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Parrocchia San Nicolò Vescovo Via Gramsci 1 – 09036 Guspini CA - Tel - Fax 070/970052 www.parrocchiasannicolo.net - e-mail: [email protected] Numero 22 Dal 29 maggio al 5 giugno 2016 CONDIVISIONE Carissimi, la festa del “Corpus Domini” ci suggerisce di dedicare la nostra at- tenzione ancora al mistero dell’Eucarestia. È questo il centro e il fulcro, fonte e culmine (così la definisce il Concilio) di tutta la vita cristiana. La presenza del Signore in mezza alla sua Chiesa, dello Sposo davanti alla sua Sposa, questo dà il senso a tutta la nostra vita cristiana. La processione del “Corpus Domini” è certo una manifestazione vistosa della nostra venerazione verso questo segno. E vorrei che la numerosa parteci- pazione di tutto il popolo di Dio, di tutti noi, fosse un segnale di quanta impor- tanza diamo al nostro atteggiamento adorante. La nostra attenzione si volge a quel pane e a quel calice di vino, e si resta ammutoliti, davanti a un dono così grande, che sfugge alla nostra compren- sione più intelligente. Il rischio che si corre, però, è di isolare questo segno, facendone una “cosa” da adorare, anche da ricevere e perfino mangiare. Ma è possibile che lasci le si- tuazioni così com’erano, e il Signore passa senza che la sua presenza, la sua parola abbia creato una realtà nuova. Accettare di essere pienamente coinvolti in questo avvenimento comporta da parte di chi partecipa una vera conversione e rinascita. Altre volte ho fatto notare la differenza tra “fare la comunione” e “fare comunione”. La diversità di significato non è da poco: la prima può significare semplicemente “mangia- re l’ostia”, e tutto si esaurisce lì. La secondo coinvolge la vita. La vita personale e l’identità di una comunità cristiana. Gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. Un corpo solo ed un’anima sola. Possono sembrare termini esagerati e retorici. Degni di una predica domenicale. Ma già S. Paolo rimproverava i Corinti, per- ché celebrando “la cena del Signore” i ricchi mangiavano e bevevano, mentre i poveri restavano a soffrire la fame. Ma spezzare il pane eucaristico e mangiar- lo implicava spezzare il pane comunque, condividere i bisogni di ciascuno, al- trimenti “si mangia e beve indegnamente”. Mi pare quindi opportuno lasciarci provocare da questa solennità del “Corpus Domini”. Andare oltre la manifestazione esteriore, che pure deve es- sere allestita in modo conveniente per dare una bella manifestazione di fede

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Parrocchia

San Nicolò Vescovo Via Gramsci 1 – 09036 Guspini CA - Tel - Fax 070/970052

www.parrocchiasannicolo.net - e-mail: [email protected]

Numero 22 Dal 29 maggio al 5 giugno 2016

CONDIVISIONE Carissimi,

la festa del “Corpus Domini” ci suggerisce di dedicare la nostra at-tenzione ancora al mistero dell’Eucarestia. È questo il centro e il fulcro, fonte e culmine (così la definisce il Concilio) di tutta la vita cristiana. La presenza del Signore in mezza alla sua Chiesa, dello Sposo davanti alla sua Sposa, questo dà il senso a tutta la nostra vita cristiana.

La processione del “Corpus Domini” è certo una manifestazione vistosa della nostra venerazione verso questo segno. E vorrei che la numerosa parteci-pazione di tutto il popolo di Dio, di tutti noi, fosse un segnale di quanta impor-tanza diamo al nostro atteggiamento adorante.

La nostra attenzione si volge a quel pane e a quel calice di vino, e si resta ammutoliti, davanti a un dono così grande, che sfugge alla nostra compren-sione più intelligente.

Il rischio che si corre, però, è di isolare questo segno, facendone una “cosa” da adorare, anche da ricevere e perfino mangiare. Ma è possibile che lasci le si-tuazioni così com’erano, e il Signore passa senza che la sua presenza, la sua parola abbia creato una realtà nuova.

Accettare di essere pienamente coinvolti in questo avvenimento comporta da parte di chi partecipa una vera conversione e rinascita. Altre volte ho fatto notare la differenza tra “fare la comunione” e “fare comunione”. La diversità di significato non è da poco: la prima può significare semplicemente “mangia-re l’ostia”, e tutto si esaurisce lì. La secondo coinvolge la vita. La vita personale e l’identità di una comunità cristiana. Gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. Un corpo solo ed un’anima sola. Possono sembrare termini esagerati e retorici. Degni di una predica domenicale. Ma già S. Paolo rimproverava i Corinti, per-ché celebrando “la cena del Signore” i ricchi mangiavano e bevevano, mentre i poveri restavano a soffrire la fame. Ma spezzare il pane eucaristico e mangiar-lo implicava spezzare il pane comunque, condividere i bisogni di ciascuno, al-trimenti “si mangia e beve indegnamente”.

Mi pare quindi opportuno lasciarci provocare da questa solennità del “Corpus Domini”. Andare oltre la manifestazione esteriore, che pure deve es-sere allestita in modo conveniente per dare una bella manifestazione di fede

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nella strade e tra le case della nostra cittadina. Più urgente è crescere nella vera comunione. Rendere più viva l’attenzione reciproca, nella disponibilità a co-gliere bisogni, povertà, sofferenze e farle nostre, mettendoci a servizio.

L'episodio evangelico proposto dalla liturgia odierna suggerisce proprio la fecondità miracolosa della condivisione. Di quel poco che si ha: cinque pani e due pesci. Ma capaci di sfamare una moltitudine, se condivisi.

Giunge la sera, il sole tramonta, la luce declina, e i Dodici discepoli entrano in ansia. Dicono dunque a Gesù: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta!”. La loro richiesta è all’insegna della saggezza umana, nasce da uno sguardo realistico, eppure Gesù non approva quella possibilità razionale, ma chiede loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Con questo comando li esorta a entrare nella dinamica della fede, che è avere fiducia, mettere in mo-vimento quella fiducia che è presente in ogni cuore e che Gesù sa ravvivare. Ma i discepoli non comprendono e insistono nel porre di fronte a Gesù la loro povertà: hanno solo cinque pani e due pesci, un cibo sufficiente solo per loro!

Ecco allora che Gesù prende l’iniziativa: ordina di far sedere tutta quella gente ad aiuola, a gruppi di cinquanta, perché non si tratta solo di sfamarsi, ma di vivere un banchetto, una vera e propria cena, nell’ora in cui il sole tra-monta. Poi davanti a tutti prende i pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, come azione di preghiera al Padre, benedice Dio e spezza i pani, presentandoli ai di-scepoli perché li servano, come a tavola, a quella gente. È un banchetto, il cibo è abbondante e viene condiviso da tutti. Quelli che conoscono la profezia di Israele, si accorgono che è accaduto ciò che già il profeta Eliseo aveva fatto in tempo di carestia, nutrendo il popolo affamato a partire dalla condivisione di pochi pani d’orzo (cf. 2Re 4,42-44). Lo stesso compie Gesù, e dopo il suo gesto avanza una quantità di cibo ancora maggiore: dodici ceste. Nel cuore dei di-scepoli e di alcuni dei presenti sorge così la convinzione che Gesù è profeta ben più di Elia e di Eliseo, è profeta anche più di Mosè, che nel deserto aveva dato da mangiare manna al popolo uscito dall’Egitto (cf. Es 16).

Ma qui viene spontaneo chiedersi: cosa significa questo evento? Normal-mente si parla di “moltiplicazione” dei pani, ma nel racconto non c’è questo termine. Dunque? Dovremmo dire che c’è stata condivisione del pane, c’è stato lo spezzare il pane, e questo gesto è fonte di cibo abbondante per tutti. In tal modo comprendiamo come ci sia qui una prefigurazione di ciò che Gesù farà a Gerusalemme la sera dell’ultima cena: “Prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: ‘Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me’” (Lc 22,19). Lo stesso gesto è ripetuto da Gesù risorto sulla strada verso Emmaus, di fronte ai due discepoli. Anche in quel caso, al decli-nare del giorno, invitato dai due a restare con loro (cf. Lc 24,29), “quando fu a tavola, prese il pane, pronunciò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro” (Lc 24,30). Tre episodi che recano lo stesso messaggio: le folle, la gente, il mondo ha fame del regno di Dio, e Gesù, che ne è il messaggero e lo incarna, sazia questa fame con la condivisione del cibo, con lo spezzare il suo corpo, la sua vita, offerta a tutti.

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Ecco il mistero eucaristico nella sua essenza: non lasciamoci abbagliare da tante e varie dottrine eucaristiche, ma accogliamo il mistero nella sua semplici-tà. Cristo si dà a noi ed è cibo abbondante per tutti; una volta spezzato (sulla croce), può essere offerto dalla Chiesa, da noi, a tutti coloro che lo cercano e tentano di seguirlo. Se è vero che la dinamica dello spezzare il pane e del con-dividerlo trova nella celebrazione della Santa Cena Eucaristica un adempimen-to, essa però è anche paradigma di condivisione del nostro cibo materiale, il pane di ogni giorno. L’Eucaristia non è solo banchetto del cielo, ma vuole esse-re esemplare per le nostre tavole quotidiane, dove il cibo è abbondante ma non è condiviso con quanti hanno fame e ne sono privi. Per questo, se alla nostra Eucaristia non partecipano i poveri, se non c’è condivisione del cibo con chi non ne ha, allora anche la celebrazione eucaristica è vuota, perché le manca l’essenziale. Non è più la cena del Signore, bensì una scena rituale che soddisfa le anime dei devoti, ma in profondità è una grave menomazione del segno vo-luto da Gesù per la sua Chiesa!

Con la condivisone dei pani e dei pesci insieme alle folle Gesù inaugura un nuovo spazio relazionale tra gli umani: quello della comunione nella differen-za, perché le differenze non sono abolite ma affermate senza che, d’altra parte, ne patisca la relazione segnata da fraternità, solidarietà, condivisione. Sì, dob-biamo confessarlo: nella Chiesa si è persa quest’intelligenza eucaristica propria dei primi cristiani e dei padri della Chiesa, vi è stato un divorzio tra la messa e la condivisione del pane! E se nel mondo esiste la fame, se i poveri sono accan-to a noi e l’Eucaristia non ha per loro conseguenze concrete, allora la nostra Eucaristia è scena religiosa e – come direbbe Paolo – “il nostro non è più un mangiare la cena del Signore” (cf. 1Cor 11,20). Proprio davanti all’Eucaristia cantiamo l’inno che afferma: “Et antiquum documentum novo cedat ritui” (“l’antico rito ceda il posto alla nuova liturgia”), ma in realtà restiamo ingab-biati nei riti e non riusciamo a fare dell’Eucaristia la vita cristiana.

Don Nico  

Vita parrocchiale DOMENICA, SOLENNITÀ DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

Al mattino S. Messa alle ore 7.30 e 10.30. Alle ore 18: celebrazione eucaristica. Seguirà la solenne processione eucaristica, secondo l’itinerario tradizionale. Si raccomanda la partecipazione di tutti i fedeli.

Martedì 31 ore 20,00 Santa Messa di conclusione del Mese Mariano alla Grotta di Lourdes – segue fiaccolata verso la chiesa di San Pio X. Venerdì 3 giugno ore 18,00 – Solennità del Sacro Cuore di Gesù. L’Azione Cat-tolica invita alla celebrazione eucaristica i malati. Incoraggiamo i familiari a farsi parte attiva per permettere loro questa bella opportunità.

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CALENDARIO LITURGICO 2016

DOMENICA 29 MAGGIO bianco

Ë CORPO E SANGUE DI CRISTO Solennità - Liturgia delle ore propria

Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11b-17 Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore

07.30 – Madonna del Buon Consiglio 09.00 - in S.Maria: deff. Fam. Muru e Serpi 10.30 – anime 18.00 – Pro Populo segue - processione Eucaristica

LUNEDI’ 30 MAGGIO verde

Liturgia delle ore prima settimana

2Pt 1,1-7; Sal 90; Mc 12,1-12 Mio Dio, in te confido

07.30 - deff. Mariuccia Muru e Fam. 08.30 – deff. Fam. Pau

18.00 – Deff. Livio Fanari 1° Anniversario

MARTEDI’ 31 MAGGIO bianco

VISITAZIONE DELLA B. V. MARIA Festa - Liturgia delle ore propria

Sof 3,14-18 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56 Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele

07.30 - Madonna del Rosario

08.30 – Santa Messa 18.00 – Santa Messa

MERCOLEDI’ 1 GIUGNO rosso

Liturgia delle ore prima settimana S. Giustino – memoria 2Tm 1,1-3.6-12; Sal 122; Mc 12,18-27 A te, Signore, alzo i miei occhi

07.30 – deff. Giorgio Sassu e Manuela 08.30 – Santa Messa 18.00 – Santa Messa

GIOVEDI’ 2 GIUGNO verde

Liturgia delle ore prima settimana

Ss. Marcellino e Pietro – memoria facoltativa 2Tm 2,8-15; Sal 24; Mc 12,28b-34 Fammi conoscere, Signore, le tue vie

7.30 - def. Bruno Floris, Albino e Rosina

8.30 - def. Salvatore Scanu

18.00 – Santa Messa

VENERDI’ 3 GIUGNO bianco

Ë SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ Solennità - Liturgia delle ore propria

Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5b-11; Lc 15,3-7 Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

7.30 - Sacro Cuore

8.30 - deff. Egidio e Vitalia

18.00 – S. Messa per gli ammalati (A.C.)

SABATO 4 GIUGNO bianco

Liturgia delle ore propria Cuore Immacolato di Maria – memoria Is 61,9-11; Cant. 1Sam 2,1.4-8; Lc 2,41-51 Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore

7.30 – Santa Messa

16,00 – alla Red.: deff. Efisio e Giuseppina

17,30 – Sposi: Maurizio Meloni e Marta Pittau

19.00 – Santa Messa DOMENICA 5 GIUGNO verde

Ë X DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Liturgia delle ore seconda settimana

1Re 17,17-24; Sal 29; Gal 1,11-19; Lc 7,11-17 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato

07.30 – def. Filippo Scanu 09.00 - in S.Maria: def. Paolo Porcedda 10.30 – Sposi: Simone Frau e Valentina Medau 19.00 – Pro Populo