VI Obiettivo del Millennio

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COMBATTERE L’HIV/AIDS E LE ALTRE MALATTIE NESSUNO SI SENTA IMMUNE nell'ambito dell'aggregazione di Organismi Associati promossa dalla FOCSIV: coordinata da:

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COMBATTERE L’HIV/AIDS E LE ALTRE MALATTIE

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COMBATTERE L’HIV/AIDS E LE ALTRE MALATTIE

NESSUNOSI SENTA IMMUNE

nell'ambito dell'aggregazione di OrganismiAssociati promossa dalla FOCSIV:

coordinata da:

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L’HIV/AIDS, insieme alla malaria e alla tubercolosi, è una delle più grandipandemie che la storia umana abbia mai conosciuto e che compromettele capacità di sviluppo dei paesi più impoveriti del pianeta.

Nel giugno del 2006, gli Stati Membri delle Nazioni Unite, riunitinell’Assemblea Generale, hanno adottato all’unanimità una nuova e pro-grammatica Dichiarazione Politica per la lotta all’HIV/AIDS, in cui raffor-zano il loro impegno ad adottare politiche più efficaci in risposta a que-sto problema mondiale. I leader mondiali riconoscono e ribadiscono che“il virus dell’HIV/AIDS costituisce un’ emergenza mondiale e una dellesconfitte più formidabili allo sviluppo, al progresso e alla stabilità di cia-scuna società e del mondo intero, che richiede una riposta globale ampiae eccezionale”. In particolare, si accentua la volontà di potenziare l’ac-cesso universale ai metodi di prevenzione, trattamento, cura e sostegnorelativi all’HIV.

La dichiarazione riafferma l’impegno sottoscritto nel 2000 nellaDichiarazione del Millennio, con cui 189 Capi di Stato e di Governo sisono impegnati, mediante scelte politiche nazionali ed internazionali deipropri Governi, ad eliminare la povertà estrema entro il 2015, attraver-so il raggiungimento di 8 obiettivi concreti:

1. Dimezzare la povertà estrema e la fame;

2. Raggiungere l’istruzione primaria universale;

3. Promuovere l’uguaglianza di genere;

4. Diminuire la mortalità infantile;

5. Migliorare la salute materna;

6. Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e le altre malattie;

7. Assicurare la sostenibilità ambientale;

8. Costruire un partenariato globale per lo sviluppo.

Si tratta di obiettivi, che per essere raggiunti hanno bisogno dell’ugualepartecipazione e responsabilità politica sia dei Paesi del Nord che deiPaesi del Sud del mondo. Per la prima volta, dunque, paesi ricchi e paesiimpoveriti si trovano a lavorare fianco a fianco, riconoscendo le proprieresponsabilità e definendo il proprio ruolo, per lo sviluppo di un mondopiù equo, umano e sostenibile.

L’obiettivo 6 si prefigge di invertire e arrestare entro il 2015 la diffu-sione del virus dell’HIV, oltre a quello della malaria e di altre malattiemortali come la tubercolosi.

Come affermato anche dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon“fronteggiare l’epidemia di HIV/AIDS è il prerequisito per raggiungerequasi tutti gli Obiettivi di sviluppo del millennio fissati dai leader mondia-li nel 2000, per ridurre in modo sostanziale la fame, la povertà e la mal-nutrizione, e per promuovere la parità di genere, entro il 2015”.

HIV: UNA SIGLA TRISTEMENTE FAMOSA?Il virus dell’immunodeficenza umana (HIV acronimo dall’inglese HumanImmunodeficiency Virus) è il responsabile della sindrome da immunodefi-cienza acquisita – AIDS (Adcquired Deficiency Syndrome) – che indebo-lisce il sistema immunitario dell’individuo, riducendo il numero dei linfo-citi, e rendendolo così vulnerabile all’attacco di agenti patogeni. Esseresieropositivi all’HIV non significa sempre essere ammalati. La sieropositi-vità è quella condizione in cui viene riscontrata la presenza di anticorpianti-HIV, ma non sono ancora comparse le infezioni opportunistiche comenell’AIDS. Le infezioni opportunistiche sono provocate da micro organi-smi presenti nell’ambiente che possono provocare malattie gravi e morta-li in persone che hannzo, per l’appunto, una situazione di immunodefi-cienza: polmonite, encefalite, tubercolosi, salmonella o altre patologiedirettamente collegate all’HIV.

Il virus si trasmette da persona a persona attraverso :

• Sangue infetto: il contagio può avvenire attraverso lo scambio di siringhee aghi infetti (tra tossicodipendenti), attraverso il contatto stretto e direttotra ferite aperte e sanguinanti, o tramite trasfusioni di sangue, laddove idonatori di sangue non sono sottoposti al test HIV.

• Rapporti sessuali: il contagio avviene tramite lo sperma e le secrezionivaginali. Un solo rapporto sessuale con una persona sieropositiva è suf-ficiente per contrarre il virus. La prostituzione e lo sfruttamento sessua-le, anche minorile, sono le cause più diffuse di contagio in molti paesidel Sud e del Nord del mondo.

• Contagio tra madre e bambino: una madre sieropositiva può trasmette-re il virus al nascituro durante la gravidanza, al momento del parto odurante l’allattamento al seno.

Sebbene siano ancora incerte le origini di questa malattia è ormai accertatoche in poco meno di 30 anni, dalla prima diagnosi dell’AIDS, il virus si siadiffuso su larga scala in tutto il mondo colpendo in particolare le regioni delSud e le zone più impoverite del pianeta.

Obiettivo 6: COMBATTERE L’HIV/AIDS E LE ALTRE MALATTIE

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Nell’ultimo decennio sono sempre più giovani le persone contagiate dalvirus dell’HIV. Il numero di giovani al di sotto dei 15 anni infetti dal virusè salito a circa 2 milioni nel 2007, contro 1,6 milioni del 2001. In Africasub-sahariana si concentrano il 90% dei bambini colpiti da AIDS nelmondo: il loro numero è aumentato di 8 volte rispetto agli anni Novanta,così come triplicati sono i decessi e i nuovi contagi. Solo una bassissimapercentuale di bambini ha accesso ai farmaci e alle cure e molti muoio-no prima del compimento dei 2 anni.

«I bambini e gli adolescenti di oggi non hanno mai conosciuto un mondolibero dall’AIDS», ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF AnnVeneman: «Ogni anno migliaia di bambini muoiono a causa della malat-tia, e altri milioni hanno perso i genitori o le persone che si prendevanocura di loro. I bambini devono essere al centro dell’agenda mondiale dilotta all’AIDS».

I bambini sono doppiamente vittime del virus: direttamente perché conta-giati, e indirettamente perché vedono morire i loro genitori e i loro cari.Gli orfani dell’AIDS sono forse l’eredità più drammatica e triste di questapandemia: l’AIDS ha provocato, infatti, circa 12 milioni di orfani di unoo entrambi i genitori in tutto il mondo. Si stima che se non si interverràefficacemente, nel 2010 gli orfani saranno 20 milioni. Il virus nega aibambini il diritto ai bisogni più elementari e soprattutto il diritto di cresce-re in un ambiente familiare necessario per il pieno sviluppo della loro per-sonalità. La necessità di accudire i propri familiari o fratelli e quella direperire farmaci e cibo obbliga molti bambini ad abbandonare la scuo-la per andare a lavorare o a mendicare, mettendo loro stessi a rischio lapropria salute. Per pagare le cure o un funerale le famiglie arrivano a pri-varsi di beni alimentari che causano condizioni di malnutrizione soprat-tutto nei più piccoli. Inoltre i numerosi decessi causati dall’AIDS, soprat-tutto in Africa, stanno sfaldando la rete sociale di protezione che i tantiorfani incontravano dopo la morte dei propri genitori. Molti dunque sonocostretti a vivere da soli la vita di strada, venendo esposti a violenze erischi di ogni genere, non ultimo quello di contrarre il virus a seguito dirapporti sessuali non protetti e abusi.

Oggi nel parlare di HIV/AIDS si parla di “femminilizzazione” dellamalattia. In quasi quindici anni, il numero delle donne malate di HIV èraddoppiato, tanto che esse costituiscono il 50% dei sieropositivi in tuttoil mondo. In Africa sub-sahariana, 6 malati su 10 sono donne e, in par-ticolare, nell’Africa meridionale per ogni 13 donne con HIV, ci sono 10uomini. La differenza è ancora più ampia tra gli adolescenti: la percen-tuale di ragazze infette tra i 15 e i 24 anni è tre volte maggiore di quel-la dei loro coetanei maschi.

Questo avviene, innanzitutto, perché il rischio di contagio durante l’attosessuale non protetto é più elevato per la donna, che per l’uomo, masoprattutto il vero problema deriva dal loro diverso status sociale. In moltipaesi la disparità di genere è ancora molto elevata e le donne sono con-siderate cittadine di secondo ordine, senza la possibilità di far valere ipropri diritti e la propria opinione sia nell’ambito familiare che pubblico.Le giovani contadine e le donne spesso non hanno la possibilità di anda-re a scuola perché non godono della stessa condizione sociale dei gio-vani e degli uomini. Di conseguenza non conoscono a sufficienza l’HIVe l’AIDS e come proteggersi dall’infezione. Anche quando le giovani e ledonne ricevono informazioni sulla malattia possono non essere capaci di

evitare i rischi per la propria salute. La tradizione e le pressioni socialisono molto forti e a volte é quasi impossibile per loro scegliersi un par-tner o pretendere il sesso sicuro. A questo vi è da aggiungere la dram-matica questione della prostituzione e dello sfruttamento sessuale anchedi giovanissime, che per sopravvivere e per mantenere la propria fami-glia utilizzano il loro corpo come fonte di sostentamento. Spesso, poi, lapaura della violenza non permette loro neanche di ricercare eventual-mente un’informazione più accurata sull’AIDS e non se la sentono nem-meno di sottoporsi al test o a cure mediche.

La lotta per la parità di genere non è solo una questione di eguaglianzae giustizia sociale, ma è una questione di vita e di morte, soprattutto inquei paesi dove il virus dell’HIV è ampiamente diffuso. Il miglioramentodella condizione femminile, contribuirebbe notevolmente non solo allariduzione della percentuale di infezione da HIV per le donne e le giova-ni, ma anche a quella complessiva. Infatti, un maggior accesso all’assi-stenza sanitaria e alle cure potrebbe ridurre il contagio verticale tramadre e figlio. Si stima che con una terapia farmacologica semplice latrasmissione del virus potrebbe essere ridotta, ma soprattutto un sostegnomedico e psico-sociale potrebbe alleviare la situazione di sofferenzadelle madri sieropositive e favorire il loro reinserimento sociale.

SALUTE: UN DIRITTO A RISCHIO?Godere di buona salute non significa soltanto essere privi di malattie!Come sancito anche dallo statuto dell’Organizzazione Mondiale dellaSanità la salute è un DIRITTO UMANO fondamentale e consiste nel gode-re di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale.

E’ dovere della comunità internazionale, quindi dei governi, fare in modoche tutti gli esseri umani godano di questo diritto senza discriminazioni edistinzioni in base al sesso, alla razza, alla religione, al credo politico oalla condizione economica e sociale. Al giorno d’oggi, tuttavia, si è benlontani dal raggiungimento di questo obiettivo.

Nonostante i progressi scientifici per la prevenzione e la cura dal virusdell’HIV, introdotti anche in molti paesi del Sud del mondo, sono benpoche le persone che nelle regioni più impoverite possono accedere adun trattamento o all’assistenza sanitaria. In Africa, solo lo 0,4% dei mala-ti da HIV ha accesso alle cure. In questi paesi, il degrado in cui si trova-no le strutture sanitarie e l’insufficienza di personale medico – in Africavi sono 0,21 medici per 1000 abitanti, contro i 3,20 dell’Europa – limi-tano fortemente l’introduzione di qualsiasi innovazione e anche gli sforzidella cooperazione sul piano sanitario. La debolezza del sistema sanita-rio comporta notevoli discriminazioni nell’accesso ai servizi e l’introdu-zione di logiche di mercato sta trasformando anche la salute in unamerce, che solo i più ricchi possono permettersi di comprare.

Nonostante gli sforzi di governi, organizzazioni umanitarie e agenziedelle Nazioni Unite, le risorse messe a disposizione per fronteggiare l’HIV-AIDS sono ampiamente insufficienti e manca ancora molto per garantirel’accesso universale ai servizi sanitari. Nel 2007, infatti, la differenza trarisorse disponibili e risorse necessarie è stata di 8,1 miliardi di dollari,tanto che solo 3 milioni di persone sieropositive sono state sottoposte aterapie antiretrovirali, il 31% dei 9,7 milioni che ne avevano bisogno.

Una malattia sempre più giovane e al femminile

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L’HIV/AIDS chiama in causa direttamente la povertà, di essa è espressio-ne e continuo alimento. Nei paesi del Sud del mondo, fattori come l’analfabetismo, la scarsa sco-larizzazione, lo scarso accesso ai mezzi di informazione e, quindi, lapossibilità di essere informati sui pericoli di contagio e sulle modalità diprevenzione, concorrono ad alimentare il rischio di contrarre il virus equindi alla diffusione della malattia, soprattutto tra le ragazze, che nonpossono frequentare la scuola. A questi aspetti si aggiungono altri fatto-ri di tipo culturale e sociale, come la disuguaglianza di genere o partico-lari abitudini o tradizioni riguardanti la sfera sessuale, che limitano lepossibilità di prevenzione dal contrarre il virus o dall’accesso alle cure. Anche condizioni igieniche e ambientali degradanti, come nelle barac-copoli delle metropoli del Sud del mondo, sono fattori che alimentano lapossibilità di contrarre gravi malattie di tipo infettivo, che colpiscono imalati di AIDS in quanto il loro sistema immunitario è molto debole. La povertà alimenta la diffusione dell’HIV/AIDS, ma a sua volta l’ampiadiffusione del virus alimenta la condizione di impoverimento di moltecomunità del Sud del mondo. Secondo lo studio “Garantire il nostro futu-ro” lanciato nel giugno 2008 dalla Commissione su HIV/AIDS eGovernance in Africa, la malattia starebbe compromettendo le capacitàin tutti i settori sociali ed economici, indebolendo e rallentando l’interosviluppo della regione. E’ stato calcolato che a causa delle morti daAIDS, in Africa si sia perso già il 10% del prodotto interno lordo. Inoltre,si stima che entro il 2020, i nove paesi sub-sahariani più colpiti potreb-bero perdere il 13-26 per cento della propria forza lavoro agricola acausa dell’AIDS - tra cui anche capi famiglia, madri e padri con figli pic-coli, persone che ricoprono diversi ruoli nella comunità. Le famiglie col-pite vedono ridursi il loro reddito anche di un terzo poiché devono soste-nere i costi delle cure o dei funerali, quindi la loro capacità di sostenta-mento e di sopravvivenza si riduce ulteriormente. La perdita di capitale umano, soprattutto di giovani e donne, risulta esseredrammatica per la sicurezza alimentare e lo sviluppo di molti paesi delmondo, provocando sempre più instabilità, sofferenza e fuga da condizionidi vita non dignitose. Non si può più stare a guardare! Occorre attuare spe-cifici programmi e stanziare finanziamenti cospicui per promuovere azionidi sensibilizzazione e prevenzione, soprattutto nei confronti delle donne eper garantire ai milioni di malati l’accesso alle cure e al sostegno sanitario.

IL PROGETTOIl progetto consortile “Per un futuro senza AIDS” nasce all’interno diun’aggregazione di ONG promossa da Volontari nel mondo – FOCSIV,ed è cofinanziato dal Ministero Affari Esteri – D.G.C.S. e coordinato daCVM – Comunità Volontari per il Mondo in associazione temporanea discopo con gli organismi ASPeM di Cantù, CELIM Milano, CISV di Torino,CMSR di Livorno, CPS di Castellammare di Stabia, MOCI di ReggioCalabria, OSVIC di Oristano, ADP di Bologna. Tale progetto tratta dell’Obiettivo 6 “Ridurre l’AIDS, la malaria e altremalattie” entro il 2015 affermando che la salute e la possibilità di curarsisono un Diritto Universale ed Inalienabile per tutti gli uomini del mondo. Il raggiungimento dell’obiettivo ultimo dell’iniziativa passa attraversoazioni di informazione e sensibilizzazione rivolte a formatori, educatori,studenti e cittadini con la realizzazione di seminari con testimoni del Suddel mondo, percorsi di approfondimento per ragazzi e formatori, produ-zione di materiali didattici.

AIDS è POVERTÀ, POVERTÀ è AIDS

I DATI SULL’HIV/AIDS NEL MONDODall’inizio degli anni ‘80 ad oggi, l’AIDS ha ucciso più di 30 milioni di perso-ne: l’equivalente di una intera popolazione di un paese come il Canada!Secondo l’ultimo rapporto globale 2008 dell’UNAIDS (l’agenzia delle NazioniUnite che si occupa del problema AIDS) sono circa 33 milioni le persone cheattualmente convivono con l’HIV/AIDS. Solo nel 2007 vi sono stati 2 milioni dimorti a causa dell’ AIDS e 2,7 milioni di nuove infezioni, il che significa ben7400 nuove infezioni al giorno ovvero 1 nuova infezione ogni 12 secondi!Mentre la percentuale delle persone che vivono con l’HIV si è stabilizzata apartire dal 2000, il numero globale dei sieropositivi è aumentato a causa dinuove infezioni, che avvengono ogni anno, e che sono superiori al numero dimorti provocati dall’AIDS, oltre al fatto che l’estensione dell’accesso ai farma-ci allunga la durata della vita dei malati, specie nei paesi occidentali. L’Africa sub-sahariana rimane la regione più colpita con più dei due terzi(68%) delle persone infette a livello globale, circa 22,5 milioni di persone, etre quarti dei decessi provocati dall’AIDS. Solo nel 2007 si sono avuti 1 milio-ne e 900 mila casi di nuove infezioni. In alcuni paesi dell’Africa meridionale,come lo Zimbabwe, la prevalenza di infetti da HIV sul totale della popolazio-ne è molto elevata e raggiunge addirittura percentuali altamente superiori al15%. Le vie principali di contagio sono i rapporti eterosessuali non protetti tracoppie siero discordanti (solo uno dei due partner è infetto), la prostituzionee lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti.Sebbene non ai livelli africani, anche nel continente asiatico la situazione è moltopreoccupante, con 5 milioni di persone affette da HIV. Nonostante in alcunipaesi, come la Cambogia e la Tailandia, l’incidenza da HIV sia diminuita, in altripaesi come il Vietnam il numero degli infetti da HIV è più che raddoppiato.

UN GRAVE PROBLEMA, NON SOLO AL SUDL’HIV rimane un grave problema di salute pubblica anche nel Nord delmondo. Gli Stati Uniti contano circa 1 milione e 200 mila malati di HIV su untotale di 2 milioni di persone infette che vivono in America settentrionale e inEuropa occidentale e centrale. In Italia, come in altri Paesi europei, l’incidenza di nuovi casi di malattia con-clamata (l’AIDS propriamente detto) è andata diminuendo a partire dal 1996,a seguito dell’introduzione della terapia combinata a base di farmaci anti-retrovirali. Dall’inizio dell’epidemia, nel nostro Paese, sono stati segnalatioltre 59.000 casi di infezione da HIV e nonostante la curva epidemica risultiessere in calo, si evidenzia un aumento dei casi di contagio tra la popolazio-ne straniera (20% dei casi in tutta Italia nel 2007).

FARMACI “NO LABEL”, GRAZIE!L’impossibilità di accedere alle terapie per la lotta contro l’AIDS è da impu-tare anche ai costi proibitivi dei farmaci anti-retrovirali (combinazioni di varifarmaci), sottoposti a brevetto e, quindi, legati ad un monopolio ventennalea favore delle multinazionali che lo detengono. Sono vietati, così, la produ-zione, la vendita e l’impiego di sostanze equivalenti in mancanza dell’auto-rizzazione del titolare del brevetto, quasi tutte multinazionali statunitensi edeuropee. Il costo da sostenere per ottenere il permesso di produrre il princi-pio attivo è insostenibile per le economie dei paesi poveri. Tuttavia alcunipaesi del Sud del mondo hanno deciso di sfidare la logica dei brevetti e leregole del commercio internazionale: alcuni paesi a partire dalla Tailandia,passando per India, Sud Africa fino al Brasile hanno iniziato a produrrelocalmente farmaci anti-retrovirali per abbattere i costi delle cure. Il Brasileè dal 2005 uno dei primi Paesi al mondo a non rispettare i brevetti sui far-maci anti-Aids, distribuendoli gratuitamente ai malati. La Fiocruz producequesti farmaci “senza marchio” nel territorio brasiliano senza pagare alcu-na royalties. Questo stesso modello verrà esportato in Mozambico (16% dimalati di HIV) dove l’investimento previsto sarà di 35 milioni di dollari, pro-venienti da finanziamenti internazionali.

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Guida Metodologica “Per un Futuro senza AIDS”

E’ un testo di supporto ai formatori nella loro attività con i ragazzi e

contiene indicazioni contenutistiche,propositive e percorsi didattici

sull’HIV-AIDS.

Video “Echi da Sud. Viaggio in Etiopia, Tanzania e Zambia”

Un reportage attraverso i tre paesi africani che raccoglie testimonianze di persone

(malati e operatori) che quotidianamentecombattono il virus.

Cartolina “Le 10 cose che devi sapere sull’AIDS”

Mostra didattica “Donne nell’Africa Sub-Sahariana”Un racconto attraverso 9 pannelli

tematici dei rischi e delle strategie dilotta alla malattie declinati al

femminile.

Richiedi i materiali a: [email protected]

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Organismi Associati a Volontari nel mondo - FOCSIV:

A.B.C.S., A.C.A.V., ACCRI, A.D.P., A.E.S. - C.C.C., AIFO, A.L.M., AMAHORO Onlus,A.M.G., ASAL, A.S.I., A.S.P.Em., A.U.C.I., AVAZ, AVSI Fondazione, CEFA, CELIMBERGAMO, Ce.L.I.M. Milano, Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, C.I.S.V.,C.L.M.C., C.O.E., CO.M.I., CO.MI.VI.S, COMUNITA’ IN DIALOGO, Cooperazione eSviluppo, CO.P.E., C.P.S., C.V.C.S., C.V.M., ENGIM, EsseGiElle, Fondazione DonCarlo Gnocchi Onlus, FON.SIPEC, FON.TOV., GVS, I.B.O. Italia, INSIEME SI PUO'...,IPSIA, LABOR MUNDI, Medici con l'Africa C.U.A.M.M., L.V.I.A., ProgettoMondo MLAL,M.L.F.M., M.M.I., MO.C.I., M.S.P., O.S.V.I.C., O.V.C.I. La Nostra Famiglia,OVERSEAS, PdF, PROCLADE, PRO.DO.C.S., PRO.MOND., R.T.M., SCAIP,Senzaconfini Onlus, SOLIDAUNIA – La Daunia nel mondo, S.V.I., U.C.S.E.I., U.M.M.I.,U.V.I.S.P. – Assisi, V.I.D.E.S., V.I.S.B.A., V.I.S.P.E.

Via San Francesco di Sales, 18 - 00165 ROMA - tel. 06 6877796 - 867 - fax 06 6872373 - [email protected] A c

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Realizzato con il contributo del Ministero degli Affari Esteri,Direzione Generale per la Cooperazione allo Svilupponell’ambito del progetto “Per un futuro senza AIDS”

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