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• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • PREMIO MARIO FRANCESE 2012 venerdì 25 ottobre 2013 prossima uscita: 8 novembre 2013 Anno V n.17 · € 0,80 e-mail: [email protected] L’infelice caduta del Soprintendente DOTT. MICALI Augusta, Comune paralizzato da sospetti, silenzi, sfiducia MAFIA E POLITICA S ull’architetto Ora- zio Micali, in carica dall’aprile dello scor- so anno, si sono concen- trati infatti, negli ultimi tempi, gli attacchi di pres- soché tutte le associazioni e i comitati ambientali- sti del nostro territorio. L’ultimo atto, eclatante, è stato quello di accusa, da parte di Natura Sicula e altre 7 associazioni della provincia, per una serie di irregolarità e inadempien- ze (vedi box) e sostanzial- mente per gli stessi motivi ne hanno chiesto “la te- sta”, con formale richiesta al governatore Crocetta e all’Assessorato di rimo- zione “immediata”, un’al- tra decina tra associazioni e il consiglio di circoscri- zione Neapolis. (Pag.11) P reoccupante il silenzio sulla condizione in cui versa il comune. Mentre si attende ancora la puntuale individuazione delle responsabilità, si ren- de necessario acquisire delle certezze che consentano a tutti di tracciare uno spar- tiacque tra la politica buona e quella inquinata. La vita è ritornata a scorrere, come prima, senza render note seppur minime informa- zioni sulle principali scelte amministrative operate né su quelle che si intendono assumere nel futuro. Nelle more di questo indispensa- bile chiarimento, i commis- sari si sono messi all’opera per risanare il bilancio e ri- costruire percorsi di corret- ta gestione nel governo della cosa pubblica. ( Pag.15) Le centraline ARPA senza più manutenzione Contratto scaduto, restiamo in balia dei dati delle stazioni industriali, apriti cielo! Sempre meno navi PORTO AUGUSTA D al 2004, quando nel porto sono transitate nben 3469 navi, circa dieci al giorno, questo flusso è andato calando anno per anno, tanto che nel 2012 le navi in transito sono state 2536 e in quest’anno appena 1118. (Pag.15) Unità? Certo, forse... PRIMARIE PD M ettere da parte, accantona- re, se non proprio superare le divisioni è sia nell’inte- resse generale (dei singoli, delle aree, del partito, della società e della città), lo capisce anche un bambino. La po- sta in gioco è molto alta e l’occasione per farlo unica. ( Pag.9) Buceti incalza con le accuse Procura CACCIATA SAI8 Concetto Rossitto I l commissario Straordi- nario e Liquidatore del Consorzio Ato idrlco 8 ha riterato lo scioglimento del contratto aggiungendo le accuse mosse dalla Procura a SAI8. (Pag.5) MBTE 4 volte il limite massimo Ciccio Magnano L’ area di 16 ettari sog- getta alla contamina- zione, secondo i dati del nucleo di Polizia Am- bientale del Comune di Me- lilli, presenta concentrazioni di MBTE pari a quattro volte il livello massimo indicata dal Ministero della Salute. (Pag.4) Il Comune affida studi prg senza appalto Assegnato ad Architettura di Siracusa un incarico da 108 mila euro AVOLA 1 08 mila euro per gli stu- di propedeutici tramite il polo amministrativo contabile di siracusa. L’ob- biettivo dichiarato è quello di sviluppare temi di inte- resse utili a guidare al oia- nificazione urbanistica del Comune. ( Pag.16) Concetta La Leggia “Vi dò tre giorni per risolvere il problema rifiuti” ROSSANO ERCOLINI “S ono stato diverse volte a Siracusa, mi piace, mi trovo bene in questa città patrimonio dell’Umanità. Ma devo dire che questo contrasto tra l’u- nicum della bellezza della città e il brutto dovuto ai ri- fiuti mi fa venire in mente lo stupro. In questa città che è stata la culla della civiltà non si può non fare i conti con i rifiuti. Diamo ancora 3 gior- ni al sindaco di Siracusa, cit- tà patrimonio dell’Umanità. I siracusani si dovrebbero in- dignare: da ieri era necessario che si iniziasse l’applicazione delle buone pratiche. Biso- gna dotarsi e in queste batta- glie ci vuole la testa dura. Ci vuole attivismo e passione. Il sindaco ha funzionari ed impiegati e questi devono la- vorare, devono guadagnarsi gli stipendi, devono essere efficaci ed efficienti. Faccia- mo subito un tavolo di lavoro dove Rifiuti Zero con i suoi rappresentanti sarà presente e pronta a dare una mano al sindaco. Non c’è bisogno di dare consulenze”. (Pagg.6-7) I l contratto di manuten- zione delle centraline dell’ARPA è scaduto il 7 ottobre e non sarà rinnovato per mesi. (Pagg.4 e 8) Privitera - La Delfa Aldo Castello Carmelo Di Mauro Salvo La Delfa Marina De Michele Giambattista Totis AREA AUCHAN Esposto di cittadini alla Procura: “Si accerti chi è responsabile della puzza nauseabonda” Le quattro R dell’Assessore comunale all’Urbanistica Pagg. 2/3 De Michele Scompare l’amico, il collega, l’uomo di grande impegno civile Pag. 5

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• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009• PREMIO MARIO FRANCESE 2012

venerdì 25 ottobre 2013prossima uscita: 8 novembre 2013

Anno V n.17 · € 0,80e-mail: [email protected]

L’infelice cadutadel Soprintendente

DOTT. MICALI

Augusta, Comune paralizzatoda sospetti, silenzi, sfiducia

MAFIA E POLITICA

Sull’architetto Ora-zio Micali, in carica dall’aprile dello scor-

so anno, si sono concen-trati infatti, negli ultimi tempi, gli attacchi di pres-soché tutte le associazioni e i comitati ambientali-sti del nostro territorio. L’ultimo atto, eclatante, è stato quello di accusa, da parte di Natura Sicula e altre 7 associazioni della

provincia, per una serie di irregolarità e inadempien-ze (vedi box) e sostanzial-mente per gli stessi motivi ne hanno chiesto “la te-sta”, con formale richiesta al governatore Crocetta e all’Assessorato di rimo-zione “immediata”, un’al-tra decina tra associazioni e il consiglio di circoscri-zione Neapolis.

(Pag.11)

Preoccupante il silenzio sulla condizione in cui versa il comune.

Mentre si attende ancora la puntuale individuazione delle responsabilità, si ren-de necessario acquisire delle certezze che consentano a tutti di tracciare uno spar-tiacque tra la politica buona e quella inquinata. La vita è ritornata a scorrere, come prima, senza render note

seppur minime informa-zioni sulle principali scelte amministrative operate né su quelle che si intendono assumere nel futuro. Nelle more di questo indispensa-bile chiarimento, i commis-sari si sono messi all’opera per risanare il bilancio e ri-costruire percorsi di corret-ta gestione nel governo della cosa pubblica.

(Pag.15)

Le centraline ARPA senza più manutenzioneContratto scaduto, restiamo in balia dei dati delle stazioni industriali, apriti cielo!

Sempre meno naviPORTO AUGUSTA

Dal 2004, quando nel porto sono transitate nben 3469 navi, circa dieci al giorno,

questo flusso è andato calando anno per anno, tanto che nel 2012 le navi in transito sono state 2536 e in quest’anno appena 1118.

(Pag.15)

Unità? Certo, forse...PRIMARIE PD

Mettere da parte, accantona-re, se non proprio superare le divisioni è sia nell’inte-

resse generale (dei singoli, delle aree, del partito, della società e della città), lo capisce anche un bambino. La po-sta in gioco è molto alta e l’occasione per farlo unica.

(Pag.9)

Buceti incalza conle accuse Procura

CACCIATA SAI8

Concetto Rossitto

Il commissario Straordi-nario e Liquidatore del Consorzio Ato idrlco 8

ha riterato lo scioglimento del contratto aggiungendo le accuse mosse dalla Procura a SAI8. (Pag.5)

MBTE 4 volteil limite massimo

Ciccio Magnano

L’area di 16 ettari sog-getta alla contamina-zione, secondo i dati

del nucleo di Polizia Am-bientale del Comune di Me-lilli, presenta concentrazioni di MBTE pari a quattro volte il livello massimo indicata dal Ministero della Salute.

(Pag.4)

Il Comune affida studi prg senza appaltoAssegnato ad Architettura di Siracusa un incarico da 108 mila euroAVOLA

108 mila euro per gli stu-di propedeutici tramite il polo amministrativo

contabile di siracusa. L’ob-biettivo dichiarato è quello

di sviluppare temi di inte-resse utili a guidare al oia-nificazione urbanistica del Comune.

(Pag.16)

Concetta La Leggia

“Vi dò tre giorniper risolvere

il problema rifiuti”

ROSSANO ERCOLINI

“Sono stato diverse volte a Siracusa, mi piace, mi trovo bene

in questa città patrimonio dell’Umanità. Ma devo dire che questo contrasto tra l’u-nicum della bellezza della città e il brutto dovuto ai ri-fiuti mi fa venire in mente lo stupro. In questa città che è stata la culla della civiltà non si può non fare i conti con i rifiuti. Diamo ancora 3 gior-ni al sindaco di Siracusa, cit-tà patrimonio dell’Umanità. I siracusani si dovrebbero in-dignare: da ieri era necessario che si iniziasse l’applicazione delle buone pratiche. Biso-gna dotarsi e in queste batta-glie ci vuole la testa dura. Ci vuole attivismo e passione. Il sindaco ha funzionari ed impiegati e questi devono la-vorare, devono guadagnarsi gli stipendi, devono essere efficaci ed efficienti. Faccia-mo subito un tavolo di lavoro dove Rifiuti Zero con i suoi rappresentanti sarà presente e pronta a dare una mano al sindaco. Non c’è bisogno di dare consulenze”.

(Pagg.6-7)

Il contratto di manuten-zione delle centraline dell’ARPA è scaduto il 7

ottobre e non sarà rinnovato per mesi.

(Pagg.4 e 8)

Privitera - La Delfa

Aldo Castello

Carmelo Di Mauro

Salvo La Delfa

Marina De Michele Giambattista Totis

AREA AUCHAN

Esposto di cittadini alla Procura: “Si accerti chi è responsabile della puzza nauseabonda”

Le quattro R dell’Assessore comunale all’Urbanistica

Pagg. 2/3 De Michele

Scompare l’amico,il collega, l’uomo di grande impegno civile

Pag. 5

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] L’INTERVISTA

Rottamare recuperare riqualificare: le tre erre di Paolo Giansiracusa

A tutto campo con l’assessore all’urbanistica, che vuole salvare la città dal cemento e dal degrado

L’isola di Ortigia

Dice che il suo motto è Rottamare, Recu-perare, Riqualifica-

re: all’insegna del risparmio economico, della salvaguar-dia dei beni architettonici e del rispetto dell’ambiente. È così che si presenta l’asses-sore all’urbanistica Paolo Giansiracusa, uno storico dell’arte in uno dei ruoli più “caldi” della pub-blica ammi-nistrazione, una scom-messa che se vince lui è anche vinta dalla città.P a r t i a m o dal generico. R e v i s i o n e del prg: cro-no program-ma – linee guida, ma s o p r a t t u t-to: a fonda-mento della nuova pia-nificazione ci saranno dati ogget-tivi sull’andamento demo-grafico o ancora una volta, come con i precedenti dati Cresme, si lavorerà su pre-supposti discutibili? È necessario commissiona-re un nuovo studio?I dati statistici non vengono raccolti per essere conservati nei cassetti o per essere in-terpretati in maniera fanta-siosa. L’Istituto di Statistica, negli ultimi censimenti, ci dice che a Siracusa la popo-

Marina De Michelelazione sta diminuendo e in-vecchiando. Tutto ciò deve portare a pianificare il re-cupero e la riqualificazione, giammai la progettazione e realizzazione di nuovi com-plessi residenziali. Tutt’al più si può pensare, nelle stesse aree urbanizzate, alla rottamazione e alla rico-struzione con nuovi criteri non solo strutturali ma an-che funzionali. Penso in tal

senso allo Zecchino o ad Epi-poli dove una intel-ligente rot-tamazione p ot re bb e portare al d i r a d a -mento e alla r i q u a l i -f ica z ione u r b a n a , con l’in-serimento di prolun-g a m e n t i del vivere civile a suo tempo tra-lasciati o calpestati.È nota la tua

posizione sulla cementi-ficazione del territorio, critica verso i quartieri dormitorio, non necessari, e tra l’altro privi di servi-zi che l’amministrazione comunale, in assenza di risorse, non potrà mai rea-lizzare. Ma con quali stra-tegie e con quali risorse è possibile porre un freno alla costruzione di nuova cubatura a favore del re-cupero del patrimonio re-

sidenziale esistente? Come concretamente potranno essere avviati i piani di ri-qualificazione urbana per ridare fiato all’edilizia? Quale ruolo dovranno gio-care i privati?I privati hanno un ruolo fondamentale ma devono essere orientati su un altro fronte: quello del recupero edilizio. Non è una novità, a Bologna si è iniziato negli anni settanta con l’avvio dei programmi di edilizia economica e popolare nel centro storico. L’Ammini-strazione Comunale non ha un centesimo per servire i villaggi mostruosi che sono sorti negli ultimi quattor-dici anni là dove c’erano campi di patate e di carote. Ha di contro un patrimonio edilizio storico di dimensio-ni straordinarie, servito di ogni requisito urbanistico (scuole, centri sociali, centri sportivi, attività commer-ciali e artigianali, impian-ti, infrastrutture, edifici di culto, strutture sanitarie…) ma abbandonato da alcuni decenni con le conseguenze strutturali e ambientali che ognuno può immaginare. Penso alla Borgata Santa Lucia, alla zona umbertina e al quartiere Sant’Antonio. Si tratta di un’area urbana di pregio che può contene-re oltre 50.000 persone ma ha una popolazione resi-dente che a stento supera le 20.000 unità. Interi palazzi abbandonati, strade deserte, piazzette svuotate di ogni funzione civile, esercizi commerciali in fuga, abi-tazioni prossime al crollo: questo è lo scenario davan-ti al quale non possiamo

rimanere indifferenti. Se le imprese accettano la pro-posta politica, economica e culturale della nuova am-ministrazione potranno contribuire a salvare la parte migliore di Siracusa, resti-tuendole dignità e decoro, funzione e futuro. Bisogna dirottare gli investimenti del campo edilizio sul co-struito e l’Amministrazione può svolgere un ruolo deter-minante con le agevolazio-ni fiscali, la riduzione degli oneri concessori e una più snella procedura dell’iter progettuale e innanzitutto per quello relativo all’accor-pamento della proprietà ca-tastalmente minuta.Due snodi chiave: il siste-ma dei comparti su cui si è imperniato il vecchio prg e il social housing su cui si specula.Con i comparti si è “ricu-cita” la città, cioè si sono progressivamente ridotti gli spazi verdi e si è costrui-to ovunque, ciò nonostante la deliberazione consiliare che ne deve disporre la for-mazione equivalga a una dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità e urgenza, fattispecie impos-sibile immaginare in una città che ha un surplus di abitazioni. Quale tuo in-tervento su questo aspetto?Di social housing si è par-lato impropriamente per le 500 ville di Tremmilia. Se la società “Naturalmente

Casa” si assumerà l’onere del canale di scolo delle ac-que piovane e otterrà il via libera dal Genio Civile, po-trà edificare? Come si re-alizza invece il vero social housing? E in genere, come pensa l’amministrazione di affrontare l’emergenza abi-tativa per i meno abbienti, loro sì in stato di necessità?Il social housing non può essere condotto nella di-rezione del fare le case per tutti in aperta campagna, dove mancano persino le trazzere per portarsi sulle strade asfaltate. La casa eco-nomica si costruisce là dove ci sono tutti i prolungamen-ti del vivere civile, in modo da abbattere i costi abitativi, quelli dei trasporti e quelli relativi all’uso dei servizi. Qui invece l’aspetto econo-mico l’abbiamo inteso a pro-fitto delle imprese. Compro il terreno agricolo (mi costa poco), costruisco lontano dal centro (con prezzi note-volmente inferiori) e ottengo un gran risparmio! 500 vil-lette? Ne abbiamo bisogno? Essendoci ancora un buon 60% di invenduto nei vil-laggi recentemente costru-iti, c’è davvero bisogno di creare altri alloggi? Questa è la prima domanda che mi pongo. A seguire mi chiedo quale sia la convenienza per l’impresa di mettere in sesto un territorio che, per essere reso edificabile, necessita di opere infrastrutturali ecce-

zionali. Non è più il tempo dei falansteri, i danni a cari-co del territorio ci insegna-no che dobbiamo tutti fare un passo indietro. La nuova stagione culturale, innescata dalla crisi economica, ci por-ta ad avere un nuovo rappor-to con il suolo. Un rapporto che oso definire morale, di rispetto per gli equilibri pa-esaggistici. Per quanto invece riguarda il sistema dei comparti sarà verificato nel corso della re-visione del PRG. Gli errori compiti non saranno più ripetuti e la corsa alle nuo-ve edificazioni sarà a poco a poco frenata, per essere ri-dotta a zero.Ma come spieghi il fatto che si continui a costruire ovunque (all’Isola ci sono quartieri lasciati a metà e si realizzano nuove ville nei pressi del Minareto) nono-stante le difficoltà del mer-cato immobiliare in primis? Come si può motivare “il ri-schio imprenditoriale” che i costruttori sono disponibili a correre?Il sistema imprenditoriale è fatto da persone intelli-genti che hanno bisogno di sapere qual è il futuro della città. In questo la politica deve essere chiara, come lo è stato Giancarlo Garozzo durante la campagna elet-torale: cemento zero! Se gli imprenditori comprendono che le linee direttive del nuo-vo PRG accantonano i nuovi insediamenti dell’estrema periferia e si concentrano invece sul recupero del co-struito, non potranno che seguire gli indirizzi del nuo-vo corso politico-ammini-strativo. Io non penso che ci saranno contrasti. L’intento non è quello di ingessare le dinamiche economiche della città, anzi vogliamo poten-ziarle. E’ l’indirizzo che dob-biamo mutare: non più verso il nuovo inutile e devastante, ma nella direzione dell’anti-co, attraverso il suo recupero e la relativa valorizzazione. E’ un cambiamento di rotta con risvolti economici inim-maginabili, anche a profitto di un artigianato di qualità che deve rifiorire. Penso agli ebanisti e agli scalpellini, ai fabbri e ai vetrai e a tutte le maestranze che nel risana-mento del costruito potreb-bero trovare occupazione e sviluppo professionale.D’accordo, dinamiche eco-nomiche difficili da spiega-re. Bisognerebbe chiedere ai costruttori!

L’assessore Paolo Giansiracusa

Un patrimonio edilizio storico di dimensioni straordinarie, servito di ogni

requisito urbanistico ma abbandonato. Da qui deve

partire il nuovo corso

della pianifica-zione urbana

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 3L’INTERVISTA

Il muro dei Cappuccini resta al suo posto: è un’opera difensivaLe criticità della città si affrontano con il buon senso e la collaborazione dei costruttori

Affrontiamo qualche criti-cità ora. Balza Acradina: si prose-guirà con lo scempio?Dove possibile, dove ne-cessario l’Amministrazio-ne attraverso la revisione del PRG bloccherà tutte le nefandezze. Con la de-cadenza dei vincoli e delle prescrizioni “la palla torna al centro” e la revisione si rivelerà il banco di prova del Consiglio Comunale, sicuramente interprete del nuovo corso. La balza Acra-dina rappresenta un tratto della linea di passaggio tra la parte bassa e quella alta della città, un settore de-licato sia per la struttura geomorfologica che per la presenza di inedite stratifi-cazioni archeologiche. Dalla Latomia del Casale fino alla Latomia dei Cappuccini, sia le rocce affioranti che le cave dovranno essere protette da un apposito provvedimento maturato d’intesa con la So-printendenza. C’è anche la diatriba sul muro dei Cappucini!Bene: io sono per la tutela, a tutti i costi, di questo antico muro di difesa, straordina-rio segno dell’architettura religiosa munita della fine del Cinquecento. Quando la comunità francescana si stabilì a Siracusa, nel 1549, fu scelto un sito impervio: uno sperone roccioso affio-rante all’interno di una lato-mia del V sec. a.C. Si tratta-va di una penisola di roccia difesa da tutti i lati tranne che dalla piccola sella di collegamento con l’attuale piazzale. I frati realizzarono una struttura difensiva stra-ordinaria tagliando con un profondo fossato la roccia antistante la chiesa (dedica-ta non a caso alla Madonna dei Pericoli), aggiunsero due ponti a levatoio, un possente torrione e un cantonale con garitta terminale. Per difen-dere il tutto, come si convie-ne per proteggere qualsiasi mastio, realizzarono un recinto semicircolare nel quale inglobarono persino il

frammento di una colonna romana in granito egizio. Il muro, di cui rimane integro l’assetto basamentale rina-scimentale fino ad un’altez-za di un metro e mezzo, fu ritoccato nella parte supe-riore quando il complesso conventuale passò al Dema-nio Pubblico (1866). Se ne scapitozzò una parte che fu poi ricostruita, con una di-versa sezione, quando il Co-mune accolse nella struttura i matti tranquilli. In sintesi, nonostante le trasformazio-ni della parte affiorante, il muro dalla seconda metà del Cinquecento ad oggi è rimasto sempre lo stesso e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per la nostra città. La Soprinten-denza ne ha riconosciuto il valore storico-artistico in un documento che accom-pagna la costruzione di Via Puglia. Tutto il resto (chiac-chiericci vari e opinioni di improvvisatori, nonché falsi storici), direbbe un famoso motivetto, è noia. Il muro sarà salvato come segno di un passato irripetibile, come bene culturale di va-lore inestimabile. La grande arteria sorgerà lo stesso, ba-sterà spostare la rotatoria e allontanare dal filo stradale i cancelletti moderni di re-cente fattura. Pista ciclabile: se ne con-sentirà l’ulteriore cementi-ficazione anche nella fascia di rispetto dei 150 mt dal mare così come per alcuni progetti, e in base a quale normativa? La pista ciclabile dovrà es-sere sottoposta tutta a revi-sione rigorosa evitando la cementificazione e promuo-vendo il percorso in terra battuta. Un progetto, di cui si attende il finanziamento, ne prevede la qualificazio-ne attraverso l’inserimento di sculture di grandi autori contemporanei e l’instal-lazione di blocchi incisi che racconteranno i passi salienti della nostra città attraverso le citazioni lette-rarie. Un simposio interna-

zionale di scultura valoriz-zerà la nostra pietra bianca e orienterà tutti gli interventi verso l’uso dei materiali naturali, mettendo al ban-do i massetti di cemento e i rivestimenti con materiali di produzione industriale. La pista dovrà diventare un sentiero della memoria, tra l’equilibrio della natura e le positive contaminazioni della storia.Vecchio Mulino: un nuovo residence?Molta progettazione ha già superato tutte le fasi di ve-rifica e autorizzazione. Tra le faccende di cui mi occu-po quotidianamente ci sono molti treni in corsa, alcuni partiti da tempo, altri pros-simi alla corsa. Che fare? Mi appello al buon senso. Là dove la normativa non ci consente di apportare giu-diziosi correttivi ci voglio-no il buon senso, il ragio-namento, la lungimiranza. I manufatti antichi hanno peculiarità costruttive e funzionali che difficilmente possono essere calate nei si-stemi di trasformazione del nostro tempo. L’architettura storica non è luogo deputato per qualsiasi funzione; biso-gna valutare di volta in volta la sostenibilità sia per l’uti-lizzo dei suoi spazi che per la proiezione delle attività nel contesto di riferimen-to. Anche nei confronti di queste iniziative, sia auto-rizzate che in attesa di esse-re valutate, vorrei invitare i proprietari e le imprese a riflettere sulle vere necessità del territorio. Sono molte le dinamiche economiche e le linee progettuali che nel no-stro comprensorio non ven-gono praticate. Facciamo spesso l’unica cosa di cui abbiamo sentito dire. Uno sforzo intellettivo e uno slancio morale non guaste-rebbero in questa stagio-ne di crisi in cui il rilancio economico non può basarsi sulla genericità delle pro-poste ma sugli interventi di eccellenza. Altre e diverse nuove edi-

ficazioni in varie parti della città: via Pordenone incuranti di ritrovamenti archeologici, via Necropoli Grotticelle e un po’ ovun-que: una città assediata dal cemento.L’ho già detto, l’incarico assessoriale con la delega all’Urbanistica mi fa senti-re come un viaggiatore che vede sfrecciare davanti a sé una infinità di treni in corsa. Dico sempre ai miei collabo-ratori, di cui ho stima e ri-spetto, che mi sento come un artificiere in un campo mi-nato. La progettazione urba-nistica degli ultimi cinquan-ta anni non ha dato grande peso alle emergenze archeo-logiche. Abbiamo costruito sulle terme bizantine e sulle necropoli greche, sulle stra-de romane e sull’orlo delle latomie. Non abbiamo salva-to nulla, neanche l’integrità delle mura dionigiane opere uniche al mondo per dimen-sione, funzione e tecnica. E’ proprio per questa amara constatazione che all’Ufficio del Piano Regolatore ho af-fiancato una equipe di stori-ci, archeologi, architetti e pa-esaggisti che attraverso una ricognizione puntuale potrà in brevissimo tempo dirci quali sono le aree più deli-cate del territorio. Ho creato un’apposita voce di bilancio destinata agli Studi di Urba-nistica Antica e ho coinvolto illustri docenti delle univer-sità siciliane come il profes-sore Giuseppe Agnello, il professore Vittorio Fiore, la professoressa Elisabetta Pa-gello, il ricercatore architetto Federico Fazio ed altri stu-diosi che spontaneamente in questi giorni stanno aderen-do al mio appello morale.Area Pantanelli: c’è una ri-qualificazione come quella prevista nel piano strategi-co? Recuperiamo alla città uno dei luoghi più sugge-stivi e dalle enormi poten-zialità attrattive per il turi-smo? Per quest’area dobbiamo pensare ad un piano partico-lareggiato che comprenda la bonifica delle aree dismesse, il ripristino del livello geo-morfologico e il rifacimen-to dei canali di drenaggio. Tutto il resto verrà dopo e riguarderà il mercato orto-frutticolo, una nuova sta-zione degli autobus e tanti altri servizi per i quali l’area si presta, per la sua posizio-ne strategica. Certo non di-mentico che c’è uno scalo commerciale mai inaugu-rato, che c’è un mercato dei fiori improvvisato, che c’è un parcheggio-camper slegato dal sistema città, che c’è uno spazio nomadi non lontano dall’immagine disdicevole

della bidonville. La revisione del PRG si dovrà occupare anche di questi problemi.Ampliamento resort Are-nella: non si tratta della riproposizione di un pre-cedente progetto già bloc-cato? Si vaglierà il tutto con scru-polo, senza tralasciare nul-la. Saranno fatti oppor-tuni sopral-luoghi per v e r i f i c a r e l ’ i nteg r it à dei luoghi interessat i alla propo-sta. Il resto si vedrà con l’azione pri-maria del C o n s i g l i o Comunale. I villaggi turistici che sorgono nel-le adiacenze del mare in linea di principio devono ap-profittare delle risorse stra-ordinarie che offre la natura: il mare, il sole, l’integrità della costa e l’equilibrio della natura. Aggiungere altro si può solo dove non c’è nulla e bisogna, gioco forza, inven-tarsi il mare, la bellezza, il sole. Ma non è il nostro caso. Complesso turistico Tor-re Solaria a Ognina. Data la nuova perimetrazione

dell’area protetta al Plem-mirion (riserva?), che ne sarà del villaggio alla Pilli-rina?L’area naturalistica della Pil-lirina e il settore sud di Ogni-na sono gli unici frammenti integri di territorio costiero, dove la macchia mediterra-nea e i segni del passaggio umano sono ancora miraco-losamente intatti. Che fare? L’abusivismo selvaggio degli anni sessanta e settanta ha distrutto dapprima l’equili-brio degli arenili, poi ha in-taccato le parti rocciose. La crisi delle case a mare aveva lasciato immaginare che le aree rimaste libere non sa-rebbero più state minacciate. Purtroppo non è stato così e le battaglie ambientaliste di questi ultimi anni dimostra-no che la vigilanza non è fi-nita e l’integrità di quel poco

Siracusa, Corso Umberto

Una veduta delle Latomie dei cappuccini

che resta corre seri rischi. La Regione, d’intesa con il Comune, nel rispetto dei valori naturalistici dell’area, istituirà la Riserva Natura-le Orientata della Madda-lena (Pillirina) e lo stesso ragionamento dovrà essere traslato in altri contesti di uguale valore. Di tutto il re-

sto si potrà discutere a Riserva isti-tuita e ogni inter vento dovrà essere mirato a va-lorizzare la Riserva. La perimetra-zione avver-rà tra qual-che giorno e solo allora le società inte-ressate agli i nter vent i p o t r a n n o capire cosa sarà possi-

bile fare. Anche in questo caso mi permetto di avanza-re proposte utili sia ai privati che all’amministrazione. In città c’è molto da fare, manca ad esempio un cen-tro direzionale per il quale il Comune potrebbe conce-dere i terreni e consentire interventi con la riduzione degli oneri concessori. Per-ché non ne parliamo? Gli in-vestitori, le imprese, devono

entrare in un’ottica nuova, di dialogo, di partecipazione con gli enti locali. Per evita-re le proposte inammissibili occorre dialogare con le am-ministrazioni. Il Consiglio Comunale, la Giunta, il Sindaco, in quanto espressione del voto demo-cratico, sono gli interlocuto-ri primari di ogni linea pro-gettuale e rappresentano le esigenze autentiche della co-munità. A loro, insieme alle forze sociali, è assegnato il compito di pensare allo svi-luppo, al lavoro, alla serenità dei cittadini, senza stravol-gere gli equilibri precostitu-iti. Il messaggio è chiaro: chi vuol fare, ascolti innanzitut-to gli organi democratici che hanno responsabilità precise nella gestione della cosa pub-blica.

Marina De Michele

Alla Maddale-na solo dopo aver istituito

la riserva natu-rale orientata si potrà discu-

tere di altri interventi edi-

lizi ma solo per valorizzarla

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected]

In area Auchan concentrazioni di MBTE 4 volte oltre il limite Il recupero con imperizia ha contaminato altri due ettari

INCHIESTA

Il Metil-t-butil etere, derivato dal metanolo, facilmente solubile, al bando negli USA: class actionCiccio Magnano

Quando gli effetti de-leteri di produzioni industriali, spesso

inattesi, inducono a repen-tini sostituzioni ad esempio di additivi chimici, o solu-zioni fisico-chimiche, non sempre gli effetti sortiscono i benefici sperati. La chimica petrolifera statunitense, ad esempio scelse in nome di una responsabilità rinnova-ta, di eliminare dalla produ-zione di benzina l’aggiunta del piombo tetraetile, usato per incrementare il numero di ottani nella benzina. Me-ritoria la scelta, devastante gli effetti. Infatti il nuovo ad-ditivo, MBTE Metil-t-butil etere, un derivato dal meta-nolo, un composto organi-co di sintesi, aveva un non proprio trascurabile difetto: l’enorme solubilità in acqua. Gli idrocarburi hanno un grado di solubilità in acqua pari allo 0,15g/l; la solubili-tà del MBTE è pari a 50g/l. Ciò vuol dire che raggiunte le falde acquifere il danno

derivante assume propor-zioni permanenti. Secondo il Professor Civita docente di Vulnerabilità delle falde ac-quifere al Politecnico di To-rino, negli Usa, vi sono 100 mila pozzi inquinati e quindi resi inservibili, proprio dalla contaminazione di MBTE. In California a South Tafoe il 50% dell’acqua pubblica è inquinata. A Santa Monica lo sono l’80% dei pozzi. A seguito delle 59 Class Action intentate dai 153 gestori del-le acque potabili e da ben 23 stati americani, la BP, la Shell e la Chevron, hanno pat-teggiato per 423 milioni di dollari oltre al 70% dei costi di bonifica che dura media-mente 30 anni. Già nel 1999 gli scienziati americani chiesero l’inter-ruzione dell’addizione di MBTE alla benzina; i dati clinici in loro possesso in-dicavano l’enorme rischio biologico cui erano esposti territori e cittadini. Dopo essere stato posto fuori legge nei 23 stati di cui sopra, oggi negli Usa non è più utilizza-to. Per disposizione dell’I-

stituto Superiore di Sanità, in data 6/2/2001, decreto N.57058 IA/12, a seguito del D.P.R. 236/88, si è stabilito per il MBTE, il limite max accettabile nell’acqua, pari a 10 mcg/l.Ricordate questo limite. Par-liamo adesso della devasta-zione del nostro territorio. Il sequestro dei 21 pozzi (di cui abbiamo parlato nello scorso numero de La Civetta) ri-guardava un’ordinanza del maggio 2012, relativa all’area sud dell’Isab. Per maggiore chiarezza si tratta dell’area Auchan, Decathlon, Tri-gial d’oro e marginalmente, vogliamo sperare, il Parco Acquatico Paradise. Insom-ma nulla a che vedere con l’ultimo sequestro di appena 1000mq relativo a isab nord e comunque ricadente den-tro la stessa area industriale. L’individuazione del cosid-detto surnatante idrocarbo-nico, da cui il sequestro dei pozzi di Contrada Spalla, nasce dalla denuncia di una mamma di Città Giardino. Durante il bagnetto al suo bambino avverte un forte

odore di sostanza aromatica presente in acqua. Denuncia il fatto al comune di Melil-li, il quale immediatamente invia il suo dipartimento di Polizia Ambientale (a cui ritorneremo). Giustamen-te, in ragione del principio di precauzione, si arriva al sequestro dei 21 pozzi di cui detto. Ma andiamo alle notizie tragiche. L’area di 16 ettari soggetta alla contami-nazione, secondo i dati del nucleo di Polizia Ambien-

tale del Comune di Melilli, presenta concentrazioni di MBTE pari a quattro volte il livello massimo indicata dal Ministero della Salute. Durante i diciotto mesi di tentativo di recupero de-gli idrocarburi sversati, si è agito con tale imperizia da aver determinato, a seguito dell’abbassamento dei livelli dell’acqua e della orografia dell’area, degradante verso il mare, una maggiore esten-sione del terreno inquinato,

ampliandolo di altri due et-tari. Di questo passo, secon-do le indagini della polizia Ambientale di Melilli, c’è l’elevatissimo rischio che il temibile MBTE raggiunga la costa. Ma di quant’era la concen-trazione di MBTE nell’acqua riscontrata durante l’inter-vento? Tenetevi forte: 400 mcg/l. 40 volte maggiore del limite ministeriale succitato. Ma torniamo alla Poli-zia Ambientale: il 4 luglio 20013, il Comune di Melilli ha smantellato la locale di-visione di Polizia Ambien-tale. Così, uno dei comuni italiani a maggior tasso di tumori, ha chiuso un di-partimento di importanza vitale nel controllo ambien-tale. A modestissimo parere di chi scrive, lo smantella-mento di un organo di Poli-zia quale quello ambientale, esprime un evidente allen-tamento alla rete di sorve-glianza oggi più che mai essenziale. A quando la Class Action contro la Lukoil/[email protected]

Tutti convocati sabato mattina davanti alla Tenenza dei Carabinieri di Viale Tica

Il comitato Aria Pulita Siracusa presenta un esposto di oltre mille siracusaniL’avv. La Bella guida la protesta che monta su FB contro l’inquinamento

Si ritroveranno alla Te-nenza dei Carabinieri di Viale Tica, sabato

26 ottobre mattina, tutti i cittadini che da settimane – complice la Pagina Facebo-ok Aria Pulita Siracusa – si confrontano sul problema delle emissioni nocive in at-mosfera e sull’inquinamento dell’aria di Siracusa, Augu-sta, Priolo e Melilli. L’ini-ziativa non vanta paternità illustri né sigle: nasce piut-tosto dalla volontà di uomini e donne stanchi dei cattivi odori, dell’assuefazione a questi e alle pratiche forse poco lecite degli impianti industriali che insistono sul territorio, dell’incapacità di ribellarsi a uno status quo che, purtroppo, coinvolge non solo il senso dell’olfatto ma anche la salute della pro-vincia siracusana a nord est. «Sarà forse per deforma-zione professionale, ma ho subito pensato che uno dei modi più efficaci per veicola-

Alessandra Priviterare correttamente una prote-sta di tal genere fosse quello di portarla, con un esposto, nelle mani degli Organi In-quirenti». A parlare è l’avv. Barbara La Bella, una delle anime del comitato Aria Pu-lita Siracusa. «Questa mia semplice idea è stata subi-to sposata da un gruppo di amici e cittadini che, attor-no alla stesura dell’esposto, ormai pronto, ha creato una pagina su Facebook ed ha pubblicizzato l’iniziativa. In pochi giorni abbiamo otte-nuto l’adesione spontanea di oltre mille cittadini. La misura è colma: è giunto il momento che ci dicano cosa respiriamo, qual è la condi-zione del mare in cui nuota-no i nostri figli, quali sono le caratteristiche dei terreni in cui è coltivato il cibo di cui ci nutriamo».Che siano stati presentati al-tri esposti sul punto è cosa nota. Ma, forse per la prima volta, la città di Siracusa si sveglia dal torpore e si al-linea con le urla disperate

delle associazioni di Augu-sta, di Priolo e di Melilli che da oltre un decennio, ormai, sono sul piede di guerra per-ché si faccia chiarezza sulle emissioni di prodotti inqui-nanti nell’aria. «È vero, altri esposti sono stati depositati, ma riteniamo che i siracu-sani debbano farsi sentire: il loro grido di protesta deve trovare riscontro in rispo-ste serie, univoche e chiare, con dati alla mano e con la individuazione, se tali com-portamenti integrano reato, dei responsabili. Vogliamo sapere se davvero respiria-mo, beviamo, mangiamo diossine, benzene, piombo, mercurio, arsenico, se ci stanno avvelenando giorno dopo giorno, quanto è atten-dibile lo studio che sostiene il nesso oggettivo tra l’alta mortalità nel nostro territo-rio per tumori e l’alto tasso di inquinamento. ».Perché l’idea di un esposto alla Procura?«Per decenni abbiamo supi-namente accettato un tasso

di inquinamento troppo alto: pretendiamo adesso che gli impianti industria-li, di cui non mettiamo in dubbio il ruolo giocato per il nostro sviluppo, osservi-no le norme previste dal no-stro sistema legislativo per il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute. Voglia-mo sapere se tali leggi sono applicate e rispettate anche nel nostro famigerato qua-drilatero. Produrremo, in allegato all’esposto, articoli di stampa, note dell’ARPA, dei Vigili del Fuoco, altri esposti e un’interrogazione parlamentare aventi ad og-getto le criticità presentatesi diffusamente negli ultimi mesi: come cittadini siamo fiduciosi del fatto che la Pro-cura saprà fare le dovute e doverose indagini al fine di accertare i fatti e di verificare se tali fatti integrano ipotesi di reato».Il 17 ottobre avete ottenuto un’audizione in Consiglio Comunale. Qual è il vostro feedback?

«Abbiamo invitato giunta e consiglieri a sottoscrivere insieme ai cittadini questo esposto. Il sindaco Garoz-zo e il vicesindaco Italia avevano già comunicato la loro adesione come avevano già abbracciato l’iniziativa le consigliere Castelluccio e Princiotta. Abbiamo poi chiesto la costituzione di una commissione consiliare che metta mano a questa vi-cenda in modo operativo per avviare percorsi di verifica e di controllo anche attraverso gli organismi quali l’ARPA, la protezione civile, l’ASP, sottolineando ‘attenzione a non arenarsi sul difficile terreno del superamento o

meno del limite di tali emis-sioni velenose, argomento subdolo per licenziare in modo subitaneo la tossicità di questi veleni».Come seguirete le vicissitu-dini di questa azione citta-dina?«Ciascun componente del comitato ha messo a disposi-zione le proprie competenze: io seguirò l’iter legale».E per i sottoscrittori che non riusciranno ad essere in Viale Tica sabato mattina?«Quanti non riusciranno ad essere presenti sabato mat-tina, potranno presentarsi alla Tenenza dei Carabinieri di Viale Tica nelle giornate di lunedì 28, martedì 29 e mercoledì 30 presentando una doppia copia dell’e-sposto (che può essere ri-chiesto alla pagina FB Aria Pulita Siracusa): una delle due copie con il timbro di deposito dai carabinieri va scannerizzata e inviata alla pagina FB Aria Pulita Sira-cusa oppure faxata al n.0931 413696».

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 5INCHIESTA

Buceti integra il ritiro della concessione adducendo i fatti contestati dalla Procura

La sospensiva concessa dal CGA fino a dicembre ritarda di pochi mesi una soluzione già nei fattiConcetto Rossitto

Giustamente vige la presunzione di inno-cenza. Ma se un vo-

stro conoscente o vicino di casa venisse accusato (sem-plicemente accusato, non condannato) di pedofilia, aspettereste la sentenza defi-nitiva per evitare di affidar-gli anche solo per un attimo vostro figlio? Certamente no. Se poi tale vicino fosse ina-dempiente verso di voi per varie ragioni e se aveste altri motivi di contenzioso con lui, tanto da ritenerlo inaffi-dabile, certamente vi guar-dereste bene dal dargli in prestito persino un attrezzo non deteriorabile come una chiave inglese. Figuriamoci se gli affidereste una persona o… la gestione dell’approv-vigionamento idrico della comunità. E certamente vi preoccupereste di recupe-rare immediatamente tutto quanto egli avrebbe potuto avere in affidamento prima che divenissero di pubblico dominio le notizie sulle sue inadempienze o che venisse-ro acclarati i sospetti di altro genere sul suo conto. Questo ragionamento riflet-te le osservazioni di un noto

ed apprezzato ex magistrato (Piercamillo Davigo) ed è in pieno accordo col comune buonsenso. Ed è per questo che ci troviamo ancora una volta in piena sintonia con il dottor Ferdinando Buceti. Il quale, nella sua veste, di Commissario Straordinario e Liquidatore del Consorzio ATO IDRlCO 8, ad integra-zione e convalida della pre-cedente Delibera n. 12 (aven-te come oggetto il ritiro della concessione del servizio idri-co a SAI 8 S.p.A.) ha ritenuto opportuno e doveroso ag-giungere alle motivazioni già in essa elencate, le seguenti, tratte dalla memoria deposi-tata dalla Procura della Re-pubblica il 19 settembre 2013 presso il Tribunale Fallimen-tare di Siracusa (proc. RG. n. 190/2013) «dalla quale emer-gono fatti e circostanze di per sé soli idonei e sufficienti a dimostrare un comporta-mento scorretto e di mala fede » da parte della società di gestione. Il commissario Buceti ha deliberato di “in-tegrare la motivazione di ri-tiro della concessione «pren-dendo atto dei fatti e delle circostanze contestate dalla Procura della Repubblica […] partitamente di seguito indicate:

1) mancato smaltimento dei fanghi prodotti dai depura-tori come conseguenza di una precisa policy aziendale;2) mancato versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, conseguenza di una precisa policy aziendale;3) dissennata gestione eco-nomica della società, conces-sionaria di pubblico servizio, in forza della quale non sono stati onorati i debiti verso l’erario, verso i fornitori […], mentre sono state versate in-genti somme agli avvocati e alle società di consulenza a questi riconducibili;4) illegittimo drenaggio di risorse economiche dalla SAI 8 S.p.a., la quale ha paga-to diversi milioni di euro per prestazioni di progettazione fatturate da Saccecav Depu-razioni Saccede (socia di SAI 8 S.p.a.) ma svolte da dipen-denti di SAI 8 S.p.a. distac-cati presso la stessa Saccecav Depurazioni Saccede;5) illegittimo drenaggio di risorse economiche dal-la SAI 8 S.p.a., la quale ha pagato ingenti somme alla Mosaico Srl per prestazioni svolte da dipendenti di SAI 8 S.p.a. distaccati presso la stessa Mosaico Srl».Sembra di assistere a mano-vre in qualche modo simili

a quelle contestate dagli inquirenti a personaggi di Mediaset in relazione a si-stematici occultamenti di risorse attraverso interme-diazioni fittizie di società afferenti agli stessi soggetti. Quanto al mancato versa-mento di contributi previ-denziali ed assistenziali, ci sembra che la Civetta aveva forse subodorato bene in un articolo in cui si faceva ri-ferimento anche ad un uso probabilmente disinvolto o non troppo comprensibile della cassa integrazione, che forse appare meritevole di qualche attenzione da parte dell’Istituto competente. Come scrive il dott. Buceti (e come a noi profani sem-bra possibile), questo com-portamento anomalo di

Sai 8 appare indice «di una precisa policy aziendale», un eufemismo per indicare comportamenti molto più gravi. Le indagini in corso e le valutazioni dei magistrati chiariranno i nostri dubbi. Dei risultati informeremo puntualmente i lettori. Tutte le motivazioni sopra riportate sono state aggiunte da Buceti in via subordinata e concorrente, rispetto alle già espresse ragioni di ritiro della concessione e di rescis-sione del contratto stipula-to con SAI8 S.p.a. in data 8 febbraio 2008, delle quali il nostro giornale ha fornito a suo tempo dettagliata infor-mazione.Il commissario dichiara an-che «il presente atto imme-diatamente esecutivo” e im-

mediatamente esecutiva era anche la Delibera Commis-sariale n. 12, avente come og-getto il ritiro della concessio-ne del servizio idrico a SAI8. La sospensiva, che dalla società di gestione era stata ottenuta attraverso il ricorso al TAR, è venuta a mancare dal momento che, concorde-mente, i tribunali ammini-strativi (della Lombardia, di Palermo e di Catania) hanno poi dato ragione al commis-sario Buceti. Ma un’altra sospensiva è stata concessa successivamente (il 17 ot-tobre) dal CGA di Palermo, adito dalla ricorrente SAI8, che non vuole darsi per vinta e cerca di protrarre, con tutti i mezzi a sua disposizione, la durata dell’affidamento. Il CGA con l’ordinanza 860 del 17 ottobre scorso ha rinviato la trattazione della questio-ne «alla camera di consiglio del prossimo 11 dicembre, sospendendo, sino a tale data, la riconsegna ai comu-ni appellanti degli impianti attualmente gestiti dalla so-cietà appellante».In precedenza i nostri letto-ri sanno com’è andata. Ma il CGA si troverà adesso di fronte ad una serie di moti-vazioni gravi e pesanti come macigni sul futuro della concessione. Da profani, ri-teniamo che non ci possano essere cavilli ed arzigogoli in grado di consentire al gestore di spuntarla ancora una volta e malgrado tutto. Noi siamo convinti che SAI8 dovrà mollare l’affidamento e che il servizio, successi-vamente, non dovrà essere gestito da alcun privato. Confidiamo nella giustizia. Sarà il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo, riconoscendo la validità del-le sentenze dei TAR, a decre-tare la fine dell’affidamen-to a SAI8? O (forse ancor prima!) sarà il Tribunale di Siracusa a decretare il fal-limento di SAI8, mettendo fine alla sua gestione del ser-vizio idrico? Non ci sembra che esista alcuna terza via. Ci pare che sia solo questio-ne di tempo: non di anni, ma di mesi o addirittura solo di settimane. La situazione è estremamente fluida ed in-canalata verso soluzioni, che riteniamo (ed auspichiamo) imminenti.

Ricordo di Sebastiano Di Maria, attraverso un bell’articoloCONVERSANDO CON LA LUNA

“Buona notte”: saluto di rito di fine serata, rispettivamen-te di moglie, figlia e nipoti, non senza un bacio con lo schiocco a Davide e Simone. E così, sul terrazzino a mare, restiamo soli, io, i mille pen-sieri e le tante immancabili ansie. Ma quali soli! Siamo in tre, anzi in quattro.. C’è il mare che dolcemente ac-carezza la sabbia, con il suo perpetuo andirivieni e c’è la luna, naturale specchio solare che riflette l’ultimo chiarore, tingendo d’argen-to il mare all’orizzonte. Qua e là, come lucciole marine, alcune lampare impegnate a catturare qualche polipo in-tontito dalla luce che squar-cia i fondali. In lontananza, l’inconsolabile latrato di un cane e, a tratti, le note della canzone più bella del mondo:

“Volare”. Cielo e mare fanno a gara per raccontarmi sto-rie fantastiche. Disteso sulla sdraio, le ascolto tutte, ma, naso all’in su, la mia atten-zione è attratta dalla luna che prepotentemente impone la sua presenza, trasmettendo, come sottotitoli scorrevo-li, vari commenti e post di molti carissimi amici: Maria si cimenta, con poca convin-zione, nella preparazione di torte varie; Aldo polemizza su questioni politiche locali; Sergio auspica una feconda decrescita felice; Giovanna bacchetta senza pietà l’idio-zia padana per gli attacchi a Cècile; Carlo promuove ogni utile iniziativa per la salva-guardia della stupenda costa della Pillirina; Fiorangela non manca di incensare l’at-tività della circoscrizione Ti-

che; Lucia, innamoratissima, propone bellissime canzoni; Luisa s’inebria d’infinito; Silvana, col cuore nel mie-le, commenta situazioni di vita vissuta; Ettore ci inonda di bellissime foto, scattate prevalentemente in Ortigia; Marisa è affascinata da mille casette immerse nel verde; Paola spazia tra questioni sindacali e sibilline frasi che sanno d’amorosi sensi; Da-niela difende a spada tratta i felini suoi e quelli bisogne-voli delle sue amorevoli cure; Adriana coglie le poesie più toccanti che parlano d’a-more. E così, sprofondan-do sempre più sulla sdraio, m’addormento, sognando sino alle prime luci dell’alba, per svegliarmi, poi, pieno d’acciacchi per la scomoda posizione.

“La morte non esiste. La gente muore solo quando vie-ne dimenticata. Se saprai ricordarmi, sarò sempre con te”. La redazione de “la civetta di Minerva”.

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected]

Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Europe, fondatore di Rifiuti Zero Italia, vincitore del premio Goldman per il 2013, detta a Siracusa la sua ricetta per il futuro

Dai produttori ai cittadini la lotta per trasformare i rifiuti in risorsa

Salvo La Delfa

“Non è più tollera-bile che Siracusa, città patrimonio

dell’Umanità e ricca di bel-lezze artistiche ed architetto-niche, si trovi in fondo a tut-te le graduatorie per quanto riguarda i rifiuti” con que-ste parole è stato chiuso il seminario di Rifiuti Zero. Abbiamo chiesto a Ercolini un giudizio su Siracusa sia come città, sia per la gestione rifiuti.“Sto girando l’Italia ed ogni angolo mi stupisce. Sono stato diverse volte a Siracu-sa, mi piace, mi trovo bene in questa città patrimonio dell’Umanità. Ma devo dire che questo contrasto tra l’u-nicum della bellezza della città e il brutto dovuto ai ri-fiuti mi fa venire in mente lo stupro. In questa città che è stata la culla della civiltà non si può non fare i conti con i rifiuti. Diamo ancora 3 gior-ni al sindaco di Siracusa, cit-tà patrimonio dell’Umanità. I siracusani si dovrebbero indignare: da ieri era neces-sario che si iniziasse l’appli-cazione delle buone pratiche. Bisogna dotarsi e in queste battaglie ci vuole la testa dura. Ci vuole attivismo e

passione. Il sindaco ha fun-zionari ed impiegati e que-sti devono lavorare, devono guadagnarsi gli stipendi, devono essere efficaci ed ef-ficienti. Facciamo subito un tavolo di lavoro dove Rifiuti Zero con i suoi rappresen-tanti sarà presente e pronta a dare una mano al sindaco. Basta imparare da chi ha già risolto questi problemi, dalle buone pratiche: si va ad im-parare da altri. Non c’è biso-gno di dare consulenze ultra pagate al raccomandato di turno.Rossano, cos’è in concreto Rifiuti Zero?Per rispondere alla tua do-manda, ti faccio un esempio. Nel sistema di gestione inte-grato dei rifiuti (quello fal-limentare che attualmente state utilizzando a Siracusa) non si vede l’ora che il rifiu-to scompaia: o si nasconde nella pancia della terra, nelle discariche, o si trasforma in nanoparticelle attraverso gli impianti di incenerimento. Rifiuti Zero, invece, lascia il rifiuto visibile: il rifiuto che rimane Rifiuti Zero lo resti-tuisce nelle mani di chi l’ha prodotto; i produttori, infatti devono cercare le soluzioni per evitare che rimangano rifiuti. Il produttore deve mettere al lavoro i centri di

AMBIENTE

ricerca per evitare che ri-mangano pezzi. Rifiuti Zero è una direzione, un obiettivo realistico in un tempo reali-stico. I rifiuti, gli scarti, sono il prodotto dell’inefficienza di un ciclo produttivo, è la parte sporca del ciclo pro-duttivo: noi dobbiamo pre-tendere che non rimanga niente. Forse non arriveremo completamente a zero: ma quanti rifiuti vorremo? Forse non arriveremo ad annulla-re la povertà, la disoccupa-zione: ma quanta povertà e disoccupazione vorremo? Tutto dipende da quanto alta vogliamo lasciare la nostra

asticella.Cosa è realisticamente pos-sibile fare?Gli osservatori vedono, in genere, il bicchiere mezzo vuoto; gli amministratori mezzo pieno. Bisogna lavo-rare assieme, per migliora-re: siamo qui per risolvere i problemi e non per crearli. Al momento 201 comuni italiani hanno aderito alla Strategia Rifiuti Zero. Quin-dici comuni sono siciliani, l’ultimo dei quali il comune di Ferla. Il premio Goldman che mi è stato consegnato è stato dato ad una intera comunità ed io devo conti-

nuare con entusiasmo ciò che sto facendo, con ancora maggiore impegno se è pos-sibile. Bisogna, per esempio, far arrivare con chiarezza un messaggio alla regione: non è più pensabile che chi gesti-sce le discariche gestisca an-che la raccolta. Chi gestisce le discariche, che ha i buchi da riempire e che ha avuto l’estensione dei volumi di questi buchi, non ha nessun interesse nella differenziata. L’assessore Marino è uno che parla tanto: bisogna che le parole siano seguite dai fatti.Chi sono gli attivisti di Ri-fiuti Zero?

Partecipano ai convegni di rifiuti zero coloro che si vo-gliono documentare, che hanno voglia di imparare e si spogliano anche dalla pre-sunzione di saper tutto loro, come spesso accade proprio con gli amministratori. La loro presenza è più apprez-zabile proprio per la dispo-nibilità che mostrano. Rifiuti Zero è un movimen-to che coniuga il sud della passione civile con il nord dell’expertise; è un movi-mento che spinge dal basso, chi entra dentro Rifiuti Zero non si limita a dire no, ad avere un afflato ideale, ma diventa anche competente: è un momento di preparazio-ne che richiede la generosità e la passione civile, ma an-che la conoscenza di saper rispondere alla governance, alla concreta soluzione del problema. Rifiuti Zero, Sol-di zero, stato zero mette a disposizione a tutta questa organizzazione che cresce alla velocità della luce, rifiu-ti zero è una rivoluzione in corso, un universo in espan-sione, è un’opportunità per prendersi tutti per mano e fare un percorso eccezionale e restituire dignità bellezza al nostro paese. Sono i Citta-dini che fanno la differenza, non dimenticatelo!

Il Gruppo Rifiuti Zero

Patrizia Lo Sciuto, coordinatrice Zero Waste Italy: etica ambientale attraverso la lotta al degradoÈ possibile appassionare le persone alle politiche am-bientali? Lo abbiamo chie-sto a Patrizia lo Sciuto, coor-dinatrice Zero Waste Italy.“In genere, le persone vo-gliano liberarsi dei rifiuti, vogliamo allontanarli. Per cambiare la cultura sui ri-fiuti, per appassionare le persone su questi temi pos-sono essere utilizzati come esempi i centri di riuso e di recupero, soprattutto quel-li creati nei Paesi del nord Europa e negli Stati Uniti. La parola inglese “waste” in italiano significa indebo-lirsi, perdere forza e salute. Significa anche rovinare, sciupare... La parola latina “vastum” da cui deriva wa-ste significa vuoto, devasta-zione, rovina e discarica. Il rifiuto è la dimostrazione dell’esistenza di un oggetto, il rifiuto è il ricordo di qual-cosa che si è posseduto, è la testimonianza di un mo-

mento; raccoglie e racchiu-de la storia di un oggetto e quindi racconta la storia di una persona. Non è sempli-ce comunicare, far appas-sionare le persone e comu-nicare qualcosa utilizzando delle parole che già hanno un sé qualcosa di negativo e lanciano un messaggio sgradevole. E’ necessario avere parole nuove, emozio-ni nuove. Cos’è possibile fare? Bi-sogna attingere alle fonti culturali che sono dentro di noi. Abbiamo bisogno di appoggiarci ad un nuo-vo modello in cui cultura e società interagiscano attra-verso un meccanismo fluido e dinamico, in maniera tale che si abbiano scambio ed interazione. E’ bello che le persone possano trasferire tra loro esperienze, emo-zioni, paure ed interagire stimolando comportamenti adeguati e stile di vita cor-

retti. E’ necessario avere un desiderio di cambiamento per risolvere problemi con-creti e risolverli tutti assie-me. Noi non siamo soli ma viviamo con gli altri. In ognuno di noi c’è un seme di coscienza, che dobbiamo innaffiare, motivare, colti-vare. Abbiamo bisogno di un nuovo paesaggio, di una nuova società nel percorso che allontana il concetto di rifiuto come qualcosa di negativo. Dobbiamo e possiamo portare avanti una comunicazione socia-le nel senso che noi stessi, che facciamo parte della società, comunichiamo su questi temi tra di noi e con altri settori della società anche favorendo un’inter-locuzione tra la società e le istituzioni. Così si sviluppa una coscienza ecologica, toccando, quindi, i carat-teri più profondi dell’essere umano. Si può giungere ad

un ecologismo maturo che si confà alle esigenze del nostro pianeta, è possibile sviluppare un’etica ambien-tale attraverso una lotta al degrado. Non possiamo as-sistere inermi a questo de-grado ma dobbiamo agire sul recupero delle risorse, anche attraverso i rifiuti. Si deve passare da una visione tradizionale, egocentrica, antropocentrica, ad un’etica ecocentrica, dove al centro ci sia la natura. Tutto ciò per un futuro prossimo miglio-re. Dobbiamo stabilire un equilibrio tra uomo e natu-ra, creare una democrazia che ci educhi alle temati-che ambientali. Abbiamo bisogno che ci sia più qua-lità e meno quantità, che si ritorni alla nostra cultura tradizionale: Rifiuti Zero si faceva prima e le tradizioni possono insegnarci come fare.

Salvo La Delfa

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 7AMBIENTE

Rifiuti Zero Sicilia: una storia fatta di uomini e di progetti, di lotte entusiasmanti e di proposte

Dai rifiuti duecentomila posti di lavoro e un futuro migliore

Secondo Paolo Guarnac-cia, direttivo regionale Rifiuti Zero Sicilia, la

prova più grande che gli at-tivisti del movimento hanno affrontato è stata la lotta con-tro gli inceneritori di Cuffa-ro dall’esito positivo grazie al fatto che, per la prima vol-ta, si è usciti fuori dall’aspet-to locale facendo rientrare la questione in un ambito nazionale ed internaziona-le. “Avere un’associazione come Rifiuti Zero è impor-tante perché a livello locale si possono portare avanti delle iniziative e a livello re-gionale si può discutere con gli assessorati regionali por-tando idee e trovando solu-zioni – ha detto -. La nostra storia va avanti da decenni e ha visto il contributo di tan-ti che hanno dedicato parte

Salvo La Delfadel loro tempo alle nostre iniziative. L’attività svolta dal Circolo Rifiuti Zero di Siracusa è stata negli ulti-mi mesi incredibile ed ha messo in “difficoltà” Rifiuti Zero Sicilia! Emma Schem-bari e Salvo La Delfa hanno fatto un ottimo lavoro. Bi-sogna mantenere alta l’at-tenzione perché gli interessi sono tanti e i portatori di questi interessi sono in con-tatto con i potenti e i politici di turno”.Un momento di svolta quel-lo che vive oggi la Regione Sicilia in materia di rifiuti: “Si stanno costituendo le SRR, si stanno facendo gli ARO, si stanno liquidando gli ATO – osserva Danilo Pulvirenti, presidente Ri-fiuti Zero Sicili -. Dobbiamo stuzzicare i sindaci e gli am-ministratori perché proprio adesso loro possono osare di più per il bene della col-

lettività. La strategia Rifiuti Zero crea nuova occupazio-ne. Se al momento è vero che nel settore dei rifiuti ci sono troppi lavoratori, se si seguisse la strategia rifiuti zero si potrebbero creare duecento mila posti di lavo-ro. Rifiuti Zero è speranza”. Una speranza che diventa azione nell’attivismo ine-sausto di Emma Schembari, direttivo regionale. A lei abbiamo chiesto le cause della critica situa-zione siracusana. Ecco che cosa cin ha risposto: “Quel-lo che è successo negli anni passati a Siracusa è stato un totale disinteresse, una mancanza di “governance” delle politiche ambientali. E successo che per vent’an-ni anni noi cittadini, noi as-sociazioni, noi scuole, e noi altri stakeholders abbiamo permesso che amministra-zioni comunali dissolute ci

portassero a non rispettare normative comunitarie e nazionali, quali il decreto Ronchi e il decreto legislati-vo 152/2006, accumulando ritardi che in questo mo-mento è da ultimi della li-sta. Noi non abbiamo un si-stema di gestione dei rifiuti. Non possiamo nemmeno dire di aver fallito, sempli-cemente perché non abbia-mo mai avuto un sistema di governance delle politiche ambientali … noi non ab-biamo nemmeno provato ad averlo! Dobbiamo pren-dere atto di questa storia prima di tutto, di questa storia piena di assenze, di mancanze. Ora c’è voglia di cambiare, di essere prota-gonisti; non vogliamo dare deleghe in bianco: bisogna monitorare, essere presenti, pretendere di partecipare al progetto, senza polemiche sulle cose sterili ma mi-

rando alla sostanza. Rifiuti Zero non è un obiettivo in questa città: è un sogno! La strategia del movimento non è stata nemmeno ini-ziata a Siracusa e questo ci addolora. La nostra città ha la bellezza nel DNA: Siracu-sa è stata violentata e nella bellezza il degrado fa anco-ra più male. Abbiamo visto una città bella come la no-stra diventare una discari-ca, come l’intera provincia. Dobbiamo essere pronti ad esigere un sistema che sia il migliore che sia possibile”.

E infine sul riuso e il recu-pero l’idea di Lara Grana, circolo Rifiuti zero Siracu-sa. “Riusare e riutilizzare significa dare una seconda vita agli oggetti, dare loro la possibilità di continuare ad esistere. Un progetto che stiamo portando avanti in-sieme alla fantasista Rossa-na Geraci è quello di giocare con le bottiglie di plastica, utilizzandole per gli addob-bi di Natale e per gli alberi natalizi. Creare delle opere d’arte con gli oggetti ricicla-ti è la nostra missione”.

La parola al vicesindaco di Siracusa e al sindaco di Ferla sul tema propostoAll’interno della Con-

ferenza abbiamo intervistato anche

Francesco Italia, Vicesin-daco di Siracusa e assessore alle politiche ambientali, e Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla.Francesco Italia: Rossano Ercolini ha dato tre giorni all’amministrazione comu-nale per risolvere il proble-ma dei rifiuti a Siracusa. Voi cosa rispondete?Questo è uno di quei mo-menti in cui l’ammini-strazione comunale vuole metterci la faccia. Dall’emer-genza all’eccellenza. A me piace fare; a Siracusa per cambiare qualcosa sulle te-matiche ambientali oltre a una volontà politica ci vuole coraggio. Noi abbiamo questo corag-gio e lo dimostreremo, con azioni concrete. Ieri il sin-daco ha nominato, a titolo gratuito, come esperto alle politiche ambientali l’avvo-cato Emma Schembari, at-tivista Rifiuti Zero. Io, oggi rappresento l’emergenza, la difficoltà: piccoli passi, però, si stanno facendo con quel coraggio, quella visione al bene comune. Fra meno di un anno ci rincontriamo e vedremo il miglioramento.

Voglio fare un appello ai si-racusani: il nuovo piano di intervento prevede coraggio e questo coraggio può veni-re dalla partecipazione della città. E’ necessaria la condi-visione ma senza polemiche sterili: stateci vicini, abbia-mo bisogno del vostro aiuto.Michelangelo, Ferla il quin-dicesimo comune della Si-cilia ad avere deliberato l’a-desione alla Strategia Rifiuti Zero. Senti la responsabilità di questa adesione?Ferla ha aderito con delibera del consiglio comunale alla strategia Rifiuti Zero già nel mese di Agosto. L’adesione è una cosa seria. Al mio inse-diamento la raccolta diffe-renziata era a Ferla di meno del 3%. Si è iniziato un per-corso che ha fatto incontrare Ferla anche con Rifiuti Zero Siracusa, con Salvo La Delfa

ed Emma Schembari. Coin-volgendo la popolazione si è avviato un porta a porta spinto, facendo un lavoro importante, internalizzando il servizio di raccolta, rivo-luzionando il sistema di rac-colta. Si sono presi una serie di impegni da qui al 2015. Si sta creando un ecopoint dove è possibile conferire i rifiuti con agevolazioni per i cittadini. Si è sta costituen-do un osservatorio a cui fa-ranno parte i cittadini ma anche i rappresentanti delle associazioni, come quelli di Rifiuti Zero. E’ necessario costituire un tavolo dei sindaci dell’ANCI che vada a discutere in re-gione sull’applicazione delle direttive, della normativa e dei problemi che i sindaci stanno incontrando.

Salvo La Delfa

Una lettrice ci scrive

Ammorbati dai cattivi odoriScrivo alla redazione di questo giornale che è stato tanto coraggioso nel condurre alcune battaglie civili. Domanda: cosa fa questa città silente e mi-tridatizzata per la cura dell'ambiente? Sono una visionaria se dico che da parecchio tempo siamo ammorbati da cattivi odori in determinati orari della giornata (matti-na presto e sera) al punto che si e' costretti a chiudere le finestre e ad evitare di stendere la biancheria che dovremmo indossare pu-lita! Nessuno si lamenta, nessuno protesta, anzi alcuni si fanno letteralmente comprare con la scusa del bisogno indotto dalla crisi. Stiamo assistendo alle pulizie generali dopo il cambio dei padroni? L' ARPA ci tranquil-lizza: nell'aria c'e qualcosa, si è vero, ma non vi preoccupate, non sono sostanze nocive. Tra l'altro, se leggi, spuntano nomi impos-sibili da pronunciare, roba da ricercare ad uno ad uno se vuoi rispondere a tono. Tanto chi sta in alto ha sempre ragione o almeno trova il modo per farsela, la ragione! Cosa ci dobbiamo aspettare: che muoia tutto, uo-mini e natura? E poi a favore di quale van-taggio occupazionale? Mi pare che la città sia un classico esempio di finto progresso senza sviluppo.Cosa suscita l'interesse dei Siracusani, cosa li scuote dal torpore in cui vivono? Certo per una certa borghesia innamorata solo dei profitti personali è motivo di orgoglio essere

invitata a pranzi di lavoro o cene di rappre-sentanza con queste autorità dell'imprendi-toria solo per vantarsi della frequentazione illustre o per un futuro "do ut des", ma il resto dei cittadini che fa? Sta a guardare... Siamo lusingati che Siracusa sia stata pro-posta come capitale della cultura, ma non si possono presentare solo i parenti che ci fanno comodo, purtroppo ogni famiglia ha la sua pecora nera e noi abbiamo un greg-ge di pecore nere! Spero che leggiate questo mio sfogo.

Rita Randazzo

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected]

Centraline ARPA non a norma, vetuste e non connesseSi cerca di correre ai ripari con un bando PON FESR

Il contratto è scaduto e si prevede un lungo fermo, affidati solo a quelle industriali!

Una Rete Intercon-nessa sommatoria delle quattro reti di

monitoraggio presenti nel territorio (Rete ARPA, Rete CIPA, Rete Provincia e Rete Enel): la garanzia di un con-trollo capillare e costante della qualità dell’aria. Ma è veramente così? La Rete è veramente interconnessa, funziona, è revisionata? An-diamo per ordine, partiamo da quella di proprietà dell’E-nel. Bene: non è funzionante e, più volte, Enel ha cercato di dismetterla, affidando le centraline ad altri. Un male relativo dal momento che, fra tutte, è la meno impor-tante in quanto le centraline misurano solamente anidri-

Salvo La Delfa

de solforosa. Ci affidiamo alle altre, la cui manuten-zione è affidata ad un’unica ditta specializzata, anche se ciascun ente con un proprio contratto. Ma se il contratto delle centraline della Rete Provincia scadrà il prossi-

mo anno, è una notizia che quello della Rete ARPA è già scaduto il sette ottobre e, al momento, non risulta anco-ra prorogato, essenzialmente per motivi economici. E’ ve-rosimile che per il rinnovo passeranno mesi e ciò signi-

fica che le tre centraline del-la Rete ARPA rimarranno senza assistenza per un bel po’, con dati rilevati sicura-mente falsati dalla mancata manutenzione e con il ri-schio concreto che si possa avere anche il loro spegni-mento. Eppure, fino a prima della scadenza del contratto, erano previsti interventi e controlli periodici da parte della ditta specializzata, a cui partecipava personale ARPA, con la redazione di un report a fine interven-to (simile la procedura per i controlli delle centraline delle reti CIPA e Provincia). Fondamentale la validazio-ne dei dati raccolti dalle tre centraline della Rete ARPA che avviene giornalmente e il lavoro diciamo di ripuli-tura degli stessi. Ma sebbe-

nei tecnici ARPA da un paio di mesi abbiano la possibi-lità di vedere i dati online provenienti dalle centraline della Rete CIPA e della Rete, ogni ente procede in proprio all’elaborazione dei propri dati perchè non esiste una intercalibrazione tra le cen-traline, interconnesse solo sulla carta. L’intercalibra-zione (procedura che con-sente di garantire e rendere omogenei i dati che si hanno da ciascuna centralina), pre-vista nel protocollo di intesa del 2005, ancora deve essere effettuata. Eppure potreb-be, per esempio, certificare i dati della Rete CIPA che, ricordiamo, è gestita da pri-vati, i quali da sempre han-no richiesto la convalida da parte di un ente pubblico. Emerge quindi la necessità

di avere una supervisione di tutta la Rete Intercon-nessa, un gruppo che svolga l’attività di coordinamento provinciale e che possa ve-rificare lo stato di tutte le centraline e procedere all’e-laborazione di tutti i dati: da un numero così elevato di centraline, 35, si potreb-bero trarre informazioni preziose, cosa che adesso, purtroppo, non viene fatta. A conti fatti, considerando anche la stessa richiesta del-la provincia di partecipare al bando europeo per l’ag-giornamento della propria Rete di Monitoraggio, che testimonia in sostanza la ve-tustà delle strumentazioni, non allineate alla recente normativa e alle norme UNI EN, il quadro non è dei più entusiasmanti.

Paolo Pantano (Verdi): è tempo di approfittare delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizieLuci e ombre nella legge di stabilità: spese militari per 850 milioni, per ambiente solo 30 milioni

Stefania Festa

Ottocentocinquanta milioni di euro per finanziare le for-

ze armate nelle cosiddette missioni di pace e solo 30 milioni di euro per il disse-sto idrogeologico in un’Italia che frana da nord a sud: que-sta una delle assurdità conte-nute nel disegno di legge ap-provato lo scorso 15 ottobre e in attesa di essere trasferito alle camere. In un paese che reclama giustizia ed equità sociale, il finanziamento per le spese militari suona come una nota stonata, soprattutto quando si continua a parlare di tagli alla sanità e allo sta-to sociale. Fra tante ombre, però, anche uno spiraglio di luce, come ad esempio le pro-roghe relative alle detrazioni per il risparmio energetico e per le ristrutturazioni edili-zie. Ne abbiamo parlato con Paolo Pantano, presidente provinciale dei Verdi.Sig. Pantano, l’ecobonus e le detrazioni per le ristrut-turazioni edilizie sono due misure volute all’epoca dal suo partito e approvate dal governo Prodi. Potete quin-di ritenervi soddisfatti per la proroga contenuta nella tanto discussa legge di sta-bilità 2014?Sono luci in un disegno di legge che, a nostro parere, taglia senza remore il diritto alla salute e la spesa socia-

le, senza togliere neanche un euro alle spese militari. Come sempre, a pagare sa-ranno i cittadini, i giovani, le famiglie e gli anziani. Stia-mo parlando di 38,3 miliar-di di euro che, non si sa per quale ragione, sono immuni dai tagli.Può spiegarci meglio come sono articolate le proroghe sul risparmio energetico e sulle ristrutturazioni edi-lizie?Sono contenute nel titolo II del provvedimento all’ar-ticolo 6. La detrazione del 65% per il risparmio ener-getico relativa alle opere re-alizzate nelle abitazioni sarà prorogata fino al dicembre 2014, ma passerà al 50% per le spese sostenute dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015.Al di fuori dei tecnicismi, questo vuol dire che…In pratica, chi ha avviato in questo scorcio di fine anno i lavori, ma non riesce a ter-

minarli e a completare i pa-gamenti entro il 31 dicembre 2013, potrà terminarli effet-tuando i relativi pagamenti l’anno prossimo, usufruen-do sempre della detrazione del 65%. Avverrà lo stesso anche per i condomini?Per quanto riguarda le opere realizzate nelle parti comuni degli edifici condominiali, la detrazione del 65% si pro-lunga alle spese sostenute fino al 30 giugno 2015, men-tre scenderà al 50% per quel-le sostenute dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016.Per quanto riguarda, inve-ce, le detrazioni per le ri-strutturazioni edilizie?La detrazione del 50% viene confermata fino al 31 dicem-bre del prossimo anno, per poi passare al 40% dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015, e comunque sempre per un ammontare comples-sivo non superiore a 96mila euro per unità immobilia-re. Bisogna aggiungere che, a coloro che usufruiscono della detrazione per le ri-strutturazioni edilizie, viene riconosciuta anche un’impo-sta lorda per le ulteriori spese documentate per l’acquisto di mobili e di grandi elettro-domestici di classe non in-feriore alla A+, classe A per i forni e per quelle apparec-chiature per le quali sia pre-vista l’etichetta energetica. Ovviamente questi acquisti dovranno essere finalizzati

Il grande paradosso della legge di stabilità: fondi per le spese militari e per il dissesto idrogeologico a confronto.Art. 5 – Misure in materia di ambiente e tutela del territorio – Dissesto idrogeologico.Per la finalità di cui alla presente legge è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l’anno 2014.

Art. 9 – Rifinanziamento esigenze indifferibili e ulteriori finanziamenti – Missioni di paceIl fondo di cui all’art. 21, comma 1240 delle legge n. 296 del 27/2006 e successive mo-dificazioni sarà incrementato di 850 milioni di euro nel 2014. Di seguito alcune spese ‘indifferibili’: F-35: 15 miliardi di euro8 aerei senza pilota: 1,3 miliardi di euro100 nuovi elicotteri FREMM: 5 miliardi di euro2 sommergibili militari: 1 miliardo di euroIl programma per i sistemi digitali dell’esercito: 12 miliardi di euro.

all’arredo dell’immobile og-getto di ristrutturazione.In quanto consistono que-ste detrazioni?

La detrazione spetta nella misura del 50% delle spese sostenute dal 6 giugno di quest’anno fino al 31 dicem-

bre 2014, ed è calcolata su un ammontare complessi-vo non superiore ai 10mila euro.

Si premia a Noto Serge Latouche, il teorico della decrescita felice

L’annuale appuntamento per il Premio Marcello La Greca Grifone d’Argento è certamente un evento qua-lificante. Dopo il premio a Danilo Mainardi nel 2011 e a Fulco Pratesi nel 2012, due perso-naggi di alto profilo scientifico e cultura-le, per il 2013 il pre-mio sarà assegnato al filosofo-economista francese Serge Latouche, docente presso l’ Università di Parigi IX,  “per il suo forte impegno per l’affermazione di una sostenibilità

basata sulla sobrietà, sul recupero del senso del limite, sulla equa distribuzio-

ne della ricchezza, sul rispetto dei cicli naturali e della biodiversi-

tà. Il suo messaggio, centrato sulla urgenza di un rappor-to equilibrato e sostenibi-le tra società e ambiente, rappresenta una indicazio-ne fondamentale del resto

coincidente con gli ideali della nostra associazione”,

queste le motivazioni del pre-mio che la Segreteria Regionale

dell’Ente Fauna Siciliana assegnerà all’eminente ecologista.

AMBIENTE

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 9

Dora Profeta, responsabile dell’Unità Operativa Controlli ARPA: “…le sostanze odorigene abbassano la qualità della vita per il “fastidio olfattivo” che producono alla popolazione…”

Che aria si respira a Siracusa? Impossibile saperloNon tutte le sostanze immesse nell’aria sono monitorate

Il problema delle sostanze odorigene nel quadrilate-ro industriale siracusano

sta diventando sempre più grave e, negli ultimi mesi, sono stati diversi gli episo-di, più o meno intensi e du-raturi, che si sono avvertiti allarmando la popolazione. Nelle città coinvolte (Melilli, Priolo, Augusta e Siracusa) si sono costituiti movimenti e associazioni di liberi citta-dini che hanno chiesto ini-ziative idonee per innalzare il livello della qualità dell’a-ria. Da ultimo, a Siracusa si è svolto un consiglio comu-nale che ha discusso questi temi e ha visto la presenta-zione di un atto di indirizzo da parte della commissione che si occupa di ecologia. Per avere ulteriori informazioni e, per chiarire alcuni punti, abbiamo intervistato la dott.ssa Dora Profeta, funziona-rio dirigente dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) di Si-racusa, responsabile dell’U-nità Operativa Controlli.E’ vero che le sostanze odo-rigene non sono normate?Il D.L.155/2010 non parla di

SIRACUSA

Salvo La Delfasostanze odorigene ma in generale di sostanze e tiene in considerazione essenzial-mente quelle derivanti dalla combustione di idrocarbu-ri che hanno un impatto di tipo tossicologico accertato, per esempio il benzene per-ché tra tutti i Composti Or-ganici Volatili (VOC) di tipo aromatico è considerato can-cerogeno, causa leucemie. Altri VOC non sono previsti e normati perché la loro tos-sicità risulta molto più bassa rispetto a quella del benzene. Non bisogna però fare con-fusione tra sostanze rico-nosciute ed appurate essere tossiche e sostanze che pro-ducono odore la cui tossicità è potenziale ma non appura-ta. In ogni caso, indipenden-temente dalla loro tossicità, le sostanze odorigene ab-bassano la qualità della vita a causa proprio del “fastidio olfattivo” che producono alla popolazione. Quali sono quindi le so-stanze odorigene accertate?Sono considerati tali gli idro-carburi non metanici, cioè tutte le sostanze idrocarbu-riche alifatiche e aromatiche ad esclusione del metano, non considerate dalla nor-mativa; i derivati dell’acido

solfidrico, cioè i solfuri, i di-solfuri, i derivati dei mercap-tani, tioli, il tiofene. Anche queste sostanze non sono considerate dalla normativa. Il problema è che per le so-stanze odorigene non esiste un limite e quindi normarle non è semplice. Nel Decreto Cuspilici si parlava solo di soglie odorigene. Ma tutto può diventare complicato se non vengono riconosciute.Le centraline della rete in-terconnessa possiedono una strumentazione ade-

guata a rilevare e misurare tali sostanze?Esiste un rivelatore per gli idrocarburi non metanici che, com’è comprensibi-le, è un dato cumulativo di tutte le sostanze organiche ad esclusione del metano. Quindi, misuriamo tali idro-carburi ma, lo ripetiamo, non sono previsti limiti le-gislativi per queste sostanze. C’è un rivelatore specifico dell’acido solfidrico, ma non per i suoi derivati, cioè le so-stanze odorigene più impor-

tanti: a livello mondiale non esiste neanche una metodica ufficiale per determinarli. Sono state fatte delle prove con le metodiche utilizzate per gli inquinanti classici (quelli normati) ma non si sono avuti risultati riprodu-cibili. Anche in altre aree in-dustriali i derivati dell’acido solfidrico non vengono ana-lizzati. ARPA aveva chiesto all’Università di avere meto-diche ufficiali per analizzare le sostanze odorigene deri-vate dall’H2S ma finora non è arrivata nessuna risposta ufficiale. Dal punto di vista speri-mentale, quale attrezzatura potrebbe essere in grado di rilevare e misurare i deriva-ti dell’acido solfidrico?La strumentazione at-tualmente a disposizione dell’ARPA è votata e settata per analizzare gli inquinan-ti classici; non è adeguata per analizzare le sostanze odorigene. Stiamo comun-que attualmente utilizzando una nuova strumentazio-ne chiamata AirSense, che sfrutta la metodologia della spettrometria di massa. Ne abbiamo 4 in provincia: due della rete CIPA (ma non so dove sono posizionati) e due

della rete Provincia, posi-zionati a Melilli. Già han-no dato dei risultati: in un evento odorigeno avvertito a Melilli, l’AirSense ha rile-vato la presenza nell’aria di propilmercaptano, isobutil-mercaptano, tiofene. Non è stata rilevata la presenza di H2S. Queste utili informa-zioni possono indirizzarci a controlli mirati, cioè studia-re i cicli produttivi della zona industriale per capire dove queste sostanze si produco-no. Se si prosegue in questo senso, faremo grossi passi avanti perché potremo de-terminare la generica parola “puzza”. Ma quest’aria maleodoran-te danneggia la nostra sa-lute? Questo non spetta all’ARPA dirlo, è compito dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Nelle ultime riunioni è stato pre-visto che l’ASP faccia parte del gruppo tecnico della Pre-fettura. Comunque, è bene precisare che i composti de-terminati con lo strumento AirSense sono quelli per cui è al momento disponibile uno standard. ARPA Siracu-sa lavorerà con questo stru-mento per cercare di trovare altri dati.

Al via la corsa per il congresso del PD: Liddo Schiavo e Carmen Castelluccio in gara

La querelle sulle can-didature al congresso provinciale del Partito

Democratico si è dunque chiusa. Se proprio qualcu-no ne sentiva la mancanza, l’ennesima frattura è stata operata, l’ennesima ferita aperta, l’ennesimo spettaco-lo offerto.Alla fine le contese sono ri-entrate, il concorrente “in difetto” riammesso, la corsa riparte con due concorrenti in gara con buona pace di tutti. Ma sarà poi vera pace o si tratta di divisioni insana-bili destinate a protrarsi nel tempo?Fermo restando che a no-stro modesto avviso quanto accaduto non è stata con-seguenza di un atto di so-

Aldo Castellopraffazione, prevaricazione o soverchieria di una parte contro un’altra (come qual-cuno ha tentato di fare ap-parire), né una perniciosa e cavillosa azione di pura formalità ma piuttosto l’ine-vitabile applicazione di una regola precisa in presenza di un difetto evidente: l’assen-za di dimissioni. E siccome, come ogni buon padre cerca di insegnare ai propri figli e come specie di questi tem-pi la società pretende dalla politica, le regole quando ci sono vanno rispettate, la commissione provinciale per il congresso non poteva fare altro che applicare lo statuto e rimandare la questione alla commissione regionale, la quale ha confermato quan-to appurato in sede provin-ciale ma rinviando a sua

volta la decisione finale alla commissione nazionale di garanzia. La decisione di ri-ammettere una candidatura, non presentata nelle forme e nei tempi stabiliti, poteva essere assunta solo da questo ultimo organo che ha ritenu-to di applicare una deroga in modo da garantire una competitività nel congresso di Siracusa. Tale decisione, adesso, va rispettata e ricon-dotta, si spera, in un clima di ritrovata serenità e sana competizione.Siamo consapevoli che le divisioni, le schermaglie e i litigi non sono una faccenda esclusiva della nostra pro-vincia né prettamente ricon-ducibili ai partiti (né tanto meno solo al PD) ma riguar-da soprattutto le persone che animano e rappresentano la

società in quasi tutte le loro manifestazioni (nelle profes-sioni, nelle associazioni, nel-lo sport, nella cultura, ecc.). I difetti e i pregi dell’uomo si riflettono, dunque, nella società condizionandola e caratterizzandola in tutte le sue forme rappresentative. Il Partito Democratico si trova al governo, se pur in forme più o meno consone, a livello nazionale, regiona-le e locale. Che mettere da parte, accantonare, se non proprio superare le divisio-ni sia nell’interesse generale (dei singoli, delle aree, del partito, della società e del-la città) lo capisce anche un bambino. La posta in gioco per la credibilità ed il futuro di questo partito è molto alta e l’occasione, probabilmente, unica. A proprio favore gio-

ca il fatto che entrambi i con-tendenti, Liddo Schiavo e Carmen Castelluccio, sono persone stimate e rispettate in entrambi gli schieramen-ti e in maniera trasversale oltre che amici sinceri di lunga data. A loro, dunque, è affidato l’auspicio di una competizione corretta e le-ale, rispettosa delle diverse posizioni, tesa a perseguire progetti chiari e definiti e

mirata ad una gestione uni-taria e pacificata.A loro, infine, va la speran-za di quanti, uomini, donne, giovani e adulti, vogliono nonostante tutto continua-re a credere ed impegnarsi in un partito che lavori per una società migliore, vicina ai bisogni reali della gente, a difesa della legalità, che promuova la solidarietà e lo sviluppo compatibile.

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] APPROFONDIMENTO

Valanghe di critiche per il teatro concesso ma non era l’inaugurazioneTra mizzi e mazzi, fischi e fiaschi, uopa e sauri, D&G fanno dimenticare disabili e strade rotte

Davvero incomprensi-bile che non si siano scatenate le mede-

sime proteste sulla siracu-sanità tradita, sullo scippo dell’inaugurazione (ma quale?), sull’offesa a cittadi-ni considerati paria, anche in occasione del convegno “a inviti”, quindi riservato a pochi, per operatori cultura-li tenutosi il 6 e 7 luglio scorsi sempre al Teatro Comunale, aperto per l’occasione anche se non ancora perfettamente restaurato. Forse solo perché in quell’oc-casione il sindaco aveva pre-cisato che non si sarebbe trattato dell’inaugurazione ma solo “di un’occasione” per cominciare a riappro-priarsi di uno spazio di ec-cezionale valore? O forse perché, nel caso di D&G, si è trattato, come è riporta-to con caratteri cubitali sul sito di Dagospia, di “evasori meneghini” che hanno af-

Marina De Michelefittato “per pochi spiccioli” un teatro chiuso da 57 anni, sottoposto a infiniti lavori di ristrutturazione “che sono costati 10 milioni e non han-no portato a nulla” (della se-rie a chi la spara più grossa e rilancia, tanto ognuno dice quello che vuole)? Ma cosa c’entra l’uso improprio che si è fatto dei siti archeologici, utilizzati per borie private e bolidi fiammeggianti, sen-za per altro alcun ritorno di tipo economico o di una qualche ricaduta per la città, con l’evento di cui parliamo? Perché i cittadini siracusani dovrebbero essersi offesi per non aver potuto tirare fuo-ri dall’armadio il vestitino buono e partecipare al gran galà? Con la bava alla bocca per far parte del mondo ru-tilante del Dolce e del Gab-bana! Tutti ansiosi di tubini e lustrini da indossare e da ammirare con la lingua pen-zoloni! Ma perché mettere insieme l’indecenza di lavori infiniti e costosissimi con la possi-

bilità di iniziare a nutrire la speranza che, forse, questa volta ci siamo, e che presto potremo tutti insieme par-tecipare alla vera inaugu-razione che auspichiamo di autentico significato, cioè con già pronto il progetto di cosa sarà e di come sarà gestito questo piccolo tesoro nel cuore di Ortigia (sebbene resti ancora irrisolto il dub-bio sulle reali possibilità di utilizzo dell’edificio per la sua effettiva agibilità: questa sì una questione su cui con-frontarsi)? Probabilmente si pensa che sia meglio tenerlo ermeticamente chiuso fino

a quando tutto non sarà perfetto, con l’animo del-lo sposo, di una volta, che aspettava con impazienza e trepidazione la prima not-te di nozze. Eppure qualche guardatina già c’è stata: non è per nulla vero che i Sira-cusani non lo hanno ancora mai visto, di visite guidate ce ne sono state e tante. Forse qualcuno era distratto e non se ne è accorto. Forse a furia di vivere solo su face book, la terra dei tuttologi, si è perso il contatto con la realtà.E se invece il problema erano “gli spiccioli”, pochi, “l’obo-lo”, irrisorio, “l’elemosina”,

offensiva, a quanto si sarebbe dovuto affittare il teatro? Se qualcuno ha una proposta, parli ora o taccia per sempre.Nel mizzi e mazzi, nel fischi e fiaschi, tra seta e lana, tra uopa e sauri, qualcuno ha addirittura collegato l’evento con i problemi della disabili-tà, dell’inquinamento, delle strade da rifare e altre ame-nità, fino a ricordare che la responsabilità è di quell’as-sessore (?) che ha interes-si con D&G e ha invocato l’immediato intervento della Procura. Ma se il Dolce e il Gabbana avessero scelto il teatro di

Noto e lì, nella città barocca, avessero fatto confluire quel centinaio di invitati e perso-ne al seguito avremmo forse gridato allo scandalo dell’oc-casione perduta? Speriamo che almeno The One abbia gli effluvii della nostra terra, che vedendo la testa di Are-tusa stampata sui camicioni svolazzanti di modelli medi-terranei, piuttosto che com-prarsi i camicioni (e ce ne vorrebbe di coraggio!), siano in molti, possibilmente fa-coltosi, a decidere di venire qui, a vedere dal vivo le ful-minee immagini dello spot, a godersi il nostro paradiso.

Location per uno spot? Occasione da prendere al voloMa non esageriamo con la retorica, non ci sono effetti salvificiColpa della crisi se da un nulla si scatena un putiferio politico, crisi emotive, critiche infantiliSarà per l’aria di crisi che tira in città (economica, sociale, d’identità, politica, d’infor-mazione, di rappresentanza, ecc.), ma un episodio che è accaduto nelle scorse setti-mane, una vicenda che me-riterebbe solo una “laica” e sobria attenzione – per mera curiosità – è arrivato a sca-tenare un putiferio politico e crisi emotive. Proteste infi-nite, contestazioni illimitate, critiche infantili, e al con-tempo, speculare a queste, un’Amministrazione preoc-cupata da tutto ciò al punto da attrezzare una risposta al limite dell’esaltazione del “fatto”: “un evento che avrà una risonanza mondiale”. E’ accaduto che il Marchio in-ternazionale Dolce & Gabba-na abbia scelto Siracusa come location di un suo spot – la promozione di un profumo – che certamente vedremo pre-sto per molti mesi nelle TV di tutto il mondo. Dico subito che chiunque abbia sollecita-to D&G (per rapporti di ami-cizia o legami professionali) a realizzare a SR lo spot ha fatto benissimo, sia chiaro. Ma da sempre assistiamo a simili lanci (moda, profumi, auto, abiti, ecc), e mai nes-suno è riuscito a individuare

i luoghi in cui questi spot, molto spesso di alta realiz-zazione filmica, siano stati girati. Per le città-location non è cambiato proprio nul-la. Sfido chiunque a sapermi dire dove sono stati girati gli spot di Armani, D&G, Fendi, Pomellato, Peugeout, ecc, che vediamo in TV tutti i giorni. Esaltare più del dovuto que-sto mero “fatto” – uno spot del mondo della “creatività italiana” girato a Siracusa -, assegnando ad esso funzioni salvifiche per la città, fa torto all’intelligenza: pura retorica. Quando ci liberemo da si-mile provincialismo, la città ne guadagnerà. Prendiamo l’evento per ciò che è stato: D&G e tutto il seguito della loro “macchina promoziona-le” (modelli, comparse, ospi-ti, giornalisti specializzati di ogni parte del mondo) sono stati a Siracusa, e già solo per questo hanno apportato (almeno per 2-3 giorni) gua-dagno per hotel e ristoranti. Tranne la Giunta comunale, nessuno sapeva nulla. Ma è comprensibile e legittimo che, dovendo girare uno spot di un Marchio di fama inter-nazionale e volendolo presen-tare solo alla stampa mondia-le specializzata e di settore

(moda, riviste, ecc), D&G ab-bia preteso – in questa sorta d’informale “contratto d’uso” con il Comune – che fosse mantenuto un certo silenzio sull’operazione. Il compen-so pattui-to: 20.000 euro per l’affitto e il dono di tre lampadari di Murano per l’ar-redo del Teatro, per un totale, all’incirca – stando alle infor-mazioni – di 50 mila euro. Po-chi, molti, Boh! Su-perfluo, a mio parere, provare a immaginare altre cifre. Cosa si volevano, 500 mila euro? In mancanza di un regola-mento d’uso del Teatro, nella contingenza dei tempi in cui l’adesione di D&G all’invito, al suggerimento degli am-bienti della Giunta, coincide-va con la loro strategia di pro-

mozione del loro “profumo”, si è così venuta a determinare questa opportunità, di cui sopra abbiamo provato a ri-costruire, a grandi linee, lo svolgimento. Non c’è nessu-

na “Siracu-sa da bere” in tutto ciò. E’, tut-tavia, ac-caduto che la sera in cui decine di persone (un centi-naio?), ele-gantemen-te vestite, facevano la loro “com-parsa” nei d i n t o r n i di Ortigia e dentro il Teatro per lo spot di D&G, lo stupo-

re tra i passanti rendeva il fatto visibile e trasparente, destando così le domande e quella curiosità che via via si sono tradotte in una canea di contestazioni, spesso dal sapore provincialistico sulla “siracusanità tradita”. Prote-ste infantili scaturite dal fatto

che stampa e cittadini hanno saputo di questo spot, dell’in-tera vicenda, solo a cose fat-te. Pietra dello scandalo: la concessione per una sera del Teatro finalmente restaurato, anche se non del tutto, tant’è che purtroppo non è ancora utilizzabile per spettacoli te-atrali, e c’è da augurarsi che la Giunta offra al più presto alla città criteri e regole di Direzione del Teatro, al mo-mento disponibile per occa-sioni come queste, o per poter essere ammirato nella nuova veste. E’, infatti, accaduto che, tra maggio e giugno, migliaia di cittadini e turisti per diversi giorni lo hanno potuto visitare – completo al 95% – con guide esplicative della sua storia. Sintetizzo piuttosto le domande in cui questo “luogo comune pro-testatario” si è concretizza-to: “ma come, i siracusani non ne sapevano nulla?”; “la stampa locale, la stampa locale è stata offesa”; “Il ‘no-stro’ Teatro dato agli evasori fiscali D&G”; “NO! Prima dovevamo utilizzarlo noi si-racusani”; “Ma come: tutto in sordina, in segreto?”; “solo se avessimo saputo tutto ciò in tempo, come cittadini ne avremmo gioito pure noi

con la promozione turistica”; “I cittadini dovevano essere informati preventivamente”; “I siracusani dovevano sape-re prima cosa stava accaden-do!”. Praticamente, un intero sciocchezzaio dentro cui nuota la retorica siracusana. Solo che, davanti a tutto ciò, per chiarire, sarebbe bastato, il giorno dopo – a cose fatte – una nota esplicativa-infor-mativa della Giunta. Meglio se la Giunta dedicasse le con-ferenze stampa – che sono sempre una perdita di mezza giornata sottratta al lavoro amministrativo – a problemi di grande interesse, ad anti-cipare, a comunicare e a con-dividere con la città (quando il caso lo richiede) le scelte di alto profilo, anziché “pic-cole” vicende come queste. Né serve – per respingere il profluvio di banalità e criti-che -, esaltare più del dovuto il fatto in sé: non c’è alcun bisogno di proclamare che di certo Siracusa, a segui-to di questo “primo grande evento”, vedrà crescere la sua proiezione nel mondo. Non cambierà la vita – né nostra né della città –, sol perché D&G ha deciso di girare qui uno spot. Suvvia!!

Roberto Fai

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 11APPROFONDIMENTO

Architetti e ingegneri siracusani incassano una pesante sconfittaInutile la loro difesa del soprintendente Orazio Micali: rimosso!Marina De Michele

Ha rilasciato l’ultima intervista a La Si-cilia, ancora nella

qualità di Soprintendente, nello stesso giorno in cui su Il Giornale di Sicilia si dava notizia della sua rimozione dall’incarico e della con-seguente nomina al vertice della Soprin-tendenza ai Beni Cultura-li di Siracusa dell’archeolo-ga dottoressa Beatrice Ba-sile, direttrice apprezzatissi-ma del Museo Paolo Orsi. Una stranez-za che risulta ancora più i ncompren-sibile alla luce della notizia in nostro possesso: la revoca dell’incarico ad opera del Direttore Generale Regio-nale Sergio Gelardi datata al 18 ottobre, quando già era al centro di una tempesta per-fetta. Sull’architetto Orazio Mica-li, in carica dall’aprile dello scorso anno, si sono con-centrati infatti, negli ultimi tempi, gli attacchi di presso-ché tutte le associazioni e i comitati ambientalisti del nostro territorio. L’ultimo atto, eclatante, è stato quello di accusa, da parte di Natu-ra Sicula e altre 7 associazio-ni della provincia, per una serie di irregolarità e ina-dempienze (vedi box) e so-stanzialmente per gli stessi motivi ne hanno chiesto “la testa”, con formale richiesta al governatore Crocetta e all’Assessorato di rimozione “immediata”, un’altra deci-na tra associazioni e il con-siglio di circoscrizione Nea-polis. A considerare il fronte schierato, si direbbe che il Soprintendente sia stato in grado di mettere d’accordo tutti (o quasi tutti): politici e personalità di destra (Fabio Granata come Enzo Maior-ca per esempio) con quelli di sinistra: Sel e Verdi. A giudizio dei firmatari della richiesta di “assoluta urgenza tenuto conto del gravissimo pericolo nel ri-tardo” come si legge, un’ul-teriore sua permanenza nel ruolo avrebbe rischiato di “compromettere l’imma-gine dell’intero Sud Est si-ciliano, mettere in forse la candidatura di Siracusa a capitale europea della cul-tura come la permanenza

L’architetto Orazio Micali è stato accusato dagli ambientalisti di ritardata approvazione del Piano Paesaggistico Provinciale

della mancata perimetrazione del Parco archeologico di Siracusa e di quello di Eloro, Villa del Tellaro, aree archeologiche di Noto e dei Comuni limitrofi e del rilascio di numerose autorizzazioni

“Per ingegneri architetti e geo-metri è Orazio

Micali il Soprin-tendente perfet-

to: ha deciso nel pieno rispet-

to dei valori percettivi”

Cambio di guardia alla Soprintendenza di Siracusa: nominata l’archeologa Beatrice Basilenella lista Unesco”, nonché di provocare, quale effetto collaterale, “enormi perdite economiche e occupaziona-li”. E così l’architetto Orazio Micali, nei giorni scorsi, è diventato, suo malgra-do, punto di convergenza dell’eterno scontro tra gli ambientalisti (e paradossal-mente i suoi stessi dirigenti

delle unità operative) e chi ha una visione, di-ciamo, più “duttile” de-gli interventi sul territorio e ritiene gene-ratore di “im-mobilismo”, e quindi fonte di disoccu-pazione, il rispetto delle

norme di salvaguardia pae-saggistica. A suo sostegno (appog-gio fatale, si direbbe) si era schierato infatti un gruppo di “professionisti” (non ne conosciamo nel dettaglio i nomi se non quello dell’in-gegnere Massimo Riili) promotori sia di una contro lettera inviata ai medesimi destinatari di quella degli ambientalisti sia di un sit in a piazza Duomo, in verità non particolarmente parte-cipato.Per una volta nella storia d’Italia - non ci risultano casi analoghi - architetti, ingegneri, costruttori edi-li si sono trovati insieme a difendere il vertice di un’i-stituzione che da sempre ha rappresentato per queste categorie una controparte con cui relazionarsi con una certa prudenza, e spesso dif-fidenza. Così hanno scritto i nostri imprenditori locali: “Noi riconosciamo nell’ar-chitetto Micali, il ruolo di Sovrintendente, così come per anni lo abbiamo im-maginato, attento a tutte le istanze, libero nel giudizio e disponibile sempre al dia-logo e all’interazione. Noi riteniamo che l’architetto Micali sia un ottimo So-vrintendente, “titolato per laurea conseguita” (sic!) ed in grado di assolvere, con equilibrio, al proprio ruolo di gestione e salvaguardia del territorio, in un momen-to di forte disagio e difficoltà per la nostra comunità e sia-mo convinti che egli possa certamente ben continuare a lavorare per una gestione seria, proficua e serena dei suoi Uffici”. Nella lettera era

Partecipanti al sit in piazza Duomo

esplicita la critica agli osta-coli frapposti da alcuni uf-fici della Soprintendenza al “difficile e faticoso” lavoro di progettazione che richie-de “un giudizio imparziale, scevro da condizionamenti preconcetti e frutto, a volte, di inevitabili compromessi. Lo abbiamo sempre auspi-cato ma mai chiesto con forza! In molti uffici pub-blici, vengono spesso disat-tese le nostre istanze legit-time. Ci siamo abituati in questi ultimi anni, a subire passivamente i giudizi ne-gativi, le condizioni, le inu-tili correzioni, quasi sem-pre senza comprenderne le ragioni e senza ottenere le dovute spiegazioni. Proget-tare é cosa già molto diffici-le, non sempre ci riusciamo bene…, ma per noi è vita e vorremmo continuare a farlo liberamente, con di-gnità e, nella speranza, che

dall’altro lato ci sia sempre un interlocutore onesto e capace di ben interpretare le nostre intenzioni. Sia-mo, infatti, convinti che un progetto possa essere accet-tato e approvato, giudicato, discusso, criticato e persi-no bocciato, ma sono fon-damentali le motivazioni che devono essere dettate da un soggetto autorevo-le, onesto, consapevole del ruolo delicato che ricopre e, soprattutto, che decida nel pieno rispetto di valori percettivi, in relazione alla storia ed al territorio dove opera”. Da queste valutazioni la loro richiesta al Governato-re, all’assessore competente e all’intera deputazione re-gionale, di non accogliere “le dissennate e pretestuose richieste avanzate, in suo danno, in questi giorni, e provenienti da una sparuta

rappresentanza di pseudo associazioni che rappresen-tano solo pochi cittadini e non la maggioranza”.Sorvolando sulle valuta-zioni relative alla supposta scarsa rappresentatività delle associazioni e dei comitati ambientalisti, e sull’oscurità concettuale dell’espressione “rispetto dei valori percettivi”, c’è da osservare come i profes-sionisti firmatari avessero preferito (forse presaghi degli sviluppi futuri) non entrare nel merito del-le contestazioni rivolte al Soprintendente, né alle-gare una qualche docu-mentazione a sostegno delle proprie posizioni, per altro dimostrando di non dare alcun peso all’ul-tima sentenza del Tar in relazione all’edificazione dell’Epipoli che già aveva dato atto ai funzionari del-

la Soprintendenza di aver agito secondo norma. Del tutto irrilevante per loro che, senza comprensibile motivo, fossero stati ri-mossi dall’incarico i diri-genti delle unità operative che hanno eseguito, dopo 13 anni, la perimetrazione del Parco Archeologico di Siracusa, uno dei maggiori parchi archeologici di Eu-ropa. Rimanendo, a nostro giudizio, il rispetto delle norme di tutela vigenti l’u-nico possibile criterio og-gettivo nella valutazione di qualsiasi progetto edifica-torio e certi che il principio non possa che essere con-diviso da tutti, confidiamo che anche nella collabora-zione con la dottoressa Ba-sile l’imprenditoria locale riuscirà a vedere applicato “un giudizio imparziale, scevro da condizionamenti preconcetti”.

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] ATTUALITA’

Il bar sotto il maredi CARMELO MAIORCA

Preliminari siracusani della cultura in vista dell’EuropaA dicembre verrà effettuata la prima selezione che ridurrà a poche unità il numero di città italiane can-didate a “Capitale Europea della Cultura 2019”. Sira-cusa spera di superare questo primo scoglio e, come un sol uomo (donna, ecc.), si è stretta nell’estasi d’a-more al suo assessore comunale alla cultura Alessio Lo Giudice. L’entusiasmo è allo zenit e tutti offrono il proprio sostegno. Lo si è visto in occasione della ma-gnifica trovata di dare in affitto l’incompiuto teatro comunale al duo siculo-milanese “Dolce è Gabbarti” per il loro party-pampanìgghia. Regista dell’opera-zione è stato l’assessore al cubo Francesco Italia, che da solo vale più di un think tank di esperti, sbatten-dosene allegramente assieme al sindaco Garozzo dei lavori ancora in corso e di altre quisquilie procedura-li. Il rispetto delle regole, si sa, è più facile ricordarlo agli altri, come d’altro canto dimostrano anche un po’ di aedi e vestali della siracusanità violata e offesa, che insorgono o tacciono in maniera intermittente,

servato alla Galleria del Museo Bellomo, di recente prestato in occasione di una mostra allestita a Rove-reto nel Trentino. Un’idea folle quelle di far viaggia-re le opere mettendole a rischio - ha affermato l’ex assessore regionale ai Beni culturali, chiamando in causa l’attuale assessore Maria Rita Sgarlata. La quale ha replicato che, quando era lui a Palermo, Granata non si faceva certo scrupoli a spostare le opere d’arte siciliane dai musei permettendo che girassero per il mondo. Una discussione amabile e cordiale che po-trebbe arricchirsi del contributo di Benedetto Bran-cati detto Nitto, Raffaele Gentile ed Amleto Trigilio, ossia altri 3 siracusani che sono stati assessori regio-nali ai Beni Culturali: con Granata e Sgarlata fanno 5 negli ultimi 20 anni. Un città che sforna un numero così ragguardevole di assessori al ramo non può non diventare capitale europea della cultura. Le spetta di diritto! Nel frattempo godiamoci i preliminari nel campionato locale.

secondo convenienza e appartenenza. “Annuncia-zione, Annunciazione….” - ripeteva a tormentone Lello Arena in un vecchio spettacolo della Smorfia con l’indimenticabile Massimo Troisi. “Annuncia-zione, Annunciazione”– ha protestato Fabio Granata riferendosi al dipinto di Antonello da Messina con-

Infanzia e assistenza: tocca ai P.A.C. e ai comuni mentre si rischia la morte delle sezioni PrimaveraConcetta La Leggia

In una nota unita-ria  FLC-CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snal

Confsal  siciliani hanno contestato qualche giorno fa il  governo Crocetta  per l’assenza al tavolo regionale degli assessori all’Istruzione e alla Famiglia e Politiche sociali, tavolo convocato per stipulare l’intesa sulle sezio-ni Primavera a.s. 2013/2014, prevista dalla Conferenza Stato-Regioni. Sì, proprio quelle sezioni gradite alle famiglie perché segmenti dell’istruzione pubblica che accolgono i bambini tra i 24 ed i 36 mesi: a dimostrazio-ne che il servizio pubblico, quando è qualitativamente forte, è riconosciuto e uti-lizzato dalle famiglie più del privato. Eppure la nostra re-gione rischia di perdere circa un milione di euro di finan-ziamenti nazionali su questo segmento dell’istruzione: “E’ un servizio fondamentale per la prima infanzia, che non può essere trascurato lasciando sole le famiglie - afferma Paolo Italia, se-gretario provinciale Flc-C-gil - e le sezioni primavera, nate proprio per garantire ai bimbi tra i due e i tre anni un servizio educativo pen-

sato per loro, non può e non deve essere disatteso”. Nel-la nostra realtà, peraltro, il servizio è presente a Siracu-sa presso il IV istituto com-prensivo G Verga, a Priolo al 1° istituto comprensivo D.Dolci e a Portopalo, 1° isti-tuto comprensivo La Ciura, il più meridionale d’Europa, oggi accorpato al S. Pellico di Pachino. “Non si può pen-sare di tagliare sempre sugli stessi settori eliminando un segmento importante della

scuola, penalizzando ancor più il welfare – aggiunge il sindacalista -. Servizi come questi andrebbero rafforzati ed ovviamente andrebbero onorati i contratti con i qua-li si assumono gli educatori che invece, finora, aspetta-no di essere pagati per gli anni già trascorsi. A ciò si aggiungano le poco condivi-sibili scelte di alcuni comu-ni come Canicattini che ha deciso di pagare il trasporto con autobus solo agli allievi

schede pronte in giro (alme-no nel settore infanzia) non se ne sono viste e nessuno ha ancora preparato o inviato i progetti di potenziamento e riqualificazione di nidi e mi-cronidi (e immaginiamo an-che su anziani). Col rischio, appunto, di arrivare impre-parati alla scadenza del 14 dicembre. Siracusa è il Co-mune capofila e l’ormai ex assessore Liddo Schiavo non era pessimista “Stiamo già lavorando per capire quali sono i bisogni del comune e quali servizi vanno poten-ziati. Attualmente ci stiamo confrontando con i tecnici del distretto socio-sanita-rio e col Formez e abbiamo stabilito che la ripartizione del fondi avverrà sulla base della popolazione del singo-lo comune. Ma, per evitare di svantaggiare le realtà più piccole, abbiamo istituito un fondo di sussidiarietà. L’obiettivo è favorire l’am-pliamento dei servizi e un miglioramento degli stessi là dove essi sono inesisten-ti o deboli e mantenere tali servizi in quei comuni che rischiano invece di abbas-sare la qualità a causa delle forti contrazioni finanziarie destinate al sociale”. Bisogna vedere se sapremo stare nei tempi.

Il programma nazionale, che si colloca nell’ambito del Piano d’azione Coesione (PAC), prevede una prima tranche di 38.400.000 euro per i nidi e i micronidi d’infanzia siciliani e 41.600.000 per l’assistenza agli anziani. Alla nostra provincia per l’infanzia spettano: Distretto socio sanitario 46 Noto 812.549; al DS 47 Augusta 370.598; al DS 48 Siracusa 1.482.944; al distret-to 49 Lentini 389.957. Per gli anziani al DS 46 Noto 758.234; al 47 Augusta 345.530¸ al 48 Siracusa 1.509.113; al 49 Lentini 485.018. Unico obbligo: predisporre progetti e proposte entro il 14 dicembre di quest’anno. Complessiva-mente i fondi del Piano di Azione Coe-sione (PAC),  disponibili nel corso del  triennio 2013–2015 sono 232 milioni per la Sicilia, di cui 128 milioni per l’infanzia, e 104.320.000 per gli anziani non autosufficienti.

che decideranno di iscriver-si in scuole viciniori. Non è forse questa la fine del piano dell’offerta formativa? Non si toglie così il diritto di scelta alle famiglie?” E non è tutto. Sempre i sindacati regionali hanno allertato sul rischio di perdere le risorse del  Piano di azione  e coesione stan-ziate per la realizzazione di progetti per l’infanzia (au-mento strutturale dell’offer-ta di servizi quali asili nido pubblici o convenzionati) e per gli anziani non autosuf-ficienti di età superiore ai 65 anni con il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata per ridurre il cari-

co sulle famiglie. La novità sta nel fatto che le regioni individuate sono sempre Si-cilia, Calabria, Campania e Puglia, le cenerentole dell’I-talia ma che per la Sicilia  i fondi verranno trasferiti di-rettamente ai Comuni  nella forma aggregata dei Distretti Socio Sanitari che, per poter accedere ai fondi, devono predisporre un Piano di in-tervento infanzia e uno per gli anziani. I comuni dun-que divengono beneficiari naturali del programma perché soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi di cura sul territorio. Unico problema: attualmente di

Il segretario provinciale FLC-CGIL Paolo Italia

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 13ATTUALITA’

Zito e Ortisi del M5S sollecitano un approfondimento del fenomeno e criticano i dati Asp

Inutile audizione della commissione regionale sulla tbcIl Presidente: “Si chiarisca se si vogliono coprire dati epidemiologici assai gravi oppure se la Commissione sia stata chiamata ad assistere a beghe interne dell’ASP aretusea”Marina De Michele

Si è risolto in un nulla di fatto l’audizione del 26 settembre scorso presso

la Commissione Regionale Sanitaria voluta del deputa-to Stefano Zito del M5S per chiarire le criticità emerse in una inchiesta di luglio del Meetup 2.0 sul rischio tuber-colosi nella provincia siracu-sana.Come si ricorderà una video inchiesta di Marco Ortisi (candidato sindaco alle scor-se elezioni amministrative) segnalava 40mila casi pre-vedibili di tbc latente, quindi di positività, nella provincia, dati immediatamente conte-stati dal direttore sanitario dell’Asp Anselmo Madeddu.L’incontro in cui ha avuto parte attiva anche l’onore-vole Pippo Gianni (che più volte ha chiesto i motivi della riunione, a quale titolo inter-venisse Marco Ortisi taccia-to anche dal dottor Madeddu di fare la parte di un “pub-blico ministero”, infastidito come il direttore sanitario da alcune considerazioni del dottor Besozzi che par-tecipava in video conferenza nella qualità, fino al 2009, di responsabile dell’AIPO e oggi di referente dell’OMS per il progetto nazionale di

contrasto alla TBC) è stato chiuso da una nota critica del presidente della Com-missione preoccupato del rischio di un ingiustificato allarme sociale – “si potreb-be configurare una sorta di falso ideologico” ha com-mentato – e pronto ad am-monire sull’inopportunità di trasferire in Commissione contrasti interni ai reparti ospedalieri “frequenti e co-nosciuti” o a trasformare la stessa in un’aula di tribunale. “Si chiarisca se è in atto un tentativo volto a coprire dati epidemiologici assai gravi oppure se la Commissione sia stata chiamata ad assiste-re a beghe interne dell’ASP aretusea” ha chiosato prima di chiudere: “È evidente che non vi è alcuna epidemia di tbc nella provincia di Sira-cusa e che tuttavia tutto il Servizio Sanitario Regionale deve essere sempre pronto ad allertarsi al fine di tenere sot-to controllo l’insorgenza e la diffusione di tale patologia”.Un’occasione mancata quin-di, come d’altra parte già accaduto nel 2009 quan-do, a seguito di una lunga e complessa nostra inchie-sta sull’argomento, l’allora deputato PD Roberto De Benedictis aveva portato in discussione dati, mai con-testati, sulla recrudescenza

della malattia, anche nelle forme farmaco resistenti, le più temibili, e un aumento di casi di positività all’infezio-ne sia tra le forze dell’ordine, in particolare quelle impe-gnate sul fronte dell’immi-grazione, sia tra i veterinari. Nell’audizione si è perso di vista il dato principale. Non tanto la discussione sui nu-meri quanto su un’adeguata opera di prevenzione che passi attraverso necessari controlli quale l’esame col-turale, l’antibiogramma per testare le farmaco resistenze e la tipizzazione. Vero è che il direttore Anselmo Madeddu ha assicurato sulla collabora-zione attiva con l’Asp di Ca-

tania dotata di laboratori in grado di effettuare tali esami (ma rimarrebbe comunque inaccettabile che della con-venzione si giovi solo il re-parto di malattie infettive e non quello di pneumologia o che si registrino insoste-nibili ritardi nel conoscere i risultati delle analisi) ma, concentrati sulle questioni di fioretto, non si è discusso per nulla sulla necessità che Siracusa si affranchi da tale dipendenza anche per il suo nuovo, non cercato, prota-gonismo nel fenomeno delle migrazioni. Un più attivo coinvolgimento che dovreb-be avere effetti, in termini di organizzazione ed efficienza,

anche sul piano sanitario per garantire, per primi ai nostri ospiti, di veder riconosciuto il proprio inalienabile diritto alla salute. Ci appaiono per altro fondate le osservazioni di Marco Ortisi a proposito dei controlli sui migran-ti: ammesso che risponda al vero che tutti i migranti, sul molo, al momento dello sbarco, vengano sottoposti al test intradermico mantoux per verificare la presenza del bacillo (e non ci risulta), “di quale utilità sarebbe dal momento che dovrebbero essere ricontrollati 48-72 ore dopo? E inoltre: come torna-no i conti se a luglio, in un comunicato stampa, l’Asp ha

dichiarato di eseguire 1500 mantoux all’anno e i mi-granti sbarcati sono stati già 9mila?” Per altro è emerso in Commissione un aumento non soltanto dei casi di ma-lattia globalmente conside-rati (come risulta dal trend 2004 – 2009) ma anche dei casi di tubercolosi attiva tra bambini. La tubercolosi pe-diatrica, di fatto scomparsa per decenni nella nostra pro-vincia, si è ripresentata negli ultimi anni anch’essa con un trend in crescita che nel 2012 ha contato 6 bambini malati. Ed è stato proprio il nostro giornale a sottolineare già nel maggio 2012 come la tu-bercolosi pediatrica sia più di un nuovo caso di tuber-colosi in quanto rappresenta un evento sentinella di un controllo non ottimale della malattia tra gli adulti.Quanto detto dovrebbe in-durre in primis proprio i vertici dell’Asp, ma anche le forze politiche attente alla tutela della salute delle no-stre comunità, a lavorare di concerto con l’assessorato regionale per dotare Siracusa di quei presidi sanitari di cui manca da tempo. E a leggere il resoconto dell’audizione di settembre non ci sembra di poter dire che siano state queste le fina-lità di alcuni interventi.

La sede del Parlamento Regionale

Adriana Prazio, La Nereide: il femminicidio è un problema culturale non solo di sicurezza

Sul decreto contro la violenza di genere piovono aspre critiche: forse solo un grande bluffDubbi sulle norme e nulla di concreto in materia di prevenzione e tutela delle vittime

Stefania Festa

Con il via libera del se-nato, è diventato legge il decreto n. 93 sulla

violenza di genere e sicurez-za. Non senza polemiche, però, da parte delle opera-trici dei centri antiviolenza e delle case rifugio che, lavo-rando ogni giorno a fianco di donne vittime di violenza domestica, hanno espres-so dubbi e perplessità sulla nuova normativa. “L’unico elemento positivo di questa legge – commenta Adriana Prazio, presidente del centro antiviolenza La Nereide di Siracusa – è che finalmen-te le istituzioni stanno co-minciando a considerare il fenomeno del femminicidio come problema concreto di cui farsi carico. Per tutto il resto, esprimiamo la più alta preoccupazione perché, se-

condo noi, le misure previste non sono assolutamente a fa-vore e a tutela delle donne.” Il tanto decantato ‘giro di vite’, insomma, rischia di trasfor-marsi in un grande bluff, a partire dall’inasprimento delle pene e dalla impossi-bilità, da parte delle donne, di ritirare la denuncia una volta trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordi-ne per denunciare il proprio carnefice. “È vero che hanno inasprito le pene – continua Adriana Prazio – ma questa non è una soluzione perché il femminicidio non è un problema di sicurezza, ma un problema culturale. E il fatto che questo reato sia stato inserito in un pacchet-to sicurezza insieme ad altri fenomeni criminali, come la violenza negli stadi, la dice lunga sull’impostazione non corretta del problema. Il no-stro più grande timore è che

la donna non sia sufficiente-mente difesa e tutelata.”Secondo la presidente del centro La Nereide, infatti, privare le donne del diritto di ritirare la denuncia senza fornire contemporaneamen-te sicurezza in strutture ade-guate può funzionare da de-terrente, anche perché spesso la querela porta ad una esca-lation della violenza stessa, e se la donna non si sente protetta, evita di denunciare il proprio carnefice. Queste donne hanno spesso timore che gli assistenti sociali le separino dai figli e che que-sti ultimi vengano affidati al partner violento, così come è accaduto anche nella nostra provincia, o di finire in una casa famiglia dove i livelli di sicurezza e di privacy non sono, ovviamente, quelli di una casa rifugio. “Non si tratta, comunque, solo di si-curezza – continua la sig.ra

Prazio – ma anche del lavoro che viene fatto sulle donne, sul percorso che viene fatto loro intraprendere per uscire dalla spirale di violenza, per aiutarle nella crescita dell’au-tostima, dell’autodetermina-zione, un percorso culturale per evitare che, una volta uscite dalla struttura, si ri-trovino fra le braccia di un nuovo partner violento. È importante riconoscere quei ‘segnali’ che spesso sono preludio di un inferno.”Segnali spesso difficili da riconoscere, anche fra le nuove generazioni, perché profondamente radicate in una cultura di matrice forte-mente maschilista. “Durante una campagna di prevenzio-ne nelle scuole – ci racconta la presidente del centro La Nereide – mentre illustra-vamo i segnali di un futuro comportamento violento, come ad esempio impedi-

re di frequentare un’amica in particolare, o di uscire con la mamma, o vietare di indossare un certo tipo di abbigliamento, un ragazzo ci ha chiesto come avrebbe fatto ad educare la sua fidan-zata. Ecco, queste domande, che non sono poi così poco frequenti come si potrebbe pensare, sono emblematiche. Fare campagne di prevenzio-ne nelle scuole è fondamen-tale, ma nella nuova legge di investimenti per programmi scolastici specifici non vi è traccia.”Altro neo della legge è l’in-troduzione della flagran-za di reato, che rischia di complicare ulteriormente situazioni già difficili e pro-blematiche, come il recente caso di una ragazza stuprata a Siracusa e affidata al centro La Nereide, che nonostante la denuncia, la visita medi-ca, vive nel terrore di sapere

che il suo aguzzino è ancora a piede libero. O come Anto-nella Russo, la donna uccisa ad Avola lo scorso 10 ago-sto, che solo il giorno prima si era rivolta ai carabinieri chiedendo aiuto per le mi-nacce subite dal marito che non accettava la separazione. “Il fatto – conclude Adriana Prazio - che l’uomo deve es-sere colto in flagrante che si-gnifica? Che bisogna trovare la donna con un coltello con-ficcato in petto? Significa che la donna non viene creduta, è doppiamente vittima. Con questa legge non è la donna vittima di violenza ad essere al centro, ma il suo aggresso-re. È necessario che vengano potenziate le case rifugio, i programmi di prevenzione. Ma anche sulla gestione del-le case accoglienza da parte della regione, così come in-dicato nella nuova legge, ho forti dubbi e perplessità.”

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] PROVINCIA

La nuova sede del partito democratico a PalazzoloPaolo Buccheri

Domenica 20 ottobre si è svolta a Palazzo-lo Acreide un’inte-

ressante manifestazione che ha visto la partecipazione di un nutrito numero di citta-dini. Si è inaugurata la sede del locale Circolo del Partito Democratico. Quest’ultima, sita nella centrale via San Sebastiano, anche se di mo-deste dimensioni, si prefigge di diventare un centro di ini-ziativa politica di indiscusso valore per la cittadina iblea. Alla manifestazione hanno partecipato i nomi più accre-ditati del panorama politico locale. Dopo i saluti iniziali del neo presidente di partito Paolo Greco, ha preso la pa-rola Paolo Rametta che, a fine lavori, sarà eletto all’unani-mità segretario dello stesso circolo. Nel proprio inter-vento Paolo Rametta ha avu-to modo di affermare come il sodalizio dovrà diventare un centro di cultura politica. Difatti, con lo stesso nome assegnato al circolo “libertà e giustizia”, si vogliono indi-care quei principi costituzio-nali che stanno alla base del convivere contemporaneo; e

quindi i servizi pubblici, la sanità, il lavoro ed il conse-guente regime fiscale che lo sostiene, devono diventare un momento di confronto politico tra le parti, che di-verrà anche un momento di crescita per i singoli. Con riferimento alla politica lo-cale Rametta ha affermato come il Partito Democratico palazzolese deve diventare un partito di militanza, che si intesti anche un concet-to di autosufficienza che lo svincoli da alleanze momen-tanee che non sempre sono state vantaggiose per i propri colori politici.E’ seguito l’intervento di Cristina Santacroce che ha avuto modo di affermare come il fare politica per il Partito Democratico vuol dire dar voce e richiamare i valori dei movimenti pro-gressisti. I termini di libertà e giustizia, inclusi nel nome del circolo politico palazzo-lese, devono essere intesi sia come elemento distintivo per la società civile; sia come virtù al massimo grado che diventa giustizia sociale e confronto politico nell’eti-ca del riconoscimento dei diritti di tutti. In quest’ot-tica Cristina Santacroce ha

richiamato anche la figura di Altiero Spinelli, per il suo peso “Politico” politico come “Padri fondatori” pa-dre fondatore dell’ “Unione europea” Europa e per la sua influenza sull’integrazione europea post-bellica.Per tutta la mattinata si sono alternati gli interventi sia di simpatizzanti che di mili-tanti del locale Partito De-mocratico; come quello del neo iscritto Antonio Sigona che ha affermato come la politica deve aprirsi a tutti e deve diventare un momen-to di confronto; o quello di Maria Ferrara che si è sof-fermata sull’importanza del piano di recupero del cen-

tro storico come momento qualificante della politica urbanistica acrense. Col-mo di partecipazione è sta-to l’intervento di Salvatore Bottaro, passato presidente del Circolo del Partito De-mocratico palazzolese che, dopo svariati anni di mili-tanza, ha ceduto il passo a compagni più giovani. La mattinata si è conclusa con gli interventi degli onorevo-li Bruno Marziano e Marika Cirone DiMarco che hanno evidenziato, ciascuno per il proprio incarico a livello politico regionale, i propri interventi di supporto al neonato circolo politico di Palazzolo Acreide.

Carlo Scibetta: “Nessun titolo tossico, si è trattato di un mutuo a costo zeroPer il nostro comune è stato un autentico affare che ci ha dato liquidità”La completezza dell’informazione impone delle osser-

vazioni e delle integrazioni all’articolo sugli “SWAP”, sottoscritti dal Comune di Palazzolo Acreide, pubbli-

cato da “La Civetta di Minerva”. La motivazione della sottoscrizione di tali contratti era da ricercare esclusivamente nella carenza di liquidità di cassa per il ritardo nel trasferimento delle risorse regionali. Si trat-ta, com’è noto, di una vicenda che tutti i comuni siciliani, in maniera preoccupante, stanno vivendo negli ultimi due anni. In poche parole, la Regione non trasferisce alle scaden-ze stabilite i soldi che deve dare ai Comuni per il pagamento degli stipendi dei dipendenti e per il mantenimento dei ser-vizi primari (assistenza domiciliare agli anziani, ai disabili, pulizia del centro abitato, ecc.).Gli SWAP contratti dal Comune furono due: essi sono rispet-tivamente contrassegnati dai numeri 2985412 e 2985008. La sottoscrizione di entrambi avvenne il 5 dicembre 2002 e comportò vantaggi immediati: la riduzione del tasso fisso per i mutui esistenti dal 5,31 % al 4,95 %; il versamento im-mediato nelle casse del Comune di un totale di € 235.000,00 (€ 115.000,00 per lo SWAP 2985008 e € 120.000,00 per lo SWAP 2985412).Il mese di dicembre per un ente locale, dal punto di vista finanziario, è il più difficile perché deve pagare gli stipendi, la tredicesima mensilità, la rata di mutuo alla Cassa DD.PP. e quanto dovuto ai vari fornitori di beni e servizi. La liqui-dità degli SWAP consentì all’amministrazione di allora il pagamento degli stipendi e della tredicesima ai dipendenti comunali, nonché il versamento della rata del mutuo alla Cassa DD.PP., nonostante i ritardi dei trasferimenti regio-nali. Lo SWAP 2985008 è stato estinto dal Comune in data 6/04/2012 “a costo zero”; in tal modo è stato quindi anti-cipato l’andamento negativo dei mercati finanziari. E tale scelta si è rivelata azzeccata e finanziariamente favorevole per l’Ente. Per lo SWAP 2985412 è stata concordata con la

Il sindaco di Palazzolo Acreide Carlo Scibetta

bili in 18 mesi senza interessi. Al lettore attento non può sfuggire che il Comune nel di-cembre 2002, incassò complessivamente 235.000,00 euro e, a distanza di circa 11 anni, restituirà alla BNL l’importo complessivo di 199.000,00 euro.Un qualsiasi istituto bancario o una finanziaria per un prestito annuale di 235.000,00 euro avrebbe richiesto non meno del 5% - 6% di interessi annuali. Da qui la semplice e chiara deduzione che gli SWAP con-tratti nel 2002 non solo non furono “tossici” ma hanno consentito all’Ente di potere avere a disposizione liquidità “a tasso di interesse zero” da utilizzare per la collettività. L’amministrazione attuale ha assunto l’impegno di restitu-ire alla BNL la somma di 199.000,00 euro entro il luglio del prossimo anno, per mettersi al sicuro da eventuali sorprese conseguenti alle incertezze dei mercati finanziari. In riferimento poi all’aumento dell’Irpef allo 0,8 % si precisa che tale aumento di un punto percentuale è dovuto al taglio nei trasferimenti di risorse da parte dello Stato dal gennaio 2013, per una somma che si aggira intorno al 1.200.000,00 euro.Inoltre per quanto riguarda le indennità agli amministrato-ri, si precisa che esse sono state ridotte del 30% e che la loro liquidazione è stata sospesa dal 1° agosto del 2012, tenuto conto della carenza di liquidità di cassa, dovuta tutt’oggi al noto ritardo dei trasferimenti regionali. Sul TFR del manda-to precedente si precisa che la liquidazione è un obbligo di legge, ma il sottoscritto, per la stessa motivazione, ha dato indicazioni all’ufficio di sospenderne il pagamento. Quanto sopra è un chiarimento dovuto dalla Civetta e dal sottoscritto ai lettori di questo giornale, che costituisce una seria ed apprezzata palestra di dibattito. Di ciò i collaborato-ri occasionali farebbero bene a tener conto. Per rispetto della verità e dei lettori.

Carlo Scibetta Sindaco di Palazzolo Acreide

BNL l’estinzione anticipata, rispetto alla scadenza naturale del 2021, per l’importo complessivo di € 199.000,00, paga-

EditriceASSOCIAZIONE CULTURALE MINERVA

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 15PROVINCIA

Alessio e Luca Sanseverino: “Difficile manovrabilità nelle zone di nuova espansione”

Dal 2004 calo continuo delle navi che attraccano al porto di AugustaI primi sei mesi 2013 confermano ulteriormente il decremento

Carmelo Di Mauro

Quando le opinioni lasciano il posto ai numeri si ottengo-no informazioni sintetiche, forse più ciniche, ma anche più obiettive. Così, parlan-do di portualità ad Augu-sta, dopo tante voci, idee e polemiche è il momento di dare spazio alle statistiche. I dati sul traffico portuale e le merci movimentate nel porto in generale e in quello com-merciale in particolare, rac-contano di un declino non lento e sicuramente costante. I dati, elaborati da “l’Avvisa-tore Marittimo”, azienda che opera nel porto megarese da diversi anni con una capil-lare attività di monitoraggio e analisi di tutti i traffici e le attività portuali, descrivono un decennio di continue con-trazioni nel traffico. L’anno del record è il 2004 quan-do nel porto sono transitate ben 3.469 navi, poco meno di 10 al giorno, un numero ragguardevole raggiunto al termine di un periodo di cre-scita, con circa 50 navi in più rispetto l’anno precedente. La distanza dai dati del 2012 è stridente: 2.536 le navi in transito, ben 933 in meno,

con tutto ciò che ne conse-gue in termini di impiego dei servizi portuali, il cui volume d’affari è direttamente dipen-dente dalla quantità di arrivi e partenze. E anche i dati per il 2013, elaborati in maniera parziale fino a giugno, non sono confortanti. Le 1.118 navi registrate nel primo se-mestre di attività consento-no di stimare in una cifra di poco inferiore alle 2.300 uni-tà il volume di traffico por-tuale per l’anno in corso.Per le banchine commerciali del porto il record si è avuto nel 2007, quando si raggiunse la cifra di 189 navi in tran-sito. Da allora, solo numeri

in discesa e un laconico 48 nella casella relativa al pri-mo semestre 2013, con una proiezione a fine anno che potrebbe attestarsi al di sot-to delle 100 navi. Per quanto possa sembrare paradossale, analizzando i dati sulle merci movimentate, non sempre si osserva una proporzionalità diretta con l’andamento del numero delle navi. Nel 2004 sono state caricate 33.444.794 tonnellate di prodotti, quasi esclusivamente petroliferi, mentre nel 2012 lo stesso va-lore si attesta su 29.349.891, un importo certamente in calo. Se calcoliamo, però, la media di quanto caricato da

ogni nave, passiamo da un 9.641 del 2004 ad un 11.573 del 2012, segno che gli ar-matori in questi dieci anni hanno ristrutturato le pro-prie flotte preferendo navi di maggiore capienza che permettano loro maggiori economie di scala. Quale cor-retto significato dare a questi dati? Ci rispondono due dei responsabili dell’ Avvisatore Marittimo. “I problemi di cui soffre il porto commerciale dipendono da diversi fatto-ri – spiegano Alessio e Luca Sanseverino – a partire dalla difficile manovrabilità nelle zone di nuova espansione del porto, nelle quali, durante le fasi di attracco, è difficile governare non solo le gran-di navi, ma anche i mezzi di manovra e i rimorchiatori. Esiste poi il problema non risolto delle aree di stoccag-gio, del tutto insufficienti per la creazione di un porto Hub commerciale. Siamo molto lontani, ad esempio, dal mo-dello Rotterdam. Inoltre, le zone attualmente disponibili non sono del tutto idonee al traffico containers: la parte vecchia del porto commer-ciale (dal posto 1 al 6) non è in grado di sopportare il peso delle gru per la movimenta-

zione. Queste possono esse-re collocate solo nella zona nuova, in precedenza utiliz-zata dalla ITSA, azienda che dopo pochi anni di lavoro ha lasciato il porto, ma ne posso-no essere installate solo due, insufficienti per un hub”.Il porto commerciale è quindi destinato ad un de-clino inesorabile?Oggi il porto commercia-le genera soltanto il 3% del traffico portuale, con appena 12 – 13 approdi al mese con-tro i 30 di Catania, e l’unica possibilità di farlo divenire l’hub di cui molti parlano è quella di ampliarlo verso le aree oggi occupate dalle raffinerie, arrivando così a sostituire le attività legate alla raffinazione con il traf-fico container. Investimenti enormi considerando an-che le necessarie bonifiche. Il porto potrebbe crescere aumentando i traffici di pic-cole e medie navi, con inve-stimenti oculati, evitando di sprecare risorse in iniziative poco realistiche che por-terebbero un incremento minimo di traffico, ed inve-stendo nella semplificazione burocratica.Come colmare allora i diffe-renziali rispetto alla concor-

renza?Rispetto ai porti del nord Eu-ropa siamo meno competitivi per la mancanza di infra-strutture, rispetto a quelli del nord Africa e del Mediterra-neo, invece, costiamo troppo. Intervenire su questi fronti sarebbe molto utile. Occorre-rebbe, inoltre, puntare su po-litiche e su professionalità più efficaci per i nuovi traffici che si intende attirare. In questo senso, una delle poche novità di cui il porto ha beneficiato è stato il progetto PONET che ha permesso di telematizza-re le pratiche burocratiche all’interno del porto e che ha visto la nostra azienda tra i protagonisti attivi, ma che è stato realizzato senza alcun contributo da parte dell’Au-torità portuale.In tutto questo, qual è il ruo-lo dell’Autorità portuale?Purtroppo in questi anni ha avuto un ruolo marginale e non è riuscita a porsi come valido interlocutore per gli operatori internazionali. Manca nel porto un proget-to realmente serio che possa davvero attrarre i loro inve-stimenti. Ad oggi, da quando si è insediata, non si è mai registrato un incremento dei volumi di traffico.

Augusta: un comune paralizzato da sospetti, silenzi e sfiduciaGiambattista Totis

Com’è noto, il Consiglio Comunale di Augusta è stato sciolto per infil-

trazioni di natura mafiosa e al suo posto sono stati insediati 3 commissari prefettizi che, per 18 mesi, dovranno gestire il comune assumendo le fun-zioni del Consiglio Comuna-le, della Giunta e del Sindaco.Dopo il clamore connesso alla pubblicazione del report della prefettura che indica-va le motivazioni del grave provvedimento, nella città, se escludiamo i commenti liqui-datori e dissacranti dei più, è sceso un preoccupante silen-zio sulla condizione in cui versa il comune, se si esclu-dono la ridda di indiscrezioni e i comunicati contraddittori che hanno caratterizzato il trascorso periodo di gestio-ne commissariale. Mentre si attende ancora la puntuale individuazione delle respon-sabilità, si rende necessario acquisire delle certezze che consentano a tutti di tracciare uno spartiacque tra la politi-ca buona e quella inquinata.

La vita è ritornata a scorrere, come prima, senza render note seppur minime infor-mazioni sulle principali scelte amministrative operate né su quelle che si intendono assu-mere nel futuro. Nelle more di questo indispensabile chia-rimento, i commissari si sono messi all’opera per risanare il bilancio e ricostruire percorsi di corretta gestione nel gover-no della cosa pubblica. Intanto, restano tutti in piedi i dubbi sulle principali “ano-malie” che hanno caratteriz-zato la precedente gestione: dall’affidamento del servizio di riscossione dei tributi, alle scelte relative alla depurazio-ne e allo smaltimento dei ri-fiuti, dalla certezza dei tempi di risposta ai cittadini sulle pratiche amministrative alla gestione del piano regolatore e si potrebbe continuare….Sul lavoro dei commissari, ai più, è ignoto il percorso e dal palazzo comunale filtrano limitate notizie se non quel-le accattivanti che i giornali pubblicano, in maggior parte, in rispettoso ossequio, limi-tando al massimo osserva-zioni e domande. Va rilevato,

infatti, il clima negativo che si respira negli uffici, che umilia la macchina comunale deter-minando, paradossalmente, il fermo o il rallentamento amministrativo di molte pra-tiche e in particolare di quei progetti che godono già di finanziamenti certi che ven-gono bloccati a livello esecu-tivo solo perché inficiati da un fumus di sospetto, spesso astratto, e che rischiano di essere perduti, determinando un danno alla economia e al lavoro nella nostra città.I tentativi della società civile di avere notizie per seguire la via di risanamento sono, ge-neralmente, inibiti dal silen-zio che sembra avvolgere la casa comune e dalle difficoltà di interlocuzione con i reg-genti. Se un consiglio comu-nale è stato sciolto per inqui-namento mafioso, il vulnus principale che bisogna risana-re è la fiducia nelle istituzioni e nelle organizzazioni che la Costituzione pone a loro salvaguardia (associazioni, partiti, sindacati etc.), quindi, oltre all’aspetto finanziario, l’attività in cui dovrebbero impegnarsi i commissari è

quella di ricostruire l’ ”agibi-lità democratica” del comune. Va , dunque, posta in essere un’attività che punti alla rico-struzione dei rapporti politici tra i partiti e tra di essi e le as-sociazioni cittadine che veda il Comune come luogo natu-rale d’incontro e confronto, in modo da riportarlo alla sua funzione di “casa di tutti” e non strumento al servizio di pochi per gestire affari ed interessi particolari. Vicever-sa, in seguito ad un’indagine sommaria, riscontrata da una pluralità di conferme, si rileva che i contatti della commis-sione prefettizia con la società augustana, con le sue rappre-sentanze politiche locali, le sue associazioni, le sue artico-lazioni economiche e sociali, siano limitate e difficili, tanto da far ritenere che intorno al Comune si sia stesa una sorta di cintura sanitaria che rende molto difficoltoso conoscerne le strategie operative. Le iniziative pubbliche, a par-te le celebrazioni di routine e qualche convegno molto blin-dato, sono racchiudibili nelle dita di una mano. Ciò non fa bene ad una città che deve ri-

flettere sul suo passato e deve riprendersi il suo futuro. Sono necessari momenti d’infor-mazione pubblica, magari riservata a singoli rappresen-tanti di organismi istituzio-nalmente costituiti come par-titi, associazioni, parrocchie, sindacati, onlus etc.; ad essi, almeno, bisogna dar conto del lavoro fatto e di quello che si intende fare, magari ascol-tando indicazioni e suggeri-menti in modo da riattivare il circuito del confronto e della riflessione che si è insterilito da troppo tempo.Ritengo non positivo che i commissari non considerino nella sua importanza il mo-mento dell’informazione e della trasparenza che non solo permettono di capire, di sape-re e di pensare, ma creano il giusto clima di fiducia ne-cessario in una società civile come quella di Augusta già in travaglio per gli avvenimenti passati, piuttosto che limitarsi ad un’operazione di gestione burocratico/formale, sicura-mente utile ed importante, ma insufficiente in una città che ha vissuto una lesione così grave alla propria identità.

Voglio sperare che, quanto prima, si dica alla città cosa si è fatto e cosa si vuole fare per i prossimi 12 mesi in ordi-ne alle principali emergenze presenti e che si promuovano iniziative che aiutino la città a riappropriarsi del dibattito e della sua dignità.Sarebbe oltremodo utile in-contrare i giovani nelle scuole e spiegare loro cosa è succes-so e, seppur con le necessarie prudenze, chiamarli ad essere protagonisti della rinascita. Lo stesso vale per le arti-colazioni in cui si esprime la società civile: bisogna promuovere ed incanala-re il confronto in modo da preparare la città alle future elezioni, con una conoscen-za dei contenuti delle pro-blematiche sul tappeto, una conoscenza dei valori su cui puntare, oltre che alla sele-zione accurata della propria classe dirigente.Non è più tempo di sottrarsi alle responsabilità della parte-cipazione: quanto è accaduto è stato determinato, in larga parte, dal disinteresse e dalla delegittimazione alla vita de-mocratica della comunità.

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] PROVINCIA

L’UE per i contratti di cooperazione e collaborazione chiede la gara ad evidenza pubblica

Avola: 108mila euro per gli studi propedeutici al Prg, affidati all’Università di CataniaMa la somma è destinata a crescere tra consulenze e incarichi e siamo solo agli inizi

Concetta La Leggia

Strumento urbanistico essenziale per ogni città, anche per quelle più pic-

cole, richiede analisi e studi. Si sa: il piano regolatore può essere gioia o dolori e la lette-ratura sulla sua formazione, anche quella filmica, è ricca di situazioni a volte portate al paradosso, la più magistrale quella dell’assessore cieco. Ad Avola anche pare ci sia qualche affanno nel predi-sporre la nuova pianificazio-ne cittadina. La giunta del sindaco Cannata ha pensato, per la revisione del prg, di chiedere studi propedeutici all’Università degli Studi di Catania (per il tramite del Polo amministrativo-con-tabile dell’Amministrazione Centrale - Struttura didat-tica speciale di Architettura - sede decentrata di Siracu-sa), a mezzo di convenzione. Obiettivo dichiarato quello di sviluppare temi d’interes-se utili a guidare i processi di pianificazione urbanistica del Comune; il costo della con-sulenza, ovviamente a valere sul bilancio comunale 2013-2014, è pari a 90.000 euro più iva. L’università di Catania ha ovviamente accettato di buon grado l’incarico prestigioso e remunerativo.L’idea di studi propedeutici

non è malvagia, l’obiettivo è certamente alto ma il mec-canismo, a quanto pare, non è corretto. Il diritto dell’U-nione in materia di appalti pubblici vieta infatti la stipula tra enti pubblici di contratti di cooperazione e collabora-zione senza esperire una gara ad evidenza pubblica. Per importi superiori a 40.000 euro ed inferiori a 100.000 bisogna ricorrere o al bando pubblico o quantomeno una trattativa privata invitando almeno 5 professionisti (o Enti o società di progetta-zione). Lo dice il codice degli appalti 163/2006, agli articoli 90 e 91. Inoltre, nel mese di luglio di quest’anno, la sen-tenza del Consiglio di Stato 3849 ha affermato che sono vietati gli accordi diretti tra amministrazioni pubbliche. E, tenuto conto che si tratta del futuro assetto territoriale di un comune, probabilmen-te il sindaco avrebbe dovuto ricorrere al bando pubblico innescando un meccanismo più virtuoso, che avrebbe vi-sto il coinvolgimento di altre università italiane o estere. Ha fatto storcere il naso a qualcuno il pensiero che il sindaco abbia assegnato que-sta consulenza proprio alla struttura universitaria con la quale, da direttore del consor-zio universitario Archimede, sempre si relaziona. E i tempi

di crisi hanno fatto sorgere qualche interrogativo sull’op-portunità di questi “studi necessari a meglio definire, le strategie e gli indirizzi fon-dativi del nuovo PRG ... ad esclusione degli aspetti relati-vi agli studi di dettaglio pre-visti per le prescrizioni esecu-tive” (precisazione per altro inutile tenuto conto che per procedere agli studi di det-taglio è indispensabile prima aver pronto il Piano regola-tore generale) quantificati in 90 mila euro. Che poi proprio novantamila non sono poiché l’importo esatto è di 108.000 euro (iva al 21%) somma alla quale vanno aggiunte altre spese non comprese né nel-la delibera di giunta né nella

convenzione tra comune ed università: 1) “per il persona-le dipendente del comune di Avola, impegnato nella reda-zione del progetto di revisio-ne del P.r.g. e per le ore non di servizio, spetta il trattamento economico previsto per il lavoro straordinario, previa assegnazione di specifico bu-dget finalizzato e di relativa autorizzazione da parte degli organi amministrativi” (da dove si attingeranno i fondi, ci si chiede?); 2) elaborazione e realizzazione della Valuta-zione Ambientale Strategica (VAS) e dalla Valutazione di Incidenza Ambientale (VIN-CA), per la quale l’Università è chiamata solamente alla “predisposizione della docu-

mentazione propedeutica” e non alla produzione degli ela-bo rati finali; 3) “stampa degli elaborati grafici prodotti” e la fornitura all’Università del-la “cartografia aggiornata in scala 1:2000 dell’intero terri-torio comunale”, costi quan-tificabili in decine di migliaia di euro che saranno sostenu-ti dall’Amministrazione (e anche qui le preoccupazioni crescono).Tutto questo e poi, alla fine, l’Ufficio, oltre al prg, dovrà progettare anche i piani at-tuativi e particolareggiati  (il PRG si presenta alla regione completo di piani esecutivi dimensionati per almeno 5 anni).  Tra l’altro nella pian-ta organica del comune non

sembra ci siano le compe-tenze (geologi) per redigere gli studi di dettaglio previsti per le prescrizioni esecutive né che ci siano agronomi per gli studi agricolo forestali di dettaglio (quindi servirà anche in questo caso com-missionare a professionisti esterni gli ulteriori elabora-ti, ad ulteriore riprova che con 90.000 € non si revisio-na il PRG, ma si acquistano solo degli studi dall’Univer-sità). E per tutte voci, previ-ste nella convenzione, nella delibera di giunta non si dice da dove attingere le somme! Per farla breve la cifra per studi propedeutici è alta ed il comune per arrivare al PRG non avrebbe una stima del costo finale! A quanto am-monterà il tutto? Questo non è dato sapere lo vedremo nel corso del tempo…. E dulcis in fundo “la gestione ammi-nistrativa della convenzione è affidata all’università di Catania che potrà chiedere prestazioni di persone e/o strutture esterne all’Ateneo per prestazioni d’opera o particolari lavorazioni”. Ma, viene da chiedersi, la Patria della cultura (l’Università) che fa? Si rivolge anch’essa a terzi? L’Italia non è più solo il paese dei consulenti, ma il Paese dei consulenti dei con-sulenti! A quali professioni-sti si rivolgerà l’Ateneo?

Tornare indietro per andare avanti. Sem-bra proprio questo lo

spirito che anima Roberto Barbagallo, il fondatore di Ciumara Ranni, un eco vil-laggio sorto, da poco più di un anno, in territorio di Sortino, e formalizzato in una Onlus stipulata tra i di-versi proprietari di terreni confinanti, che mettono a disposizione dell’eco-villag-gio terreni e case coloniche abbandonate, in comodato d’uso gratuito per nove anni.E’ una sfida al tempo quella intrapresa da Ciumara Ran-ni. In nove anni, l’eco vil-laggio si propone l’obiettivo di trasformare dei terreni incolti in orti sinergici e di restaurare e rendere vivibili delle case fatiscenti, abban-donate dai proprietari, che possano accogliere ospiti o volontari del circuito HelpX o dei Wwoof, circuiti in-ternazionali che collegano chiunque voglia viaggiare

Ciumara Ranni: tornare indietro per andare avantiUn eco villaggio nato dall’incuria per ospitare viaggiatori del mondo

Sandra Olindonel mondo facendosi ospi-tare da aziende agricole in cambio di qualche ora di la-voro. E’ tutto in “divenire” a Ciu-mara Ranni, l’atmosfera è frizzante e altamente stimo-lante. E’ l’atmosfera che ci si aspetta di percepire in chi ha grandi idee per il futuro e li sta vivendo con la “politica dei piccoli passi”. In poco più di un anno è stata restaura-ta la grande Casa del Pero, il cuore di questo villaggio immerso nella natura e nel silenzio, sono stati inoltre costruiti due forni e dei for-nelli a legna con la tecnica della terra cruda, ovvero argilla impastata a sabbia e paglia, tecnica costrutti-va molto usata in antico (la stessa Babilonia fu costruita in terra cruda) ma ancora usata da un terzo della po-polazione mondiale, per la facilità di reperire i materiali costruttivi nello stesso luogo dove si edifica.Molto terreno è stato strap-pato all’incuria ed è stato già

trasformato in orto siner-gico, una nuova - ma anche questa vecchissima - tecnica per coltivare la terra sen-za sfruttarla. L’agricoltura sinergica, ovvero la colla-borazione di ogni parte per il raggiungimento di uno scopo comune, applica i principi della permacoltura e dell’agricoltura naturale del non-agire di Masanobu Fukouka, un botanico giap-ponese ispirato dalla filoso-fia del Buddhismo Zen.Un orto sinergico non ne-cessita di zappatura, con-cimi o fertilizzanti e ri-produce fedelmente, ma scientemente, un sistema naturale di crescita, in un insieme di diverse coltiva-zioni che coesistono e che cresceranno in sinergia, laddove niente viene spre-cato, persino quegli scarti e quelle rimanenze della coltivazione che rimango-no nel terreno e diventano, di fatto, nuovo fertilizzante per il terreno.E’ una filosofia di vita, ancor

prima di essere una tecnica agricola, quella di non con-siderare la natura un’anta-gonista, da usare e sfruttare, ma un “socio”- per niente occulto - da considerare e apprezzare per qualunque sviluppo armonico delle at-tività umane.In questo piano armonico si inserisce – solo da pochi giorni – Elmir Dupere, un musicista canadese, che ha scelto, dopo aver girato il mondo, il calore, la luce e i colori della Sicilia per sta-

bilirsi a Ciumara Ranni, e fare di questo eco villaggio il suo “nido” per sviluppare il proprio progetto di ricer-ca di nuovi suoni e melodie, in un progetto che esten-derà e condividerà con altri creativi, quei creativi che cercano nell’armonia e nel silenzio della natura l’ha-bitat ideale per sviluppare la propria arte. Gli abitanti fissi e gli ospiti aumentano nel neo- villaggio e gli orti sinergici creati nel villaggio sono ancora pochi per una

completa autosufficienza. Pertanto, Ciumara Ranni da pochi mesi sviluppa un al-tro progetto: la CSA Sortino (acronimo di Community Supported Agricolture) per coinvolgere altri agricoltori esterni alla struttura dell’e-co villaggio, secondo gli schemi delle CSA america-ni, ovvero un associazioni-smo di mutuo impegno tra agricoltori e consumatori finali dei prodotti agricoli, che comprano quote della futura raccolta stagionale, assumendosi i costi, i rischi e i ricavi della produzio-ne proporzionalmente alle quote acquistate.C’è ancora tanto da fare a Ciumara Ranni e tanto si farà. L’energia c’è, tanta. E anche tanto ottimismo. Intanto questa settimana è iniziata la raccolta delle olive nei terreni della CSA Sortino.Ci sarà l’olio questo inver-no nelle tavole di Ciumara Ranni. Olio buono, genui-no. Come loro.

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected] 17PROVINCIA

Roberto Bruno, consigliere comunale Pd: l’azione trasparenza è partita da noi,eppure noi siamo indagati e la nostra denuncia contro le procedure viene archiviata

La battaglia sugli impianti a Pachino finisce in Procura, tra denunciati e indagati

Cosa succede a Pachino con gli impianti fotovoltaici? Abbiamo appreso che l’am-ministrazione comunale aveva proceduto tramite contratto di sponsorizza-zione (limitato esclusiva-mente al verde pubblico) ad affidare la realizzazione e l’installazione dei lastrici fotovoltaici leggendo la de-liberazione della giunta co-munale dell’Ottobre 2012 e ci siamo chiesti perché non venisse seguito il giusto iter con bando pubblico. Non ci ha entusiasmati l’idea di af-fidare tutto a privati: la scelta più idonea, e proficua, sareb-be stata quella che l’ammini-strazione agisse in proprio attingendo, peraltro, ai fon-di del quarto conto energia. Invece il comune non ha mai preso in considerazione tale ipotesi e non ne ha trat-to alcun giovamento tant’è che l’energia viene venduta da privati e il guadagno del comune è irrisorio. E an-che ammesso che si volesse procedere col privato, sen-za bando non si son potute comparare offerte diverse.

Concetta La LeggiaE voi, consiglieri di oppo-sizione, come siete interve-nuti?Nonostante le difficoltà og-gettive che vi sono nel no-stro comune per accedere agli atti, scopriamo che il 6 dicembre era stato stipulato l’accordo con la ditta. Dato che il meccanismo non era trasparente, cinque consi-glieri di minoranza abbiamo chiesto al presidente del con-siglio di integrare l’ordine del giorno del consiglio co-munale, previsto in data 12 dicembre, con un punto: ri-chiesta di revoca (risoluzio-ne) della delibera 181/2012, delibera con la quale la giunta autorizzava il R.U.P., Geom. Corrado Pirri, ad esamina-re la proposta di accordo di sponsorizzazione prodotta dall’impresa Edil Group srl. La richiesta di revoca ov-viamente trova fondamento nella consapevolezza della procedura anomala seguita per l’affidamento, ovvero il contratto di sponsorizza-zione anziché regolare gara d’appalto. Il presidente ha diramato la richiesta di inte-grazione dell’ordine del gior-no e il consiglio comunale si è celebrato il 12 dicembre. In

quella seduta la maggioran-za ha sostenuto l’illegittimità della revoca di una delibera della giunta da parte del con-siglio ed è poi uscita dall’aula facendo venire meno il nu-mero legale. L’indomani, alla seduta di prosecuzione, si è presentata solo l’opposizione che ha sottolineato la volon-tà non di revocare la delibera della giunta (cosa peraltro impossibile)  ma solo di de-lineare  un atto di indirizzo politico all’amministrazio-ne. Assente la maggioranza, il nucleo della minoranza, composta da 9 consiglieri comunali (numero legale), ha votato la risoluzione.E quindi?Il 5 febbraio 2013 sette con-siglieri di minoranza han-no inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa e alla Stazione dei Carabinieri di Pachino circa le modalità di espletamento dell’affidamento dell’opera. Il 13 settembre 2013 vengo personalmente convoca-to dalla polizia e mi viene comunicato che sono sotto indagine della Procura del-la Repubblica e mi si chiede di nominare un legale: non vengo informato né dell’i-

potesi di reato né di chi sia il pubblico ministero che inda-ga. Il giorno dopo, 14 settem-bre 2013, io, altri 4 consiglie-ri e il presidente del consiglio comunale apprendiamo dai giornali che siamo indagati per abuso d’ufficio. Siamo stati noi a chiedere l’invio degli atti alla Procura visto che con un contratto ano-malo la giunta ha concesso l’utilizzo dei lastrici solari ad una ditta che ne aveva fatto richiesta e adesso, dopo nove mesi, siamo noi ad essere in-diziati di reato per presunto abuso d’ufficio! Assurdo!!

L’avvocato non ha ancora avuto accesso agli atti dato che vi è un’indagine in cor-so, ma da fonti ufficiose pare che qualcuno abbia fatto una querela. Aspettiamo di sa-pere chi per presentare una controquerela.Quale idea si è fatta di tutta questa situazione?La mia ipotesi è che la que-rela sia partita dal sindaco che ci contesta la richiesta di aggiunta del punto inte-grativo all’ordine del gior-no. Deduco ciò dal fatto che siamo 6 i consiglieri (5 più il presidente del consiglio)

sotto indagine mentre la sera del consiglio comunale a votare eravamo in nove. Peraltro tale querela pare non risalirebbe al 12 dicem-bre (giorno del consiglio) ma a qualche giorno prima, dunque non appena abbia-mo protocollato la richiesta di integrazione dei punti all’o.d.g.. Sarà interessante capire perché l’amministra-zione, che ha proceduto in maniera non conforme alla legge, ha visto la denuncia da noi presentata già archi-viata mentre noi siamo sot-to indagine.

All’impresa 175.000 euro all’anno, al Comune solo 17.500: meglio scegliere l’house

I ripensamenti del sindaco Bonaiuto nelle convenzioni per il fotovoltaicoDubbi sulla sicurezza degli edifici scelti, soprattutto istituti comprensivi

Continuano a Pachino le dure critiche nei confronti del sindaco

Paolo Bonaiuto al quale si rimprovera una certa distra-zione nell’applicare leggi e normative di settore. Come già raccontato nello scor-so numero de La Civetta, 7 consiglieri comunali il 5 feb-braio del 2013, sia alle forze dell’ordine che all’autorità di vigilanza per i contratti pubblici, denunciano l’am-ministrazione comunale per aver mal proceduto in tema di affidamento lavori per im-pianti fotovoltaici. Il sinda-co, forse annoiato dalla lun-ghezza del D.lgs 163/2006, invece che ricorrere al pub-blico incanto, opta per il re-golamento comunale delle sponsorizzazioni, approvato nel 2009 dal commissario straordinario, e affida all’u-nica ditta che ha presentato proposta l’incarico di collo-care i pannelli fotovoltaici sugli immobili individuati dall’amministrazione stessa

Concetta La Leggiasenza né pensare al vantag-gio di progettare in house l’impianto né di comparare altre offerte per vedere ma-gari se l’amministrazione ne potesse ricavare un sostan-zioso guadagno. Invece no: unica proposta, unica scelta. Ma al danno si aggiunge an-che la beffa: l’amministrazio-ne comunale concede infatti l’uso degli immobili per una durata di 25 anni e concorda che, a scadenza contratto, i pannelli divengano “patri-monio del comune”. Un dan-no dal momento che i pan-nelli hanno una vita media di 20-22 anni e dunque non solo il comune non avrebbe potuto sfruttarli ma avrebbe dovuto provvedere alla loro rimozione e smaltimento! Da qui le proteste di più at-tenti studiosi di leggi e nor-me che chiedono l’applica-zione del Dlgs in questione. Esito: clima pesante, proteste delle famiglie, degli studen-ti, dei dirigenti scolastici e di coloro che considerano il tema della sicurezza una priorità visto che i pannelli

vanno montati per la mag-gior parte sulle scuole, quelle stesse scuole dove vanno i giovani e che, da che mondo e mondo, vengono conside-rate luoghi sicuri. Anche i consiglieri di opposizione si muovono e 44 giorni dopo (il 18/01/2013) il contratto di sponsorizzazione, sotto-scritto il 06/12/2012, viene

integrato con due postille in una delle quali viene stabi-lito che la ditta, allo scadere dei 25 anni, a proprie spese, smonterà e smaltirà i pan-nelli. Come battuta verreb-be da dire che è una grande conquista se non fosse che i pannelli sono già sulle scuo-le (anche su quelle colabro-do) e sugli edifici pubblici e

che il comune di Pachino da tutta l’operazione otterrà un ricavo di 17.500 euro annui (!) rispetto al guadagno del-la ditta che, quantificato dal dirigente del settore, è pari a 175.000 per ogni anno, per un totale di 4.375.000,00 in 25 anni! Ma nel bilancio co-munale a quanto ammonta la spesa per i consumi elet-trici? si chiedono i cittadini. Non sarebe stato più oppor-tuno giocarsi meglio questa opportunità, anche nelle forme di una più proficua compensazione economica invece dei 17 mila, miseri, euro annuali? Ma soprat-tutto, a suscitare perples-sità, il fatto che l’ammini-strazione abbia individuato 10 immobili per altrettanti impianti della potenza mas-sima di 100Kw/h, ciascuno per un totale di 700 Kw/h, tra asili nido, scuole mater-ne, elementari e medie (a cui aggiungere la caserma dei VVFF, l’ufficio tecnico e il centro anziani), senza, a quanto pare, la dovuta attenzione per la staticità

degli edifici. Il professore Michelangelo Blandizzi, esperto esterno in materia di sicurezza per il comu-ne di Pachino, per dovere e servizio, come egli stes-so firma, e per rispondere alle numerose segnalazioni in merito all’installazione dei pannelli fotovoltaici su strutture comunali e nello specifico scuole, ha affer-mato che non si possono installare pannelli su tetti o edifici in mancanza di agi-bilità ed abitabilità, spiegan-do non solo cosa si intende con i due termini ma anche le corrette procedure che sa-rebbe stato idoneo seguire per l’installazione (v. D.lgs 81/08) in tema di sicurez-za sui luoghi di lavoro. Un parere autorevole che toglie qualunque dubbio sui ri-schi attualmente in atto. E tra i cittadini si sorride: che strano! tutti gli esponenti (sindaci ad Avola, assessori e consiglieri a Pachino) di Grande Sud sono così inte-ressati al fotovoltaico! tutti super ambientalisti?

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected]

Nel siracusano Silvio Aparo, grande innovatore di forme, gli echi dei grandi maestriDifficile la lettura

dell’opera di Silvio Aparo, un intellet-

tuale nostrano formatosi a Milano.Nasce come filosofo, pubbli-cista, editore e adesso arti-sta tanto poliedrico quanto sorprendente. La sua duttile personalità artistica si fonda su un connubio dato da rapi-de incursioni accademiche e apparentemente quanto innocentemente da brevi

Ciccio Magnano

MODA E CREATIVITA’

La cucina della Magna Grecia e oltre: un viaggio molecolare alla scoperta dei sapori mediterranei

Alessandra Privitera

La passione per la sto-ria, per la letteratu-ra e per la chimica.

Siete due persone eclet-tiche. Quando avete sco-perto il vostro amore per la cucina? Di chi è stata l’idea di scrivere un libro a quattro mani?Abbiamo scoperto l’amo-re per la cucina appena sposati, per uno stato di necessità. Dopo il matri-monio siamo subito partiti per gli Stati Uniti. L’im-patto con la cucina del Midwest americano degli anni ‘70 ci indusse a tenta-re di mangiare all’italiana in Oklahoma, partendo da un piccolo “tesoretto” che ci eravamo portati die-tro: un quaderno di “bella scrittura” (copertina nera e contorno delle pagine in rosso) con tutte le ricette di nonna Marianna rein-terpretate da mamma Ma-riuccia. La nostra casa si trasformò presto nel risto-rante preferito dai nostri amici americani.Già allora sapevamo che avremmo scritto un libro sulle nostre esperienze in cucina. Perche un pranzo è effimero, si esaurisce nello spazio di qualche ora e di-

venta rifiuto. Un libro è per sempre: se ha buone gambe può addirittura fare il giro del mondo. Abbiamo pen-sato al nostro per decenni ma lo abbiamo scritto in pochi mesi. Con la con-vinzione che a ciascuno di noi spetta il compito di tramandare ai posteri il patrimonio culturale delle generazioni che ci hanno preceduto. Ognuno nel suo piccolo e secondo il livello di sensibilità e conoscenza che si ritrova. La cucina rappresenta un tratto fondamentale della identità di un popolo, for-se più della stessa lingua. Nella nostra intensa espe-rienza americana abbiamo potuto sperimentare che la cucina degli italoame-ricani di seconda e terza generazione rappresenta al riguardo una vera e pro-pria prova: a parte qualche parola, nessuno è interes-sato a parlare o conoscere la lingua italiana mentre le ricette degli avi sono continuamente realizza-te e con grande emozione discusse e presentate con orgoglio come prova delle proprie radici etniche. Qual è il momento che dà più gratificazione agli appassionati di cucina? Quello della preparazione

perché gli altri apprezzi-no, quello della personale degustazione o quello di imbandire la tavola per se stessi? Perché?Armonia, calma, logica e la massima igiene tan-to basta per realizzare un buon piatto o per fare an-che di un uovo bollito un capolavoro. Se poi cucini per i figli o per gli amici questo ti dà godimento e appagamento.Si prova piacere a sceglie-re gli ingredienti, poi a trasformarli e infine ad abbinare le varie porta-te ai vini. Anche la stessa preparazione della tavo-la imbandita in maniera elegante e sobria, cornice necessaria a un grande pranzo, rappresenta un momento di piacere. Nel “mangiare insieme” tutti i sensi di cui è dotato l’esse-re umano giocano un ruo-lo importante.Le vostre origini vi legano alla provincia di Siracusa: qual è il vostro piatto pre-ferito – da cucinare – le-gato a questa terra? E da mangiare? Non c’è un piatto che fa piacere mangiare e/o cuci-nare sempre. È un po’ come se dovessimo scegliere un brano musicale preferito: non ne abbiamo uno per-ché tutti lo diventano in base allo stato d’animo con cui lo vivi. Possiamo dire, però, che ci piace prepara-re la caponata e che man-giamo spesso la parmigia-

na di pesce spada. Quale ingrediente non avete mai osato sperimen-tare nella vostra cucina? Quale vorreste provare? Abbiamo finalmente de-ciso di impiegare i fiori nella nostra cucina e lo scorso fine settimana ab-biamo sfornato il nostro primo risotto alle rose, ma la strada ci sembra ancora lunga prima di poter pro-porre qualcosa di accetta-bile per i pretenziosi palati dei nostri figli.Avete mai usato un piat-to per dare un messaggio (come si fa con i fiori, cioè)?Ogni volta che si sceglie un menù o un piatto lo si adatta alle persone che con te condivideranno il piacere di stare insieme a tavola. Nel trasformare gli ingredienti in una pietan-za, poi, si tiene sempre in mente la o le persone alle quali il piatto è destinato. Insomma proprio come fa il sarto anche il cuoco, quando può, realizza il piatto adattandolo ai com-mensali. Innumerevoli sono gli studi scientifici e i det-ti sapienziali che legano la cucina all’amore e alla passione: quanto contano gli equilibri molecolari in tutto questo?Sarebbe troppo lungo e forse un po’ noioso dilun-garsi sugli equilibri mo-lecolari che sottendono il rapporto tra cibi afrodisia-

ci e l’amore chimico-pas-sionale. Ma esistono! Sine Bacco et Cerere frigescit Venus: così scriveva nel 1926 Omero Rompini, au-tore de La cucina dell’A-more. Manuale culinario afrodisiaco per gli adulti dei due sessi, un libro su cibi e condimenti caratte-rizzati da peculiare atti-vità afrodisiaca. Ai tem-pi dei Cesari i banchetti, vere e proprie orge dello stomaco, finivano costan-temente in orge di altri

organi. Buon amico del-la tavola copiosamente e sapientemente imbandita fu Francesco I, il glorioso vinto di Pavia, la cui auda-cia amatoria, insofferen-te di limiti, si estrinsecò in innumerevoli episodi: a tutti noto quello di cui Victor Hugo fece tema al suo “Le roi s’amuse” e che ispirò al genio di Verdi le sublimi melodie del “Ri-goletto”. Come dar torto a tali fonti storiche, lettera-rie e musicali?

Coppia eclettica che riesce a esprimersi in mol-teplici campi, Concetta Burgio e Nello Mangiafico coltivano da sempre un grande amore per la cucina siciliana tradizionale che hanno riletto, con succes-so, attraverso le lenti, deformanti e affascinanti, della chimica e della storia. La cucina della Magna Grecia e oltre è il risultato della loro ricerca scientifica ma anche delle loro esperienze dirette nella cucina di casa e in quelle degli amici. Concetta Burgio e Nello Mangiafico, La cucina della Magna Grecia e oltre: in vendita solo su www.amazon.it

accenni naif. Si permette una sfrontata sicurezza nel giocare a rompere gli sche-mi degli accademici del ‘900 con la disinvoltura di un “grande” innovatore. Allora s’inventa una trasfigurazio-ne di forme e colori in grado di creare trasparenze irre-alizzabili. Assai riconduci-bile agli artisti tanto vicini all’arte mediterranea dello scorso secolo è possibile scorgere i richiami di un Guttuso, come di un Purifi-cato, di un Cantatore come

di un giocatore di forme alla de Andreis. Insomma, una giovane verve artistica su cui non dovrebbe asso-lutamente pesare la colpa di una provincia sonnac-chiosa e distante. Per que-sto ha scelto una via di fuga dall’isolamento culturale cui siamo costretti. La sua opera editoriale si trasforma in un veicolo prodigioso, un tele trasportatore Star Trek in grado di trasferire ogni nuova energia artistica latu sensu verso scenari a noi

preclusi. C’è bisogno ecco-me di queste leve di diffu-sione mediatica. Abbiamo una moltitudine di giovani siciliani che se privi di sup-porti logistici e culturali, possono assolutamente dire addio a qualsivoglia aspira-zione artistica. Allora dalla Civetta di Minerva, attento osservatore delle tendenze artistiche e culturali della nostra provincia, un since-ro benvenuto nel panorama regionale e quanto prima nazionale.

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CULTURA

MEMORIE STORICHE MELYBLENSI

Facebook dà il via a nuove iniziative culturali nel siracusanoAlessandra Privitera

Che facebook sia di-venuto ormai da di-versi anni il luogo

di incontro preferito per milioni di persone è ormai cosa risaputa. Tuttavia nel corso degli ultimi tempi questo social network viene utilizzato anche per molti altri scopi.Nel caso di Memorie Stori-che Melyblensi, Facebook è stata la scintilla da cui è partita un’interessantissima iniziativa culturale, prima solo virtuale, ben presto divenuta reale e concreta. A spiegarci come dalla vita virtuale MSM passerà a quella reale è Sebastiano Lanteri, presidente dell’as-sociazione, nonché ideatore e fondatore della pagina Fa-cebook “Memorie Storiche Melillesi”. Cosa significa “Melyblen-si” e come mai, a differenza della pagina facebook, que-sto termine ha sostituito il più comune “Melillesi”?Melyblense (-i) è il toponi-mo con cui i cultori di sto-ria patria locale solevano chiamare Melilli, ritenendo che nei dintorni dell’abitato fosse ubicata l’antica città sicula Ibla. “Meli” rimanda alla parola “miele”; infatti anticamente l’apicoltura era una delle attività più diffuse nel territorio melil-lese e in tutto il compren-sorio ibleo, cosa dimostrata dal fatto che ancora oggi

nel vicino paese di Sorti-no una delle risorse eco-nomiche principali deriva proprio dalla produzione del miele. “Iblensi”, invece, deriva dall’antica città si-cula di Ibla e fa riferimento ai suoi abitanti. Secondo la tradizione locale e il pare-re di molti studiosi sorgeva nei pressi dell’attuale terri-torio melillese.Da chi è formata e a chi si rivolge l’associazione MSM?È costituita da uomini e donne che mettono a dispo-sizione le loro conoscenze e competenze a favore degli abitanti del luogo e dei sici-liani, degli emigrati e degli stranieri; si rivolge a chiun-

que sia appassionato di cul-tura siciliana.Come si può accedere a MSM? Ci si potrà iscrivere come soci e/o sostenitori, in modo tale da seguire le nostre attività, ma soprat-tutto per collaborare con noi. Puntiamo a un dialogo costruttivo; siamo pronti a ricevere idee, suggerimenti e collaborazioni da quanti hanno voglia di far crescere culturalmente l’Associazio-ne. Le modalità di iscrizio-ne sono indicate nel nostro statuto e nei regolamenti che verranno molto presto pubblicati sia sulla pagina Facebook che sul nostro sito.

Quali sono gli obiettivi dell’associazione MSM?L’obiettivo principale è coinvolgere e far partecipa-re attivamente tutte le parti sociali, con un occhio par-ticolare rivolto ai giovani.Quali saranno le prime at-tività dell’Associazione?Sono già in cantiere diver-si progetti veramente in-teressanti sui quali stiamo lavorando, che speriamo possano riscontrare il con-senso e il supporto di molti soggetti pubblici e privati. Si cercherà di promuovere e sostenere ogni forma di attività e manifestazione culturale, soprattutto se legata al territorio ibleo e siciliano..

L’associazioneMSM è un’Associazione Culturale nata a Melilli da alcune settimane, a seguito del grande successo che la pagina Fa-cebook “Memorie Storiche Melillesi” ha riscosso e continua a riscuotere tuttora. La pagina, creata con l’intento di pro-muovere la cultura e le tradizioni melillesi, in breve tempo ha cominciato a contare sostenitori siciliani e, in larga par-te, anche stranieri. Nella foto è ritratto il Consiglio Diretti-vo. Per info: pagina Facebook “Memorie Storiche Melillesi” e www.memoriestorichemelyblensi.it

Il logo

Due superfici sinuose, triangolari: rappresentazione simbo-lica di due Sicilie sovrapposte. Quella verde dei rilievi Iblei; quella gialla delle spighe dorate. Tre cellette esagonali del favo a ricordare la laboriosità dell’ape che, in volo, soprin-tende al faticoso lavorio per la produzione del miele. È il logo di Memorie Storiche Melyblensi.

Il Consiglio Direttivo M.S.M.Il Consiglio Direttivo M.S.M.

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Anno V n.17 - 25 ottobre [email protected]

Visite,degustazioni,

musicae tanto altro

Lunedì 21 ottobre, Monica Lanaia, collaboratrice de La Civetta dall’ottobre del 2009, si è laureata in Giurisprudenza, corso di Laurea Magistrale,

riportando una votazione di 110 e lode. La tesi, in Diritto del lavoro nell’Unione Europea,

verteva sul Metodo aperto di coordinamento, procedura nuova e sperimentale adottata dalle istitu-zioni europee. La relatrice era la prof.ssa Anna Maria

Alaimo, la correlatrice la prof.ssa Veronica Papa. 

dalle 10,00 alle 13,00

Daniela Leggio in “Riti e Misteri ad Akrai” indaga sul complesso sacro di Palazzolo AcreideUna proposta concreta per una più matura fruizione dei nostri giacimenti culturali

Giambattista Totis

Venerdì 18 ottobre a Siracusa è stato pre-sentato ad un folto

e qualificato uditorio un la-voro di ricerca archeologica. L’opuscolo, realizzato dalla dottoressa Daniela Leggio, ricercatrice, archeologa e docente di lettere dell’Isti-tuto Paolo Orsi di Siracusa, si presenta in una veste di pregevole qualità tipogra-fica e tratta un approfondi-mento su “Riti e Misteri ad Akrai” interpretazioni del complesso sacro esistente nell’area a nord dell’Aphro-dision di Palazzolo Acreide. L’evento suscita interesse, sia per l’approfondimento della conoscenza di quell’area sia per il tentativo di offrire al visitatore uno strumento di agevole lettura del territorio. Il Comune di Palazzolo, in-fatti, potrebbe utilizzare la pubblicazione replicandola in opuscoletti a disposizio-ne dei visitatori e dei turisti. Analoga opera di valoriz-zazione potrebbero fare gli altri comuni della provin-cia, utilizzando la pluralità di pubblicazioni, degne di interesse e di rigore scienti-fico come quella presentata, che singoli o gruppi di stu-diosi/amatori hanno pro-dotto nei loro territori. La gestione dei siti e degli esiti degli scavi, come evidenzia il recente passato, purtroppo

tende perlopiù a rispondere ad esigenze di “mercato” o a porre l’accento su superflue autocelebrazioni piuttosto che curare lo sviluppo della conoscenza. Il lavoro della Dottoressa Leggio è pre-gevole: scandaglia con lin-guaggio semplice e chiaro il sito e consente, con il dovuto rigore scientifico, di dare a pietre e rovine un significa-to comprensibile e completo dell’area esaminata. Questo tipo di operazione è, oggi, più che mai necessaria per le future generazioni, anche a seguito del pesante ridi-mensionamento dello studio della “storia dell’arte” nelle Scuole Superiori, determina-to dalla cosiddetta “riforma Gelmini” il cui effetto sarà quello di impoverire ulte-riormente la già limitata pre-

disposizione dei giovani alla fruizione dell’ “arte” quale principale risorsa del nostro Paese. Se è vero, come è vero, quanto affermato dall’Asses-sore ai BB.CC. della regione Mariarita Sgarlata che i no-stri magazzini sono pieni di reperti ma mancano gli strumenti di divulgazione che rendano fruibili e godi-bili i risultati delle ricerche, il manuale presentato rap-presenta uno strumento uti-le e prezioso per rispondere a questa esigenza. La ricerca fine a se stessa o che rispon-da all’ansia, legittima, degli archeologi di ampliare la conoscenza del territorio, non è utile per far crescere il legame dei cittadini e dei visitatori con i nostri beni archeologici se non vengo-no messi a loro disposizione

i risultati di queste ricer-che attraverso manuali e strumenti di presentazione agevoli e semplici. Nell’in-tervento dell’Assessore si è detto che, finalmente, nella

programmazione della spe-sa dei fondi europei, del prossimo sessennio, sarà dato particolare spazio alla valorizzazione del patrimo-nio esistente e quindi alla

sua divulgazione e fruizio-ne, coinvolgendo anche le comunità locali e le asso-ciazioni presenti nel territo-rio; sarà, quindi, aperto alla comunità degli studiosi e dei ricercatori il patrimonio giacente nei magazzini delle soprintendenze, consenten-do l’accesso ai materiali per agevolare una conoscenza più ampia dell’esistente.Il Patrimonio sarà “libera-to” da una sorta di gestio-ne riservata e privatistica a cui è stato soggetto finora, avvalendosi di una prassi assolutamente restrittiva e esclusivista. L’evento, dun-que, ha offerto un’occasione per riflettere ed un esempio operativo su come si possa meglio sviluppare la politica dell’accoglienza dei turisti e della promozione delle risor-se culturali.