pesanti, le mani pienedi calli, erano tutti segni che lo rivelavano. Anche le donne avevano il volto

    bruciato dal sole, e i bambini, che indossavano vestiti da grandi, adattati aicorpicini, davano limpressione che da tempo, non mangiavano asufficienza. Negli occhi di tutti, grandi e piccoli, non cera curiosit enemmeno stupore. Ma neanche cera la consapevolezza, di sapereesattamente cosa stesse accadendo nel loro paese.

    Da quando era fatto giorno, per la prima volta, Vincenzo, not di nuovo imanifesti attaccati ai muri. Erano tutti uguali, della stessa grandezza, e

    bordati di nero. Iniziavano dal basso, a non pi di cinque centimetri dalsuolo, e arrivavano fino alla sporgenza dei tetti. Al centro di ognuno facevaspicco il suo nome, Vincenzo Se una data che Vincenzo non riusciva aleggere.Avevano percorso anche il secondo lato lungo della piazza, e quandogiunsero a met dellaltro pi corto si fermarono.Adesso devi purificarti, disse il solito vigile. Vincenzo alz gli occhi, e

    vide che davanti a lui cera una chiesa. Devi prima confessarti, continuil vigile, e poi ti laverai nella fontana.Vincenzo aveva capito che era inutile fare domande e rimase in silenzio. Lafolla si apr, cos pot vedere lentrata della chiesa. Senza esitare, percorse,in quel corridoio lasciatogli libero, i pochi metri che lo dividevanodallentrata. Sperava di trovarvi un prete, che perlomeno per labito cheindossava, doveva essere certamente pi normale e ragionevole, di tuttiquegli altri che aveva finora visto. La folla, muta, si richiuse al suo

    passaggio.

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    Benvenuto, figliolo, disse il prete, vedendolo entrare. Mi avevanoavvertito del tuo arrivo e ti stavo aspettando. Era un prete non troppovecchio e il suo sorriso ispirava fiducia. Vincenzo, si illuse di averefinalmente trovato una persona col cervello a posto, e subito gli pose gliinterrogativi che lo assillavano.Questo un paese di brava gente, disse il prete, in risposta alle suedomande. Il nome del paese? continu. Non te lo posso dire, perchnessuno lo conosce. Si cancellato tanto tempo fa dal cartello che allentrata, e ora nessuno se lo ricorda pi.Fece una pausa. Ne approfitt per soffiarsi il naso, allontanandosi diqualche passo da Vincenzo. Quando ebbe finito, ritorn da lui.Quale era laltra tua domanda? gli chiese. Ah, s, volevi sapere perch tihanno arrestato. Sicuro, mi avevi chiesto proprio questo. Si interruppe di

    nuovo. E un vero peccato, riprese, proprio un vero peccato che tu ti sialasciato arrestare. Mi sembri robusto e in canonica potevi essermi utile.Anche come chierichetto, saresti potuto diventare molto bravo. Per alletue domande non posso rispondere. Solo il giudice pu farlo, e il giudiceadesso non c. Fece lennesima pausa per soffiarsi il naso e scatarrare.Continu: Io sono qui solo per confessarti. Ma del resto anche questo inutile. Conosco gi i tuoi peccati, e non mi resta altro da fare che dartilassoluzione. Non si nega lassoluzione a uno come te. Dio perdonasempre tutti i peccati, ma non si sa se il giudice pu perdonare.

    A Vincenzo sembrava di impazzire. Con i preti, anche se credeva molto aiSanti e alla Madonna, non era mai andato daccordo, e li rispettava standocilontano. Qualche prete del suo paese, andava a comperare il pesce e glidiceva di farsi vedere in chiesa almeno la domenica, ma lui non ci andava,

    perch quella era gente, che con la scusa delle messe, campavano allespalle degli altri, senza lavorare. Cos la pensava, anche se non glielo

    poteva dire in faccia.Ma questo qui li superava tutti. Non aveva mai visto un prete cosstrampalato, alto e robusto, con la veste macchiata di sugo e le suole delle

    scarpe mezze scollate, e i capelli che perdevano forfora. Al confronto,quelli del suo paese, era dei santi uomini. Almeno al paese, quanto i pretipassavano davanti al suo negozio di alimentari, che di mattina, quando luiera in giro per il pesce, gestiva la moglie, salutavano sempre, con un gestodella mano, e gridando un augurio da lontano.Il prete fin di recitare la formula dellassoluzione. Vincenzo, che noncapiva il latino e che da anni non si confessava, lo guardava a bocca aperta.Ma la bocca gli si spalanc completamente, quando il prete gli ordin dispogliarsi. In tutta quella strana storia, questa richiesta gli parve la pi

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    assurda. Nemmeno quandera ubriaco, sarebbe stato capace di pensare auna cosa come quella.Sulla parete in fondo cera un crocifisso. Lo sguardo della statua era tantointenso da sembrare vivo. Losserv meglio e vide che non era un verocrocifisso. La statua di legno inchiodata alla croce, era invece la copiaesatta del prete. Lodore di cera bruciata, impestava laria. La chiesa erasenza finestre, e lunica luce veniva da un candelabro, posto in vicinanzadellaltare. Vincenzo, di sua iniziativa, avanz di qualche passo e saccorseche anche la statua era completamente nuda. Tra le gambe di legno,spuntava il sesso perfettamente eretto. A quella vista, pens che sarebbestato inutile farsi altri scrupoli e, in un minuto, si denud.Quando fu completamente spogliato, il prete gli gir intorno e prese ascrutarlo attentamente, osservandolo da dietro. Vincenzo sentiva addosso

    gli occhi del religioso. Fu tentato di voltarsi, ma allimprovviso, lo colse unfreddo intenso, che gli tolse completamente ogni volont.Il prete, senza darsi fretta, continu a guardarlo, anche se vedeva bene cheVincenzo tremava dal freddo, ed era costretto, per ristorarsi un po, adalitarsi sulle mani e poi a nasconderle sotto le ascelle.Adesso vorresti rivestirti, disse alla fine, ma non servirebbe a niente, enon ti serve nemmeno, pentirti di tutti i tuoi peccati. E inutile pregare Dioche ti perdoni, perch il freddo scompare, solo quando ti lavi nellacquadella fontana. Esci, dunque, ritorna nella piazza e immergiti.

    Vincenzo dovette obbedire, perch il freddo era diventato insopportabile, enon aveva nessunaltra via duscita. Fuori, la folla, intanto sera raccoltatutta da un lato e in mezzo alla piazza, era comparsa una fontana con unavasca circolare, al centro della quale, si ergeva una grande statua bianca,

    posta su un piedistallo di cemento, alto almeno otto metri. Questa voltaVincenzo non si pose interrogativi. Aveva capito che se voleva continuarea vivere, doveva fare esattamente come gli veniva detto.Il freddo che lo aveva assalito, si faceva sempre pi pungente, e dovevaliberarsene al pi presto. Era sicuro che anche lacqua fredda della fontana,

    lavrebbe riscaldato, tanto era intenso, e diverso da quello dellinverno, ilfreddo che lo attanagliava. Non indugi oltre e, correndo, la raggiunse.Con un balzo vi entr dentro e lacqua lo copr fino allinguine. La folla,che fino ad allora era rimasta immobile e silenziosa, incominci ad agitarsie da essa si sollev un vociare che, col passare del tempo, divenne sempre

    pi forte. Bagnati tutto! gridava la folla, e dalle loro voci, che eranodiventate come una sola voce, si capiva che stavano eseguendo un precisorituale.Vincenzo non se lo fece ripetere e simmerse fino alla testa. Lacqua dellafontana era torbida, ma vi rimase fino a che non sent i polmoni scoppiargli.

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    Riemerse. Un benefico tepore, aveva preso il posto dellintenso freddo che,fino a pochi attimi prima, aveva provato. Non si sentiva stanco. Lastanchezza era completamente svanita dalle sue membra, come se lacquaavesse avuto il potere di lavarla via assieme al freddo e allo sporco.In quel momento, sent forte il desiderio, di essere condotto in una stanzasenza finestre, dove nemmeno la luce potesse mai raggiungerlo. Ma nonvoleva andare l per dormire. Voleva soltanto restare solo, in attesa chequalcuno gli desse un altro ordine.Cos sera ridotto da quando era riemerso dallacqua. Vincenzo il

    pescivendolo era stato domato.Insieme, i due vigili, gli si avvicinarono di nuovo. Laiutarono a usciredalla vasca, ma ora erano pi rispettosi e sembrava quasi che volesseroossequiarlo. Lo fecero allontanare dalla fontana, sorreggendolo per le

    braccia, e infine gli restituirono gli abiti, aiutandolo anche a rivestirsi.Vincenzo, dentro di s, provava una grande quiete. Non aveva pi la forzadi ribellarsi, non voleva ribellarsi a ci che gli accadeva, era come se, nellavita, non avesse desiderato nientaltro che vivere quellesperienza. Senzachiedere dove lavrebbero condotto, docilmente segu i due uomini indivisa.Il terzetto pass davanti alla folla, che intanto sera di nuovo azzittita, equando furono proprio di fronte, da quella massa grigia di persone, si levun grido. Vincenzo non cap cosa dicevano, ma era come se lo stessero

    salutando.Poi andarono oltre, e davanti a s, Vincenzo vide solo una strada, lunga eincredibilmente stretta.La percorsero tutta, quasi fino in fondo. Le alte mura delle case,nascondevano quasi per intero il cielo azzurro.Fino al giorno prima, Vincenzo non conosceva nemmeno lesistenza diquel paese, ed ora, la sorte a volte fa di queste cose, cera capitato per caso,e vi stava vivendo la pi misteriosa delle avventure, prigioniero di quei

    paesani. Da quello che aveva visto, si trattava per lo pi di zotici, gente

    ignorante come i cafoni che scendono dalla montagna, ma i due vigiliavevano una bella divisa e le strade erano pulite. Il caso come il destino,che si conosce quando gi tutto accaduto.Al suo paese, era conosciuto e rispettato da tutti, invece qui lo avevanoarrestato, come un comune delinquente. Tutto ci non aveva logica, maquesto, per Vincenzo, non era importante, anche la paura del tifo si eracancellata dalla sua mente. Ricordava perfettamente, come tutta quellastoria era iniziata, ma non tremava pi al pensiero di contagiarsi, sapevasolo, senza che nessuno glielo avesse detto, che da l a poco, gli avrebbero

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    chiesto di fare qualcosa, e allora avrebbe dovuto decidere, senza pi potersitirare indietro.I due uomini in divisa, camminavano al suo fianco, lentamente e insilenzio. Vincenzo alz gli occhi e vide che le mura delle case, eranocompletamente senza aperture. N una porta, n un balcone, n una finestrasi aprivano su quella strada.Cera solo un porticina, talmente bassa, che per potere entrare, ancheVincenzo dovette abbassare la testa.Uno dei vigili buss. Attesero. Nella porta di legno, si apr uno spioncino.

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    Tredici

    Un vecchio, seduto a un tavolo, scriveva qualcosa. Vincenzo stava in piedidavanti a lui e losservava.Il vecchio poteva avere settantanni. Portava la barba lunga, e i bianchicapelli, sporchi e arruffati, gli scendevano fin sulle spalle. Nella stanza,

    oltre al tavolo e alla sedia su cui stava seduto il vecchio, non ceranientaltro. La luce era diffusa da ununica candela, grossa almeno ildoppio di quelle normali, conficcata, per cinque centimetri buoni, nel collolargo di una bottiglia. La sola apertura che cera nella stanza, era la portadalla quale Vincenzo era entrato.Su un grosso registro, che occupava quasi lintera superficie del tavolo, ilvecchio scarabocchiava delle cifre. Man mano che scriveva, abbassavasempre di pi la testa sulla pagina ingiallita.Quando fin, sistem la penna nel calamaio, e finalmente alz gli occhi.

    Vuoi un numero, oppure vuoi un nome? disse di punto in bianco,fissandolo deciso in volto.Il pescivendolo lo guard con occhi interrogativi. Ma non rispose, perchnon aveva capito cosa il vecchio intendesse dire.Insomma, mi vuoi rispondere?! disse il vecchio, che aveva gi perso la

    pazienza.Che cosa debbo fare? chiese Vincenzo, che continuava a non capire. Leespressioni del volto, variavano dallincredulit allo sgomento, e nei suoiocchi, riluceva un mansueto interrogativo. Ma nonostante si trovasse in

    quella situazione, cercava di mantenere un comportamento dignitoso, equando parlava, si sforzava di farlo meglio che poteva, per non sfiguraredavanti al vecchio, il quale, pur non essendo molto garbato nellinsieme,

    pronunziava ogni parola correttamente.Finalmente il vecchio decise di essere pi esplicito. Voglio sapere, disse,se ti debbo segnare nel registro con un nome oppure con un numero. Bada,

    per, che questa lultima volta che puoi scegliere qualcosa. Perci pensacibene, io ti ho avvertito!. Mentre parlava, sembrava contrariato, perch,come se la sua domanda fosse stata la cosa pi logica che si potessechiedere a un uomo, il pescivendolo non era riuscito a capire subito.

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    Vincenzo rest muto anche questa volta, perch era solo un poveruomoignorante, e nemmeno adesso riusciva a capire cosa il vecchio volessesapere da lui.Era solo nella stanza, insieme a quelluomo visto per la prima volta. Sisent mancare e aveva bisogno almeno di una sedia, ma nella stanza cenera una sola. Per il vecchio, senza aspettare troppo tempo, lo trasse eglistesso dallimpaccio.Ti segner nel registro col tuo nome, disse, tagliando corto. Sembravache avesse fretta e continuava a tormentarsi la barba, sfregandola tra le dita.E la prima volta, continu, che immatricolo un detenuto col suo veronome, ma Vincenzo mi sembra molto banale ed cos comune, che non mi

    preoccupo per niente.Riprese la penna dal calamaio, e dopo avere aperto il registro a una pagina

    ancora pulita, vi scrisse qualcosa. Il pescivendolo, da lontano, riusc aleggere il suo nome. Il vecchio affondava gli occhi miopi nel registro, finquasi a sfiorare la pagina col naso.Vincenzo non capiva niente di ci che gli stava accadendo. Fosse stato inunaltra occasione, quel vecchio lo avrebbe certamente indispettito a tal

    punto, che avrebbe fatto di tutto per cercare la rissa. Ma dopo il bagno nellafontana, la sua origine si era lavata nellacqua scura, diventando solo unricordo. E senza pi voglia, senza pi volont, si era lasciato portare via daidue vigili, in attesa di conoscere il suo destino. Il vecchio fin di scrivere.

    Adesso il giudice non c, disse, assumendo laria di chi sta perdichiarare la pi naturale delle verit. Il giudice non c, per questo, primache venga celebrato il processo, dovrai aspettare parecchio. Ma staitranquillo, perch il giudice ti condanner. Il giudice condanna sempre tutti.

    Nel mio registro, ed pur vero che faccio questo mestiere da tanti anni, segnato un solo caso di assoluzione. Ma limputato era un parente strettodel sindaco, e per questo il giudice non ha potuto condannarlo. Si tratt diun errore giudiziario, perch, di solito, i parenti stretti del sindaco, nonvengono nemmeno arrestati, e finalmente tacque.

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    Quattordici

    Vincenzo fu ripreso in consegna dai due vigili, e insieme uscirono dallastanza, mentre il vecchio, che si era chiuso in un laborioso silenzio, avevaricominciato a scrivere sul suo registro numeri e parole, comprensibili soloa lui.

    Quando arrivarono davanti alla cella, comparve il guardiano. Era questi unuomo di circa cinquantanni, alto duna spanna pi del normale, con deigrandi baffi scuri, attorcigliati verso lalto.I vigili gli si avvicinarono, e sottovoce gli dissero qualcosa allorecchio.Stettero un po cos, senza perdere docchio il prigioniero. Poi, come seunaltra urgente incombenza li stesse chiamando, girarono i tacchi e se neandarono per la strada dalla quale erano venuti.Di nuovo Vincenzo era rimasto solo con una persona che non aveva maivisto prima. Ma con il guardiano, non ebbe modo di sentirsi in imbarazzo,

    perch questi si dimostr uomo di poche parole. Apr la porta della cella egli fece cenno di entrare, accompagnando i gesti con poche sillabe

    biascicate malamente.

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    Quindici

    Aveva perso la concezione del tempo. Non meno di tre giorni dovevanoessere passati. Nel frattempo nessuno era andato a trovarlo, e nemmeno gliavevano dato da mangiare.In verit, da quando stava chiuso nella cella, non aveva sentito n fame, n

    sete. Quasi sempre era rimasto sul letto, senza dormire e senza pensare anulla. Di tanto in tanto scendeva dal letto, girava intorno al perimetro due otre volte, e poi si stendeva di nuovo.Dal primo giorno, aveva notato che nella stanza cera una finestra. Era unafinestra ampia, alta fin quasi al soffitto. Aveva i vetri smerigliati, ed erachiusa solo da una maniglia di metallo.Finora non laveva ancora aperta, fino a che, quella volta, senza un veromotivo, mentre girava intorno alla stanza, passandoci vicino,automaticamente, quasi fosse unabitudine, aveva premuto la maniglia

    tirando a s i battenti per aprirla, pur senza averne necessit.Contrariamente a quanto si aspettava, la finestra non era protetta nemmenoda una rete di metallo.Laria fresca risvegli Vincenzo dal torpore in cui era caduto, fuori eranotte. Cera una bella serata, con mille luci di stelle che riempivano tutto ilcielo, come puntini familiari e lontani. Invece la luna era grande, ed era

    bella, e illuminava tutta quanta la vallata.Vincenzo guard in basso. Sotto di s vide uno strapiombo, che impedivaqualsiasi possibilit di fuga. Sul fondo della valle, qualcosa brillava sotto la

    luce azzurra della luna. Certamente doveva essere un ruscello che scorrevaplacido l in fondo.Dopo tanto tempo sent di nuovo fame. Allora richiuse la finestra e andalla porta. Buss forte e chiam a gran voce, fino a quando sent ilguardiano che veniva.La chiave gir nella toppa e la porta si spalanc. Il guardiano entr. Haiaperto la finestra?! disse, senza attendere che Vincenzo potesse parlare. Il

    prigioniero ebbe solo il tempo di annuire. Lo sapevo, continu ilguardiano. Arrivati a un certo momento, lo fanno tutti. Adesso hai fame, evorresti che ti portassi qualcosa. Non cos?.

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    E vorrei anche qualcosa da bere, rispose Vincenzo. Questa volta,parlando, usava solo il suo dialetto.Hai ragione, disse il guardiano, sono pi di tre giorni che non mangi, e aogni cosa c un limite. Si avvi verso luscita, ma ci ripens e torn suisuoi passi. Lascio la porta aperta, disse, ma mi raccomando iotorner subito.Aveva sfumato la voce, pronunciando le ultime parole, e in quellainterruzione poteva anche cogliersi una leggera sfumatura dironia, cheVincenzo interpret come una sottintesa complicit. Perci, quando ilguardiano fu lontano, savvicin alla porta in punta di piedi. Era quellaloccasione buona. Con un poco di fortuna poteva raggiungere la piazza, oaddirittura, mettere piede fuori dal paese. Pens che presto avrebbe rivistola sua famiglia.

    Lottando contro i morsi della fame, aveva gi percorso met del lungocorridoio, quando a un tratto, sent un rumore familiare. Tese lorecchio. Ilrumore si fece pi distinto. Era un tintinnio consueto, di piatti e di posateche vengono smossi. Molto vicino, doveva esseri una cucina o una mensa.Vincenzo si ferm.

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    Sedici

    Quando il guardiano fu di ritorno, era passata quasi unora. TrovVincenzo nella cella, seduto ad aspettarlo sul bordo del letto.Gli porse la ciotola di metallo e un bicchiere pieno dacqua.Bevi prima lacqua, disse a Vincenzo, e Vincenzo obbed. Poi gli porse la

    ciotola e attese che il carcerato ne ingoghiasse lentamente il contenuto.Quando fin, il guardiano prese il bicchiere e la scodella e se ne and,richiudendo a chiave la porta.Vincenzo si sentiva sazio. In lui ogni pensiero di fuga era andato via, enemmeno gli venne in mente di riaprire la finestra.

    Nei giorni che seguirono, dorm profondamente, svegliandosi solo di rado,come se la brodaglia e lacqua che gli avevano dato, contenesse ilsonnifero. Al terzo giorno la porta si apr di nuovo, e nella cella entr il suocarceriere. Vincenzo, semi incosciente, non scese dal letto e si limit ad

    aprire gli occhi. Attraverso la fessura delle palpebre socchiuse, riconobbe ibottoni dorati della giacca. Quando fu sicuro che potesse comprenderlo, ilguardiano gli comunic che il giudice non era ancora tornato. Vincenzoannu, e girandosi su un fianco, subito si riaddorment.Dopo sette giorni, il guardiano entr di nuovo nella cella. Ma questa voltaaveva qualcosa di importante da annunciargli. Perci volle prima sedersi, eavvicin al letto una sedia.Vincenzo, al rumore della toppa, come se uno stimolo improvviso glieloavesse imposto, si era subito svegliato e sera messo a sedere in mezzo al

    letto.Quando vide il prigioniero ben sveglio, il guardiano incominci a parlare.Il giudice tornato ieri, disse, e questa notte stessa ti ha processato.Mi ha processato! esclam Vincenzo. Senza avermi nemmenointerrogato?Da noi non si usa. Nei nostri processi, la presenza dellimputato non necessaria, rispose il guardiano. Inoltre, sua eccellenza non ha volutodisturbarti. Era notte e tu stavi dormendo. Si ferm per accendere unasigaretta. Quando la nuvola di fumo si dissolse, ricominci a parlare.Comera prevedibile, sei stato condannato. Accade quasi sempre, ma in

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    compenso abbiamo una giustizia molto rapida. Attese le reazioni delpescivendolo, ma Vincenzo non batt ciglio. Solo una volta hanno assoltouno, aggiunse.Vincenzo conosceva la storia. E ora, chiese, dopo aver riflettuto unattimo, che cosa mi accadr?.Morirai entro domani, rispose tranquillo il guardiano, arricciandosi con ledita i grandi baffi scuri. Continu: Ma prima ci sar il processo di appello,

    per questo ora devi venire con me. Il giudice ti sta aspettando.Vincenzo si alz e, calmo, segu il maturo guardiano. Credendo dicomparire davanti a un vero tribunale, con i giudici e gli avvocati delladifesa, cerc intanto di sistemarsi come meglio poteva. Era stato moltevolte ai processi, per farsi vedere da certi suoi amici, e sapeva comeandavano quelle cose. Con le mani stir la giacca e si ravvi i capelli

    spettinati.Il guardiano lo condusse per un labirinto, molto intricato, di corridoi eampie stanze, a volte arredate con pochi mobili, ma pi spessocompletamente spoglie.Alla fine giunsero in un immenso salone giallo, e qui gli fece segno difermarsi. Ma Vincenzo si era gi fermato per conto suo e guardavameravigliato gli stucchi e gli ori che decoravano la sala, mentre col piedesaggiava la morbidezza dei tappeti colorati, che ricoprivano linterasuperficie del pavimento.

    Il guardiano era scomparso dietro una porta laterale, resa invisibile dallatappezzeria della parete. Non pass molto e ricomparve col berretto difeltro tra le mani. Il signor giudice ti sta aspettando, disse, e si scost perlasciare libera lentrata.Lentamente, il pescivendolo, discese i tredici gradini che immettevano neltribunale. La stanza era immersa nella penombra. Al principio non videnessuno. Quando i suoi occhi si abituarono alloscurit, scorse davanti a s,seduto su uno sgabello, un ometto non pi alto di un metro e mezzo.Se ne stava con le spalle appoggiate al muro e fissava il vuoto in direzione

    di Vincenzo. Aveva, messa di traverso sul petto, una fascia azzurra, chesicuramente era il simbolo della carica che occupava. La stanza, cheavrebbe dovuto essere il tribunale, non era una vera e propria stanza, masolo un piccolo locale, ricavato nello spessore del muro. Dunque, il tantotemuto tribunale di quel bizzarro paese, era solo un grande buco, scavatonella parete di un palazzo.Vincenzo non sapeva cosa fare di fronte al giudice, che sembrava assorto inimportanti pensieri. Non osava rivolgergli la parola, temendo di disturbarlo,ma non voleva nemmeno sembrare maleducato, non salutandolo nemmeno.Mentre pensava a queste cose, fu il giudice a parlare per primo.

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    Hai visto, disse, sistemandosi il collo della camicia, che magnificaanticamera abbiamo? I tappeti sono autentici persiani, e anche i lampadarisono preziosi, di puro cristallo. Per un giudice, molto importante avereuna bella anticamera. E sempre la prima impressione quella che conta.Toss. Spurg i polmoni sputando per terra, e poi riprese a parlare. Evero, disse, indicando con un gesto eloquente della mano, lambiente incui si trovavano, che qui molto piccolo, ma abbiamo dovutoaccontentarci. Per fare posto allanticamera, stato necessario sacrificarelaula del giudizio. Ma io personalmente, ho preferito cos. Meglio una

    buona anticamera che tutto il resto.Si interruppe di nuovo e rest a lungo in silenzio. Quando riprese a parlare,aveva completamente cambiato tono e argomento.Ma ora non farmi perdere altro tempo, disse, come se di sua volont,

    Vincenzo lo avesse distolto da importanti affari. Non vedi quanto ho dafare? aggiunse. E tu mi lasci parlare di altre cose, invece di chiederenotizie sul tuo processo! Noi giudici abbiamo sempre molto da fare.Detto questo, incominci a cercare qualcosa nelle tasche dei vestiti. Cerc

    prima nelle tasche della giacca. Guard anche in quelle interne. Poi cercnei pantaloni.Lo stanzino, o aula del giudizio, come luomo aveva detto che dovevaessere chiamato quel buco, a parte lo sgabello, era completamente vuoto.

    Non un fascicolo, non un solo foglio di carta, e nemmeno un tavolo, che

    potesse far pensare che in quel tribunale si celebravano dei processi.Vincenzo osservava attentamente ogni movimento del giudice, che alla finetrov quello che cercava.Dalla tasca posteriore dei pantaloni, tir fuori un fazzoletto a pallini blu.La sentenza ti stata notificata, disse, quando ebbe finito di soffiarsirumorosamente il naso, e sai che sei stato condannato. Questo il

    processo di appello, ma, ti avverto subito, ti condanner di nuovo. Iocondanno sempre tutti. Solo una volta ho dovuto assolverne uno, ma quelloera parente stretto del sindaco e non potevo proprio condannarlo, anche se

    cerano le prove dellomicidio.Era la terza volta che Vincenzo sentiva di quella storia, ma non lo disse.Intanto il giudice aveva ripreso a soffiarsi il naso. Poi lasci cadere ilfazzoletto a terra e si rivolse a Vincenzo. Hai qualcosa da dire a tuadiscolpa? chiese, e quella era la conclusione del processo dappello.Davanti a quel personaggio, strano e minuscolo, la mente gli si eranuovamente affollata di dubbi. Vincenzo avrebbe voluto fare milledomande, ma dalla bocca gliene usc una sola. Di cosa mi accusate?chiese, e non fu capace di aggiungere nientaltro.

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    Il giudice lo guard con ironia, e si capiva che altre cento volte avevaassistito a quella stessa scena. E infatti disse: Siete tutti uguali. Volete tuttisapere la stessa cosa. Ma io non ve lo dico, perch la legge, e la legge nonsi pu trasgredire. Fece unaltra pausa, si schiar a lungo la voce, toss, einfine, con un tono solenne, stupendo Vincenzo per lennesima volta,aggiunse: Limputato si alzi in piedi. In nome della legge che governa il

    popolo, per i reati rubricati e iscritti a ruolo, gi giudicati e condannati inprimo grado da questo tribunale, riconfermiamo la pena di morte, daeseguirsi mediante decapitazione.Pi che paura, Vincenzo provava meraviglia. Tutto gli sembrava moltoridicolo, invece di apparirgli drammatico. Limputato si alzi in piedi,gli venne da ridere. Ma fu questione di un attimo, perch il giudice dovevadirgli ancora qualcosa e aveva ripreso a parlare, questa volta come se

    Vincenzo fosse un suo vecchio complice.

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    Diciassette

    Il giudice aveva avuto ragione. Era difficile ritrovare la strada, in queldedalo di corridoi e stanze tutte uguali. Il pensiero della fuga, nonostantesapeva che doveva morire, non lo sfiorava nemmeno. Vincenzo capiva chesarebbe stato impossibile trovare luscita delledificio. Solo per caso, con

    un colpo di fortuna, si poteva venire a capo di quellintricata matassa. E fuper caso, o almeno cos gli parve, che incontr il guardiano.Come andata? gli chiese questi, che in quel momento gli sembr comeun benefattore.Dopo aver fatto la domanda, il guardiano non attese che Vincenzorispondesse e pass oltre.Il pescivendolo, al quale erano rimaste tra i denti le parole, gli corse dietro.Lo segu in tutti i giri che fece, fino a che, dopo ore di cammino, ilguardiano ritorn alla cella.

    La porta era rimasta aperta. Vincenzo aveva i piedi gonfi e si sentivastanchissimo. Dopotutto aveva subito un processo. Fece pi in fretta che

    pot. Raggiunse lingresso della cella, e una volta dentro, si butt sul letto.Subito si addorment.Aveva dormito meno di due ore, quando il guardiano torn a svegliarlo.Come andata? gli chiese, senza aspettare che Vincenzo fossecompletamente sveglio. Ma neanche questa volta attese la risposta. E traquattro giorni, vero? Sei stato fortunato. Comunque c ancora una

    possibilit per salvarti, gli disse.

    Vincenzo si svegli del tutto, e mettendosi a sedere con le gambe penzolonifuori dal letto, lo ascolt attentamente.Hai gi capito, riprese il guardiano, che la decisione del giudice

    definitiva, anche se ti hanno concesso ancora quattro giorni. Per, qui danoi, i condannati possono presentare domanda per la grazia. Fece un

    profondo respiro. Ma il sindaco, disse poi, la concede solo a chidimostra di essergli fedele.Che cosa debbo fare? chiese allora Vincenzo, che intravedendoquellestrema possibilit di salvezza, aveva ricominciato a sperare. Orami

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    si era rassegnato a non rivedere pi la sua famiglia, e il suo paese, ma purdi salvarsi la vita, era disposto a fare qualsiasi cosa.Per il momento non devi fare niente, rispose il guardiano. Devi solodirmi se vuoi fare la domanda.Certo che lo voglio, disse Vincenzo, senza indugio. Ora la voce glitremava di meno.Hai deciso bene, comment il guardiano. Vado a prendere il modulo.Ritorn subito. In mano aveva un foglio verde. Ecco il modulo, scrividove sei nato e il tuo peso e poi firma qui sotto.

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    Diciotto

    Passarono delle ore. Il guardiano, compilato il modulo, aveva chiuso achiave la cella e se nera andato. Vincenzo, da dietro la porta, aveva sentitoche parlava con qualcuno, mentre si allontanavano nel corridoio. Nellacella era ritornato il silenzio.

    Probabilmente era gi notte quando ritorn. Per tutto quel tempo, ilpescivendolo era rimasto vicino alla porta ad aspettare. E quando ilguardiano entr nella cella, lo assal con le domande. Cosa ha deciso ilsindaco? chiese fremente. Mi ha concesso la grazia?Stai calmo, disse luomo, stai calmo, perch andato tutto bene, ma non

    precipitare le cose. Da noi, tutto deve fare il suo corso, mettitelo bene intesta. Ora lavati e sistemati i capelli. Poi vieni con me.Vincenzo si rallegr sentendo quelle parole, e con scrupolo fece tuttoquello che il guardiano gli aveva ordinato. Quando fu pronto, si present

    davanti a lui in modo che potesse controllarlo.Il guardiano lo esamin attentamente. Gli tolse qualcosa dal collo dellacamicia e gli disse di seguirlo.Lo scort fino a un largo corridoio. L si ferm e gli comunic che avrebbedovuto proseguire da solo. In fondo troverai una porta dipinta di rosso.Bussa e attendi finch non ti verr aperto.Vincenzo impieg alcuni minuti per percorrere tutto il corridoio. Trov la

    porta rossa. Indugi col pugno chiuso sospeso a mezzaria. Girandosi, videche il guardiano, ancora fermo dallaltro capo, gli faceva segno di sbrigarsi.

    Allora si decise. Buss piano, poi un po pi forte. Finalmente la porta siapr.Fece un passo avanti e si trov immerso nella luce abbagliante, che venivada certi grandi lampadari, che pendevano imponenti dal soffitto. Gli civolle fatica, per abituarci gli occhi.Il sindaco se ne stava disteso su un basso letto, circondato da belle donne.Indossava una vestaglia scarlatta. Le ragazze lo vezzeggiavano e loimboccavano con le mani, di cibi di ogni genere. Tutte quelle femmine, ai

    piedi del sindaco, erano vestite solo di veli colorati e trasparenti.

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    Nella sala ridevano tutti. Era anzi un continuo susseguirsi di risate, come seogni cosa che accadeva, fosse divertente. Solo i servi, che erano numerosi eindossavano un indumento bianco, simile a una tunica, andavano di qua edi l con i vassoi in mano, senza ridere mai. Il loro aspetto era anonimo e sirivolgevano al sindaco, solo tramite le ragazze. Questo Vincenzo lo notsubito. Non osavano nemmeno guardare direttamente, in direzione del loro

    padrone.Quando il sindaco si accorse di Vincenzo, si volt verso una delle ragazze edisse ad alta voce: E adesso che cosa vuole costui?.Tutti i presenti risero, a eccezione di Vincenzo e dei servi. E il

    pescivendolo che hai fatto venire per la grazia, disse la ragazza alla qualeil sindaco si era rivolto.Ahi, me ne ero gi dimenticato, disse il sindaco. E la sala si riemp di

    nuovo di una fragorosa risata.Vincenzo, fermo sotto uno dei lampadari, sentiva caldo. Era in imbarazzodi fronte al sindaco, e la vergogna lo faceva arrossire, vedendo tutte quelleragazze nude. Una si alz da terra, e andandogli a fianco, lo fece avvicinareal gruppo, prendendolo delicatamente per un braccio.Il sindaco guard attentamente lintruso. Una ragazza bionda, gli avevaintanto versato del vino rosso in una coppa e glielo faceva bere a piccolisorsi. Anche Vincenzo avrebbe voluto bere un po di vino, almeno un

    bicchiere della misura piccola, come quelli che davano alla cantina, ma gli

    mancava il coraggio per chiederlo.Pi volte parve che il sindaco fosse sul punto di dire qualcosa, ma fecetrascorrere i minuti, mentre tutti gli altri continuavano indifferenti nellaloro occupazione. Poi, improvvisamente, grid: Chi mi ha eletto?. E aquesto punto si lev un coro di voci, a cui parteciparono anche i servi.Appena il coro si azzitt, di nuovo il sindaco chiese ad alta voce: Chi miha eletto?. E di nuovo si lev il coro che diceva: Il popolo, il popolo ti haeletto. E tu sei il nostro unico sindaco. E quando nella sala ritorn ilsilenzio, di nuovo, il sindaco, rifece la stessa domanda, e ancora una volta,

    gli fece eco il coro dei presenti che ripeteva la stessa frase. E fu cos persette volte consecutive.Quando tutta la cerimonia ebbe fine, il sindaco ritorn a fissare Vincenzo.Questa volta con pi insistenza. La mente del pescivendolo era confusa. Sisentiva completamente svuotato e privo di pensieri, come se il cervello glifosse stato rubato. Ma era gi da molto tempo, che Vincenzo non aveva pi

    pensieri suoi.Il sindaco chiam a s una delle ragazze e le disse qualcosa nellorecchio.

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    La ragazza, che era accorsa in fretta al segnale del padrone e serainginocchiata davanti a lui, come se volesse amarlo, si rialz e and dal

    pescivendolo.Devi seguirmi. E un ordine del sindaco, disse, e si incammin, andandodalla parte opposta a quella da cui Vincenzo era entrato. La ragazza eraalta. Gli occhi azzurri le davano unaria ingenua, ma il velo che laricopriva, non nascondeva nulla della sua bellezza.Vincenzo la segu senza fiatare, come oramai da tempo sera abituato afare. La sala sembrava infinita. A confronto, lanticamera del giudice era

    ben poca cosa. Grande come una cattedrale, mostrava a ogni passo dellacoppia, i tesori che conteneva. Le pareti erano coperte di quadri, le tavoleimbandite con piatti dargento e bicchieri di cristallo, e agli angolitroneggiavano delle grandi statue di marmo bianco. Mucchietti di oro e

    pietre preziose, stavano buttati ai piedi delle pareti, alcuni alti anche mezzometro.Tutti quei tesori sembravano buttati l con noncuranza, come se nonavessero valore, o come se il loro padrone ne avesse tanti altri, e ancora pi

    preziosi, che non poteva curarsi anche di quelli.Ci volle del tempo per attraversare tutta la sala. La ragazza che lo guidava,sembrava non avere fretta, e Vincenzo pot ammirare con calma tuttaquella ricchezza.Arrivarono in fondo e, attraverso una porta girevole fatta di cristallo,

    entrarono in una sala piccola. Un divano di velluto, la riempiva quasi perintero. La ragazza lo indic a Vincenzo e lo invit a sedersi accanto a lei.Intimorito, il pescivendolo, che era solo un povero e rozzo contadino, checol commercio del pesce, aveva voluto tentare la fortuna si muovevagoffamente, e camminando usava prudenza, come se avesse paura dirompere qualcosa. Con corti passettini, si avvicin al divano, e dopo avereindugiato ancora una volta, accarezz la morbida superficie, come pervedere se era troppo delicata, e finalmente si sedette.Si era seduto sul bordo, senza appoggiarsi allo schienale, e sembrava che

    da un momento allaltro, dovesse scivolare per terra.La ragazza aspettava. Quando Vincenzo fu pi rilassato, gli and pi vicinoe incominci ad accarezzarlo sul ginocchio. Contemporaneamente premevala sua coscia contro la coscia tozza e muscolosa delluomo. Vincenzo sisent avvampare. La ragazza insisteva con le carezze, e con intenzione loguardava dritto negli occhi e continuava a sorridergli.Il gioco dur alcuni minuti. Lo so che non dobbiamo dare confidenza aicondannati, il sindaco non vuole, ma qui non pu vederci, disse a untratto. Parlava a bassa voce, ma se dietro il divano ci fosse stato nascostoqualcuno, avrebbe sentito tutto. A tratti, dalla sala grande, arrivavano fino a

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    loro delle fragorose risate. Il sindaco, continu la ragazza, che sera fattaancora pi vicina a Vincenzo, ti ha concesso la grazia, ma tu in cambiodevi fargli un favore. Se accetti, avrai salva la vita e potrai godere persempre delle sue ricchezze. In caso contrario.

    Nonostante limbarazzo, Vincenzo aveva ascoltato ogni parola dellaragazza attentamente. Quella frase lasciata in sospeso, aveva reso inutile lagioia che aveva provato, sentendo che il sindaco gli concedeva la grazia.Dovette farsi forza per parlare. Se accetto, che cosa dovrei fare? chiese.Avrebbe preferito che al posto della donna ci fosse un maschio. Con gliuomini era abituato a trattare, mentre con le donne trattava solo certi affari.Abbondavano le prostitute, su tutte le vie che percorreva ogni giorno, pervendere il pesce. Ma in quel momento si decideva della sua vita e doveva aogni costo vincere la vergogna.

    Lo saprai a suo tempo, rispose la ragazza, qui da noi, ogni cosa ha il suotempo. Non diamo mai fretta a nessuno. Puoi decidere con calma e quandosarai pronto, ci darai la risposta.Senza aggiungere altro, attir a s Vincenzo e lo baci sulla bocca. Il rozzo

    pescivendolo, inebriato dal profumo della sconosciuta, si sent mancare. Labocca della ragazza, era il contrario di quella di sua moglie, odorosa solo dicarie e alito cattivo. Si eccit, e ben presto la ragazza ne ebbe tra le mani la

    prova pi evidente. Vincenzo sperava che la donna si concedesse tutta. Sifosse trovato in unaltra situazione, avrebbe anche lui preso liniziativa, ma

    in quel momento, solo un gemito strozzato gli usc dalla gola.La ragazza si alz per andare vicino alla porta girevole. Dalla salacontinuava a giungere il suono delle risate, che diventavano sempre pirumorose. Quando fu certa che non veniva nessuno, ritorn di corsa aldivano e si distese sul morbido velluto.

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    Diciannove

    Laria dellalba che stava sorgendo, rinvigor Vincenzo. La ragazza lavevaaccompagnato fuori dalla residenza del sindaco, attraverso un cunicolo chedava sulla strada. L lo conged, dopo avergli dato le ultime istruzioni.Quando ritrov la piazza, subito si accorse che la fontana era scomparsa,

    ma il suo camion era nello stesso posto dove lo aveva lasciato lultimavolta. Si affrett per raggiungerlo. Quando fu vicino, appoggi le mani sulcofano. Il contatto con la fredda lamiera gli era familiare. La nostalgia sirisvegli nel suo cuore, e senza attendere oltre, entr nella cabina.Il motore si avvi al primo giro di chiave. Era il rumore solito, che peranni, laveva accompagnato nei lunghi viaggi, alla guida di quellamacchina che era diventata la sua seconda casa.In un solo momento, Vincenzo, lasciato solo nella strada, senza guardiani esenza mura che lo imprigionavano, e senza donne nude che lo

    ammaliavano, e senza tesori da poter guardare, in un solo momento, alcontatto col mondo, aveva riassaporato il gusto della libert. Poi, la vistadel camion, aveva fatto il resto. Adesso la nostalgia gli struggeva lanimo.Se avesse potuto fare ancora in tempo, sarebbe andato a riprendere ilGuercio e Tobia e poi sarebbe ritornato a casa, come se nulla fosseaccaduto. Per salvarsi la vita, era stato disposto a fare qualsiasi cosa. Ma lalibert era una ricchezza pi grande di tutte le ricchezze.Inser la marcia e pigi sullacceleratore. Le ruote incominciarono a giraredolcemente. Ma aveva percorso solo met della piazza, quando fren di

    colpo.Indeciso si scrut nello specchietto retrovisore. Si era fermato, perch nonera pi tanto sicuro di volersene andare. Stava per riacquistare la libert, e

    presto avrebbe potuto rivedere il suo paese e la sua famiglia. Ma anchequesto aveva un prezzo. Doveva rinunciare a qualcosa, che mai pi potevasperare di riavere. Il ricordo delloro, il ricordo della ragazza, gliritornarono prepotentemente alla mente.Tutto a un tratto salt gi dal camion e se ne allontan, lasciando aperta la

    portiera. Di corsa and a rifugiarsi nella chiesa.

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    Il prete usc dal confessionale e gli and incontro sorridendo. Ti stavoaspettando, disse quando furono distanti solo un metro, ma andiamo nellasagrestia, dove potremo parlare con pi calma.La porta della sagrestia era a lato dellaltare. Quando furono dentro, il pretegli porse una sedia e gli disse di sedersi davanti al tavolo. La sagrestiasembrava pi grande della chiesa ed era meglio illuminata. In un angolocera il caminetto, e oltre a quella in cui si trovavano, dovevano essercidelle altre stanze, perch su una grande parete verde, cerano due portechiuse, rid ipinte di fresco.Il prete si tolse i paramenti e il colletto bianco, sbotton le maniche dellaveste, arrotolandole fin sopra ai gomiti, e poi and a una credenza. Preseuna bottiglia di vino e due bicchieri. Con cura stapp la bottiglia,liberandola dal sughero, e ritorn da Vincenzo. Finalmente si sedette

    accanto a lui e vers il vino nei bicchieri.Parl di molte cose, incominciando dal tempo inclemente, che nel passatoinverno, aveva rovinato tutti i raccolti. Parl del Papa, di Roma, della fede,dei giovani e del commercio del pesce. Dellultimo argomento, Vincenzocap abbastanza, per il resto si limitava ad annuire con la testa e a direqualche s. Intanto il livello del vino nella bottiglia scendeva.Era vino buono, forse di quello usato per la messa.Quando ne rimase solo un dito, il prete port la conversazionesullargomento che gli premeva. Il sindaco, disse, un bravuomo, e se

    qualcuno gli chiede un favore, non dice mai di no. Se poi gli chiedono unagrazia, diventa un vero santo. Parlava lentamente, facendo delle piccole

    pause tra una parola e laltra. Ma sai come vanno certi affari, il sindacoqui rappresenta lautorit, per un uomo come tutti gli altri, questa lademocrazia, e di tanto in tanto ha le sue debolezze. Allora bisognaaccontentarlo, perch e lui che ci tiene uniti, assumendosi il compito dirappresentare la legge, e ti assicuro che non un compito facile. Dio incerte faccende non pu entrare, per questo abbiamo bisogno del sindaco. Ilsindaco fa i favori e concede le grazie, ma umano che qualche volta,

    anche lui chieda qualche piccolo favore in cambio. Si ferm per osservarele reazioni del pescivendolo. Concluse. Se sei daccordo, ti dir che cosadevi fare.

    Sono venuto in chiesa per questo, disse Vincenzo, proprio come miaveva detto la ragazza.Quello che hai goduto stanotte, disse il prete, solo un piccolo segnodellospitalit del sindaco. Ma avrai molto di pi. Puoi esserne sicuro.Ancora non so cosa dovr fare, disse Vincenzo.

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    Non preoccuparti, rispose il prete. E molto semplice. Si tratta diquesto Vers il poco vino che era rimasto, dividendolo nei due bicchierie incominci a sorseggiarlo.Il pescivendolo non sapeva cosa fossero le profezie, ma il discorso del preteera convincente, e inoltre sembrava che tutto fosse molto facile e, a parte ilfatto di entrare di nascosto in un luogo sacro, non cera niente di disonesto.Le pietre della croce, che pendeva appesa a una catena doro, dal collo del

    prete, brillavano a ogni suo movimento.Daccordo, disse Vincenzo con una punta dorgoglio, quando ilmonsignore ebbe finito di parlare. Dimmi come far ad arrivare allacapitale, e io ci andr.Riceverai tutte le istruzioni, disse il prete. Ogni cosa va fatta a suotempo. Ora ritorna alla casa del sindaco e aspetta.

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    Alfredo Bruni Vincenzo il Pescivendolo

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    Venti

    Inebriato dalla notte passata nella saletta del divano, Vincenzo non avevabadato alla via che percorreva.Perci non se ne ricordava pi e non gli fu facile ritornare alla dimora delsindaco.

    Si affann per ritrovare la strada giusta. Ne percorse molte, tutte quantedeserte, e come il primo giorno i manifesti riempivano tutti i muri dellecase.Dopo aver vagato a lungo, ricord che uscendo dalla chiesa, aveva notatoche il bar era aperto. Ritorn indietro, e poco dopo era di nuovo nella

    piazza.Quando entr, nel locale cal il silenzio. A un tavolo rotondo, quattrocontadini disoccupati, giocavano a carte. Uno di loro disse qualcosaallorecchio di un altro, e questultimo fece un cenno con la testa al barista.

    Il pescivendolo si era avvicinato al banco, dove tre uomini, che gi stavanoconsumando birra, si fecero da parte, lasciandogli pi spazio di quantogliene fosse necessario.Anche se nessuno ancora g