Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura

2
ottobre / novembre 2008 30 M arsiglia e Venezia competono per diventare la futura capitale culturale d’Europa. Riven- dicano la loro condizione storica di luoghi d’incrocio di civiltà e dei movimenti culturali, condi- zione che ha portato queste due città a cercare una continua sintesi tra l'accoglienza e l'integrazione nel solco di un perenne dialogo tra le culture dell'Oriente e dell'Occidente. Fondate così sull'alleanza tra popo- lazione locale e immigrati, hanno saputo trovare in se nuovi equilibri. Quali sono le ragioni di questi discorsi ufficiali? E che cosa significano oggi? La somiglianza tra le due città è forte. Già a livello storico, Marsiglia e Venezia sono le due città d'Europa ad avere beneficiato a lungo del pri- vilegio – privata lex – del commercio verso l'Est con l'impero bizantino e poi con l'impero ottomano. Il Crisobolla, firmato nel 1084 dall'imperatore bizantino Alessio Comneno, favorisce Venezia sul commercio mediterraneo. Venezia conserva tale privilegio fino al XVII secolo, in gran parte in seguito al saccheggio di Costantinopoli, ottenuto quale contributo per l'aiuto durante la quarta crociata. Poi le Capitolazioni firmate nel 1536 tra Francesco Primo e Solimano il Magnifico favoriscono i commer- cianti francesi sotto l'amministrazione della camera di commercio di Marsiglia. Largamente ispirate ai privi- legi accordati a Venezia, le Capitolazioni permetto- no a Marsiglia di dominare il commercio ufficiale nel Mediterraneo fino alla rivoluzione francese. Marsiglia e Venezia si sviluppano entrambe come "città porto", immensi depositi di merci, con i loro canali, i loro carretti e i loro capannoni, una sorta di caravanserraglio. Le difese naturali del luogo, la laguna a Venezia, l'anfiteatro roccioso per Marsiglia, fondano la localizzazione dei porti. Istanbul invece ne assicura il dinamismo economico e politico soprattutto quando Venezia e Marsiglia sanno dialogare con gli altri grandi porti del mediter- raneo. In seguito, nel XIX secolo, entrambe le città sono inte- ressate da un'evoluzione industriale. Sulle terre inizial- mente occupate da ricchi palazzi, il "porto fabbrica" disegna una nuova città fatta di case operaie, di fabbriche cattedrali e di vie di trasporto. L'isola della Giudecca e i quartieri a Nord di Marsiglia, allora quasi deserti, conoscono uno sviluppo importante. Questo periodo dura più di un secolo, per arrestarsi improv- visamente. Il centro di Venezia allora perde in venti anni un terzo della sua popolazione, passando da 100.000 abitanti a 75.000 alla fine del secolo. Marsiglia perde quasi 150.000 abitanti e 50.000 posti di lavoro. Poi due nuovi porti emergono nel XX secolo. "Il porto petrolchimico" a Porto Marghera e Fos XXL. Marsiglia tratta 100 milioni di tonnellate di merce di cui il 60% idrocarburi, il che ne fa il primo porto del Mediterra- neo. Lo sviluppo di questi nuovi porti lontani dal centro della città accentua la pressione sull'ambiente natu- rale, già fragile. Le Calanques di Marsiglia e la Laguna di Venezia occupano rispettivamente la metà della superficie dei due comuni. Quanto al "porto turistico", occupando i posti lasciati liberi dal "porto fabbrica", accoglie sempre più navi da crociera. In dieci anni, Marsiglia ha moltiplicato per trenta il numero dei passeggeri (360.000 nel 2005). Nello stesso periodo, Venezia é passata da meno di mezzo milione di pas- seggeri a più di 1,4 milioni (2006). Nel 2007, Venezia ha accolto più di venti milioni di turisti e l’accesso allo spazio pubblico diviene un motivo di conflitto. Come nel resto del Mediterraneo la gestione delle ri- sorse culturali diviene una fonte crescente di conflitti. La crescita del valore economico del patrimonio – tu- rismo, economia dell'immateriale - e l'indebolimento dell'intervento pubblico (controllo delle spese pubbli- che) favoriscono le logiche di privatizzazione. Attraverso le loro candidature, Marsiglia e Venezia affermano la dimensione conflittuale del patrimonio come fonte di dialogo, di creazione di ricchezza e di possibili nuovi equilibri. Ma benché abbiano saputo dialogare con gli altri grandi porti del Mediterraneo e creare durevoli istituzioni commerciali, hanno difficol- tà oggi a ritrovare il dialogo all'interno della città. Un veneziano del centro si reca raramente alla Giudec- ca, quasi mai a Porto Marghera ed evita San Marco. I conflitti d'interesse si accrescono mentre gli interessi in comune non vengono evidenziati. L'iniziativa del dialogo tra le diverse istanze per il momento è portata avanti da movimenti cittadini Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura di Prosper Wanner, gestore cooperative Place (www.place.coop), e Christine Breton, conservatrice del patrimonio a Marsiglia Non solo acqua Fos/mer 1992

Transcript of Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura

Page 1: Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura

ottobre / novembre 200830

Marsiglia e Venezia competono per diventare la futura capitale culturale d’Europa. Riven-dicano la loro condizione storica di luoghi

d’incrocio di civiltà e dei movimenti culturali, condi-zione che ha portato queste due città a cercare una continua sintesi tra l'accoglienza e l'integrazione nel solco di un perenne dialogo tra le culture dell'Oriente e dell'Occidente. Fondate così sull'alleanza tra popo-lazione locale e immigrati, hanno saputo trovare in se nuovi equilibri.Quali sono le ragioni di questi discorsi ufficiali? E che cosa significano oggi? La somiglianza tra le due città è forte. Già a livello storico, Marsiglia e Venezia sono le due città d'Europa ad avere beneficiato a lungo del pri-vilegio – privata lex – del commercio verso l'Est con l'impero bizantino e poi con l'impero ottomano. Il Crisobolla, firmato nel 1084 dall'imperatore bizantino Alessio Comneno, favorisce Venezia sul commercio mediterraneo. Venezia conserva tale privilegio fino al XVII secolo, in gran parte in seguito al saccheggio di Costantinopoli, ottenuto quale contributo per l'aiuto durante la quarta crociata.Poi le Capitolazioni firmate nel 1536 tra Francesco Primo e Solimano il Magnifico favoriscono i commer-cianti francesi sotto l'amministrazione della camera di commercio di Marsiglia. Largamente ispirate ai privi-legi accordati a Venezia, le Capitolazioni permetto-no a Marsiglia di dominare il commercio ufficiale nel Mediterraneo fino alla rivoluzione francese. Marsiglia e Venezia si sviluppano entrambe come "città porto", immensi depositi di merci, con i loro canali, i loro carretti e i loro capannoni, una sorta di caravanserraglio. Le difese naturali del luogo, la laguna a Venezia, l'anfiteatro roccioso per Marsiglia, fondano la localizzazione dei porti.Istanbul invece ne assicura il dinamismo economico e politico soprattutto quando Venezia e Marsiglia sanno dialogare con gli altri grandi porti del mediter-raneo. In seguito, nel XIX secolo, entrambe le città sono inte-ressate da un'evoluzione industriale. Sulle terre inizial-mente occupate da ricchi palazzi, il "porto fabbrica" disegna una nuova città fatta di case operaie, di

fabbriche cattedrali e di vie di trasporto. L'isola della Giudecca e i quartieri a Nord di Marsiglia, allora quasi deserti, conoscono uno sviluppo importante. Questo periodo dura più di un secolo, per arrestarsi improv-visamente. Il centro di Venezia allora perde in venti anni un terzo della sua popolazione, passando da 100.000 abitanti a 75.000 alla fine del secolo. Marsiglia perde quasi 150.000 abitanti e 50.000 posti di lavoro.Poi due nuovi porti emergono nel XX secolo. "Il porto petrolchimico" a Porto Marghera e Fos XXL. Marsiglia tratta 100 milioni di tonnellate di merce di cui il 60% idrocarburi, il che ne fa il primo porto del Mediterra-neo. Lo sviluppo di questi nuovi porti lontani dal centro della città accentua la pressione sull'ambiente natu-rale, già fragile. Le Calanques di Marsiglia e la Laguna di Venezia occupano rispettivamente la metà della superficie dei due comuni. Quanto al "porto turistico", occupando i posti lasciati liberi dal "porto fabbrica", accoglie sempre più navi da crociera. In dieci anni, Marsiglia ha moltiplicato per trenta il numero dei passeggeri (360.000 nel 2005). Nello stesso periodo, Venezia é passata da meno di mezzo milione di pas-seggeri a più di 1,4 milioni (2006). Nel 2007, Venezia ha accolto più di venti milioni di turisti e l’accesso allo spazio pubblico diviene un motivo di conflitto.Come nel resto del Mediterraneo la gestione delle ri-sorse culturali diviene una fonte crescente di conflitti. La crescita del valore economico del patrimonio – tu-rismo, economia dell'immateriale - e l'indebolimento dell'intervento pubblico (controllo delle spese pubbli-che) favoriscono le logiche di privatizzazione.Attraverso le loro candidature, Marsiglia e Venezia affermano la dimensione conflittuale del patrimonio come fonte di dialogo, di creazione di ricchezza e di possibili nuovi equilibri. Ma benché abbiano saputo dialogare con gli altri grandi porti del Mediterraneo e creare durevoli istituzioni commerciali, hanno difficol-tà oggi a ritrovare il dialogo all'interno della città. Un veneziano del centro si reca raramente alla Giudec-ca, quasi mai a Porto Marghera ed evita San Marco. I conflitti d'interesse si accrescono mentre gli interessi in comune non vengono evidenziati.L'iniziativa del dialogo tra le diverse istanze per il momento è portata avanti da movimenti cittadini

Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura

di Prosper Wanner, gestore cooperative Place (www.place.coop),e Christine Breton, conservatrice del patrimonio a Marsiglia

Non solo acqua

Fos/mer 1992

Page 2: Venezia e Marsiglia, future capitali europee della cultura

Lagunamare 43 31

preoccupati del futuro della loro città e del posto che vi occuperanno. Una ricerca di riappropriazione della gestione del patrimonio che mostra la volontà di rein-ventare il proprio futuro. Il patrimonio diviene così uno strumento per ricostruire un rapporto con la città e il suo avvenire sociale, economico e culturale.A Marsiglia, fin dal 1994, il programma europeo di patrimonio integrato passa dal cuore dei quartieri Nord, perchè la riconversione in corso non avvenga a svantaggio del patrimonio presente e di quelli che vi abitano, ultimi testimoni dell'avventura industriale. Il programma vede riuniti attorno alla "valletta dei carmi" una conservatrice del patrimonio e una qua-rantina di istituzioni: collettivi d'abitanti, parrocchie, imprese, artisti. Per le giornate europee del patrimo-nio, si organizza per la quarta volta una passeggiata patrimoniale per scoprire il patrimonio presente e incontrare chi lo mantiene in vita. 400 persone han-no partecipato a quella del 2007. A ottobre del 2008 sarà inaugurato il "sapone della valletta dei carmi", testimonianza dell'attività sostenibile dell'ultimo sapo-nificio in questi quartieri e anticipazione dell'apertura di una "fabbrica museo". Questo processo dovrebbe continuare con la creazione, a breve, di una fonda-zione che faccia emergere modalità di dialogo tra pubblico e privato nella gestione delle politiche pa-trimoniali, in favore di una partecipazione attiva dei residenti. I luoghi oggetto di queste sperimentazioni saranno i siti carmelitani nel Mediterraneo con primo obiettivo la gestione cooperativa, dal 2013, dell'unico monumento storico iscritto e classificato dei quartieri Nord: la grotta dei carmi e la sua valle. A Venezia, una prima esperienza di passeggiata patrimoniale si è recentemente svolta in occasione delle giornate europee del patrimonio, grazie all'im-

pegno del movimento di cittadini 40xVenezia. Il Moli-no Stucky, enorme molino, simbolo di questa epoca industriale, ristrutturato in albergo di lusso, centro congressi e residenze, è stato il centro della passeg-giata. Un luogo che secondo il sindaco simbolizza la città "possibile" capace di combinare in sè memoria e innovazione. L'obiettivo è incontrare "altre" persone che raccontino la loro interpretazione del patrimonio presente e della sua riconversione in atto affinché ciascuno si riappropri del patrimonio presente.Questa preoccupazione è condivisa dal Consiglio dell'Europa che fa fatica a fare emergere un diritto individuale al patrimonio culturale. Questo diritto eleva ciascuno dallo status di beneficiario del patri-monio a quella di avente diritto: diritto a partecipare alla sua individuazione come alla sua interpretazione o alla sua valorizzazione. Questo diritto farà inevitabil-mente emergere conflitti patrimoniali, conflitti d'uso, d'interpretazione, di valorizzazione o di metodo di conservazione.La dimensione individuale di questo diritto permet-terà però una gestione dei conflitti che tenga conto di tutte le dimensioni del patrimonio, culturale, etica, ecologica, sociale o politica, inscrivendosi di fatto nella prospettiva della prevenzione dei conflitti e del-lo sviluppo sostenibile.Poiché l'affermazione di questo diritto richiede agli Stati di perdere il monopolio in materia di politiche patrimoniali e alle imprese di cogestire la risorsa patri-moniale, è difficile che ciò avvenga in breve tempo. Oggi, solamente 3 Stati su 47 hanno ratificato la con-venzione "di Faro" che sancisce questo diritto.Le passeggiate patrimoniali sono una prima concre-tizzazione sul campo del diritto al patrimonio cultura-le. Il movimento 40xVenezia ha fatto la prima tradu-zione in italiano della Convenzione di Faro, ed è solo il punto di partenza di un immenso lavoro. Quali sono le altre azioni possibili? Quale apertura rappresentano la candidatura di Marsiglia come "laboratorio della democrazia culturale" e di Venezia come "società multi culturale e tollerante"? Sono possibili dei contatti tra i movimenti veneziani e marsigliesi? E come coo-perare con il Consiglio dell'Europa?

(articolo scritto e pubblicato per il quotidiano La Mar-seillaise e la rivista Lagunamare)

tutte le foto sono di © Fabienne Barre

Marseille, Le port, bassin de la Pinède 2008

Venezia, Giudecca 2008