VCUN6

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Verdi news Civici Numero 6 UMBRIA Donne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia Oliviero Dottorini informa Marco Fiorucci 2 11 Comunità montane 12 Cooperazione 13 Altrocioccolato 14 Open Source a Palazzo 14 La torre in Parlamento 15 Ecomostro a Spoleto Dialogo a sinistra 3 Autocostruzione 4 Rifiuti e riciclaggio 5 Acqua bene comune 6 Unesco in Umbria 7 Carbone e biomasse 8-9 10 Caccia trasversale Più che il caldo soffocante, più che le vicissitudini di un governo che procede tra grandi atti riformatori ed enormi difficoltà, ciò che colpisce in questa estate così torrida è la notizia ripetuta e stanca che ci parla, come se non dicesse nulla, dei barconi dei clandestini che si affidano al mare per trovare un filo che unisca le loro aspirazioni di uomini e un destino che non restituisce che naufragi, fogli di via, indifferenza. Penso che a ognuno di noi capiti ogni tanto di cercare, nel- la massa informe e scura delle persone che si accalcano in qualche carretta del mare, il volto di un ragazzo per penetra- re e tentare di decifrare la qualità del suo sogno o della sua disperazione. Isolare quel volto e confrontare la sua con- dizione di adolescente migrante con la nostra o con quella dei nostri figli. Cercare di capire i recinti che senza neppure accorgerci ognuno di noi ha innalzato, le regole (giuste) che ci riparano dai sensi di colpa e ci danno l’illusione che esista un ordine possibile, l’esercizio poco più che re- torico che tenta di aggiustare e aggirare la bizzarria di destini così diversi ed impari. Io penso che dovremmo partire da qui per capire cosa è avvenuto a noi, alle nostre convinzioni, alla nostra indignazione in questi anni di emancipazione economi- ca, di benessere sofferto e tutto sommato garantito. In una famosa lettera a un sindacalista di nome Pi- petta don Lorenzo Milani, che pure aveva condiviso la sua lotta per i diritti e contro le ingiustizie, scrisse: “Il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene, quel giorno ti tradirò”. Ho come la sensazione che quel giorno sia arrivato: i tanti Pipetta di questo nostro paese, di questo nostro Occidente, i nostri genitori e noi abbiamo sfondato la nostra condizione di povertà, di discriminazione e oggi abitiamo nella casa di proprietà, abbiamo l’automobile e proviamo un certo disagio a doverci misurare di continuo con quella parte di mondo, la più grande, che è fuori dal cancello e reclama un posto nella “reggia del ricco”, nella nostra casa. La politica, il sindacato, il mondo della cultura, le istitu- zioni ecclesiastiche paiono aver perso le parole per descri- vere e la speranza per denunciare ciò che ci sta avvenendo. Tutti noi, a essere onesti, abbiamo trovato un luogo in cui le contraddizioni e le doppie misure si risolvono o fanno meno male. Per questo forse occorre imparare a prendere più sul serio chi tenta di rimboccarsi le maniche e, attraverso la coope- razione internazionale, attraverso il commercio equo e so- lidale, attraverso la messa in discussione degli organismi internazionali e delle politiche nazionali, non si rassegna a vedere calpestata la propria e l’altrui umanità. Capire che non siamo fatti solo di carne, bisogni da soddi- sfare e vuoti da riempire, ma anche di relazione e che forse c’è un pezzo di noi, della nostra umanità profonda che si spegne ogni volta che viene recuperato il corpo senza più vita e senza più nome di un ragazzo o di un uomo nelle rotte della fortuna. Se si spegne l’umanità Oliviero Dottorini E45: vittoria verde (e civica) La E45 autostrada non si farà. E’ stata l’Anas stessa a ritirare il progetto dopo aver capito che le integrazioni presentate a seguito delle osservazioni di Verdi, ambientalisti e comitati non risolvevano le numerose contestazioni della commissione per la Valutazione dell’impatto ambientale. Quindi avevamo ragione noi. Verdi, ambientalisti, realtà civi- che e quanti ci hanno sostenuto anche nei momenti difficili adesso possono festeggiare. Quando un anno e mezzo fa aveva- mo tentato, sulla scorta di dati e realismo politico, di impedire quella che sarebbe stata una ferita insanabile per l’economia e l’ambiente dell’Umbria, ci eravamo trovati soli in Consiglio regionale. Destra e sinistra, unite dal sogno berlusconiano di uno sviluppo basato su catrame e cemento, avevano bollato le posizioni di Verdi e civici come velleitarie e utopistiche. Oggi incassiamo un grande risultato che ci ripaga dell’impe- gno, del coraggio e della solitudine con cui abbiamo portato avanti questa battaglia di civiltà e di buon senso, assieme ad as- sociazioni, comitati e qualche amministrazione lungimirante. Da forza responsabile, quale siamo, lavoreremo ora per l’ade- guamento e la manutenzione di un’arteria che assomiglia sempre più a una mulattiera, facendo attenzione però a non dimenticare le opere incompiute e la necessità di una mobilità sostenibile ed efficiente. Verdi Civici Umbria News - periodico del gruppo consiliare Verdi per i valori - Supplemento al numero 128 di Notizie Verdi Agenzia quotidiana di informazione dei Verdi italiani. Sped. ab. post. dl 353/2003 (conv. in l. 27-02-2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB-ROMA

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Acqua bene comune 6 Oliviero Dottorini 12 Cooperazione Carbone e biomasse 8-9 11 Comunità montane 15 Ecomostro a Spoleto 14 Open Source a Palazzo Unesco in Umbria 7 Autocostruzione 4 10 Caccia trasversale Marco Fiorucci 2 14 La torre in Parlamento 13 Altrocioccolato Dialogo a sinistra 3 Rifiuti e riciclaggio 5

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Verdi newsCiviciNumero 6

UMBRIADonne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia

O l i v i e r o D o t t o r i n i i n f o r m a

Marco Fiorucci 2

11 Comunità montane

12 Cooperazione

13 Altrocioccolato

14 Open Source a Palazzo

14 La torre in Parlamento

15 Ecomostro a Spoleto

Dialogo a sinistra 3

Autocostruzione 4

Rifiuti e riciclaggio 5

Acqua bene comune 6

Unesco in Umbria 7

Carbone e biomasse 8-9

10 Caccia trasversale

Più che il caldo soffocante, più che le vicissitudini di un governo che procede tra grandi atti riformatori ed enormi difficoltà, ciò che colpisce in questa estate così torrida è la notizia ripetuta e stanca che ci parla, come se non dicesse nulla, dei barconi dei clandestini che si affidano al mare per trovare un filo che unisca le loro aspirazioni di uomini e un destino che non restituisce che naufragi, fogli di via, indifferenza.Penso che a ognuno di noi capiti ogni tanto di cercare, nel-la massa informe e scura delle persone che si accalcano in qualche carretta del mare, il volto di un ragazzo per penetra-re e tentare di decifrare la qualità del suo sogno o della sua disperazione. Isolare quel volto e confrontare la sua con-dizione di adolescente migrante con la nostra o con quella dei nostri figli. Cercare di capire i recinti che senza neppure accorgerci ognuno di noi ha innalzato, le regole (giuste) che ci riparano dai sensi di colpa e ci danno l’illusione che esista un ordine possibile, l’esercizio poco più che re-torico che tenta di aggiustare e aggirare la bizzarria di destini così diversi ed impari.Io penso che dovremmo partire da qui per capire cosa è avvenuto a noi, alle nostre convinzioni, alla nostra indignazione in questi anni di emancipazione economi-ca, di benessere sofferto e tutto sommato garantito. In una famosa lettera a un sindacalista di nome Pi-petta don Lorenzo Milani, che pure aveva condiviso la sua lotta per i diritti e contro le ingiustizie, scrisse: “Il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene, quel giorno ti tradirò”. Ho come la sensazione che quel giorno sia arrivato: i tanti Pipetta di questo nostro paese, di questo nostro Occidente, i nostri genitori e noi abbiamo sfondato la nostra condizione di povertà, di discriminazione e oggi abitiamo nella casa di proprietà, abbiamo l’automobile e proviamo un certo disagio a doverci misurare di continuo con quella parte di mondo, la più grande, che è fuori dal cancello e reclama un posto nella “reggia del ricco”, nella nostra casa. La politica, il sindacato, il mondo della cultura, le istitu-zioni ecclesiastiche paiono aver perso le parole per descri-vere e la speranza per denunciare ciò che ci sta avvenendo. Tutti noi, a essere onesti, abbiamo trovato un luogo in cui le contraddizioni e le doppie misure si risolvono o fanno meno male. Per questo forse occorre imparare a prendere più sul serio chi tenta di rimboccarsi le maniche e, attraverso la coope-razione internazionale, attraverso il commercio equo e so-lidale, attraverso la messa in discussione degli organismi internazionali e delle politiche nazionali, non si rassegna a vedere calpestata la propria e l’altrui umanità. Capire che non siamo fatti solo di carne, bisogni da soddi-sfare e vuoti da riempire, ma anche di relazione e che forse c’è un pezzo di noi, della nostra umanità profonda che si spegne ogni volta che viene recuperato il corpo senza più vita e senza più nome di un ragazzo o di un uomo nelle rotte della fortuna.

Se si spegne l’umanitàOliviero Dottorini

E45: vittoria verde (e civica)

La E45 autostrada non si farà. E’ stata l’Anas stessa a ritirare il progetto dopo aver capito che le integrazioni presentate a seguito delle osservazioni di Verdi, ambientalisti e comitati non risolvevano le numerose contestazioni della commissione per la Valutazione dell’impatto ambientale.Quindi avevamo ragione noi. Verdi, ambientalisti, realtà civi-che e quanti ci hanno sostenuto anche nei momenti difficili adesso possono festeggiare. Quando un anno e mezzo fa aveva-mo tentato, sulla scorta di dati e realismo politico, di impedire quella che sarebbe stata una ferita insanabile per l’economia e l’ambiente dell’Umbria, ci eravamo trovati soli in Consiglio regionale. Destra e sinistra, unite dal sogno berlusconiano di uno sviluppo basato su catrame e cemento, avevano bollato le posizioni di Verdi e civici come velleitarie e utopistiche.Oggi incassiamo un grande risultato che ci ripaga dell’impe-gno, del coraggio e della solitudine con cui abbiamo portato avanti questa battaglia di civiltà e di buon senso, assieme ad as-sociazioni, comitati e qualche amministrazione lungimirante.Da forza responsabile, quale siamo, lavoreremo ora per l’ade-guamento e la manutenzione di un’arteria che assomiglia sempre più a una mulattiera, facendo attenzione però a non dimenticare le opere incompiute e la necessità di una mobilità sostenibile ed efficiente.

Verdi Civici Umbria News - periodico del gruppo consiliare Verdi per i valori - Supplemento al numero 128 di Notizie Verdi Agenzia quotidiana di informazione dei Verdi italiani. Sped. ab. post. dl 353/2003 (conv. in l. 27-02-2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB-ROMA

2 - Verdi Civici UMBRIA news

sito web: http://www.dottorini.org - [email protected]

Lo “Scambivendolo” per la Valle del NicconeLo “scambivendolo”, è un’iniziativa di mercatino itinerante dove si può ricorrere alla forma del baratto, liberandosi (qualche volta) dall’impellenza della moneta: è nato a Lisciano Niccone nel contesto della “Rete 1+1=3” (la sede è nell’edificio comunale che ospitava la scuola).E’ uno dei segnali che arrivano dalla Valle del Niccone, cerniera tra Umbria e To-scana, dove negli ultimi due decenni si è registrata una forma particolare di immi-grazione: protagoniste alcune centinaia di persone provenienti dall’Europa setten-trionale che hanno recuperato poderi e casali. Una parte di loro ha pensato bene di formare un’associazione (1+1=3, appunto) per mettere insieme le esperienze indi-viduali e l’aspirazione alla pace, l’ambiente, la convivenza multiculturale, la ricerca spirituale. L’associazione opera in tre altri comuni: Umbertide, Città di Castello e Cortona, la frazione di Mercatale è a 300 metri dal centro di Lisciano e aiuta a guardare questo territorio come un insieme “sospeso” tra le due regioni.1+1=3 promuove anche un gruppo di acquisto solidale, organizza conferenze pub-bliche, ospita iniziative di ricerca spirituale e culturale (come anche corsi di taj ji, yoga, psicosintesi educativa).Tra gli obiettivi a breve scadenza: la formazione di una biblioteca multilingue, l’at-tivazione di un punto “informagiovani”, la piantumazione di un frutteto di varietà autoctone, un cineforum, un ecomuseo con mostra permenente sulle attività presenti in valle, un sentiero ciclabile lungo il fiume.Info: [email protected] - www.lareteinrete.net

Il laboratorio sperimentale di scienzeConsiglio vivamente una semplice visita al Laboratorio sperimentale di scienze che opera a Foligno. Lo consiglio soprattutto a tutte le persone che stanno cercando di dare un senso alla loro attività di insegnanti. Terso suggerimento: prenotarsi per tempo: nell’anno scolastico il Laboratorio è stato visitato da 1932 scolaresche, vale a dire quasi 50mila personeCosteggiato sul lato nord da un orto botanico di circa 700 metri quadrati, il Labora-torio, nella sua forma attuale, è frutto dell’impegno dell’attuale direttore, Pierluigi Mingarelli. Nominato nel 1998 ha rivitalizzato una struttura nata all’inizio dei ’60 come sede per l’aggiornamento degli aiutanti tecnici presso i gabinetti scientifici dei Licei Classici e degli Istituti Magistrali. Dopo una fase di lento decadimento ha raggiunto l’attuale livello di eccellenza nella fase post-terremoto.I laboratori: chimica (36 postazioni), biologia (30 post.), fisica generale (30), mate-matica e informatica (20), planetario (40); e ancora attrezzature per: ottica, acustica, geografa, geologia.Il Laboratorio di Foligno è referente nazionale per vari progetti di divulgazione scientifica (Eureka, progetto europeo Pollen/Cifre) ed ospita insegnanti di tutte le regioni italiane per corsi di aggiornamento.Info: www.labscienze. org – 0742.342598

Itinerari possibili proposti da Andrea Chioini

In questi giorni roventi, dove tutto av-vampa, mi aumenta il senso di disfa-cimento provocato da follie, da scelte senza senso: mi guardo attorno e ho l’impressione che poche cose corra-no tranquille per un verso giusto e condiviso, particolarmente quelle che riguardano la comunità, la cosiddet-ta società. Spesso mi domando da “uomo della strada”, perché chi può e dovrebbe fare non fa, non vede i bi-sogni ed anziché dare risposte accessi-bili, pone problemi e cavilli senza fine, complicando la già faticosa strada della vita. La politica, quel formidabi-le strumento di civiltà, mi appare oggi come la quintessenza del fallimento, il paradigma di ciò che mal funziona e che riduce uomini, risorse ed energie nel cancro che si alimenta di se stesso ed è pure fine di se stesso. Smarriti i sogni di grandi racconti, mi chiedo cosa rimanga di essi. A tal

domanda l’unica risposta che ancora riesco a darmi è che l’alternativa al continuare a credere che l’impegno valga ancora a qualcosa, è la fuga, è il senso comune, è il qualunquistico borbottio lamentevole. Certo, occorre uno stomaco da gigante e una rigo-rosa determinazione etica per restar desti e non lasciarsi travolgere ogni giorno dalla Realtà, ma al contrario orientarla e tentare di guidarla.Spessissimo penso agli amici che nel Palazzo cercano di fare ciò con umiltà, ma con i piedi e l’anima ben piantati per terra, e non posso che pensarli con un senso di enorme gratitudine poiché tentano titanicamente di far marciare le cose per il verso giusto e si spendo-no affinché, come a me piace pensare, un po’ di Svezia si realizzi anche qui, nel caos soffocante nostrano.

* Insegnante

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Telefono 075.5763002Fax 075.5763395Sms 338.6980911Web www.dottorini.org www.verdicivici.itEmail [email protected]

E’ on-line il sito web dedicato alle energie

rinnovabili e al progetto “Altotevere sostenibile”

www.altoteveresostenibile.it

I piedi e l’anima piantati a terradi Marco Fiorucci*

Verdi Civici Umbria news

Questo giornale è realizzato a cura del gruppo consiliare Verdi per i valori alla Regione Umbria.“Notizie Verdi” Reg. tribunale Roma n.34 del 7-2-2005 Direttore: Enrico FontanaRedazione e impaginazione: Nico ScarscelliHa collaborato: Mario Scarscelli.E’ stampato su carta riciclata presso il centro stampa del Consiglio regionale,Palazzo Cesaroni.Chiuso il 28 luglio 2007.

Monti Sibillini. Un Parco aperto ad associazioni e cittadini

Marcaccio Presidente dei Sibillini“Ascolterò i sentimenti del territorio per capire i diversi punti di vista e lavorare per dare alla Comunità del parco un ruolo primario e centrale”. Ha esordito così il nuovo presidente del parco dei Monti Si-billini, Massimo Marcaccio, durante la ce-rimonia del passaggio delle consegne tra il Commissario straordinario del Parco, il senatore Sauro Turroni e il nuovo Presi-dente.Marcaccio ha iniziato formalmente il suo incarico di fronte ai membri della Comuni-tà del Parco, composta dai presidenti delle regioni Umbria e Marche, i presidente del-la province di Ascoli, Macerata e Perugia e i Sindaci dei comuni del Parco.“Non ho alcun interesse ad occupare fisi-camente questa poltrona - ha detto Mar-caccio nel suo discorso d’insediamento -, quello che voglio è lavorare alla creazione di un sistema che non si esaurisce certo con le istituzioni ma comprende anche le associazioni e i cittadini”. “Insieme potremo far sì che il Parco Na-zionale dei Monti Sibillini diventi un attore propositivo delle dinamiche politiche e so-ciali del territorio”.

Itinerari possibili

Verdi Civici UMBRIA news - 3

sito web: http://www.dottorini.org - [email protected]

Gruppo consiliare “Verdi per i valori” piazza Italia 2, 06121 Perugia Tel: 075.5763002 - 075.5763236Fax: 075.5763395 Assistenti:Luigi Rambotti, Nico Scarscelliemail: [email protected]

Oliviero Dottorini, Capogruppo Verdi Presidente prima commissione Tel: 075.5729939 - Fax: 075.5763395 Cell: 338.6980911 email:[email protected]

Prima commissione consiliareTel: 075.5763381 - [email protected]

Federazione dei Verdi dell’Umbria via Ciatti 15, 06124 PerugiaPresidenteMaria Giovanna FiorelliCell: 335.8016912 Tel: 075.5729855 - Fax: 075.5729855 email: [email protected]

Verdi di PerugiaResponsabile provvisorioLuigi RambottiTel: 338.6738622

Verdi e civici di Città di CastelloPresidente Mario ScarscelliTel: 347.2556476email: [email protected]

Verdi di Folignovia Damiano Chiesa, 2 06034 Foligno Responsabile Sofia PerrucciTel: 347.5713365email: [email protected]

Verdi di GubbioResponsabile Ubaldo Scavizzi Tel: 328.8255412

Verdi della ValnerinaResponsabile Oscar MattioliTel: 349.2693033

Verdi del Lago TrasimenoResponsabile Emanuele Gatticchi Tel: 347.3776919

Verdi di AmeliaResponsabile Sara Carità MorelliTel: 333.6998468email: [email protected]

Verdi Civici:Istruzioni per l’uso

Dialogo a sinistra: “Per noi prioritaria la Costituente ecologista”

Verdi: Sì al dialogo, no a liste comuniPrimi temi da discutere: legge elettorale, cambiamenti climatici e conversione ecologica

Sì al dialogo a sinistra, ma senza forzature, senza fu-ghe in avanti. E soprattutto avendo ben presenti i temi e la qualità dell’azione po-litica. E’ questo il senso del comunicato congiunto diramato dalla Presidente regionale dei Verdi Gio-vanna Fiorelli e dal capo-gruppo dei Verdi e civici Oliviero Dottorini, anche per dissipare ogni ipotesi di accorpamenti partitici.“I Verdi dell’Umbria – scri-vono Dottorini e Fiorelli - nel percorso che li con-durrà alla Costituente eco-logista, confermano l’in-terlocuzione e la ricerca di percorsi comuni con altre forze della sinistra sui temi della conversione ecologi-ca dell’economia e della società, a partire dalla lotta ai cambiamenti climatici. Rimane aperta quindi la prospettiva di un’alleanza arcobaleno, plurale e rifor-matrice, con dieci riforme prioritarie da perseguire a livello nazionale e locale: la tutela dei beni pubblici, a partire dall’acqua, l’ener-gia, i trasporti, i rifiuti (con ‘opzione zero’ attraverso il ricorso al riciclo totale), il reddito minimo di cittadi-nanza, la riconversione del

settore bellico e l’utilizzo civile delle Forze armate, l’edilizia, un potenziamen-to della normativa sulla confisca dei beni alla cri-minalità organizzata e il pieno riconoscimento dei diritti civili”.Secondo i Verdi “i patti di con-sul tazione, così come e v e n t u a l i occas ioni di incon-tro pro-grammatico r e g i o n a l e , dovranno av-venire quindi su tematiche con-crete e sulla base di reali intenzioni di confronto, a iniziare dal tema della riforma della legge eletto-rale regionale. Per quanto riguarda le modalità del di-battito in merito alla pos-sibile alleanza arcobaleno, i Verdi dell’Umbria consi-derano fuori da ogni ipote-si la possibilità di dare vita a liste comuni con altre forze politiche, tanto meno a partire dalle elezioni del 2008”.L’impegno del Sole che ride è invece concentrato sul “rafforzamento della

Costituente ecologista che avrà il suo battesimo pro-prio nell’autunno del pros-simo anno per affermare il profilo riformatore dei Verdi e arginare la deriva moderata del Partito de-

mocratico”. Il tutto in stretto

rapporto con la Federazio-ne nazionale dei Verdi e con le scelte re-centemente confermate

dal Consi-glio federale

nazionale che ha approvato all’una-

nimità la mozione relativa alla Costituente ecologi-sta che sarà composta per metà da delegati dell’ul-timo congresso dei Ver-di svoltosi a Fiuggi e per metà da rappresentanti di associazioni, professioni, imprese, movimenti che sottoscriveranno il ‘Patto per il clima’, l’appello già firmato, oltre che dal pre-sidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, da Alber-to Asor Rosa, Carlo Rub-bia, Gianfranco Amendola, Stefano Rodotà e numero-se altre personalità.

Terminata la campagna di tesse-ramento dei Verdi, è il momento dei bilanci. Dai primi dati emer-ge un dato confortante: aumen-tano gli iscritti in Umbria, anche nella ramificazione territoriale.L’incremento principale riguar-da la città di Perugia, dove entro l’anno dovrà essere convocata l’assemblea per rinnovare le cariche, mentre si confermano realtà importanti come quella dell’Altotevere, del Folignate, del Trasimeno, dell’Eugubino e dell’Amerino. Da registrare la volontà da parte del gruppo di San Giustino, comune più a Nord della regione, di costituire l’associazione locale. France-sco Massimilla e Matteo Rossi hanno già dato la disponibilità a

costituire la piccola organizza-zione che si aggiungerà alla già significativa realtà tifernate. Impor tante inoltre la pre-senza di Ter-ni, non anco-ra sufficiente tuttavia a co-stituire l’as-s o c i a z i o n e territoriale, e di Gualdo Cattaneo che potrà invece pensare di dare forza alla battaglia per la ricon-versione del-la centrale

a carbone anche attraverso una presenza radicata territoriale del Sole che ride.

Tesseramento 2007

Si radica la presenza del Sole che ride

Dialogo a sinistra

4 - Verdi Civici UMBRIA news

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L’abitazione di proprietà per moltissime famiglie rimane un sogno irraggiungibile. Gran parte dei cittadini sono chiamati a grandi sacrifici e a un indebitamento lega-to a mutui ventennali o, addirittura, tren-tennali per coronare questo sogno. D’altra parte è una realtà il fatto che dal 2000 ad oggi, nella nostra regione come nel resto d’Italia, abbiamo assistito al raddoppio dei prezzi d’acquisto o d’affitto per le abi-tazioni, rendendo sempre più indebitate le famiglie e costringendole a canoni che erodono gran parte degli stipendi. Per questo è necessario offrire un’oppor-tunità concreta, soprattutto ai giovani, per il diritto ad una abitazione a costi contenu-ti. Nasce da questa esigenza la proposta di legge che i Verdi e civici hanno presentato a palazzo Cesaroni per favorire l’autoco-struzione e l’autorecupero a fini abitativi. Alla conferenza stampa di presentazione accanto al capogruppo Oliviero Dottori-ni erano presenti il presidente dei Verdi e civici dell’Altotevere Mario Scarscelli, l’architetto Marco Rubini, vice presiden-te dell’Ordine provinciale degli architetti (intervenuto a titolo personale) e Ulderico Sbarra, segretario territoriale della Cisl Umbria.La proposta consente a chi decida di re-cuperare una vecchia abitazione o di co-struirne una nuova con le proprie mani di effettuare risparmi notevolissimi. Con il “fai da te” infatti è possibile abbattere i costi di realizzazione fino al 70 per cento. In questo modo il prezzo di un’abitazione di 100 metri, chiavi in mano, non supera i 65-70mila euro. Un’autentica opportunità per chi deve fare i conti con speculazioni edilizie che hanno raggiunto livelli ormai insostenibili.“In Umbria infatti – ha spiegato Dottorini – circa l’80 per cento della famiglie è pro-prietario di una abitazione, ma questo dato non ci dice delle fatiche e dei sacrifici, del livello di indebitamento, dei prezzi sem-pre più proibitivi che occorre sostenere”. Un dato eclatante è quello degli sfratti:

dall’84 al ’99 il 70 per cento avveniva per fine locazione e il 20 per cento per morosità, dal 2000 al 2004 il rapporto si è esattamente inver-tito, a testimoniare una difficoltà crescente delle famiglie di far fronte a canoni esageratamente alti.La proposta di legge del Sole che ride prevede che i Comuni indivi-duino nel loro Piano regolatore aree ‘Peep’ (edilizia popolare) dove venga prevista la possibi-lità di autocostruzione. In questo caso, sotto la direzione dei lavori da parte di figure professionali esperte, potranno essere gli stessi proprietari, asso-ciati in un’apposita cooperativa, a portare avanti i lavori di costruzione dell’edificio. Dovranno essere rispettate le tipologie di architettura del luogo, l’uso di criteri di costruzione ecocompatibili e di risparmio energetico. Per la concessione dei terreni, l’ente pubblico sarà chiamato ad indire un regolare bando a cui potranno accedere le cooperative composte dai soci beneficiari della stessa struttura abitativa. Oltre a non essere proprietari di altre abitazioni, costo-ro dovranno essere residenti nel territorio in cui avverrà la costruzione dell’edificio o comunque dovranno dare la garanzia di abitarlo entro un anno. Inoltre dovranno possedere la cittadinanza italiana, europea oppure un regolare permesso di soggiorno per quanto riguarda gli extracomunitari e garantire che almeno il 60 per cento dei lavori verrà eseguito dagli stessi compo-nenti della cooperativa.Il reddito annuo previsto per potere ac-cedere a questa forma di agevolazione è compreso tra i 18mila e i 30mila euro (ma è possibile che questi parametri vengano rivisti).

Stessa cosa vale per l’autorecupero. In questo caso l’ente pubblico mette a dispo-sizione strutture esistenti, non utilizzate o fatiscenti, cedendole a prezzo agevolato, azzerando l’affitto oppure intervenendo per agevolare la ristrutturazione di edifici di altra proprietà. Sia per l’autocostruzio-ne che per l’autorecupero sono previste facilitazioni per l’accesso al credito, age-volazioni riguardo agli oneri di costruzio-ne e una fiscalità premiante in base alla rispondenza degli edifici ai criteri di effi-cienza e risparmio energetico.Questa modalità di realizzazione favorirà la collaborazione tra famiglie e gruppi socia-li nell’acquisizione delle abitazioni invece di metterli in concorrenza e competizione. Positiva la reazione di Marco Rubini che ha sottolineato come “la proposta inseri-sce criteri innovativi che tengono conto della bioarchitettura e della sostenibilità degli interventi prevedendo sconti sugli oneri di costruzione per agevolare il ri-sparmio e l’efficienza energetica”. Un aspetto va curato: “Che ad essere agevo-lati siano i semplici cittadini che decidono di mettersi insieme e non solo le grandi cooperative”.Che in Umbria l’edilizia sia ormai “fuori controllo” e occorra “invertire uno svilup-po che punta solo sulle grandi opere” è stato spiegato da Ulderico Sbarra, segreta-rio della Cisl di Perugia, il quale ha volu-to rimarcare l’impatto sociale che questa legge avrebbe sul mercato immobiliare che oggi specula sui prezzi degli immo-bili e degli affitti.Per Mario Scarscelli è importante che il disagio abitativo trovi risposte concrete e non solo parole: “Si fa tanto parlare di famiglia, di impossibilità di progettare il proprio futuro, ma raramente si va oltre la contrapposizione ideologica. Se questo provvedimento verrà approvato, veramen-te potremo dire di aver dato una risposta a quei giovani che sono disposti a imma-ginare strade nuove per la realizzazione di un sogno che oggi non è alla portata di tutti”.

Autocostruzione e autorecupero: proposta di legge regionale presentata dai Verdi e civici

Ecco la casa “fai da te”Le norme consentiranno ai cittadini di realizzare da soli la propria abitazione. Con l’uso di tecnologie eco-compatibili e risparmiando fino al 70 per cento

In Umbria l’autocostru-zione già viene speri-mentata in provincia di Perugia e in quella di Terni. Quattordici soci si sono riuniti nella co-operativa Arna Insieme che ha già inaugurato il 23 giugno scorso al-trettante unità abitative in località Ripa, mentre la cooperativa Casa Tua sta realizzando 13 ap-partamenti a Marsciano

e la cooperativa Tutti per Uno è in procinto di avviare la costruzione di 46 unità abitative. A Ter-ni, in località Gabelletta è già aperto il cantiere della cooperativa 48 Mani per la realizzazio-ne di 24 appartamenti.Fondamentale per l’au-tocostruzione è il rap-porto con le pubbliche amministrazioni, con gli istituti di credito e con

l’opinione pubblica.Autocostruire e auto-recuperare significa anche stimolare buone relazioni tra chi costrui-sce e la comunità locale, contribuire a mantenere all’interno del cantiere rapporti di convivenza interetinca e di coesione sociale, formare gli au-tocostruttori al lavoro di squadra, acquisire una professione.

Anche in Umbria i primi progetti già avviati

Costruire il proprio futuro

Autocostruzione

Un momento della conferenza stampa. Da sinistra: Ulderico Sbarra, Marco Rubini,Oliviero Dottorini e Mario Scarscelli

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La raccolta differenziata in Umbria non decolla? I comuni preferiscono riempire le discariche, magari in attesa di un inceneri-tore? Nessuna paura, tanto vale predispor-re un provvedimento che eviti sanzioni e metta sullo stesso piano comuni virtuosi e amministrazioni retrograde. La cosa è un po’ più complessa di come non appaia, ma il provvedimento regio-nale che ha annullato le sanzioni per quei comuni che non hanno raggiunto il 35 per cento di raccolta differenziata ha avuto il sapore di una sanatoria in grado di com-promettere ogni prospettiva di corretta ge-stione dei rifiuti nella nostra regione. Tutto ha origine da un dato del tutto insod-disfacente. In Umbria solo 12 comuni su 92 sono stati in grado di raggiungere gli obiettivi stabiliti da una legge statale del 1997 (decreto Ronchi) integrata e recepita all’interno del Piano regionale per la ge-stione dei rifiuti che prevedeva di arrivare al 35 per cento di raccolta differenziata nel 2005. Per questo l’atto proposto dal governo re-gionale aveva il sapore e le caratteristiche di una vera e propria “sanatoria” per tutti quegli Ato ed enti locali che nella gestione del sistema integrato dei rifiuti non hanno raggiunto la quota minima di raccolta dif-ferenziata. “Per molti enti locali si tratta delle solite furbizie – ha commentato Oliviero Dotto-rini - che denotano una scarsa sensibilità e che non fanno che danneggiare i citta-dini, l’ambiente e il territorio. Di questo passo riempiremo tutte le discariche in pochi anni facendo felici solo le aziende di gestione dei rifiuti che potranno chie-dere a gran voce nuovi inceneritori. Ep-pure rimaniamo convinti del fatto che le politiche di indirizzo non possono essere lasciate alle aziende, ma sono una prero-gativa di chi è stato chiamato a governare dai cittadini”.Sono questi i motivi che hanno indotto il gruppo dei Verdi e civici, unico gruppo tra le forze di maggioranza, a non votare la mini-sanatoria che consente ai comuni che non hanno raggiunto gli obiettivi sta-biliti di evitare le sanzioni previste dalla legge. D’altra parte sul tema dei rifiuti è in gioco la credibilità delle istituzioni nel dimostrare di saper governare i processi di cambiamento ed innovazione. “Per noi Verdi e civici – ha ribadito Dot-torini - l’unica strada seria è perseguire l’opzione “rifiuti zero” che è possibile programmare con una corretta gestione integrata dei rifiuti. Quindi raccolta dif-ferenziata “porta a porta”, passaggio da tassa a tariffa in base al principio “chi meno inquina meno paga”, creazione di un gruppo di lavoro tecnico che sappia indicarci, anche attraverso le nuove tec-nologie disponibili, il modo in cui una regione come l’Umbria può raggiungere nel giro di tre anni un livello decoroso

di raccolta differenziata, non inferiore al 60 per cento. I condoni e le sanatorie, da qualsiasi livello istituzionale provengano, sono utili solo ai furbi, creano disparità e favoriscono in maniera scorretta i comuni meno virtuosi”.Tutti gli interventi devono partire dalla necessità di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti, sostenendo tutte quelle attività che prevedono il riuso e il riciclo dei ma-teriali. “Per fare questo occorre coraggio e avere idee chiare – aggiunge Dottori-ni -. Ma, come si può vedere dai dati, ci sono alcuni Ato dei rifiuti che non hanno avuto un solo comune in grado di centrare l’obiettivo del 35 per cento di raccolta dif-ferenziata. Il tutto nonostante i consistenti fondi erogati dalla Regione”.La dura posizione del gruppo dei Verdi e civici non ha impedito tuttavia a Dotto-rini di prendere atto delle rassicurazioni date dall’assessore all’Ambiente Lam-berto Bottini che ha assicurato che non esiste alcuna volontà da parte del governo regionale di depotenziare la raccolta dif-ferenziata: “Anzi – ha dichiarato Bottini -, confermiamo di voler portare la nostra regione al 60-65 per cento di raccolta dif-ferenziata entro il 2010”.Un impegno importante e gravoso che esclude per il futuro ulteriori atti come quello appena approvato.

Rifiuti. Passa in Consiglio la norma che salva i Comuni meno virtuosi

Quando riciclare non convieneIn Umbria solo 12 comuni su 92 raggiungono l’obiettivo del 35 per cento di rifiutidifferenziati. Ma nessuno paga la sanzione. E le aziende di gestione festeggiano

“Al peggio non c’è mai fine”. Il comitato Inceneritorizero ha commentato così la decisione del Consiglio regionale di non sanzionare tutti quei comuni, che in barba al Piano regionale dei rifiuti, non hanno raggiunto la percentuale di raccolta diffe-renziata prevista dalla legge. Una sorta di condono “per tutti quei Co-muni che, infischiandosene di una legge regionale, hanno continuato la loro al-legra gestione dei rifiuti con percentuali di raccolta differenziata da far ridere i polli”, hanno detto Marco Montanucci, presidente del comitato, e Lauro Ciurnel-li, presidente di Legambiente di Perugia. L’attacco è duro: “Ma non sono gli stessi amministratori che hanno sempre soste-nuto (giustamente) che quello dei condo-ni è un sistema che incentiva a eludere le leggi?”. Legambiente ed Inceneritorizero temono ora che tutti i Comuni umbri si sentano liberi di smaltire i propri rifiuti in maniera indifferenziata.

Comuni suddivisi per Ambiti territoriali % raccolta differenziata

Ato 1 - Altotevere, Eugubino-gualdese (4 su 13) 32,10

Sigillo 45,19

San Giustino 38,00

Gubbio 36,65

Costacciaro 35,29

Ato 2 - Perugino, Trasimeno, Tuderte (5 su 23) 33,36

Assisi 40,14

Bastia Umbra 38,35

Passignano sul Trasimeno 36,51

Marsciano 36,12

Perugia 35,68

Ato 3 - Foligno, Spoleto, Valnerina (0 su 23) 19,88

Ato 4 - Ternano, Orvietano (3 su 33) 27,42

Attigliano 50,59

Montecastrilli 38,58

Lugnano in Teverina 38,24

Inceneritorizero e Legambiente

Un condonoin piena regola

Rifiuti. Ecco i comuni ricicloni

Le mosche bianche dell’Umbria

Rifiuti e riciclaggio

6 - Verdi Civici UMBRIA news

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L’acqua? Quella del Rio Fergia se la prenderà Rocchetta-Idrea e oggi agli abi-tanti della zona e a quanti hanno a cuore la difesa dell’acqua come bene comune non resta che sperare nell’accoglimento dei numerosi ricorsi presentati. Il voto di parità emerso dal Consiglio regionale del 3 luglio scorso, infatti, non è bastato ad annullare la determina dirigenziale che prevede la concessione delle acque alla multinazionale olandese. La partita tra i sostenitori della concessione a Rocchet-ta e chi invece ritiene ingiusto e sconve-niente privare gli abitanti della zona della propria risorsa idrica è finita 14 a 14: da una parte Ds, Margherita e Pdci, dall’altra i Verdi e civici, accompagnati questa volta

da Prc e Cdl.Quella del Rio Fergia è una vicenda che per i suoi contorni, per i soggetti coinvol-ti, per le modalità in cui viene affrontata, attraversa le barriere localistiche per dive-nire argomento di confronto tra diversi ap-procci rispetto alla difesa dei beni comuni e ai diritti delle popolazioni nell’epoca della globalizzazione.La storia è nota: Rocchetta, che già attinge in abbondanza dal bacino del Rio Fergia, ha chiesto (e ottenuto) di poter prelevare ancora acqua per creare una nuova linea di minerale da affiancare a quella pubbliciz-zata da Del Piero e dalla Chiabotto. Il tutto contravvenendo a un protocollo risalente al 1993 che fissava in 28 litri al secondo la

quantità di acqua ancora prelevabile e per soli scopi idropotabili. Con la determina firmata dalla giunta regionale si sfora quel limite e, soprattutto, si concede l’acqua per fini commerciali, privando 245 fami-glie della propria acqua per servirle con una nuova linea di acquedotto.Al di là delle motivazioni ambientali, all’ulteriore impoverimento delle falde e quindi della portata dei fiumi (già forte-mente danneggiati), a far lievitare i dubbi sono le scarse ricadute economico-occu-pazionali (si parla di 10 posti di lavoro più 10 dall’indotto) e i danni che subirebbero le numerose attività che vivono dell’im-magine e dell’integrità di quel fiume che scorre tra Nocera e Gualdo Tadino (agri-turismi, ristoranti, alberghi).Tutto ciò a fronte di ingenti investimenti. Il piano Rocchetta-Idrea stanzia infatti 45 milioni di euro, ma 30 finiranno in pub-blicità e 15 in infrastrutture come la linea

Rio Fergia. Continua la battaglia del comitato per difendere il fiume dai prelievi di Rocchetta

Quanti errori dietro l’acqua che fa plin plinIn Consiglio regionale è finita 14 a 14 la partita tra chi sostiene le ragioni della comunità del Rio Fergia e chi preferisce concedere l’acqua allamultinazionale Rocchetta. E adesso iniziano i presìdi

In Umbria aumentano sensibilmente i prelie-vi di acque minerali per l’imbottigliamento, ma i posti di lavoro sono sem-pre gli stessi e i canoni a favore della regione sono fermi da anni a ci-fre irrisorie. Tutto questo quando numerose città, a iniziare da New York e Roma, già da tempo stanno chiedendo ai pro-pri cittadini di abbando-nare l’uso dell’acqua mi-nerale a favore di quella che ‘sgorga’ dai rubinetti che risulta essere buona, controllata e molto meno dispendiosa rispetto all’acqua in bottigliaSono dati eloquenti quel-li che emergono dalla Relazione sull’attività del settore delle acque minerali in Umbria. L’imbottigliamento è au-mentato del 4 per centro tra il 2004 e il 2005 e del 7 per cento tra il 2005 e il 2006, mentre rimangono stabili i posti di lavoro. Sempre più alti i guada-gni delle aziende che im-bottigliano acqua pubbli-ca pagandola poco più di una lira al litro e riven-dendola a non meno di 350-400 lire. L’Umbria si pone tra l’altro ai li-velli minimi di tassazio-ne anche rispetto ai para-metri indicati dal Tavolo

tecnico delle regioni e approvati dalla Confe-renza delle Regioni il 16 novembre del 2006. A fronte di questa situa-zione c’è da registrare il continuo aumento delle bollette per le famiglie che si trovano a pagare tariffe doppie rispetto alle aziende di imbotti-gliamento.Una situazione che ha indotto il capogruppo regionale dei Verdi e ci-vici Oliviero Dottorini a formalizzare la richiesta di “aumentare in modo sensibile i canoni di concessione delle acque minerali per le aziende e di finalizzare i mag-giori introiti per le casse regionali a una corretta informazione in grado di fare apprezzare le qualità dell’acqua degli acque-dotti pubblici rispetto a quella dell’industria del-le bollicine”.“L’acqua del rubinetto – spiega l’esponente del Sole che ride - costa al cittadino da cento a mille volte di meno rispetto a quella che troviamo al supermercato. Per l’ac-qua in bottiglia, oltre a impoverire le falde o le sorgenti, ha un impatto sull’ambiente notevole essendo per lo più im-bottigliata in contenitori

di plastica e dovendo su-bire trasporti lunghissimi tra i luoghi di prelievo e quelli di consumo”.Eppure che dai rubinetti esca acqua sicura è ac-certato dalle severe leggi che riguardano i control-li e il contenuto delle so-stanze permesse, in molti casi più restrittive rispet-to a quelle dell’acqua in bottiglia. Non si capi-scono pertanto i motivi della timidezza che in-duce soprattutto gli Ato e le aziende di gestione della risorsa idrica a trat-tenersi dal pubblicizzare la sicurezza e la bontà di un bene tanto prezioso. “O si hanno dei dubbi sulla bontà della propria acqua, il che sarebbe gravissimo, o si mette in atto una strategia contra-ria agli interessi pubblici – spiega Dottorini -.Per quanto ci riguarda, non è più rinviabile l’applica-zione di quanto contenu-to nel Documento di pro-grammazione regionale che prevede l’aumento dei canoni per aziende che chiedono sempre più risorse alla nostra regio-ne senza contropartite significative in termini di occupazione, tutela ambientale, rispetto dei territori e delle popola-zioni locali”.

“Mentre l’Umbria si prepara ad affrontare l’emergenza siccità, continuano ad aumen-tare i prelievi di acqua da parte di aziende di imbottigliamento che rivendono quello stesso bene con ricarichi esorbitanti. Un insulto all’equità e a una corretta gestione delle risorse ambientali, che deve indurci a un aumento sostanzioso dei canoni per le aziende che imbottigliano e mettere mano a una legge di riordino”. E’ bastata questa considerazione del capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini a far saltare le staffe al consigliere regionale Raffaele Nevi (Forza Italia).“Dottorini cerca di essere il paladino dell’ambiente – ha assicurato il consigliere berlusconiano - ma in questo modo rischia di gettare un’ombra pesantissima su un settore che impiega molti lavoratori e pro-duce ricchezza per l’Umbria, valorizzando la sua immagine nel mondo”. Per Nevi, non nuovo a certe invettive in difesa delle aziende di imbottigliamento, “Dottorini è accecato dalla furia ideologica di stampo comunista contro la libera impresa, a cui vuole aumentare i canoni di concessione”.

La replica di Dottorini non si è fatta atten-dere: “Invito Nevi a maggiore prudenza e a calibrare l’ardore che lo spinge, ogni qual volta si parli di acque minerali, a vestire i panni del lobbista piuttosto che quelli di chi ha a cuore le sorti dell’ambiente e dell’eco-nomia della nostra regione”. D’altra parte “i dati della relazione sull’utilizzazione delle acque minerali e termali, relativa all’anno 2006, parlano chiari: le aziende di imbottigliamento hanno aumentato del 7 per cento i propri prelievi, mentre in tut-ta la regione si stanno studiando i modi per garantire l’acqua agli utenti che pure pagano profumatamente per un bene che scarseggia. La crisi idrica, insomma, c’è, ma solo per i cittadini, non per le aziende che mettono insieme guadagni stratosferi-ci”. E poi la spiegazione della reazione di Forza Italia: “Capisco l’irritazione di Nevi, capisco pure che sia fastidioso per lui ve-dere smascherato un sistema vergognoso e iniquo, ma è giusto che tutti conoscano la disparità di trattamento tra normali cittadi-ni e le aziende che usufruiscono di un bene pubblico a prezzi irrisori”.

La reazione scomposta dei difensori delle aziende di imbottigliamento

Se a Forza Italia saltano le staffe

Acque minerali. Tutti i numeri dell’industria delle bollicine

Aumentare i canoni per le aziende

Acqua bene comune

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Rio Fergia. Continua la battaglia del comitato per difendere il fiume dai prelievi di Rocchetta

Quanti errori dietro l’acqua che fa plin plinIn Consiglio regionale è finita 14 a 14 la partita tra chi sostiene le ragioni della comunità del Rio Fergia e chi preferisce concedere l’acqua allamultinazionale Rocchetta. E adesso iniziano i presìdi

Il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato lo stato di emergenza idrica anche per l’Umbria. Nella discussione che si è svol-ta in Consiglio regionale i Verdi e civici hanno sostenuto la correttezza del decre-to del ministro Pecoraro Scanio, sottoli-neando però come “non sia più pensabile procedere sull’onda dell’emergenza, ma sia necessario mettere in atto anche a livello regionale politiche strutturali di tutela di un bene primario e collettivo, che deve essere custodito come elemento fondante della vita, a disposizione della comunità”.Al di là di una rete acquedottistica con percentuali di dispersione significative che raggiungono punte superiori al 50%, è bene considerare che in Umbria vengo-no distribuiti 3600 litri di acqua potabi-le al secondo, di questi il 59 per cento è utilizzato per bagni, docce e altri usi do-mestici che potrebbero essere sostituiti da altre forme di approvvigionamento. Ogni cittadino umbro usa in media 200/230 li-tri di acqua al giorno e di questi solo due o tre vengono utilizzati per bere e cucina-re, il resto sono docce, scarichi del wa-ter o altri utilizzi. “Per ovviare a questi comportamenti insostenibili dal punto di vista ambientale ed economico – ha so-stenuto il capogruppo Oliviero Dottorini - occorre che gli enti locali incentivino e, dove necessario, obblighino a sistemi di costruzione che prevedano sistemi di re-cupero delle acque piovane in grado di alimentare una doppia rete idrica: una per l’acqua potabile, l’altra per tutti que-gli usi in cui la potabilità non deve essere necessariamente garantita”. L’esponente del Sole che ride ha ricordato che già in sede di approvazione del Docu-mento annuale di programmazione 2007, “come Verdi e civici abbiamo proposto e ottenuto che si introducessero elementi di riflessione sull’uso delle risorse idriche sia per gli usi civili sia in agricoltura. Pertanto abbiamo chiesto di incentivare sistemi irrigui a basso consumo, “goccia a goccia” rispetto a quelli a scorrimento o ad aspersione, in grado di farci rispar-miare notevoli quantità di acqua”. Ma non solo: è necessario coinvolgere gli agricoltori su tutte quelle buone pratiche in grado di evitare il prelievo dalle falde o dai corsi superficiali. In questo senso anche i piccoli invasi posti in collina pos-sono risultare utili nella gestione dei pe-riodi di siccità. Ma stando ai dati del 2004 solo 363 aziende su oltre 11.000 utilizzano sistemi “goccia a goccia” in grado di garantire un risparmio della risorsa. Per il resto i dati sui prelievi sono allarmanti: negli 8 bacini idrografici dell’Umbria sono stati autorizzati prelievi per oltre 189mila li-tri al secondo da corpi superficiali e per oltre 7mila litri al secondo da corpi sot-terranei.

Crisi idrica

Stato di emergenza per l’Umbria

“Mentre l’Umbria si prepara ad affrontare l’emergenza siccità, continuano ad aumen-tare i prelievi di acqua da parte di aziende di imbottigliamento che rivendono quello stesso bene con ricarichi esorbitanti. Un insulto all’equità e a una corretta gestione delle risorse ambientali, che deve indurci a un aumento sostanzioso dei canoni per le aziende che imbottigliano e mettere mano a una legge di riordino”. E’ bastata questa considerazione del capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini a far saltare le staffe al consigliere regionale Raffaele Nevi (Forza Italia).“Dottorini cerca di essere il paladino dell’ambiente – ha assicurato il consigliere berlusconiano - ma in questo modo rischia di gettare un’ombra pesantissima su un settore che impiega molti lavoratori e pro-duce ricchezza per l’Umbria, valorizzando la sua immagine nel mondo”. Per Nevi, non nuovo a certe invettive in difesa delle aziende di imbottigliamento, “Dottorini è accecato dalla furia ideologica di stampo comunista contro la libera impresa, a cui vuole aumentare i canoni di concessione”.

La replica di Dottorini non si è fatta atten-dere: “Invito Nevi a maggiore prudenza e a calibrare l’ardore che lo spinge, ogni qual volta si parli di acque minerali, a vestire i panni del lobbista piuttosto che quelli di chi ha a cuore le sorti dell’ambiente e dell’eco-nomia della nostra regione”. D’altra parte “i dati della relazione sull’utilizzazione delle acque minerali e termali, relativa all’anno 2006, parlano chiari: le aziende di imbottigliamento hanno aumentato del 7 per cento i propri prelievi, mentre in tut-ta la regione si stanno studiando i modi per garantire l’acqua agli utenti che pure pagano profumatamente per un bene che scarseggia. La crisi idrica, insomma, c’è, ma solo per i cittadini, non per le aziende che mettono insieme guadagni stratosferi-ci”. E poi la spiegazione della reazione di Forza Italia: “Capisco l’irritazione di Nevi, capisco pure che sia fastidioso per lui ve-dere smascherato un sistema vergognoso e iniquo, ma è giusto che tutti conoscano la disparità di trattamento tra normali cittadi-ni e le aziende che usufruiscono di un bene pubblico a prezzi irrisori”.

La reazione scomposta dei difensori delle aziende di imbottigliamento

Se a Forza Italia saltano le staffe

d’acquedotto, il nuovo stabilimento, la tratta ferroviaria.“Noi non siamo mai stati contro il libe-ro mercato – ha spiegato il consigliere Oliviero Dottorini nel corso del suo in-tervento in aula - tuttavia dobbiamo dire che troviamo singolare che si sia passati dall’iper-statalismo ad un approccio al-trettanto ideologico che vede il libero mercato come un’entità quasi neutra ed irrinunciabile a cui tutto deve commisu-rarsi e adeguarsi. E’ bene ribadire che a nostro parere è profondamente sbagliato considerare l’acqua come un qualsiasi al-tro bene economico da vendere, comprare e scambiare al pari di altre merci. Non si può pensare di anteporre gli interessi del-le multinazionali delle acque minerali ai legittimi diritti delle popolazioni locali e dell’intera cittadinanza umbra”. Secondo il capogruppo dei Verdi e civici “come bene comune l’acqua deve rimanere in-nanzitutto a disposizione della collettività, dei territori, delle comunità locali. Tutti gli altri usi, e principalmente quello com-merciale, devono essere valutati alla luce della pesante crisi idrica che sta vivendo l’intero pianeta ed anche la nostra regio-ne. Anche perché in Umbria persistono forti criticità nella gestione della risorsa idrica. Inquinamento delle falde da nitrati di origine agricola, inadeguatezza dei si-stemi acquedottistici e ritardi nella diffe-renziazione degli usi dovrebbero indurre ad altre politiche e ad altri approcci”.Da segnalare il fatto che i comitati che si

battono per la difesa del Rio Fergia non si danno per vinti e hanno già organizzato manifestazioni “contro i soprusi ed atten-tati alle risorse idriche”, “per la difesa dei diritti collettivi e dei beni comuni”. Sono attivi i presìdi permanenti che hanno già respinto le ruspe inviate per avviare i la-vori di trivellazione. E c’è da scommettere che la vicenda avrà altri sviluppi perché, come ricorda il presidente del Comita-to Sauro Vitali “chi sta dalla parte della ragione trova a volte forza inaspettata e moltiplicata”.

Il Wwap approda in UmbriaE’ stato approvato dal Consiglio re-gionale il trasferimento in Umbria, a Villa Colombella, vicino a Perugia, del segretariato Unesco per l’acqua. È un fatto molto importante, che co-rona un percorso iniziato lo scorso febbraio con l’accordo tra ministero dell’Ambiente, Unesco e Regione Umbria e che mette la nostra re-gione al centro delle politiche mon-diali sull’acqua, una risorsa sempre più preziosa che va salvaguardata dall’accanimento delle multinazio-nali. Il World water assessment pro-gramme (Wwap) è un organismo che coordina l’attività di 24 agenzie del-le Nazione unite sul problema delle risorse idriche e che fino ad oggi ha avuto la sua sede a Parigi. E proprio a Parigi è iniziato il percorso di tra-sferimento in Umbria sancito dal-la firma avvenuta alla presenza del ministro Alfonso Pecoraro Scanio, del segretario generale dell’Unesco Koïchiro Matsuura e della delega-zione umbra composta dall’Asses-sore all’ambiente Lamberto Bottini e dal capogruppo dei Verdi e civici Oliviero Dottorini.“Oggi riteniamo che la nostra re-gione sia investita di una grande responsabilità su una problematica che riguarda la vita e lo sviluppo di tutti - ha detto Oliviero Dottorini, capogruppo dei Verdi e civici, inter-venendo in aula in occasione della votazione -, l’acqua è riconosciuta universalmente come un bene pre-zioso che deve essere salvaguardato e tutelato dagli appetiti delle multi-nazionali attirate da facili guadagni. Siamo orgogliosi per la fiducia che Unesco e il Ministero dell’Ambien-te hanno dato alla nostra Regione, in particolare alla città di Perugia, considerando le altre candidature di paesi come Germania, Giappone, Svezia e Danimarca. Ora sta a noi la-vorare perché il diritto all’acqua sia garantito a tutti”.

Unesco in Umbria

8 - Verdi Civici UMBRIA news

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Gualdo Cattaneo. Interrogazione dei Verdi e civici sul progetto Enel per potenziare la centrale di Ponte di Ferro

Rischio rifiuti e biomasse straniere per la valle del SagrantinoPreoccupante aumento di leucemie, linfomi e mielomi nella zona della centrale Enel. Ma qualcuno pensa di poter mascherare tutto con false energie rinnovabiliOccorre che sia fugato ogni sospetto in merito alla volontà di potenziamento della centrale di Ponte di Ferro (Gualdo Cattaneo) attraverso il progetto che vede coinvolta l’Enel nella produzione di una quantità di energia da biomasse che rag-giungerebbe i 15 Megawatt. A chiederlo il gruppo dei Verdi e civici attraverso un’in-terrogazione che il capogruppo Oliviero Dottorini ha posto all’assessore all’Am-biente Lamberto Bottini.Carbone, risposta antiquata“Il carbone è una risposta antiquata ad un problema serio che va affrontato mettendo al primo posto la salute dei cittadini e la

difesa dell’agricoltura e dell’ambiente”, ha sostenuto Dottorini spiegando che “il problema della centrale di Gualdo Catta-neo è urgente e richiede un intervento del-la Giunta regionale per tutelare i cittadini che da anni sono costretti a sopportare un significativo inquinamento ambientale e che ogni giorno vedono crescere l’insor-genza di malattie gravi, cosa che strana-mente si inserisce in un contesto di forte inquinamento da metalli pesanti certifica-to dai risultati dei due studi di biomoni-toraggio ambientale effettuato dalla Eco Tech su incarico del Comune e patrocina-to dal Ministrero per l’Ambiente”. Dalle anticipazioni del secondo studio risulta infatti che Gualdo Cattaneo ha superato Gubbio per livelli di inquinamento. Certo è che i casi di leucemie, linfomi e mielo-mi a Gualdo Cattaneo stanno aumentando in modo preoccupante. Da qui la richiesta del gruppo del Sole che ride: “Occorre che la regione Umbria fughi ogni sospetto in merito al possibile potenziamento della centrale, con la ventilata autorizzazione alla co-combustione di carbone e biomas-se, e che si faccia invece carico di un’in-dagine epidemiologica sul territorio per verificare la diffusione e l’incidenza di queste malattie”Cosa si nasconde dietro15 Megawatt di biomasseSotto la lente di ingrandimento dei Verdi e civici la falsa svolta ambientalista di Enel che porterebbe a un appesantimento della già grave situazione ambientale dell’area, da anni alle prese con l’impatto di un’an-tiquata centrale a carbone da 150 Mega-watt. “E’ chiaro - spiega Dottorini - che si tratterebbe di un’ipotesi scellerata e al di fuori di ogni parametro ambientale ed economico, dal momento che risulterebbe impossibile reperire una tale quantità di biomassa nel territorio immediatamente adiacente la centrale”. Occorrerebbero in-fatti circa 13mila ettari di colture dedicate per raggiungere la produzione necessaria ad alimentare una centrale di quelle di-mensioni. E’ chiaro che le grandi quantità di biomassa vegetale verrebbero reperi-te da fuori regione o addirittura da fuori nazione. Cosa del tutto irrazionale che, a parere di ambientalisti e comitati civici, annullerebbe tra l’altro ogni vantaggio per l’economia locale. A meno che, come so-stengono gli abitanti di Gualdo Cattaneo, l’intenzione non sia quella di utilizzare altre fonti combustibili, quali rifiuti o assi-milati dannosi per la salute delle persone e per l’ambiente. Il che renderebbe la vicen-da ancora più preoccupante e grave. “A questo punto - aggiunge Dottorini - ci piacerebbe che i sospetti della popola-zione locale venissero immediatamente fugati dal momento che persino il Piano energetico regionale non prevede certi interventi, valutando per l’intera regio-ne Umbria una produzione di energia da biomasse non superiore a 14 Megawatt”. Il dibattito che i Verdi e civici vorrebbero

iniziare ad aprire è quello relativo al supe-ramento di certe modalità di produzione energetica. E’ noto infatti che il carbone è tra tutte le fonti fossili quella che a pari-tà di energia presenta il più alto livello di emissioni “climalteranti”. C’è poi da considerare lo stato di degrado e incuranza con cui viene gestita la cen-trale Enel. I carbonili, per esempio, sono totalmente privi di coperture e protezioni, di conseguenza il vento spande le polveri di carbone su tutto il territorio circostante e le piogge fanno in modo che le polveri si infiltrino nel terreno fino a raggiungere le falde acquifere. Bottini: “No ai rifiuti, solobiomassa umbra”L’interpellanza ha messo in luce le troppe incongruenze relative al progetto Enel e la risposta dell’assessore Bottini ha in parte riconosciuto le preoccupazioni espresse dal Comitato per l’ambiente di Gualdo Cattaneo e dal gruppo dei Verdi e civi-ci: Enel chiede di alimentare a biomasse fino al 10 per cento della centrale, ma si esclude che questo possa comportare l’incenerimento dei rifiuti. Viene esclusa anche l’indagine epidemiologica, essen-do “la popolazione di Gualdo Cattaneo troppo ridotta” per l’effettuazione di tale operazione, mentre non vengono esclusi “studi e approfondimenti sulla popolazio-ne esposta”. Quanto alla provenienza del materiale da bruciare la Regione ha già condizionato il proprio ok al progetto alla esclusiva provenienza della biomassa dal territorio regionale.Tutte le incongruenzedi un progetto assurdo“E’ davvero preoccupante - ha ribadito il capogruppo del Sole che ride - il fatto che solo oggi si venga a conoscenza di un’ipotesi assurda, che non sta in piedi se non immaginando importazioni massicce di legname, olio di palma e biomassa da paesi esteri. Com’è noto i Verdi e civici sono favorevoli e promuovono ogni forma di fonte rinnovabile, ma in questo caso fa sorridere l’ingenuità, o la furbizia, con cui si cerca di motivare il reperimento della

Le emissioni della combustione di carbone in centrali elettriche rappre-senta la più grande fonte artificiale di anidride carbonica, che secondo la maggior parte degli studiosi del clima è causa primaria del riscalda-mento globale. Oltre a questo, nelle emissioni degli impianti sono pre-senti molti altri inquinanti. Alcuni studi dichiarano che le emissioni delle centrali elettriche a carbone siano responsabili della morte pre-matura di decine di migliaia di per-sone. Inoltre tali emissioni sono le principali responsabili delle pioggie acide di alcune nazioni. Il carbone contiene anche tracce di altri elementi, compresi l’arsenico e il mercurio, che sono pericolosi se rilasciati nell’ambiente. Il carbo-ne contiene anche tracce di uranio e altri isotopi radioattivi naturali che, rilasciati nell’ambiente, possono comportare una contaminazione ra-dioattiva. Sebbene queste sostanze siano presenti solo in tracce, bru-ciando grandi volumi di carbone ne vengono rilasciate quantità signifi-cative. Una centrale a carbone, du-rante il suo funzionamento, emette nell’aria più radioattività di quella che emette una centrale nucleare di pari potenza.Discorso a parte meritano le nano-polveri o nanoparticelle, aggregati molecolari più sottili e più nocivi della PM10 o particolato fine (già responsabile di malattie cardiogene quali infarto, scompenso cardiaco, cancro polmonare, ictus) che danno origine alle nanopatologie.Queste microscopiche particelle di materiale inorganico che contiene metalli pesanti come arsenico, cro-mo, cadmio, alluminio, penetrano nell’organismo umano e animale ar-rivando direttamente nel sangue en-tro 60 minuti dalla loro inalazione. Effetti possibili: infezione nel siste-ma immunitario e quindi tumori.

Tutti i danni del carbone

Carbone e biomasse

Una veduta dei carbonili a cielo aperto nella centrale Enel di Gualdo Cattaneo

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Gualdo Cattaneo. Interrogazione dei Verdi e civici sul progetto Enel per potenziare la centrale di Ponte di Ferro

Rischio rifiuti e biomasse straniere per la valle del SagrantinoPreoccupante aumento di leucemie, linfomi e mielomi nella zona della centrale Enel. Ma qualcuno pensa di poter mascherare tutto con false energie rinnovabili

materia prima che dovrebbe alimentare la centrale. Oltre alle colture dedicate, si parla di segatura di legno vergine, sansa di olive esausta, potature, semi di vinac-ciolo, quando è chiaro a tutti che una cen-trale di quelle dimensioni necessiterebbe

di migliaia di ettari di piantagioni per aver garantito un ciclo continuo. L’agricoltura di pregio e di qualità che contraddistingue il territorio gualdese ne verrebbe letteral-mente stravolta e svilita e tutto ciò non sarebbe ancora sufficiente a giustificare una centrale che inevitabilmente dovreb-be usufruire di biomassa da importazione rendendo inefficace il processo di rispar-mio energetico e di abbattimento delle emissioni”. E’ noto che la dimensione suggerita a tut-ti i livelli per garantire un serio connubio tra fonti rinnovabili e sviluppo economico dei territori è pari a 1 Megawatt. Nel caso del progetto Enel si sforerebbero tutti i pa-rametri riconosciuti e si darebbe vita a un processo senza presupposti ambientali ed economici.Se Enel perde la pazienza Purtroppo il progetto non è sottoposto a Valutazione di impatto ambientale (Via) e l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dà minori garanzie. I Verdi e civici, in ogni caso, vigileranno sul procedimento per evitare l’ennesimo scempio del territo-

rio, l’ennesima rapina di beni che devono rimanere patrimonio di tutta la comunità: la salute e l’ambiente.Nel frattempo la questione è divenuta pa-trimonio del dibattito politico e sociale. Stanno fioccando interventi, interrogazio-ni e in più di un’occasione è stato possi-bile dimostrare l’arretratezza e la perico-losità dell’energia derivante dal carbone. A settembre è prevista la partecipazione di Beppe Grillo a fianco del Comitato per l’Ambiente. Solo Enel (assieme a qualche amministratore locale) sembra rimanere fermamente convinta di una scelta indi-fendibile. E sono state pesanti le accuse rivolte da Enel a Verdi e ambientalisti (in particolare a Dottorini) all’indomani della presentazione dell’interrogazione consi-liare. Pronta la risposta di Verdi, Wwf e Comitato per l’Ambiente: “Da parte no-stra è stata soltanto avanzata la richiesta di azioni concrete sia nella difesa della salute dei cittadini che nell’uso compatibile e in-telligente delle energia da fonti rinnovabi-li. Dottorini ha solo affrontato il problema in modo serio e documentato”.

Per capire meglio le ragioni di chi si oppone a un model-lo di sviluppo superato, come quello basato sul carbone, oc-corre parlare con chi ha con-trastato sin dall’inizio questa ipotesi. Raoul Mantini è por-tavoce del Comitato per l’am-biente di Gualdo Cattaneo.Perché nasce il Comitato?Il Comitato nasce nel 1994 per contrastare il progetto di una discarica di rifiuti tossico-no-civi nel nostro territorio. Nel corso degli anni ha sventato una serie di veri e propri at-tentati al patrimonio ambien-tale e alla salute pubblica: oltre a scongiurare il pericolo della discarica, ha neutraliz-zato il progetto dell’inceneri-tore nel 2000 e quello relativo alla combustione delle farine animali, sempre nella Centra-le Enel. Quali sono le iniziative e le proposte che porta avanti? Attualmente stiamo combat-tendo una battaglia su due fronti: l’ottenimento della Va-lutazione di Impatto Ambitale sul sito di Bastardo e la lotta contro la co-combustione del-le biomasse sempre nel me-desimo sito. Siamo favorevoli all’energia eolica e fotovol-

taica, inoltre guardiamo con ammirazione e vivo interesse lo sviluppo dell’energia so-lare termodinamica messa a punto dal professor Rubbia. Cosa vi aspettate dalle istitu-zioni regionali in merito alla parziale riconversione a bio-masse della centrale? Esiste un decreto legge che stabilisce che per “biomasse” si intende “la parte biodegra-dabile dei prodotti, rifiuti e re-sidui provenienti dall’agricol-tura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti in-dustriali e urbani”. Una vol-ta autorizzate le biomasse e spenti i riflettori, chiunque si troverà a gestire l’impianto di Ponte di Ferro sarà autoriz-zato a bruciare rifiuti, grazie al subdolo meccanismo delle “procedure semplificate”. Su scala nazionale non mancano di certo i precedenti, ma qua-si sempre i cittadini si trova-no più o meno soli, aiutati da qualche mosca bianca della politica che, in quanto “voce fuori dal coro”, è a sua vol-ta isolata. Pur essendo grati al consigliere Dottorini per

l’impegno profuso a nostro sostegno e per la serietà con cui ha trattato la nostra ma-teria, non ci aspettiamo nulla in particolare dalle istituzioni regionali. Il nostro sospetto è che proprio a livello ragio-nale siano state date tutte le garanzie politiche affinché il progetto biomasse vada avan-ti. Tuttavia pretendiamo che l’intero Consiglio regionale si adoperi per bloccare il proget-to, che è finalizzato, nel lungo termine, alla realizzazione del quarto inceneritore dell’Um-bria. Lo stesso assessore Bot-tini in un comunicato stampa ha sostenuto che tre inceneri-tori a Terni sono troppi e che la situazione va riequilibrata. Non ci stupiremmo se, tra bre-ve, nelle nostre colline venis-se qualcuno a propagandare l’uso delle biomasse, magari offrendo una contropartita in termini di posti di lavoro e di investimenti sul territorio.Sempre più spesso l’opinione pubblica accusa gli ambien-talisti e i comitati di essere contro a prescindere. Avete qualche proposta per contra-stare questo luogo comune?Abbiamo in mente dei progetti di sviluppo concreti e più che

sostenibili per il nostro terri-torio, che tengano conto prin-cipalmente dell’indiscutibile vocazione enogastronomica e turistica delle nostre colline. Ma siamo “ostaggi” di una situazione che vede questi set-tori, nonché quello immobilia-re, fortemente limitati a causa della presenza della centrale termoelettrica. Ciò che più angoscia è il fatto che la poli-tica è anni luce distante dalla realtà, anche a livello locale. Recentemente il Consiglio comunale di Giano dell’Um-bria ha approvato all’una-nimità un documento in cui esprimeva il proprio placet al progetto biomasse. Lo stesso vale per Gualdo Cattaneo, il comune dei castelli, dove si produce il Sagrantino di Montefalco Docg, uno dei più grandi vini rossi del mondo: cosa potrebbe venir fuori se, su scala internazionale, ini-ziasse a circolare la voce che Sagrantino ed extravergine di oliva Dop vengono prodotti nella prossimità di una cen-trale a carbone? Insomma, la presenza della centrale toglie al nostro territorio molto più di quanto non sia in grado di offrire.

“Sole e vento contro la minaccia del carbone”Intervista a Raoul Mantini, portavoce del Comitato per l’ambiente di Gualdo Cattaneo

Carbone e biomasse

Una veduta dei carbonili a cielo aperto nella centrale Enel di Gualdo Cattaneo

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Riduzione delle Comunità montane da 9 a 5, garanzie occupazionali per i lavoratori, organismi meno elefantici e risparmi reali. Inoltre possibilità per gli enti montani di intervenire sul mercato, ma solo in regime di concorrenza e senza alcun tipo di van-taggio competitivo rispetto ai privati.Un’Umbria più dinamica e meno pesante“In generale – ha spiegato il capogrup-po dei Verdi e civici Oliviero Dottorini - quello approvato dalle forze dell’Unione è un provvedimento condivisibile che ci fa immaginare un’Umbria più dinamica, più efficiente e meno dispendiosa. La nostra è la prima regione in Italia a mettere mano fattivamente a una riforma di questo tipo. Lo fa sapendo aggredire le debolezze e le fragilità dell’Umbria e accompagnando-la in un percorso di modernizzazione. Si poteva fare di più? Forse, ma la capacità riformatrice della coalizione è evidente ed è tanto più apprezzabile in quando riesce a fare i conti con il futuro e con stratifi-cazioni consolidate che hanno portato nel corso degli anni le forze politiche della regione a sfruttare certi enti anche per ge-stire il consenso, rendendoli pesanti nella struttura e nel numero di impiegati”.Basta leggere alcuni dati per capire quan-to la riforma approvata fosse necessaria. In Umbria il rapporto tra ettari di superfi-cie considerata montana e numero di enti montani è uno tra i più bassi d’Italia. D’al-tro canto le Comunità montane umbre nel loro complesso sono al secondo posto in Italia per numero di dipendenti (788 nel 2005), con dei valori che superano anche quelli di regioni tipo la Lombardia, il Pie-monte, la Toscana. La comunità montana dei Monti del Trasimeno, tanto per dire, è quella che nel territorio nazionale ha più dipendenti in pianta organica. In questa classifica ci supera solo la regione Cam-pania con 813 dipendenti di ruolo.Da questo punto di vista gli esiti cui si è giunti ci parlano di una semplificazione autentica che porterà ad economie di bi-lancio reali e – almeno sulla carta – a una maggiore efficienza. Pertanto è da consi-derare come opportuna la legge che esce dall’aula di Palazzo Cesaroni, anche per-ché porterà al passaggio da 90 a un massi-mo di 25 assessori e a una riduzione da 9 a 5 presidenti, con un risparmio calcolato in olre 750mila euro. Vietato smantellare i parchiSu un punto l’opinione dei Verdi e civici è rimasta ferma su posizioni molto critiche. Il tentativo di smantellare i parchi regio-nali, trasferendone le competenze alle co-munità montane è stata subito osteggiata dal gruppo del Sole che ride che ha dato vita a una lunga trattativa all’interno del-la maggioranza, ritenendo la scelta della giunta semplicistica e poco lungimirante. “E’ chiaro a tutti – ha spiegato Dottorini - che il braccio di ferro intrapreso non è dovuto a difesa corporativa o a interessi di bottega. E’ noto infatti che i Verdi e civici

Ancora un provvedimento per rendere più elastiche le maglie che regolano la caccia in Umbria. Attraverso escamotage normativi e un accordo trasversale tra le forze consiliari di destra e sinistra (con-trari i Verdi e civici, astenuto lo Sdi) si è giunti all’approvazione di un testo che tenta di aggirare la normativa europea a protezione degli uccelli (articolo 9 della direttiva 409) che di fatto prevede la cac-cia in deroga solo per ragioni eccezionali legate a problemi igienici, ambientali e di sicurezza. L’Umbria ha deciso di scaval-care questi principi, confermando quanto già sottolineato dalla stessa Commissio-ne europea che denuncia come vengano adottate decisioni di caccia in deroga pun-tando solo sui ritardi dei controlli.I Verdi, assieme alle associazioni ambien-taliste e ai cacciatori più responsabili, si sono battuti da sempre per l’applicazio-ne della legge esistente che consente la caccia e che individua precise regole per poterla esercitare. Il fatto che, nonostante i ripetuti richiami europei, non si faccia nulla per sottrarsi alla morsa di un estre-mismo venatorio che vorrebbe poter cac-ciare a prescindere da ogni valutazione di tutela della biodiversità e della sicurezza la dice lunga sugli interessi che gravitano attorno a questo mondo. “E’ nostra opinione – ha spiegato Oliviero Dottorini intervenendo in aula - che con-tinuare ad assecondare la degenerazione che questa pratica sta vivendo e che sem-pre più spesso associazioni ambientaliste e gli stessi cacciatori denunciano è un er-rore che il più delle volte viene pagato da quello stesso mondo venatorio che vede ormai venire a mancare uno dei presup-posti della propria ragion d’essere: il rap-porto con la natura e la sfida, da sempre impari ma adesso anche sleale, con l’ani-male selvatico”.

Tute mimetiche, carabine a lunga gittata, radio ricetrasmittenti entrano sempre più frequentemente a far parte dell’armamen-tario di certi cacciatori che vivono l’attivi-tà venatoria in modo distorto e dannoso. A rimetterci, oltre che l’equilibrio ambien-tale, è quella parte di cacciatori che crede ancora in un rapporto corretto e leale con gli animali e con il territorio.

Tra le amenità contenute nel testo appro-vato anche la creazione di un apposito “Osservatorio degli habitat naturali e del-le popolazioni faunistiche” che consentirà di fare a meno del parere dell’Istituto na-zionale della fauna selvatica (Infs). Tutto questo, guarda caso, proprio nel momento in cui la gestione dell’Infs è stata trasfe-rita dal ministero degli Interni al mini-stero dell’Ambiente, finanziandola con maggiori risorse. “Organismi di carattere regionale, ad uso e consumo delle esigen-ze del mondo venatorio più radicale non offrono garanzie sufficienti di autonomia ed indipendenza”, ha sostenuto Dottorini che ha motivato il proprio voto contrario sul testo bipartisan, voluto da uno schie-ramento che va da An a Rifondazione co-munista, spiegando che “ancora una volta a prevalere è la lobby del mondo venatorio più estremista, lasciando senza voce gli interessi della collettività, dell’ambiente, degli agricoltori e persino di quei caccia-tori che attribuiscono ancora una sorta di romanticismo a questa loro attività”.

Caccia. Una norma per aggirare le direttive europee

Accordo trasversale per la lobby dell’estremismo venatorio

Gli enti montani passano da 9 a 5. Risparmi per 750mila euro. Taglio da 90 a 25 degli amministratori

Comunità montane, si cambia Una buona legge, con una macchia sui parchi regionali. Ecco come l’impegno dei Verdi e civici ha attenuato e trasformato l’ipotesi di smantellare le aree naturali protette

“Gli interventi relativi al lago di Piedilu-co sono inseriti nel piano di stralcio per una cifra di circa 100 milioni di euro. La Regione ha già attivato un tavolo tecnico-interistituzionale per elaborare tutte quelle iniziative per alleggerire i carichi di inquinanti nel lago di Piedilu-co in un contesto di rispetto ambientale. Per quanto riguarda il fiume Corno, che registra un abbassamento del livello di 10 centimetri, sono in corso azioni e controlli rigorosi, anche sulle attività e sulle aziende che operano in riferimen-to all’immissione del fosforo e di altri inquinanti. Pure in questo caso la com-petenza riguarda anche altri enti, come ad esempio le province per la riduzione di concessioni. Comunque la Regione verificherà le acque a monte e a valle e controllerà sulle attività produttive e ricreative che si svolgono in loco”. Risponde così l’assessore all’ambien-te Lamberto Bottini all’interrogazione

presentata dal consigliere regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini. L’esponente del Sole che ride aveva sollevato il caso dell’incompatibilità delle attività produttive esistenti con l’utilizzazione sportiva e con l’asset-to ecosistemico del fiume Corno e del lago di Piediluco. “La Valnerina, con le sue ricchezze ter-ritoriali ed i suoi prodotti di eccellenza alimentare – ha spiegato Dottorini - rappresenta per l’Umbria il paradigma dello sviluppo e del turismo sostenibile. La situazione del fiume Corno è emble-matica delle contraddizioni e dei ritardi che scontiamo in Umbria sul versante delle politiche per il turismo ambien-tale e per la salvaguardia dei bacini idrici”. In sede di replica Dottorini ha chiesto “l’adozione immediata di prov-vedimenti affinché la stagione turistica di quelle zone, già compromessa, non sia ulteriormente danneggiata”.

Valnerina: Dottorini interroga la giuntaLa minaccia del fosforo per il Corno

Caccia trasversale

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Gli enti montani passano da 9 a 5. Risparmi per 750mila euro. Taglio da 90 a 25 degli amministratori

Comunità montane, si cambia Una buona legge, con una macchia sui parchi regionali. Ecco come l’impegno dei Verdi e civici ha attenuato e trasformato l’ipotesi di smantellare le aree naturali protette

non devono difendere presidenze o ruoli apicali in questo come in altri settori”. Il risultato alla fine è soddisfacente consi-derando che è stato evitato il peggio, man-tenendo le scelte sulle linee di indirizzo e sulla gestione al di fuori del controllo esclusivo e diretto degli enti montani.Adesso, assieme a giunta e comunità montane, saranno la Consulta dei parchi e una Comunità del parco più snella ed efficiente a decidere gli indirizzi e la pro-grammazione sulle aree naturali protette. “Certo – ha commentato Dottorini - non è precisamente ciò che chiedevamo, ma è molto significativo il risultato che Verdi, ambientalisti e tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei parchi portano a casa”.I dati di una realtà controversaD’altra parte è noto che i parchi regiona-li umbri non sono mai stati messi nelle

condizioni di funzionare. Che i fondi di diretta emanazione regionale sono stati praticamente inesistenti. Che, a dispetto dell’immagine dell’Umbria, la nostra re-gione è penultima in Italia quanto a territo-rio protetto (appena il 7,5 per cento). Che è un errore affidare la tutela di interessi diffusi, come la tutela della biodiversità e dell’ambiente, a enti senza competenze speciche come le Comunità montane. Che siamo l’unica regione in Italia a compiere una scelta di questo genere.Eppure altre regioni, ad esempio il Lazio, hanno saputo, attraverso investi-menti e coraggio politico-amministrativo, fare dei parchi regionali un’auten-tica risorsa per il rilancio turistico e ambientale, valorizzando appieno la novità apportata dai par-chi regionali. Nell’ottica della valorizzazione di risorse integrate quali ambiente, agricoltura, alimentazione, beni cul-turali e i parchi e le aree naturali possono svolgere un grande ruolo. “Noi riteniamo pertanto – ha spiegato Dottorini - che la scelta giusta avrebbe dovuto puntare su un rafforzamento degli enti parco, affidando loro risorse finanziarie certe e mettendoli

nella condizione di poter lavorare per va-lorizzare la biodiversità di cui gode la no-stra regione”. Tra l’altro a questo proposi-to vale la pena ricordare che, caso raro nel panorama politico istituzionale regionale e nazionale, i presidenti dei Parchi regio-nali non percepiscono alcuna indennità di carica e svolgono le loro funzioni in totale gratuità. Non c’è quindi un problema di sostenibilità finanziaria.Un buon risultato per Verdi e ambientalisti

Gli emendamenti accolti dalla giunta regionale mo-dificano in modo signifi-cativo la porttata del prov-vedimento iniziale: “Va riconosciuto uno sforzo per cercare di recuperare il va-lore dell’esperienza delle aree protette e l’integrità delle politiche a tutela della biodiversità. Adesso sarnno la Comunità del parco e la Consulta del parco a dettare proposte vincolanti a giunta e comunità montane. Come

Verdi e civici manteniamo ferme le nostre perplessità, ma riteniamo che gli emenda-menti con cui si è andati a modificare il testo attenuino e correggano significati-vamente la portata di una scelta altrimenti per noi inaccettabile”.

Una regione più snella, più dinamica, meno dispendiosa. E’ questo l’obiettivo che la maggioranza di governo si è posta mettendo mano alla riforma dell’assetto istitu-zionale dell’Umbria. E con l’approvazione della cosid-detta “riforma endoregiona-le” il legislatore regionale ha individuato il quadro in cui inserire le altre riforme (Comunità montane e agenzie regionali) che dovranno dare corpo all’intero pacchetto ri-formatore.“Questo è solo un punto d’inizio”, ha sottolineato il presidente della commissione Bilancio e Affari istituziona-li di Palazzo Cesaroni Oli-viero Dottorini, incaricato dall’Unione di intervenire in aula come relatore di mag-gioranza. I Verdi e civici, in particolare, sono convinti che occorre andare oltre per ridi-segnare il complesso sistema della “governance” della

nostra regione. Dottorini ha sottolineato l’esigenza di mo-dernizzare l’Umbria, dando risposte concrete ai tanti sog-getti della società civile che chiedono una regione in gra-do di svolgere con efficacia il proprio ruolo di program-mazione ed indirizzo anche attraverso la potestà legisla-tiva, favorendo la “respon-sabilizzazione” e la “sempli-ficazione” ed eliminando le sovrapposizioni di responsa-bilità amministrativa.“Non è una sfida facile, ne siamo consapevoli, e tante sono le resistenze di chi a pa-role vuole cambiare tutto per non cambiare nulla – ha spie-gato il capogruppo dei Verdi e civici -. Ci sono privilegi e posizioni di rendita che osta-colano il reale processo di cambiamento. C’è una grande esigenza di contenimento dei costi di funzionamento della macchina amministrativa, di individuare strumenti in gra-

do di favorire l’associazioni-smo degli enti locali. Dietro la filosofia di questo atto c’è un progetto di regione moder-na e leggera che ridisegna il proprio ruolo per affrontare le sfide poste dalla società ci-vile. Riorganizzare e rendere più efficiente la macchina am-ministrativa è uno sforzo da cui non possiamo sottrarci”.Nello specifico la riforma affronta la semplificazione istituzionale individuando un soggetto di nuova costituzio-ne, l’Ati (Ambito territoriale integrato), quale livello isti-tuzionale che riunifica una se-rie di competenze in materie quali sanità, servizi sociali, gestione dei rifiuti, ciclo idri-co integrato, turismo. L’indi-viduazione di questo soggetto, che raccoglierà tutte le fun-zioni fino ad oggi assegnate a consorzi, assemblee, asso-ciazioni od organismi pub-blici, determina l’immediata soppressione di una miriade

di enti e di soggetti politico-istituzionali che fino ad oggi erano chiamati a compiti non coordinati e molte volte so-vrapposti. L’obiettivo è quello di fare chiarezza eliminando doppioni, enti inutili (e costo-si) e semplificare l’intero si-stema. Tra l’altro tramite que-sto nuovo organismo unitario i Comuni hanno l’opportunità di agire in modo coordinato e di partecipare direttamente allo sviluppo economico e so-ciale mediante la definizione di progetti e strategie coordi-nate.“Ora – ha sostenuto Dottori-ni - è necessario non fermarsi qui. Occorre fare chiarezza ed andare nei prossimi mesi ad una riforma dell’intero sistema delle agenzie e degli enti strumentali. Dobbiamo ridurre i costi, fare chiarezza sui compiti e ruoli assegnati, verificando la coerenza delle azioni con gli obiettivi di go-verno che ci siamo dati”.

Riforma endoregionale e della pubblica amministrazione

Quattro Ati per modernizzare l’Umbria

Comunità montane

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Si è svolta il 13 e 14 giugno a Perugia la conferenza regionale sulla cooperazione internazionale. La conferenza, prevista da una legge regionale (la 26 del 1999), era un appuntamento atteso e richiesto da anni da associazioni, gruppi di volontariato e organizzazioni non governative (ong) per

fare chiarezza sulle modalità di gestione del settore della cooperazione internazio-nale e per ristabilire un corretto rapporto tra istituzioni e realtà associative. Pur-troppo, nonostante la volontà di collabo-razione manifestata in più di un’occasione da chi lavora sul campo, la conferenza è

apparsa come un ap-puntamento formale che non ha consen-tito il confronto e il dialogo per costruire una nuova program-mazione degli inter-venti. Il capogruppo re-gionale dei Verdi e civici Oliviero Dot-torini ha sollecita-to pubblicamente l’urgente necessità di una verifica sullo stato di attuazione e sulla operatività degli strumenti con-tenuti nella legge regionale, sulla rea-le capacità di coin-volgimento della società civile, con l’intento di evitare la dispersione delle risorse e valorizzare le azioni e le politi-che di co-sviluppo tra paesi del Nord e de Sud del mondo. “La cooperazione internazionale non ha bisogno di parate o di scelte burocrati-che – ha detto il pre-sidente della com-missione Bilancio e Affari istituzionali - ma della capacità di ascolto e di confron-to con le realtà vive che lavorano quo-tidianamente per la emancipazione delle popolazioni del sud del mondo”. Eppure la conferen-za avrebbe potuto rappresentare un punto di partenza fecondo di solle-citazioni e capace di coinvolgere tutti coloro che operano per un rapporto più giusto e più equo tra Nord e Sud del mondo. Così non è stato. Oggi occor-re prenderne atto e tentare di invertire una tendenza. “Noi - aggiunge Dottori-

ni - avevamo chiesto un percorso parteci-pato di dialogo con le associazioni, le organizzazioni e le istituzioni interessa-te, che consentisse di arrivare all’appun-tamento della confe-renza regionale con le idee più chiare su come agire in futuro, su quali interventi impegnarsi, sul me-todo migliore per verificare costante-mente la portata delle azioni intraprese”. Per questo per i Verdi e civici è fondamen-tale la nascita di una Consulta regionale per la cooperazione decentrata aperta a tutti i soggetti del territorio interessati alla solidarietà internazionale, quale sede di dialogo e coordinamento delle azioni, assieme alla costituzione di Tavoli di con-fronto e coordinamento sulle diverse aree del pianeta, sull’esempio di quanto avve-nuto per il tavolo Africa.La solidarietà e la cooperazione interna-zionale devono essere considerate parte integrante delle responsabilità dell’intera collettività regionale e dei doveri istitu-zionali di tutti gli enti locali, affinché l’im-pegno di pace e solidarietà internazionale

Cooperazione internazionale. Valorizzare chi lavora per un rapporto più giusto tra nord e sud del mondo

Quando la conferenza diventa una parataAssociazioni e organizzazioni non governative bocciano la gestione dei fondi regionali. Dottorini: “Un errore escludere chi lavora sul campo”

Dai primi mesi del 2006 una pluralità di soggetti umbri impegnati nel campo della solidarietà internazionale ha dato avvio a un percorso partecipato di confronto e discussione. Si tratta di Acli Umbria, Ta-vola della Pace, Amici del Malawi, Amici della Costa, Apeiron, Arci Umbria, Bo-moyi, Casa delle Culture, Circolo Primo maggio, Coordinamento Umbria Equae-solidale, Gsi Italia, La Luce, Monimbò, Sulla Strada, Tamat, Ucodep, Umbria Africa.Il lavoro di ricerca e analisi di documen-ti di settore ha portato all’elaborazione e alla condivisione di una serie di indica-zioni e proposte utili in vista del rafforza-mento del sistema umbro di cooperazione decentrata. Oltre alla richiesta di una conferenza che sarebbe dovuta avvenire mediante un percorso di ascolto e condivisione con le associazioni, organizzazioni e istituzioni interessate, al fine di strutturare un si-stema umbro di cooperazione realmente partecipato e trasparente, nel corso di vari

incontri pubblici sul tema della coopera-zione decentrata e del lavoro di rete sul territorio, organizzati da Cesvol, Ucodep e Tavola della Pace, con il supporto e la collaborazione dell’Ufficio di Coordina-mento per le Politiche di cooperazione In-ternazionale dell’Anci Umbria sono state elaborate delle richieste condivise:- istituzione di una Consulta regionale per la Cooperazione decentrata, quale sede di dialogo e coordinamento dell’azione di cooperazione del territorio;- attivazione di tavoli geografici e temati-ci, quali strumenti operativi che stimolino la nascita di sinergie e partenariati attorno a progetti di cooperazione condivisi;- predisposizione di strumenti di informa-zione continua e trasparente sulle oppor-tunità di finanziamento regionali;- definizione chiara del budget annuale destinato al finanziamento delle azioni di cooperazione;- attivazione di una banca dati delle at-tività delle organizzazioni operanti nel settore.

Ecco le richieste delle organizzazioni

Trasparenza e coi nvolgimentoper evitare la disp ersione di risorse

La Conferenza sulla cooperazione internazionale, promos-sa dalla Regione Umbria era un appuntamento atteso da lungo tempo in cui, tuttavia, poco spazio è stato dato alle questioni e alle proposte che, da due anni a questa parte, le associazioni del territorio pongono all’ente regionale: partecipazione alle scelte strategiche della nostra Regione in tema di aiuto allo sviluppo da parte delle associazioni che operano concretamente e da anni nei paesi in via di sviluppo, trasparenza nella gestione dei fondi regionali de-stinati alle azioni in questi paesi, valorizzazione delle risor-se umane e professionali presenti nelle associazioni, al fine di strutturare un sistema umbro di cooperazione realmente partecipato e trasparente, nell’interesse primo dei benefi-ciari delle azioni di sviluppo, nel vero spirito della coope-razione decentrata.La cooperazione decentrata, o meglio la cooperazione tra territori e comunità, riconosce infatti alla società civile, con tutti i suoi attori, un ruolo attivo nella progettazione e nella gestione delle attività, attraverso una metodologia concer-tata e partecipativa che valorizzi le esperienze, gli interessi e le vocazioni espresse dai soggetti economici e sociali del territorio. A seconda dell’esperienza, delle conoscenze e delle risor-se a disposizione, vi sarà una diversa modalità nell’azione partecipativa di ciascuno. L’importante è che la modalità di decisione avvenga in modo inclusivo, definendo le priorità attraverso la concertazione e richiamando tutti gli attori a definire obiettivi e priorità di intervento condivise.Consapevoli che il patrimonio delle piccole associazioni che svolgono il loro lavoro nel territorio umbro - un patri-monio consistente di progetti, esperienze, partenariati che negli anni hanno sviluppato legami solidi e duraturi con i territori del Sud del mondo – non debba essere disperso, vi è tuttavia da parte delle associazioni la necessità assoluta e urgente di costruire, a partire proprio da queste esperienze, un’azione coordinata che abbia un impatto maggiore per le popolazioni del Sud del mondo coinvolte negli scambi e nelle azioni di sviluppo. Questo approccio non dovrebbe prescindere dall’impegno serio e concreto della Regione nel promuovere una funzione di coordinamento efficace e costruttiva, attraverso la defi-nizione chiara di precisi indirizzi e linee guida condivise e la predisposizione di strumenti finanziari idonei, così da ovviare alla dispersione delle risorse – siano esse economi-che o di capacità – e valorizzare le specificità, le relazioni, le reti di fiducia in un clima trasparente di partecipazione di tutti i soggetti del territorio, sia in Italia che all’estero. Questa impostazione che abbiamo descritto ci pare peral-tro in forte sintonia con gli indirizzi presenti nel disegno di legge delega proposto dal Governo che ha cominciato il suo iter di discussione, per arrivare ad un testo di riforma di una nuova legge nazionale della cooperazione nazionale di cui, a 20 anni dal varo della legge 49 del 1987, tutto il mondo della cooperazione avverte la necessità.

* Cooperante Ucodep

Perchè chiediamo ascoltodi Anna Pasquale*

Cooperazione

La conferenza regionale sulla cooperazione

Verdi Civici UMBRIA news - 13

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Cooperazione internazionale. Valorizzare chi lavora per un rapporto più giusto tra nord e sud del mondo

Quando la conferenza diventa una parataAssociazioni e organizzazioni non governative bocciano la gestione dei fondi regionali. Dottorini: “Un errore escludere chi lavora sul campo”

Dai primi mesi del 2006 una pluralità di soggetti umbri impegnati nel campo della solidarietà internazionale ha dato avvio a un percorso partecipato di confronto e discussione. Si tratta di Acli Umbria, Ta-vola della Pace, Amici del Malawi, Amici della Costa, Apeiron, Arci Umbria, Bo-moyi, Casa delle Culture, Circolo Primo maggio, Coordinamento Umbria Equae-solidale, Gsi Italia, La Luce, Monimbò, Sulla Strada, Tamat, Ucodep, Umbria Africa.Il lavoro di ricerca e analisi di documen-ti di settore ha portato all’elaborazione e alla condivisione di una serie di indica-zioni e proposte utili in vista del rafforza-mento del sistema umbro di cooperazione decentrata. Oltre alla richiesta di una conferenza che sarebbe dovuta avvenire mediante un percorso di ascolto e condivisione con le associazioni, organizzazioni e istituzioni interessate, al fine di strutturare un si-stema umbro di cooperazione realmente partecipato e trasparente, nel corso di vari

incontri pubblici sul tema della coopera-zione decentrata e del lavoro di rete sul territorio, organizzati da Cesvol, Ucodep e Tavola della Pace, con il supporto e la collaborazione dell’Ufficio di Coordina-mento per le Politiche di cooperazione In-ternazionale dell’Anci Umbria sono state elaborate delle richieste condivise:- istituzione di una Consulta regionale per la Cooperazione decentrata, quale sede di dialogo e coordinamento dell’azione di cooperazione del territorio;- attivazione di tavoli geografici e temati-ci, quali strumenti operativi che stimolino la nascita di sinergie e partenariati attorno a progetti di cooperazione condivisi;- predisposizione di strumenti di informa-zione continua e trasparente sulle oppor-tunità di finanziamento regionali;- definizione chiara del budget annuale destinato al finanziamento delle azioni di cooperazione;- attivazione di una banca dati delle at-tività delle organizzazioni operanti nel settore.

Ecco le richieste delle organizzazioni

Trasparenza e coi nvolgimentoper evitare la disp ersione di risorse

Forti della 30 mila presenze dell’anno scorso e delle 50 mila di quello prece-dente anche quest’anno si svolgerà a Gubbio, dal 18 al 21 ottobre, la festa nazionale del cacao e del commercio equo e solidale che sensibilizza il gran-de pubblico sulle tematiche inerenti la produzione, la trasformazione, la com-mercializzazione ed il consu-mo innanzitutto del cacao, ma anche di ogni altro bene di cui siamo soliti far uso. Dimo-strando così la sostenibilità di un’economia alternativa a quella neoliberista, la rea-le possibilità di una diversa organizzazione dei rapporti tra nord-sud del mondo, la percorribilità di sentieri che portino a stili di vita diversi e alternativi rispetto a quello consumistico.Quest’anno al centro della manifestazio-ne sarà la mostra-mercato dei prodotti equosolidali e biologici, che avrà luogo lungo le strade e nelle piazze della cit-tà; saranno presenti le maggiori centrali italiane di importazione del commercio equo, ma anche piccoli produttori arti-gianali di cioccolato, oltre ai produttori biologici aderenti ad Aiab e Gubbiolo-gico. Saranno proposti laboratori didat-tici e dimostrazioni sulla produzione di cioccolato, per le scuole e aperti al pub-

blico. Fra gli altri espositori presenti ad Altrocioccolato vi saranno gli operatori della finanza etica, delle bioedilizie, ar-tigiani, associazioni e cooperative.“E’ un momento di incontro e di festa per tutte le persone che pensano che un altro mondo è possibile - ha detto Oli-viero Dottorini, capogruppo dei Verdi

e civici in consiglio regionale e tra i fondatori della bottega del commercio equo di Città di Castello -, questa manife-stazione è un’occasione per discutere, divertirsi e dare una speranza alla rivoluzione gen-tile”. Prendendo il cacao come bene simbolo, la manifestazione si pone l’obiettivo di sensibiliz-zare il pubblico a compiere scelte di consumo consapevoli verso i temi della giustizia e

della sostenibilità ambientale, attraverso la promozione del commercio equoso-lidale, dell’agricoltura biologica, della finanza etica e di ogni forma di produ-zione che riduca il consumo e lo spreco delle risorse primarie.Per informazioni e prenotazioni contat-tare Paolo al 340.4685071 o Michele al 349.4304257. Oppure inviare una mail a [email protected]. Per con-sultare il programma completo è attivo il sito web: www.altrocioccolato.org

La grande festa del commercio equo e solidale a gubbio dal 18 al 21 ottobre

Parte Altrocioccolato

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità dei presenti (24 voti) la proposta di legge sull’istituzione di un fondo di 100mila euro finalizzato ad agevolare l’accesso al microcredito e per contrastare anche il fenomeno dell’usu-ra attraverso i prestiti sociali d’onore. “Un atto equilibrato per una regiona più giusta e solidale”, secondo il capogrup-po dei Verdi e civici Oliviero Dottorini che ha anche presentato alcuni emenda-menti, tra l’altro sulla possibilità di ac-cedere al prestito anche per coloro che non raggiungono i 5mila euro di reddito. L’emendamento prevedeva per i redditi inferiori a 5mila euro di poter usufruire delle garanzie prestate dalle associazio-ni di volontariato iscritte al registro re-gionale, ma è stato respinto con 23 voti contrari e 1 a favore.Un errore, secondo Dottorini, che però non mette in discussione la opportuni-tà del testo approvato: “Con questo atto tentiamo di mettere in pratica il princi-pio dell’uguaglianza, della solidarietà e dell’integrazione, accanto a quello

della sussidiarietà”. Le tante esperienze del prestito d’onore traggono ispirazio-ne dal Nobel per la pace Muhammad Yunus che nel 1977 fondò la Grameen Bank che pratica un microcredito sen-za garanzie, almeno di tipo economico. “Le banche tradizionali – ha spiegato Dottorini - effettuano prestiti solo a chi può fornire garanzie di restituzione e non tenendo conto del reale bisogno di chi è in difficoltà, anche momentanea. Oggi, con questa legge possiamo offrire una speranza e un’opportunità. Si tratta di piccoli interventi che possono inco-raggiare, però, il riscatto sociale”. Respinte purtroppo alcune proposte mi-gliorative dei Verdi e civici attraverso le quali si interpretava il prestito come op-portunità di crescita più che come mero intervento assistenziale e caritatevole e veniva garantito l’accesso al prestito non solo a chi esercita ‘attività di lavo-ro autonomo o subordinato’, ma anche a coloro che, con il prestito, potrebbero crearsi un’occupazione per uscire dalla emarginazione e dal bisogno.

dell’Umbria sia sempre meno occa-sionale, frammen-tato, improvvisato e sempre più conti-nuo, programmato, organizzato e coor-dinato. Ecco perché sono da condividere le richieste avanza-te da associazioni e ong che puntano a sostenere finan-ziariamente e tec-nicamente quanti, nei propri territori, svolgono attività di

solidarietà o cooperazione, anche stimo-lando la collaborazione di tutti i soggetti della comunità locale: associazioni civili e religiose, sindacati, associazioni di immi-grati, aziende municipalizzate, cooperati-ve, imprese sociali, industrie, artigianato, istituti di credito, enti commerciali.“E’ fondamentale prevedere un aumento delle risorse finanziarie destinate ad inter-venti di solidarietà e cooperazione inter-nazionale, rendendo chiaro e trasparente l’ammontare annuale delle risorse desti-nate all’apposito capitolo di bilancio”, ha spiegato Dottorini che ha sottolineato l’esigenza di sperimentare nuovi percorsi e di definire nuove linee guida in modo condiviso.

Prestito d’onore. Il Consiglio regionale dice sì all’unanimitàUn’occasione di riscatto per chi è in difficoltà

Altrocioccolato

La conferenza regionale sulla cooperazione

14 - Verdi Civici UMBRIA news

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Non si sono fatti attendere i primi risultati della legge regionale Dottorini a favore del software libero. Saranno 90 infatti i dipen-denti che gradualmente, ma da subito, use-ranno software libero per la scrittura e il calcolo. Il progetto nasce dalla volontà de-gli uffici del Consiglio regionale di adatta-re le proprie strutture informatiche ai prin-cipi e direttive contenuti nella legge 11 del 2006 che mira a promuovere e incentivare l’uso di software open source nelle pubbli-che amministrazioni e negli enti controllati. Una scelta, quella del consiglio regionale, che oltre a garantire la pluralità nell’inter-scambio delle informazioni risulta anche conveniente dal punto di vista economi-co: dall’acquisto delle nuove macchine il consiglio avrà un risparmio netto di circa 300 euro a computer, circa 27mila euro in totale, dovuto al fatto che non acquisterà la licenza di Microsoft Office, preferendo in-stallare Open Office, interamente gratuito e open source.“La svolta del Consiglio è la prova che la legge regionale sta funzionando, consen-tendo risparmi alle amministrazione e enti più virtuosi e capaci di sfruttare tutte le potenzialità dei software a codice aperto, dalla maggiore sicurezza nell’ambito della protezione dei dati personali alla garanzia di accesso plurale alle informazioni, indi-pendentemente dal tipo di sistema usato - ha commentato il capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale Oliviero Dottorini, promotore della legge regionale 11 del 2006 -. Il mio ufficio sarà uno dei primi in cui verrà sperimentato Open Offi-ce, abbandonando gradualmente la suite di prodotti Microsoft. Speriamo che anche gli altri seguano il nostro esempio”.I Verdi e civici sono convinti che questo progetto sia un buon inizio e confidano che altre realtà regionali avviino un percorso graduale e indolore per il passaggio da sof-tware proprietario a software libero”.

Negli uffici del Consiglio regionale si sperimenta l’uso di Open Office

Software libero nel Palazzo

Città di Castello. Errori e superficialità da parte dell’amministrazione comunale

Torre civica, il casofinisce in ParlamentoFrancescato: “Inclinazione preoccupante, subito una commissione tecnica indipendente”

Cento mila euro. A tanto am-monta il finanziamento che il capogruppo dei Verdi e civici Oliviero Dottorini è riuscito ad assegnare alla legge 11 del 2006 a favore del software libero e dei formati aperti nella pubblica amministrazione. Questi fondi andranno a finanziare i proget-ti che il Centro di competenza regionale sull’open source ha approvato lo scorso gennaio e sono promossi dalle pubbliche amministrazione che hanno creduto fin da subito alle poten-zialità del software libero e agli strumenti messi a disposizione

dalla legge Dottorini.In particolare i progetti pre-vedono lo sviluppo e l’imple-mentazione di server di posta elettronica negli uffici regionali, consentendo un risparmio no-tevole sui costi per licenza, la sperimentazione di Open Office nel comune di Perugia che gra-dualmente abbandonerà Micro-soft Office, la realizzazione del portale web del Centro di com-petenza e il progetto di riuso dei pc “obsoleti” presenti nelle scuole della nostra Regione gra-zie all’installazione di Linux e altro software libero.

La Regione sblocca i 100mila euro conquistati dai Verdi e civici

Open Source, partono i progetti

Qualcuno dovrà spiegare in modo tra-sparente ed esplicito cosa è realmente avvenuto nei lavori di ristrutturazione della Torre civica di Città di Castello e le risorse pubbliche che andranno investi-te per rimediare a scelte inappropriate e altamente rischiose per la tenuta dell’an-tica struttura della città. Dopo i ripetuti silenzi e omissioni da parte dell’amministrazione comunale, che ha fino all’ultimo ha tentato di mini-mizzare e mascherare l’accaduto, il caso della Torre civica tifernate è balzato agli onori della cronaca. I tecnici hanno chiaramente evidenziato una situazione difficile che fino ad ora era stata sistematicamente e sbri-gativamente negata dagli amministratori comunali. La Torre, interessata da lavori di ristrutturazione con i fondi del terremoto, ha subito un inclinazione ulteriore, passando da 72 a 78 centimetri. I timori e le perplessità che da più parti si sono manifestati in città sono dunque giu-stificati e fanno riemer-gere tutte le perplessità sulla necessità e sulle modalità con cui si è attuato l’in-tervento. E che il problema sia serio è testimonia-to dall’interpellanza urgente che Grazia Francescato, deputata e presidente ono-raria dei Verdi, ha presentato al ministro Francesco Rutelli richiedendo al mini-stero dei Beni culturali se non ritenga ne-cessario, alla luce della attuale situazio-ne di instabilità in cui versa il manufatto storico simbolo della città, di “verificare la rispondenza e la correttezza dei lavo-ri autorizzati dalla Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici

e storici dell’Umbria” e se non ritenga indispensabile “prendere in esame tutti gli interventi necessari alla sua messa in sicurezza e piena fruibilità del bene, nominando nel più breve tempo possi-bile una commissione indipendente di esperti qualificati in grado di fornire un parere scientifico e tecnico senza media-zioni politiche”. “Responsabilmente – aggiunge France-scato - i Verdi dell`Altotevere chiedono di non creare allarmismi, ma di procede-re con molta cautela nell`accertamento delle cause e delle possibili soluzioni,

considerando anche il fatto che ci troviamo in un`area classificata ad alta peri-colosità sismica”. Secon-do la parlamentare verde “occorre che venga fugato ogni dubbio sullo stato di salute di questo monumen-to, evitando che si proceda ancora con superficialità e approssimazione”. Forte preoccupazione e in-terventi straordinari erano stati sollecitati anche dal consigliere comunale dei Verdi e civici Roberto Len-

si che ha richiesto di provvedere con la massima urgenza ad “incaricare tecnici autonomi che con professionalità pos-sano individuare gli interventi necessari per scongiurare il peggio”. E’ evidente che “il tema della sicurezza non può avere colore politico, ma deve interessa-re tutti”. Per questo l’esponente del Sole che ride ha richiesto di mettere a dispo-sizione dell’Amministrazione comunale le somme necessarie al primo interven-to di messa in sicurezza del manufatto in attesa delle misure definitive che la commissione incaricata dello studio do-vrà formulare in tempi brevi”.

Mettere in campo soluzioni e servizi innovativi che, nell’ottica della mobilità sostenibile, offrano servizi ef-ficienti, collegando lo scalo aeroportuale di Sant’Egidio con le varie località minori dell’Umbria, oltre che con il capoluogo. E’ quanto ha chiesto il capogruppo regionale dei Verdi e civici Oliviero Dottorini attraverso una let-tera inviata all’amministratore di Fcu Vannio Brozzi per sollecitare soluzioni rispetto alle gravi inefficienze subite da chi utilizza lo scalo aeroportuale di Sant’Egidio e met-tendo a frutto esperienze e mezzi su rotaia, ma anche su gomma laddove necessario. Occorre andare alla creazione di un nuovo servizio, a basso inquinamento e a costi contenuti, utilizzando i mez-zi pubblici già a disposizione di Fcu. “A beneficiarne – ha spiegato Dottorini - sarebbe l’intero settore turistico e la comunità regionale che potrebbe godere di una diminu-zione del traffico privato a favore di quello collettivo”.

Aeroporto Perugia. Lettera a Brozzi

Subito i collegamenticon i centri minori

Open Source a Palazzo

Verdi Civici UMBRIA news - 15

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“Se non si individuano solu-zioni immediate, Spoleto ri-schia di subire una violenza senza precedenti che sarà in grado di compromettere l’im-magine stessa della città del Festival in Italia e nel mon-do”. E’ la reazione preoccu-pata del capogruppo dei Verdi e civici di fronte ai numero-si interventi che rischiano di stravolgere il volto stesso del-la città dei Due mondi.“C’è da domandarsi – ha commentato il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali - come sia stato possibile che interventi sciagurati e dissennati come quello alla Posterna, con la previsione di una struttura gigantesca all’interno delle antiche mura e a ridosso della città vecchia, abbiano potuto incontrare il favore pressoché unanime di tutto il consiglio comunale. Il solo averli con-cepiti è la dimostrazione di una visione dello sviluppo turistico e della salvaguardia ambientale antiquata e fuori da ogni parametro ragione-vole”. La realtà spoletina da questo punto di vista è emblematica. Interventi irrazionali infatti non sono infrequenti in Um-bria, ma è difficile trovarne una concentrazione così ele-vata come avviene a Spoleto. Se si mettono assieme i sei piani di cemento armato della Posterna con lo sventramen-to del Colle Sant’Elia, con la vicenda dell’Elettrodotto e dello svincolo Sud si ha un quadro desolante “che do-vrebbe indurre tutti ad optare per una sospensione generale dei lavori per riflettere con più oculatezza su quanto si sta mettendo in opera”. E’ veramente inaccettabile che la città conosciuta nel mondo per la sua cultura sia costretta a subire ferite di que-sta portata e di questa qualità. D’altra parte risulta inspiega-bile come un progetto come quello alla Posterna possa aver incontrato il consenso della Soprintendenza che ha tra i suoi compiti istituzionali quello di tutelare, conservare e valorizzare i beni di interes-se storico e artistico. “Si fa più che mai urgente una sospensione dei lavori per ve-rificare la correttezza dell’in-tervento e le compatibilità con la storia, l’architettura e la

cultura della città”, ha spiega-to Dottorini. Intanto comitati e associazioni ambientaliste spoletine hanno già portato direttamente all’attenzione della della Procura della Re-pubblica la documentazione relativa alle procedure ammi-nistrative ed autorizzatorie, come atto estremo per evitare uno scempio annunciato al paesaggio, alla storia e alla cultura della città dei Due mondi. Legambiente, in parti-colare, ha chiesto al ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli e alla Procura del-la Repubblica di Spoleto un

decisivo ripensamento sulla costruzione del palazzo. “La costruzione di palazzo della Posterna – ha spiegato il pre-sidente di Legambiente Ro-berto Della Seta - rischia di vanificare il valore artistico di Spoleto, facendole fare la fine di tanti, troppi lembi di Italia ingessati nel cemento. E’ ne-cessario tutelare i tesori del nostro territorio, patrimonio e risorsa sia ambientale che economica”.Ma a livello locale le autorità preposte tacciono. E i lavori proseguono.

Ponte Felcino-Ponte Valleceppi.

Il progetto Tevere fa acqua

La proposta di recupero e utilizzo della ex scuola di Rovigliano, ristrutturata e mai utilizzata da oltre 30 anni, è stata lanciata dalla Pro loco di Astucci, Celle e Cagnano a settembre del 2005, ma è caduta nel più completo vuoto politico e istituzionale. Nessuna ri-sposta da parte del comune di Città di Castello, della Comunità montana Alto-tevere o della Regione. Ma l’idea è interessante e forse avrebbe meritato una mag-giore attenzione. Attraver-so una lettera di apprezza-menti alla Pro Loco, come Verdi e civici avevamo espresso immediatamente la speranza che tale luogo ricco di storia e tradizioni (a inizio ‘900 fu sede di una delle scuole in cui Ali-ce Franchetti sperimentò il metodo Montessori) po-tesse tornare ad essere il punto di incontro di diver-se iniziative culturali, am-bientali e sociali al servizio della comunità locale.Con l’interrogazione all’assessore al Patrimo-nio della regione Umbria, Vincenzo Riommi, il con-sigliere Oliviero Dottorini ha di nuovo sollevato l’ar-gomento e sollecitato una presa di posizione che con-sentisse di fare chiarezza circa la volontà e disponi-bilità della regione Umbria affinché, in accordo con gli enti locali, possa essere

previsto un utilizzo di quel bene di pregio artistico e storico per finalità sociali ed ambientali.Fugando le voci che dava-no per imminente la vendi-ta della ex scuola di Rovi-gliano, l’assessore Riommi nella sua risposta è stato chiaro: “L’immobile in questione non è stato mai messo in vendita nè lo sarà in futuro”. Attualmente è nella piena disponibilità della Comunità montana che potrebbe, in accor-do con il comune di Città di Castello, richiedere di utilizzarlo per le finalità sociali, e culturali in sinto-nia con quanto chiesto dai cittadini. E’ ora una questione di volontà da parte dei nostri amministratori se lasciare ancora il bene nel degrado o progettarne un utilizzo al servizio di tutta la comuni-tà locale. I Verdi e civici ritengono che occorra elaborare un progetto concreto e in-novativo coinvolgendo la Pro-loco, le associazioni culturali, di volontariato ed ambientaliste.Il rischio è che di fronte alla mancanza di idee e di sensibilità, l’immobile fini-sca in mano private sottra-endolo all’uso pubblico e perdendo così un’occasio-ne per favorire opportunità di crescita e di sviluppo per l’intera comunità.

Rovigliano. Interrogazione di Dottorini

Comune, se ci seibatti un colpo!Possibile un utilizzo della ex scuola

“Il progetto di messa in sicu-rezza degli argini del fiume Tevere, nel tratto che va da Ponte Felcino a Pontevalle-ceppi, suscita molte perples-sità e occorre capire i motivi per cui si intenda procedere su un progetto urbanistica-mente incompatibile con il territorio, inefficace e perico-loso dal punto di vista idrauli-co”. Il capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale Oliviero Dottorini ha annun-ciato con queste parole la pre-sentazione di un’interroga-zione agli assessori Lamberto Bottini e Carlo Liviantoni per capire cosa intenda fare la Regione Umbria per impedire che si proceda su un progetto, quello elaborato dalla Provin-cia di Perugia, che presenta molti punti critici.“Oggi ci sentiamo al fianco del Comitato Mulini di For-tebraccio e delle associazio-ni ambientaliste, Wwf, Italia Nostra e Legambiente in te-sta, nel criticare un progetto fuori misura e fuori da ogni criterio di buon senso. Insi-stere oggi nella logica degli argini vuol dire fare un passo indietro rispetto alle più mo-derne tecnologie di messa in sicurezza”. Secondo l’esponente del Sole che ride occorre puntare sulle casse di espansione come me-todo a basso impatto ambien-tale ed è urgente verificare se sono state rispettate tutte le procedure necessarie a ga-rantire la partecipazione dei cittadini al progetto. “Sareb-be grave - ha spiegato Dotto-rini - se non fosse stata data la possibilità alle associazioni e ai comitati di esprimersi sulla validità di un progetto a così forte impatto ambientale”. Se le procedure di Valutazione d’impatto ambientale infatti non fossero state rispettate si andrebbe incontro alla viola-zione del protocollo d’intesa del 1998 stipulato tra Regione Umbria, Provincia di Perugia, Comune di Perugia, VII Cir-coscrizione, Asl2 e Comitato Mulini Fortebraccio, negando così la possibilità ai cittadini di vigilare su tutto l’iter del progetto.

Spoleto. Palazzo alla Posterna e altri scempi ambientali e paesaggistici

Ecomostro nella città dei Due mondi “Lavori frutto di una visione antiquata dello sviluppo e della salvaguardiaambientale. Incomprensibile il favore di quasi tutte le forze politiche cittadine”

Ecomostro a spoleto

16 - Verdi Civici UMBRIA news

sito web: http://www.dottorini.org - [email protected]

Intervista a Oliviero Dottorini