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N° 4 - Dicembre 2018 periodico - Responsabile e Proprietario: Romagnani don Pietro - Redazione: via G. Di Vittorio, 21 - 42035 Felina (RE) Stampa: La Nuova Tipolito snc - Felina (RE) - Autorizzazione della Curia Diocesana di Reggio Emilia n° 315/92 A del 27.11.1992 Vi annuncio una ande giƣa: oggi è nato p vƣ un salvate, che è il Cristo Signe. (Lc 2,10-11)

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N° 4 - Dicembre 2018 periodico - Responsabile e Proprietario: Romagnani don Pietro - Redazione: via G. Di Vittorio, 21 - 42035 Felina (RE) Stampa: La Nuova Tipol i to snc - Fel ina (RE) - Autorizzazione del la Curia Diocesana di Reggio Emil ia n° 315/92 A del 27.11.1992

Vi annuncio una grande gioia:oggi è nato per voi un salvatore,

che è il Cristo Signore.(Lc 2,10-11)

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2- Comunità

Lettera del ParrocoSiamo alla vigilia di un nuovo Natale, per

alcuni sono passati pochi Natali, ed atten-dono con impazienza i doni; per altri i Natali passati sono di più, e forse si sta perdendo la freschezza e la gioia di questo evento. è dav-vero necessario ricuperare la gioia e lo stupore insieme alla riconoscenza per la nascita di Gesù Cristo.

Scambiandoci i doni, vogliamo ricordare e corrispondere a Colui che per primi ci ha donato un dono incommensurabile, quello della dignità di Figli di Dio. Dono a cui mai potremo corrispondere, ma che cerchiamo di imitare donando a nostra volta, cercando di innescare uno stile di vita, quello del dono, che vogliamo si allarghi all'umanità intera.

A volte succede che i doni non siano compresi appieno, e a volte può succedere anche verso i doni di Dio. Succede a volte che Dio sia im-maginato come quel Gigante buono, a nostra disposizione, che se lo preghiamo esaudisce le nostre richieste. A volta capita di sentire la frase «speriamo che Dio ci aiuti», Dio ci aiuta sempre, lo ha fatto nel dono del suo figlio, e continua a farlo, si è fatto vicino a noi, si è fat-to uomo, ha vissuto tutta la precarietà dell'esi-stenza umana, fin dalla nascita non gli sono state risparmiate tribolazioni, ma seguendo la volontà del Padre, e con l'aiuto dello Spirito Santo, è risultato più che vincitore in tutte le prove compresa la più terribile, quella della morte.

Spesso per superare difficoltà la cosa che più ci è necessaria è la forza spirituale, il “non mollare” e questa ci può provenire soprattut-to da una crescita spirituale, dal riconoscere insieme la nostra debolezza, insieme alla gran-dezza di essere figli di Dio, con possibilità enormi, perché abbiamo dalla nostra la forza

di Dio stesso. E' questo quello che vediamo realizzato nella vita di tanti santi, che hanno confidato più sulla forza e potenza di Dio, che non sulle proprie doti umane.

Auguro di cuore a tutti che la celebrazione della nascita del Salvatore possa stupire e fare riaffiorare in noi sentimenti di fede soprattutto l’intelligenza della fede, che ci rendano in gra-do di riconoscere ogni giorno quanto il Signo-re ogni giorno ci dona. Insieme alla certezza di essere nelle sue mani, e che nulla potrà mai separarci da lui.

Le tue mani mi hanno fatto e plasmato:fammi capire e imparerò i tuoi comandi.

Quelli che ti temono al vedermi avranno gioia,perché spero nella tua parola.

Signore, io so che i tuoi giudizi sono giustie con ragione mi hai umiliato.

Il tuo amore sia la mia consolazione,secondo la promessa fatta al tuo servo.

Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,perché la tua legge è la mia delizia.

Si vergognino gli orgogliosi che mi opprimono con menzogne:io mediterò i tuoi precetti.

Si volgano a me quelli che ti temonoe che conoscono i tuoi insegnamenti.

Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti,perché non debba vergognarmi.

Mi consumo nell’attesa della tua salvezza,spero nella tua parola.

Salmo 119

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3- Comunità

Papa FrancescoL'Avvento non sia mondano

In copertina gli ultimi nati nella nostra zona pastorale: Tommaso Gaspari, di Nicola e Cavandoli Martina nato Reggio Emilia il 12/5/2018Chiara Chidimma Patrick, di Ehiwuogwu e Onwuegbuzie Hilda Ngozi nata a Reggio E. il 7/7/2018

Papa Francesco, nell'omelia di lunedì 3 dicembre, ha ricordato che l'Avvento ha

tre dimensioni: passato, futuro, presente.

La prima dimensione dell’Avvento è il pas-sato, “la purificazione della memoria”: “ri-cordare bene che non è nato l’albero di Na-tale”, che è certamente un “bel segno”, ma ricordare che “è nato Gesù Cristo”.

E’ nato il Signore, è nato il Redentore che è venuto a salvarci. Sì, la festa … noi sem-pre abbiamo il pericolo, avremo sempre in noi la tentazione di mondanizzare il Natale, mondanizzarlo … quando la festa lascia di essere contemplazione – una bella festa di famiglia con Gesù al centro – e incomincia a essere festa mondana: fare le spese, i rega-li, e questo e l’altro … e il Signore rimane lì, dimenticato. Anche nella nostra vita: sì, è nato, a Betlemme, ma … E l’Avvento è per purificare la memoria di quel tempo passato, di quella dimensione.

L’Avvento, inoltre, serve a “purificare la speranza”, a prepararsi “all’incontro defini-tivo con il Signore”.

Perché quel Signore che è venuto là, torne-rà, tornerà! E tornerà a chiederci: “Com’è andata la tua vita?”. Sarà un incontro per-sonale. Noi, l’incontro personale con il Si-gnore, oggi, lo avremo nell’Eucaristia e non possiamo avere un incontro così, personale, con il Natale di 2000 anni fa: abbiamo la

memoria di quello. Ma quando Lui tornerà, avremo quell’incontro personale. E’ purifi-care la speranza.

Il Signore bussa ogni giorno al nostro cuore

Infine, Papa Francesco invita tutti a coltiva-re la dimensione quotidiana della fede, no-nostante le preoccupazioni e i tanti affanni, prendendo “custodia” della propria “casa in-teriore”. Il nostro Dio, infatti, è il “Dio delle sorprese” e i cristiani dovrebbero scorgere ogni giorno i segni del Padre Celeste, quel suo parlarci nell’oggi.

E la terza dimensione è più quotidiana: pu-rificare la vigilanza. Vigilanza e preghiera sono due parole per l’Avvento; perché il Signore è venuto nella Storia a Betlemme; verrà, alla fine del mondo e anche alla fine della vita di ognuno di noi. Ma viene ogni giorno, ogni momento, nel nostro cuore, con l’ispirazione dello Spirito Santo.

(tratto da Avvenire)

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4- Comunità

è più importante il Natale o la Pasqua? Con questa

domanda, don Daniele Mo-retto ha iniziato uno degli incontri alla Scuola di For-mazione Teologica a Castel-novo, nel mese di ottobre. Il teologo ha guidato la rifles-sione considerando gli eventi che hanno portato alla nasci-ta del Cristianesimo. Il Cristianesimo ebbe il suo fondamento nella persona di Gesù di Nazareth quando alcune persone iniziarono a proclamarne il messaggio e a invocare il suo nome nel-le loro assemblee (1Cor 5,4; 12,3) e nel battesimo (Rom 10,9-13), celebravano un pasto comune in suo ricordo ed emettevano perfino una confessione di fede in Lui (1Cor12,3). Alcuni di loro erano stati con Gesù durante la sua vita terrena e avevano assistito all'arresto e alla crocifissio-ne. Tuttavia non era stata solamente questa frequenta-zione a spingerli a diventare annunciatori di Cristo: era accaduto loro un fatto total-mente nuovo, quello di aver incontrato Gesù vivo dopo la sua crocifissione e di aver ricevuto da Lui il dono dello Spirito Santo. è la risurrezione che ha spinto i suoi discepoli ad an-nunciarlo (At 10,37-43). La novità del mattino di Pasqua

costituisce quindi il perno centrale del cristianesimo.

Se il centro della fede cri-stiana è la Pasqua, come si è giunti al mistero del Natale?I discepoli hanno compreso la condizione divina di Gesù solo dopo gli eventi pasquali e, a ritroso, hanno ripensato alla vita del loro maestro per individuare episodi o momenti che facessero già intravedere la vera identità di Gesù. Questo percorso di riflessione all'indietro è attestato dai quattro Vange-li canonici, messi in ordine cronologico di composi-zione. Il primo ad essere composto, quello di Marco, dà ampio spazio agli eventi pasquali e inizia a narrare a partire dal battesimo senza menzionare la nascita. Poi vengono quelli di Matteo e Luca, che contengono i Van-geli dell'infanzia, e narrano di Gesù dal concepimento. Infine il Vangelo di Gio-vanni, che comincia con un prologo che parla della pre-esistenza del Verbo presso Dio. Gesù era il Verbo, che in “principio era presso Dio ed era Dio” e che si è fatto carne per noi (Gv 1,1).

La precedenza della Pasqua rispetto al Natale è confer-mata anche dalla successio-ne con cui sono stati cele-

brati dalla Chiesa nel corso dei secoli. La più antica attestazione di una celebra-zione della Pasqua è conte-nuta in una lettera di Paolo, databile verso l'anno 50 d.C. A seguire un'attestazio-ne della commemorazione dell'incarnazione (Epifania / manifestazione), in Orien-te alla fine del III, dove si celebrano anche i battesimi. Più o meno nello stesso pe-riodo, in Occidente, quando ci si rifiuta di fare battesimi al di fuori della Pasqua, si festeggia il Natale del Si-gnore, solennità in contrap-posizione alla festa pagana del solstizio d'inverno, nata per approfondire il mistero dell'incarnazione.

Entrambe le solennità sono pilastri della nostra Chiesa: a Natale si celebra l'incar-nazione (Gesù fatto uomo) e a Pasqua la resurrezione (Cristo vivo), però si può concludere con l'affermazio-ne che la Pasqua è priorita-ria rispetto al Natale, perchè nulla sarebbe la nostra fede senza la resurrezione di Cri-sto. Affermazione conferma-ta anche dalla successione temporale delle due festività a livello liturgico: la Pasqua viene celebrata fin dall'inizio del cristianesimo mentre la solennità del Natale emerge solo alla fine del III secolo.

è più importante il natale o la pasqua?

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5- Comunità

Il saluto a don Geli e l'arrivo dei nuovi sacerdoti a Castelnovo Monti

“Grazie Signore per questi 18 anni vissu-

ti a Castelnovo,Grazie Signore per i sacer-doti che in questi anni hanno condiviso fraternamente la vita di casa e la comune mis-sione,Grazie Signore per i tanti collaboratori umili e genero-si che mi hai donato,Grazie Signore per l'amore vivo e generoso segno della tua presenza nelle famiglie ...e benedici con i tuoi doni tutte le comunità di questo territorio”.Questa è solo una picco-la parte della preghiera che don Geli ci ha regalato pri-ma di andarsene da Caste-lnovo e che ha usato come suo ultimo saluto durante la S. Messa di domenica 11 novembre. La chiesa era pienissima, c'erano i bambi-ni della Scuola dell'Infanzia “Mater Dei” con le loro fa-miglie, i ragazzini del cate-chismo e quelli del Cres con la maglietta colorata della scorsa estate, c'erano i giova-ni dell'Oratorio, le famiglie, tanti adulti e anziani, i rap-presentanti delle Associazio-ni di Volontariato, il Sindaco e alcuni Assessori, le Forze dell'Ordine, i sacerdoti suoi

collaboratori. In tanti abbia-mo voluto salutarlo, in tanti desideravamo essergli vici-no, fargli arrivare la nostra riconoscenza, la stima e il bene che sono maturati gior-no per giorno, riunione per riunione, passando tra tanta preghiera, pranzi e campeggi parrocchiali in questi diciot-to anni di cammino insieme. Salutare don Geli non è stato facile, lui si è preso cura di noi col suo cuore generoso, nel rispetto di tutti, discreto, mai scortese anche quando non condivideva il nostro punto di vista, è stato una guida forte e determinata ma anche disponibile alle

novità. Diceva che il nuovo Centro Interparrocchiale ha avvicinato il paese alla par-rocchia, in realtà il merito va soprattutto a lui e al suo co-stante e sapiente operato. La commozione è stata tanta e il distacco doloroso, continue-remo a volerci bene e a stare vicini nella preghiera ma la presenza di don Geli ci man-cherà, il sapere di non tro-varlo in canonica alla Pieve col sorriso e i suoi consigli preziosi, lascia disorientati.Terminata la S. Messa l'in-tera comunità si è trasferita all'Oratorio dove, grazie an-che al consueto appuntamen-to annuale dell'Unitalsi, era-

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6- Comunità

no presenti oltre cinquecento persone per pranzare e fare festa con don Geli. Quando ormai don Geli ave-va raggiunto don Giordano Goccini nella Parrocchia di Novellara, col cuore anco-ra colmo di emozioni per la sua partenza, sabato 17 no-vembre, alla presenza del vescovo Massimo, abbiamo accolto il nuovo parroco don Giovanni Ruozi e il suo vi-cario don Marco Lucenti. La chiesa della Resurrezione era gremita di fedeli delle dieci parrocchie che forma-no l'Unità Pastorale Bisman-tova, è stata una liturgia ric-ca di segni e la Grazia dello Spirito Santo ha riempito i cuori di tutti di nuova forza per rinnovare la disponibilità di ognuno al servizio della nostra Chiesa di Montagna. Il giorno dopo i nuovi don hanno celebrato la S. Messa

in un clima di gioia e curio-sità reciproca che ha carat-terizzato anche il pranzo all'Oratorio “don Bosco”.

Le attività delle parrocchie e la missione evangelizzatri-ce di ognuno devono andare avanti, facciamo quindi no-stre le parole dell'inno com-posto dal maestro Giovanni Mareggini per il Sinodo dei giovani a Roma affinché ri-suonino all'inizio di ogni nuovo giorno così come hanno accompagnato le ce-lebrazioni del saluto a don Geli e dell'insediamento di don Giovanni e don Marco: “Non ho paura, dirigi Tu i miei passi, non sono solo, Tu vegli su di me; la Tua parola è il faro dei miei occhi, sul mio cammino è luce!”

Annalisa

Il miracolo di MarchinoAndava vagabondo, l'orfanellonella zona di Castelnovo Monti.Privo di lingua e sordo a tutti i suoni:sol per caso, lo si chiamò Marchino.

Quando del bimbo, fu passato il peggio,un dottore lo prese a pascolarefino a quando fu tempo di tornarecon lo “spezial” in città di Reggio.

Sul fiume Crostolo, una cappellina,il bimbo pascolando ogni mattinapregava con la dama Caterina.

Per prodigio della Vergine Maria,Marchino ebbe udito e lingua chiara:lì sorse il grande tempio dellla Ghiara.

Angiolina Casoni(6 luglio 2002)

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7- Comunità

Festa della FamigliaCome di consueto vogliamo unirci alla gioia delle coppie di sposi

che festeggiano il 10° 25° 50° 60° 70° anniversario di matrimonioe con loro vogliamo rendere grazie al Signore nella celebrazione eucaristica di

Domenica 3 Marzo 2019ore 11,00 Celebrazione della Santa Messa

nella chiesa parrocchiale di Felinaore 12,30 Pranzo al Parco Tegge

offerto dalla parrocchia ai festeggiati

Se qualche coppia si è sposata o risiede in una delle parrocchie dell'unità pastorale e non si ritrova in questi elenchi per favore lo faccia presente a don Pietro: 0522 814119. Grazie

10 o anniversario Magnani Massimiliano e Manfredini Sara 6/6/2009 VillaberzaGiansoldati Mattia e Valentini Doria 20/6/2009 FelinaGuglielmi Daniele e Ferretti Fabrizia 27/6/2009 FelinaPignedoli Giuseppe e Iacopetti Alessandra 28/6/2009 FelinaBertoni Cristiano e Zannini Patrizia 25/7/2009 FelinaZanni Alessandro e Guidetti Paola 30/5/2009 GombioGanapini Gabriele e Poop Georgiana 29/8/2009 FelinaLerro Gianluca e Todaro Paola 18/9/2009 Felina

25 o anniversario Castagnetti Gian Luca e Costoli Elena 29/01/1994 GattaGanapini Nello e Germini Pierina 24/07/1994 FelinaBranchetti Sergio e Donato Maria 04/09/1994 Gombio

50° anniversario Olmi Ciro e Rubertelli Anna 01/01/1969 FelinaBaroni Lino e Incerti Anna 15/02/1969 FelinaLusenti Moeris e Zanetti Zoele 01/03/1969 FelinaCorbelli Renzo e Leurini Nilla 07/04/1969 FelinaBussi Enrico e Iori Franca 01/05/1969 FelinaTomirotti Galliano e Casali Maria 04/05/1969 FelinaSorrivi Giacomo e Giangolini Claudia 24/05/1969 FelinaBraglia Roberto e Muzzini Marta 28/06/1969 FelinaSoligo Giuseppe e Malvolti Vanda 06/07/1969 GattaZambonini Riccardo e Baroni Giuseppina 26/07/1969 VillaberzaMiselli Alberto e Ponti Anna Maria 31/8/1969 FelinaZanni Mario e Balestrazzi Stella 13/09/1969 FelinaSeverino Giuseppe e Gualtieri Ivana 28/09/1969 FelinaChiesi Marco e Boccazzi Patrizia 8/11/1969 FelinaBorghi Dino e Zambonini Maria 29/11/1969 FelinaCeccarelli Savino e Valentini Alda 08/12/1969 FelinaAmbrogi Giorgio e Proietti Laura 28/12/1969 Felina

60° anniversario Cereghini Aldo e Zanelli Alma 31/01/1959 FelinaCosti Tonino e Braglia Virginia 07/02/1959 FelinaSpina Ildebrando e Gambarelli Bianca 10/10/1959 Felina

70° anniversario Braglia Renzo e Gilioli Renata 26/11/1949 Felina

Festeggiano inoltre

61 o Anniversario di MatrimonioGanapini Anchise e Manfredi Cleonice 06/04/1958 FelinaFerrarini Eusebio e De Pietri Marisa 10/05/1958 FelinaDel Rio Odoardo e Martinelli Matildina 11/10/1958 GattaVenturi Leandro e Orlandi Silvana 28/10/1958 FelinaAlbertini Prospero e Zini Ernerstina 06/12/1958 Felina

62 o Anniversario di MatrimonioGazzotti Nicomede e Bettuzzi Giuliana 01/01/1957 FelinaZanelli Arto e Peretti Silvana 23/03/1957 Felina

63 o Anniversario di MatrimonioFontanesi Eunesio e Castellari Bruna 01/09/1956 FelinaMonti Domenico e Tornati Bianca 27/10/1956 Felina

64o Anniversario di MatrimonioTedeschi Romano e Cavalletti Mirella 25/06/1955 FelinaDallari Elio e Lusetti Virginia 30/07/1955 Gatta

65o Anniversario di MatrimonioZanelli Abramo e Albertini Giuseppina 18/04/1954 FelinaDegl’Incerti Enea e Chiapponi Cleliana 30/08/1954 Felina

72o Anniversario di MatrimonioCeretti Walter e Ibatici Etra 22/11/1947 Felina

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8- Comunità

Grande gioiaper la consacrazione di RossellaUna bella notizia è circolata nelle nostre

parrocchie e ha suscitato forse un’am-mirazione mista a stupore. Sì, perché non capita molto spesso (come invece poteva av-venire decenni fa) di sentire che un ragazzo o una ragazza hanno deciso di intraprendere un cammino di consacrazione religiosa. è quindi motivo di gioia e di speranza appren-dere che una ragazza della nostra montagna, Rossella Veronesi, di Gatta, ha fatto i suoi primi voti come Carmelitana Minore della Carità ed è dunque diventata suora nel ramo di consacrate della congregazione maria-na delle Case della Carità, fondata da don Mario Prandi. Rossella ha 28 anni, è una ragazza allegra e determinata, è laureata in Giurisprudenza e ha deciso di dare un senso alla sua vita dando compimento ad un per-corso umano e spirituale in cui si è messa in gioco senza riserve. La sua testimonianza è un inno alla vita e un richiamo forte a fare di ogni vita qualcosa di bello e di grande. “Il percorso è iniziato nella mia bella fa-miglia che mi ha insegnato la condivisione tra fratelli, tra cugini... Poi gli interessi, la passione per la musica che ho coltivato nella banda di Felina, gli amici, lo studio... Sono state tutte occasioni di ricerca della bellezza che aprono a capire come potrebbe funzionare il mondo. I viaggi con la banda, le esperienze di condivisione con gli amici, il mio percorso universitario...tanti tassel-li che sono stati per me molto importanti. Quando ho finito Giurisprudenza non avevo le idee chiare su ciò che volevo fare, o me-glio su come farlo, perché sentivo di voler dare il mio contributo a vivere meglio insie-

me. La frequentazione della Casa della Ca-rità di Cagnola, che mi ha accompagnato dalle superiori all’Università, si è intreccia-ta col resto: mi si è aperto un mondo... Era per me bello andare e stare, era un’altra grande e bella famiglia. Lì ho imparato a vivere concretamente la fede, nella liturgia che si fa nelle varie ore. Ho scoperto che questo prendermi cura delle persone mi tor-nava indietro, mi sentivo felice. Mi sentivo amata e curata da loro. Ho cominciato a sentirla come una seconda famiglia. Dopo la laurea ho allora chiesto di fare un anno di servizio volontario nelle Case della Ca-rità. Si chiama ‘leva’. Da agosto 2014 ad agosto 2015 ho frequentato sei Case (Sas-suolo, Piacenza, Bologna, Albania...). Ho sperimentato la lontananza da casa, dagli amici... Naturalmente si tengono i contatti ma si vive l’esperienza del distacco e si fa spazio a tanti momenti di preghiera, a tante

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9- Comunità

relazioni, a tanti luoghi diversi, a tante per-sone fragili. Tutti mi hanno aiutato a capire e la preghie-ra mi ha aiutato a fare chiarezza interiore. Mi ha incuriosito questo condividere la vita minuto per minuto con persone che non sono i tuoi famigliari ma con cui hai relazio-ni forti. E alla scuola dei ‘piccoli’ si impara, essi hanno tanto da dare. Anche la vita di preghiera mi ha attratto, in un rapporto per-sonale con il Signore. Sono stati mesi un po’ turbolenti. Quando sono tornata a casa ho scoperto che la leva mi aveva cambiata. Ho lavorato un po’ come segretaria a Sassuolo ma capivo che l’esperienza dell’anno mi era rimasta dentro e le cose di prima non erano più come prima. Ho chiesto allora di fare il probandato che è un tempo di discernimento e prova per la consacrazione. I dieci mesi del probandato mi hanno messo alla prova nelle motivazioni della vita consacrata piut-tosto che fuori, nella società. Dopo questo periodo ho deciso di chiedere di entrare nel noviziato (due anni), tempo di verifica in vi-sta della consacrazione. Mi sono detta: sem-

bra che sia la mia strada, proviamo! Ho tra-scorso il noviziato a Reggio, nella Casa di Carità di San Girolamo, ed è stato un tempo intenso di formazione, con lezioni sulla vita consacrata a servizio dei poveri. La consa-crazione non è però stare fuori dal mondo ma stare accanto alle persone, a quelle più sole, a quelle più bisognose. E lasciarti sor-prendere dal fatto che queste persone sanno accoglierti e scoprire che ci si arricchisce a vicenda, come in ogni famiglia, come con i figli...occorrono fedeltà, costanza, pazienza. Mi sono convinta di questa forma di vita do-nata al Signore in una relazione che va ali-mentata ogni giorno, con i gesti della quo-tidianità e con la preghiera. Non fuori dal mondo ma facendo famiglia con gli ospiti, con gli ausiliari, con i volontari. Questo è il mio contributo per una società più fraterna, per una società che sa riconoscere la pre-ziosità di ciascuno. Questa è la cosa che mi ha attirato e che continua a sollecitarmi: nessuno è inde-gno, ognuno ha la sua bellezza, ognuno ha qualcosa da dare a me. Per chi ha fede

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10- Comunità

quell’amore che ricevi ti parla di Dio. An-che durante il noviziato sono stata accom-pagnata dagli ospiti a comprendere il sen-so dell’amore. Essi commentano il Vangelo con la loro vita. Poi arriva il momento in cui ti dici: ecco, tutta questa ricchezza...e ora cosa faccio? Ho riconosciuto che era un dono che rice-vevo e ho detto sì.”Questo “sì” Rossella Veronesi lo ha detto il 15 ottobre davanti al Vescovo emerito Adriano Caprioli durante la festa delle Case della Carità che si è tenuta nel Palazzetto dello sport di Reggio Emilia. Circondata dai famigliari, dagli amici, dalla grande famiglia delle suore, dei volontari e degli ospiti, ha dato avvio a una nuova tappa del suo cammino e ora vive nella Casa della

Carità di Fosdondo, vicino a Correggio. Per sei anni dovrà annualmente rinnovare le sue promesse di povertà, castità e obbedienza, poi ci sarà la consacrazione definitiva di una vocazione che lei descrive così: “La voca-zione è questa: puoi fare qualcosa perché sei amata. Vale per le suore, vale per chi si sposa, vale per chi si sente travolto da qual-cosa di più grande che riempie di stupore e di gioia...”Minuta, sorridente e determinata, Rossella è un piccolo miracolo. è l’incarnazione delle parole di Papa Francesco: “Una fede auten-tica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il no-stro passaggio sulla terra.”

Nazzarena Milani

Santo Battesimo diDavid e Chiara Chidimma

Carissimi David e Chiara Chidimma,

vi abbiamo visti spesso pas-sare davanti a casa nostra insieme alla vostra mamma Hilda, mentre di corsa rag-giungevate la fermata della corriera per arrivare a Reg-gio, dove, almeno là, qual-che amico avreste potuto salutareTu, Hilda, prima dell’arrivo di Chidimma, con il pancio-ne che ti affaticava, passavi con la manina di David nella tua per proteggerlo, non la-sciarlo ai pericoli della stra-da.

Questi sono stati i primi mo-menti in cui ci siamo accorti di voi. Solo un qualche sa-luto oltre la siepe, ma tan-to desiderio di conoscervi.

Quando le vostre attente e premurose educatrici ci hanno chiesto di trascorre-re un po’ del nostro tempo con voi, siamo stati contenti

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11- Comunità

di poterlo fare. Dalle nostre chiacchiere è emerso il tuo desiderio, Hilda, di battez-zare David e Chiara perché, come ci hai detto “la mia mamma lo ha fatto con me ed io lo voglio fare con i miei figli, è una benedizione per la vita, è un avvicinarli a Cristo”.Il giorno del Battesimo era-vate orgogliosi nei vestiti tradizionali nigeriani e con-tenti dell’accoglienza che la Comunità vi ha regalato. La chiesa gremita, tante per-sone ammirate per quest’in-contro domenicale e molto stupite perché è raro da noi celebrare Battesimi di bam-bini con il vostro bel colore della pelle.Hilda avevi imparato bene il rito del Battesimo e hai ri-sposto sicura in italiano alle domande di don Pietro; Da-vid, anche se un po’ frastor-nato da tanta attenzione, è stato tranquillo e curioso di vedere, con i suoi bellissimi occhioni, ciò che lo stava coinvolgendo.E la piccola Chiara Chidim-ma, come una vera bambo-lina, si è guardata intorno senza alcun pianto; è stata bravissima, ha fatto solo una piccola smorfia quando don Pietro le ha versato l’acqua in testa al fonte Battesimale. La festa è iniziata in chiesa, ma è continuata nelle sale

parrocchiali, dove la prezio-sissima chef Williana e le promoters di eventi Laura, Lella, Marta, Vincenza e Ze-linda hanno dato il meglio per farvi sentire il calore e l’accoglienza della Comu-nità, la vostra famiglia e la vostra terra siano lontane. La sala allestita con fiori di stagione rosa e azzurri (for-se rubati in qualche giardi-no?!... Scherzano sempre molto quelle “ragazze”!), il cibo abbondante e squi-sito, per finire con la torta della pasticciera Luciana, vera delizia per il palato. Le “ragazze” hanno persino confezionato le bomboniere per gli invitati e per regalar-le agli amichetti di David all’asilo. Non ci hanno fatto mancare proprio niente!Anche tu, Hilda, hai voluto farci gustare i sapori della

Nigeria! Per cucinare meat-pie (chizze salate) e cin-cin (dolcetti saporiti) per tutti, senza essere interrotta dai bambini, ti sei alzata alle due di notte!Allora a noi, madrina e pa-drino, non resta che dire grazie: grazie alle educatrici che ci hanno chiesto e per-messo di conoscerti sempre più, grazie alle “ragazze” per l’amore con cui hanno preparato minuziosamente il banchetto e grazie a te, Hilda, per averci dato questa opportunità.Speriamo di poter continua-re a camminare accanto a voi, Chidimma, David e vi auguriamo di crescere se-renamente con l’aiuto della Comunità di Felina.Un abbraccio,

Clara e Pio

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12- Comunità

Da La Verna a Greccio_Sulle orme di San FrancescoLaudato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature…Laudato sii, mio Signore, per nostra sorella madre terra…

“Cantico delle creature”

Dopo l’indimenticabile esperienza del Cammino

di Santiago, era rimasto in tut-te noi il desiderio di intrapren-dere un altro Cammino. La scelta è caduta sul Cammino di San Francesco, il Pellegri-no per eccellenza. La Via di Francesco è un itinerario che collega tra loro alcuni luoghi (Toscana, Umbria, Lazio) che testimoniano della vita e della predicazione del Santo di Assisi.Il nostro cammino non può che iniziare dal Santuario de La Verna, uno dei luoghi più sacri e coinvolgenti di tutto il percorso; arriviamo all’eremo in una giornata nuvolosa e fresca.Riscopriamo con la meravi-glia di sempre, la cappella di S. Maria degli Angeli, il Sasso Spicco, i capolavori dei Della Robbia; ci commuovono le reliquie di San Francesco.Iniziamo la nostra prima camminata: il tempo non ci è favorevole, la nebbia e una insistente pioggerella ci accompagnano, procediamo tra querce e faggi, il sentiero è spesso ripido e scivoloso, ma si va avanti e, dopo qualche ora, ecco l’eremo del Cerba-

iolo, ma …è chiuso. Un po’ deluse, ritorniamo sui nostri passi prima che si faccia notte.Dormiamo a Sansepolcro, città natale di Piero della Francesca, e abbiamo modo di ammirare diverse sue opere; iniziamo la seconda “sgambinata”: Sansepolcro – Monterchi. Camminiamo nella campagna umbra tra ulivi, campi coltivati e casali; la giornata è serena e lumino-sa… eccoci ai piedi di Citerna, ancora un ripido sentiero tra i boschi e siamo all’interno delle mura medievali. Una breve sosta, poi via, dobbiamo raggiungere Monterchi. Arriviamo stanche, ma siamo ampiamente ripagate quando, ammirando la “Madonna del Parto” di Piero della France-sca, ci commuoviamo recitan-do insieme una preghiera per tutte le future mamme. Col pulmino arriviamo a Gubbio: la serata è tiepida e serena e,

nonostante la stanchezza, non rinunciamo a salire le ripide stradine medievali per arriva-re alla piazza Grande: il pano-rama è davvero stupendo! La mattina dopo una sorpresa: piove a dirotto, ma non ci scoraggiamo: continueremo la visita della città con il tre-nino Gubbio Express. Prima di lasciare Gubbio dobbiamo però rispettare un’antica tra-dizione: compiere tre volte il giro della fontana del Bargello per ricevere la patente di Matto onorario e, fatta sotto la pioggia scrosciante, ce la siamo propria meritata! Dobbiamo però rinunciare alla camminata che ci avrebbe permesso di arrivare ad Assisi a piedi e raggiungiamo la città in pulmino. Piove che “Dio la manda”, ma… il tempo di un panino ed ecco uscire il sole che illumina Assisi in tutto il suo splendore. Sono i giorni della festa di Calendimaggio

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13- Comunità

e la città è attraversata da cortei di ragazze, dame, giovanotti e bambini nei caratteristici costumi medievali. Ma dobbia-mo affrettarci: alle 18 alla Basilica inferiore si celebra la Messa del Pellegrino. C’è grande raccoglimento poi, con nostra grande sorpresa, sentiamo pronunciare i nostri nomi e siamo invitate all’altare insie-me ad altri pellegrini: grande commozione e qualche lacrima!!! Ma è ora di ripar-tire: prossimo pernottamento Spello.La mattina splende ancora il sole e ci permette di visitare questo piccolo gioiello che offre incredibili e suggestivi scorci. Arriviamo in pulmino a Trevi e siamo pronte per un’altra camminata: meta le fonti del Clitunno. Anche oggi il tempo è clemente; percorriamo sentieri sterrati circondate dal paesaggio collinare con i terrazzamenti coltivati a ulivo. Pochi e sparsi casali; la segnaletica, con il Tau francescano, è scarsa e spesso dobbiamo tornare sui nostri passi; siamo un po’ provate, ma raggiungiamo la meta. Quando ormai dispe-riamo di poter raggiungere il nostro pulmino, una signora ci offre un passaggio, perché a quell’ora e su quel tratto non ci sono più né autobus né taxi. Ed eccoci in pulmino: direzione Spoleto. Al tramonto la città

si offre con tutto il suo fascino medievale; la sera, dopo cena, è d’obbligo la visita della città: pochissimi i turisti … ci go-diamo appieno la tranquillità delle sue stradine e la notte se-rena. E la mattina dopo eccoci alla splendida Cattedrale e …al tavolino di don Matteo; una foto sedute intorno al tavolo conclude questa tappa.Si parte per Poggio Bustone; attraversiamo la verdissima Val Nerina e arriviamo al paese natale di Lucio Battisti; ad accoglierci all’ingresso del paese sono proprio “i giardini di marzo”. Il paese è abbar-bicato alla montagna ed è ca-ratterizzato da un susseguirsi di vie strette, scalinate e case addossate le une alle altre: un vero e proprio presepe. Ma, improvvisamente, la nebbia e una pioggerella insistente trasformano il paesaggio. Proprio ora! Dobbiamo sca-ricare le valigie e portarle al bed&breakfast. Ma…una pel-legrina adocchia una carriola

e se ne impadronisce, nonostante le vigorose proteste dell’anziano proprietario che, visto poi l’utilizzo del mezzo, perdona di cuore la …ladra di carriole. Il cielo è sempre più scuro allora … giacche, cappucci e zaino in spalla partiamo per la cammi-nata che ci porterà al Santuario di Santa Maria della Foresta. è l’ultima “sgambinata” e nessuno

vuole rinunciarvi. Camminia-mo con l’incubo della pioggia e del temporale; è quasi buio quando arriviamo. è un luogo scosceso e appartato dove san Francesco rimase per quattro mesi dedicandosi alla preghie-ra. Anche noi ci raccogliamo in preghiera, ognuna assor-ta. Nel frattempo ci hanno raggiunto gli amici di Rieti Gemma e Luigi: è un incontro davvero piacevole, con le loro macchine rientriamo a Poggio Bustone.Partiamo per l’ultima tappa: Greccio, il luogo che ha dato inizio a una delle più tenere tradizioni cristiane: il pre-sepe. L’eremo è aggrappato alla montagna, quasi in bilico sul sottostante strapiombo. Partecipiamo alla Messa nella Chiesa Nuova: la luce soffusa e le belle vetrate creano un ambiente raccolto, adatto alla riflessione e alla preghiera; la pietra, sulla quale fu posta la culla, si trova oggi sotto l’alta-re. Visitiamo la parte più antica

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14- Comunità

A metà dicembre del 1959, crepe impressio-

nanti comparvero nel com-plesso parrocchiale di Monte Castagneto. La chiesa e la canonica e gli edifici rustici che l’attorniavano vennero dichiarati inagibili e dovet-tero essere abbandonati. Con le disponibilità tecniche ed economiche del momento, di fronte al terreno che scendeva lentamente a valle, l’abban-dono era apparsa l’unica possibile soluzione.Così, dopo quarant’anni da che gli era stata affidata la parrocchia di San Giovanni di Monte Castagneto, proprio nei giorni in cui festeggiava il suo 50° di sacerdozio, don Vittorio Pelliciari doveva la-sciare quelle stanze che più, dopo il seminario di Marola, gli erano state care nella sua vita. Il dolore si rifletteva pesantemente sulle sue già precarie condizioni di salute così che, il 23 dicembre 1963, veniva a morte.A quel punto, la piccola par-rocchia Monte Castagneto si trovava senza chiesa e senza parroco. Le sue ridotte di-mensioni non consentivano la nomina a tempo pieno di un nuovo parroco. Venne perciò

Ricordodi don Cesare LumettiParroco di Monte Castagneto (1964-1976)

affidata a un professore di Marola, don Cesare Lumetti, che subito se ne prese cura venendovi non solo il sabato e la domenica, ma anche fra la settimana, nei ritagli di tempo concessigli dagli impegni scolastici.

Don Cesare Lumetti era nato a Sant’Ilario d’Enza il 15 marzo 1927. Suo padre era un giocatore di calcio del Ge-nova, serie A. Questo spiega la sua passione per le attività sportive. Compiuti gli studi nei seminari di Marola e di Reggio, riceve l’ordinazione sacerdotale l’1 luglio 1951 ed è subito assegnato alla parrocchia di Santa Teresa in città, accanto a don Bruno Moratti. Nel 1954 passa al Seminario di Marola quale insegnante di lettere moderne e di educazione fisica.Chi, in quegli anni, è stato suo alunno, ricorda quanto egli fosse mite di carattere, quanto amasse dialogare con gli alunni, mostrando doti di autentico educatore, pur dietro un velo di timidezza che, lungi dall’ostacolare l’incontro, lo rendeva più attento e più rispettoso.Le stesse doti ebbero a spe-

del santuario: il dormitorio, la cella di San Francesco scavata nella nuda roccia. Concludia-mo con la bellissima mostra di presepi da tutto il mondo. Ma è ora di tornare! Forse un po’ cambiate…Cosa rimarrà di questa espe-rienza? Sicuramente i Rosari recitati lungo i sentieri; le preghiere fatte insieme nel-le chiesette dei paesini, nei santuari, davanti alle edicole di campagna; la gioia di cam-minare sugli stessi luoghi di Francesco; le confidenze che nascevano spontanee durante il cammino o la sera prima di addormentarci; la simpatia di tutte le persone incontrate, soprattutto gli anziani degli sperduti casolari che volen-tieri davano indicazioni e malvolentieri ci lasciavano ripartire; la ricerca costante del “timbro” che attestava il nostro passaggio; le lunghe chiacchierate la sera a tavola; i brindisi a fine giornata per festeggiare la tappa del giorno.Ci dimenticheremo della fatica che a volte ci faceva sembrare lontana la meta; dimenticheremo la pioggia che ci preoccupava all’inizio di ogni percorso; non ricorde-remo i piccoli inconvenienti quotidiani, consapevoli di aver vissuto una bella espe-rienza umana e spirituale, già pronte a progettare altri Cammini, altre avventure.Allora… alla prossima!!!Le otto gioiose pellegrine: Deanna, Gabri, Giuli, Lella, Livia, Silvana, Willi, Zeli.

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rimentare gli abitanti di Monte Castagneto nei dodici anni (1964-1976) che lo ebbero come parroco: interessato a conoscere personalmen-te ogni famiglia e ogni persona della parroc-chia, ad ascoltare, a dare quell’aiuto morale che ognuno s’attendeva dal parroco e quell’aiuto ma-teriale che gli era possibi-le trovare. Non navigava nei soldi, infatti, contento delle poche risorse del beneficio parrocchiale che già in quegli anni, stava diventando più un debito che una risorsa.Affrontò con coraggio il problema della nuova chie-sa, ribadendone la necessità contro quanti dicevano che la parrocchia di San Giovanni avrebbe potuto benissimo, dati i pochi abitanti (circa 150), fondersi con quella di Villaberza. Ma, per quanto la vecchia chiesa di San Giovanni distasse meno di un chilometro dalla chiesa di Sant’Ambrogio di Villaberza, il suo territorio aveva una larghezza tale – da Maillo a Fergnola – da consigliarne il mantenimento, nel rispetto di una tradizione storica di grande rilevanza.Si impegnò a reperire i fondi che ebbe, nella maggior parte, dalla generosità del com-mendatore Pietro Marazzi, il noto industriale ceramico

di Sassuolo, che già di tasca sua aveva fatto costruire una ventina di altre chiese non solo in diocesi di Reggio, ma anche di Modena, Piacenza, Rovigo e nelle missioni reg-giane del Madagascar. Ma anche la popolazione si era impegnata al massimo delle proprie capacità.La costruzione, in stile del tutto moderno con struttura cementizia secondo gli orien-tamenti culturali del tempo, addossata al centro storico di Monte Castagneto, venne inaugurata il 26 aprile 1969.

Tra pochi mesi, dunque, questa chiesa compirà cin-quant’anni. Una data da ri-cordare, come giusto ricordare don Cesare che fortemente

Don Cesare (a sinistra), nei primi anni in cui era parroco a Monte Castagneto, insieme a due colleghi insegnanti di Marola.

l’ha voluta. Don Cesare, poi, concluso l’insegna-mento a Marola nel 1974 e diventato, in quello stesso anno, insegnante nella scuola media statale di San Polo continuava ancora per due anni a curare la parrocchia di Monte Castagneto. Pro-seguiva poi, per altri tre anni, a curare la parroc-chia di Massa di Toano, cosa resa poi difficile da sostenere risiedendo a San Polo, dove la sua famiglia si era trasferita dal lontano 1938.Le sue note biografiche lo danno poi collabo-ratore pastorale a Bib-

biano (1979-1987). Ultime destinazioni le parrocchie di Grassano (dove trasforma la canonica in Casa di Preghie-ra) e Canossa (1993-2004) e Barcaccia di San Polo (1995-2004). Già da quegli anni le sue condizioni di salute vanno declinando, tanto da costrin-gerlo al ricovero presso la Casa del Clero di Montecchio dove muore il 4 luglio 2008.Le varie note di stampa uscite per l’occasione ricordano le sue doti di intelligenza vi-vace e arguta e, soprattutto, la sua spiritualità profonda che avevano fatto di lui un uomo della conciliazione, un sacerdote dal saggio consiglio e, in particolare, un apprezzato confessore, testimone della misericordia divina.

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Sulla facciata della chiesa parrocchia-le di Cavola c’è murata una lapide che

al vederla da lontano pare indecifrabile a causa delle incrostazioni del tempo, ma ad una osservazione attenta la si legge ancora in tutte le sue parti. Perché siamo andati a fotografarla? Il motivo è che parla di un tale di Gombio e per la sua particolare origi-nalità. Le sua misure sono circa 50 per 80 centimetri, ma ciò che interessa è il testo. Nella parte superiore c’è il classico simbolo cimiteriale del teschio con tibie tra le due lettere dell’alfabeto greco Alfa e Omega ed è seguita da questa dicitura:

A FRA’ MATTEO DA GOMBIOLAICO CAPPUCCINO D’AN. XXXIIIDAI SIG.RI BARONI OSPITATOQUI MORTO PER MORSO DI VIPERAIL DI’ XXVI GIUGNO MDCCCXLIX

Fatta qualche domanda, a Gombio non è rimasto nessun ricordo né del fatto, né del cognome di questo frate. Era regola dei Cappuccini come degli altri ordini religio-si cambiare il nome al momento della pro-fessione religiosa e al posto del cognome veniva indicato il nome della parrocchia di origine. Padre Pio, ad esempio, si chiamava France-sco Forgione, ma una volta diventato frate è stato per tutti Padre Pio da Petrelcina, paese dove era nato.Dalla ricerche fatte dal nostro storico Giu-seppe Giovanelli è risultato che questo fra Matteo si chiamava Giovanni Copellini, nato il 12 Aprile 1816, diventato frate nel monastero di Novellara il 9 Agosto 1844 e professo il 10 Agosto 1845. Del fatto ne

parla anche don Milani nella sua storia di Toano.L’indicazione “laico” significa che non era sacerdote, quindi non celebrava messa, ma era addetto alla questua, cioè passava da casa in casa o da parrocchia a parrocchia a raccogliere generi alimentari per il conven-to. In dialetto li chiamavano “fra sercon”. Alle volte avevano anche un carretto sul quale riunivano quanto avevano raccolto nei vari posti durante la giornata. E’ una pratica che non c’è più, ma i più anziani, come il sottoscritto, se li ricordano ancora.Il più famoso di questi frati è stato senz’altro quello descritto dal Manzoni nei Promessi Sposi: fra’ Galdino che arriva, come tutti gli anni, alla casa di Lucia in cerca delle noci per il convento.Per la famiglia e, particolarmente per Lucia è un brutto momento, perché, per i soprusi di don Rodrigo e la paura di don Abbondio il matrimonio “non sa da fare” e, per combi-nazione, anche la raccolta delle noci è stata scarsa. Fra’ Galdino rincuora le donne con il semplice ma splendido racconto del “mira-colo delle noci”. Il racconto è al capitolo ter-zo. E’ bello tornare a leggerlo: è divertente e stimola a quella carità che porta serenità alla

Briciole di storia

Fra' Matteo da Gombio

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17- Comunità

vita della quale abbiamo sempre bisogno.Questi frati, nel loro peregrinare, diffon-devano soprattutto lo spirito di carità di S. Francesco realizzato in una vita di pover-tà. Tra loro non sono mancati i santi come S. Ignazio da Laconi (Nuoro). La povertà veniva praticata anche nel vestire e i piedi dei frati non erano protetti da scarpe ma da poveri sandali o addirittura semplicemente nudi come quelli di tanti contadini del tem-po le cui piante diventavano duri come cuo-io (la coppa). Il fatto di questo frate morto per un morso di vipera doveva comunque aver suscitato scalpore se per ricordarlo ve-niva messa così in vista questa lapide, pro-babilmente voluta dalla famiglia Baroni che lo aveva ospitato.

Anche quest’anno le parrocchie di Gombio e Felina, l’associazione Torri e Fontane, il cir-colo ARCI e l’agriturismo Collina dei Cavalli, in collaborazione tra loro, realizzeranno, in edizione rinnovata, la rappresentazione del Presepe Vivente nell’incantevole cornice del borgo dell’antica chiesa parrocchiale.

Il canovaccio guida della rappresentazione è la rievocazione dell’evento storico come riportato dal vangelo di Luca (2,1-20) cercando

Presepe vivente a Gombiodi suscitare nello spettatore la nostalgia della gioia vera data dal mistero della nascita di Gesù Redentore, ma anche evidenziare la realtà della poca accoglienza avuta dagli uomini del suo tempo: “...lo depose in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo”.

La rappresentazione impegnerà una dozzina di attori e numerose comparse, compresi diversi animali veri.

sabato 22 dicembre 2018ore 20.00

Antica Chiesa ParrocchialeGombIo

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Un’altra giovane vita spezzataLa comunità di Felina aveva già, da poco,

profondamente sofferto per la morte improvvisa e prematura di Ivan, quando un altro tragico incidente la colpisce: il 26 settembre, un altro giovane muore lascian-do una forte commozione tra gli amici e le persone che lo hanno conosciuto. Buba, un giovane richiedente asilo che abitava a Fe-lina, ma nato in Gambia perde la vita sul lavoro. Le parole del sindaco di Casina ben esprimono i sentimenti provati da tutti noi: “Vicinanza e grande cordoglio … di tutta la comunità dell’Appennino che, oggi, pian-ge un ragazzo di 27 anni morto sul lavoro. Poco importa che fosse un rifugiato di un altro Paese, quello che colpisce è che per-diamo un giovane con la vita davanti, così lontano dai propri affetti e che, come altri, sognava una vita migliore. E’ la vita di uno dei tanti ragazzi della montagna”.

Carissimo Buba,pochi a Felina ti conoscevamo, forse solo quelli del tuo condominio. Questo ci fa sentire a disagio. Il sindaco Bini, al tuo funerale, ha detto: “Ti chiedo scusa a nome di tutta la Comunità perché non ti abbiamo aiutato abbastanza, non ab-biamo preservato la tua vita da una morte assurda”. Sono state parole pesanti, soffer-te, che esprimono il nostro sentimento di rabbia, inadeguatezza e rammarico .Ci rattrista pensarti, pensare alla tua fa-miglia, alla tua decisione di partire per un viaggio difficoltoso, e pieno di incognite, e altrettanto carico di forza, sogni e speran-za. Il desiderio di inseguire il sogno di una

vita migliore e di poter aiutare la tua mam-ma e i tuoi undici fratelli da questo paese straniero tanto atteso. Invece, proprio qui, la tua vita è stata improvvisamente e bru-talmente interrotta. I tuoi amici ed i giornali hanno parlato di te e ti hanno descritto come un bravo ragaz-zo, sorridente e pacifico, credente in Allah, molto disponibile con la voglia di impe-gnarsi, di integrarsi. Questa notorietà non ti serve più. Troppo tardi. La tua morte, però, ha suscitato un’imme-diata solidarietà: ha mosso le due comunità, cristiana e islamica, che insieme all’Orato-rio hanno celebrato il tuo funerale. è stato un momento di preghiera comune e di pro-fonda commozione, condivisa anche con i tuoi parenti arrivati da molto lontano. è una ferita enorme per una comunità per-dere ragazzi così giovani in morti evita-bili. è una ferita enorme pensare ai sogni infranti di tanti ragazzi come te, migranti, che rischiano la vita per raggiungere il no-stro paese, che diventa per voi terra di fa-tiche, e spesso vi espone a sentimenti di odio, di razzismo, di solitudine. La tua morte ci fa riflettere sulla nostra indifferenza, ci interroga sulla nostra dif-fidenza. Tutto questo ha suscitato il desiderio di conoscerci meglio ed aprirci ai fratelli che arrivano ad abitare tra noi. E ci suggerisce una proposta: trovarci a tavola insieme, a pranzo o a cena, a casa dell’uno o dell’altro, raccontarsi ed accorciare così le distanze. Ecco che nasce: “indovina chi viene a cena ...?”

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Carissimo Ivanappena ci hai lasciati, tragicamente, all’im-provviso, in tanti hanno parlato di te e ti hanno ricordato sorridente, scherzoso, solare, con il desiderio di aiutare chi era nel bisogno, sempre disponibile.Noi vogliamo ricordarti ora e rimane nella nostra memoria quando tante domeniche mattine, alla prima S.Messa, insieme a tuo fratello, indossavate la tunica da chierichetti per aiutare, prima don Pierluigi e poi don Pietro nella celebrazione.E questo desiderio di andare incontro a chi era in difficoltà l’hai coltivato anche crescendo e in questi ultimi anni, alla Croce Verde, sei stato un volontario tenace e sempre presente. Tua moglie ed i tuoi genitori parleranno ai tuoi bimbi di un papà generoso, che ha lasciato un vuoto immenso in chi lo aveva conosciuto e nelle tante persone che aveva aiutato.Questo è il primo Natale che la tua famiglia trascorrerà senza di te, ma siamo sicuri che una mano tu stia continuando a darla, sorri-dendo, ai piccoli Giada e Matteo, a Silvia, ai tuoi fratelli e ai tuoi genitori.

Indovina chiviene a cena...

Un invito a cena/pranzo per un rifugiato o un richiedente asilo. Per ascoltare la sua storia, conoscere e capire, oltre ogni pregiudizio

“Indovina chi viene a cena” nasce dal desi-derio di favorire il dialogo e la conoscenza reciproca. L'invito per le famiglie di Felina e dintorni è molto semplice: aprire le porte di casa e invitare a pranzo o a cena una di queste persone che vivono vicino a noi.Un momento semplice e quotidiano, come il ritrovarsi attorno alla stessa tavola, diventa un'occasione per abbattere muri, vincere paure e superare pregiudizi. Nella condivi-sione di un pasto possiamo scambiare espe-rienze, ascoltare la storia del nostro ospite, conoscere le motivazioni e il percorso che lo hanno portato nel nostro paese. E girare il mondo senza muoverci di casa.

Per aderire al progetto e invitare un richiedente asilo o un rifugiato

contattare Clara 339 2191607 oppure Gabriella 0522 814457

L'iniziativa nasce in questo periodo di Av-vento, come gesto di accoglienza verso chi non ha una famiglia con cui trascorrere que-sti giorni di festa. Prosegue anche nell'anno nuovo, nella speranza che le adesioni siano numerose.

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Rendiamo noto ai parrocchiani ed in particolare a coloro che avevano firmato la richiesta relativa all’oraTorio Di Magonfia che la ri-sposta è stata negativa. Alleghiamo copia della lettera. In conseguenza alla risposta negativa, abbiamo avanzato la stessa richiesta al Comune trovando attenzione al problema e pure una buona disponibilità all’acqui-sizione dell’oratorio. Da parte della parrocchia rimane l’impegno relativo alle spese di manutenzione e la cura dell'immobile. Rimaniamo in attesa fiduciosi e provvederemo ad un aggiornamento sulle decisioni future.

(Oscar)Magonfia

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L’Amministrazione del Comune di Castelno-

vo ne’ Monti ha intrapreso nel 2016 un progetto di par-tecipazione dei cittadini sul tema della rigenerazione ur-bana.Questo percorso è iniziato con la distribuzione di que-stionari ai cittadini, le attivi-tà delle Mappe di Comunità e del Forum Civico.Nei vari incontri i parteci-panti, supportati da un’équi-pe di professionisti, hanno elaborato varie proposte per la riqualificazione dei centri abitati del capoluogo e di Felina.Fin dai primi incontri a Fe-lina, l’area dell’ex cinema è stata individuata come la zona principale sulla quale intervenire.Per approfondire il lavo-ro sulla riqualificazione di quest’area sono stati or-ganizzati in settembre di quest’anno tre incontri.A questi incontri hanno par-tecipato un cospicuo nume-ro di cittadini che, suppor-tati da un architetto, uno psicologo ed un sociologo, dopo una parte di lavoro co-mune sono stati suddivisi in

tre gruppi. Ognuno di que-sti gruppi ha elaborato una proposta con le varie idee su cosa fare nell’area da riqua-lificare.Le tre proposte sono molto simili fra di loro per quanto riguarda le scelte generali:demolizione dell'edificio esistente e costruzione di un edificio più piccolo;priorità a spazio aperto, pre-valentemente verde.Si diversificano un po' le idee su come dovrà essere il nuovo edificio (spazio tra-sformabile, polifunzionale, apribile) e su quali attività dovrà contenere (sala mul-timediale, attività culturali, attività per i bambini).Deve essere quantificata l'area che dovrà essere dedi-

La parola ai cittadinicata a parcheggio.Il giorno 30 ottobre al Cen-tro Sociale di Felina l'Am-ministrazione comunale ha incontrato i cittadini per esporre i vari elaborati.I cittadini si sono trovati d'accordo sull'area verde e uno spazio aperto per con-certi e altre attività culturali.Per l'eventuale edificio si sta verificando se davvero ci sia la necessità.Ci vorrebbe un maggior coinvolgimento dei giovani per conoscere la loro opinio-ne in proposito.Verranno quindi, molto pro-babilmente, organizzati altri incontri ai quali tutta la cit-tadinanza sarà invitata a par-tecipare.

Mirca

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Ormai ci siamo.... Lo abbiamo già detto, forse anche già scritto: la Casa verde è

pronta ad accogliere i primi ospiti. Questa volta, però, possiamo precisare alcuni detta-gli importanti. Gli appartamenti sono com-pletati in ogni loro parte ed arredati, sono state espletate le ultime incombenze tecniche e burocratiche legati alla pratica edilizia. Ciò che vogliamo evidenziare, ora, è che è stato avviato e procede finalmente con passo spe-dito il percorso con i Servizi Sociali e la coo-perativa Madre Teresa per la definizione del-le modalità di gestione, che vedrà impegnata la Fondazione, coi suoi volontari, soprattutto nell’ambito della relazione con gli ospiti. Sin dall’inizio del cammino, la Fondazione ha in-dividuato, in Madre Teresa, il soggetto con le migliori competenze per la cura, di concerto con il Servizio Sociale, della nostra casa. Per arrivare alla precisazione di tutti gli aspetti, da quello logistico a quello della suddivisio-ne delle competenze, quello della selezione delle casistiche e sino a quello patrimoniale è stato attivato un tavolo tecnico che è alle prese con i dettagli del progetto esecutivo che il Servizio, attingendo alle diverse fon-ti legislative, ha predisposto. Nel contempo, il Comune di Castelnovo ha accantonato le risorse necessarie per garantire l’avvio del-la struttura e, già nel bilancio di previsione, stabilirà le risorse per il prosieguo andando a sollecitare l’Unione per un contributo.A breve verrà attivato un corso per i volon-tari, al fine di fornire un'adeguata preparazio-ne sia in merito all'interazione con gli ospiti,

sia in merito alla gestione della struttura. Per illustrare il corso e le tematiche, si terrà un incontro aperto a tutti e chiunque fosse in-teressato è invitato a manifestare la propria disponibilità a Gianni Grisanti o a Maurizio Bianchi o ad altro membro del comitato di gestione della Fondazione.La data dell'incontro preliminare sarà resa nota tramite social e comunicati stampa.Vogliamo sottolineare l'importanza della partecipazione, soprattutto dei felinesi, al funzionamento della struttura. Ricordiamo che l'impegno richiesto sarà conforme alla disponibilità di ciascuno e che anche solo un'ora ogni tanto, può fare la differenza.Se saremo tutti partecipi sarà possibile con-cretizzare la realizzazione del nostro sogno di far tornare le voci gioiose dei bambini a Casa Nostra e di offrire al paese un luogo di ritrovo, così come lo era ai tempi di don ZanniVi aspettiamo! A presto!

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23- Comunità

n o t i z i ec a r i t a s

Lo scorso mese di ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimen-

tazione, le scuole di Castelnovo ne’ Monti hanno avuto una iniziativa di raccolta ali-mentare a favore della Caritas Parrocchiale. Grazie a questa raccolta abbiamo potuto rifornire, in modo significativo, le scorte destinate alle persone in difficoltà, scorte che si erano ridotte al lumicino.Per questo ringraziamo studenti, insegnanti e genitori che si sono attivati a tale scopo.

* * *Lo scorso 10 novembre si è svolto a Reggio Emilia il tradizionale convegno della Caritas Diocesana con interessanti relazioni di don Romano Zanni e don Carmine Schiavone, parroco di Aversa. Il convegno ha registra-to una partecipazione molto numerosa che comprendeva anche alcuni volontari di Fe-lina insieme al nuovo parroco di Castelnovo ne’ Monti.A questo proposito i due nuovi Sacerdoti, il parroco don Giovanni Ruozi e don Marco Lucenti, hanno voluto conoscere la Caritas parrocchiale. Nel corso di un primo incontro sono stati presentati loro i locali utilizzati sotto la chiesa della Resurrezione nei quali si svolgono i colloqui di ascolto e dove si trova il magazzino degli alimentari, dell’ab-bigliamento e dell’arredamento.Durante un secondo incontro, svolto presso il centro don Bosco, i volontari che si dedicano all’ascolto hanno potuto illustrare ai due Sa-cerdoti come opera la Caritas parrocchiale e quali sono le principali difficoltà incontrate dalle persone in stato di bisogno.

è già stato fissato un nuovo incontro, appena prima del Santo Natale, al quale partecipe-ranno tutti i volontari della Caritas, questo incontro sarà anche un’occasione per scam-biarci gli auguri natalizi.

* * *La Caritas diocesana ha anche pubblicato il “Rapporto sulle Povertà 2017-2018”. La prima notizia è positiva: si registra una diminuzione delle persone incontrate in tutta la Diocesi passando da 17.120 nel 2015 a 14.633 nel 2017. La prima motivazione di questa diminuzione è da attribuire al calo degli immigrati incontrati (da oltre 11.300 nel 2015 a poco più di 9.800 nel 2017): diversi si sono spostati in altre città europee, altri sono tornati in patria. Un’altra causa della diminuzione è da attribuire al propagarsi di azioni e progetti nuovi messi in atto sia dalle Caritas diocesane che da quelle parrocchiali: aumenti dei Centri di Ascolto nelle parroc-chie e zone pastorali, nascita di Empori solidali per fare la spesa e soprattutto nuovi progetti per inserimenti lavorativi. Occorre inoltre considerare che da parte dello Stato sono state rese attive alcune misure di so-stegno al reddito, come SIA, REI e RES che hanno fatto sì che le persone o famiglie si rivolgessero direttamente ai Servizi sociali.Un altro dato desta invece degli interrogativi: la percentuale degli italiani resta stabile al 31%, ma si registra un aumento di uomini che hanno un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, che faticano a trovare un’occupazione e sono ancora lontani dalla pensione; si tratta spesso di persone che vivono in solitudine perché hanno visto fallire i propri rapporti familiari o perché sono deceduti i genitori.

I volontari della Caritas di Castelnovo ne’ Monti

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24- Comunità

Calendario LiturgicoGiovedì 29 NovembreInizio della novena dell’Immacolata.

Domenica 2 Dicembre 1ª DOMENICA DI AVVENTO Ritiro dei ragazzi di 4ª Elementare e di quelli di 3ª Elementare

Venerdì 7 DicembreFESTA DI S. AMBROGIO patrono di Villaberza ore 16 a Gombio S. Messa festiva anticipata dell’Immacolata.

Sabato 8 Dicembre SOLENNITà DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA Sante Messeore 8,00 Felina ore 9,30 Gatta ore 11,00 Felina e Villaberza

Domenica 9 Dicembre 2ª DOMENICA DI AVVENTO

Domenica 16 Dicembre 3ª DOMENICA DI AVVENTORitiro dei ragazzi di 2ª Media.

Inizio della novena del Santo NataleGiovedì 20 DicembreConfessioni durante l’adorazione a Casa Nostra

Domenica 23 Dicembre 4ª DOMENICA DI AVVENTOore 15,00 – 16,00 CONFESSIONI A GATTA 0re 16,30 – 17,30 CONFESSIONI A VILLABERZA

Lunedì 24 DicembreCONFESSIONI A FELINA (Casa Nostra) dalle ore 16,00 alle 18,00CONFESSIONI A GOMBIO dalle 15,00 alle 16,00ore 22,00 Santa Messa della Vigilia(Chiesa parrocchiale GATTA)ore 23,30 Veglia e Santa Messa della Vigilia (Chiesa parrocchiale FELINA)

Martedì 25 Dicembre SANTO NATALESante Messe di Nataleore 9,30 Gombio ore 11,00 Felina e Villaberzaore 18,00 Felina (Casa Nostra)

Lunedì 31 Dicembre ore 16,00 a Gombio S. Messa festiva anticipataore 17,30 a Felina (Chiesa parrocchiale)Canto del Vespro e Te Deum di ringraziamento

Venerdì 1 Gennaio 2019 SANTA MARIA MADRE DI DIOSante Messe di Nataleore 9,30 Gatta ore 11,00 Felina e Villaberzaore 18,00 Felina (Casa Nostra)

Domenica 6 Gennaio Sante Messeore 8,00 Felina (Casa Nostra)ore 9,30 Gatta ore 11,00 Felina e Villaberza

Domenica 13 Gennaio Festa del Battesimo del Signore

Giovedì 17 GennaioFESTA DI SANT’ANTONIO ABATEore 19,30 a GATTA S. Messa e cena di Sant'Antonio

Mercoledì 23 Gennaio Anniversario della morte di don Zanni (23 gennaio 1990)

Sabato 2 FebbraioFESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNOREore 10,00 FELINA Chiesa parrocchiale Liturgia della festa con benedizione dei ceri.Al pomeriggio Sante Messe festive anticipate.

Domenica 3 Marzo FESTA DELLA FAMIGLIAore 11.00 Santa Messa ore 12,30 Pranzo al Parco Tegge

Mercoledì 6 Marzo LE CENERI Inizia la Quaresima con Imposizione delle CENERISante Messeore 15,00 (FELINA)ore 20,30 (GATTA)