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Assemblea delle Regioni Europee Viticole Fascicolo stampa XXIII a sessione plenaria dell’AREV In Champagne I 16, 17 e 18 aprile 2015 1. Un nuovo Presidente per l'AREV : Sergio Chiamparino succede Jean-Paul Bachy 2. Difendere l'Europa di vini e dei territori: tre risoluzioni adottate durante il Congresso 3. L’Assemblea delle Regioni Europee Viticole 4. Il Discorso integrale del Presidente Chiamparino (in 6 lingue) AREV | Contatto stampa : Valérie Bridard +33 (0) 6 84 80 11 48, Dominique Janin + 49 1729 50 06 47. 1

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Assemblea delle Regioni Europee Viticole

Fascicolo stampa

XXIIIa sessione plenaria dell’AREVIn Champagne

I 16, 17 e 18 aprile 2015

1. Un nuovo Presidente per l'AREV : Sergio Chiamparino succede Jean-Paul Bachy

2. Difendere l'Europa di vini e dei territori: tre risoluzioni adottate durante il Congresso

3. L’Assemblea delle Regioni Europee Viticole

4. Il Discorso integrale del Presidente Chiamparino (in 6 lingue)

5. Il rapporto morale del Presidente Bachy (in 6 Lingue)

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Un nuovo Presidente per l’AREV

Il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, è stato eletto presidente dell'AREV, un'Assemblea che rappresenta 65 regioni vinicole dell'Unione europea e dei paesi dell'Europa centrale e orientale, sia sul piano politico che come prospettiva interprofessionale. Un Comitato economico e sociale, con forti competenze tecniche ed una rappresentanza istituzionale concreta, che da 28 anni sostiene i principi fondamentali di una politica viticola in grado di coniugare gli interessi generali di tutta la filiera (dal produttore al consumatore ) con le peculiarità e le tradizioni di ogni Regione.Sette anni dopo la sua elezione a Presidente dell'AREV, sempre nel cuore della Champagne, Jean-Paul Bachy, Presidente del Consiglio Regionale di Champagne-Ardenne, grande sostenitore della candidatura di Chiamparino ha completato il suo mandato.

Ecco di seguito la dichiarazione del Presidente Sergio Chiamparino:

"Ringrazio il Presidente Bachy e tutti i membri dell’AREV per la fiducia che mi hanno dimostrato. Ritengo la mia elezione in primo luogo come un riconoscimento per il Piemonte: la nostra Regione ha circa 48.000 ettari di superficie viticola, 88% della produzione è DOP, abbiamo circa 20.000 produttori di vino, senza contare tutti le professioni indotte.Il Piemonte è la seconda Regione italiana per le esportazioni a valore aggiunto, nel nostro teritorio sono nati i movimenti «Slow Food» e «Terra Madre», iniziative che si sono concentrate sul rapporto tra produzione agricola, cultura, territorio e ambiente. In sostanza, il nostro territorio vitivinicolo è stato riconosciuto, sei mesi fa, come patrimonio dell'umanità. In qualità di Presidente dell'AREV, lavorerò per mantenere il riconoscimento europeo e transnazionale dei prodotti tipici della vite e del vino sia come specificità territoriali da difendere e sviluppare, come un motore economico da proteggere e come essenza stessa del concetto di comunità che deve essere la leva di ripresa economica in Europa. "

Da sinistra a destra sulla foto: Dominique Janin (Segretario Generale Aggiunto), Jean-Paul Bachy (Presidente dal 2008 al 2015), Floriano Luciano (Segretario Generale), Sergio Chiamparino (Presidente), Aly Leonardy (Presidente del Collegio professionale, 1° Vicepresidente), Justin Vogel (2° Vicepresidente).

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Jean-Paul Bachy è stato proclamato Presidente onorario dell’AREV:

"Nel corso degli ultimi anni, ci siamo dovuti mobilitare per difendere l'equilibrio su cui si basano i nostri sistemi di denominazione. Lo stretto legame tra la qualità dei vini europei e il loro territorio è indissolubile. Questo risulta nel controllo dei diritti di produzione. L’AREV non vuole una viticoltura industriale, dove la sovrapproduzione ed il declino della qualità vengano usati come variabile di aggiustamento per sbilanciare i prezzi. Crediamo nella forza delle Regioni come scaglione pertinente dell’applicazione delle politiche pubbliche, per la viticoltura cosi come per il resto. Sì ; noi crediamo nell’Europa quando Questa può evitare le insidie della tecnocrazia ed i dogmi del liberalismo. Il mercato del vino non è la legge della giungla. E 'efficace solo se sa come organizzarsi.Poiché comprende sia professionisti sia funzionari eletti, l'AREV non è un'associazione come le altre. Essa ha la duplice responsabilità di difendere e promuovere sia i prodotti sia i territori . Il suo messaggio tuttavia va oltre questo. Attraverso i secoli, la coltivazione della vite in Europa è stata portatrice di civiltà, di scambio, di lavoro ma anche di festa. La vite e il vino sono una delle dimensioni essenziali del patrimonio dell’Europa. "

Difendere l’Europa dei vini e dei territori

L’AREV si mobilizza ed ha approvato tre risoluzioni che erano state precedentemente adottate durante l’Ufficio internazionale del Novembre 2014. Le troverete allegate.

La viticoltura a forte pendenza, i cui costi operativi aggiuntivi ne indeboliscono la redditività, è in pericolo e richiede misure specifiche di sostegno a livello europeo. L’AREV ha riunito una Commissione specifica nel mese di gennaio 2015, al fine di lavorare per fornire un sostegno reale a questo patrimonio eccezionale, dimenticato dalla PAC e che cura la terra ed i paesaggi in condizioni di forte svantaggio naturale. L’AREV chiede il riconoscimento della specificità di questo tipo di viticoltura con handicap naturali e la possibilità di aiuti specifici per evitare l'abbandono di queste aree viticole e l'impatto sui suoli e paesaggi.

La flavescenza dorata , una delle malattie principali che decimano le piante dilagante in molti vigneti, soprattutto nell'Europa meridionale. L’AREV ha allertato la Commissione Europea su questa epidemia catastrofica e ha chiesto una mobilitazione d’emergenza sul piano scientifico e normativo per far fronte a questo problema. Nella risoluzione, L’AREV richiede compensazioni per i produttori colpiti la cui l’unica, drammatica soluzione è lo sradicamento ed il finanziamento di programmi di ricerca sulla malattia, la sua diffusione ed in particolare un trattamento di controllo alternativo ai trattamenti chimici.

ICANN: AREV chiede alla Commissione europea in quanto custode dei trattati di mostrare la stessa determinazione nel difendere i DOP e IGP viticoli "on-line" come lo fa per l'economia reale. L’AREV prende atto della sospensione temporanea della delegazione dei domini ".vin" e ".wine" ottenuti dalla Commissione Europea per il settore vitivinicolo europeo ed americano a seguito dell'ingaggio di procedure giudiziarie contro la decisione dell'organizzazione americana ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers).

Durante questo congresso, le discussioni hanno trattato anche dei negoziati di accordi di libero scambio tra l'Unione europea e gli Stati Uniti (YNP / TTIP). Una risoluzione è in corso di elaborazione.

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L’Assemblea delle Regioni Europee Viticole

L’AREV è stata creata nel giugno 1988 e attualmente comprende 61 paesi o Regioni provenienti da 21 Stati europei (alcuni paesi hanno aderito col titolo di Regione). Questo è il vero parlamento della viticoltura europea. Essa difende le specificità delle aree viticole ed è coinvolta in tutte le questioni legate alla viticoltura ed al vino presso gli organismi europei o mondiali.La particolarità dell’AREV è di avere una doppia rappresentanza, politica e professionale: in seno al Consiglio europeo professionale del Vino, il CEPV, professionisti rappresentanti nominati dalle loro Regioni stanno discutendo gli aspetti tecnici. Questa dualità permette di far sentire la voce dell’AREV beneficiando del sostegno delle istituzione politiche regionali.

Il team amministrativo dell’AREV è composto da un Segretario Generale, un Segretario Generale Aggiunto e di un’assitente poliglotta, un Direttore dei progetti ed un addetto stampa.

I momenti salienti dal 2012 al 2015 :

2 Marzo 2012 : Ufficio Internazionale di Bruxelles

19 Marzo 2012 : Intervento presso il Parlamento Europeo

10-12 Maggio 2012 : Congresso di Torino, Sessione plenaria

Luglio 2012 : Ufficio Internazionale di Colmar

21 Settembre 2012 Intervento presso il Gruppo d’Alto Livello (GHN) creato dal Commissario Europeo

all’Agricoltura, sui diritti di piantagione, a Palermo.

7 Novembre 2012 : Mobilizzazione a Bruxelles : Le Regioni dicono no allo smantellamento della

viticoltura europea.

11 Novembre 2012 : Incontro a Bruxelles col Commissario Ciolos

16 Gennaio 2013 : Riunione della Commissione enoturismo a Rioja.

Febbraio 2013 : Nuovo sito internet e creazione della pagina facebook AREV

Marzo 2013 : Conclusione dello studio Montaigne su 3 nuovi Paesi

Novembre 2013 : Ufficio Internazionale di Ploiesti, Region di Prahova in Romania

Marzo 2014 : Ufficio Internazionale di Pesc, Regione di Baranya in Ungheria

Maggio 2014 : Sessione plenaria di Remich, Lussemburgo

Settembre 2014 Gruppo tecnico di scambio sulla flavescenza dorata a Marsiglia

Novembre 2014 : Ufficio Internazionale delle Azzorre, Portogallo

Gennaio 2015 : Creazione della Commissione viticoltura a forte pendenza a Torino

Aprile 2015 : Sessione plenaria della Champagne-Ardenne, Francia

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Ecco di seguito la versione integrale del Presidente Chiamparino :

Caro Presidente Bachy,io non posso definirmi un “prodotto della vigna”, in senso stretto, ma nella mia vita ho saltato pochissime vendemmie: da quando ero bambino, fino all’età adulta, ho sempre cercato di ritagliarmi qualche giorno per vendemmiare. Un modo per ritornare alle origini vere del rapporto ancestrale fra l’uomo e la natura, perché quella del vino è forse, fra tutte le produzioni agricole, quella in cui risulta più evidente e tangibile.Considero la mia elezione alla presidenza dell’AREV soprattutto un riconoscimento per la nostra Regione: il Piemonte ha circa 48mila ettari di superficie coltivata a vite, l’88% della produzione è fatta da DOP, ci sono circa 20mila produttori vitivinicoli, senza considerare tutto l’indotto. Il Piemonte è la seconda regione in Italia per valore aggiunto delle esportazioni, preceduta solo dal Veneto. Il Piemonte è anche la regione in cui è nato il movimento di Slow Food e quello di Terra Madre: iniziative che hanno messo al centro il rapporto fra produzione agricola, cultura, territorio e ambiente. In sostanza, la biodiversità. Vorrei anche ricordare che il Piemonte è stata, 6 mesi fa, la prima regione a ricevere il riconoscimento UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità per il suo territorio vitivinicolo, e faccio quindi i miei auguri allo Champagne perché ottenga presto lo stesso riconoscimento. Da parte nostra, metteremo a disposizione la nostra competenza per la valorizzazione delle altre regioni vitivinicole europee.Ho avuto modo di riflettere, negli scorsi giorni, su un aspetto importante della storia della civilizzazione europea, dal medioevo alla contemporaneità: il ruolo della viticoltura non solo come forza economica ma anche come indice di comunità, di identità, di cultura. Ecco, solo se riusciremo a tenere insieme questi due aspetti, economia e mercato da una parte e comunità, identità e territorio dall’altra riusciremmo a fare una politica forte in grado

di dinamicizzare questo settore portando i giovani a lavorare nelle nostre campagne. Abbiamo bisogno che arrivi nuova linfa e voglia di futuro, e questo sarà l’asse fondamentale su cui si muoverà la mia azione come Presidente dell’AREV.Collegata a questo c’è la tutela della biodiversità della produzione del vino e della vite: uno degli elementi fondamentali della nozione di “patrimonio dell’umanità” che rende strategico il riconoscimento UNESCO.Per questo io considero le produzioni vitivinicole di montagna, quelle in condizioni di forte pendenza, e le produzioni vitivinicole delle isole, come elementi di caratterizzazione e valorizzazione del rapporto tra vino e ambiente che devono diventare uno degli assi strategici per rafforzare la nostra azione di tutela e promozione del valore che rappresentiamo. Altri temi sui quali ci concentreremo sono l’azione comune per combattere la flavescenza dorata, la valorizzazione del sottoprodotto della vigna, la riduzione dei trattamenti chimici nelle vigne e nelle aree limitrofe: mettendo in fila tutti questi concetti arriviamo a definire un’altra delle nostre priorità, cioè ilconsolidamento del rapporto fra la promozione dei vini di qualità e la promozione del turismo enoambientale.La domanda di turismo mondiale sta cambiando, e noi sappiamo che per attirare i nuoviflussi turistici abbiamo bisogno di giocare tutte le nostre carte, comunicando in modo vincente il valore di quello che facciamo, con orgoglio e consapevolezza.Concludo rassicurando il Presidente Bachy che nella sua relazione ci ha invitato a sostenere una politica forte come espressione di comunità: io e la mia squadra saremo vigili e attivi nel combattere i nostri peggiori nemici, l’industrializzazione senza qualità e il liberismo senza principi, avversari mai domati. Noi porteremo nelle sedi di negoziazione europea e transnazionale la forza di una piattaforma politica che crede nella biodiversità, nella

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valorizzazione del territorio e della sua cultura, e che sarà in grado di farriconoscere il valore delle produzioni tipiche della vite e del vino.Alcuni segnali a livello europeo ci indicano che la crisi economica sta per finire, ma sappiamo bene chedal punto di vista del significato profondo di questa parola, che in greco significa “cambiamento”, la crisi non è affatto finita, e che anzi siamo nel suo epicentro. Ma è proprio quando la crisi è più profonda che è necessario tornare ai fondamenti della comunità: la natura, la conoscenza e il pensiero. La Natura che produce e l’Uomo che pensa. E cosa più della vite, nella storia dei popoli, esprime questo connubio virtuoso?Grazie a tutti,Sergio Chiamparino

Cher Président Bachy,Je ne peux pas me définir comme un « produit de la vigne », au sens strict, mais dans ma vie je n’ai manqué que peu de vendages : depuis l’enfance et jusqu’à l'âge adulte, j’ai toujours essayé de prendre quelques jours pour pouvoir faire les vendanges. Une façon de revenir aux vraies origines de la relation ancestrale entre l'homme et la nature, parce que le vin est peut-être, de toutes les productions agricoles, celle où cette relation est la plus évidente et la plus tangible.Je considère surtout mon élection à la présidence de l'AREV comme une reconnaissance de notre Région : le Piémont compte environ 48 000 hectares de superficie cultivée en vignes, 88% de la production est faite en AOP, il y a environ 20 000 producteurs de vin, sans tenir compte de tous les emplois induits. Le Piémont est la deuxième région d’Italie pour les exportations à valeur ajoutée, devancé seulement par la Vénétie. C’est également dans la région du Piémont que sont nés les mouvements Slow Food et Terra Madre, des initiatives qui ont mis l’accent sur la relation entre la production agricole, la culture, le territoire et l'environnement. En substance, la biodiversité. Je voudrais

également indiquer que le Piémont a été, voici six mois, la première région à être reconnue comme un site du patrimoine mondial de l'UNESCO pour son territoire du vitivinicole et je formule donc mes meilleurs vœux à la Champagne pour qu’elle obtienne bientôt la même reconnaissance. Pour notre part, nous mettrons à disposition notre compétence pour valoriser les autres régions vitivinicoles européennes.J’ai réfléchi, ces derniers jours, à un aspect important de l'histoire de la civilisation européenne, depuis le Moyen- âge jusqu’à l’époque contemporaine : le rôle de la viticulture, non seulement comme une force économique, mais aussi comme la marque de la communauté, de l'identité, de la culture. Ainsi, si nous parvenons simplement à maintenir ensemble ces deux aspects, économie et marché, d'une part, et communauté, identité et territoire, d’autre part, nous réussirons à conduire une politique forte afin de dynamiser ce secteur et d’inciter les jeunes à travailler dans nos campagnes. Nous avons besoin de sang neuf et de volonté pour l'avenir, et ce sera l’axe fondamental sur lequel s’appuiera mon action en tant que Président de l'AREV.Liée à cela, il y a la protection de la diversité de production de vin et de la vigne, l'un des éléments fondamentaux de la notion de « patrimoine de l'humanité » qui confère un caractère stratégique à la reconnaissance par l'UNESCO. C’est pourquoi je considère la viticulture de montagne, la viticulture en forte pente et dans les îles comme des éléments de la caractérisation et la valorisation de la relation entre le vin et l'environnement qui doivent se transformer en actions stratégiques pour renforcer notre action de protection et de promotion de la valeur que nous représentons. D’autres sujets sur lesquels nous allons nous concentrer sont l'action commune pour lutter contre la flavescence dorée, la valorisation des sous-produits de la vigne, la réduction des traitements chimiques dans le vignoble et dans les zones limitrophes ; en alignant tous ces

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concepts, nous en venons à définir une autre de nos priorités, à savoir la consolidation de la relation entre la promotion des vins de qualité et la promotion de l’œnotourisme. La demande de tourisme mondial est en pleine mutation et nous savons que, pour attirer de nouveaux flux touristiques, nous devons jouer toutes nos cartes, en communiquant en mode gagnant, avec fierté et conscience, sur la valeur de nos actions.Je conclus en rassurant le Président Bachy qui, dans son rapport, nous a invités à soutenir une politique forte comme expression de la communauté : mon équipe et moi-même, nous serons vigilants et actifs dans la lutte contre nos pires ennemis, l'industrialisation sans qualité et le libéralisme sans scrupules, des adversaires jamais domptés. Nous porterons au sein des négociations européenne et transnationale la force d'une plate-forme politique qui croit en la

biodiversité, en la valorisation du territoire et de sa culture, afin de faire reconnaître la valeur des produits typiques de la vigne et du vin.Certains signaux au niveau européen indiquent que la crise économique est en passe de se terminer, mais nous savons parfaitement que, du point de vue du sens profond de ce mot, qui en grec signifie « changement », la crise n’est pas terminée et que nous sommes en effet dans son épicentre. Mais, c’est précisément lorsque la crise est la plus profonde qu’il faut revenir aux fondamentaux de la communauté : la nature, la connaissance et la pensée. La Nature qui produit et l'Homme qui pense. Et qu’est-ce qui, mieux que la vigne dans l'histoire des peuples, exprime cette union vertueuse ?Merci à tous,Sergio Chiamparino

He aquí la integralidad del discurso del presidente Chiamparino:

Estimado Presidente Bachy,No puedo definirme como un “producto de la vid” en el sentido estricto de la palabra, pero, en mi vida, no falté sino pocas veces la vendimia: desde niño hasta la edad de adulto, siempre intenté reservarme unos días para la vendimia. Una manera de volver a los verdaderos orígenes de la relación ancestral entre el hombre y la naturaleza, porque sea quizás en el vino, entre todas las producciones agrícolas, donde dicha relación sea la más evidente y tangible. Considero sobre todo mi elección a la Presidencia de la AREV como un reconocimiento de nuestra Región: Piamonte cuenta unos 48 000 hectáreas de superficie plantada con vid, 88% de la producción está en DOP, hay unos 20 000 productores de vino, no incluidos todos los empleos inducidos. Piamonte se sitúa en el segundo rango de las regiones italianas por lo que se refiere al valor añadido, únicamente precedido por Veneto. También es en la Región de Piamonte donde

nacieron los movimientos Slow Food y Terra Madre, iniciativas que pusieron el acento sobre la relación entre la producción agrícola, la cultura, el territorio y el medioambiente. En sustancia, la biodiversidad. Quisiera indicar también que, hace seis meses, Piamonte fue la primera región reconocida como un sitio del patrimonio de la UNESCO por su territorio vitivinícola y formulo pues deseos a la Región de Champagne para que obtenga pronto este mismo reconocimiento. Por nuestra parte, pondremos a disposición nuestra competencia para la valorización de las otras regiones vitivinícolas europeas.

Reflexioné, durante los últimos días, en un importante aspecto de la historia de la civilización europea, desde la Edad Media hasta los tiempos contemporáneos: el papel de la viticultura, no solamente como una fuerza económica, sino también como la marca de la comunidad, de la identidad, de la cultura. Por tanto, si conseguimos simplemente a mantener juntos ambos aspectos, economía y mercado por una parte y comunidad, identidad y territorio por otra

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parte, conseguiremos llevar una política fuerte en aras de dinamizar este sector e incitar a los jóvenes a trabajar en nuestros campos.

Necesitamos sangre nueva y voluntad para el porvenir y mi acción como Presidente de la AREV se apoyará sobre este eje fundamental En relación con lo anterior, hay la protección de la diversidad de la producción del vino y de la vid, uno de los elementos fundamentales de la noción de “patrimonio de la humanidad” que le confiere un carácter estratégico al reconocimiento por la UNESCO.Por ello considero la viticultura de montaña, la viticultura en fuerte pendiente y en las islas como unos elementos de la caracterización de la relación entre el vino y el medioambiente que deben convertirse en acciones estratégicas para reforzar nuestra acción de protección y de promoción de los valores que representamos. Otras temáticas sobre las cuales debemos centrarnos son la acción común para luchar contra la flavescencia dorada, la valorización de los subproductos de la vid, la reducción de los tratamientos químicos en el viñedo y en las zonas limítrofes; alineando todos estos conceptos, llegamos a definir otra prioridad nuestra: la consolidación de la relación entre la promoción de vinos de calidad y promoción del enoturismo.La demanda de turismo mundial está cambiando y sabemos que, para atraer nuevos flujos turísticos, debemos poner todo nuestro empeño en comunicar de modo ganador, con orgullo y consciencia, sobre el valor de nuestras acciones.Concluiré tranquilizando al Presidente Bachy quien, en su informe, nos invitó a apoyar una política fuerte, como la expresión fuerte como la expresión de la comunidad: mi equipo y yo seremos vigilantes y activos en la lucha contra nuestros peores enemigos, la industrialización sin calidad y el liberalismo sin escrúpulos, adversarios nunca dominados. Aportaremos en el recinto de las negociaciones europea y transnacional la fuerza de una plataforma política que cree en la biodiversidad, en la valorización del territorio y de su cultura, para

dar que sea reconocido el valor de los productos típicos de la vid y del vino.A nivel europeo, ciertos señales indican que la crisis económica está a punto de terminarse, pero sabemos perfectamente que, desde el punto de vista del sentido profundo de dicha palabra que significa “cambio” en griego, la crisis todavía no se acabó y estamos en su epicentro. Pero precisamente, es en la fase más aguda de la crisis cuando se tiene que volver a los fundamentales de la comunidad: la naturaleza, el conocimiento y en pensamiento. La Naturaleza que produce y el Hombre que piensa. Y, en la historia de los Pueblos, ¿qué, mejor que la vid, puede expresar esta unión virtuosa?

Muchas gracias a todos,Sergio Chiamparino

Hier die gesamte Rede von Präsident Chiamparino:

Lieber Herr Präsident Bachy,ich kann mich nicht als ein „Produkt der Rebe“ im strengen Sinne bezeichnen. Jedoch habe ich in meinem Leben seit meiner Kindheit bis zum Erwachsenenalter nur wenige Weinlesen verpasst. Ich war immer darum bemüht, mir einige Tage frei zu nehmen, um an der Weinlese teilzunehmen. Eine Art und Weise, zu den wahren Ursprüngen der uralten Beziehung zwischen Mensch und Natur zurückzukehren, denn der Wein ist unter den landwirtschaftlichen Kulturen vielleicht diejenige, bei der diese Beziehung am deutlichsten und am besten greifbar ist.Meine Wahl zum Präsidenten der AREV betrachte ich vor allem als eine Anerkennung unserer Region. Das Piemont umfasst etwa 48.000 Hektar Rebflächen, 88 % der Erzeugung fällt unter die geschützte Ursprungsbezeichnung. Es gibt etwa 20.000 Weinerzeuger, nicht gerechnet die Arbeitsplätze in den vor- und nachgelagerten Sektoren. Für den hochwertigen Export ist das Piemont die zweitwichtigste Region in Italien.

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Übertroffen wird sie nur von der Region Venetien. In der Region Piemont entstanden die Bewegungen Slow Food und Terra Madre, Initiativen, die die Beziehung zwischen der landwirtschaftlichen Erzeugung, der Kultur, dem Terroir und der Umwelt, vor allem die Artenvielfalt hervorheben. Auch möchte ich darauf hinweisen, dass das Piemont vor sechs Monaten als erste Region den Unesco-Welterbestatus für sein Weinbaugebiet erhalten hat. Meine guten Wünsche gehen an die Champagne, dass sie bald dieselbe Auszeichnung erhalten möge. Wir selbst werden unsere Erfahrungen für die Aufwertung auch der anderen europäischen Weinbauregionen anbieten.Ich habe in den vergangenen Tagen über einen bedeutenden Aspekt der Geschichte der europäischen Kultur seit dem Mittelalter bis zur Gegenwart nachgedacht, nämlich die Rolle des Weinbaus nicht nur als wirtschaftliche Kraft, sondern auch als Kennzeichen der Gemeinschaft, der Identität, der Kultur. Wenn wir es nur zuwege bringen, diese zwei Aspekte zusammen aufrechtzuerhalten: Wirtschaft und Markt einerseits und Gemeinschaft, Identität und Terroir andererseits, wird es uns also gelingen, eine starke Politik zu machen, damit der Sektor mobilisiert wird und die jungen Leute dazu angeregt werden, in unseren ländlichen Gebieten zu arbeiten. Wir brauchen den Nachwuchs und den Willen zum Fortschritt. Dies wird die Leitlinie sein, auf der ich meine Tätigkeit als Präsident der AREV gründen werde.Damit verbunden ist der Schutz der Vielfalt der Weinerzeugung und der Anbaugebiete, einem der grundlegenden Elemente des Begriffs „Welterbe“, das der Anerkennung durch die UNESCO einen strategischen Charakter verleiht.Aus diesem Grund betrachte ich den Weinbau in Berggebieten, in Steillagen und auf Inseln als Elemente, die für die Beziehung zwischen Wein und Umwelt charakteristisch sind und sie aufwerten, die zu strategischen Aktionen führen müssen, um unsere Aktivität zum Schutz und zur Förderung des Wertes, für den

wir stehen, zu verstärken. Weitere Themen, auf die wir uns konzentrieren werden, sind der gemeinsame Kampf gegen die Flavescence dorée, die Aufwertung der Nebenprodukte im Weinbau und ein verringerter Einsatz von Pflanzenschutzmitteln im Weinberg und auf den angrenzenden Flächen. Bei dieser Auflistung gelangen wir zu einer weiteren Priorität, nämlich die Stärkung der Beziehung zwischen dem Marketing für Qualitätsweine und dem Weintourismus. Der weltweite Tourismus befindet sich im Umbruch, und wir wissen, dass wir all unsere Trümpfe ausspielen müssen, wenn wir neue Touristenströme anlocken wollen, indem wir engagiert, mit Stolz und in vollem Bewusstsein über den Wert unserer Arbeit reden.Ich komme zum Schluss und versichere Herrn Präsident Bachy, der uns in seinem Bericht dazu aufgefordert hat, eine starke Politik als Ausdruck der Gemeinschaft zu unterstützen, dass mein Team und ich selbst wachsam und aktiv im Kampf gegen unsere schlimmsten Feinde sein werden, die Industrialisierung ohne Rücksicht auf Qualität und den skrupellosen Liberalismus, die beide nie gänzlich überwunden sein werden. Wir werden in die europäischen und internationalen Verhandlungen die Kraft einer politischen Plattform hineintragen, die auf Biodiversität und Aufwertung der Regionen und ihrer Kultur setzt, damit der Wert der typischen Produkte der Rebe und des Weins Anerkennung findet.Einige Zeichen in Europa weisen darauf hin, dass die wirtschaftliche Krise auf dem besten Weg ist, ein Ende zu finden. Aber wir wissen natürlich, dass im eigentlichen Sinn dieses Wortes, das im Griechischen „Veränderung“ bedeutet, die Krise nicht beendet ist und dass wir uns vielmehr in ihrem Epizentrum befinden. Doch genau, wenn die Krise am tiefsten Punkt angelangt ist, muss man zu den Grundsätzen der Gemeinschaft zurückkehren: der Natur, dem Wissen und der Reflexion - der Natur, die hervorbringt, und dem Menschen, der darüber nachdenkt. Und was bringt diese

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wertvolle Verbindung in der Geschichte der Völker besser zum Ausdruck als der Wein?Ich danke Ihnen für Ihre Aufmerksamkeit.Sergio Chiamparino

Eis o discurso do presidente Chiamparino na sua íntegra :

Caro presidente Bachy,Eu não posso definir-me como um « produto da vinha », no sentido estrito, mas durante a minha vida foram poucas as vindimas em que não estive: da infância até à idade adulta, tentei sempre tirar uns dias para poder ir fazer a vindima. Uma maneira de regressar às verdadeiras orignes da relação ancestral entre o homem e a natureza, porque o vinho é tavez, de entre todos os produtos agrícola, aquele em que a relação é a mais evidente e a mais tangível. Considero sobretudo a minha eleição à presidência da AREV como um reconhecimento da nossa região : a nossa região conta cerca de 48 000 hectares de superfície cultivada de vinhas, 88% da produção é em DOP, há cerca de 20 000 produtores de vinho, sem levar em conta todos os empregos induzidos. O Piemonte é a segunda região de Itália para as exportações com valor acrescentado, ultrapassado apenas pela Venécia. Foi nele que nasceram os movimentos Slow Food e Terra Madre, iniciativas que puseram em destaque a relação entre a produção agrícola, a cultura, o território e o meio ambiente. Ou seja, a biodiversidade. Também quero aqui lembrar que o Piemonte foi, há seis meses, a primeira região a ser nomeada património da humanidade da UNESCO pelo seu território vitivinícola e faço votos para que a Champagne obtenha dentro em breve a mesma recompensa. Quanto a nós, tudo faremos para pôr ao vosso dispor a nossa competência para valorizar as outras regiões vitivinícolas europeias.Nestes últimos dias, tenho reflectido num aspecto importante da história da civilização

europeia, desde a Idade Média até à época contemporânea: o papel da viticultura, não apenas enquanto força económica mas também como marca de uma comunidade, da sua identidade, da sua cultura. Assim, se conseguirmos simplesmente conjugar estes dois aspectos, economia e mercado, por um lado, e comunidade, identidade e território, por outro lado, conseguimos conduzir uma política forte afim de dinamizar este sector e incitar os jovens a trabalhar nos nossos campos. Precisamos de sangue novo e de vontade para o futuro, e este será o eixo fundamental da minha acção enquanto Presidente da AREV. Ligado a tudo isso, há a protecção da diversidade de produção do vinho e da vinha, um dos elementos fundamentais da noção de « património da humanidade » que confere um carácter estratégico ao reconhecimento da UNESCO. Por isso considero a viticultura de montanha, a viticultura de encosta e das ilhas como elementos da caracterização e da valorização da relação entre o vinho e o meio ambiente que devem transformar-se em acções estratégicas para reforçar a nossa acção de proteção e de promoção do valor que nós representamos. Outros temas sobre os quais nos concentraremos são a acção comum para lutar contra a flavescência dourada, a valorização dos sub-produtos da vinha, a redução dos tratamentos químicos nas vinhas e zonas limítrofes; alinhando todos estes conceitos, chegaremos a definir outra prioridade que é a consolidação da relação entre a promoção dos vinhos de qualidade e a promoção do enoturismo A procura por parte do turismo mundial encontra-se em plena mutação e nós sabemos que, para atrair novos fluxos turísticos, devemos abater todas as nossas cartas, comunicando em modo de vencedores, com orgulho e consciência, sobre o valor das nossas acções. Quero concluir tranquilizando o presidente Bachy que, no seu relatório, nos convidou a apoiar uma política forte como expressão da

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comunidade : eu e a minha equipa estaremos vigilantes e seremos activos na luta contra os nossos piores inimigos, a industrialização sem qualidade e o liberalismo sem escrúpulos, adversários indomáveis. Veícularemos no seio das negociações europeia e transnacional a força de uma plataforma política que crê na biodiversidade, na valorização do território e da sua cultura, a fim de fazer reconhecer o valor dos produtos típicos da vinha e do vinho. Alguns sinais a nível europeu indicam que a crise económica está prestes a acabar, mas nós sabemos perfeitamente que, do ponto de vista do sentido profundo desta palavra, que em grego significa « mudança », a crise ainda não acabou e que nos encontramos no seu epicentro. Mas é precisamente quando a crise é mais profunda que é preciso regressar aos valores fundamentais da comunidade: a natureza, o conhecimento e o pensamento. E o que é que, melhor do que a vinha na história dos povos, pode exprimir esta união virtuosa ?

Obrigado a todos,Sergio Chiamparino

And here is the entire speech by President Chiamparino:

Dear President Bachy,I cannot truly define myself as a “product of the vine”, in the strictest sense, but throughout my life I have missed very few grape harvests: from childhood through to adulthood, I have always tried to take a few days to help out with the harvests. For me, this is a way of getting back to the real origins of the ancient relationship between man and nature, since among all the different agricultural products, wine is perhaps the one where this relationship is most obvious and most tangible. First and foremost I consider my election to the presidency of AREV as recognition for our Region: Piedmont has approximately 48,000 hectares of grape vines, 88% of our production is classified as AOP, and there are around

20,000 wine producers, without counting all the associated jobs. Piedmont is Italy’s second wine-producing region in terms of value added exports, preceded only by the Veneto region. And it was also here in the Piedmont region that the Slow Food and Terra Madre movements were born: initiatives that have placed the emphasis on the relationship between agricultural production, culture, territory and environment. In essence: biodiversity. It must also be mentioned that just six months ago, Piedmont was the first region to be recognised as a UNESCO world heritage site as a wine-producing territory, and I would therefore like to wish the Champagne region the very best of luck in swiftly obtaining the same recognition. For our part, we will make all our expertise available in order to promote the other European wine-producing regions.

I have been reflecting, over these last few days, on an important aspect of European civilisation and history, from the Middle Ages through to the present day: the role of viticulture, not only as a powerful economic force, but also in terms of its role as a marker of the community, of identity, and of culture. And thus, if we can simply manage to maintain the unity of these two aspects, economy and market on the one hand, and community, identity and territory on the other, we will succeed in leading a powerful policy to energise this sector and encourage young people to work in our countryside. We need new blood and passion for the future, and this will be the fundamental axis for my activities and actions as President of AREV.

Linked to this is also the protection of the diversity of production of wine and vines, one of the fundamental elements of the notion of “heritage of humanity”, which confers a strategic character to the recognition by UNESCO. This is why I consider that winemaking operations in mountainous areas, on steep slopes and on islands are important elements

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in the characterisation and the promotion of the relationship between wine and the environment, which must be transformed into strategic actions to reinforce our activities to protect and promote the values we represent. Other subjects on which we intend to concentrate include the shared actions undertaken to combat grapevine flavescence dorée, the promotion of by-products of the vine, and the reduction of chemical treatments in the vineyards and neighbouring zones; by aligning all of these concepts, we come to defining one of our other major priorities, i.e. the consolidation of the relationship between the promotion of high-quality wines and the promotion of wine tourism. The worldwide demand for tourism is currently undergoing tremendous change, and we are aware that in order to attract new flows of tourists we need to play all our cards, by publicising the value of our actions in go-ahead mode, with pride and total awareness. I would like to conclude by reassuring President Bachy, who, in his report, invited us to support a strong and robust policy as an expression of the community: my team and I will be both vigilant and active in the battle

against our most formidable enemies, industrialisation without quality, and liberalism without scruples, adversaries that have never been subdued. We will bring to European and transnational negotiations the strength of a political platform that firmly believes in biodiversity, and in the promotion of territories and their cultures, in order to ensure that the value of the distinctive products of ‘vines and wines’ are fully recognised. There are signs on the European level indicating that the economic crisis is beginning to come to an end, but we are well aware that in terms of the deeper meaning of the word, which in Greek signifies “change”, the crisis is far from over, and we are in fact currently at its epicentre. But it is precisely now, when the crisis is at its deepest, that we need to get back to the basics of what the community really means: the nature, the knowledge and the notion; Nature that produces and Man who thinks. And in the long history of our peoples, what can better express this virtuous union than the grapevine?

Many thanks to everyone,Sergio Chiamparino

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Rapport moral de Jean-Paul BACHY,Président de l’AREV

7 ans après, je vous accueille à nouveau dans ce vignoble de Champagne. J’en suis très heureux. Lorsque vous m’avez élu Président, j’avais, je l’avoue quelque appréhension sur l’ampleur de la tâche. Car je n’étais pas un pur produit du vignoble. Mais l’équipe qui m’a entourée m’a grandement facilité le travail. Je veux remercier ici tout particulièrement mes deux secrétaires généraux, Jean-Paul Angers puis Béatrice Collet, ainsi que Dominique Janin. Avec des personnalités fort différentes, ils ont bien œuvré et m’ont permis d’assurer la continuité. Merci également aux équipes administratives qui se sont succédées auprès de moi et se sont occupées du relais quotidien auprès des adhérents.

L’AREV se porte aujourd’hui plutôt bien. Elle a retrouvé une bonne santé financière. Nos bilans sont équilibrés. Nous avons su reconstituer des réserves qui permettent de faire face à l’avenir. Les aléas politiques qu’ont connus certains pays dont les partis nationalistes au pouvoir ont pu freiner l’élan européen comme la rigueur budgétaire à laquelle sont confrontées beaucoup de régions ont un peu fragilisés notre courant d’adhésion et les délais de règlement de certaines cotisations. Notre trésorier vous fera le point sur ces sujets.Cette situation n’épargne personne en Europe. Elle est la conséquence de la montée d’un populisme qui tend à privilégier les Etats forts et centralisés au détriment de la démocratie locale. Dans son principe même, l’idéal européen est remis en cause.

Disons le clairement : oui, nous sommes des partisans de la décentralisation. Nous croyons à la force des régions comme échelon pertinent de la mise en œuvre des politiques publiques. Il en est de la viticulture comme du reste. Oui, nous croyons en l’Europe dès lors

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qu’elle sait éviter les pièges de la technocratie et des dogmes du libéralisme. Le marché du vin n’est pas la loi de la jungle. Il n’est efficace que s’il sait s’organiser.

Au cours des dernières années, nous avons du nous mobiliser pour défendre ces principes. Je veux saluer votre engagement aux côtés du Parlement et d’une majorité de Gouvernements Européens, pour vous opposer aux tentations de la Commission et de certains chefs d’Etats visant à remettre en cause l’équilibre sur lequel repose nos systèmes d’appellation. Le lien étroit qui existe entre la qualité des vins européens et leur terroir est indissociable. Il a pour conséquence la maîtrise des droits de production. Disons le aussi clairement : l’AREV ne veut pas d’une viticulture industrielle où la surproduction et la baisse de la qualité sont utilisées comme variable d’ajustement pour casser les prix. L’étude du Professeur Montaigne, commanditée par l’AREV, a montré les risques de cette stratégie. Notre action, avec d’autres, a permis de faire reculer Bruxelles. C’est incontestablement une victoire. Elle est à mettre à notre crédit. Mais le danger est toujours là. S’il m’est donc permis de donner un conseil à mon successeur c’est bien celui de la vigilance.

Nous avons su aussi intervenir de façon décisive sur d’autres dossiers : celui du vin rosé par exemple. Sa qualité n’est pas le résultat d’un simple mélange mais d’une élaboration et d’une technique de production spécifique. Nous avons contribué à défendre les traditions propres aux vignobles concernés.Sur d’autres sujets (celui de la viticulture à forte pente et celui de la flavescence dorée), nous avons mobilisé les expertises nécessaires. Il nous faudra poursuivre dans l’intérêt des producteurs comme des régions de production.Faut-il pour autant réduire la stratégie de l’AREV à de simples actions de défense ? Ce serait, à mon sens, une erreur. Car une partie des régions adhérentes à l’AREV, notamment

celles des pays qui viennent de rejoindre l’Union Européenne, ont besoin d’autres perspectives. Il ne s’agit pas pour elles de défendre des acquis. Il s’agit de développer la production, de faire monter en gamme la qualité de leurs vins et de faire, peut-être, leurs vignobles.Promouvoir ces nouvelles régions en particulier dans l’Est de l’Europe, est un défi majeur de l’AREV si elle veut étendre son influence. Cela passe par trois priorités :

Faire connaitre de nouveaux terroirs et de nouveaux vins passe par le développement du tourisme. Un état des lieux a été réalisé dans toutes nos régions sur les équipements touristiques et les structures d’accueil existantes. Il faut aller plus loin. Pas plus qu’un syndicat corporatiste l’AREV n’est pas une agence de voyage. Mais il doit apporter son soutien méthodologique aux adhérents qui souhaitent développer l’oenotourisme.Le cabinet Outremer à qui il était demandé d’étudier l’opportunité d’un label de référence de l’AREV a clairement démontré que cette formule était inappropriée. Mais les terroirs viticoles européens sont porteurs d’un patrimoine et de valeurs spécifiques. C’est ce qu’il convient de mettre en valeur dans chacune de nos régions. Cela passe par des initiatives nouvelles qu’il appartient à l’AREV de relayer.

L’environnement est aussi un thème sur lequel l’AREV se doit de travailler dans les années qui viennent. Il comporte trois volets :

- comment produire mieux en réduisant les traitements chimiques de la vigne pour garantir aux clients une parfaite traçabilité des vins qu’ils consomment ?

- comment « cultiver » les paysages viticoles de telle sorte qu’ils soient une référence universelle de propreté, de préservation de la biodiversité et d’entretien du patrimoine ?

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- comment valoriser et recycler les sous-produits de la vigne (ceps, moult…) pour ne plus les considérer comme des déchets mais comme de nouvelles ressources utilisables dans la fertilisation des sols, l’industrie de la cosmétique, de la parfumerie, de la pharmacie, la production d’énergies… ?

La troisième priorité concerne la formation. Il y a trois ans, l’AREV avait amorcé le lancement d’un réseau ayant vocation à regrouper l’ensemble des établissements et centres de formation dédiés à la viticulture en Europe. Ce genre de réseau peut être financé par l’Union Européenne. Il en existe quelques embryons. L’AREV est mieux placée que d’autres pour promouvoir une politique audacieuse et globale en direction de la jeunesse. Car transmettre aux jeunes générations les savoir-faire et la diversité de la tradition viticole en Europe, est assurément pour l’AREV la plus belle des missions.

Au terme de ce mandat comme de ce discours, je voudrais formuler un dernier message. Parce qu’elle regroupe à la fois des professionnels et des élus, l’AREV n’est pas une association comme les autres. Elle a la double responsabilité de défendre et de promouvoir à la fois des Produits Et des Territoires. Mais son message va au-delà. Au travers des siècles, la culture de la vigne en Europe a été porteuse de civilisation, d’échange, de labeur mais aussi de fête. La vigne et le vin sont une des dimensions essentielles du patrimoine de l’Europe. C’est sans doute parce qu’ils en sont plus conscients que d’autres, qu’il existe entre les membres de l’AREV, un état d’esprit particulier fait de sérieux, de convivialité, de fidélité et d’amitié. Ce sont des qualités rares mais elles sont communes à tous les membres de cette grande famille qu’est l’AREV. Il faut à tout prix les préserver.

Rapporto morale di Jean-Paul BACHY,Presidente dell’AREV

A distanza di 7 anni, vi accolgo nuovamente in questo vigneto della Champagne. Ne sono molto felice. Quando mi avete eletto Presidente avevo, lo confesso, qualche apprensione sull’ampiezza di questo compito, giacché non ero un puro «prodotto della vigna» ma il team che mi ha coadiuvato ha facilitato molto il mio lavoro. Vorrei quindi qui ringraziare particolarmente i miei due Segretari generali, Jean-Paul Angers e Béatrice Collet, oltre che Dominique Janin. Con personalità diametralmente opposte, hanno saputo aiutarmi ed hanno lavorato strenuamente per permettermi d’assicurare la continuità. Grazie anche ai team amministrativi che si sono succeduti e si sono occupati delle relazioni quotidiane tra gli aderenti.

La situazione dell’AREV è oggi piuttosto buona. Ha ritrovato una buona salute finanziaria e i nostri bilanci sono equilibrati. Abbiamo saputo ricostituire riserve che ci permetteranno d’affrontare il futuro. Le fluttuazioni politiche presenti in alcuni Paesi dove partiti nazionalisti al potere hanno frenato lo slancio verso l’Europa e il rigore dei bilanci con il quale si confrontano oggi molte Regioni hanno reso fragile il nostro attuale tasso d’adesione e le tempistiche di pagamento di certe quote. Il nostro Tesoriere vi parlerà dell’argomento in dettaglio. Questa situazione non risparmia nessuno in Europa. E’ la conseguenza di un populismo sempre più potente che tende a favorire Stati forti e centralizzati a scapito delle democrazie locali. L’Ideale europeo è rimesso in causa nei suoi stessi più intimi principi.

Diciamocelo chiaramente: sì, siamo partigiani della decentralizzazione. Crediamo nella forza delle Regioni come tappa indispensabile dell’applicazione delle politiche pubbliche, per la viticoltura così come per tutto il resto. Sì, crediamo nell’Europa che sa evitare le trappole della tecnocrazia e i dogmi del

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liberalismo. Il mercato vinicolo non è alla stregua della legge della giungla. Può essere efficace soltanto organizzandosi.

Nel corso degli ultimi anni, abbiamo dovuto mobilitarci per difendere questi principi. Voglio complimentarmi con Voi per il vostro impegno al fianco del Governo e di una maggioranza di Governi Europei nell’opposizione alle tentazioni della Commissione e di certi Capi di Stato che volevano rimettere in questione l’equilibrio sul quale posa il nostro sistema di denominazioni. Lo stretto legame che esiste tra la qualità dei vini europei e il loro territorio è indissociabile. Questo ha per conseguenza il controllo dei diritti di produzione. Anche qui, parliamo chiaramente: l’AREV non vuole una viticoltura industriale, dove sovrapproduzione e conseguente abbassamento della qualità siano usati come variabili per regolare e abbassare i prezzi. Lo studio del Professeur Montaigne, richiesto dall’AREV, ha dimostrato i rischi di una tale strategia. La nostra azione e altre hanno permesso di fare arretrare Bruxelles. E’ una vittoria incontestabile ed è a credito nostro; il pericolo è però ancora presente. Se mi è permesso quindi dare un consiglio al mio Successore, è di essere sempre vigili.

Abbiamo saputo intervenire in modo decisivo anche su altri temi: ad esempio quello del vino rosato. La qualità di questo vino non è il mero risultato di una mescita ma richiede elaborazioni e tecniche di produzione specifiche. Abbiamo potuto contribuire alla difesa delle tradizioni proprie ai vigneti interessati. Su altri argomenti (quello della viticoltura a forte pendenza e quello della flavescenza dorata), abbiamo messo in opera le perizie necessarie. Dovremo continuare questo lavoro nell’interesse dei produttori e delle Regioni di produzione. Dobbiamo pertanto continuare in questa direzione e ridurre la strategia dell’AREV a semplici azioni difensive? Questo sarebbe, a mio avviso, un errore. Poiché una parte delle

regioni aderenti all’AREV, specialmente quelle di Paesi che hanno appena raggiunto l’Unione Europea, hanno bisogno di nuove prospettive. Non si tratta, per queste di difendere principi acquisiti, ma di sviluppare la produzione, aumentare la qualità dei loro vini e creare, possibilmente, i loro vigneti. Promuovere queste nuove Regioni, in particolare nell’Est europeo, è una delle sfide più importanti dell’AREV se essa vuole estendere la propria influenza. Questo passa attraverso tre obiettivi primari:

Far conoscere nuovi territori vinicoli e nuovi vini attraverso lo sviluppo del turismo. E’ stato realizzato un inventario in tutte le Regioni degli equipaggiamenti turistici e delle strutture d’accoglienza esistenti. Bisogna ora andare oltre. L’AREV non è un sindacato di corporazione e tanto meno un’agenzia viaggi; ma deve dare il proprio sostegno metodologico agli aderenti che desiderano sviluppare l’enoturismo. Il cabinet Outremer al quale è stato richiesto di studiare l’opportunità di un Label di riferimento AREV ha chiaramente dimostrato che questa soluzione è inappropriata. I territori vinicoli europei però sono depositari di patrimoni e di valori specifici, rappresentati da quel che conviene valorizzare in ciascuna delle nostre Regioni. Per questo l’AREV deve essere vettore di scambio d’iniziative e buone prassi.

Anche l’ambiente è un tema sul quale l’AREV dovrà imperativamente lavorare negli anni a venire. Questo comporta tre aspetti:

- come produrre meglio riducendo i trattamenti chimici della vigna per garantire ai clienti una perfetta tracciabilità dei vini che consumano?

- come «coltivare» i paesaggi vinicoli in maniera tale da farli divenire riferimento universale di pulizia, di preservazione della biodiversità e di tutela del patrimonio?

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- come valorizzare e riciclare i sottoprodotti della vigna (tralci, fecce…) per non considerarli più come rifiuti ma piuttosto come nuove risorse utilizzabili per la fertilità del suolo, l’industria cosmetica, la profumeria, l’industria farmaceutica, la produzione d’energia…?

La terza priorità concerne la formazione. Tre anni fa, l’AREV aveva cominciato la creazione di una rete avente per vocazione di raggruppare stabilimenti e centri di formazione dedicati alla viticoltura in Europa. Questo tipo di rete può essere finanziato dall’Unione Europea. Ne esistono già vari embrioni ma L’AREV è posta meglio di altri Organismi per promuovere una politica audace e globale per la gioventù. Per l’AREV inoltre, trasmettere alle nuove generazioni competenze e diversità delle tradizioni viticole in Europa è certamente la più bella tra le missioni.

Al termine di questo mandato, così come di questo discorso, vorrei trasmettere un ultimo messaggio. Dato che raggruppa al suo interno, professionisti ed eletti politici, l’AREV non è un’Associazione come le altre. Ha la doppia responsabilità di difendere e promuovere al contempo Prodotti e Territori. Il suo messaggio però va oltre tutto questo. Attraverso i secoli, la coltura della vigna in Europa è stata portatrice di civiltà, di scambio, di lavoro ma anche di gioia e festa. La vigna e il vino sono una delle dimensioni essenziali del patrimonio Europeo. Sicuramente poiché sono coscienti di questo più di altri, esiste tra i membri dell’AREV un legame particolare fatto di serietà, di convivialità, di fedeltà e d’amicizia. Sono queste delle qualità rare ma sono comuni a tutti i membri di questa grande Famiglia che è l’AREV. Bisogna proteggere questi valori ad ogni costo.

Tätigkeitsbericht von Jean-Paul Bachy,Präsident der AREV

Nach einer Zeitspanne von 7 Jahren begrüße ich Sie erneut im Weinbaugebiet der Champagne. Darüber freue ich mehr sehr. Als Sie mich zum Präsidenten gewählt haben, hatte ich zugegebenermaßen gewisse Befürchtungen hinsichtlich des Ausmaßes der Aufgabe. Ich war nämlich kein echtes Gewächs eines Weinbaugebiets. Aber das mir zur Seite stehende Team hat mir die Arbeit sehr erleichtert. Ich möchte hier ganz besonders bei meinen beiden Generalsekretären, Jean-Paul Angers dann Béatrice Collet sowie Dominique Janin bedanken. Mit sehr unterschiedlichen Persönlichkeiten haben sie gut zusammengewirkt und es mir erlaubt, die Kontinuität zu gewährleisten. Mein Dank gilt auch den Verwaltungsteams, die sich um mich versammelt haben und die als alltägliche Bindeglieder bei den Mitgliedern fungiert haben.

Die AREV steht heute ziemlich gut dar. Sie hat eine stabile finanzielle Lage wiedergefunden. Unsere Bilanzen sind ausgeglichen. Wir konnten Rücklagen aufbauen, die es uns erlauben, in die Zukunft blicken zu können. Die politischen Unwägbarkeiten, die bestimmte Länder mit nationalistischen Parteien an der Macht erleben konnten, haben die europäische Dynamik wie die Haushaltsdisziplin, mit der viele Regionen konfrontiert sind, bremsen können und haben einen schwächenden Einfluss auf unseren Mitgliederzulauf und die Fristen der Zahlung von bestimmten Beiträgen. Unser Schatzmeister wird Ihnen zu diesen Themen berichten.Diese Situation geht an niemanden in Europa vorbei. Sie ist Folge der Zunahme eines Populismus, der darauf abzielt, starke und zentralisierte Staaten zum Nachteil der lokalen Demokratie zu bevorzugen. Die europäische Idee wird in ihrem Wesen selbst in Frage gestellt.

Lassen Sie es uns klar sagen: Ja, wir sind Verfechter der Dezentralisierung. Wir glauben an die Stärke der Regionen als relevante Ebene

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bei der Umsetzung der öffentlichen Politik. Das gilt für den Weinbau wie auch für den Rest. Ja, wir glauben an Europa, wenn es die Fallstricke der Technokratie und die Dogmen des Liberalismus zu vermeiden weiß. Auf dem Weinmarkt herrscht nicht das Gesetz des Dschungels. Es ist nur dann effizient, wenn er es versteht, sich zu organisieren.

Im Laufe der letzten Jahre haben wir uns für die Verteidigung dieser Prinzipien einsetzen müssen. Ich möchte Ihr Engagement an Seite des Parlaments und einer Mehrheit der europäischen Regierungen würdigen, um sich Versuchungen der Kommission und einiger Staatschefs zu widersetzen, die darauf abzielen, das Gleichgewicht in Frage zu stellen, auf denen unsere Systeme der Herkunftsbezeichnung beruhen. Die enge Verbindung zwischen der Qualität der europäischen Weine und ihrem Terroir ist untrennbar. Daraus folgt die Steuerung der Anbaurechte. Sagen wir auch das klar: Die AREV will keinen industriellen Weinbau, bei dem die Überproduktion und der Rückgang der Qualität als Anpassungsvariable zum Preisdumping verwendet werden. Die Studie von Professor Montaigne, von der AREV in Auftrag gegeben, hat die Risiken dieser Strategie aufgezeigt. Unsere Arbeit, zusammen mit anderen, hat dazu beigetragen, Brüssel zur Umkehr zu bewegen. Das ist zweifellos ein Sieg. Er geht auf unser Konto. Aber die Gefahr ist immer noch präsent. Wenn es mir daher erlaubt ist, meinem Nachfolger einen Rat zu geben, dann ist es sicherlich die Wachsamkeit.

Wir konnten in maßgeblicher Weise auch bei anderen Themen eingreifen: dem Roséwein beispielsweise. Seine Qualität nicht das Ergebnis einer einfachen Mischung, sondern Ergebnis einer spezifischen Weinbereitung und Produktionstechnik. Wir haben dazu beigetragen, die eigenen Traditionen in den betreffenden Weinbaugebieten zu verteidigen.Bei anderen Themen (dem des Weinbaus in Steillagen und dem der goldgelben Vergilbung) haben wir die erforderlichen Gutachten

mobilisiert. Wir müssen dies im Interesse der Winzer und der Anbauregionen fortsetzen.Muss man die Strategie der AREV insofern auf einfache Maßnahmen der Verteidigung beschränken? Das wäre meiner Meinung nach ein Fehler. Denn ein Teil der Mitgliedsregionen der AREV, insbesondere die Länder, die gerade der Europäischen Union beigetreten sind, braucht andere Perspektiven. Es geht ihnen nicht darum, Errungenschaften zu verteidigen. Es geht darum, die Produktion zu entwickeln, die Qualität ihrer Weine zu steigern und eventuell ihre Weinbaugebiete zu etablieren.Die Förderung dieser neuen Regionen insbesondere in Osteuropa ist eine große Herausforderung für die AREV, wenn sie ihren Einfluss ausbauen will. Dies geschieht durch drei Schwerpunkte:

Neue Terroirs und neue Weine durch die Entwicklung des Tourismus bekannt machen. In allen unseren Regionen wurde eine Bestandsaufnahme hinsichtlich der touristischen Einrichtungen und der bestehenden Betreuungsstrukturen durchgeführt. Wir müssen aber noch weiter gehen. Als berufsständische Interessenvertretung ist die AREV kein Reisebüro. Sie muss aber diejenigen Mitglieder methodisch unterstützen, die den Weintourismus entwickeln wollen.Das Beratungsunternehmen Outremer, die mit der Untersuchung der Zweckmäßigkeit eines Referenzlabels der AREV beauftragt war, hat deutlich gezeigt, dass diese Methode nicht geeignet gewesen ist. Aber die europäischen Rebflächen stehen für ein spezifisches Erbe und spezifische Werte. Das ist es, was in jeder unserer Regionen hervorzuheben ist. Dies geschieht durch neuen Initiativen, für deren Verbreitung die AREV zuständig ist.

Die Umwelt ist ebenfalls ein Thema, mit dem sich die AREV in den kommenden Jahren beschäftigen muss. Dies umfasst vier Komponenten:

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- Wie lässt sich durch eine Verringerung der chemischen Behandlung der Rebe besser produzieren, um den Kunden eine lückenlose Rückverfolgbarkeit der von ihnen konsumierten Weine zu garantieren?

- Wie lassen sich die Weinbaulandschaften so „bebauen“, dass sie ein Sinnbild von Umweltfreundlichkeit, Erhaltung der Artenvielfalt und Erhaltung des kulturellen Erbes darstellen?

- Wie lassen sich die Nebenprodukte von Reben (Rebstöcke, Most ...) wiederverwerten und recyceln, um nicht mehr als Abfall, sondern als neue Ressourcen zur Verwendung in der Bodendüngung, Kosmetikindustrie, Parfümerie, Pharmazie, Energieerzeugung betrachtet zu werden?

Der dritte Schwerpunkt betrifft die Ausbildung. Vor drei Jahren hatte die AREV die Einführung eines Netzwerks initiiert, in dem sämtliche dem Weinbau in Europa gewidmeten Institutionen und Ausbildungsstätten zusammengeführt werden sollten. Ein solches Netzwerk kann von der Europäischen Union finanziert werden. Einige Ansätze davon existieren bereits. Die AREV ist besser als andere aufgestellt, um eine mutige und umfassende Politik hinsichtlich der Jugend zu fördern. Denn die Weitergabe von Know-how und Vielfalt der Weinbautradition in Europa an die jungen Generationen ist für die AREV sicherlich die schönste aller Aufgaben.

Zum Ende dieser Amtszeit und dieser Rede möchte ich eine abschließende Botschaft formulieren. Weil sie sowohl Fachleute und Abgeordnete umfasst, ist die AREV keine Vereinigung wie die anderen. Sie hat die doppelte Verantwortung der Verteidigung und Förderung sowohl der Erzeugnisse als auch der Gebiete. Aber ihre Botschaft geht darüber hinaus. Im Laufe von Jahrhunderten ist der Anbau von Reben in Europa in Zusammenhang mit Zivilisation, Austausch, Mühsal, aber auch Festen gestanden. Die Rebe und der Wein sind

eine der wesentlichen Bedeutungen des kulturellen Erbes Europas. Zweifellos weil sie sich dessen bewusst sind, besteht unter den Mitgliedern der AREV eine Geisteshaltung, die insbesondere durch Seriosität, Geselligkeit, Zuverlässigkeit und Freundschaft gekennzeichnet ist. Alle diese Eigenschaften sind selten, aber sie sind allen Mitgliedern dieser großen Familie der AREV gemein. Wir müssen sie um jeden Preis bewahren.

Moral report from Jean-Paul BACHY,AREV President

7 years on, I again welcome you here among the Champagne vineyards. And I am delighted to do so. When you elected me as President, I must admit that I harboured some apprehension as to the scale of the task. For I do not have what you might call a wine-growing pedigree. But the team around me greatly facilitated my work. I would like here in particular to thank my two general secretaries, Jean-Paul Angers and then Béatrice Collet, as also Dominique Janin. With their contrasting personalities, they did great work allowing me to ensure continuity. Thanks also to the successive administrative teams working alongside me that took care of coordination with the members on a daily basis.

AREV is doing pretty well at present. It has got back into good shape financially. We have healthy balance sheets. We have managed to again build up reserves, meaning we can look confidently to the future. The political vagaries that some countries, where nationalist parties have come to power, have gone through have impeded the European impetus just as the budgetary rigour many regions have been confronted by has fragilised growth in membership and adversely affected the timely settlement of some membership fees. Our treasurer will report back on these issues.This situation spares no-one in Europe. It is the consequence of the rise of a form of populism

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that tends to privilege strong and centralised States to the detriment of local democracy. In its very principle, the European ideal is brought into question.

Let's be clear about this: yes, we are supporters of decentralisation. We believe in the strengths of the regions as a relevant level for the implementation of public policies. That applies to viticulture just as with all other issues. Yes, we believe in Europe as long as it avoids the pitfalls of technocracy and the dogmas of liberalism. The wine market is not about the law of the jungle. It can only be effective if it manages to get organised.

Over the last few years, we have had to mobilise to defend these principles. I wish to pay tribute to your commitment alongside the Parliament and a majority of European Governments, for having stood up to the temptations of the Commission and some heads of state aiming to call into question the balanced perspective on which our appellation systems are based. The close connection between the quality of European wines and their region of production is indissociable. It results in control over rights of production. Lets be frank about this: AREV does not want industrial winegrowing where overproduction and reduced quality are used as adjustment variables to slash prices. The study by Professor Montaigne, commissioned by AREV, showed the risks of such a strategy. Our action, with others, led to Brussels backing off. This was unquestionably a victory. And we can claim credit for it. But the danger is still there. If I may be allowed a word of advice to my successor it is not to lower your guard.

We have also managed to intervene decisively on other matters: that of rosé wine for example. Its quality is not the result of a simple mixture but of an elaboration and a quite specific production technique. We have contributed to defending the traditions specific to the wine-growing regions concerned.

On other issues (that of winegrowing on steep slopes and that of flavescence dorée), we have mobilised the necessary expertise. We need to further pursue matters in the interests of our producers as also the regions of production.But does that mean limiting AREV's strategy to merely defensive actions? This would, in my view, be a mistake. For a fair proportion of the regions having joined AREV, especially those in the countries that have just entered the European Union, are in need of other perspectives. They are not involved in defending vested interests. Their concern is to develop production, to boost the quality of their wines and move upmarket and, in some cases perhaps, develop their vineyards.Promoting these new regions, especially in Eastern Europe, represents a major challenge for AREV if it wishes to extend its influence. This involves three priorities:

Making the new regions and new wines known, which hinges on the development of tourism. An evaluation of conditions has been conducted in all our regions on the facilities for tourists and the existing accommodation structures. We need to take things further. AREV is no more a coropratist union than it is a travel agency. But it must provide its methodological support to those members who wish to develop wine tourism.The Outremer consulting firm, who were asked to study the opportunity of an AREV reference label, clearly showed that such a formula was inappropriate. But the European wine regions are bearers of a heritage and specific values. This is what needs to be promoted in each of our regions. This involves new initiatives that it is up to AREV to foster.

The environment is also a theme on which AREV needs to work in the coming years. This includes three strands:

- how to produce better while reducing chemical treatments of the vine so as to guarantee customers perfect traceability of the wines they consume?

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- how to “cultivate” winegrowing landscapes so that they provide a universal reference of cleanliness, preservation of biodiversity and heritage conservation?

- how to profit by and recycle the vine's by-products (prunings, must, etc. so as no longer to consider them as waste but as new resources that can be used in soil fertilisation, in the cosmetics industry, in perfulery, pharmacy and power generation…?

The third priority relates to training. Three years ago, AREV began the launch of a network with the vocation of bringing together all the training institutions and centres dedicated to winegrowing in Europe. This type of network is open to financing by the European Union. There are a few embryonic forms for this. AREV is better placed than others to promote a bold, global policy aimed at young people. For handing on to the younger generations the know-how and diversity of the winegrowing tradition in Europe is decidedly the finest of missions for AREV.

At the end of my mandate – as also of my speech – I would like to formulate a final message. Since it brings together both professionals and elected representatives, AREV is not an association like others. It has a dual responsibility to defend and promote both the products concerned and the Regions. But its message goes beyond this. Over the centuries, vinegrowing in Europe has been a bearer of civilisation, exchange and hard work, but also festivity. The vine and wine are one of the essential dimensions of the European heritage. It is no doubt because they are more aware of this than others that, among AREV members, there prevails a quite special frame of mind based on conviction, conviviality, loyalty and friendship. These are rare qualities but commonly shared by all the members of this great family - AREV. This is to be safeguarded at all costs.

Informe moral de Jean-Paul BACHY,Presidente de la AREV

7 años más tarde, les acojo de nuevo en este viñedo de Champagne. Me alegro mucho. Cuando me eligieron de Presidente, tengo que reconocer que tenía alguna aprensión acerca de la amplitud de la tarea. De hecho yo no era un puro producto del viñedo. Pero el equipo que me rodeó me facilitó mucho el trabajo. En especial, quiero dar las gracias a mis dos secretarios generales: Jean-Paul Angers, y luego Béatrice Collet, así como a Dominique Janin. Con personalidades muy diferentes, trabajaron bien y me permitieron asegurar la continuidad. Gracias también a los equipos administrativos que se sucedieron a mi lado y se ocuparon del relevo cotidiano ante los adherentes.

Hoy es más bien satisfactoria la situación de la AREV. Volvió a encontrar una buena salud financiera. Nuestros balances están equilibrados. Supimos reconstituir reservas que permiten enfrentarnos con el porvenir. Las incertidumbres políticas que conocieron algunos países donde los partidos nacionalistas dirigentes supieron frenar el impulso europeo, como es el caso del rigor presupuestario con el cual se enfrentan muchas regiones fragilizaron un poco nuestro flujo de adhesiones y los plazos de pago de ciertas cuotas. Nuestro tesorero les proporcionará una información actualizada sobre estos temas.Esta situación no respeta a nadie en Europa. Es la consecuencia de la subida de un populismo que tiende a privilegiar los Estados fuertes y centralizados en perjuicio de la democracia local. En su principio mismo, se vuelve a poner en tela de juicio el ideal europeo.

Hay que decirlo claramente: sí, somos partisanos de la descentralización. Creemos en la fuerza de las regiones como eslabón

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pertinente de la implementación de las políticas públicas. Esto vale también para la viticultura. Sí, creemos en Europa cuando sabe evitar las trampas de la tecnocracia y de los dogmas del liberalismo. El mercado del vino no es la ley de la jungla. Solo es eficiente cuando sabe organizarse.

A lo largo de los años pasados, tuvimos que movilizarnos para defender estos principios. Quiero saludar su compromiso al lado del Parlamento y de una mayoría de Gobiernos europeos para oponerse a las tentaciones de la Comisión y de ciertos jefes de Estado que tienden a volver a poner en tela de juicio el equilibrio sobre el cual se fundan nuestros sistemas de denominación. El vínculo estrecho existente entre la calidad de los vinos europeos y su terroir es indisociable. Su consecuencia es el control de los derechos de producción. También cabe decirlo claramente: la AREV no quiere una viticultura industrial en la cual la sobreproducción y el descenso de la calidad se utilizan como variable de ajuste para reducir los precios. El estudio del Profesor Montaigne, encargado por la AREV, demostró los riesgos de esta estrategia. Nuestra acción, con otras tantas, permitió que Bruselas retrocediera. Incontestablemente, es una victoria y se debe a nosotros. Pero el peligro sigue presente. Si puedo permitirme darle un consejo a mi sucesor, será el consejo de la vigilancia.

También supimos intervenir de manera determinante en otros dosieres: el dosier del vino rosado, por ejemplo. Su calidad no es el resultado de una sencilla mezcla, sino de una elaboración y de una técnica de producción específica. Contribuimos en defender las tradiciones propias a los viñedos concernidos.Sobre otros temas (el de la viticultura en fuerte pendiente y el de la flavescencia dorada), movilizamos las pericias necesarias. Tendremos que seguir adelante en el interés de los productores así como de las regiones de producción.

Por ello ¿hay que reducir la estrategia de la AREV a simples acciones de defensa? En mi opinión, sería un error. De hecho, una parte de las regiones adherentes de la AREV, en especial las regiones procedentes de países que acaban de adherir a la Unión europea, necesitan otras perspectivas. No se trata para ellas defender los logros. Se trata de desarrollarla producción, incrementar el nivel de calidad de sus vinos y, tal vez, de sus viñedos.Promover estas nuevas regiones, en especial en el Este de Europa, es un desafío importante de la AREV si quiere ampliar su influencia. Ello pasa por tres prioridades:

El hecho de dar a conocer nuevos terroirs y nuevos vinos para por el desarrollo del turismo. Se realizó un inventario en todas nuestras regiones sobre los equipos turísticos y las estructuras de acogida existentes. Hay que ir más allá. La AREV no es un sindicado corporativo, ni tampoco una agencia de viajes. Pero debe aportar su apoyo metodológico a los adherentes que desean desarrollar el enoturismo.El gabinete Outremer, solicitado para estudiar la oportunidad de una marca de referencia de la AREV, demostró claramente que esta fórmula resultaba inadecuada. Pero los terroirs vitícolas europeos son portadores de un patrimonio y de valores específicos. Es lo que cabe valorizar en cada una de nuestras regiones. Ello pasa por iniciativas nuevas que le corresponde a la AREV transmitir.

El medioambiente también es un tema sobre el cual la AREV debe trabajar en los futuros años. Comporta tres capítulos:

- ¿cómo producir mejor reduciendo a la vez los tratamientos químicos de la vid para garantizar a los clientes una perfecta trazabilidad de los vinos que consumen? - ¿cómo “cultivar » los paisajes vitícolas para que sean una referencia universal de limpieza, de preservación de la biodiversidad y de mantenimiento del patrimonio?

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- ¿cómo valorizar y reciclar los subproductos de la vid (cepa, mosto…) para ya no considerarlos como residuos, sino como nuevos recursos utilizables en la fertilización de los suelos, la industria cosmética, perfumería, farmacia, producción de energías…?

La tercera prioridad concierne la formación. Hace tres años, la AREV inició el lanzamiento de una red encaminada a reunir el conjunto de los establecimientos y centros de formación dedicados a la viticultura en Europa. Este tipo de red puede financiarse por parte de la Unión europea. Existen algunos embriones. La AREV está mejor posicionada que otros para promover una política audaz y global hacia la juventud. De hecho, cierto es que la transmisión a las jóvenes generaciones los conocimientos y la diversidad de la tradición vitícola en Europa es para la AREV la más hermosa de las misiones.

Al cabo de mi mandato así como de mi discurso, quisiera formular un último mensaje. Al reunir a la vez a profesionales y a políticos elegidos, la AREV no es una asociación como las otras. Asume la doble responsabilidad de defender y de promover a la vez Productos Y Territorios. Pero su mensaje va mucho más allá. A través de los siglos, el cultivo de la vid en Europa fue el vector de una civilización, de intercambios, de trabajo así como de fiesta. La vid y el vino representan una de las dimensiones esenciales del patrimonio de Europa. Por supuesto, al tener los miembros de la AREV una mayor consciencia de este hecho, existe entre ellos un estado de espíritu especial constituido de seriedad, convivialidad, fidelidad y amistad. Son cualidades raras, pero son comunes a todos los miembros de esta gran familia de la AREV. Hay que preservarlas a toda costa.

Relatório moral de Jean-Paul BACHY,Presidente da AREV

7 anos mais tarde, volto a acolher-vos nestas vinhas do Champanhe. Estou muito feliz. Quando vocês me elegeram presidente confesso que sentia alguma apreensão perante a amplidão da tarefa. Porque eu não era um puro produto da vinha. Mas a equipa que me rodeou facilitou-me bastante o trabalho. Quero aqui agradecer muito particularmente os meu dois secretários gerais, Jean-Paul Angers e a seguir Béatrice Collet, assim como Dominique Janin. Com personalidades muito diferentes, eles trabalharam bem e permitiram-me assegurar a continuidade. Obrigado igualmente às equipas admninistrativas que se sucederam junto de mim e se ocuparam da transmissão quotidiana junto dos aderentes.

Hoje a AREV vai bem. A sua saúde financeira é boa. Os balanços são equilibrados Pudemos reconstituir reservas que permitem encarar o futuro com optimismo. As derivas políticas que conheceram certos países cujos partidos nacionalistas no poder puderam travar o ímpeto europeu assim como o rigor orçamental ao qual são confrontadas muitas regiões fragilizaram um pouco a nossa corrente de adesões e os prazos de pagamento de algumas quotizações. O nosso tesoureiro vai fazer o ponto da situação sobre estes assuntos.

Esta situação não poupa ninguém na Europa. Ela é consequência de um fortalecimento do populismo que tende a privilegiar os Estados fortes e centralizados em detrimento da democracia local. No seu próprio princípio, o ideal europeu é posto em causa.

Que fique claro : sim, somos partidários da descentralização. Acreditamos na força das regiões como escala pertinente da aplicação da políticas públicas. Tanto para a viticultura como para o resto. Sim, nós acreditamos na Europa quando esta sabe evitar as armadilhas da tecnocracia e dos dogmas do liberalismo. O

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mercado do vinho não é a lei da selva. Só é eficaz se se souber organizar.

No decorrer destes últimos anos, tivemos de nos mobilizar para defender estes princípios. Quero saudar o vosso empenho ao lado do Parlamento e de uma maioria de Governos Europeus, para vos opor às tentações da Comissão e de certos Chefes de Estado que visavam pôr em causa o equilíbrio no qual assentam os nossos sistemas de denominação. O laço estreito que existe entre a qualidade dos vinhos e as terras é indissociável.Tem como consequência o controlo dos direitos de produção. Que fique também claro: a AREV não pretende uma viticultura industrial em que a sobreprodução e a diminuição da qualidade sejam utilizadas como variável de ajustamento para quebrar os preços. O estudo do professor Montaigne, encomendado pela AREV, mostrou os riscos desta estratégia. A nossa acção, juntamente com outras, permitiu fazer recuar Bruxelas. Trata-se, incontestavelmente, de uma vitória. Esta deve ser-nos creditada. Mas o perigo ainda existe. Se existe um conselho que eu possa dar ao meu sucessor será o da vigilância.

Também soubemos intervir de modo decisivo noutros dossiers : o do vinho rosé por exemplo. A sua qualidade não é o resultado de uma simples mistura mas de uma elaboração e de uma técnica de produção específicas. Nós contribuímos para defender as tradições próprias das vinhas em questão.

Quanto a outros assuntos (o de viticultura em terreno íngreme ou o da flavescência dourada) nós mobilizámos as perícias necessárias. Teremos de prosseguir no interesse dos produtores como do das regiões de produção. Mas será que a estratégia da AREV deve ser reduzida a meras acções de defesa ? Isso seria, a meu ver, um erro. Pois uma parte das regiões aderentes à AREV, nomeadamente as dos países que acabam de aderir à União Europeia, precisam de outras perspectivas. Não se trata, para elas, de defender as

conquistas. Trata-se de desenvolver a produção, de fazer aumentar a gama de qualidade de seus vinhos e, talvez, de fazer as suas vinhas. Promover estas novas regiões em particular as do leste da Europa é um desafio maior da AREV se esta quiser alargar a sua influência. Isso passa por três prioridades :

Dar a conhecer novas terras e novos vinhos passa pelo desenvolvimento do turismo. Foi realizado um estudo da situação em todas as nossas regiões quanto aos equipamentos turísticos e as estruturas de acolhimento existentes. Temos de ir mais além. Tal como um sindicato corporativo, a AREV não é uma agência de viagens. Mas ela deve dar apoio metodológico aos aderentes que desejem desenvolver o enoturismo. O gabinete Ultramar a quem era pedido que estudasse a oportunidade de uma etiqueta de referência da AREV demonstrou claramente que esta fórmula era inapropriada. Mas as terras vitícolas europeias são portadoras de um património e de valores específicos. É o que convém realçar em cada uma das nossas regiões. Isso pressupõe novas iniciativas que cabe à AREV impulsionar.

O meio ambiente é também um tema sobre o qual a AREV deve trabalhar nos anos que vêm. Ele comporta três painéis :

- como produzir melhor reduzindo os tratamentos químicos da vinha para garantir aos clientes uma perfeita rastreabilidade dos vinhos que consomem ? - como « cultivar » as paisagens vitícolas de modo a que elas se tornem uma referência universal de limpeza, de preservação da biodiversidade e de manutenção do património?

- como valorizar e reciclar os sub-produtos da vinha (bacelos, mosto…) para não mais os considerar meros resíduos mas novos recursos utilizáveis na fertilização dos solos, a indústria

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cosmética, a perfumaria, a farmácia, a produção de energias...? A terceira prioridade diz respeito à formação. Há três anos, a AREV tinha encetado o lançamento de uma rede que tinha como vocação o grupamento do conjunto de estabelecimentos e centros de formação dedicados à viticultura na Europa. Esta género de rede pode ser financiado pela União Europeia. Existem alguns embriões. A AREV está melhor posicionada que outros para promover uma política audaciosa e global em direcção da juventude. Pois transmitir às jovens gerações os savoir-faire e a diversidade da tradição vitícola na Europa é seguramente para a AREV a mais bela missão.

No termo deste mandato mas também deste discurso, eu desejava formular uma última mensagem. Porque regrupa tanto profissionais como eleitos, a AREV não é uma associação como as outras. Ela tem a dupla responsabilidade de defender e promover Produtos mas também Territórios. Mas a sua mensagem vai mais além. Através dos séculos, a cultura da vinha na Europa foi portadora de civilização, de trocas, de labor, mas também de festa. A vinha e o vinho são uma das dimensões essenciais do património da Europa. É sem dúvida porque são mais conscientes do que outros, que existe entre os membros da AREV um estado de espírito particular que é feito de seriedade, de convivialidade, de fidelidade e de amizade. Estas são qualidades raras mas comuns a todos os membros desta grande família que é a AREV. É preciso preservá-las custe o que custar

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