VALUTAZIONE DEL RISCHIO ESPLOSIONE CON ......SCHEMA LOGICO DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE...
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Copia N° 01
Preparata da Studio Bini Engineering srl __________________________
Tecnico incaricato: Dott. Ing. Marco Bini __________________________
Approvata da Dott. Ing. Marco Bini (R.S.P.P.) __________________________
Bianchi Marina (Datore di lavoro) __________________________
Distribuzione:
ENTE RIFERIMENTO COPIA
DATORE DI LAVORO Dott.ssa Bianchi Marina 01
R.S.P.P Dott. Ing. Marco Bini 02
R.L.S. Prof. Riccio Claudio 03
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1. INDICE DELLE REVISIONI
EDIZIONE REVISIONE DATA DI EMISSIONE MODIFICHE APPRORTATE
Documento in rev. 00 Aprile 2017 Redazione documento
ATTENZIONE!
Il presente documento è da ritenersi riservato e deve rimanere in azienda. Non è
ammessa la sua riproduzione in toto o in parte senza espressa autorizzazione della
direzione aziendale.
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INDICE 1. INDICE DELLE REVISIONI ....................................................................................................................................... 2
2. PREMESSA ................................................................................................................................................................ 4
3. SCHEMA LOGICO DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI ................................... 6
4. CLASSIFICAZIONE IN ZONE .................................................................................................................................. 9
5. VALUTAZIONE DEL RISCHIO ............................................................................................................................... 13
5.1. L’azienda ................................................................................................................................................................. 22
5.2. Identificazione dei pericoli di esplosione ..................................................................................................... 23
5.3. Valutazione del rischio di esposizione ad atmosfere esplosive ............................................................. 24
5.4. Protezioni contro le esplosioni ......................................................................................................................... 35
6. ANALISI DI DETTAGLIO DEL RISCHIO ............................................................................................................... 37
6.1. Valutazione delle frequenze di accadimento ........................................................................................... 37
6.2. Valutazione delle frequenze di accadimento ........................................................................................... 38
6.3. Misure in campo .................................................................................................................................................. 39
7. ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEL RISCHIO MEDIANTE MISURE SPECIFICHE DI PREVENZIONE E
PROTEZIONE ................................................................................................................................................................... 40
7.1. Prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della salute............... 40
7.2. Ulteriori misure di riduzione della probabilità di formazione dell’atmosfera esplosiva .................... 41
7.3. Ulteriori misure di riduzione del danno .......................................................................................................... 42
8. MESSA A NORMA DELLE ATTREZZATURE DA UTILIZZARE NELLE AREE IN CUI POSSONO FORMARSI
ATMOSFERE ESPLOSIVE ............................................................................................................................................... 43
9. CONCLUSIONI ...................................................................................................................................................... 49
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2. PREMESSA
Il Datore di Lavoro ha l’obbligo di effettuare il Documento sulla protezione contro le
esplosioni, che costituisce parte integrante del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR)
e viene redatto ai sensi dell’art. 294 del D.Lgs. 81/08 contenente la classificazione delle
aree con pericolo di esplosione e ripartizione in zone delle aree in cui possono formarsi
atmosfere esplosive ai sensi dell'Allegato XLIX del D.Lgs. 81/08, la valutazione della
probabilità che le fonti di accensione siano presenti e divengano attive ed efficaci, la
stima dell'entità degli effetti prevedibili, la redazione del programma di attuazione delle
misure di sicurezza con consulenza per l'adozione delle misure di prevenzione e protezione
per i luoghi con pericolo di esplosione.
Esso si applica alle attività industriali in cui siano presenti sostanze in grado di formare
un’atmosfera esplosiva, ossia una miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di
sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la
combustione si propaga all'insieme della miscela incombusta. Ai fini di una corretta
valutazione devono essere presi in considerazione tutti i luoghi in cui possono formarsi
atmosfere esplosive e quelli che sono o possono essere in collegamento con essi, tramite
aperture.
Sono invece esclusi dal campo di applicazione ai sensi dell’art. 287 comma 3 i seguenti
casi:
a) aree utilizzate direttamente per le cure mediche dei pazienti, nel corso di esse;
b uso di apparecchi a gas di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15
novembre 1996, n. 661;
c) produzione, manipolazione, uso, stoccaggio e trasporto di esplosivi o di sostanze
chimicamente instabili;
d) industrie estrattive a cui si applica il decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624;
e) impiego di mezzi di trasporto terrestre, marittimo, fluviale e aereo per i quali si
applicano le pertinenti disposizioni di accordi internazionali. Il Decreto si applica invece ai
veicoli destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.
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Nell’assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 17, comma 1, del D.Lgs. 81/2008, il datore di
lavoro valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto almeno dei
seguenti elementi:
a) Probabilità e durata della presenza di atmosfere esplosive,
b) Probabilità che le fonti di accensione, comprese le scariche elettrostatiche, siano
presenti e divengano attive ed efficaci;
c) Caratteristiche dell’impianto, sostanze utilizzate, processi e loro possibili interazioni;
d) Entità degli effetti prevedibili.
Inoltre secondo sempre quanto sancito dall’art. 290 del D.lgs. 81/2008 comma 2, i rischi di
esplosione sono valutati complessivamente. Inoltre vengono presi in considerazione per la
valutazione del rischio di esplosione, i luoghi che sono o possono essere in collegamento,
tramite aperture, con quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive.
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3. SCHEMA LOGICO DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI
Nel diagramma di flusso seguente, si è provveduto a schematizzare il percorso logico
delle attività previste per determinare la valutazione del rischio di esposizione.
Dall’analisi dello schema si evince che è necessario innanzitutto raccogliere informazioni e
dati sulle zone pericolose e sulle attività che vi vengono svolte; grazie a queste
informazioni sarà possibile condurre la valutazione preliminare del rischio mediante un
algoritmo dedicato.
In particolare è possibile individuare le seguenti fasi separate e sequenziali nella
valutazione dei rischi:
1. Classificazione delle aree;
2. Valutazione dei rischi di esplosione;
3. Analisi di dettaglio del rischio con programmi di calcolo specifici e/o misurazioni;
4. Eliminazione o riduzione del rischio mediante misure specifiche di prevenzione e
protezione;
5. Messa a norma delle attrezzature da utilizzare nelle aree in cui possono formarsi
atmosfere esplosive.
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1) Classificazione in zone
Dati sulle zone:
• Probabilità della presenza di atmosfere esplosive
• Durata della presenza di atmosfere esplosive
Informazioni sulle fonti di accensione
Dati sulle zone:
• Probabilità della presenza di atmosfere esplosive
• Durata della presenza di atmosfere esplosive
Entità degli effetti
prevedibili
2) Valutazione dei rischi di esplosione mediante algoritmi
Livello di rischio
Caso dubbio
3) Analisi di dettaglio del rischio con programmi di
calcolo specifici e/o misurazioni
Esito valutazione
4) Eliminazione o riduzione del rischio mediante misure specifiche di prevenzione e
protezione
5) Messa a norma delle attrezzature da utilizzare nelle aree in cui possono formarsi atmosfere
esplosive
Predisposizione del documento sulla protezione
contro le esplosioni
Informazione e formazione per gli operatori
Istruzioni operative scritte e autorizzazioni al lavoro
Misure per il controllo di fughe o emissioni
Misure per il controllo delle fonti di innesco
Verifica dell’adeguatezza degli impianti e delle apparecchiature
Verifica del mantenimento delle condizioni necessarie a garantire la protezione contro le esplosioni
Verifica dei sistemi di evacuazione e aggiornamento Piano di
emergenza
Monitoraggio dell’atmosfera dell’ambiente di lavoro
Valutazione periodica del rischio
Basso
Non Basso
SI
NO
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Sintesi delle attività previste
1) Classificazione in zone
2) Valutazione dei rischi di esposizione ad atmosfere esplosive
3) Eventuali analisi di dettaglio del rischio con programmi di calcolo
specifici e/o misurazioni
4) Eliminazione o riduzione del rischio mediante misure specifiche
di prevenzione e protezione
5) Messa a norma attrezzature da utilizzare nelle aree in cui possono
formarsi atmosfere esplosive
Rif. Legislativo: EN 60079 – 10 (CEI 31 – 87)
Rif. Legislativo: art. 294 Titolo XI D.Lgs. 81/2008
Rif. Legislativo: art. 294 Titolo XI D.Lgs. 81/2008
Interventi ingegneristici di riprogettazione
Marcatura CE
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4. CLASSIFICAZIONE IN ZONE
Gas, vapori o nebbie
La norma CEI 31/87 definisce sorgente di emissione (abbreviato SE) un punto o una parte
di impianto da cui può essere emessa nell’atmosfera una sostanza infiammabile, con
modalità tali da originare un’atmosfera esplosiva.
Grado di emissione:
- Continuo - l’emissione è sostanzialmente funzionale e continua
- Primo - l’emissione è sostanzialmente funzionale ma discontinua
- Secondo - l’emissione non è funzionale ed è rara (caso tipico: guasto)
Per ciascuna SE e ciascun grado di emissione devono essere definite le zone di pericolo di
esplosione che, nella norma CEI EN 60079-10 sono definite come:
• Zona 0: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o
frequentemente un’atmosfera esplosiva;
• Zona 1: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva è probabile che
avvenga occasionalmente durante la normale attività;
• Zona 2: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva non è normale durante
la normale attività.
Il tipo di zona è strettamente correlato da un legame di causa-effetto al grado di
emissione. La ventilazione è l’elemento che può alterare questa corrispondenza
biunivoca, pertanto una cattiva ventilazione potrebbe aggravare la situazione.
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DISPONIBILITA’ DELLA VENTILAZIONE
BUONA
Se la ventilazione è presente con continuità. Ciò richiede che, in caso di guasto, sia prevista la partenza di ventilatori di riserva. Sono ammesse brevi e rare interruzioni. Sono considerati sistemi con disponibilità buona quelli ove, al mancare della ventilazione, sono dotati di sistemi per prevenire l’emissione (es. arresto automatico del processo). La ventilazione naturale è considerata buona se si assume la velocità minima del vento (0,5 m/s)
ADEGUATA Se la ventilazione è in grado di influire sulla concentrazione, determinando una situazione stabile in cui la concentrazione oltre il limite di zona è inferiore al LEL (Limite Inferiore di Esplosione) mentre avviene l’emissione.
SCARSA Se la ventilazione non è in grado di controllare la concentrazione mentre avviene l’emissione e/o non può prevenire la persistenza eccessiva di un’atmosfera esplosiva dopo l’arresto dell’emissione.
GRADO DELLA VENTILAZIONE
ALTO Se la ventilazione è in grado di ridurre la concentrazione in prossimità della SE in modo praticamente istantaneo, limitando la concentrazione al di sotto del LEL
MEDIO
Se la ventilazione è in grado di influire sulla concentrazione, determinando una situazione stabile in cui la concentrazione oltre il limite della zona è inferiore al LEL mentre avviene l’emissione e dove l’atmosfera esplosiva non persiste eccessivamente dopo l’arresto dell’emissione.
BASSO Se la ventilazione non è in grado di controllare la concentrazione mentre avviene l’emissione e/o non può prevenire la persistenza eccessiva di un’atmosfera esplosiva dopo l’arresto dell’emissione.
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Influenza della ventilazione sui tipi di zone
GRADO
DELL’EMISSIONE
GRADO DELLA VENTILAZIONE
ALTO MEDIO BASSO
DISPONIBILITA’ DELLA VENTILAZIONE
Buona Adeguata Scarsa Buona Adeguata Scarsa
Buona,
adeguata,
scarsa
CONTINUO
Zona 0
NE
Zona 0 NE
+ Zona 2
Zona 0
NE +
Zona 1
Zona 0 Zona 0 +
Zona 2
Zona 0
+ Zona
1
Zona 0
PRIMO
Zona 1
NE
Zona1 NE +
Zona 2
Zona 1
NE +
Zona 2
Zona 1 Zona 1 +
Zona 2
Zona 1
+ Zona
2
Zona 0 o
Zona 1
SECONDO Zona 2
NE
Zona 2 NE Zona 2 Zona 2 Zona 2 Zona 2 Zona 0 o
Zona 1
NB: le zone 0NE, 1NE, 2NE indicano una zona teorica dove, in condizioni normali, l’estensione è trascurabile.
Polveri
La norma CEI 31/87 definisce sorgente di emissione della polvere (abbreviato SEP) un
punto o una parte di impianto da cui può essere emessa polvere combustibile
nell’atmosfera.
Grado di emissione:
- Continuo - l’emissione è sostanzialmente funzionale e continua
- Primo - l’emissione è sostanzialmente funzionale ma discontinua
- Secondo - l’emissione non è funzionale ed è rara (caso tipico: guasto)
Per ciascuna SEP e ciascun grado di emissione devono essere definite le zone di pericolo
di esplosione come:
- Zona 20: Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o
frequentemente un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere;
- Zona 21: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva è probabile che
avvenga occasionalmente durante la normale attività sotto forma di nube di
polvere;
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- Zona 22: Area in cui la formazione di un’atmosfera esplosiva non è normale
durante la normale attività sotto forma di nube di polvere.
È importante ricordare che la sola frequenza di pulizia non è sufficiente a garantire il
controllo di questa tipologia di pericolo in quanto pulizie molto frequenti ma poco efficaci
non sono da considerare adeguate allo scopo. L’effetto della pulizia è pertanto più
importante della sua frequenza.
LIVELLO DI MANUTENZIONE DELLA PULIZIA
BUONA Se gli strati di polvere sono mantenuti a spessori trascurabili, oppure sono assenti, indipendentemente dal grado di emissione.
ADEGUATA
Se gli strati di polveri non sono trascurabili ma di breve durata (meno di un turno lavorativo). A seconda della stabilità termica della polvere e della temperatura superficiale dell’apparecchiatura, la polvere può essere rimossa prima di qualunque incendio.
SCARSA Se gli strati di polvere non sono trascurabili e perdurano oltre un turno lavorativo. Il rischio d’incendio può essere significativo e dovrebbe essere controllato selezionando le apparecchiature adatte.
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5. VALUTAZIONE DEL RISCHIO
La metodologia è di tipo qualitativo e prevede la determinazione del rischio in funzione
della probabilità di accadimento dell’esplosione e dell’eventuale danno procurato sia
sotto il profilo della salute che della sicurezza dei lavoratori.
Infatti, l’entità del rischio R è definita come prodotto tra la Probabilità P che si verifichi un
determinato evento e la magnitudo del Danno D che tale evento, una volta verificatosi,
può determinare.
Il fattore di probabilità P racchiude al suo interno tutta una serie di parametri che
influiscono sul possibile verificarsi di una esplosione. Essi contemplano, per esempio: il
livello di manutenzione di attrezzature e impianti, la presenza e pericolosità di sorgenti di
innesco, la formazione stessa dell’atmosfera esplosiva ed il confinamento dell’area
eventualmente interessata dall’esplosione.
In questa sede consideriamo che la probabilità P che si verifichi un’esplosione sia
connessa con il tipo di zona (determinata già mediante la classificazione delle aree) e
con la probabilità che siano presenti sorgenti efficaci di accensione.
La probabilità P che possa avvenire un’esplosione può essere suddivisa qualitativamente
in 4 livelli cioè improbabile, poco probabile, probabile e molto probabile, a ciascuno dei
quali è associato un valore numerico rispettivamente da 1 a 4, come nella tabella 1 di
seguito indicata. Nella tabella stessa vengono specificati i significati attribuiti a ciascun
livello.
GRADO DI PROBABILITÀ DI ESPLOSIONE “P”
DEFINIZIONE QUALITATIVA
1 L’esplosione è IMPROBABILE quando il suo manifestarsi è legato ad una serie di eventi tra loro indipendenti poco probabili. Non si sono mai manifestati eventi in condizioni analoghe.
2
L’esplosione è POCO PROBABILE quando il suo manifestarsi è legato al contemporaneo verificarsi di eventi sfavorevoli, anche non indipendenti tra loro. Sono noti solo rarissimi episodi già verificatesi in circostanze analoghe.
3 L’esplosione è PROBABILE quando è legata ad un evento o a più eventi concorrenti che possono innescare l’atmosfera esplosiva.
4 L’esplosione è MOLTO PROBABILE quando l’evento che può determinarla ha una elevata probabilità di verificarsi. Ad esempio: presenza di sorgenti di innesco nelle immediate vicinanze di atmosfere esplosive.
Tab. 1: La probabilità di esplosione P
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PROBABLITA’ P In linea generale, si può considerare che la probabilità P che si verifichi una esplosione
dipenda dai seguenti parametri:
• Probabilità che la sorgente di emissione SE generi una atmosfera esplosiva, che si
può indicare con PSE;
• Probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva PINN.
La probabilità PSE che possa crearsi un’atmosfera esplosiva può essere associata per
semplicità direttamente al tipo di zona ed essere suddivisa anch’essa qualitativamente in
4 livelli rispettivamente per le zone 0/20, 1/21, 2/22 e per le zone non pericolose indicate
con NE, dove l’atmosfera esplosiva non esiste oppure è di dimensioni tanto ridotte da non
essere considerata pericolosa. A ciascuno di questi livelli è assegnato un punteggio che
parte dal valore 4 per le zone 0/20 e finisce con il valore 1 per quelle NE, come indicato
nella tabella 2 che segue.
PSE DEFINIZIONE Punti
4
Zona 0/20 - Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore, nebbia o polveri.
4
3
Zona 1/21 - Area in cui la formazione di un'atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori, nebbia o polveri, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività.
3
2
Zona 2/22 - Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore, nebbia o polveri o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata.
2
1 Zona NE - Area non pericolosa, nella quale è quasi impossibile che si formi un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore, nebbia o polveri.
1
Tab. 2: Probabilità PSE di formazione dell’atmosfera esplosiva
La probabilità PINN che possa avvenire l’innesco di un’atmosfera esplosiva può essere
suddivisa qualitativamente in 4 livelli cioè improbabile, poco probabile, probabile e molto
probabile a ciascuno dei quali è associato un valore numerico rispettivamente da 1 a 4,
come nella tabella 3 di seguito indicata. Nella tabella stessa vengono specificati i
significati attribuiti a ciascun livello.
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PINN DEFINIZIONE Punti
4 Molto
probabile
Le sorgenti di accensione sono presenti in maniera continua o frequente durante il normale funzionamento.
4
3 Probabile
Le sorgenti di accensione possono manifestarsi in circostanze rare a seguito di malfunzionamenti.
3
2 Poco
probabile
Le sorgenti di accensione possono manifestarsi in circostanze molto rare a seguito di malfunzionamenti.
2
1 Improbabile
Sorgenti di accensione assenti o, se presenti, praticamente non efficaci.
1
Tab. 3: Probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva Una volta determinati PSE e PINN, la probabilità P che si verifichi un’esplosione può essere
ricavata dalla matrice che segue, leggendo il valore corrispondente ai due parametri
riportati rispettivamente in ascisse ed ordinate (tabella 4).
PINN
4 1 3 4 4 3 1 2 4 4 2 1 2 2 3 1 1 1 1 1
1 2 3 4 PSE
Tab. 4: Matrice per la valutazione della probabilità P
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DANNO D
Il danno D può essere qualitativamente suddiviso in 4 livelli cioè trascurabile, lieve, grave e
gravissimo, a ciascuno dei quali è associato un valore numerico rispettivamente da 1 a 4,
come nella tabella 5 di seguito indicata. Nella tabella stessa vengono specificati i
significati attribuiti a ciascun livello:
Valore Livello Definizioni/criteri
4 Gravissimo
• Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti anche letali o che possono determinare una condizione di invalidità permanente.
• Infortuni o patologie di carattere fisico e/o psicofisico croniche con effetti totalmente invalidanti.
3 Grave
• Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale.
• Infortuni o patologie di carattere fisico e/o psicofisico croniche con effetti parzialmente invalidanti.
2 Lieve
• Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile.
• Infortuni o patologie di carattere fisico e/o psicofisico con effetti reversibili.
1 Trascurabile
• Infortunio o episodio di esposizione con inabilità rapidamente reversibile.
• Piccoli infortuni o patologie di carattere fisico rapidamente reversibili.
Tab. 5: Il danno D
La magnitudo del danno può essere considerata dipendente dai seguenti parametri:
• Classificazione della zona CLZONA;
• Presenza di lavoratori esposti LESP;
• Fattore di esplodibilità dell’atmosfera KExp;
• Indice relativo al volume Vz pericoloso FVZ;
• Indice relativo allo spessore di strati di polvere IS;
• Fattore di confinamento FC. Un’atmosfera esplosiva confinata o localizzata in una
zona molto congestionata da strutture, impianti, che ne ostacolano l’espansione o
lo sfogo ha una probabilità maggiore di produrre danni elevati.
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Per il parametro CLZONA vengono definiti 4 livelli associati al tipo di zona e ad ognuno viene
attribuito un valore numerico crescente con la pericolosità della zona, come indicato
nella tabella 6 seguente:
Zona CLzona 0 2 1 1 2 0,5
NE Non estesa
0
Tab. 6: Parametri CLZONA
Per il parametro LESP vengono definiti 3 livelli associati alla presenza di persone che può
essere nulla, saltuaria o continua e ad ognuno viene attribuito un valore numerico, come
indicato nella tabella 7 seguente:
Presenza Lavoratori LESP
Nulla 0 Saltuaria 0,25 Continua 0,5
Tab. 7: Parametri CLESP Per il parametro KExp vengono definiti 3 livelli associati al valore dell’indice di esplosione KG
o KST, a seconda che si tratti di gas oppure di polveri e ad ognuno viene attribuito un
valore numerico, come indicato nelle tabelle 8a e 8b seguenti:
KG [bar m/s] KEXP
≤ 500 0 500 < KG ≤ 1000 0,25
>1000 0,5 Tab. 8a: Parametro KExp per gas
KST [bar m/s] KEXP ≤ 200 0
200 < KST ≤ 300 0,25 >300 0,5
Tab. 8b: Parametro KExp per polveri Per il parametro FVZ, relativo ad atmosfere esplosive generate da miscele di gas ed aria,
vengono definiti 3 livelli associati al valore del volume ipotetico di atmosfera
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potenzialmente esplosiva VZ e ad ognuno viene attribuito un valore numerico, come
indicato nella tabella 9 seguente:
VZ [dm3] Fvz ≤ 10 0
10 < VZ ≤ 100 0,25 > 100 0,5 Tab. 9: Parametro FVZ
Per il parametro IS, relativo alla presenza di strati di polvere combustibile, vengono definiti
3 livelli associati alla presenza di strati di polvere e ad ognuno viene attribuito un valore
numerico, come indicato nella tabella 10 seguente:
Spessore S dello strado di polvere [mm]
IS
≤ 5 0 5 < VZ ≤ 50 0,25
> 50 0,5 Tab. 10: Parametro IS
Per il parametro FC vengono definiti 3 livelli associati al confinamento dell’atmosfera
potenzialmente esplosiva e ad ognuno viene attribuito un valore numerico, come
indicato nella tabella 11 seguente:
Tipo Confinamento FC
Non confinata 0 Parzialmente confinata 0,25
Completamente confinata 0,5 Tab. 11: Parametro FC
Il Danno è rappresentato dalla somma dei parametri sopra indicati secondo le relazioni
seguenti, valide rispettivamente per i gas e le polveri:
D= CLZONA+ LESP+ KExp+ FVZ + FC
D= CLZONA+ LESP+ KExp+ IS + FC
Occorre sottolineare che i fattori Probabilità e Danno sono parametrizzati in modo da
consentire una congruente valutazione del rischio, sulla base di dati deducibili da contesti
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produttivi nei quali sono presenti atmosfere potenzialmente esplosive. Possono essere
utilizzate delle tabelle come quella sotto riportata per sintetizzare i risultati relativi a
ciascuna sorgente di emissione.
Il rischio, per ciascuna zona di emissione RSE può essere calcolato con la formula R =P x D, arrotondando il valore alla cifra intera. L’intervallo di risultato ottenibile per R è compreso tra 1 e 16. Questi valori possono essere
raggruppati in 4 intervalli, ad ognuno dei quali è associato un livello di rischio cioè,
trascurabile, basso, medio, come indicato nella tabella 12 seguente:
1 ≤ R < 2 2 ≤ R < 4 4 ≤ R < 9 9 ≤ R ≤ 16 TRASCURABILE BASSO MEDIO ALTO
Tab. 12: Livelli di rischio A valle della valutazione, e quindi dell’attribuzione dei valori di R, devono essere previsti gli
opportuni interventi di Prevenzione e Protezione in tempi idonei. A questo punto occorre
distinguere due casi significativi ai fini della programmazione delle misure preventive e
protettive.
Entrambi si riferiscono al medesimo valore di Rischio R, ottenuto però, in un caso da bassi
valori di P e alti valori di D, e nell’altro da bassi valori di D e alti valori di P.
L’esempio può essere riferito a R=4 ottenuto una volta come P=1 e D=4, e un’altra con
D=1 e P=4. A fronte di un uguale valore di Rischio R=4, è palese che l’entità delle misure di
prevenzione e protezione riferite ai due casi saranno del tutto differenti.
Quando il danno ipotizzato a seguito di una esplosione è elevato, ma la probabilità di
accadimento è molto bassa, dovranno essere attuate delle misure sicuramente differenti
rispetto al caso opposto. Nel primo caso, ad esempio, possono essere previste tecniche di
progettazione ad elevato livello tecnologico per contenere gli effetti di eventuali
esplosioni (protezione). Nel secondo caso potrebbero essere sufficienti delle misure
organizzative di miglioramento (prevenzione) per ridurre la probabilità di incidenti che
però producono effetti di danno relativamente lievi.
In ogni caso il metodo di analisi e valutazione, che porta alla definizione dei livelli di rischio
R, va attuato tenendo sempre in debita considerazione tutti gli elementi di contesto del
sito produttivo e dei singoli aspetti produttivi. Le misure di prevenzione e protezione non
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vanno predisposte in relazione solo al Rischio determinato, ma anche agli eventuali effetti
di danno che potrebbero verificarsi a seguito di incidenti.
In linea di principio, basandosi sulla classificazione del Rischio, possono essere
programmate le misure di Prevenzione e Protezione secondo la tabella 13 seguente:
RISCHIO MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
ALTO Sono richieste misure di prevenzione e protezione urgenti poiché determinano i presupposti per l’accadimento di un possibile infortunio di GRAVISSIMA entità.
MEDIO
Grado di rischio che implica la sussistenza di una condizione di rischio grave, ma non imminente per i lavoratori, e che potrebbe causare GRAVI danni con un elevato grado di inabilità o determinare patologie dagli effetti invalidanti permanenti. Sono richiesti interventi a medio termine.
BASSO Gli interventi di adeguamento corrispondenti al presente livello di priorità possono essere programmati nel tempo in funzione della fattibilità degli stessi.
TASCURABILE
Gli interventi di adeguamento corrispondenti, di tipo organizzativo e tecnico, verranno programmati nel tempo con il fine di elevare il livello di prevenzione e ottimizzare lo stato dei luoghi e le procedure di lavoro.
Quanto riportato nella tabella precedente ha la sola funzione di evidenziare una tipologia
di approccio all’attuazione di misure preventive e protettive. Termini quali “urgenti” e
“medio termine” assumono in questo contesto una importanza relativa. Il Datore di Lavoro
e il Servizio di Prevenzione e Protezione stabiliscono di volta in volta quale valenza
temporale attribuire agli interventi di prevenzione e/o tecnici, finalizzati a minimizzare sia la
probabilità di formazione di atmosfere esplosive, sia i relativi fattori di danno conseguente.
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Valutazione delle sorgenti di emissione
Continuo: sempre presente o che può avvenire
per lunghi periodi
• strati di polvere combustibile in recipienti
aperti,
• strati di polvere all’interno di sistemi di
contenimento (mulini, frantumatrici, cicloni, filtri
tramogge, mescolatori),
• strati di polvere all’esterno dei sistemi di
contenimento che possono essere disturbati
frequentemente e formare nubi esplosive con il
livello di mantenimento della pulizia “scarso”
Primo grado: può avvenire periodicamente od
occasionalmente durante il funzionamento
ordinario
• bocche di caricamento o di scarico aperte
• nastri trasportatori aperti
• sacchi anche chiusi, se di materiale che lasci
trapelare la polvere o soggetto a rompersi
facilmente
• macchinari per l’imballaggio
• strati di polvere all’esterno dei sistemi di
contenimento che possono essere disturbati
anche poco frequentemente e formare nubi
esplosive, con il livello di mantenimento della
pulizia “scarso”
Secondo grado: non prevista durante il
funzionamento normale e che se avviene è
possibile solo poco frequentemente e per brevi
periodi
• punti di riempimento sacchi
• sacchi non ermeticamente chiusi e quelli
soggetti a rompersi facilmente
• sacconi contenitori di grande volume (Big
Bag)
• punti di discontinuità (flange, manicotti, ecc.)
• strati di polvere all’esterno dei sistemi di
contenimento che possono essere disturbati
anche poco frequentemente e formare nubi
esplosive, con il livello di mantenimento della
pulizia adeguato
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5.1. L’azienda
La struttura presa in esame è l’istituto comprensivo “Falcone” in via G. Matteotti 4 a
Gallarate (VA).
All’interno della struttura dell’Istituto sono presenti:
• un laboratorio di fotografia;
• un bar-ristorante;
• una cucina, con specifica area di panetteria e produzione dolci/prodotti di
pasticceria;
• un apposita area di stoccaggio;
• alcuni laboratori informatici;
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5.2. Identificazione dei pericoli di esplosione
La farina viene considerata un materiale comburente, che può innescare un’esplosione,
poiché disperdendosi in aria sotto forma di polvere può originare una miscela
infiammabile polvere-aria che, a seguito in un innesco, può esplodere e causare gravi
danni a persone e cose.
Si può avere esplosione da polvere quando un solido combustibile (la polvere), finemente
suddiviso, viene disperso in un’atmosfera contenente sufficiente ossigeno da sostenere la
combustione, in presenza di una sorgente di accensione di sufficiente energia.
In aree dove si effettuano operazioni di panificazione/produzione di dolci la polvere
esplosiva si può formare durante il trasporto e lo stoccaggio della farina. Inoltre se tali
polveri vengono aspirate e separate tramite filtri, nel filtro può formarsi un’atmosfera
esplosiva.
Nell’istituto comprensivo “Falcone” il rischio di esplosione, per la presenza di un’atmosfera
esplosiva, si può verificare:
- Nell’area di stoccaggio dove viene conservata la farina e gli altri prodotti
alimentari;
- nella zona di produzione del pane, dove vengono utilizzati macchinari per la
produzione del pane e dove si ha le presenza di sacchi di farina;
- nella zona della pasticceria dove ci sono macchinari per la produzione dei dolci e
dove si ha le presenza di sacchi di farina nel corso delle specifiche fasi di lavoro;
Inoltre l’azienda ha una tubazione di adduzione a vista di gas metano che attraversa le
zone di produzione del pane e della pasticceria, che in caso di perdita può costituire un
effettivo rischio per la formazione di atmosfere esplosive in presenza di un innesco
adeguato.
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5.3. Valutazione del rischio di esposizione ad atmosfere esplosive
Per effettuare la valutazione del rischio da esplosione è necessario calcolare l’indice di
rischio R, mediante la procedura precedentemente descritta, che è dato dalla formula:
R = P * D
Classificazione delle zone pericolose:
Ambiente Descrizione: Area produzione del pane/Pasticceria
Tipo di ambiente: chiuso
Macchinari oggetto dell’analisi
I macchinari oggetto dell’analisi sono i seguenti, come riportato nello specifico allegato
“Elenco Macchine ed Attrezzature” rev. 00:
• Sfogliatrice mod. SF6001500 • Forno elettrico mod. ZSP40 • Planetaria mod. BM20SSOLX • Impastatrice mod. ZSP40 • Abbattitore mod. AOFP101 • Cucina Elettrica mod. ZBTTE2 • Forno Misto mod. A0S10EA • Cappa mod. STPF1320 • Impastatrice mod. CT-TK50
Sostanza pericolosa
Nome: Farina
Sorgente di emissione Descrizione: Macchinari per la produzione del pane e dei dolci
Sostanza pericolosa: Farina
Tipo di sorgente di emissione: SE Generica
Grado di emissione: continuo
Provvedimenti di bonifica: nessuno
Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato
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Sorgente di emissione Descrizione: Sacchi di farina
Sostanza pericolosa: Farina
Tipo di sorgente di emissione: Big bag
Grado di emissione: secondo
Provvedimenti di bonifica: nessuno
Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato
Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm
Zone pericolose (Macchinari per la produzione del pane e dei dolci)
Grado continuo - Zone pericolose dovute all'emissione
1° zona pericolosa
Quota a (m): 0,5
2° zona pericolosa
Quota a' (m): 3
Grado continuo - Zona pericolosa dovuta allo strato
Estensione dello strato (m): 1,5
Quota as(m): 1
Zone pericolose (Sacchi)
Grado secondo - Zone pericolose dovute all'emissione
Distanza pericolosa dz(m): 1
Quota a (m): 1,05
Grado secondo - Zona pericolosa dovuta allo strato
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Estensione dello strato (m): 1,1
Distanza pericolosa dzs(m): 1
Quota as(m): 1,05
Ambiente Descrizione: Area stoccaggio farina e prodotti alimentari
Tipo di ambiente: chiuso
Sostanza pericolosa
Nome: Farina
Sorgente di emissione Descrizione: Area stoccaggio farina e prodotti alimentari
Sostanza pericolosa: Farina
Tipo di sorgente di emissione: Deposito (contenitori chiusi)
Grado di emissione: secondo
Emissione dal sistema di contenimento
Provvedimenti di bonifica: nessuno
Velocità di emissione della polvere: bassa velocità
Altezza della SE dal suolo: minore o uguale a 3 m
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Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato
Grado di emissione dello strato: secondo
Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm
Zone pericolose Area stoccaggio farina e prodotti alimentari
Grado secondo - Zone pericolose dovute all'emissione
Distanza pericolosa dz(m): 1
Quota a (m): 1,05
Grado secondo - Zona pericolosa dovuta allo strato
Estensione dello strato (m): 1,1
Distanza pericolosa dzs(m): 1
Quota as(m): 1,05
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Ambiente Descrizione: Area pasticceria
Tipo di ambiente: chiuso
Sostanza pericolosa
Nome: Farina
Sorgente di emissione Descrizione: Sacchi di farina
Sostanza pericolosa: Farina
Tipo di sorgente di emissione: Big bag
Grado di emissione: secondo
Provvedimenti di bonifica: nessuno
Velocità di emissione della polvere: bassa velocità
Altezza della SE dal suol: minore o uguale a 3 m
Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato
Grado di emissione dello strato: secondo
Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm
Sorgente di emissione Descrizione: Macchinari per la produzione dei dolci
Sostanza pericolosa: Farina
Tipo di sorgente di emissione: SE Generica
Grado di emissione: continuo
Provvedimenti di bonifica: sistema di aspirazione
Grado di efficacia del sistema di aspirazione: medio
Disponibilità del sistema di aspirazione: adeguata
Altezza della SE dal suolo: minore o uguale a 3 m
Livello di mantenimento della pulizia dell'ambiente: adeguato
Grado di emissione dello strato: primo
Quantità di polvere emessa dallo strato: non notevole
Spessore dello strato di polvere: fino a 5 mm
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Zone pericolose (Sacchi)
Grado secondo - Zone pericolose dovute all'emissione
Distanza pericolosa dz(m): 1
Quota a (m): 1,05
Grado secondo - Zona pericolosa dovuta allo strato
Estensione dello strato (m): 1,1
Distanza pericolosa dzs(m): 1
Quota as(m): 1,05
Zone pericolose (Macchinari per la produzione di dolci)
Grado continuo - Zone pericolose dovute all'emissione
Distanza pericolosa dz(m): 1
Quota a (m): 1,05
Grado continuo - Zona pericolosa dovuta allo strato
Estensione dello strato (m): 1,1
Quota as(m): 1
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Ambiente Descrizione: Area lavorazione
Tipo di ambiente: chiuso
Fattore di efficacia della ventilazione f: 4
Disponibilità della ventilazione: Buona
Tipo di ventilazione: Naturale
Sostanza infiammabile
Nome: Metano
Sorgente di emissione
Sostanza pericolosa: Metano
Fattore di efficacia della ventilazione per la sorgente di emissione: 4
Grado di emissione: secondo
Modalità di emissione: gas/vapore
Distanza dal soffitto hs (m): 0,3
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Controllo dell'ambiente
Sorveglianza del personale
Luogo: sorvegliato ogni otto ore
Zone pericolose (generata dalla SE: SE002)
Emissione di grado secondo
Grado della ventilazione: Medio
Tipo di zona: Zona 2
Distanza pericolosa dz (m): 0,502
Quota a (m): 0,603
Quota b (m): 1,206
Ambiente Descrizione: Area pasticceria
Tipo di ambiente: chiuso
Fattore di efficacia della ventilazione f: 4
Disponibilità della ventilazione: Buona
Tipo di ventilazione: Naturale
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Sostanza infiammabile
Nome: Metano
Sorgente di emissione Codice: SE002
Sostanza pericolosa: Metano
Fattore di efficacia della ventilazione per la sorgente di emissione: 4
Grado di emissione: secondo
Modalità di emissione: gas/vapore
Distanza dal soffitto hs (m): 0,3
Controllo dell'ambiente
Sorveglianza del personale
Luogo: sorvegliato ogni otto ore
Zone pericolose (generata dalla SE: SE002)
Emissione di grado secondo
Grado della ventilazione: Medio
Direzione dell'emissione: non nota
Tipo di zona: Zona 2
Distanza pericolosa dz (m): 0,726
Quota a (m): 0,871
Quota b (m): 1,742
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PERICOLOSITA’ DELLA ZONA (INDICE P)
Zona Pericolosa relativa ad SE PSE PINN P Macchinari per la produzione del pane 2 2 2 Sacchi di farina per la produzione del pane 2 2 2 Macchinari per la produzione dei dolci 3 2 2 Sacchi di farina per la produzione dei dolci 2 2 2 Area stoccaggio generi alimentari 2 1 1 Tubazioni gas metano 2 2 2
Sorgenti di Emissione e probabilità P
ENTITA’ DEL DANNO (INDICE D)
Il Danno è rappresentato dalla somma dei parametri sopra indicati secondo le relazioni
seguenti, valide rispettivamente per i gas e le polveri:
D= CLZONA+ LESP+ KExp+ FVZ + FC (GAS)
D= CLZONA+ LESP+ KExp+ IS + FC (POLVERI)
SE CLZONA LESP KExp Fvz IS FC D Macchinari per la produzione del pane
1 0.5 0 /// 0 0.25 1.75
Sacchi di farina per la produzione del pane
0.5 0.5 0 /// 0 0.25 1.25
Macchinari per la produzione dei dolci
1 0.5 0 /// 0 0.25 1.75
Sacchi di farina per la produzione dei dolci
0.5 0.5 0 /// 0 0.25 1.25
Area stoccaggio generi alimentari
0.5 0.25 0 /// 0 0.25 1
Tubazioni di gas metano
0.5 0.5 0 0.5 /// 0.25 1.75
Sorgenti di Emissione e fattori di probabilità per il danno
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MATRICE DEL RISCHIO (R)
Il rischio, per ciascuna zona di emissione RSE può essere calcolato con la formula R =P x D,
arrotondando il valore alla cifra intera.
La seguente tabella riassume la procedura anzidetta, per le zone originate da ogni
singola sorgente di emissione.
SE P D R Macchinari per la produzione del pane 2 1.75 4 Sacchi di farina per la produzione del pane 2 1.25 3 Macchinari per la produzione dei dolci 2 1.75 4 Sacchi di farina per la produzione dei dolci 2 1.25 3 Area stoccaggio generi alimentari 1 1 1 Tubazioni di gas metano 2 1.75 4
Sorgenti di Emissione e fattori di probabilità per il rischio L’intervallo di risultato ottenibile per R è compreso tra 1 e 16. Questi valori possono essere
raggruppati in 4 intervalli, ad ognuno dei quali è associato un livello di rischio cioè,
trascurabile, basso, medio, come indicato nella tabella 12 seguente:
1 ≤ R < 2 2 ≤ R < 4 4 ≤ R < 9 9 ≤ R ≤ 16
TRASCURABILE BASSO MEDIO ALTO Tab. 12: Livelli di rischio
Dalla matrice tridimensionale si evince che il rischio dell’Istituto Superiore “Falcone” ha un
rischio di esplosione variabile da zona a zona come da tabella sopra riportata.
Sono previsti in ogni caso dei sistemi di sicurezza e di protezione, per cercare di eliminare o
ridurre al minimo la possibilità che si verifichi un’esplosione.
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5.4. Protezioni contro le esplosioni
Nella presente valutazione sono stati individuati e valutati i rischi di esplosione.
Nonostante ciò è sempre presente una residua possibilità di esplosione nell’ambiente di
lavoro. Per ridurre ulteriormente tale probabilità è necessario adottare delle misure di
sicurezza supplementari a quelle già presenti in azienda, che verranno descritte
successivamente.
I sistemi di protezione sono prodotti destinati a limitare i danni prodotti dall’esplosione. Essi
hanno una funzione autonoma e possono essere immessi separatamente sul mercato con
una marcatura propria oppure fare parte integrale di un apparecchio. Si tratta di:
- sistemi di soppressione dell’esplosione;
- sistemi d’isolamento dell’esplosione (es. coclee, valvole di compartimentazione);
- barriere antifiamma, deviatori dell’esplosione, valvole;
- costruzioni resistenti all’esplosione con deformazioni permanenti e senza
deformazioni permanenti;
- sistemi di scarico dell’esplosione.
Ulteriori misure adottate sono costituite da:
• formazione specifica del personale sulle misure preventive da adottare;
• esecuzione della prova di evacuazione almeno una volta all’anno;
• predisposizione di sistemi di spegnimento automatici in caso di incendio.
Inoltre i luoghi di lavoro interessati dal rischio esplosione devono presentare l’apposita
segnaletica, costituita dal seguente cartello, che dovrà essere appeso sulla porta di
accesso al locale:
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I prodotti, per essere conformi alla Direttiva ATEX, devono soddisfare i requisiti essenziali di
sicurezza e salute indicati nell’allegato II. Questi sono requisiti minimi ed indicano
caratteristiche del tutto generali (come per esempio: evitare difetti di funzionamento o
progettare tenendo conto delle conoscenze tecnologiche) che vengono poi
tecnicamente espresse dalle norme armonizzate. Queste ultime non sono obbligatorie,
ma danno la presunzione di conformità alla direttiva.
Ai sensi della Direttiva, su ogni apparecchio e sistema di protezione devono figurare le
seguenti indicazioni:
1. Nome ed indirizzo del fabbricante;
2. Tipo costruttivo;
3. N. serie;
4. Anno di costruzione;
5. Marcatura CE e numero organismo notificato se applicabile;
6. Marchio esagonale ;
7. Gruppo, categoria lettere G (per gas)/D (per polvere).
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Tutte le attrezzature e i macchinari che vengono utilizzati nei locali analizzati devono
essere a norma di legge. Deve essere presente il loro libretto di istruzioni e le manutenzioni
periodiche e straordinarie devono essere annotate su un apposito registro.
6. ANALISI DI DETTAGLIO DEL RISCHIO
Laddove il rischio individuato risulti essere critico o si ritenga comunque di doverne
approfondire le conoscenze, occorre procedere mediante tecniche mutuate dall’analisi
dei rischi di incidente rilevante.
6.1. Valutazione delle frequenze di accadimento
Gli strumenti classici per la valutazione del rischio di esposizione sono le tecniche
analitiche per l’individuazione degli eventi incidentali, quindi l’analisi di operabilità
(HAZOP) o l’individuazione dei modi di guasto (FMEA).
Grazie a queste tecniche è possibile valutare in modo sistematico ogni possibile
deviazione dalle condizioni di regime di funzionamento, andando ad individuare le cause
iniziatrici e le mancate protezioni che, concatenate tra loro, possono portare
all’accadimento di una ipotesi incidentale. Di seguito è possibili produrre l’elenco delle
possibili concatenazioni incidentali e l’indicazione degli interventi ingegneristici e
procedurali raccomandati per ridurre la probabilità di insorgenza e l’entità delle
conseguenze degli eventi di esposizione incidentale.
L’evento individuato mediante tecniche quali l’HAZOP, può essere rappresentato con
tecniche quali l’albero dei guasti, che garantisce una maggior leggibilità e permette di
effettuare una valutazione di tipo probabilistico, tenendo conto della frequenza di
accadimento dell’evento iniziatore e della probabilità di mancato intervento delle
protezioni attive e passive presenti.
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Indicativamente, dal punto di vista della normativa dei rischi di incidente rilevante, è
possibile considerare remoto un evento con frequenza di accadimento < 10-6 occ./anno.
Nell’analisi di rischio di dettaglio può essere utile riferirsi ai seguenti limiti:
ZONA Probabilità di atmosfera
esplosiva in 365 d (un anno)
Durata complessiva di
atmosfera esplosiva in 365 d
(un anno)
Zona 0 P > 10 -1 Oltre 1000 h
Zona 1 10 -1 ≥ P > 10 -3 Oltre 10 h fino a 1000 h
Zona 2 (*) 10 -3 ≥ P > 10 -5 Oltre 0,1 h a 10 h (**)
(*) per durata complessiva di atmosfera in 365 d (un anno) fino a 0,1 h, il luogo non è generalmente pericoloso, particolarmente quando le emissioni sono più di una in 365 d, in ogni caso la durata di atmosfera esplosiva nei singoli eventi non può essere maggiore di 0,1 h. Per essere certi che il luogo non presenta pericoli di esplosione occorre tuttavia effettuare di volta in volta un’analisi di rischio.
(**) quando non sono disponibili valori attendibili dei ratei di guasto, può essere generalmente considerato almeno un evento ogni 365 d.
6.2. Valutazione delle frequenze di accadimento
Per un evento non remoto, una volta individuata la frequenza di accadimento
dell’evento è possibile stimare gli effetti con programmi di simulazione che permettono di
determinare le aree di danno.
Va tenuto presente che le norme di classificazione escludono esplicitamente gli eventi
catastrofici. Infatti:
Nella norma CEI 31:30 si dice che la norma non si applica a guasti catastrofici non
compresi nel concetto di anormalità trattato in questa norma, laddove per guasti
catastrofici si intende rottura di un recipiente a pressione o di una tubazione ed agli
eventi non prevedibili;
Nella norma CEI EN 50281 – 3 si dice che la norma non si applica a guasti di tipo
catastrofico che superano il concetto di anormalità, laddove il termine guasto
catastrofico si applica alla rottura di un silo di magazzinaggio o di un convogliatore
pneumatico.
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In prima approssimazione è possibile riferirsi alla seguente tabella per definire le aree di
danno:
Scenario Incidentale Elevata
letalità Inizio letalità
Lesioni
irreversibili
Lesioni
reversibili
Danni alle
strutture /
Effetti
domino
Esplosione
(sovrapressione di
picco)
0,3 bar
(0,6 spazi
aperti)
0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar
Nelle aree di danno occorre quindi verificare la possibile presenza di lavoratori. Una volta
individuata la frequenza di accadimento dell’evento e la magnitudine del danno è
possibile valutare il rischio. Non è certo questa la sede per analizzare le problematiche di
tollerabilità del rischio, ma un primo criterio approssimato può essere quello di ritenere
tollerabile in ambiente di lavoro un rischio individuale 10 -5 prob. morte / anno.
6.3. Misure in campo
Un’altra strada percorribile è quella di verificare tramite misure analitiche la presenza o
meno di un campo di infiammabilità.
E’ da notare che l’assenza misurata di condizioni di infiammabilità può garantire
solamente che queste condizioni non siano sistematicamente presenti (zone 0 e 20), ma
non la possibilità che possano in talune circostanze verificarsi.
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7. ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEL RISCHIO MEDIANTE MISURE SPECIFICHE DI
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Una volta definita la necessità o l’opportunità di procedere con la riduzione del rischio
occorre individuare le specifiche di prevenzione e protezione da intraprendere.
7.1. Prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della
salute
Le prescrizioni minime per il miglioramento della protezione della sicurezza e della salute
dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive, secondo
quanto stabilito dalla normativa vigente, sono le seguenti:
• Provvedimenti organizzativi:
Formazione specifica e professionale;
Istruzioni scritte e autorizzazioni al lavoro.
A tal proposito l’Istituto Scolastico provvede alla formazione periodica del personale
addetto alla preparazione di prodotti di panetteria/pasticceria; inoltre sono presenti i
manuali di istruzioni per l’utilizzo degli specifici macchinari, a disposizione di tutto il
personale.
• Misure di protezione contro le esplosioni:
Possono essere adottate le seguente misure per la riduzione del rischio associato alle
esplosioni:
Uso di dispositivi di segnalazione ottici e acustici per avvisare l’approssimarsi
del raggiungimento delle condizioni per una esplosione;
Uso di strumenti per la deviazione delle emissioni di atmosfera esplosiva in
luogo sicuro o contenuti in modo sicuro;
Adozione di sistemi per garantire che il personale possa evacuare in luogo
sicuro rapidamente;
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Misure di protezione programmate rispetto al massimo pericolo possibile in
presenza di più tipologie di gas, vapori, nebbie o polveri infiammabili
presenti.
Il plesso scolastico è dotato di vari sistemi di sicurezza per ridurre il rischio di esplosione.
Il magazzino dove sono stoccate le farine e i prodotti alimentari è di porta REI 120, che
impedisce la fuoriuscita di fiamme dal locale. Sono inoltre presenti degli estintori
portatili.
Infine alle pareti dell’Istituto Scolastico sono appese le planimetrie indicanti le vie di
fuga per l’evacuazione rapida del personale.
7.2. Ulteriori misure di riduzione della probabilità di formazione dell’atmosfera esplosiva
• Interventi sulla emissione della sostanza:
Riduzione della geometria della sorgente di emissione;
Riduzione della velocità di emissione;
Riduzione della concentrazione.
Il plesso scolastico attua la riduzione della concentrazione delle sostanze
potenzialmente esplosive tramite l’utilizzo di specifiche cappe d’areazione, che
permettono l’uscita in atmosfera dell’eventuale polvere accumulata nel condotto di
aerazione. Tale evacuazione dell’aria avviene con l’utilizzo di un tessuto filtrante con
velocità di filtrazione < 2 m/min in poliestere antistatico con garantisce il trattenimento
del pulviscolo al proprio interno.
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• Interventi sulla ventilazione dell’area:
Eliminazione di ostacoli (argini, dighe, pareti e soffitti) che possono limitare la
ventilazione
Adozione di sistemi di confinamento (barriere fisiche, mantenimento dei
locali attigui a quelli pericolosi in sovrappressione, bonifica del luogo
considerato con un idoneo flusso d’aria) per evitare la propagazione
dell’emissione,
Aumento della ventilazione naturale e/o artificiale
Inertizzazione.
7.3. Ulteriori misure di riduzione del danno
• Misure specifiche di mitigazione che possono essere adottate:
Considerando l’entità del rischio medio-basso non si ritiene necessaria l’adozione di
specifiche misure di mitigazione oltre a quelle già presenti, per completezza
elenchiamo quelle che dovrebbero essere adottate in caso di rischio elevato.
Interventi di contenimento (pareti resistenti alla pressione di esplosione);
Adozione di misure contro la propagazione dell’esplosione;
Previsione di sistemi di sfogo;
Previsione di sistemi per la soppressione della pressione;
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Presenza di sistemi antincendio ad intervento automatico.
Il magazzino della farina è dotato di porta REI 120.
• Mitigazione del danno inalatorio post esplosione
Previsione dello scenario relativo all’esplosione con possibile rischio inalatorio
nel Piano di emergenza aziendale;
Formazione del personale sul comportamento da tenere in emergenza;
Fornitura e mantenimento in servizio di DPI di protezione delle vie respiratorie.
L’Istituto Scolastico forma gli addetti all’emergenza in modo che sappiano tenere un
idoneo comportamento in caso di emergenza, adotta una adeguato piano di
emergenza ed è dotata di sistemi di sfogo per la sovrappressione.
8. MESSA A NORMA DELLE ATTREZZATURE DA UTILIZZARE NELLE AREE IN CUI POSSONO
FORMARSI ATMOSFERE ESPLOSIVE
Qualora il documento sulla protezione contro le esplosioni basato sulla valutazione del
rischio non preveda altrimenti, in tutte le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive
sono impiegati apparecchi e sistemi di protezione secondo quanto prescritto dal D.Lgs. 81
del 9 aprile 2008 Titolo IX.
La direttiva ATEX divide i prodotti in due gruppi I e II, il primo dei quali comprende gli
apparecchi destinati alle miniere ed il secondo tutti gli altri. A loro volta, all’interno dei
gruppi i prodotti sono divisi in categorie a seconda del livello di protezione garantito
contro il rischio di innesco dell’atmosfera potenzialmente esplosiva, come indicato nella
tabella 13 seguente:
Grado di protezione Gruppo II Gruppo I
Categorie Molto elevato Cat. 1 M1 Elevato Cat. 2 M2 Normale Cat. 3 -
Tabella 13: Gruppi e categorie
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laddove per
Categoria 1 si intendono gli apparecchi che sono concepiti in modo tale da poter essere
utilizzati conformemente ai parametri forniti dal costruttore e da garantire un margine di
sicurezza estremamente elevato. Gli apparecchi di questa categoria sono destinati ad
essere utilizzati in ambienti in cui si trova costantemente o a lungo o sovente atmosfera
esplosiva, composta da miscele di aria e gas, vapori o nebbie o da miscele polveri/aria.
Gli apparecchi di questa categoria devono garantire il necessario margine di sicurezza
anche in caso di saltuari guasti in ambienti esplosivi e devono pertanto essere provvisti di
dispositivi antiesplosione in modo tale che
– in caso di guasto di un dispositivo di sicurezza automatizzato almeno un secondo
dispositivo di sicurezza automatizzato garantisca la necessaria sicurezza o
– in caso di due guasti indipendenti la necessaria sicurezza sia ancora garantita.
Gli apparecchi di questa categoria devono inoltre soddisfare i requisiti menzionati
dall’allegato II numero 2.1 della direttiva Atex 94/9/CE sugli apparecchi e i sistemi di
protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera esplosiva.
Categoria 2 si intendono gli apparecchi che sono concepiti in modo tale da poter essere
utilizzati conformemente ai parametri forniti dal costruttore e da garantire un alto margine
di sicurezza. Gli apparecchi di questa categoria sono destinati ad essere utilizzati in
ambienti in cui occorre prevedere un’occasionale presenza di atmosfera esplosiva,
composta da gas, vapori, nebbie o miscele polveri/aria. I dispositivi automatizzati
antiesplosione compresi nella presente categoria garantiscono il necessario margine di
sicurezza anche in caso di guasti ricorrenti o di difetti di funzionamento di cui occorre
tenere normalmente conto. Gli apparecchi di questa categoria devono inoltre soddisfare
i requisiti menzionati dall’allegato II numero 2.2 della direttiva Atex 94/9/CE sugli
apparecchi e i sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera esplosiva.
Categoria 3 si intendono apparecchi che sono concepiti in modo tale da poter essere
utilizzati conformemente ai parametri forniti dal costruttore e da garantire un normale
margine di sicurezza. Gli apparecchi di questa categoria sono destinati ad essere utilizzati
in ambienti in cui non si prevede la presenza di atmosfera esplosiva dovuta a gas, vapori,
nebbie o a vortici di polveri; se tale tipo di atmosfera dovesse tuttavia presentarsi,
sarebbe con ogni probabilità solo saltuariamente e durante un lasso di tempo molto
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breve. Gli apparecchi di questa categoria garantiscono in caso di normale esercizio il
necessario margine di sicurezza. Gli apparecchi di questa categoria devono inoltre
soddisfare i requisiti menzionati dall’allegato II numero 2.3 della direttiva Atex 94/9/CE
sugli apparecchi e i sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera
esplosiva.
Il livello di protezione normale è quello che garantisce la protezione nel normale
funzionamento, adottando idonee soluzioni costruttive. È una protezione idonea per
ambienti in cui, nel normale funzionamento, non è probabile la presenza di atmosfera
esplosiva (zona 2 per gas e 22 per le polveri). In caso di guasto questo livello non
garantisce la protezione richiesta.
Il livello elevato garantisce la protezione oltre che nel funzionamento ordinario anche nel
caso in cui si manifesti un guasto di cui occorre tener conto (anomalie ricorrenti): è adatto
ad ambienti in cui nel funzionamento normale è probabile la presenza di atmosfera
esplosiva (zona 1 per gas e 21 per le polveri). In caso di singolo guasto, disfunzione od
anomalia, questo livello garantisce la protezione richiesta.
Il livello molto elevato garantisce la protezione anche nel caso di un guasto raro
(anomalie rare) ed è idoneo per ambienti in cui l’atmosfera esplosiva è presente spesso o
in maniera continua (zona 0 per gas e zona 20 per le polveri). In caso di doppio guasto
questo livello garantisce la protezione richiesta.
Naturalmente un apparecchio appartenente ad una categoria superiore (nel senso della
protezione) è idoneo, perché sovrabbondante, anche ad ambienti in cui è richiesto un
livello di protezione inferiore.
Criteri di scelta delle apparecchiature
Per effettuare una scelta corretta dell’apparecchiatura da utilizzare in ambienti
caratterizzati da atmosfera potenzialmente esplosiva occorre, oltre a scegliere la
categoria in base alla zona di destinazione, anche verificare che siano soddisfatte ulteriori
condizioni, sia per miscele di gas/vapori/nebbie infiammabili, sia per polveri combustibili.
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Nel caso di miscele di gas/vapori/nebbie la scelta deve essere fatta:
- in base alla zona di destinazione (D.Lgs 81/08)
- in base al gruppo del gas (EN 60079-0 ed EN 13463-1)
- in base alla classe di temperatura (EN 60079-0 ed EN 13463-1).
Come già indicato, l’allegato L del D.Lgs. 81/08, punto B, prescrive che in tutte le aree in
cui possono formarsi atmosfere esplosive dovute a gas dovranno essere impiegate le
seguenti categorie di apparecchi:
- nella zona 0, apparecchi di categoria 1G;
- nella zona 1, apparecchi di categoria 1G o di categoria 2G;
- nella zona 2, apparecchi di categoria 1G, 2G o 3G.
Zona 0 1 2 Natura atmosfera G (gas) G (gas) G (gas)
Categoria di apparecchiature che possono essere usate
secondo la Direttiva 94/9/CE
1 1,2 1,2,3
Tabella 14: Apparecchiature per installazioni in superficie – Gruppo II
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La suddivisione degli apparecchi in base al gruppo del gas dipende dal fatto che
sostanze diverse hanno un diverso comportamento nei confronti del fenomeno
dell’esplosione.
La seguente tabella 15 indica i tre possibili gruppi ed esempi di gas rappresentativi di
ciascun gruppo:
Gruppo del gas Gas rappresentativo IIA metano IIB etilene IIC acetilene, idrogeno
Tabella 15: Gruppo del gas
Se un apparecchio appartiene ad una determinata classe di temperatura, allora la sua
temperatura superficiale deve essere inferiore di un adeguato margine di sicurezza alla
massima temperatura caratteristica di quella classe, la quale deve a sua volta essere
inferiore alla temperatura di accensione della sostanza infiammabile.
La tabella 16 seguente indica tali classi di temperatura:
Classe Tmax °C Tacc. °C T1 150 > 150 T2 300 > 300 T3 200 > 200 T4 135 > 135 T5 100 > 100 T6 85 > 85
Tabella 16: Classi di temperatura
Nel caso di apparecchi del gruppo I (miniere) la massima temperatura superficiale
è così fissata:
• 150°C per superfici con strato di carbone;
• 450°C per superfici senza strato di carbone.
Nel caso di miscele di polveri combustibili la scelta deve essere fatta in base:
• alla zona di destinazione (D.Lgs 81/08);
• al grado di protezione IP (EN 60079-14) per gli apparecchi elettrici;
• alla temperatura superficiale (EN 1127-1, EN 13463-1, EN 61241-14 ed EN 60079-14).
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L’allegato L del D.Lgs. 81/08, punto B, prescrive che in tutte le aree in cui possono formarsi
atmosfere esplosive dovute a polveri dovranno essere impiegate le seguenti categorie di
apparecchi:
- nella zona 20, apparecchi di categoria 1D;
- nella zona 21, apparecchi di categoria 1D o di categoria 2D;
- nella zona 22, apparecchi di categoria 1D, 2D o 3D.
La tabella 17 sintetizza quanto sopra indicato.
Zona 20 21 22 Natura atmosfera D (polvere) D (polvere) D (polvere)
Categoria di apparecchiature che possono essere usate
secondo la Direttiva 94/9/CE
1 1,2 1,2,3
Tabella 17: Compatibilità fra zone e categorie delle apparecchiature - polveri
Il grado di protezione IP è costituito da due numeri, di cui il primo indica la protezione
contro l’ingresso di solidi ed il secondo la protezione contro l’ingresso di liquidi. Poiché si
tratta di polveri, il secondo numero non interessa ed è sostituito con una X.
La tabella 18 seguente indica il grado di protezione in base alla zona di destinazione.
Zona Grado IP Note 20 6X 21 6X
22 6X (E*) 5X (NE**) * polveri conduttrici;
** polveri non conduttrici Tabella 18: Grado di protezione e zone pericolose
La temperatura superficiale deve essere inferiore od uguale ad una temperatura massima
ammessa, che è funzione dello spessore dello strato, della temperatura di accensione
della nube e della temperatura di accensione dello strato, per la valutazione della quale
si rimanda alle norme EN 1127-1 ed EN 61241-14 ed EN 60079-14.
Tutte le attrezzature e le macchine presenti nelle varie zone, devono essere conformi a
quanto descritto. In caso le macchine non siano conformi alle caratteristiche richieste per
le zone di pericolosità in cui sono installate, si prescrive ad un adeguamento di teli
macchinari.
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9. CONCLUSIONI
La presente analisi ha generato le seguenti conclusioni:
le area di lavoro interessata alla presenza di rischio esplosione sono:
- Zona di produzione del pane;
- Zona pasticceria/Produzione di dolci;
- Area stoccaggio prodotti alimentari;
Le aree sono dotate di adeguati sistemi di protezione dal rischio esplosione, costituiti da
serrande tagliafuoco e da porte REI 120.
Inoltre l’analisi effettuata ha evidenziato che l'Istituto Scolastico è sufficientemente
organizzata e che il Dirigente Scolastico nella persona di Bianchi Marina è in grado di
seguire in modo soddisfacente, avvalendosi di personale qualificato e formato
adeguatamente, sia gli aspetti organizzativi che quelli inerenti la sicurezza relativi al rischio
di formazione di atmosfere esplosive.
La presente valutazione deve essere ripetuta periodicamente o quando sopraggiungono
delle modifiche al ciclo produttivo, ai luoghi di lavoro, alle attrezzature, o l’organizzazione
del lavoro subisca delle modifiche, ampliamenti o trasformazioni rilevanti.
Gemonio, Aprile 2017
il tecnico
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