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Gv 1, 6-8.19-28 Giovanni il Battista, testimone della luce Il messaggio nel contesto IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l'accompagnatore, prima dell'incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da "ripetere" ai partecipanti, ma da tenere presente durante l'incontro. Giovanni sopraggiunge in modo inatteso nel contesto del prologo poetico del Vangelo di Giovanni. Giovanni è testimone mandato da Dio perché venga riconosciuta l’attività illuminatrice del logos sulla terra e tutti possano credere per mezzo di tale testimonianza (6-8). Egli ricapitola tutta la profezia che orienta alla venuta del salvatore, attualizzando per ogni tempo e per ogni luogo l’attesa di salvezza di Israele e dell’umanità intera. In questo senso Giovanni assume il ruolo universale, lungo tutta la storia, dei testimoni che Dio manda per orientare gli uomini verso la luce della sua rivelazione. A questo punto la liturgia taglia il resto del prologo e salta alla presentazione narrativa di Giovanni il Battista, con la sua testimonianza che inaugura il processo che opporrà Gesù ai suoi contemporanei durante tutto il suo ministero. L’interrogatorio inizia con la domanda dei sacerdoti e leviti, provenienti da Gerusalemme: “Chi sei tu?” (v. 19). Si tratta delle autorità religiose, rispetto alle quali Giovanni il Battista sembra essersi collocato in una posizione originale, se non di aperta polemica (cfr Lc 7, 29-30). Egli risponde in modo apparentemente fuori luogo, affermando di non essere lui il Cristo (Messia, unto dallo Spirito) (v. 20). In realtà la domanda della autorità puntava proprio a questo, ossia a capire se egli si attribuiva delle caratteristiche messianiche, come confermano le successive domande (v. 21). Il profeta, con l’articolo determinativo, indica colui che compie la promessa di Dt 18, 15 che prevede una figura profetica del calibro di Mosè, affine, per importanza e ruolo, al messia della tribù di Davide. Anche Elia, grande profeta di Israele, nella credenza di Israele deve tornare alla fine dei tempi, per preparare il tempo del messia davidico (Sir 48, 4. 10;

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Gv 1, 6-8.19-28Giovanni il Battista, testimone della luce

Il messaggio nel contesto

IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l'accompagnatore, prima dell'incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da "ripetere" ai partecipanti, ma da tenere presente durante l'incontro.

Giovanni sopraggiunge in modo inatteso nel contesto del prologo poetico del Vangelo di Giovanni. Giovanni è testimone mandato da Dio perché venga riconosciuta l’attività illuminatrice del logos sulla terra e tutti possano credere per mezzo di tale testimonianza (6-8). Egli ricapitola tutta la profezia che orienta alla venuta del salvatore, attualizzando per ogni tempo e per ogni luogo l’attesa di salvezza di Israele e dell’umanità intera. In questo senso Giovanni assume il ruolo universale, lungo tutta la storia, dei testimoni che Dio manda per orientare gli uomini verso la luce della sua rivelazione.A questo punto la liturgia taglia il resto del prologo e salta alla presentazione narrativa di Giovanni il Battista, con la sua testimonianza che inaugura il processo che opporrà Gesù ai suoi contemporanei durante tutto il suo ministero. L’interrogatorio inizia con la domanda dei sacerdoti e leviti, provenienti da Gerusalemme: “Chi sei tu?” (v. 19). Si tratta delle autorità religiose, rispetto alle quali Giovanni il Battista sembra essersi collocato in una posizione originale, se non di aperta polemica (cfr Lc 7, 29-30). Egli risponde in modo apparentemente fuori luogo, affermando di non essere lui il Cristo (Messia, unto dallo Spirito) (v. 20). In realtà la domanda della autorità puntava proprio a questo, ossia a capire se egli si attribuiva delle caratteristiche messianiche, come confermano le successive domande (v. 21). Il profeta, con l’articolo determinativo, indica colui che compie la promessa di Dt 18, 15 che prevede una figura profetica del calibro di Mosè, affine, per importanza e ruolo, al messia della tribù di Davide. Anche Elia, grande profeta di Israele, nella credenza di Israele deve tornare alla fine dei tempi, per preparare il tempo del messia davidico (Sir 48, 4. 10; Ml 3, 1. 23 o ad esempio si ritrova negli scritti di Qumran). Ma Giovanni nega di essere il profeta o Elia. A questo punto la domanda dei capi chiede una risposta estesa e Giovanni, costretto a definire la sua identità, ricorre alla parola della Scritture, (Is 40, 3). Egli è la voce della Parola, che testimonia la vicinanza della salvezza di Dio e indica il cammino, la strada che conduce al messia. All’ultima domanda, che riguarda la sua attività battesimale egli risponde affermando di battezzare solo con acqua e dichiarando che in mezzo al popolo c’è uno che essi non possono riconoscere e che viene dietro a lui. Questa definizione: “viene dietro di me”, indica chiaramente il messia, colui che non può essere “scalzato” da Giovanni, perché è lo sposo che ha il diritto di sposare la vedova per dare ad essa una discendenza (cfr Dt 25, 5-10), ossia tutta l’umanità. Giovanni allora non è lo sposo, ma “l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta ed esulta di gioia alla voce dello sposo” (Gv 3, 29). Egli come testimone propizia l’unione tra il Verbo e l’umanità e prepara la strada alla luce, perché illumini le tenebre dell’umanità.,

Come realizzare concretamente l'incontro?

Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all'incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo "da relatore" con le file di sedie davanti)

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durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell'incontro, ma non sono da prendere alla lettera)

1. Ricordiamo la vita. Come la luce sta illuminando le mie tenebre…. Quali persone o occasioni mi hanno testimoniato un po’ di luce? (15 minuti)

Questa domanda ha l'obiettivo di coinvolgere i partecipanti al gruppo di preghiera a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l'incontro non fosse ancora iniziato realmente. L'accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico.

2. Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Gv 1, 6-8.19-28 (10 minuti)

La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l'attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l'altro.

3. Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il "perchè" ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.Alcune domande possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, personaggi, verbi. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, identificandosi nei personaggi. Ecco uno schema possibile di domande:

Qual è il tempo in cui avviene la predicazione del Battista? Non è precisato il tempo né il luogo, se non al v. 29 (Betania, al di là del Giordano), al di fuori del testo indicato dalla liturgia. Nei vv. 6-8 la testimonianza di Giovanni, sembra assoluta, sciolta da qualsiasi condizionamento temporale. Egli rende testimonianza alla luce, perché gli uomini arrivino alla fede. Si parla di tutti gli uomini e non di qualche uomo. Tutti infatti sono orientati alla luce. Sono convinto che nel cuore di ogni uomo c’è l’orientamento alla luce e che io posso rendervi testimonianza? Quali tenebre nella mia vita e come lascio che vi entri la luce?

Quale luogo?La disputa sembra avvenire nei pressi di Gerusalemme, dal momento che i sacerdoti e i leviti sono mandati da li. Il contesto del giudizio e dell’accusa è evidente. Siamo già in un tribunale, in cui le forze delle tenebre si stanno muovendo contro la luce e chi testimonia per essa. Ma il processo sarà l’occasione per Giovanni di dare testimonianza e di preparare la strada. Penso alla storia dell’umanità e mia personale come ad un banco di prova del bene? Quali occasioni possono provenire anche dalle prove? Che significato potrebbe avere la “crisi”, intesa nei suoi molteplici aspetti? Chi è Giovanni e qual è la sua missione? Il Battista non è il Cristo, il messia, non è il profeta pari a Mosè previsto dal Deuteronomio, e non è nemmeno Elia ritornato per preparare la strada. Egli è solamente uno che battezza con

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acqua e parla con una voce che riassume e concentra il messaggio di tutte le Scritture. Egli chiede al popolo di convertire le sue vie per entrare nel compimento delle promesse profetiche, e incontrare il messia. Cosa sono per me le Scritture di Israele, l’Antico Testamento? Mi parla di Gesù e mi conduce a Lui?

Quale rivelazione è contenuta qui? Giovanni non è lo sposo che si unisce all’umanità sposa ma colui che favorisce tale unione, con la parola e il battesimo con l’acqua. Il Messia-sposo è già in mezzo a noi, spetta a noi riconoscerlo ascoltando la testimonianza di Giovanni. Dove passa per me Gesù messia? A quale voce dare ascolto per cogliere il suo passaggio? Ad esempio la voce di qualche persona, o del Vangelo domenicale?

Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L'ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall'accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.