VALUTAZIONE DEL RISCHIO ESPLOSIONE CON ......SCHEMA LOGICO DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE...

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P.I. 02712760129 Via per Caravate 1 www.gruppobini.it Tel 0332 604 300 BS OHSAS R.E.A. 279742 21036 Gemonio (VA) [email protected] Fax 0332 616 794 18001: 2007 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ESPLOSIONE CON CLASSIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI A RISCHIO (ATEX) (ai sensi del D.Lgs. 81 del 9 Aprile 2008 Titolo IX) Copia N° 01 Preparata da Studio Bini Engineering srl __________________________ Tecnico incaricato: Dott. Ing. Marco Bini __________________________ Approvata da Dott. Ing. Marco Bini (R.S.P.P.) __________________________ Bianchi Marina (Datore di lavoro) __________________________ Distribuzione: ENTE RIFERIMENTO COPIA DATORE DI LAVORO Dott.ssa Bianchi Marina 01 R.S.P.P Dott. Ing. Marco Bini 02 R.L.S. Prof. Riccio Claudio 03

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VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE DDEELL RRIISSCCHHIIOO EESSPPLLOOSSIIOONNEE

CCOONN CCLLAASSSSIIFFIICCAAZZIIOONNEE DDEEGGLLII

AAMMBBIIEENNTTII AA RRIISSCCHHIIOO ((AATTEEXX))

((aaii sseennssii ddeell DD..LLggss.. 8811 ddeell 99 AApprriillee 22000088 TTiittoolloo IIXX))

Copia N° 01

Preparata da Studio Bini Engineering srl __________________________

Tecnico incaricato: Dott. Ing. Marco Bini __________________________

Approvata da Dott. Ing. Marco Bini (R.S.P.P.) __________________________

Bianchi Marina (Datore di lavoro) __________________________

Distribuzione:

ENTE RIFERIMENTO COPIA

DATORE DI LAVORO Dott.ssa Bianchi Marina 01

R.S.P.P Dott. Ing. Marco Bini 02

R.L.S. Prof. Riccio Claudio 03

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1. INDICE DELLE REVISIONI

EDIZIONE REVISIONE DATA DI EMISSIONE MODIFICHE APPRORTATE

Documento in rev. 00 Aprile 2017 Redazione documento

ATTENZIONE!

Il presente documento è da ritenersi riservato e deve rimanere in azienda. Non è

ammessa la sua riproduzione in toto o in parte senza espressa autorizzazione della

direzione aziendale.

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INDICE 1. INDICE DELLE REVISIONI ....................................................................................................................................... 2

2. PREMESSA ................................................................................................................................................................ 4

3. SCHEMA LOGICO DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI ................................... 6

4. CLASSIFICAZIONE IN ZONE .................................................................................................................................. 9

5. VALUTAZIONE DEL RISCHIO ............................................................................................................................... 13

5.1. L’azienda ................................................................................................................................................................. 22

5.2. Identificazione dei pericoli di esplosione ..................................................................................................... 23

5.3. Valutazione del rischio di esposizione ad atmosfere esplosive ............................................................. 24

5.4. Protezioni contro le esplosioni ......................................................................................................................... 35

6. ANALISI DI DETTAGLIO DEL RISCHIO ............................................................................................................... 37

6.1. Valutazione delle frequenze di accadimento ........................................................................................... 37

6.2. Valutazione delle frequenze di accadimento ........................................................................................... 38

6.3. Misure in campo .................................................................................................................................................. 39

7. ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEL RISCHIO MEDIANTE MISURE SPECIFICHE DI PREVENZIONE E

PROTEZIONE ................................................................................................................................................................... 40

7.1. Prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della salute............... 40

7.2. Ulteriori misure di riduzione della probabilità di formazione dell’atmosfera esplosiva .................... 41

7.3. Ulteriori misure di riduzione del danno .......................................................................................................... 42

8. MESSA A NORMA DELLE ATTREZZATURE DA UTILIZZARE NELLE AREE IN CUI POSSONO FORMARSI

ATMOSFERE ESPLOSIVE ............................................................................................................................................... 43

9. CONCLUSIONI ...................................................................................................................................................... 49

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2. PREMESSA

Il Datore di Lavoro ha l’obbligo di effettuare il Documento sulla protezione contro le

esplosioni, che costituisce parte integrante del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR)

e viene redatto ai sensi dell’art. 294 del D.Lgs. 81/08 contenente la classificazione delle

aree con pericolo di esplosione e ripartizione in zone delle aree in cui possono formarsi

atmosfere esplosive ai sensi dell'Allegato XLIX del D.Lgs. 81/08, la valutazione della

probabilità che le fonti di accensione siano presenti e divengano attive ed efficaci, la

stima dell'entità degli effetti prevedibili, la redazione del programma di attuazione delle

misure di sicurezza con consulenza per l'adozione delle misure di prevenzione e protezione

per i luoghi con pericolo di esplosione.

Esso si applica alle attività industriali in cui siano presenti sostanze in grado di formare

un’atmosfera esplosiva, ossia una miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di

sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la

combustione si propaga all'insieme della miscela incombusta. Ai fini di una corretta

valutazione devono essere presi in considerazione tutti i luoghi in cui possono formarsi

atmosfere esplosive e quelli che sono o possono essere in collegamento con essi, tramite

aperture.

Sono invece esclusi dal campo di applicazione ai sensi dell’art. 287 comma 3 i seguenti

casi:

a) aree utilizzate direttamente per le cure mediche dei pazienti, nel corso di esse;

b uso di apparecchi a gas di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15

novembre 1996, n. 661;

c) produzione, manipolazione, uso, stoccaggio e trasporto di esplosivi o di sostanze

chimicamente instabili;

d) industrie estrattive a cui si applica il decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624;

e) impiego di mezzi di trasporto terrestre, marittimo, fluviale e aereo per i quali si

applicano le pertinenti disposizioni di accordi internazionali. Il Decreto si applica invece ai

veicoli destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.

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Nell’assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 17, comma 1, del D.Lgs. 81/2008, il datore di

lavoro valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto almeno dei

seguenti elementi:

a) Probabilità e durata della presenza di atmosfere esplosive,

b) Probabilità che le fonti di accensione, comprese le scariche elettrostatiche, siano

presenti e divengano attive ed efficaci;

c) Caratteristiche dell’impianto, sostanze utilizzate, processi e loro possibili interazioni;

d) Entità degli effetti prevedibili.

Inoltre secondo sempre quanto sancito dall’art. 290 del D.lgs. 81/2008 comma 2, i rischi di

esplosione sono valutati complessivamente. Inoltre vengono presi in considerazione per la

valutazione del rischio di esplosione, i luoghi che sono o possono essere in collegamento,

tramite aperture, con quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive.

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3. SCHEMA LOGICO DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI

Nel diagramma di flusso seguente, si è provveduto a schematizzare il percorso logico

delle attività previste per determinare la valutazione del rischio di esposizione.

Dall’analisi dello schema si evince che è necessario innanzitutto raccogliere informazioni e

dati sulle zone pericolose e sulle attività che vi vengono svolte; grazie a queste

informazioni sarà possibile condurre la valutazione preliminare del rischio mediante un

algoritmo dedicato.

In particolare è possibile individuare le seguenti fasi separate e sequenziali nella

valutazione dei rischi:

1. Classificazione delle aree;

2. Valutazione dei rischi di esplosione;

3. Analisi di dettaglio del rischio con programmi di calcolo specifici e/o misurazioni;

4. Eliminazione o riduzione del rischio mediante misure specifiche di prevenzione e

protezione;

5. Messa a norma delle attrezzature da utilizzare nelle aree in cui possono formarsi

atmosfere esplosive.

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1) Classificazione in zone

Dati sulle zone:

• Probabilità della presenza di atmosfere esplosive

• Durata della presenza di atmosfere esplosive

Informazioni sulle fonti di accensione

Dati sulle zone:

• Probabilità della presenza di atmosfere esplosive

• Durata della presenza di atmosfere esplosive

Entità degli effetti

prevedibili

2) Valutazione dei rischi di esplosione mediante algoritmi

Livello di rischio

Caso dubbio

3) Analisi di dettaglio del rischio con programmi di

calcolo specifici e/o misurazioni

Esito valutazione

4) Eliminazione o riduzione del rischio mediante misure specifiche di prevenzione e

protezione

5) Messa a norma delle attrezzature da utilizzare nelle aree in cui possono formarsi atmosfere

esplosive

Predisposizione del documento sulla protezione

contro le esplosioni

Informazione e formazione per gli operatori

Istruzioni operative scritte e autorizzazioni al lavoro

Misure per il controllo di fughe o emissioni

Misure per il controllo delle fonti di innesco

Verifica dell’adeguatezza degli impianti e delle apparecchiature

Verifica del mantenimento delle condizioni necessarie a garantire la protezione contro le esplosioni

Verifica dei sistemi di evacuazione e aggiornamento Piano di

emergenza

Monitoraggio dell’atmosfera dell’ambiente di lavoro

Valutazione periodica del rischio

Basso

Non Basso

SI

NO

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Sintesi delle attività previste

1) Classificazione in zone

2) Valutazione dei rischi di esposizione ad atmosfere esplosive

3) Eventuali analisi di dettaglio del rischio con programmi di calcolo

specifici e/o misurazioni

4) Eliminazione o riduzione del rischio mediante misure specifiche

di prevenzione e protezione

5) Messa a norma attrezzature da utilizzare nelle aree in cui possono

formarsi atmosfere esplosive

Rif. Legislativo: EN 60079 – 10 (CEI 31 – 87)

Rif. Legislativo: art. 294 Titolo XI D.Lgs. 81/2008

Rif. Legislativo: art. 294 Titolo XI D.Lgs. 81/2008

Interventi ingegneristici di riprogettazione

Marcatura CE

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4. CLASSIFICAZIONE IN ZONE

Gas, vapori o nebbie

La norma CEI 31/87 definisce sorgente di emissione (abbreviato SE) un punto o una parte

di impianto da cui può essere emessa nell’atmosfera una sostanza infiammabile, con

modalità tali da originare un’atmosfera esplosiva.

Grado di emissione:

- Continuo - l’emissione è sostanzialmente funzionale e continua

- Primo - l’emissione è sostanzialmente funzionale ma discontinua

- Secondo - l’emissione non è funzionale ed è rara (caso tipico: guasto)

Per ciascuna SE e ciascun grado di emissione devono essere definite le zone di pericolo di

esplosione che, nella norma CEI EN 60079-10 sono definite come:

• Zona 0: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o

frequentemente un’atmosfera esplosiva;

• Zona 1: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva è probabile che

avvenga occasionalmente durante la normale attività;

• Zona 2: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva non è normale durante

la normale attività.

Il tipo di zona è strettamente correlato da un legame di causa-effetto al grado di

emissione. La ventilazione è l’elemento che può alterare questa corrispondenza

biunivoca, pertanto una cattiva ventilazione potrebbe aggravare la situazione.

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DISPONIBILITA’ DELLA VENTILAZIONE

BUONA

Se la ventilazione è presente con continuità. Ciò richiede che, in caso di guasto, sia prevista la partenza di ventilatori di riserva. Sono ammesse brevi e rare interruzioni. Sono considerati sistemi con disponibilità buona quelli ove, al mancare della ventilazione, sono dotati di sistemi per prevenire l’emissione (es. arresto automatico del processo). La ventilazione naturale è considerata buona se si assume la velocità minima del vento (0,5 m/s)

ADEGUATA Se la ventilazione è in grado di influire sulla concentrazione, determinando una situazione stabile in cui la concentrazione oltre il limite di zona è inferiore al LEL (Limite Inferiore di Esplosione) mentre avviene l’emissione.

SCARSA Se la ventilazione non è in grado di controllare la concentrazione mentre avviene l’emissione e/o non può prevenire la persistenza eccessiva di un’atmosfera esplosiva dopo l’arresto dell’emissione.

GRADO DELLA VENTILAZIONE

ALTO Se la ventilazione è in grado di ridurre la concentrazione in prossimità della SE in modo praticamente istantaneo, limitando la concentrazione al di sotto del LEL

MEDIO

Se la ventilazione è in grado di influire sulla concentrazione, determinando una situazione stabile in cui la concentrazione oltre il limite della zona è inferiore al LEL mentre avviene l’emissione e dove l’atmosfera esplosiva non persiste eccessivamente dopo l’arresto dell’emissione.

BASSO Se la ventilazione non è in grado di controllare la concentrazione mentre avviene l’emissione e/o non può prevenire la persistenza eccessiva di un’atmosfera esplosiva dopo l’arresto dell’emissione.

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Influenza della ventilazione sui tipi di zone

GRADO

DELL’EMISSIONE

GRADO DELLA VENTILAZIONE

ALTO MEDIO BASSO

DISPONIBILITA’ DELLA VENTILAZIONE

Buona Adeguata Scarsa Buona Adeguata Scarsa

Buona,

adeguata,

scarsa

CONTINUO

Zona 0

NE

Zona 0 NE

+ Zona 2

Zona 0

NE +

Zona 1

Zona 0 Zona 0 +

Zona 2

Zona 0

+ Zona

1

Zona 0

PRIMO

Zona 1

NE

Zona1 NE +

Zona 2

Zona 1

NE +

Zona 2

Zona 1 Zona 1 +

Zona 2

Zona 1

+ Zona

2

Zona 0 o

Zona 1

SECONDO Zona 2

NE

Zona 2 NE Zona 2 Zona 2 Zona 2 Zona 2 Zona 0 o

Zona 1

NB: le zone 0NE, 1NE, 2NE indicano una zona teorica dove, in condizioni normali, l’estensione è trascurabile.

Polveri

La norma CEI 31/87 definisce sorgente di emissione della polvere (abbreviato SEP) un

punto o una parte di impianto da cui può essere emessa polvere combustibile

nell’atmosfera.

Grado di emissione:

- Continuo - l’emissione è sostanzialmente funzionale e continua

- Primo - l’emissione è sostanzialmente funzionale ma discontinua

- Secondo - l’emissione non è funzionale ed è rara (caso tipico: guasto)

Per ciascuna SEP e ciascun grado di emissione devono essere definite le zone di pericolo

di esplosione come:

- Zona 20: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o

frequentemente un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere;

- Zona 21: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva è probabile che

avvenga occasionalmente durante la normale attività sotto forma di nube di

polvere;

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- Zona 22: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva non è normale

durante la normale attività sotto forma di nube di polvere.

È importante ricordare che la sola frequenza di pulizia non è sufficiente a garantire il

controllo di questa tipologia di pericolo in quanto pulizie molto frequenti ma poco efficaci

non sono da considerare adeguate allo scopo. L’effetto della pulizia è pertanto più

importante della sua frequenza.

LIVELLO DI MANUTENZIONE DELLA PULIZIA

BUONA Se gli strati di polvere sono mantenuti a spessori trascurabili, oppure sono assenti, indipendentemente dal grado di emissione.

ADEGUATA

Se gli strati di polveri non sono trascurabili ma di breve durata (meno di un turno lavorativo). A seconda della stabilità termica della polvere e della temperatura superficiale dell’apparecchiatura, la polvere può essere rimossa prima di qualunque incendio.

SCARSA Se gli strati di polvere non sono trascurabili e perdurano oltre un turno lavorativo. Il rischio d’incendio può essere significativo e dovrebbe essere controllato selezionando le apparecchiature adatte.

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5. VALUTAZIONE DEL RISCHIO

La metodologia è di tipo qualitativo e prevede la determinazione del rischio in funzione

della probabilità di accadimento dell’esplosione e dell’eventuale danno procurato sia

sotto il profilo della salute che della sicurezza dei lavoratori.

Infatti, l’entità del rischio R è definita come prodotto tra la Probabilità P che si verifichi un

determinato evento e la magnitudo del Danno D che tale evento, una volta verificatosi,

può determinare.

Il fattore di probabilità P racchiude al suo interno tutta una serie di parametri che

influiscono sul possibile verificarsi di una esplosione. Essi contemplano, per esempio: il

livello di manutenzione di attrezzature e impianti, la presenza e pericolosità di sorgenti di

innesco, la formazione stessa dell’atmosfera esplosiva ed il confinamento dell’area

eventualmente interessata dall’esplosione.

In questa sede consideriamo che la probabilità P che si verifichi un’esplosione sia

connessa con il tipo di zona (determinata già mediante la classificazione delle aree) e

con la probabilità che siano presenti sorgenti efficaci di accensione.

La probabilità P che possa avvenire un’esplosione può essere suddivisa qualitativamente

in 4 livelli cioè improbabile, poco probabile, probabile e molto probabile, a ciascuno dei

quali è associato un valore numerico rispettivamente da 1 a 4, come nella tabella 1 di

seguito indicata. Nella tabella stessa vengono specificati i significati attribuiti a ciascun

livello.

GRADO DI PROBABILITÀ DI ESPLOSIONE “P”

DEFINIZIONE QUALITATIVA

1 L’esplosione è IMPROBABILE quando il suo manifestarsi è legato ad una serie di eventi tra loro indipendenti poco probabili. Non si sono mai manifestati eventi in condizioni analoghe.

2

L’esplosione è POCO PROBABILE quando il suo manifestarsi è legato al contemporaneo verificarsi di eventi sfavorevoli, anche non indipendenti tra loro. Sono noti solo rarissimi episodi già verificatesi in circostanze analoghe.

3 L’esplosione è PROBABILE quando è legata ad un evento o a più eventi concorrenti che possono innescare l’atmosfera esplosiva.

4 L’esplosione è MOLTO PROBABILE quando l’evento che può determinarla ha una elevata probabilità di verificarsi. Ad esempio: presenza di sorgenti di innesco nelle immediate vicinanze di atmosfere esplosive.

Tab. 1: La probabilità di esplosione P

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PROBABLITA’ P In linea generale, si può considerare che la probabilità P che si verifichi una esplosione

dipenda dai seguenti parametri:

• Probabilità che la sorgente di emissione SE generi una atmosfera esplosiva, che si

può indicare con PSE;

• Probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva PINN.

La probabilità PSE che possa crearsi un’atmosfera esplosiva può essere associata per

semplicità direttamente al tipo di zona ed essere suddivisa anch’essa qualitativamente in

4 livelli rispettivamente per le zone 0/20, 1/21, 2/22 e per le zone non pericolose indicate

con NE, dove l’atmosfera esplosiva non esiste oppure è di dimensioni tanto ridotte da non

essere considerata pericolosa. A ciascuno di questi livelli è assegnato un punteggio che

parte dal valore 4 per le zone 0/20 e finisce con il valore 1 per quelle NE, come indicato

nella tabella 2 che segue.

PSE DEFINIZIONE Punti

4

Zona 0/20 - Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore, nebbia o polveri.

4

3

Zona 1/21 - Area in cui la formazione di un'atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori, nebbia o polveri, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività.

3

2

Zona 2/22 - Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore, nebbia o polveri o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.

2

1 Zona NE - Area non pericolosa, nella quale è quasi impossibile che si formi un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore, nebbia o polveri.

1

Tab. 2: Probabilità PSE di formazione dell’atmosfera esplosiva

La probabilità PINN che possa avvenire l’innesco di un’atmosfera esplosiva può essere

suddivisa qualitativamente in 4 livelli cioè improbabile, poco probabile, probabile e molto

probabile a ciascuno dei quali è associato un valore numerico rispettivamente da 1 a 4,

come nella tabella 3 di seguito indicata. Nella tabella stessa vengono specificati i

significati attribuiti a ciascun livello.

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PINN DEFINIZIONE Punti

4 Molto

probabile

Le sorgenti di accensione sono presenti in maniera continua o frequente durante il normale funzionamento.

4

3 Probabile

Le sorgenti di accensione possono manifestarsi in circostanze rare a seguito di malfunzionamenti.

3

2 Poco

probabile

Le sorgenti di accensione possono manifestarsi in circostanze molto rare a seguito di malfunzionamenti.

2

1 Improbabile

Sorgenti di accensione assenti o, se presenti, praticamente non efficaci.

1

Tab. 3: Probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva Una volta determinati PSE e PINN, la probabilità P che si verifichi un’esplosione può essere

ricavata dalla matrice che segue, leggendo il valore corrispondente ai due parametri

riportati rispettivamente in ascisse ed ordinate (tabella 4).

PINN

4 1 3 4 4 3 1 2 4 4 2 1 2 2 3 1 1 1 1 1

1 2 3 4 PSE

Tab. 4: Matrice per la valutazione della probabilità P

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DANNO D

Il danno D può essere qualitativamente suddiviso in 4 livelli cioè trascurabile, lieve, grave e

gravissimo, a ciascuno dei quali è associato un valore numerico rispettivamente da 1 a 4,

come nella tabella 5 di seguito indicata. Nella tabella stessa vengono specificati i

significati attribuiti a ciascun livello:

Valore Livello Definizioni/criteri

4 Gravissimo

• Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti anche letali o che possono determinare una condizione di invalidità permanente.

• Infortuni o patologie di carattere fisico e/o psicofisico croniche con effetti totalmente invalidanti.

3 Grave

• Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale.

• Infortuni o patologie di carattere fisico e/o psicofisico croniche con effetti parzialmente invalidanti.

2 Lieve

• Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile.

• Infortuni o patologie di carattere fisico e/o psicofisico con effetti reversibili.

1 Trascurabile

• Infortunio o episodio di esposizione con inabilità rapidamente reversibile.

• Piccoli infortuni o patologie di carattere fisico rapidamente reversibili.

Tab. 5: Il danno D

La magnitudo del danno può essere considerata dipendente dai seguenti parametri:

• Classificazione della zona CLZONA;

• Presenza di lavoratori esposti LESP;

• Fattore di esplodibilità dell’atmosfera KExp;

• Indice relativo al volume Vz pericoloso FVZ;

• Indice relativo allo spessore di strati di polvere IS;

• Fattore di confinamento FC. Un’atmosfera esplosiva confinata o localizzata in una

zona molto congestionata da strutture, impianti, che ne ostacolano l’espansione o

lo sfogo ha una probabilità maggiore di produrre danni elevati.

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Per il parametro CLZONA vengono definiti 4 livelli associati al tipo di zona e ad ognuno viene

attribuito un valore numerico crescente con la pericolosità della zona, come indicato

nella tabella 6 seguente:

Zona CLzona 0 2 1 1 2 0,5

NE Non estesa

0

Tab. 6: Parametri CLZONA

Per il parametro LESP vengono definiti 3 livelli associati alla presenza di persone che può

essere nulla, saltuaria o continua e ad ognuno viene attribuito un valore numerico, come

indicato nella tabella 7 seguente:

Presenza Lavoratori LESP

Nulla 0 Saltuaria 0,25 Continua 0,5

Tab. 7: Parametri CLESP Per il parametro KExp vengono definiti 3 livelli associati al valore dell’indice di esplosione KG

o KST, a seconda che si tratti di gas oppure di polveri e ad ognuno viene attribuito un

valore numerico, come indicato nelle tabelle 8a e 8b seguenti:

KG [bar m/s] KEXP

≤ 500 0 500 < KG ≤ 1000 0,25

>1000 0,5 Tab. 8a: Parametro KExp per gas

KST [bar m/s] KEXP ≤ 200 0

200 < KST ≤ 300 0,25 >300 0,5

Tab. 8b: Parametro KExp per polveri Per il parametro FVZ, relativo ad atmosfere esplosive generate da miscele di gas ed aria,

vengono definiti 3 livelli associati al valore del volume ipotetico di atmosfera

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potenzialmente esplosiva VZ e ad ognuno viene attribuito un valore numerico, come

indicato nella tabella 9 seguente:

VZ [dm3] Fvz ≤ 10 0

10 < VZ ≤ 100 0,25 > 100 0,5 Tab. 9: Parametro FVZ

Per il parametro IS, relativo alla presenza di strati di polvere combustibile, vengono definiti

3 livelli associati alla presenza di strati di polvere e ad ognuno viene attribuito un valore

numerico, come indicato nella tabella 10 seguente:

Spessore S dello strado di polvere [mm]

IS

≤ 5 0 5 < VZ ≤ 50 0,25

> 50 0,5 Tab. 10: Parametro IS

Per il parametro FC vengono definiti 3 livelli associati al confinamento dell’atmosfera

potenzialmente esplosiva e ad ognuno viene attribuito un valore numerico, come

indicato nella tabella 11 seguente:

Tipo Confinamento FC

Non confinata 0 Parzialmente confinata 0,25

Completamente confinata 0,5 Tab. 11: Parametro FC

Il Danno è rappresentato dalla somma dei parametri sopra indicati secondo le relazioni

seguenti, valide rispettivamente per i gas e le polveri:

D= CLZONA+ LESP+ KExp+ FVZ + FC

D= CLZONA+ LESP+ KExp+ IS + FC

Occorre sottolineare che i fattori Probabilità e Danno sono parametrizzati in modo da

consentire una congruente valutazione del rischio, sulla base di dati deducibili da contesti

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produttivi nei quali sono presenti atmosfere potenzialmente esplosive. Possono essere

utilizzate delle tabelle come quella sotto riportata per sintetizzare i risultati relativi a

ciascuna sorgente di emissione.

Il rischio, per ciascuna zona di emissione RSE può essere calcolato con la formula R =P x D, arrotondando il valore alla cifra intera. L’intervallo di risultato ottenibile per R è compreso tra 1 e 16. Questi valori possono essere

raggruppati in 4 intervalli, ad ognuno dei quali è associato un livello di rischio cioè,

trascurabile, basso, medio, come indicato nella tabella 12 seguente:

1 ≤ R < 2 2 ≤ R < 4 4 ≤ R < 9 9 ≤ R ≤ 16 TRASCURABILE BASSO MEDIO ALTO

Tab. 12: Livelli di rischio A valle della valutazione, e quindi dell’attribuzione dei valori di R, devono essere previsti gli

opportuni interventi di Prevenzione e Protezione in tempi idonei. A questo punto occorre

distinguere due casi significativi ai fini della programmazione delle misure preventive e

protettive.

Entrambi si riferiscono al medesimo valore di Rischio R, ottenuto però, in un caso da bassi

valori di P e alti valori di D, e nell’altro da bassi valori di D e alti valori di P.

L’esempio può essere riferito a R=4 ottenuto una volta come P=1 e D=4, e un’altra con

D=1 e P=4. A fronte di un uguale valore di Rischio R=4, è palese che l’entità delle misure di

prevenzione e protezione riferite ai due casi saranno del tutto differenti.

Quando il danno ipotizzato a seguito di una esplosione è elevato, ma la probabilità di

accadimento è molto bassa, dovranno essere attuate delle misure sicuramente differenti

rispetto al caso opposto. Nel primo caso, ad esempio, possono essere previste tecniche di

progettazione ad elevato livello tecnologico per contenere gli effetti di eventuali

esplosioni (protezione). Nel secondo caso potrebbero essere sufficienti delle misure

organizzative di miglioramento (prevenzione) per ridurre la probabilità di incidenti che

però producono effetti di danno relativamente lievi.

In ogni caso il metodo di analisi e valutazione, che porta alla definizione dei livelli di rischio

R, va attuato tenendo sempre in debita considerazione tutti gli elementi di contesto del

sito produttivo e dei singoli aspetti produttivi. Le misure di prevenzione e protezione non

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vanno predisposte in relazione solo al Rischio determinato, ma anche agli eventuali effetti

di danno che potrebbero verificarsi a seguito di incidenti.

In linea di principio, basandosi sulla classificazione del Rischio, possono essere

programmate le misure di Prevenzione e Protezione secondo la tabella 13 seguente:

RISCHIO MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

ALTO Sono richieste misure di prevenzione e protezione urgenti poiché determinano i presupposti per l’accadimento di un possibile infortunio di GRAVISSIMA entità.

MEDIO

Grado di rischio che implica la sussistenza di una condizione di rischio grave, ma non imminente per i lavoratori, e che potrebbe causare GRAVI danni con un elevato grado di inabilità o determinare patologie dagli effetti invalidanti permanenti. Sono richiesti interventi a medio termine.

BASSO Gli interventi di adeguamento corrispondenti al presente livello di priorità possono essere programmati nel tempo in funzione della fattibilità degli stessi.

TASCURABILE

Gli interventi di adeguamento corrispondenti, di tipo organizzativo e tecnico, verranno programmati nel tempo con il fine di elevare il livello di prevenzione e ottimizzare lo stato dei luoghi e le procedure di lavoro.

Quanto riportato nella tabella precedente ha la sola funzione di evidenziare una tipologia

di approccio all’attuazione di misure preventive e protettive. Termini quali “urgenti” e

“medio termine” assumono in questo contesto una importanza relativa. Il Datore di Lavoro

e il Servizio di Prevenzione e Protezione stabiliscono di volta in volta quale valenza

temporale attribuire agli interventi di prevenzione e/o tecnici, finalizzati a minimizzare sia la

probabilità di formazione di atmosfere esplosive, sia i relativi fattori di danno conseguente.

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Valutazione delle sorgenti di emissione

Continuo: sempre presente o che può avvenire

per lunghi periodi

• strati di polvere combustibile in recipienti

aperti,

• strati di polvere all’interno di sistemi di

contenimento (mulini, frantumatrici, cicloni, filtri

tramogge, mescolatori),

• strati di polvere all’esterno dei sistemi di

contenimento che possono essere disturbati

frequentemente e formare nubi esplosive con il

livello di mantenimento della pulizia “scarso”

Primo grado: può avvenire periodicamente od

occasionalmente durante il funzionamento

ordinario

• bocche di caricamento o di scarico aperte

• nastri trasportatori aperti

• sacchi anche chiusi, se di materiale che lasci

trapelare la polvere o soggetto a rompersi

facilmente

• macchinari per l’imballaggio

• strati di polvere all’esterno dei sistemi di

contenimento che possono essere disturbati

anche poco frequentemente e formare nubi

esplosive, con il livello di mantenimento della

pulizia “scarso”

Secondo grado: non prevista durante il

funzionamento normale e che se avviene è

possibile solo poco frequentemente e per brevi

periodi

• punti di riempimento sacchi

• sacchi non ermeticamente chiusi e quelli

soggetti a rompersi facilmente

• sacconi contenitori di grande volume (Big

Bag)

• punti di discontinuità (flange, manicotti, ecc.)

• strati di polvere all’esterno dei sistemi di

contenimento che possono essere disturbati

anche poco frequentemente e formare nubi

esplosive, con il livello di mantenimento della

pulizia adeguato

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5.1. L’azienda

La struttura presa in esame è l’istituto comprensivo “Falcone” in via G. Matteotti 4 a

Gallarate (VA).

All’interno della struttura dell’Istituto sono presenti:

• un laboratorio di fotografia;

• un bar-ristorante;

• una cucina, con specifica area di panetteria e produzione dolci/prodotti di

pasticceria;

• un apposita area di stoccaggio;

• alcuni laboratori informatici;

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5.2. Identificazione dei pericoli di esplosione

La farina viene considerata un materiale comburente, che può innescare un’esplosione,

poiché disperdendosi in aria sotto forma di polvere può originare una miscela

infiammabile polvere-aria che, a seguito in un innesco, può esplodere e causare gravi

danni a persone e cose.

Si può avere esplosione da polvere quando un solido combustibile (la polvere), finemente

suddiviso, viene disperso in un’atmosfera contenente sufficiente ossigeno da sostenere la

combustione, in presenza di una sorgente di accensione di sufficiente energia.

In aree dove si effettuano operazioni di panificazione/produzione di dolci la polvere

esplosiva si può formare durante il trasporto e lo stoccaggio della farina. Inoltre se tali

polveri vengono aspirate e separate tramite filtri, nel filtro può formarsi un’atmosfera

esplosiva.

Nell’istituto comprensivo “Falcone” il rischio di esplosione, per la presenza di un’atmosfera

esplosiva, si può verificare:

- Nell’area di stoccaggio dove viene conservata la farina e gli altri prodotti

alimentari;

- nella zona di produzione del pane, dove vengono utilizzati macchinari per la

produzione del pane e dove si ha le presenza di sacchi di farina;

- nella zona della pasticceria dove ci sono macchinari per la produzione dei dolci e

dove si ha le presenza di sacchi di farina nel corso delle specifiche fasi di lavoro;

Inoltre l’azienda ha una tubazione di adduzione a vista di gas metano che attraversa le

zone di produzione del pane e della pasticceria, che in caso di perdita può costituire un

effettivo rischio per la formazione di atmosfere esplosive in presenza di un innesco

adeguato.

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5.3. Valutazione del rischio di esposizione ad atmosfere esplosive

Per effettuare la valutazione del rischio da esplosione è necessario calcolare l’indice di

rischio R, mediante la procedura precedentemente descritta, che è dato dalla formula:

R = P * D

Classificazione delle zone pericolose:

Ambiente Descrizione: Area produzione del pane/Pasticceria

Tipo di ambiente: chiuso

Macchinari oggetto dell’analisi

I macchinari oggetto dell’analisi sono i seguenti, come riportato nello specifico allegato

“Elenco Macchine ed Attrezzature” rev. 00:

• Sfogliatrice mod. SF6001500 • Forno elettrico mod. ZSP40 • Planetaria mod. BM20SSOLX • Impastatrice mod. ZSP40 • Abbattitore mod. AOFP101 • Cucina Elettrica mod. ZBTTE2 • Forno Misto mod. A0S10EA • Cappa mod. STPF1320 • Impastatrice mod. CT-TK50

Sostanza pericolosa

Nome: Farina

Sorgente di emissione Descrizione: Macchinari per la produzione del pane e dei dolci

Sostanza pericolosa: Farina

Tipo di sorgente di emissione: SE Generica

Grado di emissione: continuo

Provvedimenti di bonifica: nessuno

Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato

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Sorgente di emissione Descrizione: Sacchi di farina

Sostanza pericolosa: Farina

Tipo di sorgente di emissione: Big bag

Grado di emissione: secondo

Provvedimenti di bonifica: nessuno

Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato

Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm

Zone pericolose (Macchinari per la produzione del pane e dei dolci)

Grado continuo - Zone pericolose dovute all'emissione

1° zona pericolosa

Quota a (m): 0,5

2° zona pericolosa

Quota a' (m): 3

Grado continuo - Zona pericolosa dovuta allo strato

Estensione dello strato (m): 1,5

Quota as(m): 1

Zone pericolose (Sacchi)

Grado secondo - Zone pericolose dovute all'emissione

Distanza pericolosa dz(m): 1

Quota a (m): 1,05

Grado secondo - Zona pericolosa dovuta allo strato

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Estensione dello strato (m): 1,1

Distanza pericolosa dzs(m): 1

Quota as(m): 1,05

Ambiente Descrizione: Area stoccaggio farina e prodotti alimentari

Tipo di ambiente: chiuso

Sostanza pericolosa

Nome: Farina

Sorgente di emissione Descrizione: Area stoccaggio farina e prodotti alimentari

Sostanza pericolosa: Farina

Tipo di sorgente di emissione: Deposito (contenitori chiusi)

Grado di emissione: secondo

Emissione dal sistema di contenimento

Provvedimenti di bonifica: nessuno

Velocità di emissione della polvere: bassa velocità

Altezza della SE dal suolo: minore o uguale a 3 m

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Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato

Grado di emissione dello strato: secondo

Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm

Zone pericolose Area stoccaggio farina e prodotti alimentari

Grado secondo - Zone pericolose dovute all'emissione

Distanza pericolosa dz(m): 1

Quota a (m): 1,05

Grado secondo - Zona pericolosa dovuta allo strato

Estensione dello strato (m): 1,1

Distanza pericolosa dzs(m): 1

Quota as(m): 1,05

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Ambiente Descrizione: Area pasticceria

Tipo di ambiente: chiuso

Sostanza pericolosa

Nome: Farina

Sorgente di emissione Descrizione: Sacchi di farina

Sostanza pericolosa: Farina

Tipo di sorgente di emissione: Big bag

Grado di emissione: secondo

Provvedimenti di bonifica: nessuno

Velocità di emissione della polvere: bassa velocità

Altezza della SE dal suol: minore o uguale a 3 m

Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato

Grado di emissione dello strato: secondo

Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm

Sorgente di emissione Descrizione: Macchinari per la produzione dei dolci

Sostanza pericolosa: Farina

Tipo di sorgente di emissione: SE Generica

Grado di emissione: continuo

Provvedimenti di bonifica: sistema di aspirazione

Grado di efficacia del sistema di aspirazione: medio

Disponibilità del sistema di aspirazione: adeguata

Altezza della SE dal suolo: minore o uguale a 3 m

Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato

Grado di emissione dello strato: primo

Quantità di polvere emessa dallo strato: non notevole

Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm

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Zone pericolose (Sacchi)

Grado secondo - Zone pericolose dovute all'emissione

Distanza pericolosa dz(m): 1

Quota a (m): 1,05

Grado secondo - Zona pericolosa dovuta allo strato

Estensione dello strato (m): 1,1

Distanza pericolosa dzs(m): 1

Quota as(m): 1,05

Zone pericolose (Macchinari per la produzione di dolci)

Grado continuo - Zone pericolose dovute all'emissione

Distanza pericolosa dz(m): 1

Quota a (m): 1,05

Grado continuo - Zona pericolosa dovuta allo strato

Estensione dello strato (m): 1,1

Quota as(m): 1

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Ambiente Descrizione: Area lavorazione

Tipo di ambiente: chiuso

Fattore di efficacia della ventilazione f: 4

Disponibilità della ventilazione: Buona

Tipo di ventilazione: Naturale

Sostanza infiammabile

Nome: Metano

Sorgente di emissione

Sostanza pericolosa: Metano

Fattore di efficacia della ventilazione per la sorgente di emissione: 4

Grado di emissione: secondo

Modalità di emissione: gas/vapore

Distanza dal soffitto hs (m): 0,3

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Controllo dell'ambiente

Sorveglianza del personale

Luogo: sorvegliato ogni otto ore

Zone pericolose (generata dalla SE: SE002)

Emissione di grado secondo

Grado della ventilazione: Medio

Tipo di zona: Zona 2

Distanza pericolosa dz (m): 0,502

Quota a (m): 0,603

Quota b (m): 1,206

Ambiente Descrizione: Area pasticceria

Tipo di ambiente: chiuso

Fattore di efficacia della ventilazione f: 4

Disponibilità della ventilazione: Buona

Tipo di ventilazione: Naturale

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Sostanza infiammabile

Nome: Metano

Sorgente di emissione Codice: SE002

Sostanza pericolosa: Metano

Fattore di efficacia della ventilazione per la sorgente di emissione: 4

Grado di emissione: secondo

Modalità di emissione: gas/vapore

Distanza dal soffitto hs (m): 0,3

Controllo dell'ambiente

Sorveglianza del personale

Luogo: sorvegliato ogni otto ore

Zone pericolose (generata dalla SE: SE002)

Emissione di grado secondo

Grado della ventilazione: Medio

Direzione dell'emissione: non nota

Tipo di zona: Zona 2

Distanza pericolosa dz (m): 0,726

Quota a (m): 0,871

Quota b (m): 1,742

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PERICOLOSITA’ DELLA ZONA (INDICE P)

Zona Pericolosa relativa ad SE PSE PINN P Macchinari per la produzione del pane 2 2 2 Sacchi di farina per la produzione del pane 2 2 2 Macchinari per la produzione dei dolci 3 2 2 Sacchi di farina per la produzione dei dolci 2 2 2 Area stoccaggio generi alimentari 2 1 1 Tubazioni gas metano 2 2 2

Sorgenti di Emissione e probabilità P

ENTITA’ DEL DANNO (INDICE D)

Il Danno è rappresentato dalla somma dei parametri sopra indicati secondo le relazioni

seguenti, valide rispettivamente per i gas e le polveri:

D= CLZONA+ LESP+ KExp+ FVZ + FC (GAS)

D= CLZONA+ LESP+ KExp+ IS + FC (POLVERI)

SE CLZONA LESP KExp Fvz IS FC D Macchinari per la produzione del pane

1 0.5 0 /// 0 0.25 1.75

Sacchi di farina per la produzione del pane

0.5 0.5 0 /// 0 0.25 1.25

Macchinari per la produzione dei dolci

1 0.5 0 /// 0 0.25 1.75

Sacchi di farina per la produzione dei dolci

0.5 0.5 0 /// 0 0.25 1.25

Area stoccaggio generi alimentari

0.5 0.25 0 /// 0 0.25 1

Tubazioni di gas metano

0.5 0.5 0 0.5 /// 0.25 1.75

Sorgenti di Emissione e fattori di probabilità per il danno

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MATRICE DEL RISCHIO (R)

Il rischio, per ciascuna zona di emissione RSE può essere calcolato con la formula R =P x D,

arrotondando il valore alla cifra intera.

La seguente tabella riassume la procedura anzidetta, per le zone originate da ogni

singola sorgente di emissione.

SE P D R Macchinari per la produzione del pane 2 1.75 4 Sacchi di farina per la produzione del pane 2 1.25 3 Macchinari per la produzione dei dolci 2 1.75 4 Sacchi di farina per la produzione dei dolci 2 1.25 3 Area stoccaggio generi alimentari 1 1 1 Tubazioni di gas metano 2 1.75 4

Sorgenti di Emissione e fattori di probabilità per il rischio L’intervallo di risultato ottenibile per R è compreso tra 1 e 16. Questi valori possono essere

raggruppati in 4 intervalli, ad ognuno dei quali è associato un livello di rischio cioè,

trascurabile, basso, medio, come indicato nella tabella 12 seguente:

1 ≤ R < 2 2 ≤ R < 4 4 ≤ R < 9 9 ≤ R ≤ 16

TRASCURABILE BASSO MEDIO ALTO Tab. 12: Livelli di rischio

Dalla matrice tridimensionale si evince che il rischio dell’Istituto Superiore “Falcone” ha un

rischio di esplosione variabile da zona a zona come da tabella sopra riportata.

Sono previsti in ogni caso dei sistemi di sicurezza e di protezione, per cercare di eliminare o

ridurre al minimo la possibilità che si verifichi un’esplosione.

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5.4. Protezioni contro le esplosioni

Nella presente valutazione sono stati individuati e valutati i rischi di esplosione.

Nonostante ciò è sempre presente una residua possibilità di esplosione nell’ambiente di

lavoro. Per ridurre ulteriormente tale probabilità è necessario adottare delle misure di

sicurezza supplementari a quelle già presenti in azienda, che verranno descritte

successivamente.

I sistemi di protezione sono prodotti destinati a limitare i danni prodotti dall’esplosione. Essi

hanno una funzione autonoma e possono essere immessi separatamente sul mercato con

una marcatura propria oppure fare parte integrale di un apparecchio. Si tratta di:

- sistemi di soppressione dell’esplosione;

- sistemi d’isolamento dell’esplosione (es. coclee, valvole di compartimentazione);

- barriere antifiamma, deviatori dell’esplosione, valvole;

- costruzioni resistenti all’esplosione con deformazioni permanenti e senza

deformazioni permanenti;

- sistemi di scarico dell’esplosione.

Ulteriori misure adottate sono costituite da:

• formazione specifica del personale sulle misure preventive da adottare;

• esecuzione della prova di evacuazione almeno una volta all’anno;

• predisposizione di sistemi di spegnimento automatici in caso di incendio.

Inoltre i luoghi di lavoro interessati dal rischio esplosione devono presentare l’apposita

segnaletica, costituita dal seguente cartello, che dovrà essere appeso sulla porta di

accesso al locale:

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I prodotti, per essere conformi alla Direttiva ATEX, devono soddisfare i requisiti essenziali di

sicurezza e salute indicati nell’allegato II. Questi sono requisiti minimi ed indicano

caratteristiche del tutto generali (come per esempio: evitare difetti di funzionamento o

progettare tenendo conto delle conoscenze tecnologiche) che vengono poi

tecnicamente espresse dalle norme armonizzate. Queste ultime non sono obbligatorie,

ma danno la presunzione di conformità alla direttiva.

Ai sensi della Direttiva, su ogni apparecchio e sistema di protezione devono figurare le

seguenti indicazioni:

1. Nome ed indirizzo del fabbricante;

2. Tipo costruttivo;

3. N. serie;

4. Anno di costruzione;

5. Marcatura CE e numero organismo notificato se applicabile;

6. Marchio esagonale ;

7. Gruppo, categoria lettere G (per gas)/D (per polvere).

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Tutte le attrezzature e i macchinari che vengono utilizzati nei locali analizzati devono

essere a norma di legge. Deve essere presente il loro libretto di istruzioni e le manutenzioni

periodiche e straordinarie devono essere annotate su un apposito registro.

6. ANALISI DI DETTAGLIO DEL RISCHIO

Laddove il rischio individuato risulti essere critico o si ritenga comunque di doverne

approfondire le conoscenze, occorre procedere mediante tecniche mutuate dall’analisi

dei rischi di incidente rilevante.

6.1. Valutazione delle frequenze di accadimento

Gli strumenti classici per la valutazione del rischio di esposizione sono le tecniche

analitiche per l’individuazione degli eventi incidentali, quindi l’analisi di operabilità

(HAZOP) o l’individuazione dei modi di guasto (FMEA).

Grazie a queste tecniche è possibile valutare in modo sistematico ogni possibile

deviazione dalle condizioni di regime di funzionamento, andando ad individuare le cause

iniziatrici e le mancate protezioni che, concatenate tra loro, possono portare

all’accadimento di una ipotesi incidentale. Di seguito è possibili produrre l’elenco delle

possibili concatenazioni incidentali e l’indicazione degli interventi ingegneristici e

procedurali raccomandati per ridurre la probabilità di insorgenza e l’entità delle

conseguenze degli eventi di esposizione incidentale.

L’evento individuato mediante tecniche quali l’HAZOP, può essere rappresentato con

tecniche quali l’albero dei guasti, che garantisce una maggior leggibilità e permette di

effettuare una valutazione di tipo probabilistico, tenendo conto della frequenza di

accadimento dell’evento iniziatore e della probabilità di mancato intervento delle

protezioni attive e passive presenti.

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Indicativamente, dal punto di vista della normativa dei rischi di incidente rilevante, è

possibile considerare remoto un evento con frequenza di accadimento < 10-6 occ./anno.

Nell’analisi di rischio di dettaglio può essere utile riferirsi ai seguenti limiti:

ZONA Probabilità di atmosfera

esplosiva in 365 d (un anno)

Durata complessiva di

atmosfera esplosiva in 365 d

(un anno)

Zona 0 P > 10 -1 Oltre 1000 h

Zona 1 10 -1 ≥ P > 10 -3 Oltre 10 h fino a 1000 h

Zona 2 (*) 10 -3 ≥ P > 10 -5 Oltre 0,1 h a 10 h (**)

(*) per durata complessiva di atmosfera in 365 d (un anno) fino a 0,1 h, il luogo non è generalmente pericoloso, particolarmente quando le emissioni sono più di una in 365 d, in ogni caso la durata di atmosfera esplosiva nei singoli eventi non può essere maggiore di 0,1 h. Per essere certi che il luogo non presenta pericoli di esplosione occorre tuttavia effettuare di volta in volta un’analisi di rischio.

(**) quando non sono disponibili valori attendibili dei ratei di guasto, può essere generalmente considerato almeno un evento ogni 365 d.

6.2. Valutazione delle frequenze di accadimento

Per un evento non remoto, una volta individuata la frequenza di accadimento

dell’evento è possibile stimare gli effetti con programmi di simulazione che permettono di

determinare le aree di danno.

Va tenuto presente che le norme di classificazione escludono esplicitamente gli eventi

catastrofici. Infatti:

Nella norma CEI 31:30 si dice che la norma non si applica a guasti catastrofici non

compresi nel concetto di anormalità trattato in questa norma, laddove per guasti

catastrofici si intende rottura di un recipiente a pressione o di una tubazione ed agli

eventi non prevedibili;

Nella norma CEI EN 50281 – 3 si dice che la norma non si applica a guasti di tipo

catastrofico che superano il concetto di anormalità, laddove il termine guasto

catastrofico si applica alla rottura di un silo di magazzinaggio o di un convogliatore

pneumatico.

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In prima approssimazione è possibile riferirsi alla seguente tabella per definire le aree di

danno:

Scenario Incidentale Elevata

letalità Inizio letalità

Lesioni

irreversibili

Lesioni

reversibili

Danni alle

strutture /

Effetti

domino

Esplosione

(sovrapressione di

picco)

0,3 bar

(0,6 spazi

aperti)

0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar

Nelle aree di danno occorre quindi verificare la possibile presenza di lavoratori. Una volta

individuata la frequenza di accadimento dell’evento e la magnitudine del danno è

possibile valutare il rischio. Non è certo questa la sede per analizzare le problematiche di

tollerabilità del rischio, ma un primo criterio approssimato può essere quello di ritenere

tollerabile in ambiente di lavoro un rischio individuale 10 -5 prob. morte / anno.

6.3. Misure in campo

Un’altra strada percorribile è quella di verificare tramite misure analitiche la presenza o

meno di un campo di infiammabilità.

E’ da notare che l’assenza misurata di condizioni di infiammabilità può garantire

solamente che queste condizioni non siano sistematicamente presenti (zone 0 e 20), ma

non la possibilità che possano in talune circostanze verificarsi.

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7. ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEL RISCHIO MEDIANTE MISURE SPECIFICHE DI

PREVENZIONE E PROTEZIONE

Una volta definita la necessità o l’opportunità di procedere con la riduzione del rischio

occorre individuare le specifiche di prevenzione e protezione da intraprendere.

7.1. Prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della

salute

Le prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della salute

dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive, secondo

quanto stabilito dalla normativa vigente, sono le seguenti:

• Provvedimenti organizzativi:

­ Formazione specifica e professionale;

­ Istruzioni scritte e autorizzazioni al lavoro.

A tal proposito l’Istituto Scolastico provvede alla formazione periodica del personale

addetto alla preparazione di prodotti di panetteria/pasticceria; inoltre sono presenti i

manuali di istruzioni per l’utilizzo degli specifici macchinari, a disposizione di tutto il

personale.

• Misure di protezione contro le esplosioni:

Possono essere adottate le seguente misure per la riduzione del rischio associato alle

esplosioni:

­ Uso di dispositivi di segnalazione ottici e acustici per avvisare l’approssimarsi

del raggiungimento delle condizioni per una esplosione;

­ Uso di strumenti per la deviazione delle emissioni di atmosfera esplosiva in

luogo sicuro o contenuti in modo sicuro;

­ Adozione di sistemi per garantire che il personale possa evacuare in luogo

sicuro rapidamente;

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­ Misure di protezione programmate rispetto al massimo pericolo possibile in

presenza di più tipologie di gas, vapori, nebbie o polveri infiammabili

presenti.

Il plesso scolastico è dotato di vari sistemi di sicurezza per ridurre il rischio di esplosione.

Il magazzino dove sono stoccate le farine e i prodotti alimentari è di porta REI 120, che

impedisce la fuoriuscita di fiamme dal locale. Sono inoltre presenti degli estintori

portatili.

Infine alle pareti dell’Istituto Scolastico sono appese le planimetrie indicanti le vie di

fuga per l’evacuazione rapida del personale.

7.2. Ulteriori misure di riduzione della probabilità di formazione dell’atmosfera esplosiva

• Interventi sulla emissione della sostanza:

­ Riduzione della geometria della sorgente di emissione;

­ Riduzione della velocità di emissione;

­ Riduzione della concentrazione.

Il plesso scolastico attua la riduzione della concentrazione delle sostanze

potenzialmente esplosive tramite l’utilizzo di specifiche cappe d’areazione, che

permettono l’uscita in atmosfera dell’eventuale polvere accumulata nel condotto di

aerazione. Tale evacuazione dell’aria avviene con l’utilizzo di un tessuto filtrante con

velocità di filtrazione < 2 m/min in poliestere antistatico con garantisce il trattenimento

del pulviscolo al proprio interno.

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• Interventi sulla ventilazione dell’area:

­ Eliminazione di ostacoli (argini, dighe, pareti e soffitti) che possono limitare la

ventilazione

­ Adozione di sistemi di confinamento (barriere fisiche, mantenimento dei

locali attigui a quelli pericolosi in sovrappressione, bonifica del luogo

considerato con un idoneo flusso d’aria) per evitare la propagazione

dell’emissione,

­ Aumento della ventilazione naturale e/o artificiale

­ Inertizzazione.

7.3. Ulteriori misure di riduzione del danno

• Misure specifiche di mitigazione che possono essere adottate:

Considerando l’entità del rischio medio-basso non si ritiene necessaria l’adozione di

specifiche misure di mitigazione oltre a quelle già presenti, per completezza

elenchiamo quelle che dovrebbero essere adottate in caso di rischio elevato.

­ Interventi di contenimento (pareti resistenti alla pressione di esplosione);

­ Adozione di misure contro la propagazione dell’esplosione;

­ Previsione di sistemi di sfogo;

­ Previsione di sistemi per la soppressione della pressione;

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­ Presenza di sistemi antincendio ad intervento automatico.

Il magazzino della farina è dotato di porta REI 120.

• Mitigazione del danno inalatorio post esplosione

­ Previsione dello scenario relativo all’esplosione con possibile rischio inalatorio

nel Piano di emergenza aziendale;

­ Formazione del personale sul comportamento da tenere in emergenza;

­ Fornitura e mantenimento in servizio di DPI di protezione delle vie respiratorie.

L’Istituto Scolastico forma gli addetti all’emergenza in modo che sappiano tenere un

idoneo comportamento in caso di emergenza, adotta una adeguato piano di

emergenza ed è dotata di sistemi di sfogo per la sovrappressione.

8. MESSA A NORMA DELLE ATTREZZATURE DA UTILIZZARE NELLE AREE IN CUI POSSONO

FORMARSI ATMOSFERE ESPLOSIVE

Qualora il documento sulla protezione contro le esplosioni basato sulla valutazione del

rischio non preveda altrimenti, in tutte le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive

sono impiegati apparecchi e sistemi di protezione secondo quanto prescritto dal D.Lgs. 81

del 9 aprile 2008 Titolo IX.

La direttiva ATEX divide i prodotti in due gruppi I e II, il primo dei quali comprende gli

apparecchi destinati alle miniere ed il secondo tutti gli altri. A loro volta, all’interno dei

gruppi i prodotti sono divisi in categorie a seconda del livello di protezione garantito

contro il rischio di innesco dell’atmosfera potenzialmente esplosiva, come indicato nella

tabella 13 seguente:

Grado di protezione Gruppo II Gruppo I

Categorie Molto elevato Cat. 1 M1 Elevato Cat. 2 M2 Normale Cat. 3 -

Tabella 13: Gruppi e categorie

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laddove per

Categoria 1 si intendono gli apparecchi che sono concepiti in modo tale da poter essere

utilizzati conformemente ai parametri forniti dal costruttore e da garantire un margine di

sicurezza estremamente elevato. Gli apparecchi di questa categoria sono destinati ad

essere utilizzati in ambienti in cui si trova costantemente o a lungo o sovente atmosfera

esplosiva, composta da miscele di aria e gas, vapori o nebbie o da miscele polveri/aria.

Gli apparecchi di questa categoria devono garantire il necessario margine di sicurezza

anche in caso di saltuari guasti in ambienti esplosivi e devono pertanto essere provvisti di

dispositivi antiesplosione in modo tale che

– in caso di guasto di un dispositivo di sicurezza automatizzato almeno un secondo

dispositivo di sicurezza automatizzato garantisca la necessaria sicurezza o

– in caso di due guasti indipendenti la necessaria sicurezza sia ancora garantita.

Gli apparecchi di questa categoria devono inoltre soddisfare i requisiti menzionati

dall’allegato II numero 2.1 della direttiva Atex 94/9/CE sugli apparecchi e i sistemi di

protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera esplosiva.

Categoria 2 si intendono gli apparecchi che sono concepiti in modo tale da poter essere

utilizzati conformemente ai parametri forniti dal costruttore e da garantire un alto margine

di sicurezza. Gli apparecchi di questa categoria sono destinati ad essere utilizzati in

ambienti in cui occorre prevedere un’occasionale presenza di atmosfera esplosiva,

composta da gas, vapori, nebbie o miscele polveri/aria. I dispositivi automatizzati

antiesplosione compresi nella presente categoria garantiscono il necessario margine di

sicurezza anche in caso di guasti ricorrenti o di difetti di funzionamento di cui occorre

tenere normalmente conto. Gli apparecchi di questa categoria devono inoltre soddisfare

i requisiti menzionati dall’allegato II numero 2.2 della direttiva Atex 94/9/CE sugli

apparecchi e i sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera esplosiva.

Categoria 3 si intendono apparecchi che sono concepiti in modo tale da poter essere

utilizzati conformemente ai parametri forniti dal costruttore e da garantire un normale

margine di sicurezza. Gli apparecchi di questa categoria sono destinati ad essere utilizzati

in ambienti in cui non si prevede la presenza di atmosfera esplosiva dovuta a gas, vapori,

nebbie o a vortici di polveri; se tale tipo di atmosfera dovesse tuttavia presentarsi,

sarebbe con ogni probabilità solo saltuariamente e durante un lasso di tempo molto

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breve. Gli apparecchi di questa categoria garantiscono in caso di normale esercizio il

necessario margine di sicurezza. Gli apparecchi di questa categoria devono inoltre

soddisfare i requisiti menzionati dall’allegato II numero 2.3 della direttiva Atex 94/9/CE

sugli apparecchi e i sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera

esplosiva.

Il livello di protezione normale è quello che garantisce la protezione nel normale

funzionamento, adottando idonee soluzioni costruttive. È una protezione idonea per

ambienti in cui, nel normale funzionamento, non è probabile la presenza di atmosfera

esplosiva (zona 2 per gas e 22 per le polveri). In caso di guasto questo livello non

garantisce la protezione richiesta.

Il livello elevato garantisce la protezione oltre che nel funzionamento ordinario anche nel

caso in cui si manifesti un guasto di cui occorre tener conto (anomalie ricorrenti): è adatto

ad ambienti in cui nel funzionamento normale è probabile la presenza di atmosfera

esplosiva (zona 1 per gas e 21 per le polveri). In caso di singolo guasto, disfunzione od

anomalia, questo livello garantisce la protezione richiesta.

Il livello molto elevato garantisce la protezione anche nel caso di un guasto raro

(anomalie rare) ed è idoneo per ambienti in cui l’atmosfera esplosiva è presente spesso o

in maniera continua (zona 0 per gas e zona 20 per le polveri). In caso di doppio guasto

questo livello garantisce la protezione richiesta.

Naturalmente un apparecchio appartenente ad una categoria superiore (nel senso della

protezione) è idoneo, perché sovrabbondante, anche ad ambienti in cui è richiesto un

livello di protezione inferiore.

Criteri di scelta delle apparecchiature

Per effettuare una scelta corretta dell’apparecchiatura da utilizzare in ambienti

caratterizzati da atmosfera potenzialmente esplosiva occorre, oltre a scegliere la

categoria in base alla zona di destinazione, anche verificare che siano soddisfatte ulteriori

condizioni, sia per miscele di gas/vapori/nebbie infiammabili, sia per polveri combustibili.

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Nel caso di miscele di gas/vapori/nebbie la scelta deve essere fatta:

- in base alla zona di destinazione (D.Lgs 81/08)

- in base al gruppo del gas (EN 60079-0 ed EN 13463-1)

- in base alla classe di temperatura (EN 60079-0 ed EN 13463-1).

Come già indicato, l’allegato L del D.Lgs. 81/08, punto B, prescrive che in tutte le aree in

cui possono formarsi atmosfere esplosive dovute a gas dovranno essere impiegate le

seguenti categorie di apparecchi:

- nella zona 0, apparecchi di categoria 1G;

- nella zona 1, apparecchi di categoria 1G o di categoria 2G;

- nella zona 2, apparecchi di categoria 1G, 2G o 3G.

Zona 0 1 2 Natura atmosfera G (gas) G (gas) G (gas)

Categoria di apparecchiature che possono essere usate

secondo la Direttiva 94/9/CE

1 1,2 1,2,3

Tabella 14: Apparecchiature per installazioni in superficie – Gruppo II

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La suddivisione degli apparecchi in base al gruppo del gas dipende dal fatto che

sostanze diverse hanno un diverso comportamento nei confronti del fenomeno

dell’esplosione.

La seguente tabella 15 indica i tre possibili gruppi ed esempi di gas rappresentativi di

ciascun gruppo:

Gruppo del gas Gas rappresentativo IIA metano IIB etilene IIC acetilene, idrogeno

Tabella 15: Gruppo del gas

Se un apparecchio appartiene ad una determinata classe di temperatura, allora la sua

temperatura superficiale deve essere inferiore di un adeguato margine di sicurezza alla

massima temperatura caratteristica di quella classe, la quale deve a sua volta essere

inferiore alla temperatura di accensione della sostanza infiammabile.

La tabella 16 seguente indica tali classi di temperatura:

Classe Tmax °C Tacc. °C T1 150 > 150 T2 300 > 300 T3 200 > 200 T4 135 > 135 T5 100 > 100 T6 85 > 85

Tabella 16: Classi di temperatura

Nel caso di apparecchi del gruppo I (miniere) la massima temperatura superficiale

è così fissata:

• 150°C per superfici con strato di carbone;

• 450°C per superfici senza strato di carbone.

Nel caso di miscele di polveri combustibili la scelta deve essere fatta in base:

• alla zona di destinazione (D.Lgs 81/08);

• al grado di protezione IP (EN 60079-14) per gli apparecchi elettrici;

• alla temperatura superficiale (EN 1127-1, EN 13463-1, EN 61241-14 ed EN 60079-14).

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L’allegato L del D.Lgs. 81/08, punto B, prescrive che in tutte le aree in cui possono formarsi

atmosfere esplosive dovute a polveri dovranno essere impiegate le seguenti categorie di

apparecchi:

- nella zona 20, apparecchi di categoria 1D;

- nella zona 21, apparecchi di categoria 1D o di categoria 2D;

- nella zona 22, apparecchi di categoria 1D, 2D o 3D.

La tabella 17 sintetizza quanto sopra indicato.

Zona 20 21 22 Natura atmosfera D (polvere) D (polvere) D (polvere)

Categoria di apparecchiature che possono essere usate

secondo la Direttiva 94/9/CE

1 1,2 1,2,3

Tabella 17: Compatibilità fra zone e categorie delle apparecchiature - polveri

Il grado di protezione IP è costituito da due numeri, di cui il primo indica la protezione

contro l’ingresso di solidi ed il secondo la protezione contro l’ingresso di liquidi. Poiché si

tratta di polveri, il secondo numero non interessa ed è sostituito con una X.

La tabella 18 seguente indica il grado di protezione in base alla zona di destinazione.

Zona Grado IP Note 20 6X 21 6X

22 6X (E*) 5X (NE**) * polveri conduttrici;

** polveri non conduttrici Tabella 18: Grado di protezione e zone pericolose

La temperatura superficiale deve essere inferiore od uguale ad una temperatura massima

ammessa, che è funzione dello spessore dello strato, della temperatura di accensione

della nube e della temperatura di accensione dello strato, per la valutazione della quale

si rimanda alle norme EN 1127-1 ed EN 61241-14 ed EN 60079-14.

Tutte le attrezzature e le macchine presenti nelle varie zone, devono essere conformi a

quanto descritto. In caso le macchine non siano conformi alle caratteristiche richieste per

le zone di pericolosità in cui sono installate, si prescrive ad un adeguamento di teli

macchinari.

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9. CONCLUSIONI

La presente analisi ha generato le seguenti conclusioni:

le area di lavoro interessata alla presenza di rischio esplosione sono:

- Zona di produzione del pane;

- Zona pasticceria/Produzione di dolci;

- Area stoccaggio prodotti alimentari;

Le aree sono dotate di adeguati sistemi di protezione dal rischio esplosione, costituiti da

serrande tagliafuoco e da porte REI 120.

Inoltre l’analisi effettuata ha evidenziato che l'Istituto Scolastico è sufficientemente

organizzata e che il Dirigente Scolastico nella persona di Bianchi Marina è in grado di

seguire in modo soddisfacente, avvalendosi di personale qualificato e formato

adeguatamente, sia gli aspetti organizzativi che quelli inerenti la sicurezza relativi al rischio

di formazione di atmosfere esplosive.

La presente valutazione deve essere ripetuta periodicamente o quando sopraggiungono

delle modifiche al ciclo produttivo, ai luoghi di lavoro, alle attrezzature, o l’organizzazione

del lavoro subisca delle modifiche, ampliamenti o trasformazioni rilevanti.

Gemonio, Aprile 2017

il tecnico

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