VALUTAZIONE GLOBALE PROVVISORIA DEL … del PGRA. In particolare nell'ambito della UoM "Regionale...
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VALUTAZIONE GLOBALE PROVVISORIA DEL
PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI
INTRODUZIONE ....................................................................................................................................................................................... 2
1. STATO DELLA PIANIFICAZIONE IN MATERIA DI GESTIONE DELLE ACQUE .......................................... 3
2. PROBLEMATICHE DI GESTIONE DELLE ACQUE NELL'AMBITO DEL PGRA ............................................. 5
3. ADEMPIMENTI SVOLTI IN ATTUAZIONE DELLA DIR. 2007/60/CE E DEL D.LGS. 49/2010 ................. 15
4. CONSULTAZIONE PUBBLICA ............................................................................................................................................ 16
5. SVILUPPI FUTURI..................................................................................................................................................................... 17
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Introduzione
La Valutazione Globale Provvisoria (VGP) è un documento previsto dal D.Lgs. 152/2006 (art. 66 co. 7 lett. b)
per illustrare i principali problemi di gestione delle acque ai fini della partecipazione attiva dei soggetti interessati
all'elaborazione, all'attuazione e all'aggiornamento dei piani di bacino.
I piani di bacino rappresentano un efficace strumento che concorre a garantire la sicurezza idraulica del territorio,
la riduzione dei livelli di rischio e la gestione del rischio residuo. In questo contesto si inserisce il Piano di
Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA) previsto dalla Direttiva 2007/60/CE, recepita nell'ordinamento
italiano con il D.Lgs. n. 49/2010 e ss.mm.ii.
In ottemperanza al D.Lgs. n. 49/2010, il PGRA è finalizzato a ridurre le conseguenze negative dei fenomeni
alluvionali sulla salute umana, sul territorio, sui beni, sull'ambiente, sul patrimonio culturale e sulle attività socio -
economiche (art. 7, comma 2). Sulla base della legislazione vigente, tale obiettivo deve essere perseguito mediante
la pianificazione del territorio e la programmazione di misure strutturali (M3) e non strutturali di prevenzione
(M2), preparazione (M4) e ricostruzione post-evento (M5). In questo modo si passa da una fase meramente
tecnica orientata a ridurre la pericolosità idraulica ad una fase di gestione integrata del rischio idraulico a livello di
bacino idrografico. L'assunzione del limite idrografico di bacino in sostituzione del limite amministrativo come
riferimento per la pianificazione per la difesa dalle alluvioni, ha modificato in modo significativo la pratica della
pianificazione avviando un percorso finalizzato all'individuazione di strategie operative efficaci per la riduzione
del rischio idraulico e la messa in sicurezza del territorio. Tale percorso può subire un ulteriore significativo
impulso dalla creazione del legame funzionale tra pianificazione, programmazione e gestione promosso dalla
Direttiva 2007/60/CE. L'attuazione di una pianificazione a scala di bacino strettamente interconnessa con la
programmazione delle opere richiede tuttavia la concertazione e la condivisione tra numerosi Enti competenti in
materia di governo delle risorse idriche e del territorio.
La VGP è funzionale all'adozione ed approvazione del PGRA e consente di illustrare e divulgare le
problematiche di valutazione e gestione del rischio idraulico per predisporre adeguate misure di riduzione della
pericolosità idraulica. Questi aspetti assumono una particolare rilevanza nell'ambito della partecipazione attiva
delle parti interessate all'elaborazione ed all'attuazione del piano. I processi di pianificazione partecipati
consentono di acquisire i saperi che risiedono in Enti, istituzioni, associazioni e soggetti che operano alle diverse
scale territoriali e che sono il risultato di una conoscenza profonda dei luoghi e dei loro problemi. Inoltre, la
partecipazione pubblica riveste un ruolo importante ai fini della condivisione e legittimazione del piano stesso.
Il presente documento contiene la VGP integrata con gli aspetti emersi durante lo svolgimento delle attività di
cui alla Direttiva 2007/60/CE e con le osservazioni acquisite nel corso degli eventi di informazione e
partecipazione attiva. La VGP riguardante l'unità di gestione (UoM) "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto"
si articola nelle seguenti parti:
1. stato della pianificazione in materia di gestione delle acque;
2. problematiche di gestione delle acque nell'ambito del PGRA;
3. adempimenti svolti in attuazione della Dir. 2007/60/CE e del D.Lgs. 49/2010
4. consultazione pubblica
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1. Stato della pianificazione in materia di gestione delle acque
Nell'ambito della pianificazione territoriale mirata alla difesa del suolo ed alla tutela delle acque diversi sono gli
Enti (Ministeri, Autorità di Bacino, Regioni, Comuni, Consorzi di Bonifica, Gestori del servizio idrico, Agenzie
Regionali, Enti Parco) che svolgono funzioni di pianificazione, programmazione, coordinamento, controllo,
manutenzione e gestione del territorio e dei sistemi idrici naturali e artificiali. Tali funzioni sono regolamentate
da vari piani di riferimento (vedi Tab. 1) in cui il Piano di Bacino costituisce uno strumento di pianificazione
sovraordinato a cui devono conformarsi gli enti territoriali in ottemperanza a quanto previsto dal D.Lgs.
152/2006. L'efficacia della pianificazione di bacino è infatti fortemente connessa alla sua integrazione con la
pianificazione generale e settoriale di competenza delle Regioni e dei Comuni. Il Piano di gestione del Rischio di
Alluvioni è uno stralcio funzionale del Piano di Bacino.
Piani/Programmi Riferimenti normativi Piano di Bacino Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) D.Lgs. n. 152/2006 (art. 67), Delibera
Comitato Istituzionale AdBP del 30/11/2005
Piano Regionale delle Coste Legge Regionale n. 17/2006, Delibera di Giunta Regionale n. 2273/2011
Piano di Tutela delle Acque D.Lgs. n. 152/2006 (art. 121), Delibera di Giunta Regionale n. 230/2009
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale D.Lgs. n. 42/2004; Delibera di Giunta Regionale n. 176/2015
Documento Regionale di Assetto Generale Legge Regionale n. 20/2001, Delibera di Giunta Regionale n. 1328/2007
Programmazione triennale dei lavori pubblici D.Lgs. n. 163/2006 (art. 128)
Programma di Sviluppo Rurale Regolamento UE n. 1305/2013, Delibera di Giunta Regionale n. 1328/2007
Piani Urbanistici Generali (PUG) Legge Regionale n. 20/2001
Piani di emergenza comunali Legge n. 100/2012 Tab. 1 - Principali strumenti di pianificazione e programmazione
Fino all'emanazione del D.Lgs. n. 49/2010, il piano di assetto idrogeologico (PAI) risultava essere l'unico
strumento specifico relativo alla difesa dal dissesto idrogeologico; il PAI costituisce uno stralcio di settore del
Piano di Bacino introdotto dalla Legge n. 183/1989. In conformità con la legislazione vigente a livello nazionale
e regionale, il PAI relativo al territorio dell'UoM "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto" è stato adottato ed
approvato dal Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino della Puglia e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 8
dell'11/01/2006. Il PAI, definito dal Decreto Legge n. 398/1993 e dalle Leggi n. 267/98 e n. 365/2000, contiene
la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, la loro classificazione in funzione dei livelli di rischio
presenti, l'individuazione delle limitazioni d'uso del suolo e gli interventi strutturali necessari per mitigare o
rimuovere il rischio. La formazione del PAI è quindi basata su analisi dettagliate circa le condizioni di rischio
idraulico effettuate anche grazie ai costanti aggiornamenti conoscitivi con particolare riguardo ai modelli digitali
del terreno. Con riferimento alle limitazioni d'uso del suolo, i vincoli posti dal PAI obbligano le Regioni e gli Enti
locali ad osservarli con l'obbligo di recepimento nei propri strumenti di pianificazione (art. 17 della Legge n.
183/1989, art. 65 del D.Lgs. 152/2006, sentenza della Corte Costituzionale n. 85/1990). Pertanto il PAI ha
valore di piano territoriale di settore sovraordinato che incide ed esplica i suoi effetti sul territorio, sull'ambiente,
sul paesaggio e sulle componenti socio - economiche.
Le Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del PAI, che sono finalizzate al miglioramento delle condizioni di
regime idraulico nell'ottica di uno sviluppo sostenibile del territorio, sono coerenti con alcune tipologie di misure
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del PGRA. In particolare nell'ambito della UoM "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto"si hanno le seguenti
analogie:
le misure di vincolo M21 che evitano l'insediamento di nuovi elementi a rischio nelle aree allagabili ben si
integrano con le misure di vincolo del PAI riguardanti l'alveo fluviale in modellamento attivo e le aree
golenali in cui vi è il divieto di edificabilità (art. 6 delle NTA). Inoltre per le aree ad alta, media e bassa
pericolosità idraulica (rispettivamente art. 7, 8 e 9 del Titolo II delle NTA), sono elencati i soli interventi
consentiti al fine di non costituire in nessun caso un aumento della pericolosità idraulica esistente né
localmente, né a valle o a monte dell'intervento;
le misure di prevenzione M24 che riguardano il miglioramento delle conoscenze tecnico-scientifiche
(modelli di valutazione della pericolosità, della vulnerabilità e del rischio) si allineano con la possibilità
che il PAI sia soggetto a revisione a seguito di ulteriori studi conoscitivi ed approfondimenti per
l'acquisizione di nuove conoscenze in campo scientifico e tecnologico (art. 24 del Titolo V);
le misure di protezione M31 che si basano sulla gestione naturale delle piene a scala di sottobacino
migliorando la capacità di ritenzione, espansione e laminazione si integrano con gli interventi atti a
limitare l'impermeabilizzazione del suolo al fine di controllare la ritenzione temporanea delle acque (art.
4 del Titolo II delle Norme Tecniche di Attuazione) e con gli interventi di sistemazione e miglioramento
ambientale che favoriscono la ricostruzione dei processi e degli equilibri naturali (art. 5 del Titolo II);
gli interventi strutturali di regolazione delle piene (M32) rientrano nella categoria più ampia degli
interventi idraulici e delle opere idrauliche miranti alla riduzione o eliminazione della pericolosità (art. 5
del Titolo II);
per quanto riguarda le piane inondabili e gli alvei dei corsi d'acqua sono consentiti gli interventi di
regimazione sia nel PGRA che nel PAI (misure M33 nel PGRA, art. 6 del Titolo II delle NTA).
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2. Problematiche di gestione delle acque nell'ambito del PGRA
Nell'UoM "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto", l'esposizione al rischio di alluvione è significativa e
costituisce un problema di rilevanza socio - economica per il numero di vittime e per i danni prodotti alle
infrastrutture, alle attività economiche ed agli edifici ad uso abitativo e produttivo. Infatti, gli eventi alluvionali
verificatisi nella Regione Puglia negli ultimi 10 anni hanno determinato 16 morti e 24 feriti nonché danni
economici per un valore complessivo superiore a 500 milioni di euro (Fonte: #italiasicura).
Da un punto di vista territoriale, circa il 7% dell'UoM è interessato da aree a pericolosità idraulica di cui circa 450
km2 in alta pericolosità, 650 km2 in media pericolosità e 235 km2 in bassa pericolosità (Fig. 1).
Fig. 1 - Suddivisione delle aree a pericolosità idraulica
Nelle aree a pericolosità idraulica si riscontra la presenza di oltre 175.000 abitanti, oltre 100 ettari di aree relative
ad edifici strategici di interesse pubblico e privato, quali ospedali, scuole, tribunali, carceri, municipi e luoghi di
culto, ubicati principalmente nelle province di Bari e Brindisi. Particolare attenzione è richiamata dalla presenza
di ben 14 ospedali in aree a rischio. In relazione alle attività economiche, sono a rischio circa 12 milioni di metri
quadrati di superfici adibite ad insediamenti industriali/artigianali, aree portuali e aeroportuali e reti viarie,
concentrati soprattutto nell'Arco Ionico, nelle aree metropolitane di Bari, nella provincia di Brindisi e nella
Capitanata. Dal punto di vista ambientale invece circa 100 mila ettari sono a rischio idraulico tra parchi, riserve
naturali, SIC e ZPS. La percentuale maggiore ricade nei bacini dei Fiumi Settentrionali (34.3%) e dell’Ofanto
(33%). Esaminando il patrimonio culturale con riferimento alle aree archeologiche e a quelle a vincolo
architettonico, circa 2100 ettari sono a rischio, di cui il 54.7% all’interno del bacino dell’Ofanto.
Lo stato di criticità del territorio dell'UoM "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto" rispetto alla pericolosità e
al rischio da alluvione, è attualmente analizzato e rappresentato nel PAI e nel database AVI degli eventi
alluvionali. NelPGRA saranno individuate le Aree a Rischio Significativo (ARS) sulla base dell'analisi storico -
geografica degli eventi alluvionali e delle mappe di pericolosità e rischio di alluvioni.
I risultati dell'analisi storico - geografica consentiranno di individuare gli effetti delle piene e gli elementi antropici
danneggiati nei territori colpiti da recenti eventi meteorici significativi. Di seguito si riporta, in ordine
cronologico, una panoramica degli eventi più significativi che hanno interessato l'UoM "Regionale Puglia e
Interregionale Ofanto" negli ultimi anni, grazie ai quali è stato possibile individuare le aree a rischio alluvione
riportate nelle mappe di pericolosità e rischio.
8 settembre 2003: un evento precipitativo molto intenso ha colpito l'ambito territoriale "Arco Ionico"
interessando in particolare i comuni di Mottola, Castellaneta, Palagiano e Massafra (Fig. 2). Le strade si sono
trasformate in torrenti causando alcuni episodi di frane e smottamenti. Il bilancio delle vittime è stato di 2 morti
e 20 feriti. Numerose abitazioni hanno subito lesioni strutturali che le hanno rese inagibili; due ponti stradali a
Palagiano sono crollati; la linea ferroviaria Bari-Taranto ha subito danni per lo scalzamento del sedime
ferroviario.
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22-23 ottobre 2005: l'alluvione ha colpito prevalentemente l'ambito territoriale "Bari e Brindisi" (Fig. 3).
A causa dell'entità della precipitazione e della cattiva gestione del territorio si sono registrati ben 6 vittime e
innumerevoli danni ad edifici, aziende, campi coltivati e a numerose vie di comunicazione.
7 novembre 2005: un violento nubifragio ha colpito la città di Brindisi nell'ambito territoriale "Bari e
Brindisi" causando l'esondazione del canale Patri. Tra i comuni più colpiti si citano Latiano e Mesagne, dove
numerosi garage e scantinati si sono riempiti di acqua e fango. Critica anche la situazione nelle campagne intorno
a Brindisi.
19 luglio 2010: un violento nubifragio ha causato l'allagamento del centro storico di Melfi nell'ambito
territoriale "Ofanto" (Fig. 4). Diversi negozi e scantinati sono stati allagati.
2 novembre 2010: violente precipitazioni si sono abbattute nell'ambito territoriale "Salento" colpendo in
particolar modo i comuni di Gallipoli, Porto Cesareo, Copertino, Veglie, Novoli, Squinzano, Nardò, Arnesano,
Monteroni, Lequile, Veglie, Leverano, Carmiano, Trepuzzi, Campi Salentina, Magliano e San Pietro Vernotico
(Fig. 5). Acqua e fango hanno invaso le vie urbane e provinciali, diversi scantinati, piani interrati e garage.
1-2 marzo 2011: l'alluvione ha interessato le province di Taranto e Foggia ricadenti rispettivamente negli
ambiti territoriali "Arco Ionico" e "Fiumi Settentrionali" (Fig. 6). A Ginosa, l'esondazione del fiume Bradano ha
causato l'allagamento di strade e case tanto che il comune ha provveduto all'allestimento di tendopoli. Per quanto
riguarda invece il foggiano, tra i territori più colpiti si cita il Comune di Zapponeta che ha registrato diversi danni
in numerose campagne coltivate.
2 settembre 2012: un violento nubifragio ha interessato l'ambito territoriale "Ofanto" colpendo i comuni
di Venosa (PZ), creando danni all'agricoltura e aziende, e di Maschito (PZ) dove acqua e fango hanno invaso le
strade (Fig. 7).
9 agosto 2013: una violenta alluvione ha interessato la provincia di Avellino ed in particolare i comuni di
Baiano, Ospedaletto d'Alpinolo, Aquilonia, Sant'Angelo dei Lombardi, Bisaccia e Bonito nell'ambito territoriale
"Ofanto". Tra gli effetti al suolo si citano gli allagamenti in abitazioni e scantinati, gli alberi sradicati, gli
smottamenti e le frane. (Fig. 8).
6-7-8 ottobre 2013: intense precipitazioni si sono abbattute negli ambiti territoriali "Salento", "Arco
ionico" e Gargano (Fig. 9). Nella provincia di Taranto il versante orientale tra Sava, Manduria e Lizzano è stato
colpito dalle incessanti piogge. Tra i comuni maggiormente interessati dall'alluvione si ricorda Ginosa (TA) dove
ci sono state 4 vittime, ingenti danni al sistema agricolo e ad infrastrutture. A Brindisi, il canale Patri ha superato
gli argini. A Lecce, ed in particolare a Leverano, Nardò, Copertino, San Pancrazio, Ugento, Cavallino, Gallipoli e
Torchiarolo, la pioggia ha inondato le strade, allagato scantinati e taverne, invaso i tetti e bloccato intere attività.
A Vieste nel Gargano molti edifici sono stati invasi dall'acqua, i raccolti sono stati distrutti, le campagne allagate.
1- 2 dicembre 2013: l'evento precipitativo ha colpito gli ambiti territoriali "Arco Ionico" e "Fiumi
Settentrionali" (Fig. 10). A Catellaneta Marina (TA), l'esondazione del fiume Lato ha causato l'allagamento di
strade, villette e campi. Per quanto riguarda la Capitanata si sono registrati danni ai campi agricoli e alle aziende
foggiane, la circolazione ferroviaria è stata sospesa, alcune strade sono state chiuse al traffico e si è verificata la
rottura di condotte idriche. Disagi alla circolazione soprattutto a Vieste. Il maltempo ha provocato anche il
deragliamento del treno della linea ferroviaria Foggia-Potenza.
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(a) (b)
(c) (d) (e)
Fig. 2 - Effetti dell'alluvione dell'8 settembre 2003 nell'arco ionico: (a) Taranto, (b) Strada provinciale nei pressi di Massafra, (c, d, e) Palagiano
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(a) (b)
(c) (d)
(e) (f)
Fig. 3 - Effetti dell'alluvione del 22-23 ottobre 2005 nella provincia di Bari: (a, b) SP Bitetto Cassano, (c) rilevato stradale a Cassano delle Murge, (d) rilevato ferroviario ad Acquaviva delle Fonti, (e) vigneto a tendone nel torrente Picone, (f)
allagamento della Cava di Maso in sinistra idraulica del torrente Picone
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(a) (b)
Fig. 4 - Effetti dell'alluvione del 19 luglio 2010 a Melfi
(a) (b)
(c) (d)
Fig. 5 - Effetti dell'alluvione del 2 novembre 2010 nel Salento: (a) Leverano, (b) Magliano, (c) Novoli, (d) Copertino
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(a) (b)
(c) (d)
Fig. 6 - Effetti dell'alluvione del 1-2 marzo 2011 nelle province di Taranto e Foggia: (a,b,c) Ginosa e (d) Zapponeta
(a) (b)
Fig. 7 - Effetti dell'alluvione del 2 settembre 2012 a Venosa
Fig. 8 - Effetti dell'alluvione del 9 agosto 2013 ad Aquilonia
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(a) (b)
(c) (d)
(e) (f)
(g) (h)
Fig. 9 - Effetti dell'alluvione di ottobre 2013: (a, b) Ginosa, (c) Castellaneta, (d) Gallipoli, (e) Cavallino, (f) Lecce, (g) Monteroni, (h) Vieste
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(a) (b)
(c) (d)
Fig. 10 - Effetti dell'alluvione di dicembre 2013: (a) Castellaneta Marina, (b) deragliamento treno Foggia-Potenza, (c) Foggia, (d) Torrente Triolo
Con riferimento alle mappe di pericolosità e rischio, esse sono state elaborate in ottemperanza agli artt. 5 e 6 del
D.Lgs. 49/2010 sulla base sia delle aree a pericolosità idraulica del PAI vigente alla data dell'11/06/2013 che di
nuovi strumenti conoscitivi (aree a pericolosità idraulica in via di approvazione, fasce fluviali individuate sulla
base dell'area contribuente). Nel Piano di Gestione del Rischio Alluvioni verranno anche individuate le opere di
attraversamento critiche sotto il profilo idraulico che possono essere sommerse o sormontate nel corso degli
eventi di piena duecentennali.
In linea generale la delimitazione delle aree a pericolosità idraulica (ARS) riferita al reticolo idrografico principale
verrà effettuata prevalentemente mediante studi modellistici idrologico - idraulici che consentono di analizzare gli
effetti delle piene dovute ad esondazione delle aste fluviali. Sulla restante parte del reticolo secondario, la
delimitazione delle aree a pericolosità idraulica ha generalmente un carattere discontinuo (aree locali) e verrà
effettuata utilizzando prevalentemente metodi basati su analisi storico inventariali o geomorfologiche.
Le situazioni critiche legate al rischio di alluvione verranno individuate con particolare riferimento ai quattro
ricettori citati nella normativa comunitaria e italiana (salute umana, ambiente, attività economiche e patrimonio
culturale), sulla base del documento "Indirizzi operativi per l'attuazione della Direttiva 2007/60/CE" redatto
dall'ISPRA che pone l'accento sui seguenti elementi esposti (Tab. 2):
zone urbanizzate (agglomerati urbani, nuclei abitati con edificazione diffusa e sparsa, zone di espansione,
aree commerciali e produttive);
strutture strategiche (ospedali e centri di cura, centri di attività collettive, sedi di centri civili, centri di
attività collettive militari);
infrastrutture strategiche e principali (linee elettriche, metanodotti, oleodotti, gasdotti e acquedotti, vie di
comunicazione di rilevanza strategica, porti e aeroporti, invasi idroelettrici, grandi dighe);
beni ambientali, storici e culturali di rilevante interesse (aree naturali, aree boscate, aree protette e
vincolate, aree di vincolo paesaggistico, aree di interesse storico e culturale, zone archeologiche)
attività economiche;
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insediamenti produttivi o impianti tecnologici, potenzialmente pericolosi dal punto di vista ambientale
(zone estrattive, discariche, depuratori, inceneritori, impianti individuati nell'allegato I del D.Lgs.
59/2005).
L'analisi del rischio verrà condotta alla scala di ambito territoriale omogeneo in relazione ai meccanismi di
formazione e propagazione dei deflussi. In particolare verranno individuati nel Piano n. 6 ambiti territoriali
omogenei: Gargano, Fiumi Settentrionali, Ofanto, Bari e Brindisi, Arco Ionico e Salento (Fig. 11).
Fig. 11 - Ambiti territoriali omogenei dell'UoM "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto"
I risultati delle analisi della pericolosità e del rischio condotte negli ambiti territoriali omogenei porteranno sia
all'individuazione, mappatura, codificazione e descrizione delle aree a rischio significativo che alla valutazione dei
relativi interventi di messa in sicurezza.
Nell'ambito della gestione delle acque connessa al rischio idraulico, è opportuno citare le seguenti problematiche
legate al Piano di Gestione delle Alluvioni:
le mappe di pericolosità e rischio del Piano di Gestione delle Alluvioni hanno frequenza e modalità di
aggiornamento differenti rispetto al PAI, ragion per cui nel PAI possono essere presenti perimetrazioni
non riportate nel Piano Alluvioni. Per tale ragione è fortemente raccomandabile la consultazione di
entrambi i Piani ai fini dell'identificazione delle aree a rischio e dei relativi interventi di mitigazione;
il bacino idrografico è il riferimento territoriale per la pianificazione nell'ambito della difesa dalle
alluvioni. La non coincidenza con i limiti amministrativi se da un lato è utile per affrontare i problemi
nella loro interezza, può creare difficoltà operative in quanto richiede la concertazione e la condivisione
tra i diversi enti competenti in materia di governo delle acque;
nel Piano di Gestione delle Alluvioni verranno analizzati i bacini idrografici con un bacino contribuente
significativo (ovvero maggiore/uguale di 10 km2 per il Gargano, 25 km2 per il restante territorio di
competenza dell'AdB Puglia). Sulle aree aventi bacino idrografico sotteso di dimensione inferiore alle
soglie suddette, laddove non sono mappate aree di pericolosità, possono comunque essere presenti
situazioni di rischio, come testimoniato anche dai recenti eventi alluvionali;
nella valutazione del rischio per la salute umana verranno considerate le informazioni contenute nel
censimento ISTAT 2001che fornisce il numero di abitanti riferito alla cella censuaria. Tale indicazione
non è rappresentativa della densità demografica che può essere variabile in funzione dei luoghi di analisi.
Nell'elaborazione dei piani di emergenza comunali che si basano sulle elaborazioni contenute nel PGRA
dovranno essere adottate informazioni di maggiore dettaglio;
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la mancanza dell'analisi del trasporto solido (art. 6 co. 5 lett. f D.lgs 49/2010) e dei cambiamenti climatici
(art. 12 co. 4 D.lgs 49/2010). Questi approfondimenti saranno oggetto di studio nel corso
dell'aggiornamento delle mappe della pericolosità e del rischio entro il 2019 e del Piano di Gestione.
UNITA' FISIGRAFICA GARGANO F I U M I
SETTENTR. OFANTO B A e B R
A R C O IONICO
SALENTO
Superficie [kmq] 1658.5 4382.5 3372.1 5015.0 2529.0 2831.6
AREE A PERICOLOSITA' IDRAULICA
Alta pericolosità (Tr=30 anni) - AP [km2] 23.84 227.52 8.65 62.96 96.41 33.12
Media pericolosità (Tr=200 anni) - MP [km2] 32.16 260.81 129.42 122.71 61.92 41.15
Bassa pericolosità (Tr=500 anni) - BP [km2] 1.53 58.01 100.13 12.23 44.83 17.98
SALUTE UMANA
Abitanti a rischio [nr] 13292 21586 5706 65266 33879 35593
B45 - Insediamenti ospedalieri [mq] 120 \ 2235 31980 12866 6329
Insediamenti ospedialieri [nr] 1 \ 1 7 3 2
B45 - Infrastrutture strategiche pubbliche e private [mq] 64210 200648 12840 491443 133432 207802
ATTIVITA' ECONOMICHE
B44 - Insediamento industriale o artigianale con spazi annessi [mq] 381256 2477803 390772 2756208 2532853 558716
B42 - Aree Portuali [mq] 1113 \ \ 166126 429190 10242
B42 - Aree aeroportuali ed eliporti [mq] 2603 19153 \ 3825 1410879 \
B42 - Reti ferroviarie comprese le superfici annesse [mq] 22265 146089 280496 208739 107562 55638
B43 - Insediamenti produttivi agricoli [ha] 28 365 42 98 84 37
B43 - Aree agricole specializzate differenziate e non differenziate [ha] (colture orticole in pieno campo in serra e sotto plastica in aree non irrigue, frutteti e frutti minori, seminativi semplici in aree non irrigue, seminativi semplici in aree irrigue, uliveti, vigneri)
3853 48050 12825 16499 16346 7545
AREE PROTETTE
B22 - Environment: Protected Areas (Totale: Parchi, Riserve, SIC, ZPS) [ha] 5909 16912 16300 2536 7270 412
B22 - Parchi e Riserve Naturali Regionali [ha] \ 1305 6717 955 1728 202
B22 - Riserva Naturale Statale / Parco Nazionale [ha] 2645 2313 419 397 174 \
B22 - SIC, ZPS [ha] 3263 13295 9164 1183 5369 210
BENI CULTURALI
B31 - Cultural Heritage: Cultural Assets - Aree Archeologiche [ha] 132 317 1147 215 84 13
B31 - Cultural Heritage: Cultural Assets - Vincolo Architettonico [ha] 5 73 38 66 45 7
B32 - Cultural Heritage: Cultural Landscape - Vincolo paesaggistico [ha] 4009 377 38 3615 3179 1684
Tab. 2 - Superfici a pericolosità e rischio idraulico
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3. Adempimenti svolti in attuazione della Dir. 2007/60/CE e del D.Lgs. 49/2010
In ottemperanza alla Direttiva Alluvioni 2007/60/CE e al D.Lgs 49/2010 e ss.mm.ii., si sintetizzano di seguito le
principali fasi finora attuate:
16/12/2010 - Delibera n. 64 del Comitato Istituzionale: la valutazione preliminare del rischio alluvioni non è stata svolta in quanto l'adozione del Piano di Assetto Idrogeologico costituiva di per sè una valutazione del rischio contenendo l'indicazione delle aree a potenziale rischio significativo;
04/04/2013 – Comitato Tecnico di approvazione della redazione delle mappe di pericolosità;
20/05/2013 – Comitato Tecnico di approvazione della redazione delle mappe di rischio;
05/07/2013 - Delibera del Comitato Istituzionale n.32: presa d'atto della redazione delle mappe di pericolosità e rischio.
In particolare, le mappe di pericolosità e rischio sono state predisposte secondo le linee guida contenute nel
documento “Indirizzi Operativi per l’attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla
gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di
alluvioni”, redatto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), in
collaborazione con Autorità di Bacino Nazionali, Dipartimento di Protezione Civile ed ISPRA.
Le Mappe della pericolosità (Fig. 13) contengono la perimetrazione delle aree geografiche che potrebbero essere
interessate da alluvioni, indicando, come richiesto dal D.Lgs. 49/2010 art. 6 co. 3:
a) estensione dell'inondazione;
b) altezza idrica o livello;
c) caratteristiche del deflusso (velocità e portata).
La definizione delle aree a pericolosità idraulica è stata effettuata sulla base dei seguenti elementi: i)
perimetrazioni delle aree a pericolosità idraulica del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), vigenti alla data
11/06/2013, nonché ii) aree a pericolosità idraulica in via di approvazione ai sensi degli artt. 24 e 25 delle NTA
del PAI e iii) fasce fluviali a media probabilità di inondazione ricadenti in un buffer sul reticolo idrografico
principale, ovvero quello avente area contribuente maggiore/uguale a 25 km2 (10 km2 sul Gargano).
Le Mappe del rischio (Fig. 12) indicano le potenziali conseguenze negative derivanti dalle alluvioni in 4 classi di
rischio di cui al DPCM 29 settembre 1998, espresse in termini di:
a) numero indicativo degli abitanti interessati;
b) infrastrutture e strutture strategiche (autostrade, ferrovie, ospedali, scuole, etc);
c) beni ambientali, storici e culturali di rilevante interesse;
d) distribuzione e tipologia delle attività economiche;
e) impianti che potrebbero provocare inquinamento accidentale in caso di alluvione e aree protette.
Le Mappe di Rischio sono state conseguentemente ricavate dall’intersezione delle aree a pericolosità idraulica con
gli elementi esposti. Sulle aree aventi bacino idrografico sotteso di dimensione inferiore alle soglie suddette,
laddove non sono mappate aree di pericolosità, possono comunque essere presenti situazioni di rischio, come
testimoniato anche dai recenti eventi alluvionali. In tali aree vigono gli artt. 6 e 10 delle NTA del PAI, applicati al
reticolo idrografico, per il quale il riferimento ufficiale è la Cartografia IGM 1:25000.
Le mappe di pericolosità e rischio costituiscono uno strumento conoscitivo utile per supportare l'individuazione
delle aree a maggior rischio e per individuare le misure necessarie ai fini della riduzione della pericolosità e/o
della gestione del rischio idraulico.
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Fig. 12 - Stralcio delle mappe di pericolosità e rischio
4. Consultazione pubblica
Nell’ambito del processo di valutazione e gestione del rischio di alluvioni, al fine di garantire un effettivo confronto tra i decisori pubblici e le comunità locali, l'informazione e consultazione del pubblico è regolamentata dall’art. 10 della Dir. 2007/60/CE e del D.Lgs. 49/2010. Nello specifico, sono previste tre forme di partecipazione con un crescente livello di interattività: 1. fornitura di informazioni; 2. consultazione; 3. coinvolgimento attivo. In particolare, l'informazione è il fondamento della partecipazione pubblica in quanto si esplica rendendo disponibili ed accessibili al pubblico gli obiettivi, i dati, i programmi e le scelte preliminari di pianificazione. La consultazione si basa invece sulla condivisione delle informazioni anche attraverso discussioni, indagini ed interviste. Il coinvolgimento attivo consente ai portatori di interesse di contribuire al processo di pianificazione ed alla soluzione di problematiche complesse. Più dettagliatamente, le mappe di pericolosità e rischio sono state divulgate mediante specifici forum condotti a
livello sia distrettuale che regionale. A seguito del Forum divulgativo regionale tenutosi in data 14/06/2013
presso l'Istituto agronomico di Bari (CIHEAM), le mappe sono state trasmesse alle Prefetture, alle Province, ai
Comuni del territorio di Competenza dell'AdB Puglia e ai Servizi di Protezione Civile (Note prot. n. 15574 del
25/11/2013, n. 15447 del 21/11/2013 e n. 15576 del 25/11/2013).
La Relazione di piano comprenderà le seguenti sezioni:
1. inquadramento della UoM "Regionale Puglia e Interregionale Ofanto", con la descrizione dei 6 ambiti
territoriali omogenei in cui verrà suddiviso il territorio di competenza;
2. descrizione del processo di redazione e analisi delle mappe di pericolosità e rischio, attraverso una sintesi
strutturata a livello di ambito territoriale omogeneo, ed individuazione dei recettori significativi;
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3. descrizione degli obiettivi della gestione del rischio di alluvioni e sintesi delle misure per il loro
raggiungimento, con inquadramento nell'ambito di altri atti comunitari (es. 2000/60/CE); metodologia
per la priorizzazione delle misure e valutazione speditiva costi/benefici;
4. descrizione delle modalità di attuazione del piano, ovvero sintesi delle misure con relativo ordine di
priorità, indicatori per il monitoraggio dello stato di attuazione del piano, azioni adottate per informare e
consultare il pubblico, elenco autorità competenti.
5. Sviluppi futuri
Il Piano di Gestione delle Alluvioni verrà pubblicato entro il 22 dicembre 2015. Nell'ambito dell'aggiornamento delle mappe di pericolosità e rischio e del Piano di Gestione, previsto secondo il D.lgs 49/2010 rispettivamente entro il 2019 per le mappe e 2021 per il Piano (e poi successivamente ogni 6 anni), le perimetrazioni riguardanti le aree che potrebbero essere interessate da fenomeni alluvionali saranno integrate con i nuovi studi idraulici sia sul reticolo minore che su quello principale per i quali allo stato attuale non sono ancora disponibili rilievi di dettaglio. Si procederà anche con l'analisi e modellazione del trasporto solido per l'individuazione delle aree allagate in cui vi è la presenza di un elevato volume di sedimenti trasportati. Verrà studiata l'influenza dei cambiamenti climatici sul verificarsi delle alluvioni sulla base di differenti scenari possibili desunti dall'analisi dei trend di precipitazione e temperatura verificatesi in passato. Inoltre, sulla base di ipotesi di rottura degli argini, verranno simulati i differenti scenari di allagamento. In funzione dei tiranti e delle velocità della corrente nelle aree allagate e della tipologia di elementi esposti, verrà stimata la vulnerabilità e il danno associato ai territori interessati dalle alluvioni al fine di aggiornare le mappe del rischio. Nelle mappe del rischio ultimate nel 2013, in via cautelativa, a tutti gli elementi esposti era stata associata la massima vulnerabilità (V=1).