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Semestrale d’informazione arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici AMICI 7 Ottobre 2013 QUARESIMA E LA S.PASQUA le riflessioni con padre Vittorio Viola CAPPELLA DEDICATA AI SANTI FRANCESCO E CHIARA a S. Caterina (Caltanissetta) La voce dei giovani 16 APRILE 2013 1 ° Festival della canzone per Leo VIA CRUCIS VIA LUCIS La strada che porta alla luce come N. 27

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Semestrale d’informazione arte e cultura dell ’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici

AMICI7 Ottobre 2013

QUARESIMA E LA S.PASQUAle riflessioni con padre Vittorio Viola

CAPPELLA DEDICATA AI SANTI FRANCESCO E CHIARA

a S. Caterina (Caltanissetta)

La voce dei giovani16 APRILE 2013

1° Festival della canzone per Leo

VIA CRUCIS VIA LUCISLa strada che porta alla luce

come

N. 27

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gg mmmmm

4 PRESENTAZIONE

12 Ottobre 2012 12 Santa Caterina Villarmosa

14 Incontri di Spiritualità “Il tempo della misericordia”

18 Febbraio 2012 18 Riflessioni: Quaresima e Santa Pasqua

27 Marzo 2012 27 Via Crucis Via Lucis

34 Saper vedere con gli occhi dell’anima

Si apra il “sipario” alla bellezza di Dio

34 APRILE 2013 34 Sui passi di Chiara..

35 Voce ai giovani

36 APRILE 2013 36 1° Festival della canzone per Leo - 16 aprile 2013

41 MAGGIO 2013 41 Shimon Peres cittadino onorario di Assisi

42 Chiara di Dio approda a Ribera

43 Venti minuti..

44 8° IGF Giovani e Famiglie

45 Saggi 2013 - Assisi

46 Saggi 2013 - Bagheria

48 GIUGNO 2013 48 Saggi 2013 - Ferrara

50 Saggi 2013 - Monte Sant’Angelo

51 Giovanissimi artisti per Chiara di Dio

54 Tanta dolcezza si spande nell’aria

55 In scena la teatro Metastasio

56 Il musical Sicuramente Amici - S. Caterina Villarmosa

57 Non siamo gente senza meta

58 Incontro di testimonianza (Como)

59 Monte Colombo music night.. for human rights

comeAMICI

Semestraled’informazione arte e cultura

Unione Stampa Periodica Italiana

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Redazione:

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Stampa:Ramberti Arti Grafiche - Riminifinito di stampare il 4 Ottobre 2013

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4 PRESENTAZIONE

12 Ottobre 2012 12 Santa Caterina Villarmosa

14 Incontri di Spiritualità “Il tempo della misericordia”

18 Febbraio 2012 18 Riflessioni: Quaresima e Santa Pasqua

27 Marzo 2012 27 Via Crucis Via Lucis

34 Saper vedere con gli occhi dell’anima

Si apra il “sipario” alla bellezza di Dio

34 APRILE 2013 34 Sui passi di Chiara..

35 Voce ai giovani

36 APRILE 2013 36 1° Festival della canzone per Leo - 16 aprile 2013

41 MAGGIO 2013 41 Shimon Peres cittadino onorario di Assisi

42 Chiara di Dio approda a Ribera

43 Venti minuti..

44 8° IGF Giovani e Famiglie

45 Saggi 2013 - Assisi

46 Saggi 2013 - Bagheria

48 GIUGNO 2013 48 Saggi 2013 - Ferrara

50 Saggi 2013 - Monte Sant’Angelo

51 Giovanissimi artisti per Chiara di Dio

54 Tanta dolcezza si spande nell’aria

55 In scena la teatro Metastasio

56 Il musical Sicuramente Amici - S. Caterina Villarmosa

57 Non siamo gente senza meta

58 Incontro di testimonianza (Como)

59 Monte Colombo music night.. for human rights

SOMMARIO

IL DIRETTOREdi Rosanna Tomassini

60 LUGLIO 2013 60 Inaugurazione e Benedizione Cappella dei Santi Francesco e Chiara

76 Ribera in festa

78 Favignana.. una piccola isola riserva grandi sorprese

79 L’uomo cammina con la natura - L’alimentazione secondo le stagioni

80 GMG Diocesana 2013 - Caltanissetta

81 GMG Diocesana 2013 - S. G. Rotondo

82 Verso.. “Nuovi orizzonti” - Gruppo di Melito Porto Salvo

84 Gruppi di giovani al Piccolo paese del Lago - da Bergamo.. non solo musical

84 AGOSTO 2013 84 Gruppi di giovani al Piccolo paese del Lago - da Andria.. campi scuola e stages teatrali

87 A Monte Colombo in parrocchia.. si va in scena!

88 Dedicato a Te, Signore.. per la Festa del Perdono

Giornata del Perdono a S. Caterina Villarmosa

11 Agosto - Santa Chiara

89 Le 3P per una giovane Speranza!

90 da Eurhope a Eurhome - Campo ecumenico Loreto

91 Si alzi il sipario.. è di scena la bellezza!

La Galizia e la città serafica da oggi più vicine

92 SETTEMBRE 2013 92 News da.. Patto di luce

93 Una vera Compagnia!

96 Lettere e testimonianze..

99 Attività umanitaria

Nel prossimo numero..

Abbonamento

Mille voci! Ormai, chi è nostro affezionato lettore, sa che nel nostro periodico vi sono numerose testimonianze, provenienti da diverse realtà e da differenti esperienze di vita…eppure in questo numero può, leggendo, scoprire qualcosa di diverso. I tanti appuntamenti che si sono svolti nell’arco di questi mesi hanno moltiplicato ancora di più le voci, le voci di coloro che cantando, pregando e testimoniando rendono grazie a Dio per l’immenso dono che è il suo amore e la vita. A tal proposito, tra i tanti eventi che il nostro giornale riporta consiglio un’attenta lettura del racconto dedicato all’inaugurazione della cappella dedicata ai Santi Francesco e Chiara avvenuta il 1° luglio 2013 a S. Caterina Villarmosa (CL), nella Casa del Ponte della Fondazione Leo Amici. Nelle parole dei partecipanti alla cerimonia di benedizione e nelle testimonianze un esempio concreto dell’amore di Dio e la Sua provvidenza!p.s. ricordo che il nostro giornale propone anche una sintesi degli Incontri di Spiritualitàal Teatro Leo Amici del Piccolo Paese Del Lago con Mons. Vittorio Peri e gli incontri pre-quaresimali a cura di Padre Vittorio Viola.

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Dall’oratorio in piazza

Il 16 settembre Francesco e Leri, catechisti della parrocchia di Santa Caterina (CL), insieme ai ragazzi che frequentano l’oratorio che loro animano, hanno allestito e messo in scena sulla piazza del sagrato della Chiesa madre, il recital di Carlo Tedeschi Dedicato a Te Signore. Lo spettacolo è divenuto, quindi, per i giovani

interpreti e per i loro coetanei che quella sera erano seduti in platea, strumento di animazione, aggregazione e sensibilizzazione ai valori di Pace, Amore e Fratellanza.Questa è la testimonianza di Rosalia che ha interpretato uno dei ruoli protagonisti del recital:  

La scorsa estate con dei ragazzi di Santa Caterina abbiamo portato in scena uno spettacolo diverso da quelli a cui eravamo abituati nel nostro paese. Quando Leri ci ha proposto di allestire questo recital eravamo tutti un po’ preoccupati, perché sapevamo che si trattava di uno spettacolo importante per quello che vuole comunicare ai giovani, mentre nessuno di noi sapeva recitare né era mai salito su un palco. Nonostante tutto abbiamo deciso di iniziare le prove. All’inizio eravamo un po’ increduli e titubanti poi, dopo qualche giorno, è diventato un piacevole appuntamento quotidiano a cui ormai eravamo affezionati. Questi due mesi di prove sono stati molto intensi di emozioni e stati d’animo che passavano dalla felicità di stare insieme e imparare qualcosa alla tristezza per la scomparsa di Serena (una dolce ragazza che aveva iniziato a provare con noi, perché amava recitare e alla quale abbiamo dedicato il recital). Nel frattempo la data dello spettacolo si avvicinava sempre di più e l’ansia e l’adrenalina aumentavano, così come aumentavano le dosi di camomilla giornaliere e le paranoie. Il 2 settembre poi, festa della Madonna della Provvidenza, finalmente è arrivato. Noi eravamo pronti e non vedevamo l’ora di salire sul palco, ma il tempo quel giorno non è stato dalla nostra parte, infatti ha piovuto tutta la sera. Forse non era destino che quel recital dovesse essere interpretato su quella collinetta, dove probabilmente sarebbero venuti pochi giovani a vederci quando lo spettacolo era proprio per loro!  Così lo si è rinviato al 16 settembre nella piazza del paese, dove tutti i giovani erano seduti fuori dai bar, dai pub e dalla sala giochi. Questo cambiamento ha fatto crescere la nostra ansia, ma anche la consapevolezza di doverci mettere in gioco di più, affinché il messaggio di Dio arrivasse a tutti. Così la paura si è trasformata in una forza inspiegabile, non temevamo più quel palco perché l’unico pensiero era arrivare al cuore di più persone possibili. Lo spettacolo è andato benissimo e molti ragazzi si sono fermati a guardarlo. È stata un’esperienza unica perché mi ha permesso di esprimere quello che un po’ tutti abbiamo dentro: la continua ricerca di Dio e delle risposte alle nostre infinite domande. Ringrazio Leri, Francesco e Corrado perché senza il loro aiuto non sarebbe riuscito lo spettacolo al quale hanno partecipato anche Isabella, Veronica, Graziella, Romina, Jennifer, Vincenzo, Marco, Enrico, Francesco, Marco ed Enzo.

Rosalia      

Ottobre 2012

SANTA CATERINA VILLARMOSA

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OTTOBRE 2012

Il 27 ottobre 2012, presso la Chiesa madre di Santa Caterina Vill.sa, l’arciprete don Antonio ha conferito il mandato di catechisti, per l’anno 2012/2013, a molti parrocchiani. Tra questi anche Leri ed io. È stato un momento molto emozionante. Con questo mandato mi è stata data la possibilità di accompagnare questi giovani nel loro cammino di fede, non solo come amico ma soprattutto come fratello maggiore. Ho seguito i ragazzi che si stanno preparando a ricevere il sacramento della Confermazione, mentre Leri ha accompagnato il gruppo dei più piccoli, che hanno ric evuto la Prima Comunione a maggio.   Alcuni di questi ragazzi si stanno inserendo nella vita della parrocchia, attraverso il coro, la visita agli ammalati, gli incontri a cuore aperto guidati da padre Vincenzo Valenza, dove ognuno è libero di raccontare ciò che vive, le proprie esperienze e può confrontarsi con gli amici e tutti frequentano assiduamente le celebrazioni locali. È per noi un “cammino insieme“, in cui conosciamo sempre di più Gesù, la sua persona e il suo eterno messaggio d’amore.

Francesco                                                      

Abbiamo realizzato un bellissimo presepe all’oratorio Mimmo Amico con i giovani di Santa Caterina e il prezioso aiuto del diacono don Marco, che presto diventerà sacerdote. Ognuno di noi ha portato qualcosa del proprio presepe mettendolo a disposizione di tutti e così, nella semplicità, siamo riusciti a realizzare un presepe per i tanti gruppi di giovanissimi che il sabato seguono le lezioni di catechismo, per cui, ogni volta che si varcava la soglia dell’oratorio, si avvertiva subito l’aria del Natale e tutti si fermavano qualche secondo per dedicare un pensiero a Gesù bambino. Ogni pomeriggio ci siamo incontrati con tutti i giovani che avevano in animo di trascorrere un po’ di tempo tra amici, giocando e suonando insieme.

Francesco e Leri

DICEMBRE 2012

“Come un fratello maggiore“

Il nostro presepe

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OTTOBRE 2012

La parola chiave di questa nostra meditazione è “misericordia”. Nel popolo ebraico si diceva: Dio ha creato il mondo con il criterio della giustizia per 364 giorni; l’ultimo giorno lo ha fatto con il criterio della misericordia. Come dire: la giustizia è certamente virtù fondamentale, ma il culmine di tutto è la misericordia.Un apologo dei primi secoli della Chiesa racconta che un vecchio monaco un giorno vide alla porta del monastero un noto brigante morente che diceva al portinaio: “Dio perdonerà i miei peccati”. E il monaco: “Ma ne sei sicuro, hai fatto tanti misfatti; come puoi essere certo di ricevere il perdono?” E il brigante morente rispose: “Sono certo perché perdonare è il suo mestiere”. Come dire: la professione è quella di perdonare.Ancora un altro racconto: un giorno, un discepolo di un rabbino si macchiò di una grave colpa. Tutti gli altri si aspettavano una punizione esemplare che non arrivò. Allora un altro discepolo protestò: “Dopo tutto, Dio ci ha dato gli occhi”. Rispose il rabbino: “Sì, ci ha dato gli occhi, ma ha messo sopra anche le palpebre”. “Le palpebre”: quasi per insegnarci ad avere misericordia.

Il perdono della donna adultera Commentiamo ora insieme l’episodio della donna adultera (Gv 8,1-11).In alcuni manoscritti antichi, questo racconto fu espunto. Sembrava incredibile che Gesù avesse compiuto un tale gesto. Ma l’episodio è autentico e va letto lentamente perché ogni particolare, ogni parola deve essere assorbita come una zolla

arida che accoglie la rugiada del mattino.«Gesù si avviò allora verso il Monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: “Maestro questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra.Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.Lasciarono solo Gesù e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”.E Gesù disse: “Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”».Il Monte degli Ulivi si trova dirimpetto a Gerusalemme. La città sulla collina del Sion digrada verso il basso, ove c’è il torrente Cedron e davanti, un’altra collina chiamata il Monte degli Ulivi. Gesù frequentava assiduamente il tempio e tantissima gente lo seguiva perché era affascinante per quello che era, prima ancora che per ciò che diceva. Gesù, sedutosi, li ammaestrava. L’atteggiamento del discepolo è

di stare seduto davanti al maestro. S.Paolo ricorda di essersi seduto ai piedi di Gamaliele (cf At 22,3). In questo episodio Gesù si scontra ancora una volta con gli scribi (i dottori) e i farisei, persone certamente buone ma con una osservanza maniacale della legge mosaica. Dunque gli scribi e i farisei gli conducono una donna anonima e la pongono nel mezzo di tutto il gruppo. (Non è la Maddalena, come molti pensano).Pongono poi a Gesù una domanda, un tranello: Mosè ci ha detto..: e tu che dici?Molte altre volte avevano posto a Gesù le domande-tranello, come quella della tassa per il tempio (cf Mc 12,13-17) e c’era di mezzo una moneta. Nel mondo ebraico, al tempo di Gesù, c’erano due tipi di monete: quella battuta dalla zecca ebraica, che non aveva immagini, perché secondo la legge mosaica Dio non poteva essere raffigurato; l’altra era la moneta dei romani con la figura dell’imperatore. Sappiamo tutti la risposta di Gesù: ridare a Cesare quello che è suo; e a Dio ciò che è di Dio.

Chiedono dunque a Gesù se devono lapidarla. Gesù supera la legge del taglione e fa capire che l’adulterio compiuto dall’uomo ha la stessa valenza di quello della donna. Gesù fa chiarezza, siamo tutti uguali di fronte al bene e al male.Così dicendo Gesù cambia totalmente la storia. S. Paolo dirà più tardi: con Gesù non c’è più né uomo né donna, né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, ma tutti siamo uguali nella dignità (cf Gal 3,23-29).

Il tempo della misericordia

INCONTRI DI SPIRITUALITA’

TEATRO LEO AMICIPICCOLO PAESE DEL LAGO

27/28 OTTOBRE 2012

guida Mons. Vittorio Peri

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OTTOBRE 2012

É una rivoluzione incredibile. Cristo ha impresso un nuovo corso alla storia umana.Gesù, rimase solo con la donna, là in mezzo, si alzò in piedi quasi per indicare la strada che la donna avrebbe dovuto intraprendere e le dice: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. La domanda è retorica, perché Gesù lo sapeva bene che non c’era più nessuno. Ella si sarà guardata intorno piena di meraviglia, di gioia: “Nessuno, Signore”. E Gesù, ecco la frase sconvolgente: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Qui c’è il cuore del Vangelo, qui è rivelato il volto di Dio, che è misericordia. Gesù la invita ad alzarsi e a mettersi in cammino.Nella Sacra Scrittura ricorre spesso il verbo: “va’”, come dire: lascia tutto, mettiti in cammino, ad esempio in Mc 2,11; Gv 5,8 (l’episodio del paralitico) e Mc 10,21 (il giovane ricco). Questo verbo, all’imperativo, è un verbo ‘chiave’, capace di aprire la comprensione dell’insegnamento evangelico. Il Signore non ci lascia mai seduti, potremmo dire in modo metaforico, ma ci invita sempre a camminare, a rinnovarci, a cambiare.Alla donna dice anche: “E d’ora in poi non peccare più”. Gesù non le dà soltanto un buon consiglio, non soltanto le indica una strada, ma dà una garanzia: lui la prenderà per mano e l’accompagnerà sulla nuova strada, in modo che lei possa essere nuova. Gesù è un compagno che cammina insieme, che prende per mano, sostiene, aiuta a camminare. Questo è il Vangelo. Questa donna non sarà sola sulla nuova strada, dove potrebbe stancarsi e di nuovo tornare indietro, ma è sostenuta dalla grazia, dalla presenza costante di Gesù. Noi non siamo soli: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Chissà se Gesù, pronunciando queste parole, non abbia anche ricordato quella promessa fatta a questa anonima donna che stava per essere lapidata: “Ecco io sono con voi”. Quel “sono con voi” vuol dire: vi accompagno, sono vostro compagno di cammino su tutte le strade. Qualunque sia stato

il nostro passato non ci chiede da dove veniamo, ma dove vogliamo andare. Il nostro passato appartiene alla sua misericordia; il nostro futuro appartiene alla sua presenza e alla sua promessa.Se impariamo a leggere la Bibbia in maniera circolare troveremo che questo episodio ne richiama un altro. Ad es.: “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa”(cf Is 43,18-19). IHWH, attraverso Isaia, ci dice che il cristiano è l’uomo del futuro non del passato: non ricordate più le cose passate perché potreste anche demoralizzarvi, scoraggiarvi. Quella donna, con quelle parole, fu come rimodellata, diremmo ‘ristrutturata’. Noi stiamo meditando il Vangelo della misericordia. C’è un’ultima frase e per spiegarla prendiamo un versetto di un salmo. È il salmo 32, ove troviamo una rivelazione incredibile, sconcertante perfino, fin dall’inizio “Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato”.Noi ci saremmo aspettati: ‘beato l’uomo innocente che non si è macchiato di nessuna colpa’. Qui invece si proclama: beato l’uomo non perché è innocente, ma perché è stato perdonato.“Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, beato l’uomo a cui è perdonato il peccato”: qui si canta, si celebra la gioia, non tanto della colpa non commessa, come ci saremmo attesi, ma della colpa perdonata: colui che ha compiuto una colpa ha dato al Signore l’occasione per dimostrare chi egli è veramente. Dio è misericordia.Qualunque sia il peccato che un uomo possa aver compiuto, di fronte al Signore non c’è nulla che possa impedire a lui di mostrarsi come a quell’anonima donna colta in flagrante adulterio. Quindi questo salmo celebra la misericordia che salva l’uomo, senza alcun merito. Noi non abbiamo meriti, siamo salvati per sua grazia, cioè gratuitamente.Il profeta Michea contiene una ‘perla’ teologica. “Ma quale Dio è come te / che toglie l’iniquità e perdona il peccato, al resto della sua eredità? Egli non serba per sempre la sua ira (sottolineatelo

con il pensiero) ma si compiace di avere misericordia”.Non soltanto è misericordioso, ma si compiace, prova gioia, nel donare il suo perdono. E continua: “Egli tornerà ad aver pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati”. Per gli ebrei il mare era come dire off limits, ne avevano paura.Dire allora: “Tu metti in fondo al mare i peccati” vuol dire: “li distruggi” per sempre, nessuno più potrà andarli a pescare.

Termino con una citazione letteraria. Nella Divina Commedia, nel Canto III del Purgatorio, Dante incontra un celebre figlio di Federico II (quello che aveva come soldati scelti i Saraceni): Manfredi di Svevia. Si meraviglia di trovarlo lì perché il suo posto sarebbe stato un pochino più in giù. Manfredi dice poche parole dell’ultimo momento della sua vita: ‘Poscia ch’ebbi rotta la persona (dopo che io ero giunto all’estremo, ero ridotto a pezzi, in fin di vita) in due parti mortali, (perché la lancia lo aveva trapassato) io mi rendei a quei che volentier perdona’ (io mi sono affidato a colui che perdona volentieri). Dante, in questo momento, forse ha in mente quella frase che abbiamo appena letto del profeta Michea.Il messaggio che abbiamo ricevuto è un messaggio di grande speranza e di grande gioia quale che sia stata la nostra vita. Coloro che sono giovani da più tempo hanno più cose da farsi perdonare, ma anche la certezza di ricevere il perdono se lo chiedono, naturalmente.

fine prima parte

Continuiamo la meditazione con il capitolo 15 di Luca. Questo capitolo è fondamentale per comprendere il messaggio di Gesù che ci presenta il volto di Dio come misericordia e perdono. Qui si trovano le tre parabole della misericordia; il così detto ‘trittico della misericordia’. Il trittico è un’opera pittorica, una tavola affrescata, una immagine a tre ante.Le parabole sono racconti verosimili presentati da Gesù, che mettono in

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evidenza il tema di cui ieri abbiamo parlato facendo soprattutto riferimento a Gv 8.Luca introduce: “Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo” (vv. 1-3). La gente andava sempre dietro a Gesù per ascoltarlo: perché il suo messaggio era affascinante, nuovo, ricco di prospettive. Andavano da lui i pubblicani e i peccatori. ‘Peccatori’ è un termine generico per dire ‘coloro che facevano vita dissoluta in vari modi’; i pubblicani, erano considerati traditori perché sostenevano, con il loro lavoro, i dominatori romani ed erano disprezzati perché su quello che raccoglievano avevano una percentuale: più raccoglievano più guadagnavano. Ecco perché i pubblicani erano una delle categorie più disprezzate al tempo di Gesù insieme alle prostitute.I farisei e gli scribi mormoravano perché Gesù frequentava “cattive” compagnie, secondo loro annunciava infatti la bella notizia che il regno di Dio è anche per i poveracci: Io non sono venuto per i sani, ma per i malati; non per i giusti, ma per i peccatori (cf Mt 9,10-13). E lo fa raccontando due parabole.

La pecora perduta“Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Quando l’ha

trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: ‘Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta’. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (vv. 4-7).La seconda parabola è simile a questa. “Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: ‘Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto’. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (vv. 8-10).Secondo alcune scuole rabbiniche ogni parola della Bibbia è come un diamante: ha settanta facce, settanta luminescenze diverse; più si conosce più si vedono cose nuove. Non è mai ripetitivo. La Parola va letta e riletta, meditata e pregata prima ancora di porgerla ad altri.Nella prima parabola il pastore va in cerca della pecora perché la ama come tutte le altre. Il suo amore non va al gregge, in modo informe; va a ciascuno di noi in maniera singolare, egli non ama al plurale ma al singolare. Ognuno di noi deve sentirsi come quella pecora perduta. Tutti quanti possiamo sbandare e andare fuori strada; ma mai saremo abbandonati. Dio, potremmo dire, non dorme finché tutti i figli non siano a casa, come avviene per i genitori che non possono dormire finché non sentono la serratura muoversi. Il pastore della parabola non aspetta ma va in cerca. Anche noi siamo cercati, siamo pensati da Dio. Si fa pellegrino. Questo è molto bello; e la felicità del cristiano è proprio questa: sa di essere cercato con amore da parte del Padre.Questo è il Vangelo. Nessuno è talmente insignificante da essere emarginato per sempre. Il filosofo francese fondava la sua filosofia sulla famosa espressione: “Cogito ergo sum”: io penso dunque sono. É

il trionfo dell’individualismo.Ma la frase può essere così modificata: Cogitor ergo sum, sono pensato dunque esisto: esisto non tanto perché penso, ma perché sono pensato, sono cercato, sono amato da Dio. Qualunque sia la mia storia, Dio non mi abbandona. Nessuno è perduto, perché è oggetto di amore misericordioso.Questo è il Vangelo. Se tutti avessero questa fede, non ci sarebbero più suicidi né disperati. Tu puoi allontanarti da Dio, ma Dio non si allontana mai da te. Il pastore ritrovata la pecora e se la mette in spalla felice di averla ritrovata: un atto di tenerezza come quello di un papà che rialza il bambino caduto a terra. Questa figura è diventata anche il simbolo del cristiano: uno che prende su di sé anche i problemi dell’altro; se uno cade lo sostiene, se uno ha bisogno se lo mette in spalla.

E Gesù conclude: “Così, vi dico: ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si converte, che non per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione.

La moneta perdutaNella seconda parabola ci sono elementi identici: la donna, persa una moneta preziosa, spazza accuratamente il pavimento della casa per ritrovarla. Ma c’è un particolare che vorrei evidenziare: la

Parabola della dracma perduta - D. Feti 1622

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donna come immagine di Dio.Inoltre in questa parabola paragona Dio non più al pastore ma ad una donna.Al tempo di Gesù le donne non contavano nulla: non avevano un cognome, una identità o autonomia. Con questa parabola, e con il Vangelo in genere, c’è un rovesciamento di prospettiva.Cosa fa Maria di Nazareth quando sente di essere chiamata dall’angelo ad una missione così importante?Potremmo dire: firma di suo pugno un contratto con Dio e dice: Fiat. È una donna che ha una consapevolezza di sé, capace di esprimere il suo pensiero e dopo il suo ‘fiat’, si alza e va verso Ain Karim, il paesello dove abitava la sua parente anziana, Elisabetta. Per fare la donna di servizio. Paragona Dio ad una donna Gesù, riabilita la figura della donna. Nei tribunali del tempo le donne non erano accettate come testimoni perché considerate per loro natura false e bugiarde ma Gesù, rivelandosi come risorto alla Maddalena, la chiama per nome e la invia agli apostoli per annunciare l’evento trasformandola così come Apostola degli apostoli di coloro che avrebbero poi evangelizzato la terra.In Gv 4 Gesù rivela la sua identità di Messia a una samaritana, al pozzo di Sicar. E anche questo è un evento di straordinario valore teologico, oltre che sociale e culturale.E c’è un’altra caratteristica che accomuna le due parabole: quando il pastore ritrova la pecora e la donna la moneta, c’è una grande gioia. Ecco: la gioia è la firma di Dio nel cuore di chi lo ama. Quando uno è nel cuore di Dio, o ha Dio nel cuore prova gioia anche se gli occhi possono essere umidi di lacrime.La gioia è diversa dall’allegria. I pagliacci sono allegri, ma spesso sono tristi. Fanno ridere, ma dietro la maschera possono piangere. Ci sono molti pagliacci nella vita: hanno l’allegria, ma deposta la maschera, hanno il volto triste. Il cristiano invece non può avere una maschera, perché sa di essere amato e perdonato da

Dio. Tutto il Vangelo è un annuncio di gioia.Il cristiano deve esprimere anche esteriormente la fede nel Cristo Risorto: con la gioia di sentirsi già risorto con il risorto.

Il figlio prodigoDisse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: ‘Padre dammi la parte di patrimonio che mi spetta’. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio d’uno di quegli abitanti di quella regione che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube con cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: ‘Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati’. Si alzò e tornò da suo padre.Quando era ancora lontano, suo padre lo vide ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: ‘Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio’. Ma il padre disse ai servi: ‘Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato’. E cominciarono a far festa.Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse

tutto questo. Quello gli rispose: ‘Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto

ammazzare il vitello grasso perché lo ha riavuto sano e salvo’. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: ‘Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso’. Gli rispose il padre: ‘Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo, ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato’.Vorrei concludere con due espressioniUna è del beato Giovanni Paolo II: “non c’è altra fonte di speranza per l’umanità se non nella misericordia di Dio”.L’altra è di S. Ambrogio: “Io non mi vanto perché sono giusto, ma perché sono redento; non mi vanto perché sono senza peccato, ma perché i miei peccati sono perdonati, perché Cristo è mio intercessore verso il Padre e il Suo sangue è stato versato per la mia salvezza”.

The return of the prodigal son - Rembrandt 1669

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padre Vittorio Viola: Signore sentiamo il Tuo sguardo su di noi, lo sentiamo dentro di noi . Sappiamo che Tu vedi nel segreto e questo non ci spaventa, anzi ci conforta, perché possiamo provare a stare dinanzi a Te, senza nasconderci, consapevoli che ci conosci da dentro, nei pensieri e che conosci la vita di ciascuno di noi, le gioie che il nostro cuore vive. Ti chiediamo la grazia di poter ascoltare e di essere docili alla Parola che tu vorrai donarci, alla comprensione del Tuo amore, nostra ragione di vita. Sono molto contento di essere qui, benedico il Signore per il volto, la disponibilità, l’ascolto di ciascuno di voi e per questo tempo che vogliamo vivere insieme, accogliendolo come dono del Signore.

Oggi è la prima domenica di Quaresima. Abbiamo iniziato questo tempo mercoledì scorso, mettendo della cenere sul nostro capo e la cenere è un vestito che ci fa bene perché, se riuscissimo a pensarci così, molte delle sciocchezze che spesso diciamo o dei nostri atteggiamenti svanirebbero come neve al sole. È un tempo di grazia questo, che ci raggiunge per la pazienza infinita che Dio ha con noi. È come se, ancora una volta, ci venisse data la possibilità non solo di sperare in un cambiamento, ma anche di poterlo sperimentare, di poter andare verso la Pasqua non accontentandoci di essere spettatori dei fatti della Pasqua, ma entrando anche noi a Gerusalemme. C’è un percorso nella Quaresima, infatti, che ci permette, passo dopo passo, domenica dopo domenica, di entrare con Gesù a Gerusalemme, di prendere la nostra vita e di immergerla dentro la sua Pasqua per poterla assorbire, affiché essa possa esserne intrisa. Lui è venuto in mezzo a noi per questo, per trasmetterci la sua vita. Ne abbiamo un bisogno infinito. Il pensiero

che Lui non si sia stancato di noi, che ci dia anche quest’anno una possibilità, aprendo un percorso in cui ci parla di una conversione, della possibilità di cambiare vita, di spezzare qualche catena, di abbandonare qualche peso che ci trasciniamo dietro, di cui siamo noi stessi nauseati, e di essere raggiunti dal suo perdono, ci fa bene! Potremmo fermarci qui e semplicemente sentire il Suo amore su di noi, sulle nostre fatiche, sui nostri errori. Un amore che copre la distanza che continuamente mettiamo tra noi e Colui che, invece, ostinatamente si protende verso di noi. Vi leggo un racconto di Dino Buzzati, autore dalla mente arguta che amava scrivere racconti di fantasia, ma che possono anche essere un modo per dire verità che letteralmente spaccano il cuore, tanto sono pieni di Dio e d’amore.

Era sera e la campagna già mezza addormentata, dalle vallette levandosi lanugini di nebbia e il richiamo della rana solitaria che però subito taceva (l’ora che sconfigge anche i cuori di ghiaccio, col cielo limpido, l’inspiegabile serenità del mondo, l’odor di fumo, i pipistrelli e nelle antiche case i passi felpati degli spiriti), quand’ecco il disco volante si posò sul tetto della chiesa parrocchiale, la quale sorge al sommo del paese. All’insaputa degli uomini che erano già rientrati nelle case, l’ordigno si calò verticalmente giù dagli spazi, esitò qualche istante, mandando una specie di ronzio, poi toccò il tetto senza strepito, come colomba. Era grande,

Riflessionia cura di padre Vittorio Viola

Testi deregistrati e non rivisti dall’autore

Il 17 febbraio ed il 3 marzo 2013 padre Vittorio Viola ha tenuto, al Teatro Leo Amici, due incontri: il primo, in preparazione alla Quaresima ed il secondo alla S. Pasqua.A conclusione di questo importante percorso formativo, incentrato sull’ascolto e l’analisi della Parola, è stata rappresentata la Via Crucis-Via Lucis dai ragazzi della Compagnia teatrale Patto di luce.

Quaresima17 febbraio 2013

TEATRO LEO AMICILAGO DI MONTE COLOMBO

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lucido, compatto, simile a una lenticchia mastodontica; e da certi sfiatatoi continuò a uscire zufolando un soffio. Poi tacque e restò fermo, come morto.Lassù nella sua camera che dà sul tetto della chiesa, il parroco, don Pietro, stava leggendo, col suo toscano in bocca. All’udire l’insolito ronzìo, si alzò dalla poltrona e andò ad affacciarsi al davanzale. Vide allora quel coso straordinario, colore azzurro chiaro, diametro circa dieci metri.Non gli venne paura, né gridò, neppure rimase sbalordito. Si è mai meravigliato di qualcosa il fragoroso e imperterrito don Pietro? Rimase là, col toscano, ad osservare. E quando vide aprirsi uno sportello, gli bastò allungare un braccio: là al muro c’era appesa la doppietta.Ora sui connotati dei due strani esseri che uscirono dal disco non si ha alcun affidamento. È un tale confusionario, don Pietro. Nei successivi suoi racconti ha continuato a contraddirsi. Di sicuro si sa solo questo: ch’erano smilzi e di statura piccola, un metro un metro e dieci. Però lui dice anche che si allungavano e si accorciavano come fossero di elastico. Circa la forma, non si è capito molto: «Sembravano due zampilli di fontana, più grossi in cima e stretti in basso» così don Pietro «sembravano due spiritelli, sembravano due insetti, sembravano scopette, sembravano due grandi fiammiferi.» «E avevano due occhi come noi?» «Certo, uno per parte, però piccoli.» E la bocca? e le braccia? e le gambe? don Pietro non sapeva decidersi: «In certi momenti vedevo due gambette e un secondo dopo non le vedevo più... Insomma, che ne so io? Lasciatemi in pace una buona volta in pace!».Zitto, il prete li lasciò armeggiare col disco. Parlottavano tra loro a bassa voce, un dialogo che assomigliava a un cigolìo. Poi si arrampicarono sul tetto, che ha una moderatissima pendenza, e raggiunsero la croce, quella che è in cima alla facciata. Ci girarono intorno, la toccarono, sembrava prendessero misure. Per un pezzo don Pietro lasciò fare, sempre imbracciando la doppietta. Ma all’improvviso cambiò idea.«Ehi!» gridò con la sua voce rimbombante. «Giù di là, giovanotti. Chi siete?»I due si voltarono a guardarlo e sembravano poco emozionati. Però scesero subito, avvicinandosi alla finestra del prevosto. Poi il più alto cominciò a parlare.Don Pietro – ce lo ha confessato lui stesso – rimase male: il marziano (perché fin dal primo istante, chissà perché, il prete si era convinto che il disco venisse da Marte; né

pensò di chiedere conferma), il marziano parlava una lingua sconosciuta. Ma era poi una vera lingua? Dei suoni, erano, per la verità non sgradevoli, tutti attaccati senza mai una pausa. Eppure il parroco capì subito tutto, come se fosse stato il suo dialetto. Trasmissione del pensiero? Oppure una specie di lingua universale automaticamente comprensibile?«Calmo, calmo» lo straniero disse «tra poco ce n’andiamo. Sai? Da molto tempo noi vi giriamo intorno, e vi osserviamo, ascoltiamo le vostre radio, abbiamo

imparato quasi tutto. Tu parli, per esempio, e io ti capisco. Solo una cosa non abbiamo

decifrato. E proprio per questo siamo scesi. Che cosa sono

queste antenne? (e faceva segno alla croce). Ne avete

dappertutto, in cima alle torri e ai campanili, in

vetta alle montagne, e poi ne tenete degli eserciti qua e là, chiusi da muri, come se fossero vivai. Puoi dirmi, uomo, a cosa servono?»«Ma sono croci!» fece don Pietro. E allora si

accorse che quei due portavano sulla testa

un ciuffo, come una tenue spazzola, alta una

ventina di centimetri. No, non erano proprio capelli, piuttosto

assomigliavano a sottili steli vegetali, tremuli, estremamente vivi,

che continuavano a vibrare. O invece erano dei piccoli raggi, o una corona di emanazioni elettriche?«Croci» ripeté, compitando il forestiero. «E a che cosa servono?»Don Pietro posò il calcio della doppietta a terra, che gli restasse però sempre a portata di mano. Si drizzò quindi in tutta la statura, cercò di essere solenne:«Servono alle nostre anime» rispose. «Sono il simbolo di Nostro Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, che per noi è morto in croce.»Sul capo dei marziani all’improvviso gli evanescenti ciuffi vibrarono. Era un segno di interesse o di emozione? O era quello il loro modo di ridere?«E dove, dove tutto questo sarebbe successo?» chiese sempre il più grandetto, con quel suo squittìo che ricordava le trasmissioni Morse; e c’era dentro un vago accento di ironia.«Dio, vuoi dire, sarebbe venuto qui, tra voi?»«Qui, sulla Terra, in Palestina.»Il tono incredulo irritò don Pietro.«Sarebbe una lunga storia» disse «una storia forse troppo lunga per dei sapienti come voi.»In capo allo straniero la leggiadra indefinibile corona oscillò due tre volte. Pareva che la muovesse il vento.«Oh, dev’essere una storia magnifica» fece con

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condiscendenza. «Uomo, vorrei proprio sentirla.»Balenò nel cuore di don Pietro la speranza di convertire l’abitatore dell’altro pianeta? Sarebbe stato un fatto storico, lui ne avrebbe avuto gloria eterna.«Se non vuoi altro» disse, rude. «Ma fatevi vicini, venite pure qui nella mia stanza.»Fu certo una scena straordinaria, nella camera del parroco, lui seduto allo scrittoio alla luce di una vecchia lampada, con la Bibbia tra le mani, e i due marziani in piedi sul letto perché don Pietro li aveva invitati ad accomodarsi, che si sedessero sul materasso, e insisteva, ma quelli a sedere non riuscivano, si vede che non ne erano capaci e tanto per non dir di no alla fine vi erano saliti sopra, standovi ritti, il ciuffo più che mai irto e ondeggiante.«Ascoltate, spazzolini!» disse il prete, brusco, aprendo il libro, e lesse: “...l’Eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden... e diede questo comandamento: Mangia pure liberamente del frutto di ogni albero del giardino, ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare: perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo sarà la tua morte. Poi l’Eterno Iddio...”Levò gli sguardi dalla pagina e vide che i due ciuffi erano in estrema agitazione. «C’è qualcosa che non va?».Chiese il marziano: «E, dimmi, l’avete mangiato, invece? Non avete saputo resistere? È andata così, vero?».«Già. Ne mangiammo» ammise il prete, e la voce gli si riempì di collera. «Avrei voluto veder voi! È forse cresciuto in casa vostra l’albero del bene e del male?»«Certo. È cresciuto anche da noi. Milioni e milioni di anni fa. Adesso è ancora verde...»«E voi?... I frutti, dico, non li avete mai assaggiati?».«Mai» disse lo straniero. «La legge lo proibisce.»Don Pietro ansimò, umiliato. Allora quei due erano puri, simili agli angeli del cielo, non conoscevano peccato, non sapevano che cosa fosse cattiveria, odio, menzogna? Si guardò intorno come cercando aiuto, finché scorse nella penombra, sopra il letto, il crocefisso nero.Si rianimò: «Sì, per quel frutto ci siamo rovinati... Ma il figlio di Dio» tuonò, e sentiva un groppo alla gola «il figlio di Dio si è fatto uomo. Ed è sceso qui tra noi!»L’altro stava impassibile. Solo il suo ciuffo dondolava da una parte e dall’altra, simile a una beffarda fiamma.« È venuto qui in Terra, dici? E voi, che ne avete fatto? Lo avete proclamato vostro re?... Se non sbaglio, tu dicevi ch’era morto in croce... Lo avete dunque ucciso?»Don Pietro lottava fieramente: «Da allora sono passati quasi duemila anni! Proprio per noi è morto, per la nostra vita eterna!».Tacque, non sapeva più che dire. E nell’angolo scuro le misteriose capigliature dei due ardevano, veramente ardevano di una straordinaria luce. Ci fu silenzio e allora di fuori si udì il canto dei grilli.«E tutto questo» domandò allora il marziano con la pazienza di un maestro «tutto questo è poi servito?»Don Pietro non parlò. Si limitò a fare un gesto con la testa, sconsolato, come per dire: che vuoi? siamo fatti così, peccatori siamo, poveri vermi peccatori che hanno bisogno della pietà di Dio. E qui cadde in ginocchio,

coprendosi la faccia con le mani.Quanto tempo passò? Ore, minuti? Don Pietro fu riscosso dalla voce degli ospiti. Alzò gli occhi e li scorse giù sul davanzale, in procinto, si sarebbe detto, di partire. Contro il cielo della notte i due ciuffi tremolavano con affascinante grazia.«Uomo» domandò il solito dei due. «Che stai facendo?»«Che sto facendo? Prego!... Voi no? Voi non pregate?»«Pregare, noi? E perché pregare?»«Neanche Dio non lo pregate mai?»«Ma no!» disse la strana creatura e, chissà come, la sua corona vivida cessò all’improvviso di tremare, facendosi floscia e scolorita.«Oh, poveretti» mormorò don Pietro, ma in maniera che i due non lo udissero come si fa con i malati gravi. Si levò in piedi, il sangue riprese a correre con forza su e giù per le sue vene. Si era sentito un bruco, poco fa. E adesso era felice. “Eh, eh” ridacchiava dentro di sé “voi non avete il peccato originale con tutte le sue complicazioni. Galantuomini, sapienti, incensurati. Il demonio non lo avete mai incontrato. Quando però scende la sera, vorrei sapere come vi sentite! Maledettamente soli, presumo, morti di inutilità e di tedio.” I due intanto si erano già infilati dentro allo sportello, lo avevano chiuso, e il motore già girava con un sordo e armoniosissimo ronzo. Piano piano, quasi per miracolo, il disco si staccò dal tetto, alzandosi come fosse un palloncino: poi prese a girare su se stesso, e partì a velocità incredibile, su, su in direzione dei Gemelli. «Oh» continuava a brontolare il prete «Dio preferisce noi di certo! Meglio dei porci come noi, dopo tutto, avidi, turpi, mentitori, piuttosto che quei primi della classe che mai gli rivolgon la parola. Che soddisfazione può avere Dio da gente simile? E che significa la vita se non c’è il male e il rimorso e il pianto?»Per la gioia, imbracciò lo schioppo, mirò al disco volante che era ormai un puntolino pallido in mezzo al firmamento, lasciò partire un colpo. E dai remoti colli rispose l’ululato dei cani.”

(Il disco si posò, tratto da La boutique del mistero, pp.138-143) Questo racconto contiene delle verità profonde. La prima cosa che dobbiamo dirci all’inizio della Quaresima è che Dio ci ama! Nonostante il nostro rifiuto del Suo amore, Dio ci ama. Avete sentito lo sconforto di don Pietro di fronte alle domande: «Ma avete mangiato di quell’albero? Avete disobbedito a Dio? Quando Dio è venuto cosa avete fatto? L’avete fatto re? L’avete ucciso...» Dunque Dio è venuto a farci visita per colmare la distanza tra noi e Lui, uscendo da quell’amore dentro il quale e per il quale ci ha pensati, creati, voluti. Ci ha pensati affinché potessimo stabilire una comunione d’amore con Lui, mentre noi abbiamo

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preferito ascoltare la voce del tentatore e uscire da quell’amore. Di fronte a questo nostro rifiuto Lui, invece, si è messo alla ricerca di noi, è venuto a cercarci là dove ci eravamo cacciati, ostinandoci nel rifiuto. Lui si è ostinato nell’amore per noi! E di fronte a questa ostinazione d’amore non possiamo che rimanere stupiti come chi si sente amato senza alcun merito. L’unica cosa stabile al mondo è questo amore che possiamo rifiutare in mille modi, oppure possiamo perderci nelle strade che ci allontanano da Lui, ma una cosa è certa più del sole, della terra su cui poggiamo i piedi e di qualunque altra cosa, anche della nostra esistenza: il Suo amore. È inutile agitarsi e cercare di convincerlo a fare il contrario! Nessun peccato può convincere Dio a non amarci; nessuna distanza può fermare il Suo amore per noi. L’amore cerca sempre la comunione. Se tra due persone che si amano si mette in mezzo una distanza, quell’amore, se è vero, diventa più ardente, ancora più desideroso. Nell’amore è così. Noi dentro l’agitazione di questo mondo siamo veramente storditi dai nostri pensieri, dalla voce del tentatore. La stabilità dell’amore di Dio per noi, invece, dovrebbe essere la prima cosa! Noi possiamo averlo rifiutato ed esserci allontanati da Lui, ma la notizia buona è che Dio ci ama. Punto. Il perché Lui faccia questo non ha altra spiegazione che l’amore Suo. Punto. Questo, però, non vuol dire che il nostro peccato sia qualcosa a cui semplicemente arrenderci perché il Suo amore, così eccessivo quasi sconveniente, è per noi l’unica possibilità di sperare in un nostro cambiamento, in una trasformazione da dentro. Non è l’insistenza di un precetto per cui bisogna comportarsi in un certo modo; non è cercare di pensare e vedere in maniera diversa o semplicemente adeguarsi a qualche legge morale poiché la questione è quella che sta di fronte a noi nel tempo di Quaresima: Dio ti ama. L’unica cosa che ci viene chiesta è di arrenderci a questo amore senza mettere il nostro peccato come un ostacolo insormontabile, per permettere che Lui entri dentro di noi. A volte, nell’inganno del tentatore, noi facciamo anche questo: usiamo la nostra inadeguatezza, il nostro limite, il peccato come uno schermo tra noi e Dio. Ricordate nel Vangelo di domenica scorsa, quando Pietro, di fronte all’eccesso di potenza di questo Maestro, dice: «Allontanati da me, che sono un peccatore»? È proprio perché ci siamo allontanati che l’amore ci raggiunge e viene a farci visita. Proviamo a pensare insistentemente: “Signore io per Te, l’amore Tuo per me”. Non si può entrare, infatti, dentro la Quaresima senza aver chiaro che noi stiamo entrando in un tempo in cui veniamo raggiunti dall’amore. La Quaresima non è fare qualche piccolo sacrificio o fioretto, raccogliere i punti e dire: “Dacci la Pasqua!” Anche perché - e lo dico per me - ho esperienza che arriverei alla Pasqua con la scheda dei bollini incompleta. La dimensione di questo tempo santo è un’altra cosa, è appunto l’amore di Dio per noi. Ed è questo che rende

possibile il cambiamento di cui abbiamo bisogno per vivere. Noi per primi ci sentiamo nauseati dalla nostra stessa vita. Figuriamoci la moglie, il marito o le persone che devono sopportare atteggiamenti che ritornano e sembrano essere ormai una condanna. Tante volte ci siamo confessati di un peccato eppure ritorna, si potrebbe fare una fotocopia dell’esame di coscienza che usiamo da trent’anni. E noi cosa facciamo? Pensiamo che sia una sentenza di morte e di fronte all’amore di Dio l’unico sforzo che potremmo fare sarebbe abbandonarci, arrenderci, sapendo che questo diventerebbe molto concreto, perché ci trasformerebbe da dentro. Nel tempo di Quaresima di quest’anno la Parola ci parla continuamente di conversione, della possibilità e del desiderio di un cambiamento di vita, del non lasciarsi portar via tale speranza, che non è fondato tanto sulle nostre forze, quanto sull’amore Suo per noi. È la prima cosa: Dio ti ama. Punto. È un percorso che si apre di domenica in domenica, sotto i nostri passi; ci indica una strada precisa, perché l’amore di Dio è gratuito, stabile, incondizionato, e incondizionabile, dal momento che nemmeno il nostro peccato lo può condizionare. Si accende nel momento in cui noi ci allontaniamo da Lui. Esso si riversa dentro di noi e vuole operare una trasformazione, non vuole lasciarci come siamo. In fondo la conversione non è altro che lasciarci lavorare, plasmare dall’amore Suo, che vuole farci sempre più simile al modello sul quale siamo stati pensati e fatti, quello del più bello dei figli dell’uomo: Gesù Cristo! Io sono stato pensato così, ciascuno di noi è stato pensato così. Se non siamo belli come Lui è perché ci siamo allontanati.Il Suo Spirito che ci plasma è più impegnativo di qualunque precetto. Non si cambia e non ci si converte in Quaresima solo perché ci è imposto. Se fosse così - parlo di me - ma dove andrei? Quanto sarebbero fragili i nostri propositi! Si tratta invece di dover corrispondere ad un amore: hai di fronte Dio che dichiara il Suo amore.. Alla fine dobbiamo dire di sì.. C’è la drammatica possibilità di dire no ma, se vogliamo vivere, l’unica possibilità è di arrenderci a questo amore. Per cui questo tempo di Quaresima non è altro che l’espressione dell’ amore di Dio per noi, paziente, che non si stanca mai; che non si è ancora stancato di me! Immaginavo S. Francesco e S. Chiara che prendono appuntamento dalla Vergine Maria e Le dicono: «Vergine Madre, parla col figlio Tuo, dà un’altra Quaresima a Vittorio, dagli un’altra possibilità”. E di questo il Signore non deve farsi convincere perché Lui è tutto dentro l’amore. Siamo noi a trovarci nella possibilità di Lui che non si stanca e che ci dichiara ostinatamente il Suo sentimento. Allora ecco che si apre il percorso della Quaresima e si va a Gerusalemme: la mèta è questa. Ci andremo insieme. Io desidero e voglio andarci ogni anno. La Liturgia ne traccia la tonalità, la caratteristica, il colore e quest’anno tutti i brani del Vangelo, come un navigatore satellitare, portano nella città santa

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sottolineando il titolo “riconciliazione, conversione”. Certo, oltre a questo, viviamo: ci sono il lavoro, la famiglia, gli spettacoli, tutto quello che svolgiamo quotidianamente, ma la cosa importante di questi giorni è camminare verso Gerusalemme, là dove dobbiamo trovarci a Pasqua.Come sempre la Quaresima inizia con due luoghi precisi: il deserto, in cui Gesù viene tentato ( Mt 17, 1-9) e il Tabor, della trasfigurazione. C’è una continua seduzione da vincere che è l’incredulità, il dubbio su Dio. La prima lettura si riferisce alla professione di fede di un pio israelita; nella seconda, invece, è Paolo che trasmette la nostra professione di fede in Cristo. Il Vangelo ci dice che la seduzione più micidiale per noi è proprio la mancanza di fede, il non credere e il mettere in dubbio Dio («Allora il diavolo Gli disse: “Se tu sei figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane...se ti prostrerai in adorazione dinnanzi a me, tutto sarà tuo...gettati giù di qui..i Suoi angeli ti porteranno sulle loro mani...”» Lc 4, 1-13). Il tentatore continuamente suggerisce al nostro cuore un’incertezza su Dio. La prima conversione non è tanto nei nostri gesti né nelle parole, ma è teologica, ossia come noi pensiamo Dio. Il mondo è il regno dove il tentatore spesso può muoversi liberamente, ma solo in apparenza, perché è un cane legato con un raggio d’azione dal quale basta star fuori. Il mondo accusa Dio continuamente, ad esempio, per le calamità naturali (per cui se fosse buono non dovremmo temere il terremoto, oppure scansarci dai meteoriti che ci piovono in testa). State attenti, non fatevi ingannare. È parola di seduzione: “se Dio fosse buono non morirebbero i bambini, non ci sarebbero le malattie, le guerre; i malvagi non prospererebbero”. Allora la prima cosa da fare contro la radice di tutte le tentazioni è fare un atto di fede e dire: “Dio è buono”, anche di fronte a ciò che noi facciamo fatica a comprendere perché limitati, piccoli, sempre pronti a contemplare la parte rovescia (come diceva padre Pio). Invece, professare la nostra fede di fronte al mondo che accusa Dio, è ciò che può salvarci dall’ infezione di questa subdola seduzione che mette dubbi su Dio.

Domenica prossima si andrà al Tabor. È il luogo della trasfigurazione e della riconciliazione, ossia del lasciarci progressivamente trasfigurare in Lui, rimanendo fedeli all’alleanza, alla legge, all’azione dello Spirito. Noi siamo i più belli tra i figli dell’uomo: siamo stati pensati così. Se guardandoci allo specchio non vediamo il volto trasfigurato del Signore stampato sul nostro, vuol dire che abbiamo ancora bisogno di conversione e di riconciliazione. La terza domenica verremo portati, dal brano del Vangelo, di fronte alla decisione di lasciarci trasformare da questo amore. Quando dice «Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,1-9), non è una minaccia, bensì l’appello estremo di chi vuole salvarti ad ogni costo e ti dice: «Lasciati raggiungere dal mio amore, altrimenti “crepi”». Tante volte facciamo esperienza di tante morti. Ogni volta che preferiamo la disobbedienza, poniamo una distanza tra noi e Lui. È un momento di decisione. Poi dove farò esperienza di morte e dove Lui mi permetterà di cambiare, me lo suggerirà lo Spirito. Quando una relazione non funziona è a causa della tua infedeltà, dell’ira, della lussuria, dell’accidia, dell’avidità e dell’egoismo, ossia dei vizi capitali che ci appartengono e hanno come delle radici dentro di noi. Per cui ogni tanto si passa col tagliaerba e sembra che sia pulito, ma poi risbuca e ti chiedi da dove venga. Nessun decespugliatore può tirarle via se non ci mettiamo a scavare. I vizi capitali sono dentro: convertirsi o morire. Si sente la bellezza di questo tempo, ma anche la serietà, che dà spessore alla nostra esistenza. Si può essere superficiali come il mondo suggerisce ma è meglio lasciar perdere per non crepare dentro. La quarta domenica di Quaresima saremo accompagnati da questo padre misericordioso che fa festa e si rallegra per quel figlio morto e tornato in vita; perduto e ritrovato (Lc 15, 1-3; 11-32). Non si tratta di raccontarci una storia, di provare ad immaginare una situazione, di vivere un certo coinvolgimento, ma dire: “Questo Padre misericordioso mi ama così..” . Cogliere

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Santa Pasqua3 Marzo 2013

Questa sera, dopo le parole che vi dirò, avremo anche la possibilità di seguire il Signore nella sua via della croce, quando i ragazzi ci aiuteranno, attraverso le stazioni della Via Crucis, ad accogliere, come l’apostolo Giovanni che lo ha vissuto, quel percorso, quei passi d’amore del Signore per noi. Quindi insieme da subito disponiamo il nostro cuore. Siamo nel tempo che ci prepara a vivere il percorso della croce non come percorso di condanna, anche se l’apparenza è questa, ma di quanto Lui ci abbia amato, ed è sempre solo di questo che noi vogliamo gustare: l’amore di Dio per noi.

Voglio affondare in Te senza pensiero, senza parola, come pietra buia e starmene sul fondo del Tuo amore levigarmi così nell’infinito fluire della Tua misericordia, fino alla forma chiusa nel dolore e risalir leggero verso l’alto.

È una poesia-preghiera di Renzo Barsacchi e mi piace

l’immagine usata nel suggerirci l’atteggiamento che dobbiamo avere ogni volta che ci mettiamo dinanzi a Dio. Si tratta di un sasso che affonda e questa sera noi vorremmo poter fare questo: affondare in Lui, abbandonando i nostri pensieri, le nostre parole. Il che

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a cura di padre Vittorio ViolaTesti deregistrati e non rivisti dall’autore

la conversione perché il tema è il ritorno, il tornare a casa. Signore, il nostro cuore ha un desiderio struggente di ritornare a casa, poi noi lo soffochiamo di mille cose. Già il fatto che siamo qui, questa sera, che viviamo il Lago, è una grazia, perché non permette di assopirci troppo. E nel tornare a casa non si incontra un giudice severo ma un Padre buono che ti abbraccia e non ti lascia neanche parlare, non gli interessa: gli interessi tu!La quinta domenica c’è il brano dell’adultera: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» ed ella rispose: «Nessuno, Signore» e Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8, 1-11). La conversione come ciò che ci permette di vivere questa riconciliazione che ti dà la possibilità di una vita nuova, quella che noi spesso non ci diamo, quando emettiamo quelle sentenze sulla nostra vita per cui decidiamo l’impossibilità di una vita nuova. È proprio la pistola alla tempia. Quando si dice: “Son fatto così, è il mio carattere..” si è già morti! Mentre Lui ci aveva fatto come i più belli dei figli dell’uomo. Sono sentenze che diamo a noi stessi, come se l’amore di Dio non avesse la forza di poterci cambiare! Poi arriva la domenica delle Palme. Ma non avete voglia di andare a Gerusalemme? Potessimo davvero, insieme, farci forza e coraggio, sostenerci in questo cammino, di domenica in domenica, di luogo in luogo, dal deserto al Tabor, al coraggio della decisione e di fronte al Padre misericordioso sentirci dire le parole proferite all’adultera!

Signore io lo voglio fare. E tu, Signore, se puoi, costringimi a farlo. Costringimi! Perché sappiamo bene che per noi questo è un percorso di vita.Signore noi ti chiediamo davvero la grazia di vivere questo tempo senza distrarci, senza ingannarci, senza farci persuadere dalla voce sottile, ragionevole del tentatore. Vogliamo puntare dritti su Gerusalemme sapendo che Tu lì ci aspetti, per farci vivere la Tua Pasqua, per farci passare dalla nostra morte alla Tua vita. Questo ci attende e questo noi desideriamo. Mentre ancora una volta noi contempliamo sorpresi l’amore Tuo incondizionato e incondizionabile. Mentre ancora contempliamo queste strane antenne che abbiamo messo sulle nostre case, dentro le nostre case, sul nostro cuore: la Tua croce che attira su di noi l’amore Tuo, giudizio e salvezza per noi.Di questo noi Ti vogliamo ringraziare molto Signore. Signore Gesù, amore mio.Vergine Maria, amore mio.

Preghiamo con le parole che il Signore ci ha consegnato. Dovremmo entrare con rispetto dentro le parole del Padre Nostro, non come una formula da recitare, a volte anche malamente, superficialmente, di fretta, ma come il luogo santo della relazione che Gesù ha con il Padre Suo e che ci è stata donata attraverso lo Spirito.Noi possiamo dire “Padre” perché è lo Spirito in noi che ci fa figli. Nel rivolgerci a Dio con queste parole chiediamo la grazia di essere docili all’azione dello Spirito.

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non è un perdersi dentro un gorgo insidioso, ma un deporre la nostra esistenza sul fondo del suo amore standocene immersi in esso. Ma per poter fare questo occorre cercare di non galleggiare con forze che non abbiamo, perché siamo sassi, pietre buie, mentre il segreto dinanzi a Dio sarebbe proprio quello di non porre difese al suo amore, bensì semplicemente di stare in esso. Questo calare, immergere, affondare dentro il suo amore ha un’azione su di noi: «...levigami così nell’infinito fluire della Tua misericordia... ». È come se Lui iniziasse a lavorarci, a levigarci, con l’eterno fluire della sua misericordia, affinché venga fuori quella forma che è chiusa in noi, dentro il nostro dolore, che poi è la nostra profonda verità, quello che noi siamo. Solo dopo potremo risalire leggeri verso l’alto e c’è una bella immagine di quel movimento che tutti noi abbiamo vissuto nel Battesimo: immersi nell’acqua, lavorati dal suo amore, risorti con Lui, in questo movimento di risurrezione. Proviamo allora a fare questo, che è semplice ma non facile: avere il coraggio di abbandonarci di fronte a Dio, di mettere da parte i nostri pensieri ed anche le nostre agitazioni interiori. Non ci accorgiamo di essere continuamente dentro un frullatore di pensieri, parole, sentimenti, situazioni; e molte volte ne siamo stritolati, con il tempo che passa velocissimo e le cose per le quali esso non c’è mai. Rischiamo di ridurci a pezzi e di non ritrovarci più, per cui abbiamo veramente bisogno di momenti in cui fermarci per provare a fare questo esercizio: affondare nel suo amore, per stare nel suo fondo e lì sentire l’eterno fluire della sua misericordia, come un’onda che comincia a lavorarci fino a mostrarci la forma, cioè la profondità di quello che noi siamo, spesso nascosta dentro il nostro dolore. Questo è quello che vorremmo fare ascoltando la Parola. Ho pensato di riascoltare con voi quella Parola che la Liturgia ci ha offerto oggi , terza domenica di Quaresima nella celebrazione Eucaristica. Dovremmo farlo sempre: riascoltare la Parola senza la presunzione

di aver capito qualche cosa, senza l’inganno dell’abitudine che ci fa credere di conoscerla già. Non è così. La Parola è sempre nuova perché contiene un’azione che vuole appunto lavorarci dentro. «In quel tempo si presentarono a Gesù alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Disse anche questa parabola: ”Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno? Ma quello gli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no lo taglierai»(Luca 13 1-9). Come vorrà levigarci questa Parola?Gesù fa riferimento a due fatti di cronaca di quel tempo. Nel primo viene riferito a Gesù che cosa ha fatto Pilato, un uomo chiamato a far rispettare il governo di Roma e quindi costretto ad usare la forza. L’impero romano infatti si è esteso con la persuasione della spada e Pilato aveva commesso un’azione veramente grave, sconcertante, un gesto feroce del quale i presenti restano allibiti: dei galilei erano venuti ad offrire dei sacrifici e lui li fa uccidere mentre stavano svolgendo questo rito, per cui il loro sangue si mescola a quello delle vittime sacrificali, degli agnelli. Una mattanza, un gesto incomprensibile, di una violenza e ferocia inaudita con conseguenze anche rilevanti, oltre che per la gravità di uccidere un uomo, anche per aver contaminato quel tempio per alcuni giorni. Alcuni dicono che abbia agito così credendoli degli zeloti, ossia quella parte del popolo di Israele che non accettava l’occupazione romana e che quindi metteva in difficoltà l’oppressione del governo romano. Il secondo fatto di cronaca, avvenuto in quei giorni e che aveva scosso Gerusalemme, era il crollo della torre di Siloe, con la morte di diciotto persone. Gesù, rispetto a questi due fatti, pronuncia parole che smascherano un ragionamento: «Pensate che quei diciotto, per morire sotto la torre, fossero i più peccatori di tutta Gerusalemme?» Risponde «No, non è così!» Ed è la prima cosa che dice questa Parola: non c’è corrispondenza tra peccato e disgrazie intese, quindi, come castigo. Coloro che sono rimasti sotto la torre, o quelli che sono stati uccisi da Pilato in modo così feroce, non sono peggiori degli altri. È evidente che il ragionamento smascherato è quello dei farisei per cui, se capita una disgrazia, evidentemente c’è un peccato e la sua punizione. Andata al calvario - Giotto di Bondone 1305

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Allora dovremmo essere tutti moribondi e sotto quella torre!? È un ragionamento che Gesù non sopporta. Più volte nel Vangelo gli si avvicinano ragionando in questi termini e Gesù ha sempre una reazione molto forte, in cui afferma che questi uomini non sono i peggiori. I farisei (Vangelo secondo Giovanni) discutevano tra di loro di un uomo nato cieco: « È cieco e la cecità è una malattia grave: evidentemente deve aver commesso un peccato grave per aver meritato un tale castigo». Ma capite che il ragionamento non torna: essendo nato cieco, quando avrebbe peccato? Allora potrebbe trattarsi del peccato dei suoi genitori. Ed anche qui: che ragionamento è? Potremmo mai sopportare un Dio che si scatena contro un figlio solo perché il padre o la madre hanno peccato? Loro non se ne accorgono ma Gesù li smaschera. Stanno dicendo una cosa che fa torto a Dio. Alcuni rabbini arrivano addirittura a pensare, in un caso come questo, che un uomo nato cieco avrebbe potuto peccare nel grembo di sua madre. Situazioni incomprensibili, pensieri scandalosi nati solo per sostenere la corrispondenza malattia-disgrazia, dunque, peccato e castigo. La prima cosa che invece dice Gesù è: «Non è così!». Ed è molto interessante per noi. Poi smaschera anche la presunzione di chi, non essendo tra quei diciotto rimasti sotto la torre di Siloe, ritiene di essere migliore. Per i farisei quelle persone avevano peccato e quindi meritavano questo castigo. Per Gesù, invece, non solo non è così, ma aggiunge: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Con questa Parola così forte, che è un appello alla conversione, col tono apparente della minaccia, dice, quasi fosse una contraddizione, che se non cambi vita il castigo ci sarà anche per te. Il Signore Gesù in questo modo intende scuoterli, svegliarli da un ragionamento falso per mostrare loro come la non conversione (che per loro significava non osservare l’alleanza, non stare dentro la comunione offerta da Dio), fosse già morte in sé. E non c’e nulla che puzzi di morte come un’esistenza che si corrompe nella non conversione. Poi Gesù aggiunge una parabola (quando vuole spiegare alcuni concetti, ma vuole rivelarsi, lo fa attraverso le parabole, che hanno un’apparenza di semplicità ma nascondono sempre un significato più profondo, che noi dobbiamo cercare, utilizzando anche la conoscenza della Scrittura) molto semplice, quella del fico sterile, che resta sospesa, non dice come finisce l’anno successivo, non c’è una conclusione, la parabola rimane aperta. Ed anche questa Parola entra dentro ciascuno di noi per svolgere un’azione particolare, levigare la pietra buia (ciascuno di noi) con una forza particolare, che sono i contenuti pensati da Dio per noi, che non è cogliere il senso generale di questa Parola, bensì un’azione nella nostra vita. Accenno ad una prima considerazione fondamentale: non possiamo permetterci di deformare Dio con le nostre false idee di Lui, le nostre caricature, perché

di questa immagine di Dio - che viene fuori dal ragionamento che Gesù smaschera: peccato-castigo - Gesù dice: «Questo Dio non esiste». Dio ci ama, punto. Di un amore che ci raggiunge e non ci lascia nella passività e questo è prima, durante, dopo: è sempre, in ogni istante della nostra vita. Anche nel momento in cui noi ci allontaniamo, Lui non può venir meno al suo amore per noi. Quindi non c’è malattia o disgrazia che possa essere la conseguenza di un peccato e del suo castigo. Poi è vero che il Signore si serve anche delle nostre malattie e delle nostre disgrazie per parlare al nostro cuore, ma non possiamo permetterci di dire che Dio manda le disgrazie come se fosse un Dio che si offende e punisce a motivo dell’offesa ricevuta da noi. È fondamentale il come noi pensiamo Dio, il non pensarlo secondo nostri ragionamenti e pregiudizi che abbiamo nei suoi confronti. Il mondo continuamente lo fa, offrendo una visione che non possiamo sopportare: «Se Dio fosse buono, perché la fame nel mondo?». I bambini che muoiono di fame diventano un’accusa a Dio che ne deforma il volto. E come potremmo rivolgerci ad un Dio che non fa nulla per loro? Capite che è una distorsione di Dio, come se fosse colpa sua, e non nostra, che da una parte del pianeta moriamo di indigestione mentre lasciamo denutriti coloro che stanno in basso, come nella parabola del ricco Epulone. Oppure, che spendiamo denari per ammazzarci l’un l’altro, quando potremmo veramente risolvere il problema della fame nel mondo. Allora, la prima cosa è fare attenzione a come pensiamo Dio, a come Lo plasmiamo in base ai nostri ragionamenti, alle nostre aspettative e alla pretesa assurda di insegnare a Dio cosa si debba fare. Tante nostre preghiere arrivano ad essere così sfrontate da sembrare quasi istruzioni date a Dio su come dovrebbe fare. Lui, invece, si mostra a noi con un volto umano che è il volto di Gesù, è la sua Parola, e mostra a noi continuamente il suo amore. Anche le parole forti di Gesù «Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo» sono una dichiarazione di amore, con l’apparenza del tono della minaccia per testarci, per farci dire: «Basta con questa vita!» che ci ha nauseato talmente da non avere più neanche la forza di pensare che possa esserci una vita diversa da quella che facciamo, tanto siamo abituati a trascinarci dietro i peccati da trent’anni. Il Signore ci parla per esortarci: «Se non ti converti muori e io non voglio che tu muoia! Vittorio cambia vita perché altrimenti muori».È una dichiarazione d’amore e noi, dentro questo modo forte, dobbiamo sentire la dolcezza. Noi avvertiamo una presenza di morte, una mancanza di vita a cui non possiamo abituarci. Il tempo di Quaresima viene per dirci che è possibile uscire da questa catena che ci siamo costruiti nel tempo per accusare Dio quando è frutto del nostro peccato. Sarebbe invece interessante poter dire, ciascuno a se stesso, nel proprio cuore «Io so da quale esperienza di morte vuole tirarmi fuori la

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forza di questa Parola che mi scuote» .E questa è la seconda Parola che ci raggiunge. Non fare caricature di Dio; accogliere la rivelazione di Dio in Gesù Cristo, che è amore; convertirsi, perché la non conversione è morire. Quando diciamo conversione non intendiamo quei propositi rachitici che abbiamo fatto all’inizio della Quaresima e che già abbiamo non osservato dieci volte (e siamo solo a metà) per la nostra fragilità. Anche se ci serve ed ha un senso scuoterci con un gesto di penitenza, di carità, con la fatica di un tempo di preghiera, quando il Signore dice «Conversione!», intende un cambiamento radicale, profondo, un ripensarci alla luce del suo amore. È come se dovessimo essere ripensati, rifatti, riformattati da dentro, con il disco originale che è Gesù Cristo, perché siamo impestati di virus, che sono i nostri peccati, che non fanno girare il programma, tanto ne siamo intasati. La conversione è un rovesciamento della nostra esistenza, non qualche gesto che riusciamo a fare con fatica. È di più, è più radicale, riguarda le motivazioni del nostro agire. Un’ultima considerazione poi riguarda la parabola del fico sterile dove l’albero di fichi, o la vigna, sono immagini che i profeti usavano per parlare del popolo di Israele (come dice Isaia) pensato, appunto, quale vigna curata dal padrone, che giunge lì per raccogliere il frutto ma trova uva acerba. Chi ascolta, e conosce i profeti, capisce bene a che cosa si riferisca questa Parola di Gesù, che per tre anni (forse in questo tempo di tre anni c’è il ministero di Gesù, la vita pubblica di Gesù) ha seminato e non ha raccolto, se non la nostra ostilità. Questa parabola ci raggiunge così: il padrone della vigna è il Padre; il fattore, il contadino, il vignaiolo, è Gesù, suo figlio al quale il Padre, padrone della vigna, ha affidato la vigna, che siamo noi, ossia l’umanità intera. Capite la forza di questo dialogo? Il Padre chiede il frutto di quanto ha investito nella vigna, nell’albero di fico. E il figlio Gesù si mette dalla parte nostra e si rivolge al Padre per chiedere un anno di tempo, una proroga alla nostra condanna. Sentite la pazienza di Dio su di noi, la consolazione di questa Parola che ciascuno di noi deve sulla propria vita come la prima: “Convertiti altrimenti muori”!È come se in questa domenica il Signore dicesse al Padre: «Padre, lo so che ti aspettavi di più da Vittorio, che hai investito tanto, seminato tanto, l’hai fatto Tuo prete per misericordia pura, ma dagli ancora un anno, una Pasqua, questa Pasqua. Permettimi di lavorarlo ancora per vedere se porterà il frutto da Te desiderato. Non il frutto che lui ritiene di essere, ma quello da Te desiderato, quello per cui hai seminato». Pensate anche a Gesù Cristo come nostro avvocato, non come giudice spietato che viene a dire: «Ma come, con tutti i doni che ti ho fatto, con tutta la misericordia con la quale ti ho continuamente sommerso, nell’eterno fluire

della mia misericordia per te, ancora lì, così, ancora senza frutto?!» Non ci parla così il Signore, si rivolge al Padre per chiedergli ancora un anno per ciascuno di noi, per tutti noi insieme, per quelli del Lago, affinché possano dare il frutto che il Padre si attende da ognuno e che dipende sempre da ciò che Lui ha seminato in noi: la carne di suo figlio, Gesù Cristo. Il seme buono gettato dentro la nostra terra è Gesù Cristo. La vita cristiana altro non è che diventare il Figlio suo, la cui forza è lo Spirito dentro di noi che può far germogliare in noi la vita di Gesù Cristo. Capite allora l’investimento in questa semina così abbondante della carne del Figlio e dei nostri frutti così scarsi, dell’uva acerba e delle tante foglie? L’albero di fichi ti inganna per le belle foglie poi, quando si va a cercare, non si trova nulla. È un’immagine. Abbiamo apparenza del nostro essere rigogliosi ma non si trova nulla, non si trova Gesù Cristo, il suo amore, nemmeno nelle nostre buone azioni, nei gesti, nelle parole o nei nostri pensieri. Questa pazienza di Dio mostra il suo volto: non quello deforme di colui che ti castiga perché hai peccato, ma dell’amore misericordioso per noi. Il fatto che questa pazienza abbia un termine, “ancora un anno”, è detto per noi, per non farci perdere tempo e per non farci rimanere dentro una sterilità che, anzitutto, non dà senso alla nostra esistenza. Il sapere che c’è un tempo è il modo con il quale il Signore vuole pressarci, per amore, per quanto Lui ci ama e ci ha amato, tanto da dare suo figlio per noi. Sentite quanto, non sentendoci al sicuro pur sapendo chi siamo, ci rassicuri il fatto che il nostro avvocato sia Gesù Cristo.Dice Giovanni: «Qualunque cosa il tuo cuore ti rimproveri, Dio è più grande del tuo cuore». Abbiamo un avvocato potente presso il Padre, che ci fa sentire custoditi anche mentre siamo scossi, affinché possiamo prendere consapevolezza e non sciupare la grazia del suo amore. Vogliamo aprire allora il cuore alla misura dell’amore che Dio ha avuto per noi, perché la Via Crucis è questo. Tra poco i ragazzi rappresenteranno la Via Crucis, che non vuole essere semplicemente un modo per raccontarci gli ultimi passi carichi di dolore percorsi da Gesù per noi, ma un volere affondare dentro questo amore, nelle parole e nei canti che ascolteremo, per poter essere plasmati e poter comprendere fino a che punto Egli ci ha amato, poter comprendere quanto valgo per Lui. Paolo dice che siamo stati pagati a caro prezzo: il prezzo del nostro riscatto è la morte di Gesù in croce. Allora continuiamo a tener aperto il cuore, come abbiamo fatto nell’accogliere la Parola, per accettare anche quella via della croce che ci permette di stupirci, tanto è grande l’amore di Dio per noi!

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Quattordici stazioni, drammatizzate e commentate in maniera raffinata da Carlo Tedeschi che ha portato al vivo l’intensità e la realtà sconvolgente del mistero della Passione di Cristo, attraverso l’interpretazione del pensiero di Giovanni, il discepolo che Gesù amava (Vangelo secondo Giovanni), facendola giungere dritta

al cuore di chi ha assistito a questa Via Crucis - Via Lucis. La rappresentazione mette in parallelo il dolore, l’angoscia, la sofferenza di Gesù con la speranza e la certezza della sua presenza, costante e indubbia, nella vita di ognuno, nonostante la sua morte. Sia gli attori, infatti, che gli spettatori hanno vissuto la Passione momento per momento, stazione per stazione, come se fossero stati soli ciascuno davanti alla sofferenza del Cristo. Non solo uno spettacolo dunque, ma un unico cerchio al cui centro la figura di Gesù è stata avvolta da chi, quasi inconsapevolmente, si è ritrovato unito in un’unica preghiera.

La Via Crucis è stata rappresentata, per la prima volta, nella parrocchia S. Pietro Apostolo di Bagheria (PA) nel 2012, a conclusione degli Esercizi Spirituali in preparazione alla Pasqua dal titolo “La crudele parola morte è vita, gioia, amore”, tenuti da Carlo Tedeschi e voluti dal parroco, padre Luciano Catalano.Quest’anno i giovani delle Compagnie teatrali formate da Carlo Tedeschi hanno voluto rivivere il cammino quaresimale riproponendo questa Via Crucis-Via Lucis in diverse occasioni:

VIA CRUCISVIA LUCIS

La strada che porta alla lucedi Carmine Passaro, Erica Di Giovanni e Nicole Bellafiore

Parrocchia Sant’Andrea in Besanigo (RN) Teatro Leo Amici - Piccolo paese del Lago

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• il 3 marzo al Teatro Leo Amici di Monte Colombo nell’ambito degli incontri tenuti da padre Vittorio Viola (pag. 18-26);

• il 24 marzo (domenica delle Palme) nella parrocchia S.Andrea in Besanigo, su richiesta del parroco don Davide.

• Il 26 marzo all’interno della parrocchia San Giovanni Battista di Croce di Monte Colombo.

• il 26 marzo al Teatro Metastasio di AssisiParrocchia San Giovanni Battista

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Applausi per la Via Crucis di Carlo Tedeschi da Claudio Ricci, Sindaco del Comune di Assisi

Quattordici stazioni della Via Crucis rappresentate con testi sacri, commenti, simboli e quadri teatrali, di grade qualità e delicatezza, hanno coinvolto spiritualmente e culturalmente i presenti nella memoria della passione e morte di Gesù Cristo.Il teatro P. Metastasio, con la compagnia di Carlo Tedeschi (presente alla rappresentazione di ieri sera), posto lungo l’itinerario fra la Basilica S. Francesco e la Basilica di S. Chiara é una sosta culturale, per i pellegrini e ospiti di Assisi, che possono fruire (si registrano oltre 25.000 visite/spettatori all’anno) di musical e rappresentazioni a sfondo religioso (dedicate anche a Santa Chiara e San Francesco).

«...Grazie cari ragazzi per averci regalato questo bel momento di meditazione: ci avete portato, passo dopo passo, dentro il mistero dell’amore e del dolore di Gesù.Questo è il cammino della Croce, quel cammino che porta alla luce, alla mattina di Pasqua. Dunque, se i nostri occhi si sono inumiditi di lacrime, perché troppo grande è il dolore che Gesù interpreta in sé, allora più grande ancora deve essere la gioia, perché da quel dolore noi siamo stati salvati».

«...Grazie per questa sensibilità che vi anima e che continuamente manifestate. Non siete soltanto degli artisti, siete innanzitutto dei credenti e mostrate come l’arte, la bellezza e il sentimento siano tutto un gran mondo, una grande via che ci avvicina al Signore, al suo dolore, alla sua Passione. E noi vogliamo meditare il suo dolore, la sua passione non perché ci piacciano il dolore o la passione in se stessi, ma perché ci piace l’amore che esprime il dolore di Cristo, al quale siamo invitati. Per cui quello che vogliamo fare questa sera è immergerci nella Passione per uscirne, poi, più capaci di amare...»

• ... ad Assisi, presieduta dal Vescovo mons. Domenico Sorrentino e accompagnati dalla Sua preghiera

Mons. Domenico Sorrentino

Variegata la partecipazione della cittadinanza di Assisi, rappresentata da giovani, genitori, catechiste, artigiani, commercianti e particolarmente dal primo cittadino, sindaco di Assisi dott. Claudio Ricci che ha così commentato e ringraziato la Compagnia teatrale da www.vivereassisi.it

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• Il 28 marzo su TV2000 nel corso del programma Nel cuore dei giorni–Azzurro, La vita su tutto, Carlo Tedeschi è stato intervistato da Michele Sciancalepore. Insieme a lui due ragazzi della Compagnia teatrale, Alex e Francesco, hanno parlato della loro fede e della Via Crucis - Via Lucis di cui sono stati interpreti.

Testi deregistrati e non rivisti dai protagonisti.

Sciancalepore - Voglio partire con una citazione. Il pittore Paul Klee diceva: «L’arte non deve rappresentare ciò che si vede ma, attraverso il visibile, svelare l’invisibile» .Bello! Il problema è che noi oggi dovremmo tentare un’impresa impossibile, quasi anti-televisiva, e cioè far vedere e percepire l’invisibile!Solo nell’invisibile noi possiamo cogliere la verità di noi stessi e della nostra vita. Non vado oltre perché c’è chi meglio di me, e con più cognizione di causa, ci potrà illuminare su questo concetto dell’invisibilità, che non è una cosa astratta ed è la prima cosa che dobbiamo capire. Alessandro Bergonzoni, grande comico, funambolo del pensiero dice: «Non è che, perché noi non vediamo che i bambini nascono in altre parti del mondo, questo non accade». Quindi l’invisibilità non è qualcosa di astratto bensì di molto concreto. Allora lo facciamo grazie all’incontro con una persona che ha anche a che vedere con una Via Crucis illuminata, chiamiamola così. Una persona che io ho conosciuto cinque anni fa e che impegna tutte le sue energie per tradurre la fede e il messaggio evangelico di Cristo anche attraverso lo strumento dell’arte, del teatro. Lui ama definirsi «Uomo tra gli uomini che fa tutto in nome di Gesù». È la guida,

il faro di un posto che io ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere e che si trova a Monte Colombo in provincia di Rimini. Viene definito Piccolo Paese sul Lago, ma anche Piccolo Paese fuori dal mondo. Questo luogo è diventato una calamita per ragazzi con vari disagi o comunque che vogliono fare un percorso di fede, di conversione che vogliono vivere camminando con Gesù accanto. È un luogo di pace e amore dove si sperimenta e si vive concretamente l’accoglienza. In pratica è come se fosse, in piccolo, una dimostrazione che il Paradiso - una forma di Paradiso su questa terra - lo si può effettivamente creare, se si va al di là dei nostri limiti e dei nostri egoismi. È Carlo Tedeschi, che ringrazio per essere intervenuto con Alex Fronduti e Francesco Troilo. La domanda che ti faccio è questa: Noi, in questo momento, cosa rischiamo di non vedere e che cosa c’è di invisibile che, invece, è illuminante?

Tedeschi - L’invisibile, che non vediamo in questo momento, ho la certezza essere la Comunione dei Santi di cui, purtroppo, si parla anche ben poco. Quello di adesso ritengo sia un momento che sfugge: dura il tempo di questa trasmissione, dopodiché rimane nei nostri ricordi. Invece quello che resta per l’eternità credo sia reale e sia la verità assoluta.

Sciancalepore - Infatti le parole che adesso ti cito (e che tu già conosci) sono di Mons. Ravasi: «La fede deve essere l’anima di tutta l’esistenza; deve pervadere il lavoro, il pensiero, la quotidianità, e non relegarsi solo negli spazi sacrali». Una frase che a me piace molto e che, puntualmente, ogni volta che ti incontro, mi viene in mente, perché credo che tu abbia impegnato tutta la tua vita per rendere concreto questo concetto, che può sembrare così alto. Dunque, cosa rispondi a chi ti dice che è un’utopia quella di tradurre la fede in atti concreti ogni giorno?

Tedeschi - Anch’io, quando ero giovane come Alex, la consideravo un’utopia e ne avevo paura dal momento che, vivere inseguendo un sogno che non si realizza mai, ritengo sia la cosa più brutta e più fallimentare che possa accadere ad un essere umano. Invece l’impegno costante di ogni giorno mi ha dimostrato il contrario, e cioè che è possibile. È possibile vivere questo sogno se la fede è ragionata, sentita e toccata con mano come diceva il mio predecessore, che ha guidato il Lago fino alla sua morte, Leo Amici. Lui spiegava che, se la fede attraversa questi tre momenti, è una fede che non ti abbandona più, e su questo abbiamo avuto anche il conforto di Papa Wojtyla che affermava: «La fede e la Ragione sono come le ali con le quali lo Spirito umano si innalza

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verso la contemplazione della Verità» (Fides et Ratio XIII Enciclica di Papa Giovanni Paolo II,1988) .

Sciancalepore - Dalle tue frasi, per capirle meglio e chiarirle, colgo questa: «La nostra lotta è arrivare alla perfezione possibile», e poi «noi tutti abbiamo il dovere di diventare tanti Gesù». Sono parole stupende ma che possono, paradossalmente, creare sfiducia. Si potrebbe dire che è troppo alto come obiettivo e che noi siamo troppo umani per poterle realizzare. Tedeschi - È possibile quando si è raggiunta appunto questa fede ragionata, sentita, toccata con mano perché lì inizia un rapporto personalissimo ed unico con il Signore, e si comprende che è il Signore che permette questo. Noi non possiamo essere buoni come il Signore o perfetti come Gesù, ma possiamo essere “perfettibili”. Ci ha creato tali e di conseguenza è la sua bontà, la potenza del suo Spirito in noi che poi ci porteranno ad essere da perfettibili a quasi perfetti. È una tensione che ci accompagnerà fino all’ultimo giorno della nostra vita.

Sciancalepore - Alex, Francesco, voi non siete spaventati da questi obiettivi di santità quotidiana?

Francesco - Sinceramente sarei spaventato se dovessi ripensare a ciò che era la mia vita prima senza che avessi questo obiettivo.

Sciancalepore - E cos’era la tua vita senza questo scopo?

Francesco - Era una vita persa, perché non avevo, appunto, un obiettivo fondamentale che mi guidasse. Nel mio ambito, quello del teatro, che grazie a Carlo riesco a portare avanti, solitamente non si è portati a volere il bene di un altro giovane, qualora questi decidesse di inseguire lo stesso sogno, quello del successo.

Sciancalepore - Dunque se l’obiettivo è quello del successo di per sé, in assoluto, allora non è qualcosa di positivo.

Francesco - Esatto. Perché a spingerti sarebbe solamente il desiderio di rivalsa, di competizione nei confronti di un altro giovane come te.

Sciancalepore - Quindi la tua risposta iniziale è stata molto efficace. Tu hai detto: sarei perso, sarei spaventato, se non avessi questo obiettivo di santità. Alex tu, invece, come lo vedi e lo vivi

nel quotidiano, alla tua giovanissima età?

Alex - Anche io sono spaventato dalla nostra piccolezza, da un obiettivo così grande da sembrare quasi impossibile...

Sciancalepore - Come hai conosciuto Carlo Tedeschi e la realtà di Monte Colombo?

Alex - Ho cominciato frequentando gli stage estivi, ossia delle lezioni gratuite di danza e teatro ad Assisi al Teatro Metastasio. Poi non ho voluto lasciare questi ragazzi, perché mi ci ero affezionato e quindi ho iniziato a frequentare l’accademia. Ho conosciuto Carlo e gli altri ragazzi attraverso degli incontri. Infine sono andato a vedere

gli spettacoli.

Sciancalepore - È cambiato qualche cosa nella tua vita, nel tuo io, nel tuo percorso?

Alex - Sì, sicuramente. Ho cambiato il modo di vedere la vita e il mondo.

Sciancalepore - E come la vedevi prima rispetto ad oggi?

Alex - Prima magari credevo di meno in me e nella fede. Adesso invece riesco a credere di più.

Sciancalepore - Quindi praticamente l’incontro con il percorso che stai

facendo, con la fede, è qualche cosa che sta rafforzando moltissimo la

tua personalità, il tuo carattere, la tua stessa volontà.

«La crudele parola morte è vita, gioia, amore». È una frase di Leo Amici che introduce un seminario di cui tu, Carlo sei stato il relatore in Sicilia, dove ha debuttato anche questa Via Crucis, chiamata anche Via

Lucis da Mons. Vittorio Peri.

Si tratta di una singolare fusione di elementi artistici,

tra cui anche la danza, e di parole illuminanti come fosse

una catechesi. «La crudele parola morte è vita,

gioia, amore», un altro paradosso che vorrei ci spiegassi. Come si può parlare della crudele parola morte, e poi di vita, gioia, amore essendo questo l’esatto contrario dell’immagine che a noi suscita la morte, ossia buio assoluto, perdizione senza fine? Se uno pensa a Gesù è chiaro che morte equivale a resurrezione e quindi a vita, amore, gioia. Ma nel nostro quotidiano, in attesa -per chi crede- della resurrezione, della vita eterna e quindi della Comunione dei Santi, come può tradursi l’esperienza di morte, ad esempio, di un nostro caro o di un fatto traumatico, in qualche cosa di gioioso, vitale, amorevole?

Tedeschi - Leonardo, umanamente parlando, diceva che tutte le cose brutte che ci potrebbero capitare, sono tali perché è il loro ricordo in noi che ci fa ancora soffrire. La cosa peggiore che

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possa accadere ad un uomo è la morte, eppure è l’unica disgrazia che non ricorderemo. Dunque, anche per chi non crede, avrebbe un senso, almeno umano, avere il conforto che non ricorderà. A maggior ragione, chi crede, deve per forza supporre che esista un’eternità e una vita oltre la morte. Il problema allora riguarderebbe chi resta perché coinvolge, giustamente, gli affetti terreni per cui senza quella persona non si ha più la sua espressione: ed è questo il punto. Nella fede, invece, ritrovo in Dio tutti gli amori della mia vita e dunque quello di mio figlio, mio padre, mia madre, della mia donna, del mio uomo. Il punto è raggiungere questo grado di certezza dell’esistenza di Dio, perché è in questo Amore che tutto si racchiude e vive anche oltre la morte. Di conseguenza, la certezza che esista questo “invisibile”, molto più concreto della nostra vita, che consideriamo concreta, fa scaturire gioia.

Giornalista - Come vivrete la Pasqua?

Tedeschi - Io tornerò al Lago di Monte Colombo, dove ci sono molti giovani che si aspettano che io passi la Pasqua con loro, e così farò. Mio figlio, invece, partirà con Francesco per Assisi ed anche Alex, che è qui con la sua famiglia. Originario di Assisi è il primo risultato evidente dell’ impegno preso dagli artisti della Compagnia di Chiara di Dio. Ha frequentato, infatti, l’accademia di Assisi ed è andato in scena anche con la Via Crucis.

Giornalista - Anche io avrei una domanda sulla quotidianità: nelle giornate che si susseguono normalmente quali sono le vostre occupazioni e come cercate durante gli impegni giornalieri di raggiungere questo obiettivo?

Francesco - L’esistenza dell’amore fa cambiare tutta la visuale della tua vita, anche nelle cose più piccole, come potrebbe essere una lezione di danza oppure il darsi da fare, sacrificando tutto se stessi pur di arrivare a raggiungere quel punto che ci si è prefissati.

Tedeschi - La prima cosa che faccio io, invece, è guardare dalla finestra. È un’abitudine ormai. Guardo all’orizzonte verso l’alto e, in quell’alto, penso: c’è qualcuno che mi sta aspettando. Questo mi dà molta energia durante la giornata. Credo sia un esercizio che tutti dovremmo fare perché a forza di bussare a quell’orizzonte e dire che veramente qualcuno mi aspetta, mi pensa, mi segue, mi ama e starà con me anche oggi, costringerà questo “qualcuno” a risponderci e farà sentire dentro di noi la corrispondenza con questo “invisibile”.

Giornalista - Chi sono i ragazzi che sono con voi? Ne abbiamo conosciuti due ma sono tutte persone che vogliono fare gli attori oppure provengono da realtà, percorsi diversi?

Tedeschi - No, solitamente non rimangono attratti dal Lago di Monte

Colombo, dalla mia persona o dal teatro. Questo è un po’ come uno specchietto per le allodole, soprattutto nel caso di Francesco. Quando lui ha visto Chiara di Dio ad Assisi ciò che lo ha colpito maggiormente è stata la luce che ha visto negli occhi dell’attore che interpretava San Francesco, fino a desiderare di interpretarlo ma, soprattutto, di avere lui stesso quella luce negli occhi.

Sciancalepore - Vorrei dare un riconoscimento a Carlo, tra i tanti che ha ricevuto, ossia ricordare e dire, a chi non lo sa, che Carlo Tedeschi ha realizzato tantissimi musicals, ovviamente tutti con l’obiettivo evidente di evangelizzare. Tra questi vi è Chiara di Dio. Quindi mi viene spontanea una domanda: vista la tua passione innegabile per la figura di Chiara e di San Francesco, quanto hai esultato da quando abbiamo un Papa Francesco?

Tedeschi - Adesso forse ti deludo o vi deludo perché mi è sembrato normale. Sciancalepore - Non è deludente questa risposta.

Tedeschi - Mi è sembrato normale in quanto tutte le cose grandi e profondamente vere lasciano un senso di normalità e di pace. La straordinarietà è nelle cose terribili, che ci toccano e conducono verso un atteggiamento negativo.

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• Il Venerdì Santo l’emittente Telepace ha trasmesso il filmato della rappresentazione

Via Crucis - Via Lucis.

Sciancalepore - Può essere spiazzante, ed apre magari un percorso che non possiamo sintetizzare ed esaurire ora, però come è nato il tuo incontro con Gesù? Quando è accaduto? C’è stato un episodio, un fatto, un evento, un momento?

Tedeschi - Con Gesù c’è stato un dolcissimo excursus fin dall’infanzia, lento, progressivo e senza che me ne accorgessi; certo, con qualche evidenza, segnalazione qua e là. Poi l’abbraccio che mi ha dato Leo Amici la prima volta che l’ho conosciuto mi ha fatto toccare con mano l’esistenza di Dio e la profondità del Suo amore. Mi ha

fatto sentire amato per la prima volta e credo che sia stato non l’inizio bensì il compimento del lento e progressivo innamoramento della galanteria di Gesù nei miei confronti.

Sciancalepore - Vorrei salutare e ringraziare Francesco, Alex e naturalmente Carlo, dedicando loro le parole che avevo pronunciato quando ci siamo incontrati la prima volta, ma che adesso risultano cariche di maggiore cognizione di causa e consapevolezza. Abbiamo aperto con le parole di un pittore, Paul Klee, chiudiamo con quelle di un altro artista, Vincent Van Gogh: «Cristo visse come il più grande di tutti

gli artisti, sdegnando sia il marmo, sia l’argilla che il colore e lavorando sulla carne viva». Ecco mi sembra che sintetizzino tutta la tua vita e il tuo impegno..

Tedeschi - L’arte più bella, per ognuno di noi, è quella di essere uomini veri. Questo non significa essere santi o perfetti, ma vuol dire, nella perfettibilità, cadere e rialzarsi, cadere e rialzarsi...Questa è l’arte migliore per la nostra vita.

( Rid. e adatt. da www.nelcuoredeigiorni.tv2000.it)

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Ho visto la Via Crucis a Bagheria un anno fa e le emozioni che ha suscitato in me non le ho mai dimenticate.Le cose che mi hanno colpito quella sera sono state tante e nonostante conoscessi tutte le canzoni, in quell’occasione hanno assunto un altro significato ed anche i balletti, oltre che stupendi, erano pieni di sentimento.

Tutto era in armonia e non contrastava con la preghiera di quel momento, che di solito è vista come un “rito” impostato in un certo modo, mentre forma e colore, come se stessimo vivendo, scena per scena, ogni attimo della Passione. Mi ha colpito il racconto di Giovanni, il discepolo prediletto, che accompagnava in questo percorso Gesù, in maniera così umana e vera, per cui anche noi, lì a pregare, ci sentivamo come lui.Tutto suggestivo, anche la chiesa che ci ospitava creava una sorta di scenografia in tono con lo spettacolo. Una rappresentazione diretta, semplice, elegante e moderna.Quest’anno ho potuto partecipare anch’io, spinta persino dal desiderio di Cristian, mio marito, che ha sentito fortemente di voler far parte della Via Crucis. Mi imbarazzava, non mi sentivo all’altezza di tanta bellezza, ma alla fine mi sono decisa a partecipare, trainata dalla voglia di vincere la mia timidezza. Non solo, ho deciso di prender parte alla rappresentazione per fare quello che amo di più: parlare di nostro Signore attraverso l’arte e il teatro, e confermare, così, il mio credo davanti a tutti. Infatti il momento, per me, più importante è stato quando abbiamo cantato La luce del tramonto, il brano finale.In sostanza, partecipare allo spettacolo per me ha avuto una doppia valenza: vincere la mia paura e testimoniare Gesù insieme ai miei fratelli. Il tutto svolto con l’amore e la consapevolezza di ciò che si stava portando avanti.Grazie per questa splendida opportunità, non solo artistica ma soprattutto di crescita spirituale.

Erica D.G.

In questa Via Crucis ho ricevuto il grande regalo di poter interpretare il ruolo di Maria, la madre di Gesù.Ho vissuto tante emozioni, tante grandezze che il mio cuore non riusciva a sostenere.Dolore, sofferenza e patimento per la morte del figlio amato che non è un semplice figlio, ma Gesù, il figlio di Dio, che per amore si è sacrificato e ha dato la sua vita, anche per me! Ed averlo tra le braccia, figlio e salvatore, ha suscitato l’immensa gratitudine per il suo grande amore; l’enorme dolore per la crudele morte; il grande rispetto per la sua obbedienza al Padre. Qualcosa di indefinibile si è mosso in me che ha sanato, sciolto e addolcito il mio cuore, per portarlo alla lucidità di capire, ogni giorno un po’ di più; per far chiarezza, sempre di più; per scegliere ed affrontare qualcos’altro, per donare e vivere qualcosa che avevo smesso di sentire o far vivere, emergere e scaturire dal mio cuore e dalla mia anima.Credevo che non fosse più possibile sentire queste emozioni. Da troppo tempo il mio cuore era chiuso ed impediva tale passaggio. Invece Dio, nella sua grande misericordia, pensa ad ognuno di noi. Anche a me!È bellissimo sentirsi pensati, amati, cercati da qualcuno! Quel Qualcuno è l’amato più grande e più bello che si possa desiderare. È la ragione di vita. La ragione di ogni scelta, movimento e parola. È la motivazione reale e concreta per cui viviamo. È l’amore più grande che si possa desiderare ed avere: Gesù.Durante e dopo la rappresentazione sono scoppiata in lacrime, di cui non so definire l’origine, ma che hanno portato in me un cambiamento. Quella forza dal centro dello stomaco ha mirato a sciogliere il mio cuore, a scaldare la mia anima, facendomi avvolgere e riempire da questo calore che, come in quel momento, ha agito conducendomi a ricominciare tutto da capo, ad aprire il cuore e a vivere l’amore, il grande amore nascosto dentro di me (ma che ho) per Gesù.

Nicole B.

La voce dei giovani interpreti:

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Il 15 marzo 2013 il Movimento Apostolico Ciechi si è recato ad Assisi, in occasione delle Giornate Nazionali della Condivisione, per affrontare il tema: “Sulle orme di San Francesco: semplicità e sobrietà per comunità fraterne”.Per la Compagnia teatrale del musical Chiara di Dio, in pianta stabile al teatro Metastasio di Assisi già da 4 anni, è un dovere, ma d’amore, informare, in occasione di convegni e manifestazioni, tutti i gruppi che giungono nella città serafica così da poter offrire un’esperienza viva e sempre nuova del musical sulla vita di santa Chiara accanto a san Francesco.In questa occasione, apparentemente simile a tutte le altre, il Movimento ha accettato con entusiasmo l’invito alla rappresentazione: evento unico, importante e significativo per una comunicazione nuova, basata su uno scambio di emozioni che si affidano alle sole vibrazioni scaturite dal cuore. Sentimenti puri e veri che persone così “speciali” hanno saputo percepire e raccontare anche a noi!

Carmine P.

Saper vedere con gli occhi dell’anima

Sta per arrivare nella nostra città il famoso Musical di Carlo Tedeschi: “CHIARA di DIO”. L’unico musical in Italia in pianta stabile (rarissimo caso nella storia del musical italiano. Tipico fenomeno dei grandi musical … ) dal 2008 al Metastasio di Assisi dopo ben quattro anni di tournée in tutta Italia e nel mondo. Qui a Ragusa al Teatro dei Salesiani (organizzatori dell’evento in collaborazione con la Diocesi) alla sera dell’1 e 2 Marzo nella versione unico tempo ci sarà in scena Giacomo Zatti (il primo ad aver interpretato san Francesco sin dall’esordio del musical) e Michela Sclano, voce solista e prima ballerina che interpreta Chiara d’Assisi. Qui, in questa città, ambedue, assieme all’intera Compagnia, hanno già dato prova della loro professionalità, nel dicembre scorso, con il Musical “Greccio, Notte di Natale 1223” che ha aperto la rassegna “Storie vere che fanno bene” e che ha avuto un unanime consenso profondamente sincero da parte di un pubblico che ha gremito la sala nei diversi turni.

La recitazione, sentita e tecnicamente ben eseguita, la danza, i disegni di luce caldi e avvolgenti, la scenografia sobria ed essenziale e una colonna sonora coinvolgente …rendono più incisivi i testi della sceneggiatura attinti, per precisa scelta dell’autore, dalle fonti francescane e forti, per precisa scelta dell’autore, consapevole dei rischi a cui andava incontro usando un linguaggio del passato, di personaggi del passato. Ma la Verità che i testimoni portano in sé ha una bellezza divina intramontabile che è percepita da tutti, giovani e meno giovani di tutte le epoche. Infatti non sono

poche le testimonianze di giovani che hanno dato una svolta alla propria vita a seguito di Cristo dopo aver visto il Musical “Chiara di Dio”. La vicenda di Chiara nel musical si dipana a partire degli ultimi istanti della sua vita, quando alle sue consorelle esprime un desiderio che riporta alla sua infanzia: avere una “cerasa”, una ciliegia. Lei, abituata ai digiuni, ad una vita di penitenza, sorprendentemente chiede, con un’umanità straordinaria, una cosa per sé. Le suore costernate nell’impossibilità di esaudire questo desiderio in pieno agosto vanno lo stesso a cercare nel giardino del chiostro una ciliegia e, miracolosamente, ne trovano, appunto, una. Tra i pochi minuti che intercorrono tra la ricerca e il ritorno delle consorelle, si dipana tutta la sua storia con gli avvenimenti più toccanti della vita della santa, dalla fanciullezza all’incontro con Francesco, della fuga da casa a diciotto anni per raggiungere la Porziuncola ad Assisi e il taglio dei capelli per la sua consacrazione a Dio. A fare da prologo sarà un vecchio mendicante che, facendo eco alla assurda richiesta dell’austera e anziana Monaca morente, ripete le celebri parole di Papa Giovanni Paolo II nella sua visita ad Assisi nel 1982 dei quali dice “è veramente difficile disgiungere questi due nomi francesco e Chiara”. Li definisce “Fenomeni…leggende… che è necessario riscoprire nella nostra epoca… per la vita della Chiesa”.

(La Redazione, Insieme-L’informazione della diocesi di Ragusa n° 551, del 24 febbraio 2013, in www.insiemeragusa.it)

Chiara di Dio e Francesco d’Assisi. Il Musical.

Si apra il “sipario” alla bellezza di Dioil punto di vista di don Franco (Salesiani di Ragusa)

Ringrazio di cuore la Compagnia di Chiara di Dio per averci dedicato questo tempo che per loro è prezioso per i tanti impegni che hanno. Io personalmente ho visto tante volte il musical e non mi sono mai stancata né mi si è mai ripetuto lo spettacolo perchè ogni volta ho capito qualcosa di nuovo: loro testimoniano la loro fede durante lo spettacolo ed è questo che fa sì che non sia sempre uguale. Nonostante io già conoscessi la figura di Santa Chiara, dopo aver visto il musical, ho conosciuto ancora di più la sua vita. Devo dire che questo spettacolo mi ha aiutato e mi aiuta anche per la mia consacrazione e la mia scelta.

Sui passi di Chiara..Il 13 aprile 2013 parte della Compagnia teatrale Chiara di Dio ha partecipato con delle testimonianze all’incontro “Sui passi di Chiara” nel Palazzo Vallemani di Assisi. Di seguito una testimonianza da suor Maria Rosaria.

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La società odierna, in gran parte, è “malata” per mancanza di preghiera. I valori dello Spirito sono in tutto e per tutto incalzati e di gran lunga superati dai valori materiali. Si pensi alle molteplici scene di violenza perpetrata a danno dei più deboli: gli anziani, i bambini e le donne. Le guerre, gli omicidi e le violenze nascono dalla mancanza di comunione con Dio, che è amore, e dunque dalla mancanza di preghiera, che è lo strumento di cui l’uomo liberamente dispone per entrare a contatto diretto con Lui.

Ma, che cos’è la preghiera? Si potrebbe affermare che il respirare sta alla fisiologia del corpo, così come il pregare sta alla “fisiologia” dello spirito. Infatti così come la cessazione dell’attività respiratoria porterebbe alla morte del corpo, allo stesso modo la mancanza di preghiera porta alla morte dello spirito. La preghiera è scandita dal nostro respiro, il quale, a poco a poco, si ricongiunge al respiro più ampio di Dio. Pregare è entrare in relazione con Dio, invocarlo, fare appello alla Sua infinita misericordia, ringraziarlo di cuore per ciò di cui ha fatto dono al mondo, meditare la Sua Parola, confidargli le preoccupazioni della vita quotidiana, chiedere delle cose buone per sé e per gli altri. Pregare è intonare un bel canto che nasce dal cuore. Dalla preghiera scaturiscono infatti numerosi frutti di grazia, eminentemente la pace del cuore e la conversione.

Quale preghiera? Ogni preghiera è ben accetta a Dio, purché nasca dalle profondità dell’anima. Gesù ha insegnato ai suoi discepoli il

Padre Nostro, allorché gli chiesero quali parole avrebbero dovuto dire per risultare graditi al Padre. Bisogna poi ricordare l’Ave Maria, il Credo e numerose altre preghiere che i Santi, nel corso dei secoli, hanno scritto, ispirati dallo Spirito Santo, per i fedeli della Chiesa. Anche comporre una poesia, cantare una canzone, dipingere un quadro e poi offrirlo al Signore è preghiera.

Quanto tempo dedicare alla preghiera? In realtà non esiste una risposta che vada bene in ogni situazione. Si può tuttavia cercare di tendere verso una certa durata, da mantenere con costanza. Una durata che dovrebbe essere arricchita dalla qualità e coltivata nel tempo. Più si prega e più lo si desidera fare. San Pio da Pietrelcina spesso diceva ai suoi figli spirituali che pregare poco è come non pregare. Piuttosto ci si deve sforzare di pregare tanto e bene.Perché? Poiché è solo entrando di frequente in relazione con Dio che si rende possibile conoscerne la volontà e metterne in pratica la Parola, senza desistere dalla lotta della vita.

Per concludere, questa l’esortazione del Beato Giovanni Paolo II in merito all’importanza della preghiera nella vita quotidiana: «Fate esperienza di preghiera, lasciando che lo Spirito parli al vostro cuore. Pregare significa concedere un po’ del proprio tempo a Cristo, affidarsi a Lui, rimanere in silenzioso ascolto della sua Parola, farla risuonare nel cuore».

Oriana Di G.

NEL CUORE DEL MONDO: La preghiera del cuore

VOCE AI GIOVANI

L’amore è eterno.. finché dura?

“L'amore è eterno finché dura”, si dice.Questa frase ha senso solo nella misura in cui la si applica verso se stessi. Di per sé, per chi crede, l'amore è unico ma soprattutto eterno perché proviene da una fonte strabiliante: Dio, che inesauribilmente, distribuisce amore ai suoi figli. Lo fa con pazienza, Dio. Si propone, Dio. Non ti obbliga, Dio. Lo scegli Dio! Se Lo scegli, hai scelto l'amore, la verità, la pulizia. Quante meraviglie! Eppure se le guardi, ti pare di vedere una lontana, alta e maestosa catena montuosa. Quant'è bello ammirarla! Già a scrutarla ne assapori l'aria, ne respiri il profumo, ne apprezzi le asprezze e le armoniosità. Se scruti ancora più da vicino, vedi che non si tratta di un unico, freddo blocco di pietra. È una composizione studiata, perfetta, ricca: distese, spianate, salite e discese, alberi diversi, bassi o alti, fiori e terra, roccia baciata dal sole; il punto più in alto unito col cielo. La sua maestosità ti schiaccia e man mano che ti avvicini è sempre più imponente, sontuosa, possente, immobile e potente, gigantesca,

immensa, altissima. La tua anima anela a quell'irraggiungibile congiungimento col cielo, perché solo lì potrai avere la visuale completa di tutte le cose, ne capirai il senso e il collegamento, l'intersecamento delle strade, la forma delle case.Aneli, desideri, cerchi. E allora ti spingi, cerchi l'alto attraverso il primo passo, che sicuramente ti farà addentrare in un bosco, e lì non riuscirai più a tenere d'occhio la tua meta. Ma tu lo sai che l'hai vista, ed è lì ferma. Ti attende.Quando il passo si fa lento, il fiato si accorcia e la meta sembra sempre più lontana e irraggiungibile, irrimediabilmente scatta la molla del voler tornare indietro: la discesa, la strada più comoda, un baratro senza più ispirazione e aspirazione. Se prima di fuggire giù, via dalla tua posizione, ci ragioni bene, vedrai che non ne guadagni nulla: l'anima spegne il suo desiderio vitale, la spinta guidata dalla maestosità si arrende alla pigrizia, le strade si intersecano di nuovo nella tua mente, la confusione, il rumore, la stasi spirituale di una volontà

che non si sforza verso l'alto.Torneresti nel basso, ad ammirare da lontano un premio che forse era lì per te. Il tuo piede, sì, è ancora incerto, ma ora ascolta: ti ricordi quel verde brillante che ricopriva la terra? Ti ricordi il vento che soffiava lieve tra quei rami? Ti ricordi quei colori che ti hanno riscaldato il cuore? E quel profumo!...che ha allietato dolcemente la tua anima e riempito ogni angolo del tuo corpo di una spinta irrefrenabile. Guarda in alto: lassù c'è la risposta ai tuoi perché. Capirai il disegno, il progetto che c'è dietro quelle espressioni di bellezza e grandezza. E in fondo già lo sai che è l'amore; allora mantieni eterna la tua spinta e corri a conoscere da vicino questo amore che ti anima senza che tu ne conosca il motivo.Quant'è dura e impervia la salita!Ma guarda ora, a pochi passi dalla meta: capisci che è nel viaggio che l'amore lo hai conosciuto, lassù è solo una conferma. È gioia.

Irene I.

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T anto amore emanava dal palcoscenico del teatro Leo Amici dove, per il 1° Festival della canzone per Leo, si sono esibiti i giovani delle Compagnie teatrali formate da Carlo Tedeschi.Mi capita spesso di pensare che l’amore possa essere regalato all’umanità e riversato su di essa, e che poi

Dio ne possa fare l’uso più opportuno per donarlo e farlo arrivare dove c’è bisogno. Quando fai un gesto di carità, ad esempio dare da mangiare a qualcuno, l’amore si vede. Ne gode il tuo cuore e quello della persona cui esso è destinato: si gioisce insieme. Questo è amore visibile, bello da vivere e gradito a Dio. Poi c’è un amore invisibile, di cui i giovani sono capaci: è l’amore di persone che si sforzano di realizzare un progetto; è l’amore di chi si sacrifica e fa delle rinunce per realizzarlo; è l’amore di un’idea che richiede tanta serietà e responsabilità per essere concretizzata; è l’amore che ha bisogno di cuori che si fondono in uno solo per potersi esprimere; è l’amore che fa scaturire la stessa lacrima, la stessa emozione, lo stesso sentimento. Questo è il tipo d’amore che oggi abbiamo vissuto.Sono certo che questa essenza d’amore curerà molte anime, si spanderà nell’universo come un buon profumo che ristora, e che corpo e anima godranno di questo frutto. La semina è avvenuta nella silente pazienza. L’albero è stato annaffiato e curato con dolcezza e forza. Ora il frutto può essere offerto e gustato insieme.Penso che questa essenza di vita appartenga ad ogni realtà del Piccolo paese voluto da Leo.Oggi, il 16 aprile ci viene ricordato da questi giovani che ci hanno fatto danzare tra la commozione e il sorriso, allargando le nostre anime per farvi entrare la linfa capace di far rifiorire. Una linfa scorsa nelle ore del pomeriggio al teatro Leo Amici, a disposizione di tutti. Una linfa d’amore capace di arrivare ovunque ci sia sofferenza. Amore gratuito che arriva al destinatario senza che il mittente ne abbia consapevolezza. Un amore che Dio gradisce perché può offrirlo all’umanità.

Francesco M.

L’amore dei giovani

16 aprile 2013Nel giorno dell’anniversario della morte di Leo Amici,

nasce il primo festival della canzone a lui dedicato, ideato e realizzato dai giovani del Lago.

27a edizione

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APRILE 2013

Il 1° Festival della canzone per Leo ha riportato alla luce brani dedicati a Leo Amici scritti da persone che nel tempo lo hanno conosciuto, a partire dalla sua nascita, il 7 ottobre 1923, per tracciare una sorta di percorso della sua vita. Brani scritti negli anni ‘70 e ‘80 sono stati in parte riarrangiati da Emanuele Tedeschi, in parte presentati nella loro nuova versione acustica: alla chitarra Costantino Paganelli, al pianoforte Emanuele Tedeschi, la voce dei giovani artisti delle Compagnie teatrali.Testi italiani, americani e africani hanno proiettato i presenti anche nei continenti in cui egli si era recato dando vita a realtà ed iniziative a favore del prossimo. Tutti i brani sono stati inseriti in un disco ideato e realizzato dai giovani del Lago e pubblicato dall’Associazione Dare. L’ultimo brano della serata è stato scritto da Nico, un giovane di 17 anni originario di Pozzuoli. Pur non avendo conosciuto né lui né il Piccolo Paese del Lago, se non per sentito dire dall’amico Pasquale, ha scritto una canzone dedicata a Leo Amici. Ha partecipato al festival affiancando Francesco, che ne ha interpretato il brano accompagnato da Emanuele, che ne ha composto la musica.

La mia canzone per Leo

Cercando una luce.. un desideriouna stella che illuminassela strada verso Te..La grande strada verso Te

In questa piccola viarigida, senza un perchémi sento fermo nel mio cielo

I tuoi passi tra le stelleSento la tua voce ch’è immersa nel silenzioIl mio orecchionon la perde più

Ci sono tante avventureSpesso van dimenticateAnche se rimangono indelebili

Ci sono tante avventureTroppe van dimenticateAnche se rimangono indelebilinel cuore di Gesù..

Suona la mia chitarraIncantato dal tuo visoimmagino la musica che ci circonda

e tu piano ti avvicini mi accarezzi il viso con la mano Leo...

I miei occhi d’improvviso s’illuminanoe continuando a suonare mi dici:Questa è la mia canzoneLa mia canzone per Leo

Ci sono tante avventureTroppe van dimenticateAnche se rimangono indelebilinel cuore di Gesù

Ospiti d’onore di questa prima edizione del Festival il mezzo soprano Marcella Foranna, che ha interpretato il brano Fuori da ogni limite e l’insegnante Sabina Braschi, che ha diretto la corale dei giovani allievi dell’Accademia d’arte del Piccolo Paese del Lago con il brano Seguo i tuoi passi.

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APRILE 2013

«Grazie ai giovani, a quelli che sono sul palco, a quelli che sono rimasti in platea, a chi ci segue via internet ed anche a quelli che ci vedranno: sono migliaia. Grazie perché in tutti loro c’è una sensibilità molto forte, che io ho notato e che vorrei portare in alto, fino a Dio. È la sensibilità per la figura di Gesù che loro amano e che, con il mio esempio, il nostro esempio, potranno amare sempre di più. Gesù è veramente un grande amico ed è accanto a noi, sempre. E, come dice Nico nella sua canzone, stampate nel cuore di Gesù, indelebili ci sono l’avventura di Leo, la nostra vita, il piccolo tratto di vita di questi giovani che ci guardano e ci guarderanno e che verranno con noi da Papa Francesco per presentare un nostro lavoro. Ci mischieremo ai ragazzi di tutta Italia con i nostri costumi e i nostri testi per poter cantare, a Papa Francesco, il “nostro Francesco”.La nostra vita è ispirata a Leo, ma così simile, nella povertà e nella semplicità, a quella di Francesco che ci è stato vicino nei nostri spettacoli. Grazie a questi ragazzi e alla loro sensibilità. Il mondo è il loro.

Il futuro è il loro. C’è bisogno di tanto amore: di tutto il loro amore! Concludiamo questa giornata meravigliosa in memoria di Leo Amici con questo evento voluto da loro e con le canzoni da loro scelte. Siamo partiti da Anna, la prima giovane signora che ha scritto la prima canzone per Leo e siamo arrivati all’ultimo Nico. Abbiamo attraversato anni, intere generazioni, e siamo ancora qui e così chi è rimasto indietro o sta zoppicando ma, anche con il sostegno di questi giovani, arriverà perché basta guardarli negli occhi, osservare le loro azioni, ascoltare il suono delle loro voci o i loro canti per avere la speranza che il futuro sarà un futuro d’amore, compreso lo sguardo a questo nuovo Papa Francesco. Chiudiamo infine con uno scritto dedicato a Leo che ho composto qualche anno fa, quando Emanuele, mio figlio, che avete visto su questo palco, era ancora piccolo:

A conclusione della manifestazione Carlo Tedeschi ha salutato il pubblico presente in sala e tutti coloro che hanno seguito la diretta streaming sul web (oggi disponibile sul sito www.lagodimontecolombo.it)

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APRILE 2013

Oggi tutto questo è per ognuno di voi. Non voglio essere un’eccezione. Fatelo!Dio è stato grande e tenero, dolcissimo con me, per permettere che io vivessi tutte queste grandezze. Ed anche voi potete viverle. Compresi i giovani di questo scritto perché siete voi quei giovani, anche se adulti oggi.Il cuore di Dio è giovane, dunque Dio farà il vostro cuore ancora giovane e se qualche vento della vita ha portato via delle foglie, erano tutte foglie secche; potrebbero rinascere invece foglie nuove, alberi nuovi, frutti nuovi. Fatelo per loro, che sono i nostri figli, i nostri nipoti, per quelli che ci stanno guardando, per quelli che ci guarderanno e per quelli che ancora dovranno arrivare, per quelli piccoli e per coloro che nasceranno e troveranno, in questa strada tracciata da Leo, una strada asfaltata che porta a Gesù. Poi Gesù ci porterà per mano da nostro Padre, dal nostro Padre Eterno».

Carlo T.

Sono trascorsi tanti anni da quando te ne sei andato. Rivedo con la mente il cielo di quel giorno. Era l’inizio del tramonto: le nubi, numerose e sparse, disegnavano curve e davano sensazioni di maestosità mentre si tingevano di rosa. Sulla provinciale passavano le auto, come sempre, ma non si udiva il rumore

dei motori. Suoni e immagini sembravano avvolti da “qualcosa” che avrebbe fermato per sempre quel momento, anche in me. Se potessi, oggi, esserti dinanzi? Ti abbraccerei, ti stringerei a me, ti fisserei negli occhi, come è stato nella vita. Non servirebbero parole, ma parlerei per la gioia d’essere con te e per non mortificare nessuno dei doni dati da

Dio per comunicare...Ti direi che nulla di ciò che ti era gradito in me è mutato, che l’entusiasmo della gioventù non è

contaminato, che la forza del dare, per come mi sei stato d’esempio, è integra. Ti direi che ho insegnato al mio bambino che definisce il lago “l’acqua di nonno Leo baciata”, a fare il Segno

della Croce prima di ogni pasto, come lo eseguivi tu anche al ristorante: mite e solenne! Che porto, come te, la Croce di Gesù sul petto e che penetra sempre di più in me, sprofondando con impeto, nel mio cuore. Il tetto della mia casa di legno è affollato di passerotti ed Emanuele aspetta sempre che qualcuno voli sul davanzale per salutarlo. Sono certo che da grande ne poserà qualcuno sulle dita per portarlo... al bar! Come facevi tu... o sul cappello, stupendo i passanti... Tu mi chiederesti: “Come va, Carlo?” intendendo tutta la mia vita e l’opera da svolgere per il prossimo che hai lasciato... Ti risponderei: “Bene”! Ti direi che la tua Daniela, conosciuta al tuo fianco è, come sempre, al suo posto e accanto a me. Così Maria e Stefano, che hanno continuato a sostenermi ed a realizzare la tua opera, in tutti questi anni. Ti direi che il Centro Benessere, che tu volevi più di ogni altra cosa, sta dando buoni risultati a coloro che hanno

bisogno di ristoro nel corpo e nello spirito, che la casa per i bambini orfani è pronta, che la fondazione che tu volevi è attiva. Lo direi trattenendo in me le lotte, le difficoltà, gli ostacoli che la vita mi ha messo davanti per arrivare fin qui. Eviterei di parlarti del male che si insinua e sgretola ciò che, con pazienza, si costruisce. Lo terrei per me, nel silenzio, lasciando spazio solo all’intesa con te e fermando nella mente la tua immagine di allora, scolpita in me,

quando, per difenderti dalle brutte opinioni della gente, avrei voluto... chissà che! E tu mi dicevi: “Lascia perdere!” quando per strada qualcuno, deridendoti sogghignava... “maestro di che, maestro di musica?” e tu tiravi dritto dandomi prove di fede e di umiltà... di fronte agli elogi rimanevi nello stesso modo, semplice ed umile.... Ti direi che sono molti i giovani sensibili ai grandi valori: sto trasmettendo tutto ciò che ho imparato anche in seminario, come tu mi avevi chiesto; molta gente ancora non sa di te le cose buone e grandi, ma solo quelle piccole e basse che la vita ti ha elargito ingiustamente. Ti direi che sono qui ancora con Dio nel cuore e la forza del Suo Santo Spirito e ti sento così vicino da non sapere se stai ancora guardando le cose del mondo con i “miei occhi” oppure se sono io a guardarle con i tuoi....

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APRILE 2013

L’unica parola che mi risuona nella mente è: Grazie!Grazie al Cielo, perché ha voluto questi giorni; grazie a Leo (che conosco ancora pochissimo), che si è fatto piccolo per poter accogliere quell’immenso amore donato per donarlo. Grazie a Carlo e Daniela, che hanno saputo cogliere quest’amore, come il più prezioso e bello dei fiori e che, a loro volta, hanno adornato come una pietra preziosa per poterla offrire a tutti quelli che, docilmente e volontariamente, lo vorranno accettare. Grazie ai ragazzi del Lago, fratelli e sorelle: nei loro occhi c’è tanta dolcezza. Che onore poter stare dietro le quinte del teatro Leo Amici con loro e poter condividere l’emozione di vivere lo spettacolo! Mi sono sentita a casa, più delle altre volte. Giravo per le strutture del Lago, come se fossi stata sempre lì. Che grandezza in tutto questo.

Lorella

Dopo la giornata del 16 aprile i miei pensieri si sono fatti più chiari.Sono diversi anni che in qualche modo mi ritrovo “legata” ad alcuni ragazzi della Compagnia, a iniziare dai centri di ascolto fatti con Carmen e Simone, agli incontri di catechismo con Giacomo, Michela, Monica, Gigi, Patrik, fino all’ingresso di Alex in accademia. Ogni volta parlare della Compagnia, del Piccolo paese del Lago, di te, era un sussulto, qualcosa che mi dava un senso di “pieno” senza capire bene cosa fosse …Sentivo che c’era, però, qualcosa di incompiuto, di ancora non detto, non fatto, ma sinceramente non ho dato molto peso a questa sensazione, anche perché ho attraversato un lungo periodo buio con il vuoto a far da padrone nella mia vita.Poi ho incontrato la preghiera. E Dio poco alla volta mi ha dato molto più di quanto chiedessi. La vita e la vita in abbondanza.E la mia scoperta di Dio ho cercato di condividerla con chi amo, ma è difficile …Nella mia presunzione, quando Alex ha ripreso a frequentare l’accademia, ho pensato di aver condotto Alex verso una buona strada.Fin dal 2005, quando ho visto Chiara di Dio, sono rimasta colpita e scossa… mi sono subito detta “questi ragazzi non recitano… pregano e ti fanno pregare”. Quindi, mi sentivo orgogliosa di aver portato mio figlio verso loro.Poi tu lo hai fatto debuttare nella Via Crucis e appena l’ho visto sul palco ho capito: che presuntuosa!!! Non sono stata io a portare Alex a te ma è stato Dio. Dio per ognuno di noi ha un disegno, bisogna solo lasciarLo entrare in noi e metterci in ascolto …Io non sono capace… quando però mi metto in platea a pregare con i “tuoi ragazzi” che cantano e danzano per Dio, tutto mi sembra più facile e così mi accade di percepire qualcosa. Anche solo sentire il Profumo di Dio è tanto, anche solo avere la percezione di Lui che è lì è straordinario.Credo che Alex senta davvero la forza di ciò che accade sul palco… e si lasci guidare. Tanto che in questi giorni ha fatto una scelta coraggiosa… ha parlato con il mister della sua squadra di calcio per dirgli che per ora vuole concentrarsi solo sulla scuola e sull’accademia.Il vostro amore gli sta dando tanta forza per affrontare in

modo più responsabile e maturo la sua vita e il suo cammino spirituale di cui ancora si parla poco, ma sento e vedo nei suoi occhi, nei gesti quotidiani che c’è …Quando l’ho visto su quel palco pregare con tutti i suoi amici e l’ho visto commosso fino alle lacrime ho percepito che c’è …E non so perché ti sia venuto in mente di portarlo a Roma … ma sappi che per noi è stato davvero importante. Io ho scoperto un Alex che non conoscevo, che con i suoi occhi puliti e soprattutto con tre parole ha riassunto alla perfezione tutto ciò che è lui e ciò che siete voi. Per lui è stato anche un momento di grande carica positiva, essendo sempre insicuro.Mentre parlavi di com’è cambiata la tua vita a partire da un abbraccio, quello di Leo, ho rivisto te che abbracciavi Alex dopo la Via Crucis … Leo attraverso te continua ad abbracciare i ragazzi e a condurli verso quella strada che ha reso te l’uomo che sei. Tu doni quello che lui ha donato a te.Quell’abbraccio sta cambiando la vita di Alex … la consapevolezza di poter osare, tanto da raccontare di sé in TV, di parlare con il mister, la consapevolezza che l’amore è l’unica vera forza e l’unica arma che può scegliere.Ho incontrato Leo Amici il 16 aprile attraverso le canzoni, gli sguardi di chi lo ha amato, il lago, quella panchina … e da allora mi sembra di vederlo lassù mentre tiene forte tra le mani la grande catena che lui porge a te, Daniela, Stefano e che voi passate a tutti quelli che incontrate.E allora penso che anche Alex ha in mano un anello di quella catena.Una catena che diventerà sempre più lunga e che non si spezzerà mai perché è fatta di amore puro e vero ma soprattutto perché è tenuta insieme alle grandi mani di Leo e della forza di Dio.Tu dai a molti giovani la possibilità di prendere quell’anello e scegliere la “vita”.Grazie per la giornata del 16 aprile, piena di amore e di quel qualcosa in più che ti fa dire solo… grazie Dio… “vicino a te l’anima al posto suo“.

Francesca(una mamma)

... dopo il 16 aprile ...

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MAGGIO 2013

Dopo aver fatto visita al nuovo pontefice Papa Francesco, Shimon Peres, presidente dello Stato d’Israele, è giunto nella città di Assisi.Il Comune ha voluto conferirgli la cittadinanza onoraria per sottolineare il suo prodigarsi in favore della pace eper l’occasione, il primo maggio 2013, il sindaco Claudio Ricci ha invitato la Compagnia teatrale di Chiara di Dio a presenziare al riconoscimento.Il conferimento della cittadinanza è avvenuto con una cerimonia privata svoltasi nella Sala Papale Pio IX del Sacro Convento della Basilica di San Francesco, a cui hanno partecipato le maggiori autorità della regione Umbria nonché i rappresentanti della città.

Ad aprire la cerimonia è stato Padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento che ha esordito con un augurio di pace «Shalom! Carissimo presidente...», riconoscendo la Pace quale evento che nasce nel cuore e si traduce in opere, come il premier dimostra.Hanno seguito le parole di S.E. Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, che accoglie il leader israeliano nel riserbo della Chiesa diocesana per poi esprimere l’entusiasmo di questo incontro, siglato nella serena collaborazione in nome della pace e della fratellanza tra le diverse religioni e civiltà. Prosegue il sindaco, dott. Ricci, che ha sottolineato di Peres l’abilità nell’aver saputo coniugare, lungo il suo cammino umano e politico, valori spirituali e orizzonti ideali ad un ampio pragmatismo diplomatico (concretezza e discrezione), guardando al dialogo per la dignità di ogni persona. A questi valori attribuisce un profondo riconoscimento perché fondamentali per l’accoglienza ed il reciproco ascolto, aspetti fondamentali che caratterizzano la città di Assisi e che quindi legano la stessa al Presidente. L’augurio per Shimon Peres è quello di una lungimirante speranza: « La pace è un cammino difficile, ma trova forza nello spirito e soltanto se vivo e pieno di speranza! Auguri per lei di grandi orizzonti!».

Al termine Shimon Peres ha espresso la sua gratitudine per l’onoreficenza ricevuta, anche a nome di tutti coloro che amano e lottano per salvaguardare la pace nel nostro Paese.Inoltre ha ringraziato per il soccorso e l’aiuto che i frati

della città di Assisi, durante l’occupazione tedesca, hanno offerto a più di 300 ebrei salvandoli dall’olocausto e rischiando la loro vita. Si è commosso poi per questo conferimento, ne ha ricercato la motivazione ed associa il proprio nome ad una delle tribù più povere del popolo ebreo, e quindi al poverello della città di Assisi, riconoscendo in questo la lotta per la pace nella povertà e nella modestia.A tal riguardo ha aggiunto: «La modestia è una grande lezione rivolta a coloro che vogliono dedicare se stessi alla vita pubblica» affermando: «E’ meglio servire che governare» Si riferisce infine al nuovo Pontefice per definirlo uomo di grande modestia e semplicità, che pertanto apre nuove speranze ad un mondo globalizzato che deve ritrovare la propria moralità.A conclusione, con un gesto simbolico, è stata anche donata la Lampada di San Francesco affinché la luce che illumina il suo popolo sia la pace di Francesco, il poverello di Assisi.

Nicole B.

SHIMON PERES, CITTADINO ONORARIO DI ASSISI

1° Maggio 2013

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...Grazie per la possibilità offertami di potervi manifestare la mia gioia unita a quella di partecipare ad un momento da voi giustamente definito, in modo tecnico, “musical” ma che per noi, chiamati ad andare oltre, è un’evangelizzazione per il tema affrontato, le scene che vedremo, i contenuti sviluppati. Io sono stato tra coloro che hanno avuto il piacere di poter gustare prima questa gioia, perché sei anni fa, trovandomi ad Assisi per un corso di esercizi spirituali, sono passato dal Teatro e ne ho visto il manifesto. Così, con alcuni miei confratelli, siamo andati a vedere questo musical: qualcosa di veramente straordinario! Non per la bellezza artistica, professionale, ma principalmente per la spiritualità che traspare, che si percepisce in chi canta, danza, recita; in quelle immagini proprie dell’opera. Penso che dobbiamo dire grazie a voi che sognate, perché il cristiano è colui che sogna e che è chiamato ad andare contro corrente; perché il sogno in fondo è un’esperienza interiore che ci porta verso il cielo e ci fa andare contro corrente, anche se poi è sempre la verità a trionfare. Quindi grazie perché voi sognate... il sogno di Giusy!

padre Giuseppe

Grazie ragazzi, grazie mille! Fin dal primo momento che vi ho visti ho detto che siete degli angeli che cantano, che avete degli angeli dentro di voi!

Giusy

MAGGIO 2013

Chiara di Dio..APPRODA A RIBERA

Il musical Chiara di Dio, messo in scena dalla Compagnia teatrale siciliana formata da Carlo Tedeschi, approda a Ribera grazie all’associazione Il Sogno di Giusy che, da diversi anni, opera nel mondo della disabilità a Ribera, offrendo aiuto fisico e morale. Vive grazie al volontariato, alle risorse interne e alla bontà delle tante persone che credono nel “sogno di Giusy”. E il musical di beneficenza è un mezzo per garantire ai ragazzi dell’associazione un altro anno di attività.

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MAGGIO 2013

...Ero alla ricerca del mio Signore Gesù Cristo, amareggiata perché non sentivo più la Sua presenza o un Suo segno. Invece stasera mi ha dolcemente accarezzato l’anima standomi sempre vicino. Grazie!

Sig.ra Anette

...Complimenti per canto, danza e musiche, ma molto di più per le parole di questo musical, parole che sgorgano dal cuore. Credo sia necessario contagiare i giovani andando nelle strade e nelle scuole per farvi conoscere più da vicino. Grazie per la serata.

Prof.ssa Di Giorgio R.

...Scoprire l’allegoria del “vecchio” mi ha tanto emozionato! Si capisce il senso dello spettacolo. In quel gesto dello svestirsi del “vecchio” c’è la magia del teatro e anche il significato profondo della nostra fede in Gesù.

Anonimo

...Quella che ho provato stasera è un’ emozione speciale; un’emozione che non ho mai provato nella mia vita; un’emozione a cui devo dare senso e significato, che mi tocca profondamente il cuore e mi fa pensare.

Anonimo

Testimonianze..

MAGGIO 2013

Venti minuti nel buio, nelle urla, in un fumo talmente forte da cancellare ogni immagine della realtà, per arrivare alla consapevolezza che il dono della vita può esaurirsi in ogni attimo, senza che noi, esseri umani profondamente arroganti e razionalisti, possiamo avere su questo argomento alcun potere.Io e Michela, con un bimbo di due anni a casa ad aspettarci ed uno in grembo che nascerà a dicembre, imprigionati in un tunnel sulla A 19 Palermo-Catania di ritorno dalle prove del saggio dell’Accademia del Musical di Bagheria, abbiamo vissuto in un equilibrio particolare ed in una lucidità inaspettata quelli che sarebbero potuti diventare gli ultimi attimi della nostra vita insieme.. Troppo facile col senno di poi scrivere articoli e dire «fortunatamente non è accaduto nulla di grave alle persone….» quando invece abbiamo sentito il corpo prepararsi al distacco da questa vita.

L’unica cosa che nel buio di una galleria incendiata ci ha dato il senso ed il significato di quel momento è stato il darci la mano e insieme parlare con Dio, nell’amore l’uno per l’altra, chiedendogli cosa avremmo dovuto fare per uscire da quella situazione come se fossimo al telefono con Lui.. come fosse lì nella nostra macchina.Abbiamo capito che il Suo voler comunicare con noi non si esaurisce mai… Siamo semplicemente sordi a non dedicare a noi, e di conseguenza a Lui, nella nostra giornata quell’intensità spirituale gratuita e legata alle nostre origini che Egli, in quanto sommo BENE, desidera. Signore testimonieremo ancor di più la Tua presenza nella nostra vita, nella nostra unione, nell’averci salvato dai nostri difetti, dai nostri giudizi.. Testimonieremo soprattutto ai giovani che oggi purtroppo hanno pochi esempi veri di testimoni d’amore e, quindi, del Vangelo. San Giovanni ha detto: «Dio è Amore». Abbiamo constatato che Lui è attirato enormemente dall’amore che noi uomini possiamo provare l’uno per l’altro, perché frutto di quell’amore GRATUITO che proviene da Lui, che si rende a noi visibile nel FIGLIO attraverso l’azione dello SPIRITO.Sei arrivato fin lì … anche in un tunnel nero, buio ed infuocato ma mai così ardente come il Tuo Amore.

Giacomo e Michela

Venti minuti...

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MAGGIO 2013

Il 25 e 26 maggio 2013 si è tenuta a Villalba l’ottava edizione dell’IGF

(Incontro Giovani e Famiglie) ideato dal nostro Vescovo S.E. Mons. Mario Russotto e organizzato dai neo Uffici di Pastorale Familiare e Giovanile della Diocesi di Caltanissetta.È stato un percorso missionario itinerante, durato un anno, nel quale abbiamo incontrato giovani e famiglie che abitano in questa piccola porzione diocesana, lontana da Caltanissetta ma animata da una fede ricca, coinvolgente ed affidata alle cure e alla dedizione del parroco don Achille. Molte le attività pianificate dai due Uffici e dai parrocchiani villalbesi che hanno interessato e coinvolto più di mille fedeli: l’accensione del braciere e il suo passaggio tra le vie del paese in festa; la Serenata alla Vergine con la partecipazione della Compagnia siciliana formata da Carlo Tedeschi; la tavola rotonda presieduta dagli illustri relatori: il dott. Piero Cavaleri (psicologo) la dott.ssa Gabriella Tomai (Giudice del tribunale minorile di Caltanissetta) ed il dott. Maurizio Ferla, laici professionisti fortemente impegnati nel tessuto sociale e professionale della realtà nissena, i quali hanno interagito con i giovani e le famiglie sul tema “Mi fido di Te”, coadiuvati dai responsabili laici Lino e Maria Di Mattia (Ufficio Pastorale Familiare), Giacomo Zatti e Valentina La Verde (Ufficio di Pastorale Giovanile); la festa giovanile della domenica pomeriggio che ha accompagnato l’evento con arte e allegria sino alla messa presieduta dal Vescovo e concelebrata da tutti i

sacerdoti della Diocesi.

Nella sua omelia Mons. Russotto, prendendo spunto dalla Beatificazione di don Pino Puglisi (sacerdote testimone del Vangelo ucciso dalla mafia il 25 maggio 1993 a Palermo), ci ha esortato con forza e fiducia a essere consapevoli che Dio si fida di ognuno di noi e che questo ci deve dare la forza di testimoniare il Vangelo in ogni contesto della nostra vita senza avere paura, ma nella fiducia totale in Lui.Ospite del Vescovo, don Paolo Gentili (Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la Famiglia) è rimasto profondamente toccato dalle numerose testimonianze raccolte

su queste due realtà (i giovani e le famiglie), così inscindibili e indispensabili per la vita della Chiesa, incitando così la comunità cristiana locale a continuare con la stessa intensità di fede e testimonianza l’iter intrapreso.Un ringraziamento sincero al nostro Vescovo per la possibilità offertaci di vivere al servizio e alla sequela di Cristo nella Chiesa di Caltanissetta, al fine di crescere nella testimonianza autentica di quella fede che è dono di Dio e ci rende fratelli nella carità e nell’amore della Santissima Trinità.

Giacomo Zatti (Resp. Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile

di Caltanissetta)

Mi fido di te!

8^ IGFInsieme Giovani e Famiglie

A Villalba (CL) più di mille fedeli e la partecipazione della compagnia teatrale siciliana formata da Carlo Tedeschi

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MAGGIO 2013

ASSISIIl teatro musicale per scoprire se stessi

Martedì 28 maggio, presso il Teatro Metastasio di Assisi (PG), ha avuto luogo il saggio di fine anno dell’Accademia del Musical, così definita

perché propone lo studio delle discipline che intervengono nella messa in scena di un musical.Tanti i giovani che hanno aderito a questa iniziativa e che vi hanno partecipato con grande entusiasmo.Gli insegnanti, e gli artisti della Compagnia teatrale di Chiara di Dio, hanno accompagnato questi giovani allievi fino alla serata conclusiva, in cui hanno potuto godere del bellissimo risultato ottenuto.Ragazzi dagli otto ai vent’anni si sono dilettati nell’esibire le competenze apprese per sfociare poi in un gran finale con il brano musicale Sicuramente Amici tratto dall’omonimo musical (scritto e diretto da C. Tedeschi). Oltre alle famiglie e agli amici che hanno partecipato per sostenere ed applaudire i debuttanti, erano presenti Mons. Vittorio Peri - vicario episcopale per la cultura di Assisi - l’ass. F. Mignani e l’Ing. Claudio Ricci - sindaco di Assisi - che ha espresso il suo apprezzamento con un articolo pubblicato sul quotidiano online Vivere Assisi (www.vivereassisi.it):

Nicole B.

Saggi 2013Giovani allievi in scena

Alcune delle accademie istituite dall’Associazione Dare, in collaborazione con la stessa sul territorio nazionale hanno concluso l’anno accademico con un saggio.

Ragazzi giovanissimi hanno potuto esprimere se stessi, i propri talenti e le proprie passioni, dimostrando così ciò che hanno concretizzato, costruito ed appreso in un anno di lavoro.

• 28 maggio - Teatro Metastasio Assisi• 31 maggio - Auditorium San Pietro Bagheria• 2 giugno - Accademia d’Arte Progetto d’Amore Ferrara• 4 maggio - Auditorium della casa del pellegrino Monte Sant’Angelo

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MAGGIO 2013

Il 31 Maggio, nell’Auditorium San Pietro, si è svolto il primo saggio di fine anno dell’Accademia del Musical, voluta da padre Luciano, in collaborazione con i docenti dell’Associazione Dare: Licia e Gigi Arnone, Michela e Giacomo Zatti, Ciro Gelsi.

È stato rappresentato al pubblico il mini musical Dedicato a Te, Signore scritto da C. Tedeschi: protagonisti gli oltre 60 giovani iscritti ai corsi di danza classica e moderna, canto e recitazione. Tutti bravissimi per l'impegno e la performance finale vissuta da tutti come una preghiera d’insieme dedicata a Gesù.Riportiamo di seguito le testimonianze di alcuni allievi:

BAGHERIAUn saggio tutto.. Dedicato a Te, Signore!

Cari Gigi e Licia, volevamo ringraziarvi del lavoro che avete svolto e della vostra dedizione. Durante quest’ anno innumerevoli sono state le fatiche, le paure e le difficoltà che ci si sono presentate. All’inizio ad esempio, l’incertezza nell’intraprendere un percorso del tutto nuovo e nell’approcciarsi a persone e metodi differenti. Ma sapete che cosa ci ha spinto, mettendo da parte ogni dubbio, ansia o paura, ad imboccare questa nuova strada? L’entusiasmo, la capacità di coinvolgimento nel trasmettere, non solo ai vostri allievi, ma anche a quanti vi stavano intorno, quale dono meraviglioso sia la vita; e in questo, non soltanto nella danza, noi vi consideriamo nostri maestri e guide poiché ci avete insegnato a racchiudere musica, passione, movimento, armonia in un unico grande concetto quale l’amore.È così che siamo divenuti parte di un’unica grande famiglia, una di quelle vere che sa guardare negli occhi dell’altro e ritrovarvi la felicità.Così noi guardando nei vostri occhi abbiamo visto, giorno dopo giorno, crescere sempre di più l’affetto e la fierezza, e abbiamo capito soprattutto quale valore stupendo possa assumere l’esistenza di ognuno di noi se vissuta per il prossimo.Sono queste le basi fondamentali, oltre alla prestanza fisica e alla determinazione, che rendono grande non soltanto un uomo ma anche una ballerina, capace in questo modo di esprimere tutta la gioia della propria arte e delle proprie emozioni al mondo circostante.Per cui grazie ancora una volta per tutto quello che ci

avete dato e trasmesso in questi mesi veloci ma intensi. Grazie per i vostri sorrisi, il vostro supporto, i vostri incoraggiamenti e la vostra tenacia. Sappiate che, comunque vada e qualunque sarà il destino, per i prossimi mesi rappresenterete sempre una parentesi fondamentale della nostra vita e non potremo mai dimenticare le vostre parole e quelle splendide frasi che giorno dopo giorno ci spingevano sempre a dare il meglio di noi stesse a qualunque costo. Le stesse parole che ora si sono incise dentro di noi e rimarranno fervide e alimentate sempre dal ricordo di avere avuto dei maestri di danza così speciali come voi. Con tanto affetto

Claudia B.Claudia D.

e Margherita M.

Caro Giacomo, ringrazio il Signore che mi ha dato l’occasione di conoscervi, di apprendere da voi insegnamenti utili, e di conoscere me stessa e le mie capacità che ho sempre sottovalutato per paura o per vergogna. Su quel palco, anche se il cuore mi batteva a mille, sentivo un calore benefico ed un senso di tranquillità. I vostri sorrisi erano dettati da Lui ed anche se c’erano 500 persone a guardarmi e a giudicarmi, io avevo la croce sul mio petto e “dovevo” dare il meglio di me. Quella croce l’ho sempre sentita, adesso è sempre vicina a me, accanto al mio letto. Ti ho sentito come un fratello maggiore e di questo ti ringrazio.

Giusy

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MAGGIO 2013

Nella mia memoria è indelebile l’incontro dei tre giorni trascorsi nella vostra parrocchia con le vostre persone. Alcune di queste sono i genitori dei giovani che oggi frequentano i corsi di danza e canto.È proprio in quei giorni che il Signore ha seminato ed ora ne raccogliamo il primo frutto. Dunque è realtà in me e non solo un ricordo, per quanto dolce.È una realtà meravigliosa che, per quanto sia certo essere stata notata ed apprezzata, va al di là delle nostre menti e percezioni.Il disegno è più grande di quanto noi, piccoli, ne vediamo solo un tratto. Esso si delinea con piccoli risultati, piccole cose ai nostri occhi, grandi nel cuore di Gesù.Grazie a padre Luciano che ha intuito, visto e agito con fiducia; agli insegnanti, che hanno cercato con buona volontà di trasmettere non solo il loro sapere, ma anche l’amore che nasce dalla fede che hanno incontrato anche nella mia figura.Grazie a voi che oggi potete gustare la bellezza dello sguardo di Dio che si appoggia sui vostri giovani per aprire loro radiosi futuri di fede e d’armonia.

Carlo Tedeschi

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GIUGNO 2013

FERRARA Il Progetto d’Amore porta i primi frutti

Domenica 2 giugno. Anche a Ferrara il primo anno di accademia è trascorso: il Progetto d’Amore si sta concretizzando!Grande il successo e l’apprezzamento per il saggio conclusivo all’interno del Parco Fondazione F.lli Navarra di Malborghetto di Boara (FE) .Amici e parenti dei giovani esordienti hanno potuto assistere alla trasformazione e maturazione artistica di questi ragazzi che, da timidi e inesperti, hanno tirato fuori la parte più bella di loro stessi esprimendola sul palco. L’evento ha offerto un concentrato di esibizioni inerenti i corsi accademici condotti

dagli insegnanti Patrick Rubino e Laryssa Smorshchak, intervallate dalle

performances dei giovani allievi dell’Accademia d’arte del Lago di

Monte Colombo, che hanno voluto sostenere la manifestazione unendosi ai loro coetanei. I risultati di un intenso e sentito programma di attività si sono riscontrati nei cuori di chi, spettatore, ha assistito alla serata, riconoscendo l’impegno

e la costanza dei giovani allievi e la dedizione di chi ha creduto

nell’iniziativa Progetto d’Amore. I frutti dimorano nei cuori dei giovani

che sul palco hanno donato se stessi assaporando nuove emozioni.

Francesco T.

In occasione dell’evento Carlo Tedeschi ha dedicato loro queste parole

La vita di ognuno di noi ha bisogno d’essere “progettata”.Non si può vivere “alla giornata”. In ogni circostanza, anche la più avversa, c’è bisogno di guardare oltre... verso una mèta, un orizzonte da raggiungere. Questo darà la forza al movimento ed il movimento è vita; il fermo, morte. Anche a livello morale.La perfezione, la verità, Dio, accolgono i nostri “progetti” che si inseriscono nei movimenti di perfezione come la perfezione dell’universo che coordina mille movimenti d’armonia e dove anche la fine di qualcosa ha un fine.Evviva dunque Progetto d’Amore così teneramente inserito nel costato di Gesù a guarirne la piaga come ogni nostro, pur piccolo, progetto d’amore...

«L’amore... componente colorato che sfumi e baci la bellezza della natura, che brilli in ogni angolo dove ti sei fermatoed ogni espressione Sua hai sempre amato, vicino a te si sente un gran calore, non è il sole, ma una fiamma che nasce dentro al cuore.Sono pupille o sono oggetti di valore?Sono espressioni di Dio!È il quadro del vero amore»

Queste parole di Leo Amici spiegano bene l’amore. Dal suo progetto d’amore è nato un movimento così grande e vero da giungere fin qui, oggi, a distanza di trent’anni dalla sua morte.Questi sono i veri miracoli del Signore, che raccoglie il nostro progetto d’amore, lo potenzia con il Suo Santo Spirito e lo traghetta tramandandolo in ogni cuore, facendolo sopravvivere anche alla nostra morte...

«Una traccia lasciata mai più si cancella» Quella di oggi è una traccia in cui anch’io voglio trasmettervi il mio amore unito a quello di Mario, di Stefania, dei loro figli, a quello di Jacqueline e Antonello e la loro famiglia, al vostro: quello di ogni allievo, dei loro genitori, di chi oggi guarda verso il Progetto d’Amore di Ferrara.

Carlo Tedeschi

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Carissimi,siamo testimoni dell'ennesima dimostrazione della potenza dell'amore di Dio. Quello che è capitato ieri sera allo spettacolo non può essere diversamente definito. Abbiamo assistito a quello che Dio può fare attraverso i nostri ragazzi se loro (e noi per primi, in loro aiuto e sostegno) si lasciano docilmente utilizzare e plasmare. Erano trasformati, emanavano dolcezza, sentimento.. bellezza, la bellezza che solo Dio può dare.Se il primo tempo, con i più piccoli, ha contagiato per la... GIOIA, Dedicato a Te Signore ha suscitato così tanta emozione nella verità del messaggio di fede da lasciare tutti commossi: loro stessi e noi che li abbiamo guardati stupiti. Chi non c'era non potrà mai avere la comprensione piena di quello che sto cercando di dire: ma chi c'era ha potuto finalmente dire: ADESSO HO CAPITO! Ho capito che ne valeva la pena, che eravamo nel giusto a seguire questa strada, ad aver accolto quella PROPOSTA diventata PROGETTO, a fare sacrifici per questo mettendo a rischio la tranquillità delle nostre giornate.E adesso potranno dirci anche mille volte “ma chi te lo fa fare, di fare tanta fatica, tanta strada.. ma cosa vai a fare a Ferrara? Ci sono anche qui le scuole di danza.." Non importa, continuino pure a dirlo... ora siamo tutti più forti! Continuino pure, sappiamo che stiamo facendo il bene dei nostri figli e per loro siamo disposti a tutto: lo abbiamo toccato, noi c'eravamo, ora ne abbiamo la certezza! Tutti ..Quello che hanno sentito i ragazzi, ieri sera sul palco, ha toccato profondamente i loro cuori: ora vorranno tornare a provarlo, vorranno risentire quelle emozioni, vorranno certamente continuare: facendolo, scopriranno sempre più CHI sono, da dove provengono quelle emozioni. E così facendo, scopriranno che provengono da Dio: scopriranno se stessi e Dio.. e vorranno corrispondere all'amore che ricevono, che provano.. così facendo arriveranno alla certezza di Lui.Loro adesso sono pronti. E noi, abbiamo compreso l'importanza di quello che possiamo fare per aiutarli?!Siamo in qualche modo interessati a loro? Siamo disposti a fare un passo avanti, almeno nella comprensione? Posso e sono interessato IO a rendermi utile?Dalle vostre risposte a queste domande potrebbe anche dipendere il futuro di qualche ragazzo..

Un abbraccio fortissimo.Mario Goldoni

presidente Progetto d’amore

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Carissimo Mario,colgo questa occasione per dire “Grazie”. Grazie a lei che ci ha permesso di condividere un’esperienza così toccante, ma soprattutto “Grazie” a tutti questi meravigliosi ragazzi.Io e parte della mia famiglia siamo venuti al Saggio del 2 giugno curiosi di capire cosa fosse “Progetto d’Amore” e desiderosi di capire che cosa un progetto con un ideale così importante potesse offrire.Siamo rimasti stupiti! Ci avete emozionato, coinvolto, commosso. Mai avremmo pensato che la rappresentazione di un gruppo di ragazzi ci potesse toccare tanto, ma non sapevamo che non era una semplice rappresentazione, ma era il raccontare la parola di Nostro Signore. Cosa non semplice, ma da voi resa meravigliosamente semplice e toccante.Siamo tornati a casa con il sorriso; in macchina abbiamo riparlato dei vari episodi e anche Federico era entusiasta. La mattina dopo nell’andare a scuola mi ha detto: «Grazie mamma di avermi portato a vedere lo spettacolo ieri sera, mi è piaciuto molto!»Per me dire queste cose non è scontato o banale, ma il fatto stesso di averci regalato un senso di serenità, di averci trasmesso “gioia”, ci ha fatto tornare a casa e vivere questi giorni con dentro un po’ di quella luce che avete nel cuore e che vi illumina profondamente.Avete provocato in noi queste emozioni, posso ben immaginare che chi vi ha seguito in questo cammino, in questo impegno sia davvero entusiasta. Bravi! Bravi! Bravi! Siete riusciti nell’intento di divertirvi e trasmetterlo al vostro pubblico.Grazie per tutto quello che ci avete regalato. È proprio vero Dio fa cose impensabili.Regaliamo a voi, seppur solo simbolicamente per ora, quella rosa che viene dal cuore e che lascia una scia di piacere, per dirvi “GRAZIE”! Che Dio vi benedica e che la Madonna vi protegga, e speriamo di riuscire a dirvi queste cose di persona.

Maurizio e Alessandra

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MONTE SANT’ANGELOIl nostro primo saggio

Siamo a Monte Sant’Angelo, dove si trova la sala in cui svolgiamo il corso di danza, all’ingresso del santuario di S. Michele Arcangelo.Negli ultimi mesi ho insegnato alle allieve di Monte Sant’Angelo e a quelle di Mattinata preparando delle coreografie per il saggio di fine anno.È stata una stupenda esperienza per me, ho sperimentato la bellezza di vedere giorno per giorno i piccoli grandi miglioramenti delle allieve, la loro gioia e il loro impegno. Le ho viste pian piano assumere il controllo del proprio corpo, rilasciare l’espressione del volto e finalmente godersi la bellezza di danzare.All’inizio per le lezioni ho usato unicamente le melodie classiche per insegnare. Un giorno per distrazione mi sono trovata a lezione senza il CD di musiche per danza classica, avevo solo i brani di Chiara di Dio e ho fatto lezione sulle note di Tu una musica. Nei giorni seguenti le ragazze non facevano altro che chiedermi di ascoltare Tu una musica. Ho così preparato il saggio selezionando una sequenza di brani tratti dagli spettacoli di Carlo Tedeschi affinché il saggio potesse essere una danza d’amore per Gesù. Il giorno 4 Giugno 2013 nell’ Auditorium della Casa del Pellegrino, alle ore 20.30, ha avuto inizio il Saggio di Danza. Abbiamo presentato la serata mio marito Giovanni ed io, che accoglie i giovani, le persone e i sacerdoti presenti, tra cui Padre Marco, Don Salvatore e Don Fabio. Con il saggio si è concluso un percorso durato tutto l’inverno e ne è iniziato subito un altro, che durerà tutta l’estate. Introducendo l’inizio degli stage estivi, Giovanni ha presentato anche Gigi e Licia, che attualmente vivono a Mattinata per svolgere le attività estive con i giovani. Il pubblico, tra cui genitori, amici e conoscenti hanno tanto apprezzato oltre alla performance, la gioia e l’amore scaturito dalle ragazze. I brani eseguiti senza interruzioni sono stati come una preghiera che ha raggiunto il culmine in un sentito e caloroso applauso.

Chiara Fazio

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Sabato 8 giugno debutta, al teatro Metastasio di Assisi, il nuovissimo e singolare cast del musical Chiara di Dio, in pianta stabile nella città serafica ormai da circa cinque anni: esordisce con grande successo di pubblico e critica nel 2008 per continuare ad essere inserito su richiesta nella programmazione della stagione teatrale degli anni successivi fino ad oggi.A costituire il riallestimento estivo sono i giovanissimi dell'Accademia d'arte e formazione professionale del Lago di Monte Colombo, sede in cui la Compagnia teatrale nasce e si forma. Si tratta di ragazzi con età compresa tra i dodici e i diciasette anni, che trascorreranno le vacanze estive ad Assisi per portare in scena la vita di Chiara accanto a Francesco.Nuovi interpreti, dunque, che si cimenteranno in un progetto tanto profondo quanto significativo, sia artisticamente che umanamente, per la nuova esperienza di condivisione totale e di crescita professionale e personale che andranno a vivere.Sono intervenute alla prima numerosissime persone (oltre 250) tra le quali Mons. Vittorio Peri e Annamaria Bianchini, ideatrice e protagonista del primo musical sulla vita di santa Chiara Forza Venite Gente e prima interprete nel medesimo ruolo in Chiara di Dio, scritto e diretto da Carlo Tedeschi, presente anch’egli in sala per sostenere i giovanissimi debuttanti.Ad inaugurare la serata Mons. Vittorio Peri che, dopo aver presentato la Compagnia teatrale, ha sottolineato i benefici che le rappresentazioni di Chiara di Dio hanno apportato alla città di Assisi fin dall’arrivo nel 2008.A conclusione della serata, Carlo Tedeschi e la sua Compagnia teatrale hanno testimoniato la loro esperienza di vita e di fede al pubblico presente:

Giovanissimi artisti perChiara di Dio

Veronica (12 anni)Sono nata in un paese vicino a Monte Colombo e sono cresciuta in questa realtà che all’inizio guardavo con superficialità perché non consideravo questo posto parte della mia vita. All’età di 9 anni mio padre e mia madre mi hanno spinto ad andare all’oratorio del Lago di Monte Colombo, un luogo dove tutti i giovani stanno insieme, per farmi provare questa esperienza. Da quel giorno in me si è accesa una fiamma che non si è mai spenta: è l’amore di Dio che mi accompagna ogni giorno della vita. Poi questa estate mi è stato proposto di partecipare a questo spettacolo, e per me è stato un onore perché esprimendomi con la danza, con il canto, la recitazione,

posso fare sorridere anche le persone tristi; oppure posso far arrivare a voi quello che provo io, in modo che voi siate in festa con tutti noi, perché questo è l’importante. Io sono veramente onorata e spero di far parte di quest’opera per tutta la vita.

Andrea (15 anni)Ho 15 anni e sono nato a Monte Colombo, nell’hotel Villa Leri. Grazie a Carlo questa sera ho potuto cantare e recitare: perchè quando vedevo gli altri sul palco pensavo di non poterlo mai fare. Stasera quando all’inizio è entrato Jano ho vissuto una sensazione forte, ho sentito la

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sua emozione in quel momento. Ringrazio per poter vivere con loro.

Carlo TedeschiTutti i giovani a cui si parla di Gesù, non si allontanano. L’importante è testimoniare, amarli, non tanto portarli alla dottrina, come quando io ero piccolo, quanto dimostrare l’amore di Gesù, contenerlo, viverlo e trasmetterlo. Nessun giovane si allontana se conosce Gesù. Questa sera con me c’è Alex. È la prima volta che sale su un palcoscenico e quest’anno ha frequentato l’accademia di Assisi in questo teatro. Siamo stati anche insieme in televisione, dove ci hanno intervistato su TV2000 prima ancora che lui salisse sul palcoscenico e stasera…

Alex... ho 15 anni e come ha detto Carlo sono nato qui ad Assisi. A me è piaciuto sempre tanto ballare, da quando ero piccolo. Ho giocato per dieci anni a calcio e due mesi fa ho smesso perché non ho resistito a loro, non ce l’ho fatta! Ho amato sempre il ballo però non mi aspettavo di arrivare a questo punto e di farlo in questo modo, ed oggi sono qui a far riflettere voi sull’importanza dell’amore e sulla vita!

AngelicaL’anno scorso frequentavo l’accademia al Lago di Monte Colombo finché d’estate non sono andata a lavorare con mia mamma, per guadagnare ciò che mi sarebbe servito per potermi pagare gli studi. Poi un giorno Carlo e Daniela, sua moglie, mi hanno proposto di venire ad Assisi, inserendomi subito nello spettacolo. Per me è stato bellissimo! Ho detto subito di sì perché era quello che mi piaceva di più, e ho voluto dire di sì a tutto, anche se non avevo mai frequentato la scuola di Assisi. E allora voglio cercare di dare il massimo per poter ricambiare tutto l’amore che ricevo.

CarloÈ importante ciò che ha detto, più di quanto possiamo pensare perché Angelica è andata a lavorare ed ha fatto la cameriera con la mamma, per guadagnarsi il necessario per frequentare l’accademia. Sapeva bene che l’associazione sostiene i corsi a molti studenti che economicamente non possono attraverso borse di studio,

ma lei non ha voluto chiedere, ha scelto di andare a lavorare. Poi il Signore l’ha premiata: ha saltato tutto il percorso accademico andando direttamente sul palcoscenico senza dover attendere gli anni di studio, anche se poi qui ha continuato a frequentare l’accademia.

Maria Mercedes Ho 12 anni ed ho interpretato il maialino nel musical Patto di luce per due anni e mezzo. Me lo sono goduto tantissimo perché ho cercato sempre di viverlo intensamente, pur essendo una parte piccola. Dopo, ho indossato anche i panni del cagnolino, fino ad una settimana fa, nel mio ultimo spettacolo, ed oggi sono qui per poter accrescere il mio modo di ballare, raggiungere una presenza scenica, essere più professionale e cercare Dio.

GretaA me è sempre piaciuto ballare fin da piccolissima e far parte degli spettacoli è sempre stata la mia passione e la mia devozione. Ho sempre ambito - fin da piccola - a rivestire il ruolo di prima ballerina e mi sono sempre impegnata per poterci arrivare. Però mi sono anche resa conto ed ho capito, mentre mi impegnavo, lavoravo, studiavo, sostenevo gli esami di danza e crescevo, che dovevo sempre mettere Dio al primo posto e ballare per Dio, che è il mio interesse più forte, sento sia la cosa giusta. È questo ballo che voglio eseguire, non quello che ricerca fama, successo perché non è quello che voglio io, né nessuno di noi. Questa sera ero la prima ballerina ed ero molto tesa prima dello spettacolo perché non mi sembrava vero di esserci riuscita e sono scoppiata a piangere, non riuscivo a contenermi. Guardavo tutti i ragazzi dietro le quinte e vedevo che tutti vivevano la stessa cosa e questo non accade soltanto nei debutti, ma in ogni spettacolo. La

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settimana scorsa con Patto di luce è stata la stessa cosa.È stato bellissimo questa sera perché dietro la quinte ci aiutavamo tutti ed è questo che mi dà la voglia di andare avanti: l’unione! A conclusione dello spettacolo non mi importa più nulla se sono intervenuta come ballerina o in qualità di comparsa, perché quello che ho ricevuto, durante lo spettacolo, mi ha ripagato di tutto.

DonatelloIo volevo ringraziare perché anche fare il maialino in Patto di luce è stato bello: si parte da poco e si arriva a fare tanto.

Carlo Poi c’è Jano, che oggi ha debuttato come primo ballerino e quindi con una parte importante. Gianluca, il coreografo, ha iniziato otto anni fa, al debutto di Chiara di Dio, a ricoprire il ruolo di primo ballerino. Questa sera l’allievo interpreta la parte dell’insegnante, dunque un’emozione fortissima.

Jano... ho 17 anni. Ho iniziato a ballare quando mi sono trasferito dalla Svizzera in Italia, perché i miei genitori sapevano che vivendo lì, insieme a Carlo e agli altri ragazzi, avrei potuto crescere in modo sano. Io, invece, ero contrario perché stavo benissimo in Svizzera, avevo gli amici, giocavo a calcio, andavo a scuola e mi sembrava di crescere lì, di fare la mia vita, quindi, sono venuto qui contro la mia volontà. Questa “non voglia” però si è trasformata in “voglia” dopo che ho conosciuto Dio, che ho potuto assaporare un po’ del Suo amore anche partecipando agli spettacoli iniziando

anch'io da parti più piccole, come la comparsa, fino ad arrivare ad essere il primo ballerino su un palco come questo. Non è importante essere la punta, perché ognuno riveste lo stesso ruolo, quello di trasmettere Dio, perché secondo me è questo che gli spettacoli di Carlo fanno: fanno sentire Dio sia al pubblico sia a noi ragazzi che lo interpretiamo. È questo che mi rende felice quando ballo, perché sento Dio e sento che lo faccio con Lui e per Lui e Gesù ha iniziato ad avere un ruolo importante nella mia vita perché mi guida ogni giorno, mi dice sempre cosa è giusto e cosa non lo è. Questo mi rende più facile la vita che voglio vivere sempre..sempre con Lui!

Carlo Di fronte a questi ragazzi c'è un'intera estate che vivranno nella casa che il vescovo, Mons. D. Sorrentino, ha messo a loro disposizione. A settembre, quando ritorneranno nelle loro case a Rimini e ricominceranno la scuola sono certo, come lo è stato per tutti quelli che li hanno preceduti, che porteranno con loro un bagaglio infinito di grazia di Dio, come già è nei loro cuori . E non è solamente perché questa sera c'è stata l'emozione della Prima di uno spettacolo. Avete sentito dalle loro parole come, invece, sia autentica e radicata profondamente questa ricerca di Dio, questa loro sensibilità a tutto quello che è bellezza, verità. Ed è questo che dobbiamo offrire ai nostri giovani. Credete! Se si porta loro l'amore di Dio che, naturalmente, abbiamo il dovere di contenere per primi noi, i genitori, gli educatori, gli insegnanti, sacerdoti, da questo amore non si distaccano più. Grazie di essere stati con noi questa sera.

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L’incontro regionale di spiritualità dei Carmelitani di Sicilia, tenutosi il 9 giugno, si conclude con il musical I mille sì di Maria. Un invito rivolto dal responsabile regionale della fraternità carmelitana, padre Gaudenzio, che ci onora per la scelta di mettere in scena la bellezza degli episodi più significativi della vita di Maria di Nazareth, in una ricorrenza tanto importante.La giornata si è rivelata ricca di momenti toccanti: prima l’incontro con Francisco Javier Sancho, direttore dell’Università della mistica di Avila, in Spagna; poi un momento di confronto; la santa Messa; il pranzo condiviso e, per concludere, lo spettacolo: giusto coronamento di una giornata spiritualmente ricca e dai contenuti profondi.Tanta l’attesa negli occhi delle persone, quest’attesa mi emoziona, quando la prima nota si è fatta gentilmente spazio nell’aria per essere seguita da danza, narrazione e poesia, la dolcezza s’impadronisce dei presenti. Le scene sembrano pennellate di un pittore che disegnano emozioni, si scorgono i visi bagnati di lacrime e gli occhi pieni di stupore dei circa cinquecento intervenuti. Infine il canto La luce del tramonto: un capolavoro di bellezza, di cui possiamo percepire soltanto un po’ della fede, della verità e dell’amore che in esso è stata riversata: quanto basta per portare nel cuore, tanta gioia semplice. Al termine, un lunghissimo applauso non esprime solo un complimento, ma qualcosa in più: l’anima che gioisce, le corde profonde del nostro essere sono state toccate.Numerose le richieste di vedere rappresentato il musical nella propria città e gli abbracci commossi dei presenti che si attivano per sapere cosa occorre nella pratica. Il tutto risuona come un imperativo della fede: c’è bisogno! Sembra che Dio chieda di far vivere altra bellezza ai suoi figli.Via, allora, senza sosta! Un musical dopo l’altro. Dio ancora vuole lavorare con noi! Basta dire di sì come Maria, un altro sì su cui Dio possa poggiarsi togliendolo dalla sua solitudine sospesa.

Francesco M.

I mille sì di MariaTanta dolcezza che si spande nell’aria

Villasmundo fraz. di Melilli (SR)

Sono molto riconoscente per quello che questi ragazzi sono (oltre che per quello che hanno fatto), per la loro perseveranza in questo tipo di spettacolo che attira e dà messaggi. Osservando anche i volti con i quali si esprimono, sia nei momenti belli di questo spettacolo, dei sì di Maria, come nell’ultimo, quello della morte di Gesù, si vede che non recitano, ma partecipano e trasmettono il messaggio più importante, quello del Vangelo. Io ringrazio veramente per questo dono che ci avete offerto e naturalmente vi incoraggio a continuare a diffondere il messaggio in questo modo meraviglioso.

padre Gaudenzio

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I mille sì di Mariain scena al Teatro Metastasio

Assisi

Il 16 giugno, per la prima volta al Teatro Metastasio di Assisi va in scena I Mille sì di Maria, la composizione teatrale con testi e brani dai musicals di Carlo Tedeschi. A richiedere la rappresentazione è il Vescovo dell’Arcidiocesi di Bari. Tra il pubblico don Alberto, che ha accompagnato il gruppo proveniente da Bari: Io sono innamorato di questa esperienza. È la quarta volta che vengo qui a vedere un loro spettacolo e sempre con una grande ricreazione spirituale per cui ringrazio Mons. Peri, i nostri amici della Compagnia teatrale che sono stati disponibili perché, non soltanto con i baresi, ma anche con l’Unione Apostolica si è ripetuta questa esperienza e quindi la loro disponibilità è stata concreta. È necessario che questa testimonianza di fede scenda nella nostra vita affinché le persone abbiano ad avvicinarsi e non ad allontanarsi perché, quando si allontanano, lo fanno anche da Dio. Il Signore ha pazienza.

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Dopo aver partecipato alla Missione Biblica della diocesi di Caltanissetta, svoltasi tra gli Istituti superiori testimoniando il nostro cammino di fede, il Preside Vizzini ci ha chiesto di poter realizzare con gli studenti del suo plesso scolastico uno spettacolo. Ci ha chiesto di mettere in scena un musical per affrontare i temi dell’amicizia, della legalità e dell’emarginazione, e che si trattasse di uno spettacolo di Carlo Tedeschi affinché ai suoi ragazzi rimanesse un messaggio positivo e di bene.Il mio primo pensiero è andato subito al musical Sicuramente Amici, sia per i temi, per me inerenti all’iniziativa, sia per il significato che lo spettacolo ha per me, e che avrei voluto trasmettere a tutti i giovani partecipanti (nell’ultimo riallestimento interpretai il ruolo della protagonista: la vecchia umanità).Abbiamo organizzato le prove e al primo incontro ho fatto vedere ai ragazzi il dvd dello spettacolo. Ognuno è rimasto colpito da un personaggio in particolare e così, semplicemente, si sono delineati i ruoli.Sono stati molti i momenti in cui i ragazzi (con un’età dagli otto ai tredici anni) si sono sentiti imbarazzati e si sono scoraggiati, così ho raccontato di quando io per la prima volta sono salita su un palco e, come loro, mi sono vergognata, mi sono sentita in imbarazzo. Poi, proprio grazie allo spettacolo, ho superato la timidezza di esprimermi davanti ad altre persone, sono riuscita anche nella vita a relazionarmi con gli altri e a dire ciò che provavo; e liberandomi da paure e condizionamenti che mi ero creata da sola.Sabrina, che interpreta l’Umanità, più volte si è commossa nel momento in cui ha intonato la canzone Domani, così come Carlo e Adriano, che per la prima volta si sono esibiti davanti ad un pubblico, si sono innamorati delle parole di Dimmi tu stella.Il 20 giugno, giorno della rappresentazione, c’era tanta tensione e prima di iniziare con padre Vincenzo, sacerdote di Santa Caterina, abbiamo recitato una preghiera. Tutti i ragazzi hanno iniziato a fare il tifo l’uno per l’altro.È iniziato lo spettacolo, erano tutti bellissimi, mi sono sentita vicino a loro e li ho incoraggiati. È stato bellissimo vederli cantare e danzare. Durante questi tre mesi ci siamo potuti conoscere: ognuno una storia, ognuno prezioso, ognuno un gioiello da custodire.Mi ha commosso vederli tutti insieme sul palco, mano nella mano, sulle parole del brano finale Sicuramente Amici, alzare le braccia tutti insieme e abbracciarsi alla fine dello spettacolo.Alla rappresentazione erano presenti circa 500 persone, tra cui il sindaco di Santa Caterina, Michelangelo Saporito, che davanti al pubblico si è complimentato con tutti i giovani sul palco.

Leri B.

Il musical Sicuramente Amici

Scuole primaria e secondaria di primo gradoS. Caterina Villarmosa (CL)

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Anche quest’anno, come nel 2012, all’Istituto educativo Convitto Nazionale Principe di Napoli di Assisi si è tenuto un laboratorio teatrale per i giovani studenti delle classi prima e seconda media.Articolato in sei incontri di due ore ciascuno terminati con un saggio finale, il percorso è stato caldeggiato dalla professoressa Manuela Marchi, che dedica agli studenti tanta cura ed affetto, ma voluto e richiesto a gran voce dai genitori felici del risultato dello scorso anno strutturato in soli quattro incontri sul tema dell’amicizia. Il Rettore dell’Istituto, il dott. Dante Siena, ha chiesto che il tema del laboratorio quest’anno prendesse spunto dalle parole rivolte ai giovani da Papa Francesco: «..Non fatevi rubare la speranza..». Ed è così che, utilizzando brani e testi tratti dai musicals Dio, che Meraviglia! e Patto di luce, è nata la trama di un breve spettacolo dal titolo: Noi scegliamo di non essere gente senza meta.Attraverso la conoscenza degli aspetti vocali, gestuali legati alle discipline teatrali, i ragazzi hanno superato se stessi, le personali timidezze e il timore del giudizio dei compagni. Con la messa in scena del brano musicale Gente senza meta, ognuno ha scritto pensieri e riflessioni su ciò che vorrebbe realizzare nella propria vita per cambiare, nel futuro, ciò che di ognuno non piace della società e per non rischiare di diventare, appunto, “Gente senza meta”. Durante il percorso laboratoriale si sono cimentati nel canto, nella danza e nella recitazione ed infine, privilegiando l’esperienza pratica, si è giunti alla rappresentazione finale che si è svolta nella sala-teatro dell’Istituto colma di tutti gli allievi, i genitori e i docenti.

I partecipanti indossavano pantaloni, maglia o giubbotto neri e al termine del brano Gente senza meta, ognuno ha declamato la propria frase scoprendo una t-shirt bianca con disegnato a pennarello il valore nel quale ognuno si identificava: Solidarietà, Pace, Amicizia, Amore, Tolleranza, etc…

Accanto a me in questa attività anche Giada e Carmine, due giovani insegnanti dell’Accademia del musical che hanno acquisito esperienza di teatro per avere preso parte ai tanti musicals di Carlo Tedeschi e, da qualche anno, hanno intrapreso anche la strada della didattica.

Al termine di questo breve saggio, siamo stati raggiunti dai genitori dei ragazzi pieni di emozione ed è stato un susseguirsi di semplici e sentiti ringraziamenti.E il ringraziamento è anche nostro perché possiamo esprimere la nostra fede ogni giorno con l’opportunità di “essere” cristiani e poter offrire, dare calore al nostro prossimo attraverso ogni piccolo gesto e in ogni istante della nostra vita.

Annamaria Bianchini

Non siamo gente senza metaLaboratorio teatrale al Convitto Nazionale Principe di Napoli

con gli artisti della Compagnia teatrale Chiara di Dio

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Incontro di testimonianzaCivenna (CO)

«..ritornare ai tempi degli apostoli di Gesù..»

Alla palestra comunale di Civenna (CO), si è tenuto un incontro di testimonianza a cui hanno preso parte i giovani della Compagnia teatrale Patto di Luce. L’evento ha segnato l’inizio delle attività dell’oratorio estivo della comunità locale ed è stato voluto e sostenuto dal responsabile del gruppo giovanile Giacomo e dal parroco, don Luigi.Nel corso della serata gli artisti della Compagnia hanno alternato sul palco le proprie testimonianze e alcuni brani e filmati tratti dal musical Chiara di Dio, quasi a creare un legame tra la vita dei santi Francesco e Chiara e le

personali esperienze di fede.Grande l’entusiasmo e la partecipazione del pubblico presente che, per la maggior parte, aveva assistito ad una delle rappresentazioni del musical Chiara di Dio al teatro Metastasio di Assisi, e soprattutto da parte di don Luigi. La serata si è conclusa con un bis del brano Santo Spirito di Dio e le parole del sacerdote.

Questa sera dire che ci avete commosso è niente. Ci avete fatto vivere un’esperienza di fede molto grande e bella che non ci aspettavamo e non conoscevamo. Vi avevamo visto ad Assisi, durante lo spettacolo, ma sentirvi parlare... così, personalmente, non mi era mai capitato. Siamo rimasti veramente colpiti dall’esempio buono che avete trasmesso sia a me, che sono sacerdote da tanti anni, che a questi ragazzi. Credo che loro abbiano visto che è possibile vivere veramente bene, diversamente, in modo sereno, felici con Gesù e con Dio, e che quindi è possibile anche continuare questa esperienza, che oggi alcuni ragazzi hanno fatto in Chiesa con la professione di fede e che altri spero, seguiranno nell’esempio continuando dopo i quattordici anni. Non si tratta di non avere crisi, perché le crisi ci sono e si devono superare, ma avere questa grande forza nel superarle, che viene da Gesù e da Dio. Personalmente sono rimasto molto colpito da tutti.È ritornare proprio ai tempi degli apostoli di Gesù».

Francesco T.

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È stata veramente piacevole la proposta di realizzare un musical a scuola. Il progetto all’inizio sembrava irrealizzabile, ma la disponibilità e la generosità della Compagnia “Chiara di Dio” del maestro Carlo Tedeschi hanno permesso a noi ragazzi della scuola secondaria di I grado annessa al Convitto Nazionale “Principe di Napoli” di Assisi di salire su un palcoscenico per cantare, ballare, recitare, muoverci davanti ad un pubblico di compagni, genitori, insegnanti e con la voglia di trasmettere alcune nostre sensazioni.Tanti di noi amano la musica e la danza, ma non avevano mai provato ad “esibirsi” per gli altri.Così con qualche esitazione è cominciata l’avventura, piano piano abbiamo superato le paure e ci siamo lasciati guidare dai nostri dolcissimi maestri Giada e Carmine, sotto la sapiente guida di Annamaria.In tempi abbastanza brevi abbiamo realizzato il testo che ciascuno di noi ha recitato e abbiamo imparato a coordinarci seguendo il ritmo della musica. L’emozione è stata grande, la timidezza ha lasciato il posto alla gioia e tutti ci siamo sentiti liberi di esprimerci, ciascuno secondo le proprie capacità.Con le nostre parole abbiamo voluto comunicare al mondo dei grandi il nostro punto di vista sulla realtà che ci circonda lasciando un importantissimo messaggio: NOI NON VOGLIAMO ESSERE GENTE SENZA META. Con queste parole si è conclusa la nostra attività progettuale ma è rimasto il desiderio di continuare il percorso ormai avviato.Grazie di cuore ai nostri maestri e ai nostri insegnanti che ci hanno sempre spronato e consigliato, che hanno creduto in noi, che ci hanno dato la possibilità di esprimere idee di pace, amore e fratellanza fra gli uomini.

La voce dei ragazzi del Convitto “Principe di Napoli”..

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Il 22 giugno in Piazza S. Martino di Tour, l’Assessorato alle Politiche Giovanili del comune di Monte Colombo, nell’ambito del progetto Io cittadino attivo e protagonista, promosso dalla regione Emilia Romagna, ha organizzato l’evento “Monte Colombo music night.. for human rights”. Alla serata, il Comune ha invitato a partecipare diversi gruppi giovanili musicali ed artistici.La manifestazione si è focalizzata sul tema dei Diritti Umani nell’accezione più ampia e quindi comprendendo tutti i valori di pace, libertà, democrazia che sono alla base della convivenza civile.L’Associazione Dare e la Fondazione Leo Amici hanno collaborato con l’amministrazione offrendo le scenografie e la partecipazione, all’interno della serata, dei giovani artisti della Compagnia Teatrale Patto di Luce. Durante l’ excursus storico dalla nascita dei diritti umani, gli artisti si sono alternati sul palcoscenico, interpretando brani tratti dal loro musical, e tre giovanissime band,

composte da ragazzi della provincia di Rimini con un’età compresa tra i 15 e i 20 anni: Carry on, The mush e Bob cosmo. Una vera e propria fusione di intenti di giovani emergenti e pieni di volontà, volti a divulgare i messaggi di pace e amore, quali fondamenti su cui poggiano i diritti inalienabili dell’uomo. Il tutto si è concluso con il brano We are the world, un “fuori programma” inserito il pomeriggio stesso in un momento d’incontro tra i componenti della Compagnia ed i giovani delle band.L’assessore e vice sindaco di Monte Colombo,

Eleonora Troiani, che in primis ha voluto questo evento, si è detta soddisfatta della serata mostrandosi favorevole ad altre eventuali collaborazioni tra il comune e l’Associazione Dare, e soprattutto al coinvolgimento di altri giovani quale parte attiva del paese, per divenire così “cittadini attivi e protagonisti”.

Eleonora C.Francesco T.

Monte Colombo music night…

FOR HUMAN RIGHT

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LUGLIO 2013

Inaugurazione e Benedizione

Cappella dei Santi Francesco e Chiara

Rifugio ad ognuno che cerchi,dopo aver contemplato l’origine,

il ponte che lo ricondurrà là dove tutto ebbe inizio.

Il 1° luglio 2013 a S. Caterina Villarmosa (CL), alla Casa del Ponte della Fondazione Leo Amici, è avvenuta l’inaugurazione e la benedizione della cappella dedicata ai Santi Francesco e Chiara: piccolo rifugio rivolto a giovani che in essa possono trovare un punto di riferimento, in unione con la comunità parrocchiale e la diocesi locale.Pensata, ideata e voluta da C. Tedeschi, in collaborazione con S.E. Mons. Mario Russotto, che ha donato l’illuminazione, gli arredi ed oggetti sacri cari al suo cuore, la cappella è stata realizzata in brevissimo tempo grazie anche alla dedizione dei volontari della Dare e dei giovani interpreti della Compagnia teatrale siciliana che si sono adoperati nei lavori di muratura e tinteggiatura. Nel corso della mattinata si è svolta la celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Russotto con la presenza di alcuni seminaristi, padre Antonio e don Vincenzo, parroco e vice-parroco a S. Caterina. All’inizio della celebrazione un intervento di C. Tedeschi che ha raccontato e spiegato la presenza della Fondazione L. Amici e dell’associazione Dare nella diocesi di Caltanissetta. Durante la celebrazione don Salvatore ha letto il decreto di erezione Cappella e autorizzazione a conservare il SS Sacramento. Ad animare la S. Messa alcuni giovani delle compagnie teatrali ed i ragazzi della realtà parrocchiale locale guidati da Giacomo, Francesco e Leri, responsabili della Casa del Ponte.

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S. Caterina Villarmosa (CL)

Casa del Ponte

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Cappella in costruzione e a lavori terminati. 61

Padre Antonio - Eccellenza Reverendissima (rivolgendosi a Mons. M. Russotto) è sempre una grande gioia averLa in mezzo a noi! Oggi La accogliamo in questa casa, che noi consideriamo dono della Provvidenza per la nostra comunità, per la presenza dei giovani che la abitano e che si impegnano in parrocchia ed in paese. Oggi nasce questa cappella dedicata ai Santi Francesco e Chiara realizzata dalla Fondazione Leo Amici che abbiamo imparato a conoscere ed amare. Preghiamo il Signore perché questo luogo diventi ciò per cui è stato pensato: luogo di preghiera per i giovani, un piccolo cuore di questa comunità in cui si loda il Signore.

Testi deregistrati e non rivisti dagli autoriCelebrazione S. Messa, 1 luglio 2013

Carlo Tedeschi - Grazie padre Mario! Non posso darLe il benvenuto perché Lei già vive qui con noi, così come a Rimini e in ogni luogo della Fondazione dove i giovani sono stati accolti, anche da Lei, con tanto amore e, anche grazie a Lei, hanno percorso questa strada verso la Chiesa, che io indico loro con cognizione di causa e tenerezza. Tanti anni fa padre Mario venne al Lago di Monte Colombo (RN), sede principale della Fondazione Leo Amici, dove io vivo e dove migliaia e migliaia di giovani pellegrini, da ogni parte del mondo, trovano l’abbraccio di Dio, il mio abbraccio e l’abbraccio dei giovani che lì vivono nelle case famiglia e che, per un breve o lungo periodo, fanno insieme un percorso per affratellarsi, discernere quale sia il loro futuro e prepararsi alla vita. Quando padre Mario venne al Lago di Monte Colombo, io non c’ero ma lui assistette allo spettacolo Chiara di Dio e rimase profondamente toccato dalla forza spirituale che il musical emana. Ecco perché questa cappella è dedicata a Francesco e a Chiara. Da quando Chiara di Dio ha iniziato a vivere nel mondo, S.Chiara e S.Francesco rivivono nello spettacolo e ancora operano per la gloria del Regno di Dio. Sono nate tante conversioni e vocazioni religiose, tanti giovani si sono convertiti, tanti giovani sono diventati sacerdoti, religiosi o religiose, e questo è stato un miracolo bellissimo, frutto della gioventù e della passione con cui Chiara e Francesco hanno affrontato la loro vita, salvando le loro anime, nella Comunione dei Santi. Ora vivono insieme a noi e anche qui, a Santa Caterina, dove ci sono molti giovani, questa cappella dedicata a Chiara e Francesco può essere di modello e ispirazione alle loro anime.Quando padre Mario ed io ci siamo conosciuti e le nostre anime si sono incontrate è come se avessimo voluto fare un percorso insieme. Mi invitò anche a venire qui, nella sua diocesi, quando ancora la Casa del Ponte non esisteva, né tantomeno questa cappella. Non sapevo come fare ed anche padre Mario cercava una sistemazione per noi a Caltanissetta. Quando per la prima volta la proprietaria di questa casa, che si chiama Lilla, me la offrì, ed intendeva donarla alla Fondazione, io mi spaventai e cercai di dissuaderla. Non volevo nulla. Dopo due anni questa signora mi raccontò che l’ideatore del nostro gruppo, un laico, Leo Amici, venne trentacinque anni fa e le disse «Un giorno questa casa, al centro della Sicilia, sarà molto utile per i giovani”. Lei addirittura si ingelosì perché Leo Amici continuò a frequentare altre case e non più questa. Dopo tanti anni, in cui l’aveva messa in vendita inutilmente con il marito e i figli, capì che il cielo le stava chiedendo un’altra cosa. Ecco perché decisero di donarla alla Fondazione Leo Amici, imponendomi,

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in qualche modo, la casa e subito dopo di venire a visitarla! Venni in Sicilia per alcuni gruppi di giovani che volevano incontrarmi e soggiornai in questa casa, senza rendermi conto di dove fossi. Seduto in giardino vidi delle case e mi dissero che si trattava di Caltanissetta. Solo allora collegai tutto a padre Mario! Avevo trovato il luogo dove cominciare questo percorso anche nella sua diocesi. E così accettai ben volentieri il dono della casa chiedendo anche perdono al Signore per la poca fede e la poca lungimiranza. Ecco perché oggi siamo qui. Tutte le coppie e i giovani che sono “passati” in questa casa hanno lasciato il loro segno: Mirko e Desola, Michele e sua moglie, Alessio, hanno dato il loro contributo, l’hanno rinfrescata, hanno ripulito il giardino, piantato piante nuove. Oggi non possono essere qui con noi ma sono stati determinanti. Tutto è determinante. Anche se dopo si sceglie un’altra strada, il tocco che lasci rimane per sempre. In questo momento ci sono Leri e Francesco, Giacomo che veglia su questa casa anche da Caltanissetta, dove è responsabile della Pastorale Giovanile, Francesco di Lentini che, con il suo gruppo, viene spesso per sostenere Leri e Francesco e, dunque, ci sono tutti i presupposti perché questo seme fiorisca a tempo debito senza la fretta, che io ho continuamente, di

vedere i frutti realizzati, di sentirne il profumo. Ho sempre avuto fretta nella mia vita, ho corso, perché a volte bisogna solo correre senza nemmeno compiacersi di ciò che si vive, di ciò che si fa, di ciò che si è perché, se si corre, il male che vuole fermare le cose, non riesce a starti dietro! In altri momenti, come ad esempio per questa casa, vedo che è un seme che deve essere riscaldato e, a suo tempo, avrà il suo frutto. Questo è il primo frutto, quindi grazie padre Mario, grazie infinite e un abbraccio infinito con tutta la fede e il mio amore per Gesù. Grazie a tutti voi che siete qui e non importa se i frutti si potranno vedere tra un mese o tra vent’anni: qui il seme è stato messo, lo stiamo curando, riscaldando soprattutto con l’amore di padre Mario. Abbiamo scelto due tra i tanti messaggi augurali ricevuti questa mattina: uno di Teresa, una giovane nonna, e l’altro di Costantino, papà di tre figli e conquista di santa Chiara e san Francesco. Era un musicista famoso (chitarrista), ma faceva una vita disordinata. Quando l’ho contattato per le musiche della colonna sonora di Chiara di Dio, lui venne, si innamorò dello spettacolo e della protagonista che interpretava Chiara. Sono passati nove anni, hanno già tre figli e lui è uno di questi giovani che ha cambiato strada, ha cambiato vita con questo spettacolo.

Non si è più lontani ma vicini, perché famigliari di Dio. Così accade anche per ogni avvenimento intriso del Suo spirito e realizzato per la Sua gloria.Ci sente vicini, partecipi, presenti, uniti, insieme, in ginocchio davanti a quel “piccolo” tabernacolo, grande amore di Dio.Caro Carlo ogni tuo fatto rende ogni uomo più ricco di quell’amore, accosta fratelli per la sua grande Chiesa, fa sentire vivi nel popolo di Dio.

Costantino

Giornate particolari, il suono di un altro obiettivo raggiunto in quest’opera al servizio di Dio. Un suono che risuona nell’aria. Siamo con te, Carlo, tutta la famiglia del Lago, con infinita gratitudine per ciò che fai, per far vivere nell’animo mio, nell’animo di ogni uomo, l’amore infinito di Dio. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato, collaboreranno. Grazie ancora a quel nobile uomo, Mons. Russotto, che offre tutto se stesso al servizio di Dio riconoscendo anche il tuo operato senza sosta.Che Dio benedica voi tutti e tutto ciò che passa dalle vostre mani, anima e cuore per l’umanità; benediciamo questa santa Chiesa e siamo sempre per Gesù e per il grande Padre, che tanto ci ama e che vuole amare ogni uomo, suoi figli per sempre uniti a Gesù.

Teresa e la famiglia del Lago

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Un Solo BattitoOmelia di Mons. Mario Russotto1. Come a Betlemme

Questo è un momento di commossa gioia, per me, per Carlo, per padre Antonio, per tutti noi, per questa nostra piccola diocesi, ma anche per la Chiesa intera e per tutta la fondazione Leo Amici, perchè oggi diamo a Gesù una casa, un luogo in cui abitare, in cui rendersi presente nel silenzio ospitale di quel suo tacere che si fa eloquente abbraccio d’amore. Questa cappella è davvero bella, ogni parte di essa è stata pensata con amore. Non sapevamo all’inizio come sarebbe venuta, è come se Gesù si fosse fatto strada da sé man mano che procedevano i lavori e così, a poco a poco, è venuta fuori quasi una capanna, una Tenda del Convegno.

Questa copertura, che ricorda i tetti con cui, qui in Sicilia, venivano coperte le stalle, a me richiama un po’ Betlemme dove Dio si rende presente bambino, si incarna e viene chiamato “infante”, che in greco significa “senza parole”. Qui Dio abita in questa Betlemme che è la cappella dei santi Francesco e Chiara e, “senza parole”, attende le parole del nostro cuore e dei nostri sogni, le parole di intercessione, le parole che ci rendono presenti a Lui, che è sempre qui presente a noi.

Ogni cosa in questa cappella ha un suo significato, una sua storia, come spiegava Carlo all’inizio. Tutto è iniziato con Francesco e Chiara, con questo lavoro teatrale e loro due, Chiara e Francesco, ci hanno fatto incontrare, ci hanno condotto per mano e sono arrivati fin qui portando alcuni di voi, che per noi non solo sono di esempio, ma sono come una spina nel fianco. Leri, Francesco, Michela, Giacomo sono per noi un pungolo continuo, un richiamo all’esserci per Dio, con Dio e solo per amore, esserci nell’essenziale del proprio cuore, abbandonati a Lui che è materna paternità provvidente.

2. Fra terra e cielo

Questo altare è stato donato dalla parrocchia, da Padre Antonio, che ha un cuore più grande di tutta la città Santa Caterina. Ho voluto che fosse così perchè la terra dice tutta la nostra rozzezza, noi siamo grezzi e ruvidi perchè siamo umani, con tutte le nostre fragilità e le nostre spigolosità e, per quanto possiamo tentare di elevarci a Dio, non riusciamo ad alzarci al di sopra di noi stessi ed ecco allora che Dio, nella sua perfezione, ma anche nella follia del Suo amore, va ad incastonarsi nell’umano. Dio si incarna, non è l’uomo che diventa Dio, Gesù è Dio che si incarna e si fa

uomo, ecco il senso di questo altare. C’è un mistero, un congiungimento fra la terra e il cielo, fra l’uomo e Dio, rappresentato da quella tavola trasversale, che ricorda la croce di Cristo. Lì il cielo e la terra si congiungono, lì è come se il cuore di Dio si fondesse con il cuore di ciascuno di noi.

Questo altare dice che non ci sono ormai due battiti, quello dell’uomo e quello di Dio, c’è un solo battito in Dio, perchè Gesù è Dio e uomo, e c’è un solo cuore, il nostro, che è quello di Dio, o quello di Dio, che ormai è anche il nostro per sempre.

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3. Sorgenti di acqua viva

E poi Carlo ha voluto rappresentare questa “pietà”: Francesco nell’atto estremo della povertà, quando si consegna a Sorella Morte e, mentre tutto sembra finito con lui, da quel giorno in realtà tutto comincia; Francesco accolto dall’abbraccio materno di Chiara che, quasi rappresentante ed icona della maternità della Chiesa, ha lo sguardo rivolto al cielo, al quale consegna Francesco. In Francesco ogni giovane, ogni uomo che vive la follia dell’amore fino alle estreme conseguenze è abbracciato e restituito alla sua sorgente che è Dio.

E tutte quelle mani che si tendono da quella grata, che dice la clausura del cuore, sono mani di giovani mendicanti d’amore, assetati di senso, bisognosi di stima, orfani d’affetto che si tendono verso Francesco trasfigurato in Cristo Gesù, perchè anche loro vogliono diventare come Lui, anche loro vorrebbero essere tra le braccia di Chiara e lasciarsi consegnare a Dio. E c’è anche quella croce fatta di luci, ben visibile la sera, opera del genio della luce, che è Davide, il quale anche lui con tanto amore ha lavorato qui come tanti di voi. E infine questi due dipinti, che rappresentano Chiara e Francesco insieme, fiumi, fiori, sorgenti di acqua sempre fresca per la Chiesa.

Questa cappella è fatta di cuscini e di tappeti, perché ognuno possa trovare la sua posizione, possa inginocchiarsi, adorare, pregare, invocare, colmare le sue solitudini di volti e di storie, come Abramo, il quale osa, è un uomo coraggioso, insiste, la sua è una preghiera di intercessione e ad ogni invocazione Dio lo

respinge. Infatti, Abramo chiede la misericordia di Dio in virtù della presenza di cinquanta, quarantacinque, quaranta… giusti e ogni volta Dio non gli dice “perché tu mi hai pregato per loro io risparmio la città”, ma “per rispetto a quei giusti, risparmio la città, per loro non per te”, dunque Abramo poteva anche scoraggiarsi.

4. La forza della comunione

È duro questo Dio che sembra tener conto della preghiera di Abramo, ma non tener in alcun conto lui come persona. Questa è la grazia di esserci sapendo scomparire. Questo significa vivere la preghiera di intercessione, essere solo un ponte da attraversare. Abramo non chiede nulla per sé, è il mistero del credente, il mistero che vive il cristiano autentico: c’è, prega, grazie a lui si salva un’intera città, si salvano dei giovani, ma non pretende che gli si dica “grazie”, che arrivino riconoscimenti.

Così è Abramo, il quale nella sua preghiera poi si ferma a dieci. Perché? Non si può salvare il mondo da soli, non si salva una città da soli, occorre una comunità. Dieci era il numero minimo perchè si costituisse una comunità di preghiera in Israele. Ci deve essere una comunità, è la comunità che, nella comunione della preghiera, rendendo Dio presente, anzi strappandolo al cielo e facendolo venire in terra, si fa via di salvezza, non il singolo, non Abramo, per quanto sia grande, non il Papa, non il Vescovo, carissimi amici, forse dieci giovani, dieci ragazzi dal cuore puro possono ancora salvare questa Chiesa e questo mondo.

Come Francesco e Chiara, come ha fatto quel Francesco che già nel sogno del Papa, nel sogno del Vescovo sorregge tutta la Chiesa, sostenendo con le sue spalle la prima basilica, che è San Giovanni in Laterano, quel povero mendicante, quello straccione, quel giovane sognatore con alcuni coraggiosi, ardimentosi riuniti in comunità e capaci di esprimere la forza dell’amore che si fa coesione, dirompente fiume che non travolge, ma accarezza e leviga anche la pietra ed ammorbidisce anche i cuori duri.

5. Nella fine un nuovo inizio

E poi il testo del vangelo: “Ti seguirò dovunque andrai”, dice quel tale, e Gesù risponde: “Gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, le volpi le loro tane, il Figlio dell’uomo non

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Grazie, caloroso ed affettuoso, al nostro Vescovo, padre Mario, da parte dei giovani di Santa Caterina, dei giovani della diocesi, dei giovani cresciuti da Carlo Tedeschi che sono qui oggi, venuti dal Piccolo Paese del Lago. Grazie di cuore per questo dono che il Signore ci sta facendo e che Lei ci ha aperto: la possibilità di vivere momenti di preghiera nella Sua casa è per noi

giovani motivo di gioia infinita e di rifugio nella sua casa. Grazie per la Sua accoglienza in questi anni, per i Suoi pensieri costanti, per il Suo amore di Pastore e di padre, per il Suo continuo preoccuparsi per noi giovani. Essere qui nella sua diocesi è per noi la nostra chiamata, il compimento di una vocazione che il Signore ci ha permesso di poter udire. Essere qui a Santa Caterina è motivo di nuova vita, per donare tutto noi stessi, nell’umiltà che ci insegnano santa Chiara e san Francesco, a tutti i giovani e alle famiglie che qui arriveranno per cercare il Signore.

Giacomo

ha dove posare il capo”. Questa risposta spiega quella tavola trasversale che c’è all’altare. Il verbo usato per dire “posare il capo” nel testo greco è klinein, “reclinare”, “chinare”. Questo verbo ricorre solo un’altra volta in tutto il vangelo, quando si dice che Gesù, dopo aver detto: “Padre, perdonali…” , “riposato - klinein - il capo consegnò lo spirito”.

Gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, le volpi hanno le loro tane, Gesù trova casa sul legno della croce, quello è il suo rifugio, quello è il suo guanciale, lì si consegna e dona tutto quello che ha, anche il Suo respiro, che è il vento di Dio, e mentre tutto in lui muore, tutto attorno a lui trova vita. Allora, carissimi giovani, dove trovare il nostro nido, la nostra tana? Dove trovare l’abbraccio di consolazione? Lì dove il cielo si è per sempre sposato alla terra, sul legno della croce.

Quando venite qui a pregare, guardando questo altare, pensate a tutto questo mistero, che è anche espresso e spiegato in questo dipinto, che non vi deve distrarre dall’essenziale, dal Signore che sarà lì silenzioso ad aspettare, ma vi deve portare, orientare a Lui, perché quando pensiamo che tutto sia finito, solo allora Dio può iniziare in noi la sua grande opera. E così sia!

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Il pomeriggio del 1° luglio, nella Casa del Ponte, un momento di preghiera ha coinvolto tantissimi giovani e famiglie provenienti, anche per la prima volta, da molte località siciliane. Un momento di preghiera voluto e strutturato da padre Antonio e da S.E. Mons. Russotto, con la lettura del salmo 138, una preghiera del Vescovo, le letture di due brani biblici, una tratta dal Libro del profeta Geremia (Ger 1, 4-10), l’altra dal Vangelo di Marco (10, 17-22) e, subito dopo le due letture, gli interventi di Carlo Tedeschi, con le testimonianze e i canti dei giovani, e di Mons. Russotto, a conclusione di una bellissima ed intensa giornata.

Testi deregistrati e non rivisti dall’autore

Carlo Tedeschi - Ero anche più giovane di voi, forse, quando ho cominciato a guardare il mondo intorno a me. Da una parte, le espressioni di Dio erano meravigliose, dall’altra gli uomini mi tradivano e vedevo tanto male, tante cose brutte che ferivano il mio cuore, e che oggi feriscono anche il vostro, perché i giovani sono curiosi e attendono di poter trascorrere i loro giorni nel mondo da adulti, da consapevoli. Ero molto giovane e continuavo a pensare che ci dovesse essere un mondo di perfezione, un mondo d’amore, quello che io desideravo e raffiguravo nei miei sogni ad occhi aperti. Lì mi rifugiavo, senza sapere ancora che quello era il mondo di Dio, della perfezione, della bellezza infinita, del calore dell’amore. Mi rifugiavo lì proprio perché il Signore già mi conosceva, come già conosce ognuno di voi, come

già ci ha conosciuto prima ancora che nostra madre ci mettesse al mondo. Perché ci conosce? Perché è Lui che ci ha concepito nei suoi pensieri numerosi come i granellini della sabbia, pensieri che ha per ciascuno di noi. È Lui che ci pensa, è Lui che ci ama. Ecco perché soprattutto nei giovani c’è una nostalgia struggente: è il desiderio di incontrare qualcosa di buono, di bello, di trovare l’amore vero, qualcosa che possa far esprimere questa nostalgia, questa passione che c’è dentro di noi. Francesco e Chiara lo avevano capito molto bene ed ecco perché abbiamo detto che Francesco era un artista: egli esprimeva totalmente questa nostalgia per qualcosa di grande e di bello! Lo esprimeva. Anche per me c’è stato un momento in cui non sapevo comunicare agli altri quale fosse questo mondo meraviglioso che avevo scoperto dentro di me e che corrispondeva alla mia anima, lì dove Dio aveva plasmato con le sue mani, ero anche balbuziente. Poi Dio ha toccato la mia bocca e non sono stato più zitto, perché ciò che si prova per Lui, quando Lo si tocca, quando si riesce a bussare alla sua porta e Lui ti apre, non lo si può più tacere! Vi chiedo di cercare Dio, di bussare continuamente alla sua porta anche quando non vi apre perché Lui ci conosce e sa quando deve aprire, sa quale sia il momento perfetto per noi, ma noi abbiamo comunque il dovere di continuare a bussare, di non smettere mai di sognare, di cercare l’amore perché c’è! Ci può sembrare che Lui non apra la sua porta mentre magari, attraverso un papà, una mamma, un Vescovo, un sacerdote, un amico, ci parla, ci accarezza, ci dà una parola di conforto, in attesa di spalancarci

il suo portone. Oggi qui con me ci sono dei giovani venuti da Rimini per conoscervi, per stare con voi, come è accaduto oggi pomeriggio con il GREST (GRuppo ESTivo) di S. Caterina, ragazzi ai quali auguro di vivere insieme questi 15 giorni in cui, accanto alla bellezza dell’entusiasmo, della gioia di stare insieme, c’è anche il confronto con il carattere, i pensieri dell’altro, che sono sempre diversi dai nostri, eppure questa è la cosa più bella del mondo: accogliere l’altro, che ha un pensiero, un volto, uno sguardo, un modo di essere diverso dal nostro. Ognuno di noi è un piccolo riflesso del volto di Dio e tutti insieme formiamo il suo volto. Allora anche quell’espressione che, nell’altro, in un primo momento può sembrarci brutta, pensiamo sempre che sia un riflesso dell’espressione di Dio, così lo accoglieremo e vedremo anche l’espressione della bellezza di Dio. Dio abita dentro di noi, anche se noi non lo sappiamo, proprio perché ci conosce da prima ancora che venissimo alla luce. Si chiamano Francesco, Iacopo, Eleonora, Matteo, Jano, Nicole: fanno parte dello spettacolo Chiara di Dio, ad Assisi, e si alternano con l’altro spettacolo, Patto di Luce, a Rimini. Matteo si sta preparando per diventare il protagonista di Patto di Luce: ogni personaggio dello spettacolo, infatti ha bisogno di tre o quattro interpreti perché viene rappresentato tutte le settimane ed i ragazzi sono impegnati in questa missione. Quando raggiungono, dentro di loro, la consapevolezza che Dio esiste lo vogliono “toccare con mano” ed iniziare questo percorso di ricerca. Nasce in loro il desiderio di esprimerlo sul

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palcoscenico o di accogliere il mio invito a parlarne ad altri giovani, come questa sera, e dunque lasciano le strutture ed anche lo spettacolo per poter parlare di sé. Ecco perché esistono più interpreti per ogni personaggio!

Matteo - Ho il cuore che batte fortissimo perché vivo l’importanza di questo momento e sento quanto Dio ci è vicino. Ho il cuore che batte veramente molto forte perché il Suo amore, l’amore di Dio, è travolgente, quando ti colpisce rimani folgorato, fermo. Veramente a me non manca nulla, ho l’opportunità di studiare in un’accademia, di esprimere la mia passione per la danza e mi sono accorto che quando hai il cuore aperto, esprimi ciò che provi, Dio non ti fa mancare nulla, ti dà mille volte di più! Basta solo aprire un attimo il cuore e Lui ti ricambia.

Carlo T. - Quando ho proposto a Iacopo di venire con me per una settimana, che magari ci sarebbe scappata anche qualche giornata al mare, in un primo momento gli si sono illuminati gli occhi ma poi mi ha detto: «E i più piccoli ad Assisi come possono fare senza di me e senza Jano?». Jano e Iacopo, infatti, sono i più grandi del gruppo di Assisi. Allora l’ho invitato a guardare profondamente dentro di sé per capire che cosa volesse il Signore!

Iacopo - Sì, Jano ed io stiamo facendo questo percorso ad Assisi dove il Vescovo ha messo a disposizione una casa e dove possiamo vivere insieme agli altri ragazzi in due appartamenti separati, l’uno per i maschi e l’altro per le femmine. Sto vivendo molto la responsabilità verso i miei fratelli più piccoli e mi sta nascendo forte questo sentimento verso di loro. Dico fratelli perché li sento più che amici: vivendo insieme tutto il giorno e confrontandoci viviamo proprio come una

famiglia. Questo Carlo ci ha sempre insegnato: vivere come una famiglia, condividere tutto, parlare a cuore aperto dei propri problemi, di ciò che ci succede durante il giorno, di ciò che viviamo ed è meraviglioso. In tutto questo, c’è sempre il nostro percorso di ricerca, il nostro cammino verso Dio, il cercarLo ed è questo che sto cercando di fare. Come Matteo anch’io sono molto emozionato in questo momento perché siete giovani come me e, come io ho avuto la possibilità di conoscere qualcuno come Carlo e di intraprendere un cammino, oggi grazie a questo incontro, a questa casa e a questa cappella, ce l’avete anche voi. Oggi, durante l’inaugurazione, ho vissuto davvero l’importanza di questa cappella, di questo luogo, perché ho visto quanto potrà essere utile per i giovani. Quindi vi dico che per me cercare Dio, cercare Gesù, vivere nel Suo modo, cercare di seguire la Sua strada è bellissimo, non ci manca niente, è solo una gioia!

Jano - Io mi sento onorato di poter conoscere Dio ogni giorno, poter conoscere Gesù ogni giorno, perché quando mi sveglio la mattina sento sempre di più che Dio esiste e mi guarda e quando mi sveglio ogni giorno voglio dedicare a lui la giornata, minuto per minuto, pensarLo, fare come Lui perché Lui ci ha dato l’esempio, ci ha dato tutto.

Carlo T. - Non pensate che siano ragazzi speciali, siamo tutti speciali nel cuore di Dio e nei Suoi pensieri. Donatevi l’opportunità di parlare sempre con il vostro cuore con le persone che amate, con gli amici, con l’esperienza di parrocchia che fate voi, durante il coro della domenica, con Leri o con Giacomo, se fate punto di riferimento a loro, trovatevi questa opportunità, perché hanno gli stessi sentimenti che avete voi. Questi ragazzi si sono dati l’opportunità di dirlo, di poterlo dire! Nicole, magari ci canta una canzone: “Mi illumino di te”, che nel musical è interpretata da S. Chiara. Mi illumino di te, mi illumino del Signore, il Signore è luce, e non solamente in un concetto astratto, è proprio una luce che entra dentro il nostro cervello, nella nostra mente e ci illumina. Ogni ragionamento, ogni cosa che facciamo, il Signore ce la illumina, ce la fa vedere con la Sua luce.

Francesco - Fino a qualche anno fa anch’io vivevo dei disagi, dei turbamenti, anch’io ero pieno di dubbi, alla ricerca di qualcosa, e tutto il disagio che provavo lo sfogavo, come tanti giovani, in tante cose negative. Dal momento in cui ho incontrato Carlo e ho visto nei giovani che aveva accanto la voglia di cercare qualcosa di più, di andare oltre, la mia vita è cambiata. Ha

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fatto in modo che il Signore potesse agire nella mia vita e farmi cambiare strada. Ho ricevuto tutto in cambio, ho potuto far parte dello spettacolo Chiara di Dio, ho potuto rendermi utile al Piccolo Paese del Lago ma anche vivere insieme ad altri ragazzi. Mi sono reso conto che ciò che mi è servito tanto sono state le parole e la testimonianza di persone di fede. Questo è servito tanto a me e vedo che serve a tanti giovani. Per questo oggi, quando ho incontrato i ragazzi del GREST, ho fatto la stessa cosa. Sto assaporando la bellezza della vita con la fede, un cammino bellissimo in cui possiamo conoscere noi stessi. Sto scoprendo tanti doni miei che prima non conoscevo perché mi metto alla prova, perché ho voglia di superare, perché ho conosciuto Dio e ho avvertito dentro di me la Sua presenza.

Carlo T. - Francesco ha detto: “Carlo ha fatto in modo che io incontrassi il Signore”. È esattamente il contrario, è il Signore che ha fatto in modo che io incontrassi Francesco ed è la cosa più bella! È Lui che vive dentro di noi! Certo, se noi facciamo spazio a Lui ripulendo il nostro interno e lasciandocelo sanare dalla Sua grazia, guarire le nostre ferite dalla Sua presenza in noi, possiamo diventare uno strumento nelle Sue mani e Lui potrà guidare i nostri pensieri e i nostri passi verso coloro che Lui cerca, dopo aver trovato noi! Il Signore lo fa

attraverso chi è cosciente di questo meraviglioso procedimento, come può esserlo una persona di fede, ma lo fa anche con coloro che non credono in Lui. Quante volte “usa” persone, situazioni, per farci arrivare la Sua presenza! Dobbiamo stare con le orecchie e gli occhi tesi verso di Lui e Lo scopriremo. Con “M’illumino di te” abbiamo iniziato da un punto di arrivo: giovani che testimoniano la loro fede, che sono felici di farlo, spontanei e contenti di vivere questa esperienza di Dio, dunque, quasi dei punti di arrivo che poi, a loro volta, sono altri punti di partenza verso lidi e altezze superiori. Un giovane siciliano che si chiama Francesco, di Lentini, ci potrebbe cantare “Io non so capire”, il punto di partenza da dove tutti siamo partiti tutti.

Giacomo - Io sono stato cresciuto, educato alla fede da Carlo, che mi ha insegnato un valore importantissimo nella vita che sicuramente ci accomuna tutti: è il valore dell’essere Chiesa, che significa voler vivere secondo la Parola di Gesù, il Suo Vangelo, ed essere, ognuno di noi, parte viva, attiva della Chiesa. Noi giovani siamo Chiesa: insieme alle nostre famiglie, ai nostri amici, anche chi magari nel percorso di fede è più distante, chi è in difficoltà, noi siamo Chiesa. Gesù ci ha dato un comandamento meraviglioso: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo dà il senso alla nostra vita, questo è ciò che ogni giorno cerco di vivere, con tutti i miei difetti, i miei limiti, le sconfitte cercando di seguire sempre l’esempio di Gesù, dei suoi Apostoli, della Chiesa. Lei, padre Mario, nella Sua lettera pastorale ci ha detto che ognuno è amato da Dio in maniera personale. Questa frase ha colpito molto anche i giovani nelle scuole, perché ognuno di noi è a Sua immagine e somiglianza, ed è bello scoprire la bellezza di Dio in noi, cercando di soffocare invece la parte brutta, quella dei difetti, della nostra terrenità. Ci sono dei ragazzi che ci hanno raggiunto da due altri luoghi: i ragazzi dell’accademia di casa Betania, che il Vescovo ha aperto anche per voi. Questi sono una piccola parte, perché fino

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adesso siamo arrivati a trenta, ma vedremo quanti il Signore ce ne porterà; poi ci sono anche alcuni ragazzi di Bagheria. È un momento di condivisione, non posso farvi parlare tutti, perché ci sono dei tempi, però vorrei sentire un attimo Alex. Questo ragazzo studia al Galileo Galilei, è stato tra i primi a venire a casa Betania. Mi ha colpito una cosa di te, perché sento che il Signore a casa Betania ci suggerisce di guardare ragazzo per ragazzo e cercare di scoprire la storia di ognuno affinché possiamo camminare insieme! Lui è un ragazzo semplice, vorrei che in dieci secondi, ci raccontasse l’esperienza che sta vivendo, anche in relazione agli incontri fede che abbiamo svolto nelle scuole attraverso il Vescovo, cosa è rimasto in Lui da questi incontri dove si è parlato di Gesù e della fede in Lui.

Alex - Sono stati incontri molto significativi per noi e sono state belle esperienze. Da lì abbiamo imparato a convivere tutti insieme, ad esprimere le nostre passioni e grazie a lui, a Giacomo siamo riusciti, cantando, a far capire alla gente cosa vorremmo trasmettere e ciò che sentiamo dentro.Angelo - Mi chiamo Angelo faccio parte della Chiesa San Paolo di Caltanissetta. A nome di tutti, grandi e piccoli, dico che per noi è stata un’esperienza ma, soprattutto, un grande dono di Dio aver conosciuto queste persone, non solo perché ci hanno aiutato per i vari musical, ma sono state anche delle guide, dei pilastri che ci hanno aiutato,

consigliato, non solo sul piano professionale ma anche per la vita e li vogliamo ringraziare soprattutto per questo.

Carlo T. - Noemi prima ha detto che se ci fosse Gesù, lei vorrebbe dirgli grazie! È la cosa più bella che poteva dire, poi però ha aggiunto: “Lui sa quello che c’è dentro di me”. Anche questo è bellissimo, tutti noi sappiamo che Lui lo sa. Quando il mondo ci volta le spalle, gli amici, a volte i genitori, il fidanzato, il posto di lavoro, noi sappiamo che c’è qualcuno che ci guarda profondamente dentro. Però noi che vediamo Noemi, non sappiamo cosa ci sia dentro di lei e lei ha il dovere di dirlo perché dentro ognuno di noi c’è una grande bellezza e quando si comincia a parlare, come in questo momento, agisce lo spirito di Dio che respiriamo in noi e, dunque, non si

finirebbe più! Giacomo si impegnerà a farvi parlare in incontri dove si parla a cuore aperto, dove piano piano tra una canzone e una nota, spingendosi, si può parlare fraternamente, per far vedere all’altro la bellezza di Dio che è dentro di noi. È così che ci si unisce! Gesù ci ha dato un nuovo comandamento: “Amatevi, amatevi tra di voi, amatevi”...fatelo anche voi.

Padre Antonio - Anche le testimonianze ascoltate sono una Parola di Dio che arriva alla nostra vita. È una parola vissuta, una parola incarnata e allora ringraziamo il Signore per quello che questi giovani trovano la forza di dirci, non è semplice mettere a nudo la propria esistenza e condividerla.Tutto questa sera ha il sapore della gioventù, questo momento entusiasmante della vita!

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1. Luogo di ascolto

Siamo arrivati a sera, la brezza si fa sentire ed è davvero bello pensare come il Signore sia grande, Egli è il nostro tesoro, un tesoro che si lascia custodire in vasi di creta e creta screpolata, quali noi siamo ed io stasera sono contento nel vedere qui tutti insieme tanti giovani. Stamattina abbiamo inaugurato la cappella dei Santi Francesco e Chiara arricchita da questo bel dipinto di Carlo. Adesso lì c’è la presenza di Gesù in un tabernacolo piccolo, ma per me molto grande perché è il tabernacolo che aveva in casa un sacerdote anziano, malato, con grandi ulcere nel corpo, profonde e larghe come trafitture del costato di Cristo. Egli, sempre sereno e sorridente, era il mio confessore da quando sono vescovo qui a Caltanissetta e prima di morire ha voluto esprimere il desiderio di lasciare a me il suo tabernacolo. Adesso questo tabernacolo che lo ha accompagnato nella sua configurazione a Cristo Gesù crocifisso è qui ad accogliere le ferite di tanti giovani, è qui Gesù a farsi balsamo d’amore e io vedo già cosa sarà la Casa del Ponte qui a Caltanissetta, sarà un luogo d’incontro di giovani, un fiume di ragazzi e ragazze, un fiume pronto ad ascoltare e disposto a parlare se noi facciamo tacere le chiacchiere nostre.

2. Fissare lo sguardo

Gesù incontra questo giovane nobile, ricco, un giovane che voleva seguirlo e voleva di più da se stesso e, dice il Vangelo di Marco, “fissando lo sguardo su di lui, lo amò”. A me questa espressione fa venire i brividi ogni volta perché io non sarei qui questa sera con voi e tantomeno sarei vescovo se Lui non avesse fissato il Suo sguardo su di me amandomi. “Fissare lo sguardo” vuol dire attraversare l’aspetto esteriore del corpo per andare al di là di quello

che si vede, guardare oltre la vista per leggere quello che c’è nel cuore e nessun uomo è così cattivo da non meritare lo sguardo di Gesù, nessuno è così debole da non meritare di essere attraversato dalla potenza dell’amore di Dio. Questo giovane sperimenta il brivido di essere conosciuto dentro, di essere conosciuto davvero, non per quello che faceva vedere di sé, non per la sua devozione o per le sue elemosine, ma di essere conosciuto dentro anche nella sue storture e nelle sue pesantezze. Egli aveva il cuore aggrovigliato, l’anima come una pergamena tutta accartocciata, era schiavo di quello che possedeva, non era lui a possedere dei beni, delle ricchezze, ma erano queste cose che possedevano il suo cuore e Gesù lo guarda dentro e legge in lui questa zavorra, legge che questo giovane è schiavo, vuole apparire all’avanguardia, disposto a seguire anche il nuovo messaggio di questo Maestro di Nazareth, ma è avviluppato in se stesso. Non si può seguire il Signore se non si è liberi dentro, liberi di essere come siamo e non come gli altri pretendono, liberi di non farsi condizionare dalle mode, di non sentirsi giudicati dagli altri, di esprimere tutta la bellezza e la ricchezza del nostro cuore e di trovare la novità di noi stessi. Prima, Carlo parlava di volto, dell’insieme dei nostri volti che esprime il volto di Gesù, il volto è un incrocio di sguardo e parola, il volto dice “io vedo e sono visto, io parlo e posso accogliere la tua parola”. Ecco, Gesù ha un volto, Egli vede, parla, ma vuole liberare i nostri volti anche dalla disistima che abbiamo verso noi stessi. Soprattutto i giovani non si stimano, non si vogliono bene, pensano sempre di essere inadeguati. Abbiamo ascoltato stasera le testimonianze di questi ragazzi, ragazzi di Lentini, ragazzi di Bagheria, ragazzi che frequentano Casa Betania o Casa del Ponte, o

che sono in parrocchia, ragazzi che hanno cominciato a credere di essere importanti perché hanno capito che ognuno di noi è un tesoro per Gesù. Se vogliamo arrecare sofferenza a Gesù dobbiamo credere di non valere niente per Lui. Mi viene in mente il film di Gibson, quella lacrima che scende dal cielo al momento della crocifissione di Gesù, Dio Padre che piange, piange per ogni giovane, per ogni figlio che si abbandona alla morte del cuore e non crede di essere un tesoro per Dio, mentre Gesù ci ha detto: “Il Padre vostro si prende cura dei passeri del cielo, persino i capelli del vostro capo sono contati e voi valete più di molti passeri”.

3. Le ali della Chiesa

È questa la bellezza, Gesù guarda questo giovane dentro e lo ama, gli trasmette tutto il fuoco del suo amore, con quello sguardo gli fa capire: “Io ti conosco e per questo ti amo e non aspetto che tu sia santo per amarti, ti amo ora, da subito, come sei, ma tu amati, ama te stesso, libera il tuo cuore e spunteranno le tue ali, volerai in alto e sarai davvero libero, sarai come gli uccelli del cielo”. Questo chiede Gesù. E noi questa sera cosa vogliamo fare? Vogliamo permettere a Gesù di guardarci? Sentiamo il brivido di essere conosciuti? Secondo la teologia biblica, essere conosciuti significa che c’è qualcuno che prende a cuore il mio cuore: Gesù prende a cuore il mio cuore, io sono importante, sono decisivo per Lui, che per salvare il mondo ha bisogno di me. Siamo tutti indispensabili, ognuno per quello che sa fare. Gesù ha bisogno dal nostro sguardo per guardare con amore altri giovani, per arrivare al cuore degli altri, ha bisogno delle nostre mani per accarezzare, per abbracciare, per consolare. Voi, cari giovani, siete le ali della Chiesa. Senza di voi la Chiesa non può volare, resterà bassa, aggrovigliata

Intervento Mons. Mario Russotto

Le ali della Chiesa

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Le prime testimonianze..

Mi chiamo Giacomo Zatti, ho 34 anni, sono padre di famiglia e cantante e attore professionista della Compagnia teatrale formata da Carlo Tedeschi, il quale mi ha educato sin da piccolo alla fede e alla scoperta concreta di cosa sia il servizio alla Chiesa.Da due anni vivo in Sicilia, inviato dall’Associazione Dare per collaborare direttamente con S.E. Mons. Russotto anche attraverso l’incarico di Responsabile della Pastorale Giovanile Diocesana della città nissena che lui stesso mi ha conferito per il triennio 2012-2015.Qualche giorno fa ho sognato di trovarmi nella struttura di S. Caterina, la quale aveva un aspetto completamente evoluto rispetto a quello attuale. La Casa del Ponte, ora la più in vista dalla strada, era la parte meno evidente di un Santuario. Dalla strada, sia nella parte anteriore che in quella posteriore, ben visibili due tettoie con annessi porticati in legno; una pavimentazione di mattoncini color marrone chiaro stretti e lunghi con delle decorazioni a cerchio di marrone più scuro contenenti ciascuno una croce di una gradazione più scura. Nello spazio tra la Cappella e la parte superiore della Casa una veranda molto lunga sfociante nel terreno confinante con pareti in vetro che rendevano visibile dalla strada l’opera della Chiesa in questa struttura. Una fila di panche sul lato superiore ed una fila sul lato inferiore con in mezzo la possibilità di passeggiare meditando in preghiera le Sacre Scritture e di scendere in Cappella per adorare il SS Sacramento. In tutto questo vedo Gesù che passa felice tra i tanti giovani presenti dicendomi di curarli nella fede.Credo che la verità non sia racchiusa solo in ciò che il Signore ha voluto mostrarmi, ma nell’impegno di farmi carico di questo progetto affinché possa essere realizzato. Trascorso qualche giorno da questo episodio (così particolare per me), esco dalle Paoline di Caltanissetta, dove ho acquistato dei libri utili agli esami di Teologia ed improvvisamente avverto la necessità di fare silenzio in me, seppur camminando nel centro di una città. Nel profondo sento forte“ Giacomo… Devi affiancarti all’operato del tuo Vescovo e di Carlo. Deve essere un affiancamento totale con la stessa responsabilità con la quale loro portano avanti il tutto per Dio e per la Chiesa”.

Giacomo Z.

nelle pastoie di noi vescovi, di noi preti e delle nostre devozioni. Voi siete le ali della nostra inquietudine, le ali che ci permettono di volare liberi nel cielo, leggeri come gli uccelli e più voi siete numerosi, più siete sinceramente liberi, più vi sentite guardati dal Signore, più sarete ali spiegate di questa aquila che è la Chiesa e voleremo alto insieme. Ma se chiudete il cuore allo sguardo di Gesù, sarete, dice il testo greco “skiutropoi”, intristiti come i due discepoli di Emmaus. Non seppellite la speranza, non scavate la fossa all’amore, non coprite di cenere, delusione, smarrimento il vostro cuore, date piuttosto respiro al vostro cuore e solo Gesù può darvi questo respiro, perché solo Gesù ci farà liberi e liberi per sempre, Lui solo. La Casa del Ponte che congiunge la terra al cielo, è la casa che ci stringe in un abbraccio, questa è la Chiesa che Egli sogna, quella che qui questa sera

noi rappresentiamo, quella che vuole Papa Francesco, che, se fosse qui - ma è qui nella persona del vostro Vescovo - sarebbe felicissimo perché vedrebbe già l’alba di un nuovo orizzonte della Chiesa. Adesso io vi do la benedizione, ma desidero ringraziare di tutto cuore Carlo perché ha voluto questa casa, che rende più bella e più ricca la nostra diocesi di Caltanissetta ed è, insieme a Casa Betania, un punto di riferimento anche per i giovani delle

altre diocesi. Casa del Ponte e Casa Betania, “casa della povertà” e “casa delle congiunzioni”, sono due case per voi, per i giovani, per le famiglie. Giacomo è il responsabile, insieme a Valentina, della Pastorale giovanile della Diocesi, Don Rino è il direttore, poi ci sono Lino e Maria, che sono i direttori della Pastorale Familiare della diocesi. A tutti io voglio esprimere tutta la mia gratitudine. Casa del Ponte e Casa Betania possono diventare come il Lago

di Monte Colombo, è casa vostra, sappiate che qui c’è Gesù notte e giorno che vi aspetta e c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltarvi ed accogliervi. Grazie a Carlo e a tutta la Fondazione Leo Amici, grazie a tutti gli amici e grazie a tutti i ragazzi. Da questa sera la nostra Chiesa sarà più bella, grazie a voi. Vivete sempre nella pace e abbiate il coraggio di essere liberi nell’amore!

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Un nuovo grande giorno. Un nuovo grande passo verso il futuro. Un piccolo grande risultato, sudato, meritato.. L’immenso dono di una piccola dimora, rifugio per i giovani, per anime riunite col cuore a spingere ed innalzare nello sconfinato un canto di lode.Un luogo semplice e umile, come i grandi santi ai quali è stata dedicata..Ricca già di storia, tempio delle emozioni di chi, docile, si commuove per Lui. Invita ad adorare, nel silenzio dell’intimo, l’immagine imponente che disperatamente ricerca uno spiraglio di luce, che già si posa sugli occhi rivolti all’immensità.E la Croce che si fa luce in ogni angolo oscuro del nostro interno, non lascia spazio a continui affanni, lotte e soffocamenti.. perché quella croce non sarà più così pesante.Un tappeto per inchinarsi, spogliati da costruite abitudini, a Lui, tanto grande, ma tanto piccolo da poter entrare nei cuori di noi giovani, alla scoperta di nuovi mondi da poter abbracciare, nuovi spazi da guardare, imprese da sostenere.. così Lui potrà ammantare di dolcezza i nostri passi.Una pietra centrale su cui si posa solo la Sua maestà, nel farsi uomo e visibile ai nostri occhi..Lui si fa come noi.. e noi come Lui..A Lui riconoscenza e devozione, a Lui l’affidare le nostre vite, a Lui dedichiamo la messa in scena delle nostre volontà che si faranno quadri, immagini, suoni e danze nel mondo, solo per amare.Grazie a chi, nell’umanità, ci indica la divinità.. Tu padre Mario, Tu Carlo.. fiumi impetuosi che sgorgano dall’unico Amore.Per noi il punto di partenza.. noi, come bimbi, a grandi passi verso il nostro futuro.

Francesco T.

Sono entrato in un’altra dimensione, ho varcato la soglia del regno d’amore, sentivo un calore avvolgere il mio corpo come in un abbraccio infinito, non volevo andarmene, non volevo allontanarmi da quella luce che ti fa sentire speciale, ti purifica e ti fa sentire universale. Una macchina del tempo dove il tempo si annulla, i pensieri fuggono e rimane solo la tua coscienza nuda, spogliata da desideri, vizi, pregiudizi per far rimanere solo la coscienza dell’amore, che ti bacia con labbra passionevoli e ti invita ad essere il suo amante. Solo con lui, Gesù, e solo per lui.

Salvo

Sono in viaggio da circa un’ora e mi accorgo che sto guidando senza avvertire il solito bruciore agli occhi, soprattutto dopo il lungo viaggio di ieri.Lo dico a chi è in viaggio con me, mentre realizzo che già questa mattina, al risveglio, nella Casa del Ponte, ho notato gli occhi bianchi e riposati, senza il solito rossore.Ieri sera ho visitato la Cappella dei Santi Francesco e Chiara, ed entrando ho provato una forte emozione che mi ha commosso fino all’anima, lasciandomi un grande senso di pace che mi è rimasto fino ad ora. L’amore di Dio misericordioso, in quella cappella, ha colmato il mio cuore emozionandomi, per poi arrivare fino all’anima e lasciando dentro di me tanto amore e pace.Continuando il viaggio insieme a Roberto F. ci siamo ricordati che il giorno prima Carlo ci aveva consigliato di andare a riposare nella Casa del Ponte, nonostante Francesco M. ci avesse trovato un appoggio per dormire a Trapani decisamente più comodo. Noi avevamo accettato la sua proposta quindi Carlo ha dovuto insistere e dirci sorridendo: «Visitate la cappella, così guarirete anima e corpo». Ma gli occhi non sono lo specchio dell’anima?Adesso è difficile esprimere quello che provo. Nella normale straordinarietà di questa vita l’amore di Dio sorprende e riporta tutto al vivo.

Ignazio C.

Appena sceso dal furgone ho sentito un profumo distinto, un profumo preciso che conosco.Non trovo le parole per esprimere il sentimento che provo. Nella cappella mi invade la presenza del Signore, trattengo a stento il pianto.Regna la pace, la tranquillità, la fratellanza.

Giacomo B.

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Ieri alla Casa del Ponte è stato come arrivare in un angolo di paradiso, proprio sotto le ali di Dio.Abbiamo recitato i vespri nella cappella dedicata a S.Chiara e S.Francesco e, appena entrati, un’ondata di calore ci ha travolti.Stare seduta per terra mi ha fatto leggere come fa una bambina, cercando di fare propria ogni parola: una bambina che legge per imparare. Mi sono sentita piccolissima al cospetto di Dio, mi sono resa conto che devo sempre imparare, sempre essere come una bambina che impara per crescere. Stamattina fare colazione è stata un’emozione bellissima, mi mancava quell’aria di famiglia, quella lunga tavola trasbordava di gioia alla mia vista.Qui mi sento come estraniata dal mondo, come se la vita si fermasse per farti assaporare il gusto della bellezza di Dio!

Agata

Pace, Serenità, Calore… Amore.Questo è quello che si prova ritornando alla Casa del Ponte, dopo esserci stato per l’inaugurazione della cappella dedicata ai Santi Francesco e Chiara.Quando sono entrato nella piccola cappella, in silenzio, la bellezza e la presenza di Gesù mi hanno avvolto con un tale amore che avevo i brividi in tutto il corpo e facevo fatica ad uscire per andare via. Sarei voluto rimanere nella cappella per sempre.E’ stato come entrare in un’altra dimensione, essere accolto, attratto dal grande amore di Gesù, di Dio, essere in intimità con loro e poter vivere attimi di eternità, in un luogo santo, un angolo di paradiso creato sulla terra.Grazie per tutto questo.

Ciro

«Il tuo silenzio sensibile, fitto di semplicità (…)». Il loro silenzio, colmo di amore e santità. In quell’immagine così forte e toccante, S. Francesco e S. Chiara si pongono davanti a noi, mettendoci di fronte a Dio.Questa cappella così inusuale, particolarissima, ricolma del senso di pace che Chiara e Francesco penso provassero di fronte al Signore ed allo stesso tempo la contemplazione della magnificenza che si esprime nella semplicità della pietra e del legno. È proprio questa che rende magico e straordinario ogni istante, non servono pilastri di marmo decorati, né panche di legno massello o drappi finissimi. Solo qualche cuscino rende possibile ad ognuno di porsi agli occhi di Dio come meglio crede; poi lo sguardo di S.Chiara che accoglie suo fratello Francesco nella dolcezza commovente della pietà.Mi sento bene, mi sento ristorato, percepisco la pace nell’aria e so che il mio grazie va a Dio per aver donato anche a me la possibilità di attraversare questo ponte. A volte, come ieri sera ai vespri e oggi a messa, mi chiedo come sarebbe stata questa vita se Lui non fosse entrato nel mio quotidiano o meglio se io avessi rinunciato ad aprire la porta del mio cuore al Suo amore. Forse ho troppa paura per darmi una risposta, allora quando me lo domando piango, perché mi chiedo come abbia fatto a non comprendere prima. Mi struggo, sperando che Dio perdoni le mie mancanze nei suoi confronti, ogni giorno. Ma continuo a sentire il suo abbraccio caldo nell’anima, in maniera particolare quando posso condividere con i miei fratelli la gioia della preghiera o anche la semplicità di un silenzio nell’osservanza, all’interno di questa piccola grande casa di Dio.Rendiamo il nostro cuore come questa cappella: semplice, calmo nella mitezza del silenzio, affinché anch’esso possa divenire luogo in cui Lui possa risiedere.

Francesco S.

Appena varcata la soglia di quel cancello, il mio pensiero è stato: «Devo andare da Gesù prima di iniziare tutto».Così è stato, infatti. Dopo averci accolto, Leri e Francesco hanno portato tutti nella sua nuova casa.Entrato mi sono sentito immerso dentro di Lui, nel suo amore, catturato dalla sua carità, carità per un figlio che cerca ogni giorno di amare del suo amore.Sì, quella cappella è l’atrio del paradiso, è la Scala Dei che fa accedere al luogo dove tutto è eterno.E la Casa del Ponte ti fa pregustare tutto ciò per questo chi arriva lo definisce un “angolo di Paradiso”.Tutto qui è fatto di un’unica materia, quella di Dio, e chiunque metterà piede in questa casa ed entrerà nella sua cappella troverà ristoro, carità e amore.Ubi caritas et amore Deus ibi est

Tony

La forza e la bellezza sono di Dio.È questa la sensazione che ho provato entrando in questo luogo.La cappella è disarmante.Ci si deve arrendere a Dio che ama.In questo luogo la presenza di S.Francesco è forte, eppure - ti chiedi - non sono questi i suoi luoghi e le sue terre.Ma ciò che ho provato è vero, ed allora dico: sei ancora in viaggio, ci sei per noi, lontano dal quotidiano, per ristorare, per accendere di nuovo la fede, che è forza verso Dio, verso il prossimo.Grazie di cuore per aver vissuto una notte in questo Santuario

Roberto F.

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La prima volta che sono arrivata al Lago ero sorpresa di quanto in quel luogo si avvertisse viva la presenza di Gesù.Adesso è ciò che sento anche qui a S. Caterina.Che meraviglia varcando il cancello il giorno dell’inaugurazione. Quanti giovani, quante realtà provenienti da luoghi diversi. Ma eravamo lì, stretti nello stesso abbraccio, uniti dallo stesso Amore che avvolgeva tutte le cose.Abbiamo celebrato i vespri nella cappella e, al termine, quasi non volevo allontanarmi più dalla piccola cappella.Prima di cena poi sono passata di nuovo dalla cappella e non ho potuto fare a meno di inginocchiarmi davanti a Gesù.In quel momento mi sono sentita avvolta come da un caloroso abbraccio.Mentre lo sguardo si perde tra i monti di S. Caterina, il cuore si apre a Dio. Lucia

Anche oggi sono qui! Scesi tutti, il primo pensiero è: com’è venuta la casa del Signore? Banale pensiero ma che racchiudeva dentro la mia voglia di cercare ed ancora ritrovare il mio Gesù.Entro e accolta dalla musica gregoriana sento un profondo sentimento di CALORE che mi invade, e che desidero resti con me.

Katia

C’è silenzio, una musica dolce invade l’interno della cappella e noi che entriamo.Mi sento “fuori dal mondo”: varcare quella soglia ti dà la sensazione di entrare in un’altra realtà.Celebriamo i vespri: che pace si assapora.E fai fatica ad uscire, a staccarti da quella potenza d’amore.

Lorella

Casa del Ponte: un altro importante tassello che si aggiunge al mosaico prezioso voluto da Leo Amici e realizzato da te, Carlo.Vedendo la casa ho l’immagine che voglia custodire, per proteggerla, la Cappella di Francesco e Chiara al cui interno si ha la netta percezione di vivere un intimo collegamento con Dio. Un Bene Supremo riversato in questo piccolo spazio che risplende ed avvolge tutto di esso: non è più solo una cappella, ma è Chiesa, la Casa di Dio, aperta a coloro che vorranno riconoscerlo e testimoniarlo al mondo intero.Entrando nella cappella mi sono sentito avvolto, abbracciato, capito… mi sono sentito a casa!Vorrei tanto che chiunque entrerà in questo luogo sacro si possa, come me, sentire amato per poter, a sua volta, donare l’amore ricevuto.

Alessandro G.

Negli ultimi quattro anni almeno una volta all’anno mi ritrovo in questo luogo, ma oggi è come se fosse la prima.È la presenza di Gesù che muta tutto. Oltre alla bellezza e alla cura della Casa del Ponte, è la cappella che completa, avvolge, racchiude il tutto.Sono attirato dal sostare dentro di essa; è come entrare in un’altra dimensione dove non esiste né lo spazio né il tempo, ma solo Dio che si fa sentire, nel silenzio e nella natura.Mi sento allontanato dalla realtà, perché riesco a vivere solo Gesù.

Enzo O.

Eccomi! Sono arrivata!Tra i mattoni, cerco la Cappella da poco nata.C’è una croce sottile ed umile ad indicarmela.È li, quasi nascosta, alla fine di un breve sentiero dove si sente il profumo dei limoni.Una piccola finestra, una porta spalancata a chi vuole addentrarsi… sul muro, una CROCE DI LUCE.Mi giro di scatto perché anche il corpo vuole partecipare, ma sento che l’anima invece, si piega dolcemente a salutare le Grandezze che qui dimorano.…E mi sento pronta ad abbandonare ogni frivolezza che mi lega fuori da queste mura SANTE; mi sento accarezzata da una fresca brezza e ne sento il freddo. Poi alzo gli occhi e vedo Chiara e Francesco infuocati dall’ardore dell’Amor di Dio, in quella tela dipinta dal tocco di un pennello che solo d’amor dipinge.Mi sento BENEDETTA, perché da qui sono passata, e sono una tra le tante che avranno visto e sentito Lui…

Valentina F.

Sarà per il silenzio che ci circonda, o perché siamo circondati dalla natura, oppure l’assenza totale del traffico cittadino e automobilistico, ma quando si entra in questo luogo ci si dimentica di tutti i problemi, e si vive una pace interiore e una sensazione di benessere difficile da esprimere a parole.Ho avuto la sensazione che comunicare con Gesù in questo luogo sia una via preferenziale, forse perché non vi è distrazione alcuna?

Andrea

Varcando l’entrata della cappella si prova un’emozione stupenda, trasmette pace e serenità. Non pensavo di avere una sensazione del genere, ma quando sono entrata è successo. Sembra che si sia soli dentro e tutto il resto fuori. In poche parole: È STUPENDO!

Carmen

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I Mille Sì di Maria

Ribera in festaSul sagrato della Chiesa madre per l’anniversario di sacerdozio di don Giuseppe

Il 7 luglio don Giuseppe, arciprete della Chiesa madre di Ribera, compie il 25esimo anno di sacerdozio. Per festeggiare, la parrocchia, invita la Compagnia siciliana a rappresentare, in piazza Giovanni XXIII, I Mille sì di Maria.La sentita celebrazione Eucaristica è stata arricchita da vari interventi e ringraziamenti rivolti a questo parroco tanto amato dai fedeli e al suo impegno sacerdotale. Presente anche l’autore Carlo Tedeschi che, al termine della S. Messa, è stato invitato a spiegare la sua presenza quella sera, e di come svolga la sua vita da uomo di fede.

Sta per iniziare lo spettacolo, la piazza è piena. Io racconto un po’ della Compagnia siciliana e della sua nascita. Don Giuseppe: «Papa Francesco ci sta insegnando tante cose! Grazie veramente per essere qui, a condividere questo momento di gioia. Non è uno spettacolo ma è una vera e propria evangelizzazione quindi, attraverso il linguaggio dei giovani di oggi e del tempo che viviamo, accogliamo questa bellissima catechesi. Voglio sottolineare la volontà di non ricevere nessun regalo, perché non è la festa del mio compleanno ma la festa del sacerdozio, quindi è la festa della comunità e non ricevere regali anche perché abbiamo esigenze molto concrete. Questo stabile alla mia destra, dove c’è la Chiesa del rosario: già c’è qualche luce accesa, quindi segno di vita. Lì c’è tutto un progetto, c’è il seme dell’oratorio dove famiglie e giovani dovranno incontrarsi, già si incontrano, ma abbiamo necessità di sistemare i tetti, le finestre e, quindi, quale migliore occasione per poter orientare tutte le offerte al progetto dell’opera di Dio! Il sacerdozio non è dono mio ma della comunità, quindi quello che ricevo è soltanto della comunità. Grazie per la vostra generosità ma principalmente per la vostra presenza e per la vostra preghiera.».Poi il bianco dei costumi, il loro muoversi sul palco e il dispiegarsi della trama a narrare la bellezza della vita della Madonna. Suscita tanta emozione nei presenti il piccolo musical mariano!

Al termine dello spettacolo don Giuseppe, invita nuovamente Carlo Tedeschi ad intervenire e a raccontare del carisma che vive e di ciò che esso significa all’interno della Chiesa.Le parole di Carlo sono accessibili a tutti, arrivano al cuore e invitano a prendersi delle responsabilità per animare la Chiesa, ognuno cercando di essere come Gesù, portando in essa nuova linfa:«Mi fa tanto piacere essere sul palcoscenico con te, stamattina non potevo sospettarlo, sapevo di venire e già vi ho spiegato che non sono venuto per lo spettacolo ma per l’amore che traspariva dalle parole dell’invito di padre Giuseppe. In Chiesa, presentandomi a voi, padre Giuseppe si augurava che questo carisma, iniziato anche a Ribera come in tante altre città più di trent’anni fa, anche

qui trovasse un compimento, una continuazione. Questo carisma è appartenere alla Chiesa in un

modo nuovo. La Chiesa è il corpo mistico di Gesù. Il corpo di Gesù non c’è, non è più con noi, però vive il Suo spirito, vive come persona attraverso

ognuno di noi. Ognuno di noi, se vuole essere cattolico, ha il dovere di diventare un altro

Gesù. Con la croce sembrava che quel capitolo fosse chiuso, invece Paolo, poi Pietro, poi gli altri fino ad arrivare a San Francesco, a Padre Pio, ai nostri giorni, sono diventati altri Gesù, si

sono moltiplicati nel mondo e quella storia non è mai finita. Ognuno

di noi ha il dovere di essere un altro Gesù! Certamente ci

sentiamo inadeguati e piccoli, ma

è lo spirito di Gesù che

scende in mezzo a noi, dobbiamo semplicemente dire di sì come ha detto Maria e aprire il nostro cuore: così cominceremo a guardare con i Suoi occhi, a pensare con i Suoi pensieri, diventeremo altri Gesù. Quanta responsabilità abbiamo nell’essere docili affinché Egli possa entrare in noi e pensare e guardare e muoversi e amare attraverso ognuno di noi! Questo nuovo carisma è essere cellule rigeneranti del corpo mistico che è la Chiesa, essere come anticorpi, che combattono il male, lo distruggono affinché il corpo sia sempre pulito, in piena salute, in pieno vigore, per portare il nome di Gesù nel mondo. Come si fa a sconfiggere il male, a combatterlo? Ce lo dice Gesù, amandoci gli uni gli altri: «Vi do’ un nuovo

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comandamento - e prima di morire ce lo ha lasciato - amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato». L’amore perdona, l’amore comprende, l’amore va incontro all’altro, l’amore sa sottomettersi. Il punto terribile del mondo di oggi, arrivato al colmo del male è quello di separare un fratello dall’altro. Allora abbassiamoci, sottomettiamoci all’altro e anche se la ragione fosse nostra, così si combatte il male: far cedere l’altro con amore! Porgere l’altra guancia è la cosa più bella, ce l’ha insegnato il Signore e riuscire a far cedere l’altro con amore è ancora più bello. Allora faremo parte di questo movimento meraviglioso, di questo rinnovamento della Chiesa dove ognuno di noi combatte il male prima dentro di sé e poi intorno a sé, prima pulisce il proprio interno e poi può pulire intorno a sé. Questo è quello che io faccio da tanto tempo, me lo ha insegnato Leo Amici, l’ideatore di questo movimento. Io ho sopportato gli insulti verso la sua persona, verso la mia, contro i ragazzi, i bambini, i nostri figli che andavano nelle Chiese e venivano cacciati o che altre mamme non accostavano ai loro bambini per paura che potessero essere contaminati da questi nuovi pensieri, nuovi movimenti che potevano sembrare setta e così ci hanno definito. Non è la verità, io sono cattolico, credo profondamente in Dio, vivo con Gesù nel mio cuore e vivo nel cuore di Gesù! Voglio essere un altro Gesù, voglio con la mia vita riuscire a guarire tutto ciò che può essere malato nel nostro mondo, nella nostra Chiesa. Guardandomi dentro tanto tempo fa, ho cominciato a ripulire tutti gli angoli oscuri. Ci sono riuscito. È facile farlo con Dio nel cuore e facile farlo con una mamma che per prima ha detto sì, è semplice. Ognuno di noi lo può fare e così potremo essere un grande corpo, il corpo di Gesù, un corpo mistico nella sua Chiesa, nel mondo, con passi da gigante in piena salute con tanto amore si potrà cambiare le sorti dell’umanità!».

Don Giuseppe: ... Se comprendiamo e viviamo che la fede non è una convinzione ma una relazione d’amore, questa relazione ti cambia la vita, perché una persona ti cambia la vita! E che cos’è l’evangelizzazione? Far innamorare gli altri della persona che tu ami, che tu hai incontrato e che ti ha cambiato la vita. Quindi, voi siete veramente i benvenuti nella nostra comunità, nella nostra città, perché ci state facendo sperimentare il passaggio del Signore, quindi benedetto colui che viene nel nome del Signore.Grazie perché questa sera l’unico protagonista è soltanto Gesù!»

Francesco M.Francesco T.

20/07/2013

Un altro giorno da donare a Dio, un’altra bellezza da donare a Gesù. Sono ormai le 21.30 quando i ragazzi della Compagnia salgono sul palco, sono bellissimi! Attraversano la strada tutti vestiti di bianco, sembrano angeli che camminano sulla terra. Quando comincia lo spettacolo non sono interessato a guardarlo perché vengo attratto da un altro spettacolo: gli sguardi della gente. Mi giro con le spalle al palco, mi meraviglio del fatto che in poco tempo la piazza si è riempita, poco prima c’era pochissima gente. Le persone sono rapite da tanta bellezza, non si distraggono dallo spettacolo, sono trasportati da qualcosa che si tocca con mano, che si sente nell’aria: è lo spirito di Dio che aleggia su di noi. Riesco a cogliere delle emozioni negli sguardi degli spettatori, qualcuno sembra incantato; qualcuno si asciuga le lacrime; a qualcuno sembra che tutto quello che sta vedendo non stia accadendo realmente. Poi alla fine un grande applauso interrompe quei pochi attimi di silenzio. Cristo ha vinto di nuovo, ha portato gioia, speranza, Amore. Qualche minuto dopo vedo arrivare la gente verso il tavolino dove avevo sistemato i CD dello spettacolo, mi ringraziano, ringraziano tutti i ragazzi, ringraziano Dio per essere stato con loro quella sera. Qualcuno sta ancora piangendo e si asciuga le lacrime. Poi ringrazio anch’io Dio per quei mille sì di Maria, mille sì entrati dentro di noi e che hanno sciolto i mille nodi nascosti nei nostri cuori.

Salvo

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Favignana.. ..una piccola isola riserva grandi sorprese!

Alcuni giovani artisti delle Compagnie teatrali di Patto di luce e Chiara di Dio, nel mese di luglio, sono stati invitati a trascorrere qualche giorno di vacanza nell’Isola di Favignana, la maggiore delle isole Egadi a sud dell’arcipelago, assieme a Carlo Tedeschi e sua moglie Daniela Natale. Voleva essere una semplice vacanza, ma le sorprese non smettono mai di rivelarsi...

Il punto di vista di Francesco M..Un’acrobazia in spiaggia e tante persone intorno ai ragazzi (Jano, Iacopo, Emanuele, Matteo, Francesco, Eleonora). Uno dei bagnini chiede: «chi siete?». I ragazzi si presentano e raccontano dei musicals, ma quando nominano Chiara di Dio egli, un po’ incredulo, dice: «Ma noi abbiamo messo in scena Chiara di Dio qualche anno fa!». Intanto si avvicinano Carlo e Daniela e il bagnino Matteo chiama la catechista che si trova con il ragazzi del GREST. Si forma un cerchio con tante persone alquanto stupite di conoscere il regista di questo musical, in spiaggia, nella semplicità.La catechista Antonietta si ferma a parlare con me, mi chiede di risentirci e m’invita in parrocchia per conoscere il sacerdote. Scoprirò, vedendolo, che ha conosciuto Carlo lo stesso giorno in cui l’ho conosciuto io, durante l’incontro regionale di pastorale giovanile a Caltanissetta dal titolo “Scelti da Dio per una scelta di Dio”, quindi gli racconto cosa ha significato per la mia vita questo momento. Lui accoglie la mia narrazione cordialmente e insieme ad Antonietta mi presenta il giovane che si occupa della regia degli spettacoli, Ignazio, con il quale creiamo da subito una collaborazione. In primis pensiamo di proporre uno spettacolo per la festa patronale che ricorre il 15 di settembre, richiesta che viene accettata dal Sindaco. Intanto Ignazio, nella mattinata trascorsa insieme, mi pone tante domande sulla Compagnia, sugli spettacoli, sulla realtà che vi è alla base, per cui racconto la mia esperienza e, di parola in parola, alla fine della nostra chiacchierata matura qualcosa di speciale: mi chiede di portare il musical Chiara di Dio in scena con i professionisti a Favignana e approfittare dell’evento per fare degli stages di canto, danza e recitazione. Accetto il suo invito e mi metto subito al lavoro insieme a lui. Domenica sera, 14 luglio, Antonietta ed Ignazio invitano Carlo e i ragazzi della Compagnia all’oratorio. Sono le 21.00 e i giovani di Favignana arrivano alla spicciolata, mentre Antonietta fa vedere loro le foto di Chiara di Dio, approfittando di alcuni particolari nelle foto, si testimonia e si spiega come tutti noi siamo sempre seguiti e custoditi nelle nostre attività. La sala si riempie, Carlo conduce la serata con serenità, offrendo tante opportunità ai giovani di Favignana: stages gratuiti, aderire al progetto del raduno del Santo Padre, raggiungere la Casa del ponte di S. Caterina, dove da poco è stata inaugurata la cappella dei Santi Francesco e Chiara. Quando Ignazio chiede un consiglio su uno spettacolo da fare, gli si regala il dvd di Greccio, notte di Natale 1223, con la promessa che gli artisti presenti in Sicilia l’aiuteranno nell’allestimento. Un flusso continuo di opportunità per rendere protagonisti quei giovani, di minuto in minuto con le parole delle nostre esperienze vissute nella fede. Concludiamo con la canzone Sconfinando lontano, tratta dal musical Chiara di Dio, quest’incontro in cui non ci siamo conosciuti, ma riconosciuti. L’eco di questo intenso momento si espande nell’isola, la buona notizia che fa gioire vola, commuove e colora i volti di sorrisi, nel nome di Gesù. D’altronde la stessa parola greca εÚαγγέλιον (euagghelion) significa ‘portare una buona notizia’, come ci hanno ricordato le persone di Favignana, e la missione, nata nel Suo nome, è buona

notizia per l’umanità.

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A seguito di questo incontro, così particolare da sembrare casuale, Carlo e Daniela sono invitati a presiedere la commissione giudicatrice del Talent Show “Talenti alla prova - Dove la musica diventa passione”, che si è svolto il 20 luglio a Favignana, nello splendido scenario di Cava Sant’Anna, alla presenza di 1500 persone. Otto gli aspiranti cantanti che si sono sfidati nell’arena per aggiudicarsi il primo posto, tra prove impegnative, cavalli di battaglia, duetti ed altre esibizioni scelte dall’avversario come dalla giuria. L’evento è curato dall’Associazione ludico-culturale GIM Favignana con il patrocinio del Comune e

i tanti ragazzi che lo hanno sostenuto, compresa la giovane promessa che ha presentato la serata, Ignazio. Una circostanza questa molto importante per lui, che gli ha aperto un ulteriore orizzonte nella vita, un’opportunità per il suo futuro di regista..

Carlo Tedeschi - Complimenti a questa associazione e ai giovani artisti che si sono esibiti. Tutti bravi e talentuosi. Ma c’è un talento che forse riguarda di più il mio settore e che non ha gareggiato stasera. Mi è piaciuto talmente tanto che se lui volesse imparare meglio l’arte del regista e crescere, io sarei disposto a formarlo anche gratuitamente. Io ti aiuterò.

Al termine ha offerto ai giovani dell’oratorio di Favignana la sua collaborazione e quella della Compagnia teatrale, per la realizzazione del musical Chiara di Dio e rivolgendosi al pubblico presente: «Ho aperti tanti oratori in Italia ed è la cosa più bella che possa esistere: un luogo dove i giovani, nella serenità e nella pace, possano esprimere se stessi e la propria arte. Il giovane è ricco di arte, ha tutta una vita davanti e sa valutare quali siano le cose belle e quali le brutte. Di quelle brutte è pieno il mondo e purtroppo siamo stati noi adulti a portarle. I giovani sono attratti dalla bellezza: bellezza è stare insieme, superare i difetti dell’altro, accogliere il diverso, cantare insieme, fare uno spettacolo. Bisogna stare insieme e camminare sempre. Dunque, camminate e non fermatevi mai!»

L’uomo cammina con la natura..

L’alimentazione secondo le stagioni

Al Teatro Leo Amici il Poliambulatorio privato Villa Leri ha presentato, in collaborazione con la Medical B.I. di Rimini, degli incontri aperti a tutti con ingresso gratuito sul tema “L'uomo cammina con la natura.. L'alimentazione secondo le stagioni”. Sono intervenuti il dr. Biotti Gabriele, fitoetnoricercatore e ricercatore nuove metodologie terapeutico diagnostiche, la dott.ssa Meris Del Prete, Laureata in Farmacia , e il dr. Francesco Genovese, Laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Igiene e Medicina Preventiva ed abilitato all’Odontoiatria. L'argomento è stato affrontato nel corso di tre appuntamenti in cui sono state sviluppate diverse tematiche sull'alimentazione: Alimenti da preferire in primavera e principi di biogenetica dedicati all’alimentazione; intolleranze alimentari e disintossicazione ionica; infine, come affrontare il caldo eccessivo con un'adeguata alimentazione e rallentare i processi di invecchiamento con l'alimentazione.

Al termine di ciascuna giornata ai partecipanti è stata offerta la possibilità di degustare i piatti a base di prodotti di stagione presso i ristoranti del Piccolo paese.L'iniziativa si inserisce in un dibattito oggi particolarmente

vivo in materia di prevenzione delle malattie, adozione di uno stile di vita sano e corretto, promozione della salute attraverso un'alimentazione genuina ed equilibrata, nel rispetto della stagionalità dei prodotti e nell'accortezza ad una maggiore attenzione delle etichette nutrizionali. La stessa Expo 2015 di Milano ha scelto, per la prossima esposizione universale, il tema “Nutrire il pianeta, Energia per la Vita”.In un periodo storico caratterizzato da sovrappeso, obesità, intolleranze e allergie alimentari, patologie cardiovascolari, tumori ed altre malattie sociali, la letteratura scientifica si avvale sempre più di studi e ricerche che comprovano quanto, qualità e combinazione dei cibi che ingeriamo, incidano sul nostro benessere psico-fisico e, da recenti risultati, anche sull'aspetto comportamentale e caratteriale dell'essere umano.Acquisire la consapevolezza che educazione nutrizionale, abitudini alimentari e ritorno alle tradizioni rurali nella sostenibilità del pianeta, contribuiscono ad allontanare il rischio di ammalarsi e a migliorare la qualità della vita è una sfida che tutti dovremmo accogliere per sensibilizzarci a vivere in armonia con la natura.. ed il suo meraviglioso ciclo delle stagioni.

Antonella Di M.

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Una bella festa ha coinvolto la Diocesi di Caltanissetta, il 27 e 28 luglio, in occasione della GMG Diocesana 2013, vissuta in concomitanza con Rio de Janeiro dove Papa Francesco ha esortato oltre tre milioni di giovani: «Non vivete la vostra vita affacciati da un balcone ma siatene protagonisti!».Il nostro Vescovo - viste le grandi difficoltà economiche che toccano il nostro paese, la realtà nissena e la Diocesi stessa, impedendo ai nostri giovani di raggiungere il Brasile, ha voluto che i ragazzi interessati potessero comunque vivere insieme questo evento così importante.Dunque, l’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile ha organizzato due giornate ricche di iniziative incentrate sulla catechesi del Vescovo riguardante i talenti (Mt 25,14-30), sulla veglia serale al monumento del Redentore di Caltanissetta e sul collegamento in diretta con Rio de Janeiro per la veglia di Papa Francesco, vissuto nei sacchi a pelo, e attraverso il quale i 250 iscritti hanno potuto condividere le emozioni della GMG con i giovani di tutto il mondo.Attraverso gruppi di studio e laboratori artistici sui talenti, i giovani hanno potuto liberamente confrontarsi, approfondire i contenuti della catechesi e conoscere ancor di più le figure dei testimoni cardine della GMG.Durante la celebrazione conclusiva della domenica il Vescovo Mons. Russotto ha esortato i giovani ad «essere messaggeri di Cristo nella fede, attraverso un’evangelizzazione concreta, che parta dalle periferie della città e dall’ incontro con l’altro, momento nel quale si manifesta il talento unico ed irripetibile che il Signore ha donato ad ognuno e che può quindi moltiplicarsi».

Giacomo Z.

GMG DIOCESANA 2013CALTANISSETTA

«Siate messaggeri di Cristo nella fede!»

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SAN GIOVANNI ROTONDO«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli»

La Giornata Mondiale della Gioventù ha avuto origine nei grandi incontri con i giovani, presieduti da Papa Giovanni Paolo II a Roma, ed è stata da lui istituita nel 1985 per svolgersi annualmente nelle Diocesi di tutto il mondo e prevedere ogni due o tre anni un incontro internazionale dei giovani con il Papa, per la durata di circa una settimana.Sono i giovani, infatti, i protagonisti di questo grande momento di fede e di gioia che promuove numerose iniziative e dà spazio alle loro aspirazioni nella Chiesa. L’obiettivo principale è far conoscere il messaggio di Cristo e manifestare il Suo volto attraverso di loro.Tante le Diocesi che, non potendo vivere in prima persona questo evento mondiale, hanno aderito e partecipato attivamente attraverso proposte di catechesi, testimonianze ed eventi culturali. Così il Servizio Diocesano per la Pastorale giovanile e Vocazionale dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e la Pastorale Giovanile-Vocazionale dei Frati Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo e San Pio che hanno programmato momenti di preghiera comuni, incontri e animazioni. In particolare la serata finale, trasmessa dall’emittente Padre Pio TV, è stata allietata da canti, esibizioni, riflessioni alle quali, su invito di don Salvatore, hanno partecipato anche Licia e Gigi Arnone, due giovani insegnanti che, durante il periodo estivo, sono stati responsabili della Casa di Mattinata messa a disposizione della Dare dal Vescovo di questa diocesi per portare avanti la collaborazione per la Pastorale Giovanile. Il teatro, e dunque le accademie, sono uno degli strumenti di aggregazione utilizzati proprio nell’ambito della Pastorale. Con Gigi e Licia sul palco si sono esibiti anche i ragazzi che hanno iniziato a frequentare le accademie ed, inoltre, alcuni interpreti di Patto di luce invitati anch’essi a collaborare e portare anche le loro testimonianze. Brani e passi di danza tratti da alcuni dei più famosi e apprezzati musicals di Tedeschi, in particolare Chiara di Dio e Un fremito d’ali, sulla vita di Padre Pio, si sono alternati alle testimonianze di vita vissuta sui valori cristiani della pace, dell’amore e della fratellanza mentre, sul sagrato della basilica di San Pio, un maxischermo proiettava in diretta il passaggio e il saluto del Papa ai tantissimi fedeli accorsi a Rio.Vivere in comunione con i giovani di tutto il mondo questo momento di intensa spiritualità e poter testimoniare la propria fede è stato per i giovani artisti motivo di arricchimento e rafforzamento della propria volontà ad essere presenza viva al servizio della Chiesa.

Nicole B.Antonella Di M.

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Verso.. “Nuovi orizzonti” Incontro con i giovani di Melito Porto Salvo (RC)

Quando la sera del 30 luglio, insieme a Giacomo e Michela, arriviamo a Melito ad accoglierci ci sono Isabella e Tonino che, per tutto il tempo, saranno i nostri angeli custodi. L’abitazione in cui ci ospitano è deliziosa, una casa del centro storico restaurata ed adibita a B&B. Siamo un pò imbarazzati ma la semplicità di chi ci ospita ci induce ad accettare con la stessa familiarità.Ci avviamo in parrocchia per incontrare don Domenico ma, prima di salutarlo, passiamo dalla sala mensa della Casa di Maria che accoglie le persone bisognose di aiuto con lo scopo di reinserirle nella società. Il saluto con chi guida la comunità di Melito è caloroso, siamo subito invitati a raccontare di noi e lo stesso fa lui della sua vita di prete e di come abbia intenzione di svolgere il suo ministero in seno alla comunità: tutto inizia nel segno della condivisione. «C’è un aneddoto che va raccontato in relazione al fatto che stiamo facendo Chiara di Dio - ci dice don Domenico. Dopo aver richiesto il copione e le basi ero in attesa che arrivassero ma un giorno, mentre facevo pulizia, rimando indietro alcuni prodotti postali che non mi interessavano. A distanza di un mese mi sovviene un pensiero: come mai non arriva il materiale che riguarda Chiara di Dio? Penso un attimo e deduco che forse tra le cose mandate indietro alla posta c’è il plico con tutto ciò che riguarda il musical. Mi avvio così alla posta per cercare di recuperarlo (di solito qui la giacenza dura pochi giorni). Tutto era già stato rispedito tranne il plico di Chiara di Dio e gli impiegati non sapevano spiegarsi il motivo. Comunque ritiro il plico e dopo pochi giorni iniziamo le prove: il segno è tanto evidente». In tarda serata assistiamo al lavoro dei giovani sul musical, il loro saluto è molto intenso, tanta l’attesa sui volti di vivere questa esperienza. Giacomo stempera la tensione dicendo che siamo venuti per condividere questo allestimento, non per fare i maestri. Iniziano le prove, di scena in scena si capisce il gran lavoro svolto in due anni e tutte le vicissitudini per arrivare a questo risultato. Alla fine c’è solo da complimentarsi con don Domenico e tutto lo staff che lo ha sostenuto in questa avventura.L’indomani incontriamo i giovani nel teatro della parrocchia per lavorare sui personaggi principali. Con gli accorgimenti suggeriti da Michela e Giacomo si riesce ad interpretare sempre meglio il proprio personaggio.

I giovani di Melito si mostrano molto ben disposti a collaborare e la mattinata scorre serenamente. Don Domenico, pur essendo intervenuto sulle battute del testo del Vecchio, decide di tornare all’originale così da non intaccare niente della trama dello spettacolo. Nessuno glielo aveva chiesto quindi ci è sembrato un gesto tanto umile.Nel pomeriggio incontriamo tutti i partecipanti e mettiamo a punto le altre parti dello spettacolo, sistemiamo i costumi, qualche passaggio musicale e via verso la prova generale.

Le temperature sono da record, Michela col bimbo in grembo non si sottrae all’impegno, fa molta tenerezza vederla tanto presente. La prova generale si rivela un piccolo disastro (come sempre) e nell’aria c’è tanta tensione. Alla fine delle prove rassicuriamo i ragazzi dicendo che non c’è da

preoccuparsi, che tutto è uscito fuori stasera affinché si potessero risolvere i problemi, in modo che domani tutto

possa filare liscio.Arriva il giorno della rappresentazione. Al mattino, avendo un’ora libera, siamo invitati a fare un bagno al mare che, con la calura presente, non si può rifiutare: un momento di ristoro che ha tutte le sembianze del dono. Il mare è bellissimo, pulito, ci scrolliamo di dosso il caldo e andiamo a pranzo con don Domenico e la sua famiglia. Nel pomeriggio, prima dello spettacolo, don Domenico celebra la Messa nel santuario della Madonna di Melito Porto Salvo e, dopo la Comunione, c’invita a testimoniare. È il momento giusto per dire di noi e dopo i giorni trascorsi insieme è giusto rivelare la bellezza della nostra esperienza. In un clima di ascolto, col cuore pieno di emozione, narriamo di come le nostre vite si siano intrecciate, come Gesù ci abbia immessi in questa missione nel nome di Gesù. Più tardi cerchiamo di contattare Carlo, per condividere ciò che stiamo vivendo ed egli, in pochi attimi, scrive alcune righe bellissime che leggiamo insieme ai ragazzi prima che vadano in scena. Ora è tutto pronto, si sente l’ouverture e via con la magia di Chiara di Dio anche qui a Melito! Le scene scorrono veloci, gli intoppi della prova generale non si verificano, il pubblico è attento ed emozionato, alla fine l’applauso è convinto.

Bravi i giovani di Melito, bravo il loro sacerdote che

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Dei giovani speciali…Pronti a condividere a cuore aperto passioni, insicurezze, dubbi…che belli!!! Solari, come i giovani meritano di essere per poter riconoscere e così accogliere l’amore di Dio.Un grazie sincero e di cuore a don Domenico per l’accoglienza offertaci, per aver testimoniato nei fatti quella caparbietà e capillarità educativa e pastorale verso tutti, soprattutto per i bisognosi che la società attuale talvolta non riesce a curare con l’unico Amore necessario.Un grazie a Isabella e Tonino che abbiamo visto essere così innamorati dei giovani. Siamo onorati di poter attingere ancora all’amore di Chiara e Francesco per il Signore, per una vita da vivere nella testimonianza del Vangelo.

Giacomo e Michela

ha creduto in questa iniziativa. Sul palco saliamo tutti con la gioia nel cuore, indossiamo una maglietta dove Chiara e Francesco si cercano con le mani, il cielo è pieno di stelle, parafrasando le parole dell’autore «...in questo buio fitto, tanta, ma tanta luce…» sul cielo del santuario della Madonna di Melito Porto Salvo.L’indomani torniamo a casa ringraziando il cielo per ciò

che ci ha fatto vivere con questi giovani, di cui ci siamo innamorati, con la speranza di continuare a collaborare insieme per rendere la figura di Gesù sempre più viva nei nostri cuori.

Francesco M.

Carissimi Francesco, Giacomo e Michela, un grazie che viene dal profondo del mio cuore per la bella testimonianza della vostra presenza. Vi chiediamo di portarci nella preghiera e di custodirci nell’abbraccio dell’amicizia in Gesù Cristo. Vi auguriamo ogni bene e che la volontà di Dio si compia nella vostra vita. Un saluto particolarissimo a Carlo Tedeschi. Sicuramente nel dispiegarsi delle vie di Dio un giorno ci incontreremo. Mentre la Vergine di Porto Salvo vi accompagni e custodisca le vostre famiglie e i vostri cuori. Con affetto immenso.

don Domenico e i suoi giovani

Io non vi conosco, ma accogliendo l’amore e la cura di Dio per voi, ecco che i vostri volti, nomi e l’essenza delle vostre anime entrano in me. E’ accaduto con tutti i giovani che il Signore mi ha fatto incontrare e ha messo in comunicazione con me, con qualche mia iniziativa. Francesco, Giacomo, Michela, sono stati inviati per una segnalazione d’amore ed ora può iniziare anche con voi una bella e grande storia d’amicizia e di fratellanza. Questa, ciò di cui vi parlo,

è una missione che oggi allarga le sue braccia a voi, e che domani potrà vedervi protagonisti. I giovani che vi ho mandato potranno spiegarvi tante cose, e le potranno spiegare anche al vostro sacerdote. Infatti dipende da voi ricercare, incontrare Gesù, conoscerlo. In virtù del calore, dell’amore che sentirete in voi, ricambiarlo con la fede e l’interesse verso il prossimo. Dovrete abbattere con la forza e il vigore della giovane fede ciò che si frapporrà tra voi e questa bella iniziativa, questo fine che è nella vostra vita, cioè il male. Per quello che dovrete combatterlo! Esso divide, ma «..dove due o tre sono riuniti nel mio nome io ci sarò», dice Gesù. Dunque, Lui è con voi, non lo vedete, ma c’è, è con voi. Il suo sussurro d’amore è gia in voi anche attraverso queste parole. Vi mando un abbraccio fortissimo in attesa di farlo personalmente con ognuno.

Carlo T.

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Nei giorni 19 e 20 luglio a far visita al Piccolo paese del Lago è don Andrea con il gruppo di giovani e famiglie della parrocchia di Barbata-Isso. Dopo la visita guidata al paese, un bellissimo momento di incontro tra loro e alcuni giovani della Compagnia teatrale Patto di luce si è svolto tra la pace e il verde del gazebo sul lungolago. Semplici parole hanno raccontato un po’ le vite e le esperienze di ciascuno dei ragazzi presenti. Anche loro, nell’ambito parrocchiale ed in particolare del GREST stanno allestendo un musical finché, quasi per gioco, uno dei giovani in visita si è spinto ad interpretare un brano, scritto e musicato da don Andrea. Si è creato così un clima di dolce familiarità, che si è concluso con la Celebrazione Eucaristica in cui don Andrea ha definito il Piccolo paese «..tempio della musica, in cui ognuno è una nota che, unita agli altri, crea armonia..». Sono ripartiti il giorno seguente, dopo aver assistito anche alla rappresentazione del musical Patto di luce e lasciando una breve ma significativa testimonianza. Francesco T.

Veramente una “scintilla” della luce di Dio si è posata sul Piccolo paese fuori dal mondo e sta illuminando chiunque venga a visitarlo, lasciando un riflesso di pace e bene nel cuore. È l’esperienza che abbiamo provato, incontrando voi tutti come amici e fratelli. La «bellezza salverà il mondo» e di bellezza dentro e fuori ne abbiamo incontrata tanta. La bellezza degli occhi e delle parole...riflesso di una interiorità profonda e di un cuore in sintonia con il Signore.Grazie a tutti per la carica di entusiasmo, semplicità, vera armonia che ci avete trasmesso.Continuate in questo cammino di luce, perché le persone, oggi più che mai, hanno bisogno di tanta luce, la Sua

Luce... Vi ricordo con tanta gratitudine e tanto affetto. Rimaniamo uniti nella preghiera, nella musica e nel piacere al Signore ogni istante, sempre!

don Andrea

Gruppi di giovani al Piccolo paese del Lago

da Bergamo.. non solo musical..

da Andria.. campi scuola e stages teatrali..Parrocchia Sant’Andrea Apostolo - ACR e ACG con il parroco don Claudio

Un semplice camposcuola..Un semplice camposcuola. Nulla di più.Un camposcuola dove la preghiera e l’amore per Dio potessero accompagnare i nostri ragazzi in una crescita. Chi si aspettava tutto questo slancio d’amore. Un affetto sorprendente che ci ha pervaso, accompagnandoci per tutta la settimana e anche per i giorni a seguire, il cui ricordo è radicato nei nostri pensieri: perché, forse, anche noi, per un attimo abbiamo toccato la felicità. I nostri volti erano radiosi come i loro.Rewind. Un gruppo di 56 ragazzini della parrocchia Sant’Andrea apostolo di Andria ha sbaragliato la tranquilla quiete del Lago di Monte Colombo nella prima settimana di agosto. Cinquantasei ragazzini di seconda e terza media che

avevano un unico pensiero: divertirsi. E sette educatori che volevano soddisfare questo desiderio.Ragazzini in un’età complicata, quando nulla colpisce ed è difficile trovare qualcosa che li attragga davvero, figuriamoci il teatro. Noi sette abbiamo scommesso. Ed abbiamo vinto.Cinquantasei ragazzini sul palco, a sfidare le loro paure, il giudizio e le risatine dei loro compagni, lo sguardo basso quando Annamaria diceva «Luce!» e lo sgomento quando raggiungevano il centro del palco: «Ciao sono …. » e da lì le paure si mischiavano all’adrenalina, alle sillabe mangiate alla fine delle parole e, perché no, ad un bel sorriso.Nessuno di loro aveva mai calcato un palcoscenico del genere - uno o due al massimo - ed immaginate

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ad essere buttati lì sopra, osservati. Se voi aveste tredici anni, foste degli adolescenti e, perché no, se sapeste che la persona che vi piace vi sta guardando, come reagireste? All’inizio non è stato semplice far ballare 25 maschietti e tutte le 31 ragazzine, ma grazie alla collaborazione di Francesco, alla maestria di Gianluca e alla pazienza di Cristina e Martina, ce l’hanno fatta anche loro. Le corde vocali di Annamaria staranno ancora reclamando.Ed immaginate di stare sul palco, per la prima volta e, ad un tratto, dopo soli tre giorni di prove, vedere aprire il sipario e ritrovarsi davanti ad una platea sconosciuta: avreste dovuto solo guardare lo stupore negli occhi dei ragazzi, l’euforia mista al terrore.Ognuno di loro ha citato una propria frase riguardante l’”Accoglienza”, il tema che ci ha accompagnato per questa settimana insieme.Alla fine hanno pianto. Abbiamo pianto quando ci siamo alzati in piedi ad applaudire, uniti in una standing ovation, perché nell’era della tecnologia, delle false amicizie, una canzone ha unito tutti, strabiliandoci.Non dimenticheremo in fretta i loro volti, i loro sorrisi, che ci hanno accompagnato dalla prima colazione alla cena, non facendoci mai sentire di troppo.Un’accoglienza straordinaria che ha fatto sentire quei residence la nostra seconda casa e lì ne abbiamo combinate di tutti i colori sin dalle prime ore di luce fino a notte inoltrata.Un semplice camposcuola. Nulla di più. Ma il nostro cuore si è riempito di qualcosa che prima non avevamo rivelato, un amore radicato non per il superfluo, ma per la vita; perché l’associazione Dare è fatta così: insegna senza volerlo, davvero.Allora grazie a tutti coloro che ci hanno supportato e sopportato, da Samuela a Federica che si imbattevano in noi fin dalla colazione, a coloro che ci hanno aiutato con lo “spettacolo”: Francesco, Martina ed, in primis, Annamaria, Gianluca e Cristina, per poi ringraziare Maihri e suo marito Stefano per la disponibilità e tutti i ragazzi dell’Accademia per il bellissimo Patto di Luce. Le porte del nostro oratorio sono aperte a tutti voi perché, come recitò Alberto: «L'accoglienza per me è il primo dono che deve avere un

buon cristiano, perché solo se sai accogliere il prossimo sai accogliere il prossimo dentro te».Arrivederci Piccolo paese del Lago.

Raffaella di T. (Parrocchia Sant’Andrea Apostolo)

Gli insegnanti con gli educatori (in alto) e con l’intero gruppo ACR (in basso)

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«L’amicizia è un posto confortevole che ti accoglierà sempre a braccia aperte» (Roberta F). Questa è la sintesi di un’esperienza di camposcuola vissuta dai ragazzi Giovanissimi di primo e secondo superiore della parrocchia Sant’Andrea Apostolo di Andria, dal 5 all’11 agosto.Le braccia aperte che li hanno amorevolmente accolti sono quelle degli abitanti del Piccolo paese del Lago.Nella seconda settimana di agosto, tra il 5 e l’11, i ragazzi sono stati catapultati in un mondo che non gli apparteneva: il teatro. Ne sono rimasti affascinati tanto loro, quanto i loro educatori che hanno scoperto dei veri e propri talenti.In una sola settimana hanno seguito un corso teatrale, che aveva come tema di fondo “Fede ed Amicizia” e sono stati affiancati da personalità di alto calibro come Annamaria Bianchini, Gianluca Raponi, Cristina Zanca e

la piccola Martina Mazzuccato.Grazie a loro i ragazzi hanno calcato, alcuni anche per la prima volta, il palcoscenico, sfidando così tutte le paure connesse: la timidezza e l’impatto con il pubblico, oltre alla scarna dizione.Durante lo spettacolo finale, oltre ad aver cantato e ballato due brani tratti dai precedenti musicals di Carlo Tedeschi, i ragazzi, uno alla volta, hanno espresso il loro personale pensiero sull’amicizia.Non solo gli educatori, ma i ragazzi dell’accademia e lo stesso Carlo Tedeschi, ne sono rimasti entusiasti.«Dell’amicizia, quella vera, non se ne ha mai abbastanza. È l’unica cosa di cui un uomo avrà sempre bisogno; l’unica cosa che ci fa sentire realmente vivi». Così ha scritto Sonia, a sottolineare il rapporto creatosi con i suoi compagni di avventura. Perché vivere una settimana con persone nuove, non è così semplice.

..le parole di don Claudio..

(..)Dobbiamo dire che l'esperienza che abbiamo vissuto è stata davvero un'esperienza bella. Sono quelle esperienze uniche che nella vita si ricorderanno sempre. Quindi quando ricorderanno il Lago si ricorderanno di tanti volti, di tante persone; ma penso che la cosa più bella, al di là di essere al Lago, di essere ad Andria, di essere sacerdoti, laici, la cosa più bella sia amare Dio, e chi ama Dio fa davvero grandi cose.

(..)Volevo fare un ringraziamento: a Leo Amici e a tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo percorso, che ci sono stati vicini in questi giorni; a Carlo, a Maihri e Stefano e ai responsabili dello stage Annamaria, Gianluca, Cristina con tutti i ragazzi del Lago e le persone che ci hanno aiutato. Davvero grazie, per averci fatto vivere due belle settimane che ci porteremo sempre nel cuore. Non ci diamo un addio ma un arrivederci.. in che momento, in quale occasione e dove lo saprà il Signore e sotto l’intercessione di Leo Amici.

«È vero, ho stonato, ma ciò che ho fatto l’ho amato!» (Rosanna - Azione Cattolica Giovanissimi Andria)

Dal libro delle testimonianze..

È stato un enorme piacere conoscervi e un grande onore “collaborare” con voi!Ci avete insegnato molto e il vostro ricordo sarà indelebile nei nostri cuori! Grazie per la pazienza, la voglia di insegnare sempre cose nuove: ci siamo sentiti a casa qui. Siete delle persone ammirevoli e di buon cuore. Grazie ad Annamaria che ci ha dato preziosi consigli; grazie a Gianluca che ha messo la sua esperienza a nostro servizio; a Francesco per essere stato sempre presente; a Martina per la sua gentilezza e dolcezza; a Cristina per l’aiuto necessario e l’amore dimostratoci.Ci rammarica lasciarvi (ormai il camposcuola è finito), ma con la consapevolezza di aver imparato il rispetto, la fiducia, la gioia di condividere ogni singolo momento insieme.Solo grazie a tutto questo siamo riusciti a mettere in scena uno “spettacolo” dove ognuno di noi si è sentito protagonista! Le lacrime hanno parlato chiaro, è stata un’esperienza memorabile resa tale dal tempo (e dalle corde vocali) che ci avete donato. Nella speranza che un giorno possiamo rivederci e che possiate venirci a trovare, vi salutiamo con tanto affetto! (e con le lacrime agli occhi).P.S. Complimenti per la magnifica e straordinaria performance del vostro spettacolo Patto di Luce.

I ragazzi del camposcuola Azione Cattolica Ragazzi 2013

Andria – Sant’Andrea Apostolo

Avete fatto piangere non solo i ragazzi, ma anche gli educatori. È stato il regalo più bello che ci avete fatto.

Don Claudio, Rosanna, Michela, Cinzia, Raffaella, Davide e Giampiero.

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Si possono creare amicizie occasionali in quei residence, amicizie tra compagni di stanza. Oppure destinate a durare per molto tempo, come ha scritto Francesco G.: «La vera amicizia è invisibile agli occhi, ma quando arriva, difficilmente va via»; ce lo ha insegnato anche il Piccolo Principe.«L’amicizia è una preziosa carezza di cui nessuno può fare a meno» (Giusi O).La stessa carezza che i ragazzi dell’accademia hanno donato quando, con molta dedizione, hanno raccontato le loro esperienze di vita, esempio di come la fede e l’amicizia possano essere considerate una cosa sola.Testimonianze e canzoni hanno fatto capire ai nostri ragazzi cosa significa sentirsi parte di qualcosa, di un progetto. E quest’appartenenza è stata recepita dai ragazzi guardando l’affiatamento sul palcoscenico

durante il musical Patto di Luce.Non poteva che esserci una standing ovation a conclusione di questo percorso fatto insieme. Percorso che ha fatto crescere i nostri ragazzi che si sono sentiti – forse per la prima volta – parte integrante del gruppo dei giovanissimi: ognuno di loro come tassello fondamentale del progetto disegnato per loro, ognuno con una propria storia da mettere in scena.«Essere amici è spontaneo come respirare, ma entrare davvero nel cuore di qualcuno è complesso come osservare il sole a occhio nudo» (Noemi d.T.). E tutti loro sono entrati nel nostro cuore.Don Claudio, Graziana, Gianvito, Teresa, Daniela e Tommaso, gli educatori di questi 39 scalmanati elementi, ringraziano, dalla prima all’ultima, tutti coloro che hanno reso questa esperienza irripetibile, grazie ai loro sorrisi, stampati ancora nei nostri ricordi. E nei nostri cuori.«Il sorriso non costa nulla e produce molto. Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno». Una settimana che non dimenticheremo!

Raffaella di T.(Parrocchia Sant’Andrea Apostolo)

Il gruppo dei giovanissimi con Carlo Tedeschi e gli insegnanti.

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Dopo la programmazione invernale, i parroci di Monte Colombo don Massimo Zonzini e don Massimo Sarti hanno dato vita ad un campo estivo, terminato ad agosto, con diverse iniziative per continuare ad animare e coinvolgere i giovani della parrocchia, e dare loro l’opportunità di continuare ad incontrarsi e divertirsi insieme. Oltre ai momenti di gioco, alle uscite e alle varie attività, è stato proposto anche uno stage teatrale non finalizzato ad una formazione artistica, benché educativo nello sviluppo dell'ascolto di sé e dei propri compagni e per la scoperta dei propri talenti.

Per concretizzare il progetto la presenza di alcuni membri del Lago di Monte Colombo ha dato vita ad incontri settimanali ai quali hanno partecipato ragazzi tra i 10 e i 12 anni che, tra un sorriso ed una difficoltà, per circa due mesi si sono cimentati in canti, balletti, brevi rappresentazioni e caratterizzazioni teatrali di vari personaggi, riportando un risultato più che soddisfacente.

Annamaria B.Nicole B.

A Monte Colombo in parrocchia.. si va in scena!

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Oggi 2 agosto, giornata del Perdono, nella cappella dedicata ai Santi Francesco e Chiara della Casa del Ponte vengono celebrati i vespri seguiti da un momento di Adorazione. È una celebrazione semplice, alla quale partecipano i ragazzi di S. Caterina V., con i quali ci siamo stretti intorno all’altare e insieme abbiamo celebrato i vespri cantati mentre al momento delle intercessioni, padre Vincenzo ha lasciato spazio ai giovani per esprimere ciascuno una personale preghiera. Ciò che ci ha colpito è che ognuno ha pregato domandando qualcosa per gli altri, ritenendo se stesso già molto fortunato per aver incontrato il Signore sulla propria strada.Dio è sempre pronto a perdonarci, se ci rivolgiamo a Lui pentiti e pronti a rimetterci sulla strada giusta. È questo che non ci fa sentire soli e ci dà forza per andare avanti. Lui c’è sempre per tutti.

Leri e Francesco

La preghiera è un respiro che ci fa vivere l’esperienza dell’essere figli di Dio. Averlo fatto insieme ci dà la certezza che è stato costruito tanto fra di noi, e così mettiamo i nostri mattoni per costruire l’unità.

Caterina

Giornata del Perdono a Santa Caterina V.

11 AGOSTO - SANTA CHIARA

L’11 Agosto 2013 dopo aver fatto visita al monastero delle Clarisse di Caltanissetta, partecipato alla Celebrazione Eucaristica e salutato la Madre superiora del monastero e le sue consorelle, nella Cappella dei Santi Francesco e Chiara, si è festeggiata la memoria di Santa Chiara d’Assisi con la celebrazione dei Vespri solenni e l’Adorazione Eucaristica.Il sacerdote don Antonio, uno dei quattro vicari foranei della Diocesi di Caltanissetta ha celebrato in un atmosfera di raccoglimento e profonda devozione assieme al viceparroco don Vincenzo Valenza e alla

presenza di una ventina di fedeli giunti dal paese, da Caltanissetta e da Lentini.Il momento è stato per me toccante anche per il ricordo vivo dei giorni nei quali era nato il musical Chiara di Dio scritto nel 2004; periodo in cui la figura di Santa Chiara è entrata per la prima volta nelle nostre vite con quella forza d’amore che solo per volere di Dio, attraverso la Comunione dei Santi, può giungere sino a noi, piccoli uomini e donne in cammino.

Giacomo Z.

Al santuario di S. Maria degli Angeli in località Obici di Finale Emilia (MO), giovedì 1° agosto, in scena la Compagnia di Progetto d’Amore con Dedicato a Te, Signore. Il mini-musical di Carlo Tedeschi era già stato messo in scena dagli stessi giovanissimi in occasione del saggio conclusivo dei corsi accademici a Ferrara (vedi p. 48).

Francesco T.

Dedicato a Te, Signore.. per la Festa del Perdono

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..Siamo tutti in cappella, ognuno nella maniera che ritiene più comoda, ed iniziano i vespri. Gesù Eucarestia è lì che sembra abbracciare tutti, come se ogni raggio che esce dall’ostensorio sia una mano che vuole accarezzare ognuno di noi. Scorrono i salmi, la lettura e il racconto del transito di Chiara da questa vita; ritornano le parole dello spettacolo ed emerge la forza e la grandezza spirituale di questa donna. Tutto finisce con il dolce suono del violino di Lucia, che sembra portare ad un’altra dimensione. Ci salutiamo invitando i presenti, giovani e famiglie, a tornare con altri gruppi, per vivere la grandezza spirituale che sprigiona quella piccola cappella, un tempo legnaia quasi abbandonata, oggi centro della Casa del Ponte.

Lorella

Parola, Preghiera, Poveri. Queste le tre “P” con le quali il nostro Vescovo Mons. Mario Russotto ha presentato la Diocesi di Caltanissetta a Papa Francesco nella visita ad Limina del Maggio scorso. Tre punti cardine della religione cattolica che determinano un cammino di fede concreto vissuto ogni giorno nella test imonianza del Vangelo oltre ogni limite oggettivo. E’ giusto sperare che ogni giovane possa incontrare Cristo nella propria vita, nella ricerca di autenticità, nel conoscere profondamente se stesso e nel lasciarsi provocare dalla Sua Parola! E’ giusto che attraverso i momenti di preghiera ed il servizio questa speranza divenga certezza per trovare nel dono di se quella povertà che ci rende Gesù. Vogliamo vivere questo cammino in comunione con i giovani nel loro ambito di vita quotidiano per ascoltare cosa essi abbiano da dirci talvolta anche provocatorio affinché l’ordinario venga sconvolto nella ricerca della Verità. Questo è accaduto negli incontri tenuti da Padre Mario negli

Istituti superiori di II grado nell’ambito della Missione Biblica Diocesana “Dal Sogno al Senso” che ha visto iniziare il mio percorso in questa Diocesi. Questo in piccolo continua ad accadere ancora oggi a Casa Betania dove ogni giorno con la mia famiglia cerco di accogliere i giovani che il Signore ci manda affinché

siano ascoltati e seguiti. Dieci anni vissuti dal Vescovo in un continuo ed itinerante cammino di visita al cuore di ogni fedele della sua diocesi, nella responsabilità m i s s i o n a r i a di chi ha fatto della sua vita una sequela totale di Cristo. Siamo pronti a proseguire

fermamente questo cammino? Siamo pronti ad affiancarci a Lei nella stessa misura di fedeltà a Cristo? Noi membri dell’Ufficio Diocesano di Pastorale giovanile vogliamo dire di si. Si a quell’Amore che spinge e guida i passi di chi ha compreso che la vera vita è solo, unicamente in Lui.Tanti auguri Padre Mario.

Giacomo Z.

Le 3 P per una giovane Speranza!

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Nella famiglia, la figura della madre è sempre stata chiamata ad essere un fondamentale collante per tutti gli altri componenti, un trait d’union capace di incidere nelle realtà interfamiliari per unificarle nell’amore attraverso gesti semplici ed affettuosi: organizzare pranzi o cene per stare insieme ai figli; essere un punto di riferimento per i nipoti; mediare nelle divergenze affinché ritorni la pace. La sua casa è sempre stata un porto sicuro nei momenti di difficoltà o di ritrovo per condividere e festeggiare nella gioia. Maria di Nazareth è stata ed è ancora tutto questo per quanti amano Dio attraverso l’esperienza di fede in Gesù Cristo. Se dunque - grazie all’amore di Gesù - ci si riconosce profondamente tutti fratelli, non c’è posto più indicato in cui tutti i cristiani possano incontrarsi se non nella casa della sua amata Madre.

Non c’è da meravigliarsi, pertanto, se la città di Loreto, resasi spesso protagonista di importanti incontri ecumenici, sia stata scelta come luogo in cui molti giovani, di diverse confessioni cristiane e di diversa provenienza, abbiano potuto riunirsi nel mese di agosto 2013 per un campo scuola interconfessionale presso le strutture del Centro Giovanni Paolo II.Ai giovani presenti è stato offerto il mini-musical I mille sì di Maria con la proiezione dei sottotitoli in inglese. Lo spettacolo ha toccato i momenti più significativi della vita di Maria in cui i suoi mille “sì” alla volontà di Dio, sono stati esempio di vera fede cristiana e di amore per tutta l’umanità: dal primo “sì” all’angelo Gabriele, che comprendeva anche il “sì” alla rinuncia di un figlio che non le apparteneva perché di tutti, al “sì” di fronte al bambino che insegnava nel tempio; a quello per la vita del figlio lontano da casa; al “sì” sotto la croce nella consegna al discepolo amato; a quello di accettare la morte del Figlio che le aveva affidato Dio; o a divenire, per volontà di Dio, la più grande di tutte le creature con l’ascensione celeste; fino a tutti i suoi altri mille “sì”. Ancora una volta, con umiltà, Maria si è resa Madre dell’unità permettendo a tanti giovani di accostarsi nel nome di Gesù.

Pasquale I.

IV edizione del Campo Ecumenico

da Eurhope a EurhomeLoreto 9 - 16 agosto 2013

15 agosto 2013: I mille sì di Maria

Don Francesco: Ecco la vostra casa! Da 700 anni ormai queste sono parole quotidiane ma ancor più da quando Giovanni Paolo II le ha pronunciata ai giovani d'Europa, giovani che a volte non si sentono accolti, neanche nelle nostre chiese. Ma il Vangelo è giovane, il Vangelo è nuovo così, questa sera in particolare, abbiamo accolto il dono di questo musical, pensando a come la musica, il canto, la danza siano un linguaggio che raggiunge il cuore che, della fede, è la parte più importante, l'umanità, la profondità. È un linguaggio che non utilizziamo spesso. Proprio adesso il Papa ci aiuta a parlare di profumo, di abbracci, di tenerezza.. Sono cose che noi abbiamo un po' dimenticato, mentre i giovani aspettano questo: un abbraccio, una tenerezza, un bacio, le braccia allargate. Qui nelle prime file ci sono i giovani del campo ecumenico, un campo scuola che ha luogo qui da cinque anni, segno che questa è davvero la casa di tutti. In questi sette giorni, con ortodossi e greco-cattolici della Romania, luterani della Danimarca e della Svezia, anglicani dell'Inghilterra, siamo stati insieme senza litigare, senza dividerci, senza scomunicarci, senza puntare il dito l'uno verso l’altro. Abbiamo mangiato e pregato insieme e abbiamo riconosciuto le differenze come opportunità.Questa sera sentiamoci tutti a casa e Maria ci ridirà mille volte il suo sì!

Carlo Tedeschi: Vi ringrazio non per gli applausi perché, per l'argomento che trattiamo, è quasi scontato che sgorghino dal cuore, ma perché avete fatto un campo scuola, siete stati insieme. Abbiamo un solo Padre che è Dio, ed è questo che ci fa tenere per mano. Qualsiasi sia il nostro pensiero nei suoi riguardi, il Suo amore è identico per ognuno di noi. Si diceva prima con padre Angelo che i giovani sono il futuro ma, sia lui che io eravamo d'accordo che voi siete il presente, e in questo presente, in questo vostro campo scuola, voi avete già risolto ogni problema, rendendo unita tutta la famiglia di Dio. Ecco perché vi ringrazio: questo è presente, presente nel cuore di Dio. Ciò che voi avete già realizzato deve solo esprimersi nel futuro e qui sta lo scopo della nostra vita: esprimere ciò che avete capito profondamente nel vostro cuore e che è stampato nella vostra anima, anche nella vostra vita. Nell'esprimerlo interverrà sempre il male, per impedire che questa unione sia forte come lo è oggi, in questo presente. In questa lotta dimostreremo a Dio il valore di ognuno di noi: ogni atto di fede che faremo, per lottare il male che ci vorrà disuniti, dimostrerà a Dio la nostra fede, il nostro cuore, il nostro amore perché sapremo anche perdonarci, pur di mantenere questa unione. Allora viva il vostro presente e ancor di più il vostro futuro!

Gli interventi nel corso della serata:(Testi deregistrati e non rivisti dagli autori)

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È questo il saluto di Carlo Tedeschi in apertura alla rappresentazione del musical L’Eucarestia è l’autostrada per il cielo con la Compagnia Itineranti del Cielo di Delianuova (RC), scritto e diretto da don Giancarlo Musicò, dopo l'esperienza teatrale vissuta tre anni fa con il musical Il Fascino della Santità.L’Eucarestia è l’autostrada per il cielo, incentrato sulla biografia di Carlo Acutis, un quindicenne morto nel 2006 per una leucemia fulminante, dopo aver debuttato a giugno nel Teatro comunale dell'omonimo paese, il 18 agosto fa tappa ad Assisi al Teatro della Cittadella.Come afferma all'inizio della serata, don Giancarlo era rimasto affascinato dal musical Chiara di Dio e dall’uso di questo nuovo linguaggio, quello del musical, per evangelizzare. Decide così di formare una Compagnia.Il musical nasce quando don Giancarlo si reca ad Assisi e viene a conoscenza della tomba di un ragazzo, Carlo Acutis, che riposa nel cimitero della città: “Curioso ed ammirato ho visto la figura del nuovo San Domenico, un ragazzo moderno ma legato ai valori e simboli del Cristianesimo, che ha lasciato un esempio di creatività sotto l’ispirazione dello Spirito Santo”.Presenti alla serata Mons. Vittorio Peri, Annamaria Bianchini e alcuni interpreti della Compagnia Patto di Luce, che hanno voluto partecipare amichevolmente ad una serata così importante per i giovanissimi interpreti. Prima dello spettacolo don Giancarlo ha voluto che ci fosse un incontro di condivisione tra gli interpreti di Patto di Luce e i suoi giovani, in cui si è parlato del rapporto tra arte e fede, ossia ciò che accomuna le due Compagnie.Al termine dello spettacolo, e dopo tanti applausi, don Giancarlo invita sul palco Mons. Peri e Annamaria Bianchini,

aiuto regista di Tedeschi, che racconta con molta semplicità di come sia nata la prima Compagnia teatrale formata da Carlo Tedeschi. I giovani di allora sono i professionisti e gli insegnanti di oggi. Dopo di lei, due giovani della compagnia, Francesco e Giovanni, testimoniano il cambiamento radicale della loro vita in seguito all’incontro con Carlo, al suo esempio di vita cristiana e alla partecipazione ai suoi spettacoli.In sala anche i genitori di C. Acutis, Antonia e Andrea, colpiti dalla rappresentazione e dalle testimonianze: «Non immaginavamo che ci fosse una realtà così grande alle spalle della Compagnia teatrale».Il giorno dopo don Giancarlo e la sua Compagnia teatrale giungono al Piccolo Paese del Lago dove conoscono altri giovani e assistono al musical Patto di Luce.

Eleonora C.

Si alzi il sipario.. è di scena la bellezza!La «Bellezza» è la chiave di ogni porta, la chiave della porta della bellezza è la chiave della casa di Dio.

Possiamo ammirarla in ogni espressione di Dio, nella natura ad esempio, negli occhi di un bimbo, nelle mani rugose di un vecchio… nelle piccole cellule, nuclei ed atomi che, in grande, divengono sistemi solari, stelle e buchi neri.Possiamo viverla riconoscendo in noi i nostri sentimenti umani, così tanto ad immagine del nostro Creatore. Possiamo portarla sul palcoscenico nell’armonia di una danza, di un canto, di una storia da rappresentare.

Come la storia di uno dei modelli, un santo, uno scienziato, che già ha riconosciuto la bellezza di Dio, innamorandosene.Le loro storie, il loro esempio, facciamoli nostri, e con i nostri mezzi e valori riconosciuti e realizzati dal nostro volere,

diveniamo anche noi contenitori e trasmettitori di bellezza!Via, dunque, si alzi il sipario!

Lei è di scena: è di scena la bellezza!

Giovedì 22 agosto si è svolta la storica visita ad Assisi del Presidente della Regione Galizia (E), Alberto Núñez Feijóo che, in mattinata, è stato accolto per l'incontro istituzionale nella sala della Conciliazione dal sindaco Claudio Ricci e dal Segretario generale della Congregazione vaticana per gli Istituti di vita consacrata, mons. Josè Carballo. Presenti molte personalità della città di Assisi ed anche una delegazione dell’associazione Dare e della Fondazione Leo Amici, invitate dall’amministrazione comunale anche nel pomeriggio, all'inaugurazione della mostra “Pellegrino e nuovo Apostolo. San Francesco sul Cammino di Santiago 1214-2014”, allestita al palazzo Bonacquisti per ricordare la tradizione del pellegrinaggio di San Francesco a Santiago de Compostela avvenuto nel 1214 di cui ricorre, quindi, l’anniversario.

Annamaria B.

La Galizia e la città serafica da oggi più vicine

Mons. J.Carballo con Giovanni Giannone e Annamaria Bianchini

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NEWS DA..

Nel corso della stagione estiva migliaia sono i turisti che approdanonella Riviera romagnola e che, alla ricerca di attrazioni, ne trovano unavarietà di scelta non indifferente.Quest’anno il gruppo di giovani della Compagnia teatrale dello spettacolo Patto di luce ha proposto un estratto del musical, in pianta stabile già da tre anni nel Piccolo Paese del Lago, nei punti più frequentati della città di Rimini: Piazza Cavour, Piazza Tre Martiri e Arco d’Augusto. Questi i luoghi che sono stati animati dalle musiche e dalle coreografie tribali di forte impatto del musical, richiamando attorno agli artisti centinaia di turisti, affascinati e rapiti. La performance, sulla falsa riga di un “flash mob”, ha toccato anche vari punti del corso più “in” di Riccione, viale Ceccarini, ma non solo!Domenica 8 settembre, ultima tappa, è stata Ia volta di Isola del Gran Sasso, in Abruzzo, per la manifestazione “L’isola dei talenti”. Giunta alla terza edizione, sotto la direzione artistica di Corrado Melozzi, ha vistoalternarsi sul palco in piazza Contea di Pagliara la maggior parte dellerealtà artistiche territoriali. L’evento era finalizzato a promuovere il valore formativo della musica e delle espressioni artistiche in generale. La compagnia teatrale di Tedeschi, che ha partecipato per il terzo anno, ha riscosso grandi consensi tra il pubblico, non solo per l’espressione artistica altamente professionale - come ha affermato la presentatrice e madrina della serata, Anna Di Paolantonio - ma per l’alto valore morale che traspare dai lavori teatrali e dai volti degli artisti che li interpretano.

Francesco T.

La Compagnia teatrale all’Arco d’Augusto - Rimini

La Compagnia teatrale in Piazza Cavour - Rimini

Una performance tratta dal musical approda nelle piazze e nei corsi riminesi.. e non solo!

A SienaTour de I Mille sì di Maria

Venerdì 6 settembrePiazza Cristo Re

Castellina Scalo - SIENA

La Compagnia teatrale a Isola del Gran Sasso (in alto e in basso)

La Compagnia teatrale in Piazza Cavour - Rimini

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Una vera e propria Compagnia!A Mattinata (FG) i giovani pugliesi in scena con il mini-musical Dedicato a Te, Signore!

In occasione della festa patronale dedicata a Santa Maria della luce, il 10 settembre a Mattinata (FG), il musical Dedicato a Te, Signore! Ad interpretarlo giovani di Mattinata, Manfredonia e Monte Sant’Angelo coinvolti dagli insegnanti e artisti Gigi e Licia. Nel corso dell’estate questi ragazzi si sono impegnati a costruire il mini-musical, scritto e diretto da Carlo Tedeschi, e proprio grazie alla loro costanza e al grande lavoro di Gigi e Licia, sono riusciti egregiamente in quella che sembrava un impresa. Hanno toccato e sconvolto i cuori dei duecento spettatori sul sagrato della parrocchia perché nessuno si sarebbe aspettato un livello artistico così alto e una così grande forza espressiva. Una bellezza disarmante!..Grazie a voi per aver riconosciuto che ciò che avete tra le mani è un tesoro inestimabile!..

Francesco T.

Cuori che battono. Volti felici. I sorrisi, l'emozione, la tensione. Il teatro illuminato...che il sipario si apra e lo spettacolo abbia inizio!Non credo che certe emozioni si possano provare in ogni momento, attimi intensi che suscitano gioie.. Avvengono quando la piattezza supera la monotonia, quando la mediocrità affoga l'espressività. Ed è proprio in queste occasioni che bisogna porsi le domande giuste... E le risposte? Da chi le dovrò ricevere? L'intento di questo spettacolo non era quello di dimostrare alla gente le nostre doti, ma di diffondere tutto il nostro amore affinché toccasse i loro cuori. Mentre danzavo, mi sono divertita, mi sentivo libera, come il vento. Anche se siamo distanti chilometri viviamo sotto lo stesso cielo, guardiamo le stesse stelle, la stessa luna, lo stesso sole. Ed è in questo stesso vento che io non mi riparo perché so che avrà sfiorato i vostri visi. GRAZIE DI TUTTO!

Alessia17 anni

I loro sentimenti..

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Sono alla mia prima esperienza teatrale, e non mi aspettavo che fosse così gratificante ed emozionante. Come ho ribadito in un commento a fine spettacolo, sono alla ricerca continua della bellezza del creato: la bellezza è qualcosa che mi ha sempre risollevato da qualsiasi sofferenza, per quanto siano profonde le cicatrici che ho nel mio animo.Ho cercato tale bellezza ovunque nel mondo, nell'arte, nella matematica, nel perfetto meccanismo che regola la realtà che ci circonda. Sono un appassionato di scienze, e mi meraviglio continuamente quanto sia varia e meravigliosa l'esistenza nel nostro piccolo grande mondo.Come ogni cosa grandiosa, essa ha origine da un “quid” che è sopra qualsiasi emanazione della realtà. Il big bang per me è avvenuto (al contrario di quanto affermo nel mio ruolo), ma in esso non vedo un principio di pura casualità bensì la conferma chiara che quel quid esiste ed è stato Lui ad aver dato origine a quella catena di cambiamenti che poi ha portato al nostro universo. La vita stessa ci conferma come l'essere umano non sia qualcosa venuto “a caso”, ma come la sua evoluzione sia il risultato di un progetto perfetto e preciso. Non importa se, come in un modello quantistico, l'uomo ha la scelta di tutto il realizzabile: quel realizzabile è “guidato” da qualcuno che sceglie il meglio per noi e la nostra esistenza e le nostre scelte sono allo

stesso tempo libere e “suggerite” da quel Padre che tutti possono ammirare nella bellezza del cosmo.Ritornando alla bellezza, in questo spettacolo ho potuto ammirarla in tutto il suo splendore. Come non rimanere estasiato davanti alle angeliche voci di Ebe, Alessia,e Morena, sottili come un capello d'angelo e lievi e morbide come una sua piuma? Come rimanere impassibili all'eleganza sinuosa dei balli di Chiara, Giacomo, Alessia, Michele e di tutti coloro che hanno preso parte allo spettacolo? Come non contemplare Lisa mentre con il suo meraviglioso sorriso ci dona un'altro saggio della sua abilità? E come non percepire la salda forza nel canto di Emanuel e Silvia e non ridere insieme ad Alex e Giuseppe?Tutto ciò mi ha dato un nuovo stimolo ed una nuova speranza di vita, lì dove il mio cuore sembra essersi fermato. Io posso solo ringraziare tutti coloro che mi hanno donato questa nuova gioia, anche coloro che, perdonatemi, ho involontariamente omesso. Vi dico, un'altra volta, grazie ragazzi. Non dimenticherò mai ciò che ho appreso e tutto l'affetto che mi avete dimostrato. E soprattutto, spero che le vostre vite, come la mia, possano proseguire su questa via verso il bene, la bellezza e l'amore.

Davide di M.

Non sono io che parlo, ma i miei sentimenti! Come una turista mi sono lasciata trasportare dalle emozioni. I sorrisi si sono appoggiati sulle mie labbra, le lacrime sono scese sul mio viso e infine..il mio cuore. Faceva rumore come un bisonte inferocito. Non riuscivo a controllarlo. Pareva non essere nemmeno mio! Il 10 settembre é stato un giorno speciale. I motivi sono tanti. Ma il più bello è stato poter rivedere Francesco, Tommaso e Giovanni. Tra questi doni

che il Signore ha donato avrebbe dovuto esserci una persona che tutti aspettavamo: Carlo Tedeschi, naturalmente accompagnato dalla sua splendida principessa Daniela. Prima dello spettacolo è arrivato Francesco dicendoci di seguirlo perché era al telefono con Carlo. A quel punto abbiamo urlato di felicità. Carlo ci ha detto: «Sono certo che lo spettacolo andrà bene e riuscirete tramite Dio a toccare i cuori di tutti». Sentendo quelle parole ho avuto come una

forza dentro, una carica in più. Poi mi sono detta: ci voleva proprio sentire la voce di Carlo. Carlo e Daniela sono persone incredibili, fanno cose incredibili: danno tutto ciò che possono al servizio dei giovani tramite il volere di Dio. Attraverso le loro parole e i loro gesti fanno riscoprire dentro ognuno di noi una forza, un qualcosa. Qualcosa che neanche noi sapevamo di avere. Qualcosa di esplosivo. Questo qualcosa lo definisco con:

Foto di Matteo Q. (Mattinata)

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Foto di Matteo Q. (Mattinata)

Avete presente quando si guarda per un po’ di tempo il sole? Tutto il resto attorno a noi scompare quasi subito, mentre viene inghiottito da quel bagliore intenso. Poi quando distogliamo lo sguardo, strabuzziamo gli occhi, perché non riusciamo più a vedere null’altro che quella luce risplendere nel buio. Un buio che in modo diverso ci accomuna e ci ha accomunati tutti. Sì, perché noi eravamo accecati dal buio, un buio profondo, e spaventoso e non riuscivamo a vederci, udivamo voci lontane e confuse. Ad un certo punto, mentre vagavamo nel buio, intravediamo un piccolissimo e sfumato luccichio in lontananza. Ognuno lo segue, senza curarsi dell’altro accanto, mentre la luce si fa sempre più grande. Danzava nel buio, al ritmo del respiro dell’aria, ci cantava con la sua voce soave di avvicinarci, di non aver paura, ma non stava recitando: era tutto vero... è tutto vero! Pian piano la luce cresce, ci perfora gli animi, ci risucchia, ci acceca, non riusciamo a capire più nulla. Ed eccoci tornati al punto di partenza. Chiudiamo gli occhi e la luce persiste nel buio; li riapriamo e... siamo tutti qui su un palco ad applaudire il pubblico, con i sorrisi che squarciano i cuori, con i genitori che urlano “bravi!”, davanti ad un paese che finalmente con i suoi giovani sta rompendo il silenzio, si sta scagliando contro il buio, e sta accendendo un barlume di speranza nel cuore di ognuno.

Noi giovani di Mattinata, Monte Sant’Angelo e Manfredonia abbiamo intrapreso la nostra battaglia a spada tratta nel buio, grazie alle luci abbaglianti dei cuori di Licia, Gigi, Giovanni e Chiara, che in questo anno ci hanno guidati e seguiti e con le loro sensibilità ci hanno trasportati nella grande luce, sfavillante come il sole. Ed ora siamo tutti qui sul palco, nel viale della nostra chiesa a Mattinata, con gli occhi colmi di lacrime di gioia, a ringraziare tutte le persone che ci hanno permesso di mettere in scena lo spettacolo Dedicato a Te, Signore! e di trionfare con la nostra luce nel cuore di tutti, fino al più lontano in platea. Nella luce ora vediamo l’altro; nessuna voce è più lontana o confusa, bensì udiamo l’eco della risata fragorosa dei nostri cuori. Non siamo più soli, non siamo più marionette al buio, chiuse in un baule, ma siamo persone che emanano luce, e lo facciamo grazie ad un fulgore più grande che non potrà e non dovrà mai smettere di invaderci completamente: L’AMORE!

P.S. Scrivere tutte queste emozioni non è stato semplice, perché descriverle è impossibile, ognuno ne ha provate di diverse. Credo, però che a nome di tutti, queste considerazioni ed emozioni che ho riportato rispecchino i sentimenti di tutti noi. Vi saluto con il mio sorriso, grazie di tutto!

Lisa

fede, rispetto, fratellanza e servizio.  "Fai cosa ti dice il cuore.. la vita é un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.. Un giorno senza un sorriso é un giorno

perso". Ringrazio di cuore i miei maestri Gigi e Licia   per l' insegnamento che abbiamo dimostrato danzando quella sera. È soprattutto grazie a loro che abbiamo trasmesso amore a tante persone. Per fortuna lo spettacolo é andato benissimo! Peccato che Carlo

e Daniela non li abbiamo visti. Spero solo che avremo l'occasione giusta per mostrarglielo. Grazie di cuore

Chiara17 anni

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Lettere e testimonianze..In questa rubrica sono racchiusi pensieri e lettere per lo più scritti da giovani...

preghiere personali, riflessioni sulla vita, su se stessi, sui perché, giunti in redazione.

Alcuni di essi provengono da coloro che frequentano l’oratorio e l’Accademia d’arte del Lago. Ragazzi seguiti e guidati nel loro percorso di fede e di formazione professionale da figure genitoriali,

insegnanti, catechisti, sacerdoti e da Carlo Tedeschi, nell’ambito delle iniziative della Fondazione Leo Amici e dell’Associazione Dare.

Dalle compagnie teatrali.. Caro Carlo,Mi rendo conto solo ora di ciò che mi hai donato senza conoscermi. Mi hai dato la possibilità di andare in scena senza esperienza. Mi hai regalato un mese a Mattinata, interpretando l'angelo di Padre Pio, solo guardandomi negli occhi. Mi hai donato la possibilità di trascorrere l'estate ad Assisi quest'anno. Sono qui solo da una settimana ma sono già in casa mia. Sento di essere sotto l'ala di Dio. Le lacrime non smettono di scendere perché non capisco come tanto amore possa esistere. In questo momento vedo la mia vita come una scalinata. Il primo gradino è l’incontro con te, il secondo gradino è la notte prima del debutto di Chiara di Dio a Bagheria nell'ottobre del 2011, in cui iniziavo a sentire la fiamma di Dio accesa dentro me. Il terzo gradino è questa notte in cui realmente mi sto rendendo conto dell'immensa grandezza che mi è stata donata, in cui finalmente riesco a scrivere con gli occhi appannati dalle lacrime. Voglio continuare a salire verso Dio, che è l'apice di questa vita terrena.In questi giorni ho capito che la danza non mi basta più, che voglio imparare a cantare e a recitare per essere un perfetto burattino di Dio, per essere un bravo soldato ai suoi occhi. In questi giorni ho capito che non voglio fermarmi, che anche con piccoli gesti quotidiani voglio dare tutto l'amore che ho ricevuto. Voglio spingermi a fare tutto il possibile per i miei fratelli, e per il prossimo.

Agata

Ciao Carlo.Mi chiamo Mauro e sono un tuo recente ammiratore. Devi sapere che io e mia moglie Stefania, circa tre anni fa, durante le nostre varie gite ad Assisi, siamo inciampati nella tua presenza al teatro Metastasio, dove ci convincesti ad assistere ad una piccola presentazione del musical "Chiara di Dio".Da quel giorno sono iniziati i nostri "guai"! Da quel giorno, è scattata in me e mia moglie, una molla che ci ha avvicinati in maniera impressionante a Santa Chiara e a S.Francesco. Gia da tempo ero devoto al "Poverello" di Assisi, ma non nel modo in cui lo sono diventato dopo!Insomma, da quel giorno ho iniziato a leggere tutto quello che c'era da leggere su Francesco e Chiara e, durante una delle nostre ultime apparizioni ad Assisi, abbiamo deciso di assistere al musical completo.Devo dirti che è la terza volta che lo vediamo e non ci stanca mai! Ho anche acquistato il DVD ed il CD, che sto consumando ascoltandolo in auto, mentre il filmato lo sto imparando a memoria. Non solo perché è spettacolare, eseguito alla perfezione ed interpretato da personaggi splendidi, bravi, piacevoli, ma devi sapere che ogni volta che voglio rilassarmi e concedermi una pausa di riflessione, me lo gusto come se fosse la prima volta. Ultimamente, durante una delle gite ad Assisi abbiamo conosciuto i due ragazzi che interpretano Francesco e Chiara nel musical, compreso il primo ballerino. Sono persone che, lasciano il segno e che col tempo abbiamo iniziato a stimare e ad amare, sia quelli che compaiono nel DVD, sia quelli che recitano nel recente. Premetto che io e mia moglie facciamo ballo da 16 anni e facciamo anche gare, in cui abbiamo conquistato parecchi trofei, tra coppe e medaglie.Spero vivamente di poter conoscere te e stringere la mano ad una persona che è riuscita a riavvicinarmi a qualcosa   di spirituale, semplicemente coinvolgendoci con la bravura e la collaborazione di tanta gente che trascina con la sua bravura e professionalità.

Mauro e Stefania

Caro Francesco, sono felicissimo di raccontarti la mia esperienza vissuta nell'amore di Cristo. Il mio incontro con Dio in realtà è avvenuto nel momento in cui sono nato...ma io non lo sapevo.Prima di fare questo viaggio al Lago la mia fede in Dio era assente, non credevo in Lui, sempre arrabbiato con la vita, con Lui e con il resto del mondo. Quando sono arrivato nel Piccolo paese fuori dal mondo tutto mi è sembrato strano, il primo giorno ero confuso, perchè non sapevo che posto era quello, volevo andare via. Ma alla fine quei tre giorni per me sono stati una sistemazione per la mia vita, una pulizia totale del mio essere.Sono tornato carico e con tanta voglia di vivere, perché lì ho sentito la presenza del vero amore. Tornato a casa, ho inizato a vedere la vita in un altro modo. Ho iniziato ad andare in chiesa, ho iniziato a dire di si a Dio, anche se ancora con paura.

Rosario

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Lettere e testimonianze..

Durante un viaggio ad Assisi ho avuto la possibilità di vedere il musical Chiara di Dio. Avevo visto altri musical, ma dopo questo mi sono appassionata.Quel musical mi ha regalato emozioni, attimi toccanti e mi ha dato la gioia che tengo ancora nel mio sguardo e nel mio cuore.. Grazie di tutto!

Monica13 anni

A volte abbiamo bisogno di molte parole per raccontare Dio e l'amore che lo esprime, ma alla fine è solo il silenzio che ci dice quello che le parole non possono esprimere. Grazie per averci regalato parole, canto, mimica e danza, ma grazie per averci dato un po' di amore e tanto su Chiara, Francesco e soprattutto su Dio. Grazie.

Mons. Calogero P.

realizzato da Monica, inviato con la sua testimonianza

Assistere ad uno spettacolo della Compagnia di Carlo Tedeschi è stata per me un’esperienza estetica ed etica insieme. Conoscevo una ragazza della Compagnia, Lorella, e dopo aver visto il musical Chiara di Dio, l’indomani le ho chiesto se era possibile conoscere i ragazzi, che così coraggiosamente avevano aperto una scuola di musical a Lentini. Ero ansiosa di incontrarli, la sera precedente avevano toccato altissimi livelli espressivi nello spettacolo (e questo è per me un aspetto importante della vita). I ragazzi sono stupendi, li ho trovati pieni di radiosità e di forza, di forza vera, autentica, quella che non ha niente a che vedere con la misera prepotenza disperata a cui sono ricondotti la maggior parte degli uomini di oggi. È da una vita che cerco questo, ho 38 anni e non ho mai ceduto alle sconfortate ”maniere” moderne. Ho trovato i miei appigli nei sentimenti, nello studio, nella storia dell’arte, nella danza, mi sono sempre circondata di bellezza, ma devo ammettere che mi sono sentita sempre piuttosto sola nel percorrere questa via. Adesso, quando parlo con Lucia e Ciro sento di essere capita, parlano la mia lingua, danno all’arte il valore umano e universale che io do ad essa. È l’arte che ci rende uomini, che ci ricorda di essere uomini, di essere qualcosa di alto, è la nostra parte sublime e sacra. Così, sono andata a vedere un altro spettacolo, I mille sì di Maria, stavolta, portandomi dietro la mia famiglia per condividere e regalarle qualcosa di prezioso. La Compagnia non delude, i ragazzi riescono a ripetere il miracolo, e nonostante mancasse l’intero impianto scenico e fosse una versione ridotta rispetto ad un musical vero e proprio, in pochi

attimi arrivano al cuore di tutta la piazza: anziani, bambini, uomini e donne d’età matura, e le mie nipotine. Il messaggio di vita giunge a tutti, l’energia di ognuno di loro dona slancio e speranza. Il confronto con la TV di oggi, con i messaggi sociali opprimenti e deviati, che troppo spesso subiamo, si affaccia immediato alla mia mente, penso: “Finalmente qualcuno che fa arte per dare, per dare vita agli altri, come Sofocle, Euripide, Giotto, Michelangelo; non è un accostamento azzardato: i genii del passato attraverso il talento, l’arte, incitavano la società ad elevarsi, incoraggiavano gli uomini a comprendere di essere uomini e a godere di essere uomini. Per fare un esempio: il “David” di Michelangelo esprime il genio personale dell’artista e contemporaneamente l’autore attraverso l’armonia e la assoluta bellezza di David ci invita con forza ad essere uomini. Ecco cosa ho sentito agli spettacoli tenuti dalla Compagnia, frutto di serietà, dedizione, impegno, talento, gioia. L’arte non è perfezione, è espressione, e questi ragazzi centrano l’obiettivo; ognuno di loro acquista umilmente e quasi inconsapevolmente un carisma formidabile sul palco, ed avviene il miracolo.Rivedere il genio artistico italiano nuovamente al servizio del messaggio religioso, in maniera così semplice e limpida (francescana), è toccante e per chi sa coglierlo è un evento. La voglia di avvicinarmi sempre più ai ragazzi è enorme, sono il Buono di cui c’è tanto bisogno, hanno il diritto di realizzare ogni loro possibilità, e questo è il mio augurio. Eleonora

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Lettere e testimonianze..

Spesso ci sono troppe parole inutili …Qualche volta le parole sono troppo poche …A volte non si trovano abbastanza parole …Oggi esce spontanea una grande parola: GRAZIE!

Gruppo di don Stefano

Le vostre parole mi fanno vibrare l’anima...piangere di GIOIA il cuore! Voi forse non immaginate quanta SPERANZA e quanto AMORE mi donate ogni volta che vi guardo.. Vorrei essere lì per condividere con voi ogni giorno, ogni momento, ogni emozione.. perchè so che l’unico scopo certo della mia vita è AMARE DIO e gli altri ! Ciò che sento nel cuore è che l’amore che voi fratelli e Carlo mi state trasmettendo lo voglio donare ad altri giovani. Perché tutti devono avere la possibilità di conoscere l’amore di Dio, tutti devono conoscere l’AMORE...Vi voglio bene .. Ma un bene senza confini... Federica

..Volevo prima di tutto ringraziarvi per la speciale accoglienza che avete riservato a me e mio figlio. Anche questa volta respirare l’aria del Lago ha dato alimento alla mia anima.E quando l’anima è ben nutrita, il cuore e la mente si aprono. Grazie Anna della lunga chiacchierata, sei stata un segno fortissimo ed evidente che il Signore ha voluto mettere sulla mia strada e mi aiuterà a capire e superare tanti ostacoli.Inoltre, “vivendo” il Lago ho fatto un po’ di chiarezza, non senza timore…timore di madre!Ma il vero motivo per cui vi scrivo è che voglio raccontarvi il meraviglioso cammino dei ragazzi e delle ragazze che il Signore, attraverso Carlo, ha mandato in “missione” qui ad Assisi, perché “rapissero” anche mio figlio e me.... Questa estate è stata la sua prima volta negli spettacoli.Sono arrivati ragazze e ragazzi giovani e giovanissimi che hanno dato, subito, al loro debutto, una grande lezione di vita e poi, nel corso dell’estate, hanno davvero evangelizzato quanti sono passati al teatro Metastasio.Tutti, senza distinzione alcuna e ognuno nella propria competenza o abilità, hanno dato qualcosa di straordinario e indelebile.Sono stati artisti altamente professionali ma, soprattutto, sono stati discepoli di Cristo e sono riusciti, in ogni loro gesto, a far parlare la propria anima così intrisa di amore, che ad ogni spettacolo il palco si è trasformato in un altare, da cui si è innalzata la loro offerta a Dio.Ogni spettacolo è stato un DONO meraviglioso che questi ragazzi hanno fatto a quanti erano lì, me compresa.Seminatori d’amore.Non so quale sarà il futuro di mio figlio ma una cosa è certa: ciò che abbiamo trovato segnerà la nostra vita per sempre. Un gesto d’amore vero ti segna e ti rimane dentro più di qualsiasi altra cosa al mondo ed è contagioso…e genera altro amore.Ecco il mio grazie a questi ragazzi e ragazze.E allora ecco la mia esortazione a loro: non perdete mai di vista questo vostro meraviglioso obiettivo, mantenete sempre questo cuore e portatelo agli altri, qualsiasi cosa sceglierete di fare nella vita.

Francesca

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ABBONAMENTOUn contributo per l’attività dei giovani impegnati nella redazione

e nell’opera umanitaria dell’Associazione Dare

Abbonamento annualein 2 pubblicazioni

escluse spese di spedizione

€ 10,00

Versamento su c/c postale n. 41167917codice IBAN IT66H0760113200000041167917intestato ad Associazione Darevia Resistenza n.1 47833 Morciano di Romagna (RN)

per ulteriori info scriveteci a [email protected]

Nel prossimo numero...

Nel prossimo numero verranno sviluppate le tematiche affrontate nelle due giornate di convegno trascorse al Teatro L. Amici, oganizzate da Cerifos, con la partecipazione del

premio Nobel per la Pace Medici senza Frontiere.

• 5 Settembre Incontro di formazione per educatori

e animatori - Padova

Relatore Carlo Tedeschi

Nel prossimo numero verrà sviluppato il tema “Educare” affrontato da Carlo Tedeschi per i giovani educatori di

Sarmeola (PD).

• 7 e 8 Settembre Primo Congresso di Medicina di Frontiera

Piccolo Paese del Lago

Attività umanitaria..Tra le iniziative umanitarie svolte dall’Associazione Dare, nella scorsa stagione estiva, è stata promossa “l’adozione” di alcuni giovani per aiutarli e sostenerli nella formazione in attesa di un loro inserimento nel mondo del lavoro. Alcune famiglie della Dare, infatti, si sono auto tassate e ogni mese hanno fatto pervernire ai giovani il necessario per il loro sostentamento.

5 x milleÈ sufficiente apporre la firma nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi (CUD - 730 - UNICO) a “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale” ed indicare nello spazio sottostante il codice fiscale della Fondazione:

91078410403

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