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13 Febbraio 2008 – Viaggio a Siviglia Finalmente arriva il fatidico giorno della partenza per Siviglia; sono entusiasta perché le mie visite all’estero si possono contare sulle dita, cioè una in Austria e una a Londra, e questa è la terza, ma nello tempo sono un po’ ansiosa perché lascio i miei figli e mio marito allo sbaraglio. Questa è la prima volta che mi allontano da sola mentre loro restano a casa, non so cosa troverò e come li troverò al mio ritorno. Arriviamo all’aeroporto in orario e ci imbarchiamo sull’aereo della compagnia Iberia per Madrid. La giornata è limpida e ci permette di vedere le nostre bellezze naturali. Si vedono chiaramente l’imponente Ischia, Procida e in lontananza Capri. In questo momento un pensiero mi passa per la mente, ho sempre guardato gli aerei dal basso, pensando a tutte quelle persone che viaggiano per lavoro o per vacanze, c’è chi affronta il viaggio entusiasta perché visita nuove città, e chi per lavoro affronta il viaggio con indifferenza leggendo un giornale, ed ora sono io una di queste persone che però cerca di prendere tutto di questo viaggio come esperienza e con occhi del sapere scovando tutti i particolari sottostanti. Per un lungo tratto il protagonista è il mare spruzzato dall’ombra di nuvolette che si specchiano in esso. All’improvviso appare una costa: è la Sardegna; posso facilmente delineare la sua costa con le sue insenature, le sue belle spiagge ed il porto, si vedono chiaramente delle barche attraccate e qualche yacht. È un incanto. Io ed Assunta, compagna di viaggio insieme a Teresa, Linda e Rita, veniamo rimproverate dall’hostess per aver acceso il cellulare per farci una foto insieme. Siamo sulla Spagna, il cielo è nuvoloso, non possiamo più goderci le bellezze sotto di noi. Arriviamo a Madrid alle 15,30; dobbiamo aspettare il volo delle 20,00 per raggiungere Siviglia. Telefoniamo a casa per rassicurare i nostri parenti, io parlo con i miei figli che già sentono la mia mancanza, specialmente mia figlia Valentina. Oggi è il suo compleanno, e domani sarà il suo onomastico, per la prima volta senza festeggiamenti, sono sicura che me lo rinfaccerà per tutta la vita. Girovaghiamo per l’aeroporto per più di due ore, ormai stanche ci sediamo ad un bar, prendiamo qualcosa e revisioniamo il nostro lavoro sul cd che abbiamo sviluppato al centro di cultura di Amalfi per presentarlo all’incontro con i nostri partner francesi e spagnoli. Ma il file non si apre, il portatile di Assunta nota l’immissione di un virus, “il cavallo di Troia” che non ci permette di controllare il nostro lavoro. Linda, la nostra coordinatrice, infuriata cerca di mettersi in contatto con il centro, ma inutilmente. Ci incamminiamo verso la nostra porta d’imbarco ed aspettiamo fino alle 20,30. Nel frattempo Rita và in bagno, dopo un po’ di tempo la vediamo arrivare sconvolta, ha assistito ad una perquisizione corporale di una giovane donna da parte della guardia femminile dell’aeroporto mentre restava chiusa in bagno, ne è uscita solo quando si sono calmate le acque. Finalmente ci imbarchiamo ed arriviamo a Siviglia alle 21,30. Appena arrivati prendiamo due taxi e ci dirigiamo verso l’albergo. Le strade subito mi fanno una buona impressione, anche se è buio riesco a notare la sottile bellezza di questa città, mi piace. Arriviamo all’hotel Montecarlo, lasciamo i bagagli nelle nostre stanze e ci riuniamo nella stanza di Linda e Rita per consumare i panini che Teresa ha preparato la mattina per tutti noi. Poi stanche andiamo a letto.

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13 Febbraio 2008 – Viaggio a Siviglia

Finalmente arriva il fatidico giorno della partenza per Siviglia; sono entusiasta perché le mie visite all’estero si possono contare sulle dita, cioè una in Austria e una a Londra, e questa è la terza, ma nello tempo sono un po’ ansiosa perché lascio i miei figli e mio marito allo sbaraglio. Questa è la prima volta che mi allontano da sola mentre loro restano a casa, non so cosa troverò e come li troverò al mio ritorno. Arriviamo all’aeroporto in orario e ci imbarchiamo sull’aereo della compagnia Iberia per Madrid. La giornata è limpida e ci permette di vedere le nostre bellezze naturali. Si vedono chiaramente l’imponente Ischia, Procida e in lontananza Capri. In questo momento un pensiero mi passa per la mente, ho sempre guardato gli aerei dal basso, pensando a tutte quelle persone che viaggiano per lavoro o per vacanze, c’è chi affronta il viaggio entusiasta perché visita nuove città, e chi per lavoro affronta il viaggio con indifferenza leggendo un giornale, ed ora sono io una di queste persone che però cerca di prendere tutto di questo viaggio come esperienza e con occhi del sapere scovando tutti i particolari sottostanti. Per un lungo tratto il protagonista è il mare spruzzato dall’ombra di nuvolette che si specchiano in esso. All’improvviso appare una costa: è la Sardegna; posso facilmente delineare la sua costa con le sue insenature, le sue belle spiagge ed il porto, si vedono chiaramente delle barche attraccate e qualche yacht. È un incanto. Io ed Assunta, compagna di viaggio insieme a Teresa, Linda e Rita, veniamo rimproverate dall’hostess per aver acceso il cellulare per farci una foto insieme. Siamo sulla Spagna, il cielo è nuvoloso, non possiamo più goderci le bellezze sotto di noi. Arriviamo a Madrid alle 15,30; dobbiamo aspettare il volo delle 20,00 per raggiungere Siviglia. Telefoniamo a casa per rassicurare i nostri parenti, io parlo con i miei figli che già sentono la mia mancanza, specialmente mia figlia Valentina. Oggi è il suo compleanno, e domani sarà il suo onomastico, per la prima volta senza festeggiamenti, sono sicura che me lo rinfaccerà per tutta la vita. Girovaghiamo per l’aeroporto per più di due ore, ormai stanche ci sediamo ad un bar, prendiamo qualcosa e revisioniamo il nostro lavoro sul cd che abbiamo sviluppato al centro di cultura di Amalfi per presentarlo all’incontro con i nostri partner francesi e spagnoli. Ma il file non si apre, il portatile di Assunta nota l’immissione di un virus, “il cavallo di Troia” che non ci permette di controllare il nostro lavoro. Linda, la nostra coordinatrice, infuriata cerca di mettersi in contatto con il centro, ma inutilmente. Ci incamminiamo verso la nostra porta d’imbarco ed aspettiamo fino alle 20,30. Nel frattempo Rita và in bagno, dopo un po’ di tempo la vediamo arrivare sconvolta, ha assistito ad una perquisizione corporale di una giovane donna da parte della guardia femminile dell’aeroporto mentre restava chiusa in bagno, ne è uscita solo quando si sono calmate le acque. Finalmente ci imbarchiamo ed arriviamo a Siviglia alle 21,30. Appena arrivati prendiamo due taxi e ci dirigiamo verso l’albergo. Le strade subito mi fanno una buona impressione, anche se è buio riesco a notare la sottile bellezza di questa città, mi piace. Arriviamo all’hotel Montecarlo, lasciamo i bagagli nelle nostre stanze e ci riuniamo nella stanza di Linda e Rita per consumare i panini che Teresa ha preparato la mattina per tutti noi. Poi stanche andiamo a letto.

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L’indomani ci incontriamo con i partner francesi, Tugdual , Alain, Isabel e Sandra, saluti veloci mentre ci rechiamo in un bar lì vicino per fare colazione. All’uscita del bar troviamo Ana, la coordinatrice spagnola, che ci sta aspettando rimproverandoci dei cinque minuti di ritardo. Ci rechiamo al centro civico “La Sirena” per revisionare la situazione del progetto e la presentazione del lavoro fatto, noi siamo scoraggiati perché abbiamo il problema del virus sul portatile, ma fortunatamente il portatile di Sandra riesce a leggere il cd e quindi possiamo mostrare il nostro lavoro, cioè l’abbecedario sull’acqua con rispettive storie di vita. Oggi è S. Valentino e durante l’incontro dopo aver offerto dei cioccolatini nostrani della costa d’Amalfi, regalo una rosa rossa fatta con le perline, il mio hobby preferito, e tutti ne restano entusiasti. Andiamo a pranzo, ogni gruppo paga la sua parte ed io a fine pranzo con l’aiuto di Teresa nostra traduttrice pago il conto dato che mi hanno delegata a fare da amministratrice. Alle 17,30 ci rechiamo al centro di cultura delle persone adulte di Triana, per ascoltare le loro storie di vita, riusciamo facilmente a capire il loro linguaggio ma per i partner francesi c’è bisogno della traduzione. Tutto questo a fine serata risulta stancante. Finalmente si va a cena. Dopo cena io Teresa e Assunta progettiamo una passeggiata, Tugdual si aggrega a noi. Arriviamo nella piazza dove imponente primeggia la Giralda sotto le luci notturne, silenziosa, vuota, ma bellissima. Le sue facciate sono piene di statue raffiguranti tutti i santi, scrutiamo le statue per individuarne l’identità, Teresa mi fa “Mariella guarda bene, io non ci vedo, dimmi com’è e ti dirò chi è”. Dovete sapere che Teresa Mansi è una esperta di case ecclesiastiche conosce tutto ciò che riguarda il mondo religioso. Ad un certo punto Tugdual ci dice di guardare in alto, dove c’è una statua che rappresenta San Tugdual, Teresa si avvicina con gli occhiali sul naso, io Assunta e Tugdual ci guardiamo sghignazzando, non esiste San Tugdual, dopo un po’ Teresa si gira, ci guarda e ci dice “ma mi prendete in giro?” e noi “no, non ci permetteremmo mai”! Ridendo a crepapelle ci avviamo verso l’albergo, ma una strana visione in un vicolo ci arresta. Sessanta uomini sono disposti ordinatamente sotto un baldacchino di legno appesantito da travi di cemento, si muovono sincronizzati da un battito di una croce sovrastante il baldacchino. Vestiti con canottiere e pantaloni accorciati fino al ginocchio, simili nei movimenti, si alzavano a scatti camminando lentamente davano un leggero dondolio al baldacchino. Vorrei filmarli ma la paura mi blocca, non riesco a capire questo strano avvenimento, ci guardiamo a vicenda accostandoci al muro per far passare questo strano corteo, Tugdual chiede ad un loro accompagnatore; il mistero è svelato, si tratta di una prova del giro per le strade di Siviglia del Cristo Morto del venerdì Santo. Questo rito ti penetra dentro, cupo e spaventoso, adesso; figuriamoci il giorno di Venerdì Santo, non oso pensarci. Ritorniamo in albergo commentando la serata straordinaria, ed ilo racconto continua anche a letto con Teresa; dovete sapere che ho condiviso il letto matrimoniale con Teresa. L’indomani sveglia alle sette, dobbiamo incontrarci con Ana per percorrere l’antico corso dell’acqua di Siviglia con le varie scoperte fatte negli ultimi anni. Dopo il lungo cammino andiamo a pranzo e nel pomeriggio ci rechiamo alla

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Torre dell’acqua, altro ritrovo con anziani per parlare dei ricordi legati all’acqua. Prima di cena dobbiamo recarci ad un concerto, il nostro entusiasmo viene infranto all’inizio del concerto, credevamo che si trattasse di musica leggera ma lo stile contemporaneo dopo una giornata stressante e senza cena ci sembra un po’ troppo, io e Teresa restiamo sconcertate, ci guardiamo e la delusione ci fa sghignazzare,alla fine del concerto felice dico a Teresa: “Per fortuna nessuno ha chiesto il bis” quando all’improvviso ricominciano a suonare: Tugdual che mi siede accanto mi guarda meravigliato mentre io non so se ridere o piangere. Il ritorno all’albergo lo facciamo a piedi, anche se qui i taxi costano poco: con 5 euro puoi girare una parte della città, ma la passeggiata risulta piacevole anche per Tugdual che si aggrega spesso al nostro gruppo. Sabato 16 febbraio io Assunta e Teresa ci rechiamo ad un mercatino. Mercatino per modo di dire: infinite bancarelle disposte su un terreno polveroso. Mentre lo giriamo tutto, facendo numerosi acquisti, passiamo l’ora di pranzo, ci fermiamo per mangiare qualcosa in un ambulante, io chiedo ali di pollo allo spiedo con patatine, mentre Assunta e Teresa prendono dell’arista di maiale sempre allo spiedo “cerveza” per me e Assunta e acqua per Teresa, un altro giro veloce e poi ritorno in albergo. Il sole caldissimo ci accompagna per tutto il giorno. Nel pomeriggio ci rechiamo in un centro commerciale, al reparto libri perché Teresa deve comprare un libro di ortografia spagnola. La sera andiamo a cena in un ristorante vicino all’albergo. Io ordino un tipico piatto di carne al whisky e patatine, Assunta una zuppa di fave ed gòi altri ordinano la paella, di cui arriva un tegame enorme che può sfamare una famiglia di otto persone, la paella è un piatto tipico spagnolo con riso, frutti di mare, alcuni ortaggi il tutto cotto a fuoco lento e poi passato in forno. Dopo cena rifacciamo la passeggiata notturna alla Giralda, ripercorrendo il percorso fatto con Ana la mattina prima, ritorniamo ai giardini dagli enormi alberi con le radici aeree (cioè con le radici al di fuori del terreno) e passiamo per vicoli con i balconi fioriti che mi danno l’impressione di essere protagonista del telefilm di Zorro, case con tendine particolari e fiori dappertutto. La domenica ci rechiamo a Cordova per visitare la famosa Moschea. Il tempo ci ha abbondato, piove, prendiamo un treno super veloce, comodissimo. Facciamo un giro per la città, mangiamo qualcosa e ci avviamo verso la Moschea. Lo stupore ci assale appena varchiamo l’entrata, immensi archi posti tutti in fila in una simmetria perfetta ci vogliono ore per girarla tutta. Soddisfatti ritorniamo a Siviglia dove ci aspetta Ana per cenare. Ci porta in un ristorante di lusso ceniamo e ci salutiamo,il mattino seguente abbiamo la sveglia alle 5 per ritornare in Italia. Appena svegli paghiamo il conto dell’albergo e ci rechiamo all’aeroporto. Partiamo subito per Madrid dove abbiamo lo scalo, incredula che un nuovo emozionante evento ci aspetta; l’alba sulle nuvole. Infatti il cielo è nuvoloso, le nuvole sono fitte, sembrano bambagia, ma all’improvviso i raggi del sole spuntano sulle nuvole, una visione indescrivibile, in un attimo quella luce rossastra mi dà un senso di calore anche se sono raggi che non riscaldano. Per tutto il viaggio le nuvole ci accompagnano e non ci permettono di goderci il panorama, fino a quando il tempo migliora mentre ci avviciniamo all’Italia. La Sardegna per prima ci dà il benvenuto poi le nostre isole ci fanno sentire l’aria

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di casa nostra, specialmente l’isola di Procida con le sue case variopinte sembra salutarci. Nel momento della discesa noto le infinite montagne sorgono maestose, il Vesuvio primeggia sulla città. Mentre atterriamo un po’ di malinconia mi trafigge il cuore, tutto è passato velocemente. Arrivati a Napoli aspettiamo le valige stracolme di abiti e cianfrusaglie comprate al mercatino e fino all’ultimo con la paura di averle perse. Quando le recuperiamo chiamiamo casa per avvisare del nostro arrivo in aeroporto, e ci accorgiamo che Teresa non volendo ha viaggiato con il cellulare acceso; figuratevi che per tutto il tempo a Siviglia lo ha tenuto spento, chiamava casa dalla cabina telefonica poiché lei è allergica, per modo di dire, al telefonino. Ci avviamo all’uscita dell’aeroporto dove ci aspetta il nostro chauffeur. Salutiamo Assunta e ritorniamo a casa con un bagaglio di vita e di esperienze colmo come le nostre valige, con ricordi felici ed un po’ di tristezza per la vita quotidiana ed uguale che ci aspetta, ma nel nostro racconto ci sarà sempre Tugdual tra i santi e Teresa che lo cerca fra le statue della Giralda.

La vita si vive giorno per giorno, o brutto o bello che sia, ma ci sarà sempre una nuova alba che ci prospetta un nuovo giorno sperando sempre che sia il migliore.

Mariella

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