VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI DINTORNI DI CONEGLIANO · Scorcio di via XX Settembre con Palazzo...

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VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI DINTORNI DI CONEGLIANO

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VIAGGIO ALLA SCOPERTADEI DINTORNI DI CONEGLIANO

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Un viaggio in una poesia da osserva-re. Una poeticità da percorrere lungo il saliscendi delle colline coneglianesi. La stessa poeticità che ha saputo con-ferire Cima ai suoi dipinti leggendari.Abbiamo voglia di conoscere, con-frontare, scoprire le bellezze che han-no spinto l’artista a munirsi di tela e pennello e “fotografare” manualmen-te quegli scorci quasi onnipresenti nelle sue opere.Castelli e paesaggi collinari sono ciò che compare più spesso nelle sue tele. Da Conegliano ci dirigiamo verso Collalto, piccolo borgo che ospita ogni seconda domenica del mese da primavera ad autunno un mercatino dell’antiquariato: un’occasione per curiosare, passeggiare in un contesto storico di grande pregio abbinan-do un’interessante visita alla rocca medievale. Spiccano la torre e i resti delle mura del castello medievale del 1110, l’abitazione fortezza della fami-

glia dei Collalto. Percorrendo queste stradine collinari, contornate da una splendida natura di colori e profumi primaverili, vigne regolari ed antichi casolari, proseguiamo verso il paese di Susegana. Scorgiamo già in lonta-nanza un vecchio maniero dominato da una torre medievale. E’ il castello di San Salvatore, visibile, in modo idealizzato, come piace a Cima, nella Madonna dell’Arancio delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.Con un portale in stile neoclassico, sormontato da un frontone triangola-re sul quale spicca lo stemma dei Con-ti di Collalto, si apre solennemente davanti a noi il castello.Attraverso la porta con il ponte leva-toio si accede alla Rocca, dominata dall’elegante struttura con il loggiato della Chiesa di Santa Croce e dal pos-sente Mastio.Il castello con le sue torri, le mura di cinta e i merli, visti specialmente nel

controluce della sera, rievocano fatti lontani e avvenimenti antichi.Sulla destra il nostro sguardo si apre verso le ondulate colline coltivate a viti e le costruzioni di case moderne, là dove un tempo regnavano boschi e sterpaglie.

Per informazioni e prenotazione visite guidate al Castello di San Salvatore:

Castello San Salvatorevia Sottocroda - Susegana Tel (+39) 0438.435020Tel (+39) 0438.435287www.castellosansalvatore.itinfo@castellosansalvatore.it

POESIE DI PAESAGGIGli scorci di Cima tra Collalto e Susegana

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Nella pagina precedente:Scorcio di via XX Settembre con Palazzo Sarcinelli e Palazzo Montalban

In questa pagina:Veduta primaverile della torre del Castello di Collalto, Collalto

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Ricami e sculture, Vidor

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Strada di campagna

“[…] il monte scende, paese diviene,qui con te cede il montedavanti alle prove immaturedi un giorno che tentò grandezzedi colmi fieni”

Andrea Zanzotto

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Andar per mostre delPROSECCO DOCsui colli dell’Alta Marca.da febbraio a giugno 2010

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Tra bianchi grappoli dai riflessi dora-ti, vigneti orgogliosi si stagliano sulle colline dell’Alta Marca trevigiana, pa-esi ricchi di suggestioni intervallano la pedemontana che lega Valdobbia-dene, Conegliano e Vittorio Veneto. Qui prende vita la “Primavera Prosec-co Doc”, una collana in cui le perle sono le 17 mostre che da febbraio a giugno 2010 accoglieranno migliaia di visitatori. Mostre in cui è possibile degustare i figli di questi vigneti, dal Prosecco al Verdiso, dal mozartiano Refrontolo Passito al Torchiato di Fregona, per arrivare ai vini della Doc Colli di Conegliano. Ma ad imprezio-sire il sapore della Primavera del Pro-secco sono i saperi di un territorio che propone gli stessi magnifici paesaggi che il Maestro Cima da Conegliano ha saputo far diventare una firma di-stintiva delle sue opere. Da qui l’or-goglio e l’ambizione di presentare una nuova edizione della “Primavera

Prosecco Doc” che ci possa far com-piere un viaggio dove il gusto dell’arte appaghi ogni desiderio.

Per informazioni:

Comitato Primavera Prosecco DocTel. (+39) 0438.893385www.primaveraproseccodoc.itinfo@primaveraproseccodoc.it

LA “PRIMAVERA PROSECCO DOC 2010”TRA SAPERI E SAPORI

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Conegliano Valdobbiadene: alla sco-perta del Superiore La terra del Cima è da sempre legata a un prodotto simbolo: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG. Qui nasce la migliore espres-sione del Prosecco, vino divenuto noto in tutto il mondo. In queste col-line che si snodano fra Conegliano e Valdobbiadene, e che presto saranno oggetto di candidatura a Patrimonio dell’Unesco, i viticoltori producono il Prosecco da più di tre secoli. Si tratta di un territorio interamente collinare, tanto difficile da coltivare quanto ca-pace di dare risultati di alta qualità. Il simbolo del Conegliano Valdobbiade-ne Prosecco Superiore è lo spumante e, grazie alle garanzie della DOCG, ogni bottiglia, prima di essere immes-sa sul mercato, è sottoposta a rigidi controlli e poi numerata per garantire al consumatore la massima qualità. La migliore occasione per conoscere

questo spumante moderno ed elegan-te, definito il “vino del benvenuto”, è certamente Vino in Villa, Festival che ogni terzo weekend di maggio si svol-ge al Castello di San Salvatore, incan-tevole borgo immortalato dal Cima nella Madonna dell’Arancio.

Per informazioni:

Consorzio Tutela Prosecco Docdi Conegliano Valdobbiadene T. (+39) 347.8989027 F. (+39) [email protected]

RAFFINATO WEEKEND A VINO IN VILLASusegana: 15-16 maggio 2010

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Panorama sulle colline di Valdobbiadene

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SORSI D’EMOZIONELUNGO LA STRADA DEL PROSECCO Briosa primavera

Morbide colline adornate da verdi vi-gneti che rendono il paesaggio poeti-co e ricco d’atmosfera. Nelle colline del Prosecco di Coneglia-no e Valdobbiadene, dove una cultura secolare ha disegnato in profondità ilpaesaggio e l’animo di un’area tra lepiù incantevoli d’Italia, tutto profuma di vino e di sapori.La gente locale, che ama le proprie radici, ha mantenuto il gusto delle tradizioni ed il piacere dell’ospitalità e dell’incontro, insieme a quello per il cibo ed i prodotti tipici come salu-mi, formaggi, carni allo spiedo, erbe, castagne, grappe, funghi, miele. La tavolozza enogastronomica è ricchis-sima in queste zone.È un territorio ricco di fascino, di sug-gestioni ed attrattive storiche ed arti-stiche, di sorprese e proposte, spesso inaspettate, e quasi custodite, perché preziose, nelle vallate e nei paesi dis-seminati qua e là, dove è piacevole

smarrirsi alla ricerca delle tracce mil-lenarie della presenza dell’uomo.L’aria che respiriamo da fine febbraio a fine giugno nell’alta Marca trevigia-na ha qualcosa di speciale. In questo periodo si svolge infatti la Primavera del Prosecco Doc, un evento che dà il benvenuto a chi ama immergersi nell’esplosione di sapori e di colori di questo territorio. Si tratta di un vero e proprio itinerario enogastronomico che mette in risalto tutte le produzioni tipiche locali in uno dei più variegati contesti veneti: una lunga serie di mo-stre dedicate al vino, dislocate in di-verse località collinari, in un favoloso contesto tra antiche rocche e abbazie, strade e sentieri immersi tra gli splen-didi vigneti.Accanto al Prosecco, i colli di Cone-gliano e Valdobbiadene offrono altri due vini prestigiosi: il Bianco, velluta-to e con gradevole profumo aromati-co ottenuto incrociando il Manzoni, il

Pinot bianco e/o Chardonnay, il Sau-vignon e/o Riesling renano, e il Rosso, vino da meditazione con almeno due anni di invecchiamento, ottenuto con uve Cabernet Franc, Cabernet Sauvi-gnon, Marzemino e Merlot.

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Vigneto in Primavera, Moriago

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FIUMI DI VINO LUNGOLA STRADA DEI VINI DEL PIAVE Rosso Raboso

Una pianura sabbiosa e ghiaiosa: il Piave scorre dolcemente, costeggian-do i paesi disseminati lungo il fiume che conservano ancora il sapore di un tempo. In mezzo alle viti si incontra-no antichi casali porticati, testimoni della ricchezza della zona, nel passa-to, dell’allevamento del baco da seta, del bestiame, nonché della coltura della vite. Un’immagine rurale che ci fa risco-prire il piacere del viaggio “lento”, per godere a 360 gradi delle tipicità paesaggistiche e gastronomiche che questo territorio offre.I paesaggi sono costituiti da ampi orizzonti agricoli e preziose struttu-re storiche ed architettoniche, grandi ville, umili pievi, sontuosi castelli. Un territorio che custodisce i segni della civiltà romana e della Grande Guerra, dove la vocazione rurale ha condizio-nato la storia insediando valori e col-ture, tradizioni e vigneti.

La Strada dei Vini del Piave attraversa luoghi evocativi, poco conosciuti dal grande pubblico, dove la produzione più cospicua è rappresentata dal vino Rosso. La tradizione in passato era quella di impiantare vitigni diversi al-ternati sullo stesso filare. In tempi più recenti però, per ottimizzare e razio-nalizzare le coltivazioni, i viticoltori hanno modificato i loro vigneti in vi-gneto monocoltura.Tra i “Vini del Piave” dal sapore sec-co e asciutto, che riescono ad accom-pagnare in armoniosa sintonia i piatti della cucina veneta, troviamo il Mer-lot, la produzione più significativa della zona, il Raboso, il Cabernet, il Cabernet Sauvignon, il Chardonnay, il Pinot, il Tai e il Verduzzo.Nomi di grandi vini sono legati a que-sta terra, sia grazie alla composizione del terreno, ideale per la crescita delle viti, che per la presenza, in passato, della civiltà veneziana che ha impor-

tato preziose idee e conoscenze. Al-cune ville, appartenute ai nobili della Serenissima, sono infatti attorniate da ettari di bellissimi vigneti.Rabioso in dialetto veneto veniva usato per indicare un frutto partico-larmente acerbo; Raboso è anche un affluente del Piave. È da queste ipo-tesi che il vino Raboso prenderebbe il suo nome. Le prime tracce della col-tivazione di questo vitigno risalgono all’inizio del diciassettesimo secolo. Il suo sapore è robusto, è una pian-ta forte, tant’è che ha attraversato quasi indenne gli anni dell’epidemia di fillossera (insetto dannoso) che ha flagellato i vigneti italiani nella prima metà del XX secolo.

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CURIOSITÀ

Il vino e i gamberi rossi ritratti in questo affresco, all’interno della chiesetta di San Giorgio a San Polo di Piave, sono due pro-dotti tipici della zona. I gamberi, in particolare, vivevano nel vici-no Lia, un piccolo fiumicello di risorgiva, loro habitat naturale.

Per informazioni:

Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano ValdobbiadeneTel. (+39) 0423.974019info@coneglianovaldobbiadene.itwww.coneglianovaldobbiadene.it

Particolare dell’affresco nella chiesettadi San Giorgio a San Polo di Piave

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A San Pietro di FelettoL’ANTICA PIEVE

Uscendo dalla medievale Porta Ser Bele a fianco del Castello di Conegliano, l’unica conservata dell’antica cinta muraria della fortezza, ci troviamo lungo la Strada del Vino Bianco, immersi in uno dei più bei paesaggi collinari del Veneto. Il percorso stra-dale segue il crinale dei colli che precedono le Prealpi: il nostro sguardo riesce a cogliere uno spettacolare panorama, dalle Alpi Giulie fino al Monte Grappa.Dopo aver superato la chiesa di Costa di Conegliano, risalen-te al 1236, superiamo la località Guizza (toponimo di origine longobarda che significa “bosco”) ed entriamo nel territorio comunale di San Pietro di Feletto. Visitiamo l’antico Eremo Ca-maldolese col fascino delle sue celle superstiti poste lungo la via.Il nostro percorso si snoda tra colli ricoperti da vigneti, prati e boschi, punteggiati da antiche case coloniche, osterie e can-tine, fino ad arrivare all’antica Pieve di San Pietro di Feletto. Con stile romanico caratterizzato dall’ampio portico affresca-to destinato ad accogliere pellegrini e viaggiatori, la Pieve ci offre un’intensa esperienza culturale e spirituale. Fulcro di un vastissimo territorio ancora non del tutto cristianizzato (forse è sorta su un antichissimo luogo di culto pagano), la chiesa è stata edificata a partire dall’epoca longobarda ed è stata Chiesa Matrice di molte cappelle dei dintorni.All’interno ammiriamo i preziosi e rari cicli di affreschi realiz-zati tra il Duecento e il Quattrocento, che formano nel loro insieme una vera e propria “Bibbia dei poveri” dipinta sulle pareti della Pieve.Sulla facciata, sotto il portico, vediamo la pittura murale che più contraddistingue il sito: il “Cristo della Domenica”, uno dei pochi ancora conservati in Europa, dove sono raffigurati anche gli strumenti di lavoro delle principali attività economiche lo-cali nel Trecento.

DA NON PERDERE

Particolare di un affresco all’interno dell’Antica Pieve, San Pietro di Feletto

Antica Pieve di San Pietro di Feletto

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Per informazioni:

Ufficio I.A.T. di ConeglianoTel. (+39) [email protected]

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Ut vina, poemata reddit, scire velim, chartis pretium quo-tus arroget annus. scriptor abhinc annos centum qui decidit, inter perfectos vete-resque referri debet an inter vilis atque novos.

A FollinaL’ABBAZIA

Posta in una zona luminosa, riparata d’inverno dalle Prealpi e ben ventilata d’estate, l’abbazia cistercense di Santa Maria di Follina rimane uno dei più incantevoli luoghi sacri del trevi-giano. Ci stupisce per la sua atmosfera spirituale che si pro-paga nel chiostro, circoscritto ma aperto verso il cielo per permettere “a colui che in esso abita di rivolgere lo sguardo allo spettacolo del cielo: sullo zenit del giorno, quando i colori della luce scendono verso la vera della fontana o del pozzo, e durante la notte per osservare le code luminose delle stelle e il movimento stagionale degli astri”. A partire dal dodicesi-mo secolo, la presenza dell’abbazia fece di Follina un centro dinamico, attivo e salubre. Pare che una comunità di monaci cistercensi provenienti da Chiaravalle Milanese si insediò nel borgo e, grazie alle donazioni lasciate dalla famiglia dei Da Ca-mino a partire dal 1170, i monaci iniziarono a praticare attività di follatura della lana. Questa è una delle ipotesi che spiega il toponimo di questo piccolo paese. Se entriamo nella basilica, orientata con la facciata a ponente e l’abside a levante, notiamo subito tre navate e cinque maestose arcate, grandi portali lignei raffiguranti i sette Santi fondatori, un grande rosone centrale e un affresco che rappresenta La Beata Vergine con Bambino e Santi, opera cinquecentesca di Francesco da Milano.Entriamo ora nel chiostro. Sul muretto che scorre per tutto il quadrilatero poggiano delle colonnine binate o attorcigliate in pietra locale che sorreggono piccole arcate con capitelli ricchi di simboli medievali: una civetta che indica la notte, un gallo per il mattino e una palma per il mezzogiorno. Nell’angolo me-ridionale si erge una colonna annodata,“ofitica”, costituita da quattro fasci uniti e fusi in un’unica colonna quadrilobata. Al centro del chiostro si innalza “l’albero della vita” dove sgorga l’acqua, la linfa vitale raccolta nella grande vasca monolitica, quasi grembo di una madre. L’acqua entra nella terra arida e la fa prosperare in elegante vegetazione, visibile nelle colonni-ne binate inframezzate da colonne più robuste che hanno alla base le radici, il fusto in verticale e il capitello a chioma, proprio come le piante della terra.

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Chiostro dell’Abbazia di Follina

Abbazia di Follina, scorcio

Per informazioni:

Ufficio I.A.T. di ConeglianoTel. (+39) [email protected]

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A RoncadeIL CASTELLO

Il Castello di Roncade si erge maestoso e superbo dinnanzi a noi. La splendida panoramica della Villa che si può godere dall’ingresso ci fa sognare, immergendoci in una realtà fiabe-sca.Questo maestoso complesso rinascimentale è l’unica Villa ve-neta esistente cinta da mura medievali che abbracciano quasi per intero lo splendido giardino. Le mura merlate sono cir-condate da un fossato che evoca gli antichi racconti cavalle-reschi. Quattro torri che dominano il paesaggio si ergono alle estremità, mentre ai lati dell’ingresso si elevano due imponenti torrioni su cui si taglia l’aquila bifronte dei Giustinian. Girola-mo Giustinan fu un patrizio veneto che nel XVI secolo fece ricostruire questo castello sulla traccia del precedente edificio, donato nel 900 da Ottone II ai Conti di Collalto e poi distrutto da Cangrande della Scala.Si narra che il conte di Giustinian incaricò i suoi Schiavoni di custodire la virtù della moglie durante una sua assenza. Al suo ritorno scoprì di essere stato tradito proprio da questi e, ac-cecato dall’ira e dal dolore, chiese ad un mago di trasformarli in statue. Ecco perché nel giardino del castello compaiono 30 statue di Schiavoni che conferiscono all’ambiente un effetto molto suggestivo.Ci lasciamo affascinare dalle due barchesse, un tempo destina-te ad abitazioni ed ora adibite rispettivamente una a cantina di vinificazione ed imbottigliamento, l’altra a spazi per l’invecchia-mento dei vini e per eventi. Il salone della villa è circondato da luminose vetrate che si affacciano sul giardino e sul paesaggio esterno costituito dai vigneti del brolo. All’interno ammiriamo gli arredi di stile settecentesco, lo splendido soffitto in legno laccato e le pareti a stucchi pastello.

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Per informazioni:

Castello di Roncadevia Roma, 141 – RoncadeTel. (+39) [email protected]

Ufficio I.A.T. AeroportoTel. (+39) [email protected]

Giardino del Castello di Roncade

Castello di Roncade di notte

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A Revine LagoIL PARCO ARCHEOLOGICO DIDATTICODEL LIVELET

Ancora tanta natura, bellezza, luoghi incontaminati. Sì, perché il nostro viaggio alla scoperta delle zone più caratteristiche ed incantevoli della provincia di Treviso non è ancora finito. Ci troviamo a ridosso delle Prealpi Trevigiane, in un’area di estrema meraviglia per l’ambiente naturale. Due laghi glaciali e, nelle vicinanze, rinomate località quali Follina, il Castello di Cison di Valmarino e i numerosi centri storici minori presenti in tutta la Vallata. Il Parco del Livelet, che si estende per 15.000 mq, tra il lago Lago e Santa Maria comprende una ricostruzione di un vil-laggio palafitticolo primitivo in cui ci possiamo immergere in un viaggio nella preistoria e sperimentare la quotidianità degli uomini primitivi. Gli operatori specializzati ci faranno visitare le tre capanne poste in prossimità dell’acqua; esse rappresentano rispettivamente il Neolitico, l’Età del Rame e l’Età del Bronzo. Interagiamo direttamente con i materiali, gli utensili e le armi da caccia, comprendiamo le trasformazioni economiche e so-ciali nell’arco cronologico dal Neolitico all’Età del Bronzo, in un percorso alla scoperta delle radici del territorio e delle abilità degli antichi uomini nella fabbricazione e nella cottura di vasi, nella produzione di utensili e nella scheggiatura della pietra.La progettazione del Parco è stata voluta a seguito di ritro-vamenti preistorici a Colmaggiore di Tarzo (in prossimità dei laghi) per valorizzare il contesto dei laghi di Revine, zona di notevole interesse naturalistico, dove la vegetazione è tipica delle zone umide perilacustri, con un’abbondante copertura arborea, di saliceti, fragmiceti e un folti canneti. Per informazioni e prenotazioni:

Ufficio I.A.T. di ConeglianoTel. (+39) 0438.21230 [email protected]

Per informazioni:

Comitato ProvincialeUnpli TrevisoTel. 0438/893385

Palafitte sul lago, Parco Archeologico Didattico del Livelet; Revine Lago

Palafitte sul lago, Parco Archeologico Didattico del Livelet; Revine Lago