Web viewGesù stesso aveva fatto così ed essi non fanno altro che renderlo presente...

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Mc 6, 30-34 Il cuore del pastore Il messaggio nel contesto IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l'accompagnatore, prima dell'incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da "ripetere" ai partecipanti, ma da tenere presente durante l'incontro. Il testo ritagliato dalla liturgia per questa domenica presenta l’esordio del miracolo della moltiplicazione dei pani (vv. 30-44). I discepoli ritornano dalla missione a cui li aveva inviati Gesù e raccontano, Gesù li invita a ritirarsi per un po’ di riposo, ma la folla li segue fin nel luogo deserto dove si erano recati e Gesù, vedendo queste persone, si commuove e inizia ad insegnare (vv. 30- 34). Al termine di questo insegnamento egli compirà il segno della moltiplicazione dei pani (vv. 35-44). Dopo essere stati inviati e aver compiuto tutto ciò di cui erano stati incaricati, i discepoli, per la prima volta chiamati apostoli (=inviati) ritornano da Gesù e raccontano tutto quello che hanno fatto e insegnato. Questi due verbi, fare e insegnare, racchiudono l’intera missione dell’apostolo, che ha il compito di annunciare il Vangelo (insegnare) e di guarire i malati e scacciare i demoni (cf. 3, 13-15; 6, 12-13). Gesù stesso aveva fatto così ed essi non fanno altro che renderlo presente lì dove egli li invia (cf. 1, 39). Annuncio e azioni di misericordia, che manifestano la potenza del Vangelo e la sua vittoria contro il male, costituiscono la globalità della testimonianza cristiana e rimandano alla persona stessa di Gesù. Certamente anche il discepolo è un uomo e vive momenti di stanchezza e fatica. Per questo motivo Gesù li invita a riposarsi un poco, in un luogo deserto, in disparte. L’espressione “in disparte” è molto importante, perché aggiunge un elemento al carattere solitario del luogo: l’intimità con Gesù. Essi quando sono stanchi, sono invitati a “stare con lui” (cf. 3, 14), aspetto che caratterizza l’identità stessa del discepolo inviato. Stare con Gesù significa affidarsi a lui, vivere una profonda familiarità e quotidianità con lui, assumendo le sue disposizioni

Transcript of Web viewGesù stesso aveva fatto così ed essi non fanno altro che renderlo presente...

Mc 6, 30-34Il cuore del pastore

Il messaggio nel contesto

IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l'accompagnatore, prima dell'incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da "ripetere" ai partecipanti, ma da tenere presente durante l'incontro.

Il testo ritagliato dalla liturgia per questa domenica presenta l’esordio del miracolo della moltiplicazione dei pani (vv. 30-44). I discepoli ritornano dalla missione a cui li aveva inviati Gesù e raccontano, Gesù li invita a ritirarsi per un po’ di riposo, ma la folla li segue fin nel luogo deserto dove si erano recati e Gesù, vedendo queste persone, si commuove e inizia ad insegnare (vv. 30-34). Al termine di questo insegnamento egli compirà il segno della moltiplicazione dei pani (vv. 35-44).Dopo essere stati inviati e aver compiuto tutto ciò di cui erano stati incaricati, i discepoli, per la prima volta chiamati apostoli (=inviati) ritornano da Gesù e raccontano tutto quello che hanno fatto e insegnato. Questi due verbi, fare e insegnare, racchiudono l’intera missione dell’apostolo, che ha il compito di annunciare il Vangelo (insegnare) e di guarire i malati e scacciare i demoni (cf. 3, 13-15; 6, 12-13). Gesù stesso aveva fatto così ed essi non fanno altro che renderlo presente lì dove egli li invia (cf. 1, 39). Annuncio e azioni di misericordia, che manifestano la potenza del Vangelo e la sua vittoria contro il male, costituiscono la globalità della testimonianza cristiana e rimandano alla persona stessa di Gesù. Certamente anche il discepolo è un uomo e vive momenti di stanchezza e fatica. Per questo motivo Gesù li invita a riposarsi un poco, in un luogo deserto, in disparte. L’espressione “in disparte” è molto importante, perché aggiunge un elemento al carattere solitario del luogo: l’intimità con Gesù. Essi quando sono stanchi, sono invitati a “stare con lui” (cf. 3, 14), aspetto che caratterizza l’identità stessa del discepolo inviato. Stare con Gesù significa affidarsi a lui, vivere una profonda familiarità e quotidianità con lui, assumendo le sue disposizioni interiori ad obbedire al progetto del Padre (1, 37-38) e i suoi stessi sentimenti verso le persone. I discepoli impareranno così la sua compassione verso il popolo che lo cerca (v. 34).Sembra che il tentativo di Gesù che i discepoli stessero in disparte con lui sia fallito a causa della folla che lo ha preceduto lì dove aveva in mente di andare. Forse era un luogo di abituale riposo per Gesù e i suoi discepoli e la folla ormai lo aveva imparato. In ogni caso ora l’iniziativa è di Gesù e non più dei discepoli, egli vede, ha compassione e comincia ad insegnare loro. I discepoli rimangono “in disparte” con Gesù, riposandosi e vedendolo amare ed agire. Quello che le loro forze non possono realizzare, lo compie lui.I verbi che hanno Gesù per soggetto sono da sottolineare: vedere, che indica lo sguardo vigile di Gesù e la sua attenzione rivolta alle persone; insegnare, che indica la sua propensione a indicare la strada come buon pastore. Al centro si trova il verbo più importante: avere compassione. Esso si richiama alla compassione di Dio per il suo popolo nell’AT (cf. Es 34, 6-7), un popolo che non ha guide e perciò si trova sbandato, come pecore senza pastore (cf. Ez 34, 5; Zc 13, 7). L’insegnamento di Gesù non ci viene riportato dall’evangelista Marco, quasi a sottolineare che Dio parla e guida il suo popolo attraverso la persona stessa di Gesù. Prima ancora delle sue parole è la sua persona che conta.

Come realizzare concretamente l'incontro?

Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all'incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo "da relatore" con le file di sedie davanti)

durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell'incontro, ma non sono da prendere alla lettera)

1. Ricordiamo la vita. (15 minuti). Avere compassione, amare con misericordia. È un sentimento che provo?

Questa domanda ha l'obiettivo di coinvolgere i partecipanti al gruppo di preghiera a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l'incontro non fosse ancora iniziato realmente. L'accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico.

2. Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Mc 6, 30-34 (10 minuti)

La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l'attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l'altro.

3. Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il "perchè" ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.Alcune domande possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, personaggi, verbi. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, identificandosi nei personaggi. Ecco uno schema possibile di domande:

Qual è il tempo in cui avviene l’azione? I discepoli sono tornati dalla loro missione. Mentre erano in missione Giovanni il Battista ha subito il martirio (6, 17-29). La missione sembra accompagnata dall’esempio del Battista, disponibile a dare la vita. I discepoli raccontano a Gesù quello che hanno fatto e insegnato. So vivere il mio impegno quotidiano con Gesù, mettendolo nelle sue mani?

Quale luogo? Gesù intende ritirarsi con i suoi in un luogo deserto, in disparte. Quando sono stanco, fisicamente o psicologicamente, rispondo a questo invito di Gesù?

Cosa accade? La folla li precede e il progetto del riposo sembra essere rimandato. Tuttavia è Gesù a prendere in mano la situazione. Quando non ho più molte risorse di fronte all’infinito moltiplicarsi dei bisogni nella missione a cui il Signore mi chiama, so affidarmi a lui?

Cosa fa Gesù?Egli vede, ha compassione e insegna. Entro nella compassione, nell’amore di Gesù per ogni persona, specialmente per quella più sofferente e affaticata.

Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L'ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall'accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.