VENEZIA DEI SENSI · li. Idealizzare è il suo modo di vedere la realtà. Vive e lavora ad Alleghe,...

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VENEZIA DEI SENSI L’ARCHITETTURA CHE DIVENTA ARTE RASSEGNA COLLETTIVA Cà Zanardi, Venezia. 06.03.2014 - 16.03.2014 A CURA DI Andrea Chinellato Michela Langella Viviana Manfroi

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VENEZIA DEI SENSIL’ARCHITETTURA CHE DIVENTA ARTE

RASSEGNA COLLETTIVACà Zanardi, Venezia.

06.03.2014 - 16.03.2014

A CURA DIAndrea ChinellatoMichela LangellaViviana Manfroi

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Rendere accessibile a tutti l’architet-tura in quanto ‘arte del fare’, ‘arte del costruibile’. Comprensione che avviene attraverso la sensorialità immediata: vista, tatto, udito. Il mezzo è l’arte: il técton, ovvero il fare.Con questo progetto si vuole dare la possibilità a tutti di intraprendere un approccio meditativo di studio del luo-go, per poi divenire architéktōn, artefi-ce, con l’arte dello spazio nel quale si abita per meglio poterlo comprendere. Il tema centrale di cui si occupa questo progetto è l’analisi urbana di Venezia, di come questa città si sviluppi nel concreto, nella sua architettura e nei suoi spazi.

L’obiettivo a cui si mira è l’interpre-tazione di queste realtà attraverso le sensazioni, qui si pone il ruolo degli artisti ai quali è affidato il compito di prendere questi parametri e trasporli in arte.La vista, l’udito, il tatto sono i sensi che vengono presi in considerazione in questa interpretazione artistica, at-traverso l’unione delle singole opere soggettive viene alla luce un collage che riusce a dare un’immagine pluri-sensoriale e oggettiva della città di Venezia.L’architettura che diventa arte: il vuo-to, il costruito e le sensazioni scatu-rite da essi, vengono interpretati da artisti di natura molteplice: pittori, fotografi, videomakers, artigiani e ar-chitetti.

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GIANNI DE VAL

nasce ad Agordo nel 1974, fin da ragaz-zo manifesta interesse per il disegno e la pittura. Frequenta l’istituto d’arte a Pozza di Fassa nel Trentino e si di-ploma nel 1993. Sul finire degli anni 90 inizia, lontano dai generi e dalle mode culturali, un periodo di intensa speri-mentazione. Disegno, pittura e tecniche fotografiche non convenzionale convergono in una labirintica dimensione creativa dove dramma, inquietudine e contraddi-zioni dell’io si scontrano con il quoti-diano.

KILN DRIED acquerello, 23x18.

Il lavoro è parte più vasta di un pro-getto che indaga la realtà dei fatti e degli eventi. Venezia e la sua acqua alta: un evento vissuto da chi la popola con eccezionalità, ma allo stesso momen-to assorbito dalla città con sofferenza. Lo stesso elemento che sostiene l’isola la invade, l’architettura diventa sotto-marina.La foga di chi porta gli stivali per difendersi dall’acqua, le abitazioni in-vase, San Marco una vasca.Ma infine l’unicità di palazzi e chie-se che si rilettono su un unico grande mare, una duplice architettura, una du-plice bellezza.

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ROY LUIGI MENEGHETTI

Nasce a Belluno nel 1953. Nel 1970 è a Milano, assistente del fotografo K. Zaugg. Primi lavori con la tecnica del collage. Nel 1981 si trasferisce in Ecuador e studia l’arte precolombiana. Seguono I ritratti in grande formato per la serie di paesaggi ‘Tierra Abulense’ in Spagna e i lavori con pigmenti natu-rali dell’isola di Lanzarote. Nel 2002 inizia una serie di ritratti ad olio di impostazioni iperrealista.

INTERNO VENEZIANO, OMAGGIO A PIETRO LONGHIcollage su legno, 25x20.

SCARPA 36acrilico.

UNTITLED collage su legno, 50x74.

Venezia vista dal suo interno: è impres-sione di un palazzo, aldilà della sua facciata. I colori sono caldi, ricchi, le stoffe pregiate. L’architettura di un salone passante affacciato sul Ca-nal Grande. Il lavoro è scomposizione e assimilazione di una venezianità incon-trastata come le opere del Pietro Lon-ghi, in un’impressione rivisitata della borghesia mercantile veneziana.

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TIZIANO PIANI

nasce a Feltre il 17 Luglio 1985 si diploma all’Istituto Statale D’Arte G.Soraperra di Pozza di Fassa nel 2003 come Maestro d’arte e successivamente, nel 2005 al Liceo Artistico Leonardo Da Vinci di Belluno. Si interessa anche di decorazioni mura-li. Idealizzare è il suo modo di vedere la realtà.Vive e lavora ad Alleghe, Belluno.

IDEALIZZAZIONE DI UN TRAMONTO A SAN GIORGIO MAGGIORE acrilico su tela, 50x70.

Idealizzare è il modo di vedere la real-tà di questa Venezia. Cielo, terra, ac-qua sono puro colore. E in fondo un’iso-la, che viene messa a fuoco, studiata nei dettagli delle sue architetture e delle sue facciate. La chiesa, il cam-panile, le case: dettagli che prendono spessore e vita. Perchè osservare questa città è un processo.

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MARIA FRANCESCA FROSI

nasce a Marostica nel 1989. Vive a Ve-nezia, dove è iscritta alla facoltà di architettura presso lo Iuav. Scrive per la rivista web di Milano ‘Artspecial-day’, dove tratta la rubrica di archi-tettura. Fin da piccola ama la fotografia ma solo attraverso lo studio dell’ar-chitettura riesce a renderlo il proprio veicolo di studio della realtà.

IL DOPPIO VOLTO DI VENEZIA. 20x30.

VENEZIA DECADENTE, PERSONA. 20x30.

VENEZIA AMENA, RIFLESSI DI MONUMENTO. 20x30.

VENEZIA DECADENTE, RIPETIZIONE E ARTICOLAZIONE. 20x30.

La fotografia è il mezzo attraverso il quale una persona può porre sotto gli occhi degli altri degli aspetti del-la realtà che i suoi stessi occhi hanno colto. Questo progetto parte dalla volontà di mettere in luce due aspetti fondamentali della città di Venezia.In primo luogo Venezia è una città ca-ratterizzata da una ripetizione di ele-menti che declinandosi reciprocamente generano un ordine universale: l’ordi-ne degli opposti, dei contrasti fra la luce e l’ombra, imprescindibili l’uno dall’altro. Il secondo elemento è quello dell’ine-stimabile forza del dettaglio che si palesa, nessun elemento è identico ad un altro e tale fatto è leggibile nelle infinite serie di pietre, porte, finestre, architravi, pavimentazioni, ponti che rendono questa città unica e rendono im-possibile catturarne in un unico sguardo gli infiniti aspetti.

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NICOLO’ ZANATTA

nasce a Venezia nel 1990. Nel 2009 si iscrive all’Università IUAV di Venezia dove si laurea in Architettura. Paral-lelamente e sinergicamente al proprio percorso di studi, sviluppa un forte interesse per la fotografia, concentran-dosi sulla fotografia architettonica e di strada. Attualmente prosegue il proprio studio nel corso di laurea magistrale allo Iuav e ha da poco intrapreso una collaborazione con la fotografa Alessan-dra Chemollo.

CHIESA DI SANTA FOSCA. 20x30.

MONASTERO DI SANTA CHIARA. 20x30.

ISOLA DI SAN GIORGIO. 20x30.

LA COLONNA. 20x30.

IL TEMPIO. 20x30.

LA FONTANA. 20x30.

Il presente lavoro vuole indagare la spazialità tipica dell’ambiente venezia-no, nei suoi anfratti, nelle sue luci, nelle sue ombre. Una fotografia a colo-re che vuole essere atemporale, quasi fantastica ma presente sotto le spo-glie di una attualità invece assordante, soffocata. Per contro forti immagini monocromatiche che vogliono richiamare un’epoca diversa, forse passata. L’ar-chitettura è vita: le calli e gli spazi urbani si affollano di protagonisti, da un’immagine nasce il suono di una città.

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ANDREA REGGIANI

nasce a Roma nel 1980, nel suo percorso formativo attraversa prima studi presso il liceo artistico di Padova e successi-vamente presso la facoltà Iuav di Vene-zia. Parallelamente Andrea segue la sua vena artistica appassionandosi sempre di più alla ceramica, la sua passione negli anni lo porta ad aprire un laboratorio di ceramica in uno dei posti più signi-ficativi di Venezia, Campo Santa Marghe-rita. Si afferma come artigiano ridi-segnando gli utensili di tutti i giorni dando una sua personale interpretazione.

INSTALLAZIONE LUMINOSAserie di lampade in terracotta, modello/stampo/colaggio, diametro 22 cm, h.30 cm.

L’idea nasce utilizzando come modello un vaso in vetro della tradizione ve-traria muranese, questo viene riprodot-to mediante stampo in gesso dove al suo interno viene colata la barbottina di terracotta. Lo stesso stampo da vita a due diverse lampade, tagliandole in due punti differenti, mantenendo però la stessa linea formale. L’opera, da solo oggetto ornamentale, acquisisce un’altra fuzionalità.

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IVAN BOLDRIN

nasce nella campagna veneta nel 1980, vive a Venezia. Laureando in architettu-ra per il paesaggio presso l’ università Iuav di Venezia. Si è occupato per anni di ricerca nell’ambito tessile. L’ap-proccio alle arti visive avviene attra-verso la grafica digitale, sia stati-ca che dinamica. Successivamente passa alla pittura per un utilizzo gestuale dell’arte: l’olio e la cera sono materia viva e mutevole che generano un’immagine unitaria.

MONOLITEolio su tela, 100x70.

Venezia attraverso il senso della vista genera, con le sue linee caotiche e con-tinue, sensazioni di totalità proiettate in un unico livello percettivo. Palazzi,campanili,campielli,canali non esistono, bensÏ l’isola è monolite anco-rato a una piazza d’acqua. L’ opera racchiude questo concetto di sintesi. Sintesi spaziale data dalla monocromia della materia,scolpita ed in-cisa che diviene poi sintesi spaziotem-porale mediante il fattore “fuori sca-la”. Restando fedeli alla realtà della forma ma modificando le proporzioni dello spazio si innesca una simultanea defor-mazione del tempo. La vista, se ingannata, svela le sue potenzialità, la capacità di vedere lo spazio per quello che e in realtà: rela-tivo e ininterrotto come la percezione del tempo.

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MARCO SITRAN

E’ un avvocato veneziano di 46 anni, specializzato in diritto internaziona-le, commerciale e civile con l’hobby dei viaggi e la passione per la fotografia. Si è avvicinato all’arte fotografica, nel 2007, dopo un viaggio in India. Uno dei suoi grandi progetti è quello di raccon-tare Venezia e l’Oriente, ultimando la scoperta dell’Asia.

BAMBINI. 26x20. FONDAMENTA. 26x20.

Venezia in questo lavoro è una città in ribellione che assimila l’acqua per farne la propria bellezza principale. La fotografia diventa laboratorio per l’uma-nità acquisendo culture e metodi espres-sivi differenti dalla natura veneziana, facendoli però combaciare con il suo elemento intinseco. Ne derivano suoni e spunti visivi per una città che ritorna ad essere porto di scambi e culture.

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ANTONIO SARTO

Si laurea nel 1981 in Architettura all’Università di Venezia. Trascorre un prospicuo percorso lavorativo con Gaeta-no Pesce tra Parigi, New York, Boston, Venezia. Vive e svolge la professione a Padova. La policroma attività profes-sionale si rivolge ai settori più vari: arte, design, architettura, rigenerazio-ne urbana.

ARCIPELAGOlistello lineare a 3 strati, 8/18 cm di spessore, diametro 100/120 cm max.

Venezia aderisce straordinariamen-te all’immagine del suo territorio: se è vero che oggi il lavoro deve esse-re concepito come somma di molteplici eccellenze, se è vero che il Fare deve occuparsi tessere le relazioni tra spe-cializzazioni indipendenti ed autonome nella forma–formula della propria ec-cellenza, è auspicabile che il compor-tamento dell’artefice del fare assomigli all’acqua che unisce l’arcipelago vene-ziano.Le isole nella loro varabile dimensio-ne rappresentano il laborioso mondo del fare: artigiano, industriale, artistico, culturale, poetico, commerciale.L’acqua che scorre e lambisce ogni punto sensibile creando contatti, relazio-ni operose, lavoro, scambio, crescita, ARTE.

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FRANCESCO BATTAGLIA

nasce a Orzinuovi, Brescia, nel 1992. Si diploma al liceo artistico Maffeo Oli-vieri di Brescia nel 2011. Attualmente Ë iscritto al terzo anno del triennio in Arti Visive e Teatro presso líUniversità Iuav di Venezia. Vive e lavora tra Bre-scia e Venezia.

OLMO PIETRO MISSAGLIA

nasce a Lecco nel 1991. Nel 2010 ha conseguito il diploma presso il liceo classico Alessandro Manzoni di Lecco. Attualmente è iscritto al terzo anno del triennio in Arti Visive e Teatro pres-so l’Università Iuav di Venezia. Vive e lavora tra Lecco e Venezia.

CONCERTO PER QUATTRO APPARTAMENTIvideo, colore-suono, 16/9, 12 h.

Una ricerca artistica che indaga la relazione tra musica e ritmi naturali della vita. La metodologia di indagi-ne artistica scelta è radicale: audio e video di 12 ore in presa diretta, ci mettono di fronte alla metà di una gior-nata di vita. Il video a inquadratura fissa ci mostra la facciata della casa mentre sette microfoni registrano le stanze di quattro appartamenti, mentre vengono vissute. La casa si fa orchestra di stanze, nuclei strumentali esposti e insieme celati dalle finestre della fac-ciata, fatti risuonare dagli interpreti invisibili. La partitura non è casuale: è l’esecuzione di una giornata di vita.Il nostro intervento vuole spostare la vita della casa, nel dominio della musi-ca per suscitare nel pubblico un ascolto attento e paziente normalmente riservato alle esecuzioni strumentali. La scel-ta di rispettare un significativo lasso temporale vuole avvicinarsi al natura-le scorrimento della vita: l’orecchio e lo sguardo non sono dunque quelli del voyeur televisivo, immagini e suoni non possono essere consumati. Attraverso la via della musica richiediamo al pubblico di fermarsi per riconoscere andamenti e tonalità, timbri e ritmi, cori e assoli; farsi platea per una normale giornata di vita.

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MICHELA LANGELLA

Vicentina di origine, nata nel dicem-bre del 1990. Di formazione socio-psi-co-pedagogica, intraprende il percorso dell’Architettura allo IUAV di Venezia, mantenendo il suo interesse per la psi-cologia, la sociologia e la pedagogia. Ama il colore, la pittura, la fotografia e l’arte in ogni sua sfumatura.Attraverso Veneziadeisensi indaga e analizza la delicata unione tra arte e architettura, con un occhio di riguardo verso la fotografia e le installazioni.

VIVIANA MANFROI

Bellunese, nata nel gennaio del 1988. Di formazione classica, intraprende il percorso dell’Architettura allo IUAV di Venezia. Ama l’arte, la lettura, la fo-tografia in bianco e nero.Attraverso Veneziadeisensi indaga e analizza la delicata unione tra arte e architettura, con un occhio di riguardo verso la sua trasposizione nello scrit-to, nella pittura e negli allestimenti.

VENEZIA sCOMPOSTAlegno, mattone, pietra d’istria, vetro, 100X150.

il legno le radiciil mattone la concretezzala pietra la nobiltàil vetro l’identitàl’acqua la vita.Venezia scomposta è la venezia privata di quei caratteri morfologici che si pa-lesano alla vista. Un’analisi che trova vigore nella scom-posizione materica del luogo trovan-do come riferimento il legno fondatore e radice di venezia, il mattone capace di dare concretezza all’esistente, la pietra in grado di elevare a nobiltà e l’acqua elemento che suggella tutto ciò e ne estrapola l’anima rendendo possibi-le un mondo geneticamente unico nel suo genere.Attraverso il filtro dei sensi si rende un’idea di venezia pura, inorganica ma allo stesso tempo realistica perchè ana-tomica.

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