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1 Valutazione e Diagnosi Sociale alla luce di questioni etiche e deontologiche” Napoli giugno 2013 Ombretta Okely

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“Valutazione e Diagnosi Sociale alla luce di questioni etiche e deontologiche”

Napoli giugno 2013

Ombretta Okely

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Primi pensieri…

Interrogativi su questioni e responsabilità etiche e deontologiche e sulle basi su cui si fondano pensiero ed azioni professionali.

Una professione che ha come riferimento il codice deontologico strettamente connesso alla dimensione etica e valoriale della professionalità stessa che si occupa di persone e propone percorsi di sostegno ed aiuto come di orientamento e “controllo”

Etica e deontologia sono interdipendenti, due facce di un concetto di base, relativo all’”essere” e al “dover essere” professionale e cornice specifica di una professione che incontra disagi e fatica di vivere, come diritti e garanzie da tutelare e ricordare a molti livelli.

Un lavoro immerso nel sociale e a confronto con la dimensione sociale

di fronte e con le persone e famiglie,

di fronte e con i colleghi e le diverse organizzazioni

Ombretta Okely

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Tra etica e deontologia…

Nascita e trasformazione nel tempo del codice deontologico di riferimento per la professione di assistente sociale

Variazioni dal 1998 al 2009 con ampliamento e arricchimento di diversi temi e consolidamento di ricerca ed esperienza

Le aree delle responsabilità professionali, dei doveri e della garanzia dei diritti, sono basate sui principi della professione

Nei confronti della persona utente/cliente

Verso la società

Nei confronti di colleghi o altri professionisti

Verso l’organizzazione del lavoro

Nei confronti della professione stessa

Ombretta Okely

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I temi di oggi…

Tutto il processo d’aiuto dell’assistente sociale è attraversato da questioni etiche e deontologiche, che sono la base e la cornice di riferimento delle diverse fasi e variabili dei percorsi professionali

Responsabilità personale e professionale, norme giuridiche, contesti organizzativi e di lavoro..un intreccio complesso da conoscere e ri/conoscere

Alcuni nodi critici del percorso d’aiuto possono essere rivisitati e “comparati” alle questioni deontologiche..

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Dai principi…art. 8, 9, 10

L’assistente sociale svolge la propria azione professionale senza discriminazione di età, di sesso, di stato civile, di etnia, di nazionalità, di religione, di condizione sociale, di ideologia politica, di minorazione psichica o fisica, o di qualsiasi altra differenza che caratterizzi le persone.

Nell’esercizio delle proprie funzioni l’assistente sociale, consapevole delle proprie convinzioni e appartenenze personali, non esprime giudizi di valore sulle persone in base ai loro comportamenti.

L’esercizio della professione si basa su fondamenti etici e scientifici, sull’autonomia tecnico-professionale, sull’indipendenza di giudizio e sulla scienza e coscienza dell’assistente sociale. L’assistente sociale ha il dovere di difendere la propria autonomia da pressioni e condizionamenti, qualora la situazione la mettesse a rischio.

I principi deontologici e il comportamento professionale garantiscono la consapevolezza, l’autonomia e il rispetto delle differenze: rilevanza dei diritti da un lato, della consapevolezza e autorità professionale, dall’altro.

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I diritti…

Diritti degli utenti e dei clienti

Art.11 L’assistente sociale deve impegnare la propria competenza professionale per promuovere la autodeterminazione degli utenti e dei clienti, la loro potenzialità ed autonomia, in quanto soggetti attivi del progetto di aiuto, favorendo l'instaurarsi del rapporto fiduciario, in un costante processo di valutazione

Art.12 ..ha il dovere di dare….tenendo conto delle caratteristiche culturali e delle capacità di discernimento degli interessati, la più ampia informazione sui loro diritti sui vantaggi, svantaggi, impegni, risorse, programmi e strumenti dell’intervento professionale, per il quale deve ricevere esplicito consenso, …

Ai diritti corrispondono delle responsabilità e dei doveri..

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Valutazione e diagnosi sociale: brevi definizioni

Ogni valutazione professionale è sempre multidimensionale e complessa e integra diverse dimensioni di valutazione, su progetti o di efficacia/efficienza, come su situazioni specifiche legate alle relazioni d’aiuto(Carocci 2005)

“Diagnosi sociale” è la comprensione e valutazione relativa ad una situazione sociale o una domanda d’aiuto fatta da persone, famiglie, gruppi sociali..che chiedono, nel pubblico e nel privato, l’intervento di un professionista e di un servizio

Ogni diagnosi sociale è costituita di ricerca ed esplorazione, di ascolto ed attenzione a dati espliciti e meno evidenti..è fatta anche di molti passaggi valutativi ed autovalutativi che, via via, danno senso a “quella” storia di relazione professionale e agli obiettivi possibili e perseguibili in un progetto d’intervento

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Diagnosi sociale /valutativa.. Con le persone

Un processo di conoscenza che nasce nel/col sociale, in un percorso dinamico che pone in primo piano la persona nella sua interezza e con una sua storia personale e familiare da valorizzare

Diagnosi oggi è anche l’analisi del mandato, della domanda, la raccolta delle informazioni, la negoziazione con le persone …

La valutazione è compagna di strada, per conoscere e valutare via via risorse e vincoli personali e familiari, organizzativi e istituzionali, di reti sociali

Ogni diagnosi è il risultato “mobile” e sempre in corso di un percorso anche accidentato di valutazione professionale su atti ed interventi metodologici

Il Codice deontologico(2009) con il Titolo II sui principi e III sulla responsabilità nei confronti dell’utente/cliente:

L’assistente sociale riconosce la centralità della persona in ogni intervento.(art.7) e “svolge la propria azione professionale senza discriminazione di età, di sesso, di stato civile, di etnia, di nazionalità, di religione, di condizione sociale, di ideologia politica, di minorazione psichica o fisica, o di qualsiasi altra differenza che caratterizzi le persone. “( art.8)

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Il percorso d’accoglienza..variabili deontologiche

Prima della diagnosi con le persone un percorso in tappe di:

comprensione e valutazione professionale situazione contesto politico/amministrativo

comprensione e valutazione di situazione organizzativa e scenario dei servizi e del proprio servizio

comprensione e valutazione di situazione territoriale ed ambientale

comprensione e valutazione di risorse comunità e reti sociali

Prima del primo incontro con chi arriva con disagi e domande, va preparata e facilitata la “strada” che renderà possibile lavorare insieme: le prime informazioni, le telefonate, le comunicazioni anche via web, gli spazi e tempi del segretariato del servizio come del segretariato sociale professionale, sono da un lato azioni professionali ed organizzative, dall’altro comunicazioni relazionali di “buone prassi”che hanno significato deontologico profondo per la relazione che si avvia e che diventa “fiduciaria” anche da qui... Ombretta Okely

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Il percorso dai dati alle informazioni..

Il “dato” è stabilito e certo, verificato, classificabile, come i dati anagrafici

I dati di per sé sono neutrali e facilmente rilevabili con un corretto approccio metodologico

Complesso invece pensare i dati e trasformarli in informazioni utili e attendibili

I dati sono la sostanza delle informazioni, utili a conoscere la realtà se raccolti ed esplorati in modo non automatico..con interesse e curiosità

Pensare i dati, in area sociale, è leggere le connessioni tra dati, fatti e situazioni ognuna unica a suo modo

Diverso dare l’indirizzo di una struttura e proporre invece una scheda orientativa /informativa su cosa la struttura propone e su come è l’accesso.

Ampliare lo sguardo professionale è andare oltre il classico schema domanda/risposta..e aggiungere valore alla relazione d’aiuto e un significato etico/deontologico all’incontro professionale.

Garantire informazioni adeguate e trasparenti, come raccogliere dati in modo riservato e deontologicamente attento, è rendere possibile una adeguata relazione professionale

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In corso d’opera…

I dati diventano informazioni, per l’assistente sociale e per i suoi interlocutori, attraverso un lavoro puntuale di verifica e valutazione: quanto narrato è attendibile? I dati “oggettivi”, le informazioni individuali ed ambientali, relazionali ed organizzative, sono coerenti e pertinenti alla domanda iniziale e al percorso di lavoro in corso?

Un ascolto attento come un approccio professionale a porre domande ben orientate al rispetto e alla “non invadenza” sono strumenti di lavoro tecnico e deontologico.

La graduale costruzione e condivisione di un “consenso informato”

è una ulteriore tappa di lavoro

Osservare, definire via via, organizzare le informazioni ricevute e scambiate, capire e saper collocare la vicenda attraverso i propri riferimenti teorici/metodologici.. È il percorso verso la diagnosi

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Codice ed accesso alle informazioni

Art.13 L’AS…deve agevolare gli utenti ed i clienti, o i loro legali rappresentanti, nell’accesso alla documentazione che li riguarda, avendo cura che vengano protette le informazioni di terzi contenute nella stessa e quelle che potrebbero essere di danno agli stessi utenti o clienti.

Art.14deve salvaguardare gli interessi ed i diritti degli utenti e dei clienti, in particolare di coloro che sono legalmente incapaci e deve adoperarsi per contrastare e segnalare all’autorità competente …

Art 20 L’assistente sociale, investito di funzioni di tutela e di controllo dalla magistratura o in adempimento di norme in vigore, deve informare i soggetti nei confronti dei quali tali funzioni devono essere espletate delle implicazioni derivanti da questa specifica attività.

Il lavoro complesso di tenere insieme deontologia e diritti di tutti…

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Riservatezza e segreto professionale: art. 23, 24, 25: i diritti

La riservatezza ed il segreto professionale costituiscono diritto primario dell’utente e del cliente e dovere dell’assistente sociale, nei limiti della normativa vigente.

La natura fiduciaria della relazione con utenti o clienti obbliga l’assistente sociale a trattare con riservatezza (…) le informazioni e i dati riguardanti gli stessi, per il cui uso o trasmissione, nel loro esclusivo interesse, deve ricevere l’esplicito consenso degli interessati, o dei loro legali rappresentanti, ad eccezione dei casi previsti dalla legge.

L’assistente sociale deve adoperarsi perché sia curata la riservatezza della documentazione relativa agli utenti ed ai clienti, in qualunque forma prodotta, salvaguardandola da ogni indiscrezione

La Riservatezza è base sicura dell’approccio a persone, famiglie o gruppi

Il segreto d’ufficio è “pubblico”, legato al lavoro nella P.A. e si connette al segreto professionale previsto per la professione

La documentazione, cartacea e informatica, e la raccolta dati,anche sensibili, sono parte di un sistema piu’ ampio che è governato e gestito dall’Ente in base a leggi vigenti e che l’AS deve conoscere, rispettare e far rispettare

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Lungo le fasi d’accoglienza..

Ogni momento della prima e seconda accoglienza implica attenzioni,

riservatezza e rispetto organizzativo, professionale e quindi deontologico

Predisporre uno spazio adeguato per incontrare le persone, come un tempo

adeguato di disponibilità sono indicatori ben definiti di un servizio e di un

assistente sociale “accogliente” prima che adeguato per la sua competenza..

Distinguere tra accesso/accessibilità ed accoglienza professionale, di nuovo,

mette un accento sul valore aggiunto costituito dal valore dato all’utente/cliente

e alla sua presenza

La cortesia, la trasparenza su cio’ che si fa e si puo’ fare, la corretta

informazione su funzioni e compiti propri e del servizio, la comunicazione su

cio’ che sta avvenendo ed avverrà, sono prescrizioni deontologiche del titolo

III del Codice.e comportamenti relazionali necessari lungo la strada che si va

costruendo e fin dal primo incontro o dalle prime parole

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Il contratto e le sue variabili..i dilemmi deontologici

Sia in ambito pubblico che privato, la fase del contratto puo’ facilitare la messa a fuoco della diagnosi valutativa e, soprattutto, del progetto d’intervento.

E’ in questa fase del lavoro che si decide chi, cosa, quando, come..con che tempi ed obiettivi.. E già decidere insieme chi collabora a cosa e per cosa è un impegno professionale ed etico/deontologico abbastanza gravoso soprattutto in situazioni complesse e conflittuali.

Se ragionare in senso contrattuale con la domanda spontanea è abbastanza consueto, proporre e concordare una specifica forma di contratto quando invece il mandato è “coatto”, ad esempio su incarichi della Magistratura, rende ancor piu’ necessario esplicitare regole e confini delle azioni professionali e modi e forme di comunicazione tra servizi ed Enti.

La trasparenza, raccomandata dal Codici e dai riferimenti teorici, è la base di lavoro ma va accompagnata da grande attenzione alle responsabilità di tutte le persone interessate rispetto al tema comune, ad es. l’interesse del bambino.

I diritti di tutti, ma anche i doveri e responsabilità di tutti, diventano lo spazio di lavoro comune

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Una mappa per orientarsi lungo il percorso

Le aree di lavoro per una diagnosi sociale e valutazione sono almeno 4, ognuna poi da articolare al suo interno:

Area della domanda d’intervento al servizio specifico con prima raccolta dati

Analisi orientativa relativa al rapporto presente e passato con il servizio

Area della persona e famiglia: storia, continuità di vita, ambiente e lavoro, cambiamenti, reti sociali presenti/assenti ecc.: fatti e dati “oggettivi”,storia precedente e continuità/discontinuità,risorse e difficoltà

Scolarità, lavoro,eventuale inattività.. Situazione economica Situazione giuridica..

Tutte queste aree sono “sensibili” e possono essere esplorate solo in una relazione fiduciaria o come atto dovuto, se il mandato è di un Ente

Di nuovo si incontra la difficile coesistenza di sostegno e controllo come azioni professionali garantite e facilitate da un approccio etico/deontologico che sa regolare una relazione fatta anche di domande e di valutazioni

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In rete…informazioni e deontologia

Rete sociale e dei servizi

Il rapporto con le risorse formali ed informali della “nostra”rete sociale individua la necessità di scambi d’informazione in relazione a persone e famiglie in carico al servizio sociale.

Il richiamo al piano deontologico permette di affermare che si devono trasmettere unicamente le informazioni utili e fruibili. Dove è possibile è opportuno stilare dei protocolli d’intesa: essi hanno lo scopo di chiarire d’ambo le parti le informazioni che si ritiene necessario scambiare.

Rete delle persone

Grande attenzione va posta nei rapporti con “altri”, affidatari, vicini, volontari, singoli, gruppi ed associazioni, non vincolati con chiarezza al dovere della riservatezza…comunicazioni da effettuare sempre e solo in base a consensi circostanziati e finalizzati concordemente con le persone interessate.

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Diagnosi sociale e valutazione: un itinerario integrato di azione e riflessione

Comprendere valutando e valutare comprendendo…una ricerca che diventa azione professionale pensata

Uno spazio riflessivo da garantire e garantirsi lungo il percorso: colleghi, èquipe, supervisione come “strumenti deontologici”...

Porre e porsi domande e avere dubbi piu’ che certezze

Ascoltare, sintonizzarsi e capire: i riferimenti teorici sono le basi dell’ascolto empatico e di relazioni professionali “abbastanza adeguate”

La valutazione è anche definire indicatori, cio’ che cui si parte e dove si vuole arrivare: confini, obiettivi, tempi, possono diventare riferimenti importanti soprattutto se precisati, calibrati alla realtà e concordati fin dall’avvio

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Rischi e cortocircuiti nei percorsi diagnostici/valutativi: deontologia e non solo..

Rischi e problemi nei percorsi di diagnosi sociale, legati alla fatica mescolata al privilegio di un incontro quotidiano con le vite degli altri, con mondi e storie anche molto difficili e dolorose

Variabili strutturali e organizzative influenzano profondamente il percorso diagnostico/valutativo: ad esempio l’eccesso di casistica o fenomeni nuovi o transitori da riconoscere e poi trattare

Ognuno di noi si confronta sempre con il proprio mondo soggettivo, con idee, esperienze e la propria storia personale

Modelli personali di “buona famiglia”, di comportamento adeguato, di regole sociali , educative, relazionali...

Stereotipie e Pregiudizi da un lato inevitabili, dall’altro da riconoscere ed elaborare con percorsi di riflessione ed autovalutazione continui

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Rischi..professionali e soggettivi

Rischio professionale e deontologico:

Diagnosi “fotocopia” , una sorta di atto dovuto e in esecuzione del mandato di altri non assunto in proprio dal punto di vista professionale

Diagnosi “astinente” , descrittiva e priva di un parere valutativo, espressione spesso di area di “neutralità” confusa con asetticità

identificazione con utente , eccessiva vicinanza fino alla confusione..ci si sente buoni e si soddisfano i propri bisogni..fino a forme di “paternalismo”

eccessiva lontananza anche emotiva, non si riesce tollerare e ascoltare o contenere la sofferenza della gente..fino a diventare funzionari asettici o esecutori di regole altrui

Ascoltare senza entrare in sintonia, ma anche guardare senza vedere..

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Il lavoro con le persone è lavoro con sé stessi

Uno spazio di lavoro per collaborare da entrambe le parti

Ogni relazione è uno scambio reciproco costituito da :

Aspetti intellettuali/cognitivi, in cui l’AS usa il suo sapere professionale

Aspetti relazionali/comunicativi, legati alla “intelligenza emotiva” (Goleman, 1997), al fenomeno dell’empatia, alla scoperta dei “neuroni mirror”

Aspetti prossemici che regolano ogni distanza interpersonale con la funzione di bilanciare i desideri di entrare in contatto o di evitare il rapporto.

Distanze poco pensate o sbagliate generano comunicazioni ambigue e controproducenti, reazioni di disagio e rifiuto, di invadenza , intrusione..

L’uso consapevole di comportamenti corporei/ambientali che comprendono la voce, lo sguardo, il corpo,lo spazio e ambiente d’incontro sono parte non secondaria di interazioni sociali ed interpersonali..e responsabilità professionale/deontologica.

La consapevolezza di questo ampio “non detto” è parte del lavoro ineludibile con sé stessi, le proprie emozioni positive e negative, la soggettività..

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Alla scoperta di una “giusta distanza”

Difficile scoprire per sé stessi una “giusta distanza” e la capacità emotiva di stare vicino senza invadere e senza abbandonare

La questione della “giusta distanza”è individuare un coinvolgimento consapevole sapendo valutare ogni volta la “distanza” per accogliere ed ascoltare, per capire e trattare, ma anche di equilibrio tra vicinanza e necessità di distacco

Abbastanza vicini per capire, ascoltare, per “sintonizzarsi”, abbastanza lontani per proteggersi, evitare eccessi emotivi, riuscire a pensare e valutare cio’ che sta accadendo

Dare valore e senso alle proprie variabili emotive… il rispetto unito alla compassione, al dubbio, alla sospensione dell’azione..

Un lavoro continuo di messa a punto.. cognitivo ed emotivo,

relazionale e professionale, deontologico perché integrativo..

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Strategie professionali e deontologiche

Avviare percorsi sostenibili e costruire fiducia da

entrambe le parti..un mosaico lungo tutte le fasi di

lavoro

Uno spazio riflessivo da garantire e garantirsi come

persona, professionista, servizio

Conservare nel tempo passione, curiosità, rispetto

della diversità nostra ed altrui

Imparare a “sostare” nei propri dubbi e domande..

..e sapersi fermare/soffermare se e quando serve..

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Piste di lettura

Vecchiato T. e Villa F. (1995) Etica e servizio sociale Vita e pensiero Milano

Dal Pra Ponticelli M.“Dizionario di servizio sociale” (2005) Carocci Faber

Campanini A. (2006), La valutazione nel servizio sociale,Carocci Faber, Roma

De Ambrogio U., Bertotti T., Merlini F. (2007), L’assistente sociale e la valutazione, Carocci Faber, Roma

Le responsabilità professionali dell’assistente sociale Carocci Faber, Roma (2013)

URL: http://www.serviziosociale.com/professione/etica-e-deontologia/item/324-codice-deontologico-comparato.html (in data18.6.2013)

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