Valutazione del rischio degli impianti di climatizzazione

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VDR in pratica Valutazione del rischio degli impianti di climatizzazione: un metodo operativo La sicurezza del luogo di lavoro rimessa all’igiene degli impianti deputati al trattamento dell’aria (im- pianti aeraulici o di climatizzazione) per il benessere delle persone occupanti resta una delle proble- matiche tra le piu`trascurate e poco approfondite, non solo dal nostro legislatore ma anche dalla stessa letteratura. Il lavoro in oggetto propone un nuovo strumento d’indagine, definito ‘‘metodo operativo’’ A.R.I.A., in grado di dimensionare il livello di rischio potenziale dell’impianto e di evidenziarne la relativa priorita`d’intervento da un lato, e di indicare le modalita`d’intervento dall’altro. Si tratta di uno strumento di valutazione innovativo ma perfettibile, soprattutto sulla base della sperimentazione sul campo. Luca Borsoi, Ugo Fonzar, Elena Borean - StudioFonzar Introduzione Rispetto ad altre tematiche rientranti nell’ambi- to della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, quella relativa all’igiene degli impianti deputati al trattamento dell’aria per il benessere delle persone appare una tra le piu ` trascurate e poco approfondite. Lo dimostra il fatto che la legislazione italiana si soffermi con poche righe sugli impianti aeraulici (1), ‘‘carenza’’ che da anni viene coperta da innumerevoli linee guida, norme tecniche, decreti regionali e ordinanze comunali. Anche l’ultimo Accordo Stato-Re- gioni del 7 febbraio 2013 [1] non prevede limiti o valori guida vincolanti. Esaminando gli artt. 17, comma 1, lett. a) e 64, comma 1, lett. c) e d) del D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i., si puo ` comprendere che la pulizia e l’i- giene degli impianti aeraulici devono essere presi in considerazione nell’ottica di una com- pleta valutazione di tutti i rischi presenti nei luoghi di lavoro e che la manutenzione degli impianti deve essere garantita al fine di non pregiudicare la salute dei lavoratori. Nonostante l’EPA americano sostenga che non e ` mai stato dimostrato che la pulizia delle con- dotte prevenga i problemi di salute, a meno che le condotte stesse non siano contaminate da agenti biologici, e che nessuna ricerca scientifi- ca abbia mai dimostrato con fermezza che i li- velli di polvere presenti negli ambienti aumen- tino a causa della sporcizia presente nelle con- dotte [2], le norme tecniche e le linee guida considerano necessaria l’adozione di un piano di manutenzione preventiva allo scopo di mini- mizzare la contaminazione dell’impianto e delle zone da questo servite; in tale piano devono es- sere previste periodicita ` fisse per la sostituzione dei filtri e per la pulizia di alcune componenti sensibili e controlli visivi o tecnici sulle varie componenti dell’impianto, seguiti da interventi di pulizia e manutenzione. La messa in atto di tutti questi interventi acquisisce maggiore im- portanza in contesti indoor piu ` delicati dal pun- to di vista igienico, come case di cura e ospeda- li, ospizi e asili per l’infanzia. Una migliore qualita ` dell’aria presenta un im- patto positivo sulla salute, stando a quanto ela- borato dal Center for Building Performance and Diagnostics della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, sulla base di 17 studi separati nelle scuole e universita ` ame- ricane [3]: grazie alla piu ` attenta gestione della termoventilazione negli ‘‘edifici verdi’’, pro- blematiche sanitarie come asma, influenza, sin- drome da edificio malato, problemi respiratori ed emicrania hanno riportato una riduzione nel- la prevalenza dei sintomi tra il 13,5% e l’87%, con un miglioramento medio del 41%. Per quale motivo e ` necessario che gli impianti di trattamento aria vengano sottoposti a manu- tenzione e pulizia? Si parte da un semplice dato di fatto: respirare aria pulita e ` uno dei requisiti necessari al nostro benes- sere. Nel testo della norma UNI 10339 la ‘‘qualita ` dell’aria’’ viene definita come la «caratteristica dell’aria trattata che corrisponde ai requisiti di pu- Nota: (1) D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81, allegato IV, paragrafo 1.9.1 - «Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi». 137 ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 3/2014 VDR in pratica

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La sicurezza del luogo di lavoro rimessa All’igiene degli impianti deputati al trattamento dell’aria (impianti aeraulici o di climatizzazione) per il benessere delle persone occupanti resta una delle problematiche tra le più trascurate e poco approfondite. Il lavoro in oggetto propone un nuovo strumento d’indagine, definito ‘‘metodo operativo’’ A.R.I.A.: uno strumento di valutazione innovativo ma perfettibile, soprattutto sulla base della sperimentazione sul campo.

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VDR in pratica

Valutazione del rischiodegli impianti

di climatizzazione:un metodo operativo

La sicurezza del luogo di lavoro rimessa all’igiene degli impianti deputati al trattamento dell’aria (im-pianti aeraulici o di climatizzazione) per il benessere delle persone occupanti resta una delle proble-matiche tra le piu trascurate e poco approfondite, non solo dal nostro legislatore ma anche dalla stessaletteratura. Il lavoro in oggetto propone un nuovo strumento d’indagine, definito ‘‘metodo operativo’’A.R.I.A., in grado di dimensionare il livello di rischio potenziale dell’impianto e di evidenziarne la relativapriorita d’intervento da un lato, e di indicare le modalita d’intervento dall’altro. Si tratta di uno strumentodi valutazione innovativo ma perfettibile, soprattutto sulla base della sperimentazione sul campo.

Luca Borsoi, Ugo Fonzar, Elena Borean - StudioFonzar

Introduzione

Rispetto ad altre tematiche rientranti nell’ambi-to della prevenzione e sicurezza nei luoghi dilavoro, quella relativa all’igiene degli impiantideputati al trattamento dell’aria per il benesseredelle persone appare una tra le piu trascurate epoco approfondite. Lo dimostra il fatto che lalegislazione italiana si soffermi con poche righesugli impianti aeraulici (1), ‘‘carenza’’ che daanni viene coperta da innumerevoli linee guida,norme tecniche, decreti regionali e ordinanzecomunali. Anche l’ultimo Accordo Stato-Re-gioni del 7 febbraio 2013 [1] non prevede limitio valori guida vincolanti.Esaminando gli artt. 17, comma 1, lett. a) e 64,comma 1, lett. c) e d) del D.Lgs. n. 81/2008 es.m.i., si puo comprendere che la pulizia e l’i-giene degli impianti aeraulici devono esserepresi in considerazione nell’ottica di una com-pleta valutazione di tutti i rischi presenti neiluoghi di lavoro e che la manutenzione degliimpianti deve essere garantita al fine di nonpregiudicare la salute dei lavoratori.Nonostante l’EPA americano sostenga che none mai stato dimostrato che la pulizia delle con-dotte prevenga i problemi di salute, a meno chele condotte stesse non siano contaminate daagenti biologici, e che nessuna ricerca scientifi-ca abbia mai dimostrato con fermezza che i li-velli di polvere presenti negli ambienti aumen-tino a causa della sporcizia presente nelle con-dotte [2], le norme tecniche e le linee guidaconsiderano necessaria l’adozione di un pianodi manutenzione preventiva allo scopo di mini-mizzare la contaminazione dell’impianto e delle

zone da questo servite; in tale piano devono es-sere previste periodicita fisse per la sostituzionedei filtri e per la pulizia di alcune componentisensibili e controlli visivi o tecnici sulle variecomponenti dell’impianto, seguiti da interventidi pulizia e manutenzione. La messa in atto ditutti questi interventi acquisisce maggiore im-portanza in contesti indoor piu delicati dal pun-to di vista igienico, come case di cura e ospeda-li, ospizi e asili per l’infanzia.Una migliore qualita dell’aria presenta un im-patto positivo sulla salute, stando a quanto ela-borato dal Center for Building Performance andDiagnostics della Carnegie Mellon Universitydi Pittsburgh, in Pennsylvania, sulla base di17 studi separati nelle scuole e universita ame-ricane [3]: grazie alla piu attenta gestione dellatermoventilazione negli ‘‘edifici verdi’’, pro-blematiche sanitarie come asma, influenza, sin-drome da edificio malato, problemi respiratoried emicrania hanno riportato una riduzione nel-la prevalenza dei sintomi tra il 13,5% e l’87%,con un miglioramento medio del 41%.Per quale motivo e necessario che gli impiantidi trattamento aria vengano sottoposti a manu-tenzione e pulizia?Si parte da un semplice dato di fatto: respirare ariapulita e uno dei requisiti necessari al nostro benes-sere. Nel testo della norma UNI 10339 la ‘‘qualitadell’aria’’ viene definita come la «caratteristicadell’aria trattata che corrisponde ai requisiti di pu-

Nota:(1) D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81, allegato IV, paragrafo 1.9.1 - «Aerazione deiluoghi di lavoro chiusi».

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rezza. Essa non contiene contaminanti noti in con-centrazioni tali da arrecare danno alla salute e cau-sare condizioni di malessere per gli occupanti. Icontaminanti, contenuti sia nell’aria di rinnovoche in quella ricircolata, sono gas, vapori, micror-ganismi, fumo e altre sostanze particolate».L’aria e quindi classificabile secondo diversi‘‘livelli di qualita’’ in base alla quantita di so-stanze inquinanti presenti al suo interno.

! Inquinanti indoor

Nel contesto italiano, anche a seguito della crisipetrolifera degli anni Settanta, gli edifici civilihanno dovuto subire dei cambiamenti sotto ilprofilo tecnico e progettuale: dovendo contene-re i consumi energetici, e stato necessario mi-gliorare l’isolamento degli edifici stessi, crean-do una barriera sempre piu efficace tra gli am-bienti interni e l’ambiente esterno. A fronte diquesta maggior ermeticita, apportata dai nuoviinvolucri edilizi dotati di infissi maggiormentesigillanti, sempre piu sostanze inquinanti ri-mangono intrappolate all’interno.L’inquinamento outdoor si somma agli inqui-nanti che vengono prodotti all’interno, comead esempio le polveri di toner delle stampanti,la polvere della carta, i COV dei prodotti perla pulizia, gli acari, i peli di animali.Al fine di abbassare i livelli di inquinamento in-door e di fornire nuovo ossigeno da respirarealle persone, si aprono due possibilita:– aprire le finestre alla ‘‘vecchia maniera’’ o– installare un impianto di ventilazione, magaridotato di recupero di calore.La prima ‘‘soluzione’’ lascia all’utente la ge-stione dei ricambi aria, dandogli il compito diaprire le finestre a intervalli regolari. Questospesso non avviene, compromettendo cosı lacorretta gestione della qualita dell’aria indoor.Gli impianti di ventilazione servono a dare so-luzioni ‘‘meccaniche’’ a questo problema. Dicontro pero, vanno monitorati, manutenuti ecorrettamente gestiti dal punto di vista igienico.Questi impianti, quindi, vengono utilizzati negliambienti indoor per contrastare l’inquinamentodell’aria interna, che viene diluito attraversol’introduzione di aria esterna: si ha cosı un mi-glioramento della qualita dell’aria per tutti i la-voratori (e di tutti gli occupanti in generale), inaccordo con le indicazioni fornite dal D.Lgs. n.81/2008. Scopo della ventilazione e quindi for-nire condizioni ottimali per le persone, secondoil loro stato di salute, il comfort, la produttivitarichiesta; l’impianto quindi rimuove e diluiscegli inquinanti, regola umidita e calore.Alcuni inquinanti indoor provengono dall’ester-no e sono correlati all’inquinamento atmosferi-co, ma la maggioranza di essi hanno origine al-l’interno degli edifici. Infatti, solamente l’ozonoe il biossido di zolfo presentano concentrazionimaggiori nell’aria atmosferica. In genere le con-centrazioni che si riscontrano negli ambienti in-terni sono uguali o superiori a quelle presenti

nell’aria esterna, mentre l’esposizione da am-biente indoor, dato l’elevato tempo di perma-nenza, e maggiore di quella outdoor.Le linee guida del 2001 [4], infatti, riportano diuno studio condotto dalla divisione IEMB (2)dell’EPA nel 1998, che ha confermato comel’esposizione indoor superi quella outdoor da10 fino a 50 volte, essendo le concentrazioni in-door da 1 a 5 volte piu alte di quelle outdoor.Gli inquinanti che si possono trovare dispersinell’aria di ambienti chiusi vengono associatia due diverse problematiche sanitarie, diventatesempre piu frequenti negli anni:1) una e la sindrome da edificio malato, in in-glese sick building syndorome, mentre2) l’altra racchiude una serie di patologie corre-late agli edifici stessi, dette anche building rela-ted illnesses.La sick building syndrome presenta una sintoma-tologia acuta aspecifica che provoca effetti neu-rosensoriali che si traducono in cefalea, astenia,tosse e nausea associati ad una serie di sintomiirritativi a carico di occhi, cute e prime vie aeree:questa sindrome regredisce e spesso scompare adistanza di ore o giorni dall’allontanamento dal-l’edifico in cui si riscontrano tali effetti.All’opposto, per il gruppo delle building relatedillnesses, che racchiude patologie specifiche qua-li l’asma bronchiale, l’alveolite allergica, l’asper-gillosi e la legionellosi, non e sufficiente l’allon-tanamento dall’edificio frequentato ma sono ne-cessarie terapie mediche. A provocare questemalattie sono agenti causali di natura chimica, fi-sica e biologica eventualmente introdotti a causadell’uomo e delle sue attivita, dai materiali di co-struzione, dall’arredo, dagli impianti di condizio-namento, dai prodotti per la pulizia e da apparec-chiature come le stampanti e le fotocopiatrici, se-condo concentrazioni variabili nel tempo. Occor-re poi ricordare che un funzionamento non otti-male dei sistemi di filtrazione o la scelta di posi-zionare le prese dell’aria esterna nei pressi di zo-ne caratterizzate da elevato inquinamento atmo-sferico possono portare all’introduzione di inqui-nanti provenienti dall’aria atmosferica.

Il metodo di valutazioneA.R.I.A.

Questo metodo operativo (3) e destinato a quel-la parte di impianti meccanici installati a servi-zio del benessere delle persone in edifici chiusie deputati all’immissione, filtrazione, umidifi-cazione, regolazione termica e movimentazione

Note:(2) Indoor Environment Management Branch dell’EPA, facente parte del Labo-ratorio di Ricerca Nazionale sulla Gestione del Rischio (NRMRL).

(3) Il metodo di valutazione del rischio per gli impianti di ventilazione e statooggetto di tesi di laurea al terzo anno del Tecnico della Prevenzione LucaBorsoi (Universita degli Studi di Udine e Trieste) con tirocinio presso ARIAsrl, azienda della provincia di Pordenone specializzata nei monitoraggi e nellamanutenzione soprattutto igienica degli impianti di climatizzazione.

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dell’aria. L’acronimo A.R.I.A. significa «Asse-gnazione del Rischio Impianti Aeraulici».Pur essendo l’Accordo Stato-Regioni 2013 inti-tolato «Procedura operativa per la valutazione egestione dei rischi correlati all’igiene degli im-pianti di trattamento aria», in esso non e descrit-to alcun metodo di quantificazione del possibilerischio, limitandosi a un’indagine qualitativache prevede di controllare se un determinatoaspetto dell’impianto sia conforme o meno alleindicazioni fornite.Mancando, nel panorama di riferimento dellenorme e buone prassi per l’igiene degli impianti,uno strumento previsionale che potesse renderel’idea del livello di rischio potenziale per la po-polazione servita dall’impianto aeraulico, e statoelaborato un algoritmo nel modo piu oggettivopossibile, riferendosi alle indicazioni di tipo‘‘qualitativo’’ riportate nell’Accordo sopra citato.

Fonti di riferimento

Il ‘‘metodo operativo’’ qui proposto riassume leindicazioni di norme tecniche, linee guida, leg-gi italiane, regolamenti regionali, ordinanze co-munali e uno standard americano.Un contributo fondamentale e stato fornito pri-ma dalle Linee Guida del 2006 (4) e poi dal-l’Accordo della Conferenza Stato-Regioni2013 relativo alla «Procedura operativa per lavalutazione e gestione dei rischi correlati all’i-giene degli impianti di trattamento aria».

! Strumenti e materiali necessariper utilizzare il metodo operativoA.R.I.A.

Il metodo A.R.I.A. e applicabile in qualsiasicontesto operativo e si struttura in tre fasi distin-te. Richiede diverse strumentazioni e la raccoltadi vari documenti, ma per un suo migliore ecompleto utilizzo risulta importante l’affianca-mento del personale esperto in impianti aeraulicicon il personale che segue normalmente la ma-nutenzione dell’impianto, oltre che del RSPP.Nella prima fase e necessario prendere in esamei disegni di progetto e le planimetrie relative al-l’effettiva realizzazione dell’impianto, racco-gliendo dati sulla manutenzione e sui controlliprecedentemente effettuati sull’impianto. Puoessere necessario in questa fase prendere visio-ne dall’esterno di alcune parti dell’impianto perverificare la corrispondenza tra quanto schema-tizzato nei disegni tecnici e la realta.Nel caso in cui si voglia verificare che la classedi filtrazione sia adeguata al contesto, sara ne-cessario l’utilizzo di strumentazioni per la misu-ra di diversi inquinanti dell’aria esterna e inter-na, e di apparecchi per misurare i flussi d’aria.Per l’ispezione ‘‘visiva’’ si utilizzano strumentidi acquisizione di immagini, in modo da poterdocumentare quanto osservato. Per la piu ap-profondita ispezione ‘‘tecnica’’ sono necessariuna fotocamera, una videocamera per ispezionea testata rotante, un anemometro, un termome-

tro, un igrometro, un campionatore d’aria a por-tata costante con relativi filtri in cellulosa. Que-sti strumenti vengono utilizzati per raccoglieretutti i dati da inserire nelle checklist e nei rap-porti: stato di pulizia delle componenti dell’im-pianto, cadute di carico, determinazioni micro-biologiche, determinazioni gravimetriche, tem-peratura, umidita relativa e velocita dell’aria.

Struttura del metodooperativo

La valutazione dello stato tecnico-igienico del-l’impianto aeraulico si sviluppa su tre livellid’indagine:– un primo, preliminare, in cui si acquisisconodati e informazioni di base sull’edificio, legateal layout impiantistico e al contesto in cui si tro-va installato l’impianto;– un secondo, l’ispezione visiva, che prevedeun esame a campione delle componenti dell’im-pianto potenzialmente soggette a maggiori criti-cita; infine (se necessario)– un terzo, l’ispezione tecnico-igienica, nelquale si utilizzano strumenti di misura e acqui-sizione dati per consentire un’analisi approfon-dita dell’impianto.Gli impianti semplificati strutturalmente e funzio-nalmente (come quelli ad esempio privi di umidi-ficazione) seguono anch’essi questo metodo ope-rativo limitatamente alle parti di pertinenza.Dal campo di applicazione del metodo sono in-vece esclusi gli impianti adibiti alla regolazionedella temperatura senza immissione forzata diaria esterna e gli impianti di processo per la rea-lizzazione di particolari lavorazioni industriali.

! Ispezione preliminare

Questa prima fase, propedeutica all’ispezionevisiva, prevede la raccolta di informazioni rela-tive all’edificio sul piano organizzativo, manu-tentivo, strutturale e ambientale. Vengono con-trollate tutte le documentazioni disponibili, tracui le planimetrie e i disegni di costruzione, an-dando poi a compiere un sopralluogo dell’edifi-cio. La persona che ha il compito di acquisire leinformazioni previste si avvale di riunioni e in-contri con i proprietari o gestori dell’edificio econ i responsabili della gestione degli impiantie delle manutenzioni, nonche del Responsabiledel Servizio di Prevenzione e Protezione(RSPP). I dati rilevati faranno da punto di par-tenza per le fasi d’indagine successive.Si parte dall’obbligo sancito dall’allegato IVdel Testo Unico Sicurezza (5): se gli impiantiaeraulici installati vengono utilizzati, devono

Note:(4) G.U. 3 novembre 2006, n. 256 Accordo della Conferenza Stato-Regioni5 ottobre 2006, «Linee guida per la definizione di protocolli tecnici di manu-tenzione predittiva sugli impianti di climatizzazione.»

(5) D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., Allegato IV - paragrafo 1.9.1.2.

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essere mantenuti funzionanti; inoltre «devonoessere periodicamente sottoposti a controlli,manutenzione, pulizia e sanificazione per la tu-tela della salute dei lavoratori. Qualsiasi sedi-mento o sporcizia che potrebbe comportare unpericolo immediato per la salute dei lavoratoridovuto all’inquinamento dell’aria respirata de-ve essere eliminato rapidamente»; occorre quin-di verificare che la struttura sia adeguatamenteorganizzata a livello gestionale.Secondo le Linee Guida per «La tutela e promo-zione della salute negli ambienti confinati» (6),il sistema dev’essere progettato, costruito e in-stallato «in modo tale da permettere la puliziadi tutte le superfici interne e di tutti i componen-ti», avvalendosi di varie norme tecniche tra cuisi ricorda la UNI EN 12097 (7) che prevede lacollocazione di tutta una serie di portine di ac-cesso lungo le canalizzazioni; queste portine diaccesso non si trovano frequentemente negli im-pianti, anche se di recente realizzazione, trattan-dosi di una tra le norme piu disattese nella pro-gettazione degli impianti aeraulici. Queste porti-ne, solitamente, vengono installate dai manuten-tori in fase di ispezione visiva o di manutenzio-ne, essendo indispensabili per poter rispettare irequisiti igienici in fase di pulizia.Non e comunque sufficiente che, sulla carta,siano previste le manutenzioni: il D.Lgs. n.81/2008, all’art. 64, obbliga il datore di lavoroa provvedere affinche l’impianto venga effetti-vamente sottoposto a una regolare manutenzio-ne e pulitura, con tempistiche che verranno af-frontate successivamente in questo articolo.Tutti gli interventi sull’impianto vanno raccoltiin un registro (8), che deve essere facilmente erapidamente consultabile; il registro delle ma-nutenzioni conterra in allegato anche i risultatidella checklist dell’ispezione visiva e le misureottenute durante l’ispezione tecnica.Verificata questa prima parte organizzativa, siprocede con la raccolta di informazioni relativeal contesto esterno in cui e collocato l’impianto:la presa d’aria esterna deve trovarsi nel puntopiu distante dalle eventuali fonti di inquinamen-to outdoor, nell’ottica di fornire un’aria esternail piu pulita possibile, lontano ad esempio dastrade molto trafficate. Molto importante e il ri-spetto dei 4 metri tra la PAE (presa d’aria ester-na) e il piano stradale piu elevato di accesso al-l’edificio (norma UNI 10339) (9), nonche l’as-senza di cortocircuiti tra l’aria di espulsione e laPAE, situazione che si presenta piu frequente-mente di quanto si possa immaginare.Occorre prestare inoltre attenzione a come sonostati progettati i bagni ciechi e i locali per fumato-ri, se presenti. La scelta della piu opportuna classedi filtrazione, uno dei criteri piu tecnici da affron-tare, trattata nella norma UNI EN 13779 (10),puo essere compiuta sulla base della qualita del-l’aria del contesto in cui opera l’impianto.

! Ispezione visiva

Completata la raccolta di dati e informazioni

prevista nella prima fase, si procede con il con-trollo visivo di alcune parti sensibili dell’im-pianto, nell’ambito di interventi manutentiviprogrammati.La finalita e quella di verificare lo stato dellevarie componenti dell’impianto attraverso ilcontrollo del loro stato igienico e della loro fun-zionalita. Il controllo deve essere svolto da per-sonale qualificato (11) e prevede, come indica-to dall’Accordo Stato-Regioni 2013, una perio-dicita annuale, anche se viene consigliato di de-terminare tale intervallo sulla base del docu-mento di valutazione dei rischi o degli esiti del-le ispezioni visive precedenti, al fine di evitarecontrolli non necessari.Nel caso in cui varino le condizioni di lavoro al-l’interno degli ambienti serviti dall’impianto ae-raulico, si accerti uno stato usura delle compo-nenti impiantistiche o vengano introdotte fontidi inquinamento temporanee, i controlli visividevono essere piu frequenti. Una periodicita se-mestrale e prevista nel caso in cui l’umidificazio-ne sia adiabatica o l’impianto si trovi ad operarein un’area geografica caratterizzata da elevataumidita: queste due situazioni possono fornirele condizioni adatte per un potenziale aumentodella crescita microbica (favorendo tra l’altro laproliferazione dei batteri del genere Legionella).Devono essere ispezionati l’UTA (unita di tratta-mento d’aria), le condotte, i terminali di mandatadell’aria e, se presenti, le torri di raffreddamento:si valutano stato di conservazione e grado disporcamento della serranda della presa d’ariaesterna, dei filtri, della sezione di umidificazio-ne, delle batterie di scambio termico, delle paretidell’UTA e delle torri evaporative. Le condotte,che devono risultare lavabili, non devono pre-sentare accumuli di polvere, detriti, incrostazionie muffe; i terminali di mandata devono esserepuliti, privi di residui fibrosi e polvere.Gli esiti dell’ispezione vanno raccolti nell’ap-posita checklist; questa, unita al registro degliinterventi sull’impianto, rappresenta uno stru-mento che consente di valutarne nel tempo lostato igienico.

(segue a pag. 141)

Note:(6) Linee Guida 27/09/2001, parte II - sottoparagrafo 5.3.1

(7) Norma UNI EN 12097:2007, «Ventilazione degli edifici - Rete delle con-dotte - Requisiti relativi ai componenti atti a facilitare la manutenzione dellereti delle condotte».

(8) «Registro interventi effettuati sull’impianto», originariamente previsto dal-le Linee Guida per la prevenzione della Legionellosi del 2000, ribadito poicon gli Accordi Conferenza Stato-Regioni del 2006 e del 2013. Si veda inol-tre quanto previsto dall’art. 71, commi 8 e 9.

(9) UNI 10339:1995 «Impianti aeraulici al fini di benessere. Generalita, clas-sificazione e requisiti. Regole per la richiesta d offerta, l’offerta, l’ordine e lafornitura.»

(10) UNI EN 13779:2008 «Ventilazione degli edifici non residenziali - Requi-siti di prestazione per i sistemi di ventilazione e di climatizzazione.»

(11) «Personale specializzato che abbia una completa e appropriata forma-zione o che abbia una equivalente esperienza tecnica adeguata alla specializ-zazione richiesta» (cfr. Accordo Stato-Regioni del 2006).

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Nel caso in cui tutti i controlli abbiano dato esi-to positivo, occorre registrare l’attivita e ripete-re l’ispezione secondo la periodicita stabilita;nel caso opposto invece, sara necessario prov-vedere a risolvere le criticita rilevate, program-mando un intervento di manutenzione, pulizia osanificazione dell’impianto aeraulico. Ma qua-lora non fosse chiaro quale azione correttiva at-tuare, occorrera eseguire una verifica piu appro-fondita, tramite quella che viene chiamata ispe-zione tecnica, oggetto del paragrafo successivo.

! Ispezione tecnica

La fase piu approfondita delle tre prevede cam-pionamenti e controlli tecnici sulle componentidell’impianto al fine di valutarne l’efficienza, lostato di conservazione e le condizioni igieniche;una volta riscontrate eventuali criticita, permet-te di individuare le misure correttive piu idoneee la tempistica con cui intervenire.Per poter svolgere correttamente questa ispezio-ne e necessaria la presenza di personale specia-lizzato in possesso di una completa e appropria-ta formazione [5].La periodicita, a causa della diversita delle tipo-logie d’impianto e dalla varieta delle condizioniambientali e climatiche, non e piu predetermi-nabile: dipende dalla valutazione dei rischi, dal-l’esito dell’ispezione visiva o delle precedentiispezioni tecniche e va quindi definita per ognispecifico contesto impiantistico. Si parla di pe-riodicita solamente nel caso vengano effettuaticontrolli microbiologici, di cui si trattera nelprosieguo del paragrafo.Prima di trattare le sezioni relative al monito-raggio microbiologico, e necessario puntualiz-zare che l’attuale legislazione italiana non con-templa valori limite di riferimento e che non so-no state formulate indicazioni a riguardo dagliOrganismi Istituzionali competenti in materia[1]. Tuttavia, si adottano i limiti proposti da li-nee guida e norme tecniche, che, pur non essen-do cogenti, consentono di orientare efficace-mente gli esiti del monitoraggio igienico.Come indicato nell’Accordo Stato-Regioni del2013, a livello dell’UTA vanno valutate le dif-ferenze di portata a monte e a valle dei corpi fil-tranti, per escludere intasamenti. La stessa veri-fica va effettuata a livello delle batterie di scam-bio termico. Vanno poi eseguiti dei campiona-menti nel caso in cui sia presente dell’acquanella sezione di umidificazione: la loro frequen-za deve essere annuale in assenza di ricircolo osemestrale nel caso in cui sia presente l’umidi-ficazione di tipo adiabatico, mentre se l’umidi-ficazione e a vapore, non sono necessari con-trolli grazie alle elevate temperature raggiuntein tale processo; va comunque verificata l’as-senza di malfunzionamenti o ristagni d’acqua.Nella prova di laboratorio si misura la carica bat-terica totale (CBT): il risultato di tale prova deveessere minore o uguale alle 106 UFC/L (12), su-perato il quale occorre procedere con la sanifica-

zione della sezione, la cui efficacia va valutatadopo 15 giorni. Se la carica batterica totale e in-feriore al limite ma superiore alle 103 UFC/L,non si puo escludere la presenza del batterio del-la Legionella e pertanto, nel caso in cui ci sia ilricircolo dell’acqua, occorre provvedere alla pu-lizia della sezione e alla sostituzione dell’acquaper poi eseguire un nuovo campionamento a di-stanza di 15 giorni. Tale intervento e necessariopoiche i batteri presenti nell’acqua degli umidifi-catori possono contaminare l’aria immessa negliambienti climatizzati durante il processo di umi-dificazione.Nel caso in cui sia presente la torre evaporativa,occorre un ulteriore monitoraggio biologico conle stesse modalita: il limite da non superare nelbacino della torre di evaporazione e 107 UFC/L,oltrepassato il quale occorre drenare il sistemaed effettuare un intervento di sanificazione. Ibatteri presenti nell’acqua delle torri evaporativepossono infatti contaminare l’aria immessa negliambienti climatizzati se il bioaerosol viene cap-tato dalla presa di aria esterna dell’UTA.Va anche verificato che il piano di manutenzio-ne in uso preveda lo svolgimento delle opera-zioni di drenaggio e pulizia con periodicita dialmeno due volte all’anno; tali operazioni an-drebbero svolte sempre dopo un periodo dinon utilizzo dell’impianto: in questo caso none normalmente necessario il monitoraggio mi-crobiologico.Nelle condotte dell’aria si devono effettuare deicampionamenti gravimetrici per valutare se lecondizioni igieniche rientrano nei limiti di ac-cettabilita forniti dallo standard ACR [6] del2013 (13): questi campionamenti, al fine di uncorretto monitoraggio nel tempo, andrebberoeseguiti sempre negli stessi punti, come adesempio sulle condotte di mandata, su quelledi ripresa (se e presente il ricircolo) o sulle su-perfici interne dell’UTA; per ogni punto di pre-lievo si eseguono due campioni di polveri: il pri-mo, precedentemente pesato in laboratorio, con-sentira di determinare il particolato depositato,che non dovra eccedere il valore di 1g/m2: supe-rato tale valore si rende necessario un interventodi pulizia. Pur essendo questo il limite consiglia-to anche dall’Accordo Stato-Regioni 2013, neltesto della norma UNI 15780 (14) si parla di3g/m2 come massimo valore accettabile. A se-guito di un intervento di pulizia delle canalizza-zioni, il limite di contaminazione accettabile, se-condo lo standard ACR, e di 0,075 g/m2: solocosı l’impianto puo essere considerato ‘‘pulito’’.Con il secondo campione di polvere si effettua

(segue da pag. 140)

Note:(12) Unita formanti colonie per litro, parametro che deve essere valutato atemperature di incubazione di 20 e 36ºC per determinare la crescita batte-rica.

(13) Limiti presenti anche nelle Linee Guida del 2006.

(14) Norma UNI EN 15780:2011, «Ventilazione degli edifici - Condotti -Pulizia dei sistemi di ventilazione».

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in laboratorio la determinazione delle carichebatteriche e fungine: non devono essere superatii valori di 30.000 UFC/g per la carica batterica e15.000 UFC/g per la carica fungina. Se uno deidue limiti viene superato, e necessario attuare unintervento di pulizia o di sanificazione.E inoltre possibile eseguire analisi mirate su or-ganismi patogeni: un esito positivo comportasempre un intervento di sanificazione. Risultanecessario puntualizzare che i valori microbio-logici andrebbero riportati come medie di trecampionamenti per punto di prelievo, comeconsigliato nelle linee guida sul monitoraggiomicrobiologico CONTARP 2010 [7]. Si consi-glia poi di verificare, specialmente nel caso incui si stia valutando la contaminazione micro-biologica, che i parametri microclimatici (15)rientrino nei valori previsti per la tipologia diambiente servito dall’impianto.Occorre poi valutare che i rivestimenti termoa-custici e le serrande di taratura siano in buonostato.La verifica delle condizioni igieniche proseguecon l’ispezione delle condotte, eseguita tramiteausili video robotizzati in grado di arrivare neipunti meno accessibili, che sono spesso i piusoggetti ad accumulo di polvere e detriti.Si devono poi eseguire delle verifiche tese aconfrontare quanto previsto in fase progettualecon quanto realizzato: occorre misurare a cam-pione la portata d’aria ai terminali di mandata,per confrontarla con quella di progetto: si pos-sono cosı avere delle indicazioni su eventualiintasamenti o malfunzionamento delle serrande.E importante verificare poi che gli ambienti vengano uti-lizzati come inizialmente progettato, pena il cattivo soddi-sfacimento delle condizioni di ventilazione e climatizza-zione richieste. Nel caso in cui sia variata la destinazioned’uso, l’impianto aeraulico deve essere stato adeguata-mente adattato.Al termine dell’ispezione tecnica, i risultativanno riportati nell’apposito rapporto, da alle-gare al registro degli interventi di manutenzio-ne. Eventuali non conformita o anomalie ri-scontrate durante l’ispezione tecnica, anche aisensi dell’art. 64 del D.Lgs. n. 81/2008, devonoessere indagate e rimosse.

! Ciclo di intervento

Riassumendo l’intera procedura operativa, unavolta acquisite tutte le informazioni necessariead ottenere un quadro esauriente del contestodurante l’ispezione preliminare, si procedecon le ispezioni visive, secondo determinate pe-riodicita. Se dall’ispezione tutti i requisiti igie-nici risultano rispettati, si registra l’attivita esi programma l’ispezione seguente; se inveceemergono delle non conformita, occorre avva-lersi dell’ispezione tecnica per consentire con-trolli approfonditi, ma se a seguito dell’ispezio-ne visiva e chiaro il tipo di intervento da effet-tuare sull’impianto, non e necessario procederecon l’ispezione tecnica: occorre mettere in atto

tutti gli interventi di manutenzione, pulizia o sa-nificazione necessari.Per dimostrare e valutare l’efficacia degli inter-venti effettuati, si puo procedere ad una ispezio-ne tecnica post-intervento manutentivo tesa adassicurare che le non conformita siano state ri-solte, cosı da raggiungere le migliori condizionidi efficienza impiantistica possibile. Tutte le at-tivita vanno sempre registrate.

Metodo di valutazione A.R.I.A.

I vari parametri oggetto delle diverse ispezionivengono integrati e suddivisi in tre diverse ‘‘ta-belle di valutazione’’, strutturate sotto forma dichecklist. Per ogni variabile o parametro dacontrollare viene indicata in automatico un’a-zione di rimedio, che va attuata nel caso incui si registri una non conformita, totale o par-ziale, con tempistiche che verranno poi definitein questo capitolo. Ad ogni punto di controllo eassociato il riferimento normativo o legislativo,al fine di permettere un veloce controllo di ri-scontro nel caso in cui sorgano dubbi interpre-tativi in fase di discussione dei risultati.Le tre tabelle necessitano di un programma perl’elaborazione di fogli di calcolo, piuttosto dif-fuso nel mondo dei computer. Le situazioni po-tenzialmente riscontrabili sono cinque:1) il punto oggetto del controllo e conforme aquanto indicato nel riferimento normativo/legi-slativo: la situazione rientra nella prima colon-na, intitolata «OK»;2) si riscontra una non conformita parziale, chenon possiede i pieni requisiti ne per essere clas-sificata come conforme, ne non conforme: se-conda colonna, «50/50»;3) il controllo ha dato esito negativo, portandoad una non conformita: ricade nella terza colon-na, intitolata «NO»;4) nel caso in cui non sia stato preso in esameun punto di controllo, magari non oggetto diun contratto di ispezione, o non sia stato verifi-cato a causa dell’impossibilita di accedere a do-cumentazioni o parti dell’impianto, non poten-do quindi esprimere una valutazione sul rischioassociato, si deve selezionare la quarta colonna,recante «n.c.», cioe «non controllato»;5) una quinta eventualita riguarda i casi in cuinon e possibile esprimere una valutazione diun impianto aeraulico che ad esempio non e do-tato di alcune componenti (mancanza della se-zione di umidificazione, mancanza delle canaliz-zazioni di ripresa ecc.): l’intera riga va eliminatadalla tabella, non essendo pertinente con la valu-tazione dello specifico contesto impiantistico.Dato che, ad esempio, una non conformita delregistro degli interventi sull’impianto non com-porta certamente un rischio potenziale uguale aquello derivante da una proliferazione di Legio-

Nota:(15) Parametri quali la temperatura, l’umidita relativa e la velocita dell’aria.

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nella, si e reso necessario differenziare le nonconformita che possono comportare rischi verie propri da quelle che, pur discostandosi dallenorme tecniche, hanno basse probabilita di met-tere in pericolo la salute degli occupanti in mo-do diretto. Si e scelto quindi di attribuire unpunteggio per ogni punto di controllo, favoren-do le condizioni in cui vi e una piena conformi-ta, e sfavorendo invece i casi in cui non vieneeffettuato il controllo o si accerta una non con-formita. L’algoritmo e stato pensato in modo si-mile a quello elaborato dalla societa americanaVERSAR per la valutazione del rischio costi-tuito dai materiali amiantati in opera, al finedi individuare tempi e modi per la bonifi-ca (16). I vari punteggi sono fissi al fine di limi-tare il piu possibile il grado di soggettivita delvalutatore.Per uniformare i criteri di valutazione dell’indi-ce di rischio, si adotta il nuovo modello mono-dimensionale A.R.I.A. Ad ogni punto di con-trollo vengono associati dei valori, che hannoun peso maggiore in caso di non conformita,e un peso unitario se la situazione rispetta i re-quisiti normativi o legislativi. Vi sono poi deipesi intermedi nelle situazioni di conformitaparziale o nei casi in cui una specifica parte opunto di controllo non sia stato preso in esame.Si e scelto di dare un peso intermedio o comun-que diverso da zero ai punti che non vengonocontrollati per favorire i controlli completi degliimpianti, affinche non vengano tralasciati aspettiche le norme tecniche e le linee guida considera-no importanti. L’attribuzione dei vari pesi potraessere oggetto di riesame, dato che l’indice habisogno di essere consolidato con l’aumentaredelle sue applicazioni in contesti impiantistici.I vari coefficienti che si ottengono sono colle-gati tramite una relazione matematica che con-sente di indicare, nella parte finale di ogni ta-bella, la priorita con la quale vanno eseguitele varie azioni di rimedio indicate; e necessarioprecisare comunque che tutte le deviazioni dalquadro normativo vanno risolte nell’ottica di ar-rivare a una conformita impiantistica piu vicinapossibile al 100%.Per consentire una valutazione del possibile ri-schio, sulla falsariga del diffuso modelloR=P6D, si suddividono i risultati in tre diverseclassi d’urgenza, che rispecchiano il livello dirischio potenziale attribuibile all’impianto ae-raulico.Le priorita d’intervento sono suddivise come inTabella 1.Con una priorita d’intervento ‘‘elevata’’ occor-re mettere in atto nell’immediatezza o quantoprima possibile gli interventi necessari ad ab-

bassare il rischio, indicati nell’apposita sezione;nel caso in cui la priorita sia ‘‘media’’, e neces-sario risolvere le non conformita nell’ambitodelle periodicita previste per gli interventi dicontrollo e manutenzione, senza comunque su-perare i sei mesi; se la valutazione del rischioporta ad una priorita ‘‘bassa’’, e sufficiente at-tuare gli interventi migliorativi non appena lecondizioni lo permetteranno, con l’obiettivo direndere il contesto impiantistico il piu conformepossibile, non oltrepassando un anno di tempo.Il grado d’urgenza di intervento viene indicatoin ognuna delle tre tabelle di valutazione; l’in-tervallo numerico tra valori minimi e massimidi ciascuna tabella varia, da una parte, in basealle caratteristiche effettive dell’impianto, chein certe situazioni puo ad esempio non esseredotato di canalizzazioni di ripresa, e dall’altra,sulla base della tipologia d’intervento, poichese non viene eseguita la pulizia, non si possonoovviamente confrontare i campioni di polvericon i limiti post-intervento.L’aumento dei rischi per la salute che puo esse-re determinato da un impianto aeraulico mal-funzionante e di difficile quantificazione: nonessendoci i presupposti per identificare la peri-colosita potenziale che ogni non conformita in-troduce, data l’alta differenza tra le diverse va-riabili e dato che il rischio espositivo, a causadell’eterogeneita della popolazione che fre-quenta la maggior parte degli edifici, non puoessere limitato a categorie ben definite, non epossibile arrivare ad una valutazione dei rischicome viene solitamente intesa nell’igiene dellavoro: si tratta infatti di una ‘‘stima di ri-schio’’, che pur non potendosi fondare su diuna relazione probabilita-danno, e comunqueindicativa della potenzialita dell’impianto dimettere a rischio la salute degli occupanti diun edificio. Potenzialita che assume maggioreimportanza se l’impianto aeraulico e a serviziodi un edificio in cui le persone che lo frequen-tano rispecchiano le fasce di popolazione vul-nerabile all’inquinamento indoor, come lo pos-sono essere i bambini, le donne in gravidanza,le persone che soffrono di asma o di disturbicardiovascolari e gli anziani [8].I risultati, ottenuti applicando il metodo opera-tivo, vanno tenuti in considerazione anche al fi-ne di controllare se quanto emerso corrispondaa quanto descritto nel documento di valutazione

Tabella 1 - Priorita d’intervento

Priorita bassa Priorita media Priorita elevata

Valore metodo ARIA minore ouguale al 33% del valore massimo

Valore metodo aria maggiore del33% e minore o uguale al 66%del valore massimo

Valore metodo ARIA maggioredel 66% del valore massimo

Nota:(16) L’americana VERSAR ha introdotto nel 1987 un sistema di valutazionedel rischio derivante dai materiali contenenti amianto, basato su un modellobidimensionale per la definizione delle priorita di intervento.

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dei rischi che, se necessario, va opportunamen-te aggiornato.Come si puo osservare in Tabella 2 (in cui sonoriportati a titolo esemplificativo solo alcuni dei42 parametri oggetto di valutazione), per ognipunto di controllo e sufficiente inserire una‘‘x’’ nella cella corrispondente a quanto eviden-ziato nell’indagine: in automatico, tramite un

sistema di formule concatenate, vengono visua-lizzate le ‘‘azioni di rimedio’’ necessarie e ven-gono calcolati i singoli pesi delle valutazioni,mentre nelle ultime righe appaiono le indicazio-ni sull’intervallo massimo ottenibile dell’indiceA.R.I.A. e il risultato finale frutto del controllo.Nel caso in cui un punto di controllo non sia va-lutabile (caso trattato all’inizio di questo capito-

Tabella 2 - Esempio di fogli di calcolo per ispezione preliminare, visiva e tecnica

Impianto a servizio dell’edificio: Data:

Sito in: Compilato da:

Controllo OK 50/50 NO n.c.Riferimentonormativo

Azionidi rimedio

PesoModelloA.R.I.A.

ISPEZIONE PRELIMINARE

Sistema costruito in modo taleda permettere pulizia

x Linee Guida27/09/2001

UNI EN 12097

Creare puntid’accesso

4

Presenza registro ... x Linee Guida7/02/2013

Accordo Stato-Re-gioni 2006

Elaborareregistro

2

Collocazione PAE a 4 m da ter-ra o piu

x UNI 10339:1995 Spostare PAEsecondo norma

3

Presenza filtri a monte UTAclasse ...

x Linee Guida4/04/2000

Nessuna azione 1

ISPEZIONE VISIVA

Filtri sostituiti entro iltempo d’utilizzo previsto dalcostruttore

x Linee Guida7/02/2013

Sostituire filtri 4

Assenza depositi di calcare, in-crostazioni e acqua nella sezio-ne di umidificazione

x Linee Guida7/02/2013

Nessuna azione 1

Assenza sporcizia, residui fibro-si, polvere e sporco sui termi-nali di mandata

x Linee Guida7/02/2013

Nessuna azione 1

ISPEZIONE TECNICA

Particolato depositato = 1 g/m2

(= 0,01 g/100cm2)x Linee Guida

7/02/2013 eNADCA ACR 2013

Nessuna azione 1

Carica batterica sullapolvere = 30.000 UFC/g

x Linee Guida7/02/2013 e

NADCA ACR 2013

Interventodi pulizia o

sanificazione

6

Corretto funzionamento delleserrande

x Linee Guida7/02/2013

Nessuna azione 1

Portata d’aria terminali di man-data corrisponde a quanto pro-gettato

x Linee Guida7/02/2013

/ 2

... ... ... ...

Riepilogosituazione

Indice A.R.I.A.prioritabassa #

13< prioritamedia #

26< priorita

alta

Valore massimo metodoA.R.I.A.

39 Risultato indice A.R.I.A. 26

Valore minimo metodoA.R.I.A.

10 Priorita d’intervento media

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lo), una volta rimossa la relativa riga vengonoautomaticamente aggiornati tutti i valori relativiall’indice di priorita, cosı da ottenere uno stru-mento di valutazione perfettamente modellabilesulle caratteristiche di ogni particolare contestoimpiantistico.Essendo tre le tabelle utilizzabili, si possono ot-tenere da due fino a tre priorita d’intervento, nonessendo in alcuni casi necessario eseguire l’ispe-zione tecnica (come spiegato precedentemente).Adottando un approccio cautelativo, in lineacon le tecniche della prevenzione, va tenuta inconsiderazione la priorita d’intervento che rap-presenta la situazione piu critica, che quindiespone gli occupanti dell’edificio ad un mag-gior rischio impiantistico. Occorre comunquemettere su due piani diversi la valutazione pre-liminare e le due piu approfondite, poiche la ri-soluzione di non conformita a livello gestionalee strutturale, come ad esempio la riprogettazio-ne di parte dell’impianto, necessita solitamentedi tempi piu lunghi rispetto a quelli necessariper lo svolgimento di interventi di pulizia e ma-nutenzione.

Caso pratico

Si riporta di seguito un estratto della valutazio-

ne che ha avuto come oggetto un impianto ae-raulico a servizio di una piscina del Nordest Ita-lia, uno dei casi piu significativi tra quelli finoravalutati con il metodo A.R.I.A.Si e cominciato con l’ispezione preliminare: lamanutenzione era carente e non vi erano docu-mentazioni relative all’UTA (Unita di Tratta-mento Aria). Le planimetrie, pur essendo data-te, rispecchiavano piuttosto fedelmente il layoutimpiantistico, mentre l’UTA era in servizio dadecine di anni. L’impianto risale agli anni Ot-tanta. La presa dell’aria esterna (PAE) e statarealizzata a poche decine di centimetri da terra,di fronte a un parcheggio sterrato (Figura 1):questo risulta in pieno contrasto con quantoprevisto dalle norme tecniche. Non essendopresenti le portine d’accesso lungo le canalizza-zioni (segno che l’impianto non era mai statooggetto di monitoraggio e/o bonifica), e statonecessario installarne di nuove per poter effet-tuare successivamente l’ispezione visiva.Al termine di questo primo livello di valutazio-ne, il metodo A.R.I.A ha dato come esito unapriorita d’intervento alta, con punteggio di 36su 41 (Tabella 3):La successiva ispezione visiva, come e facileimmaginare, ha confermato quanto si poteva in-tuire dalle premesse: le canalizzazioni erano ca-

Tabella 3 - Esito ispezione preliminare

... ... ... ...

Riepilogosituazione

Indice A.R.I.A.prioritabassa #

14< prioritamedia #

27< priorita

alta

Valore massimo metodoA.R.I.A.

41 Risultato indice A.R.I.A. 36

Valore minimo metodoA.R.I.A.

11 Priorita d’intervento alta

Figura 1

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ratterizzate da una coibentazione interna in lanaminerale ormai satura di polvere; nelle condottedi ripresa, la telecamera su aspo utilizzata perl’ispezione video e stata perfino sommersa da-gli accumuli di polvere depositatisi negli anni(Figura 2). Anche l’UTA presentava una condi-zione interna degradata, con ruggine, calcifica-zioni e accumuli di varia natura (Figura 3),mentre le sezioni filtranti non assolvevano piualla funzione inizialmente prevista (Figura 4).I terminali di mandata e di ripresa rispecchiava-

no fedelmente le condizioni igieniche dell’U-TA, come si puo vedere dallo stato della grigliadi ripresa presente nella zona spogliatoi (Figura5).Come si puo osservare nella Tabella 4, il risul-tato della valutazione nell’ispezione visiva haespresso una priorita d’intervento alta (punteg-gio di 44 su un massimo di 46): globalmente,secondo il metodo A.R.I.A., il contesto presen-ta una priorita di intervento ‘‘elevata’’, che im-plica la messa in atto nell’immediatezza o quan-

Figura 2

Figura 3 - Interno dell’UTA

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to prima possibile delle necessarie azioni cor-rettive, al fine di risolvere le non conformita ri-levate.L’intervento ha evidenziato una situazione in-

terna delle canalizzazioni e dell’UTA estrema-mente critica, ma in linea con l’eta degli im-pianti, al punto tale che non e stato necessarioeseguire l’ispezione tecnica, avendo quella visi-

Figura 4 - Sezioni filtranti

Figura 5 - Griglia di ripresa

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va fornito dati sufficienti per orientare gli inter-venti successivi.Le gravi condizioni di inadeguatezza tecnica eigienica dell’impianto riscontrate durante l’inter-vento, hanno portato a escludere interventi di pu-lizia di dubbia efficacia, essendo le canalizzazio-ni dotate di coibentazione interna realizzata in la-na minerale ed essendo l’UTA ormai obsoleta,fortemente compromessa da corrosione e an-ch’essa coibentata internamente con quello cherimaneva di un materassino in lana minerale:non vi erano infatti margini di miglioramentopur ipotizzando di eseguire un accurato interven-to di bonifica dell’impianto. Si e quindi optatoper consigliare una totale sostituzione dell’im-pianto con uno di nuova realizzazione.Non appena saranno terminati i lavori per lamessa in funzione del nuovo impianto, verrapredisposto un piano di manutenzione, model-lato sullo specifico contesto impiantistico, alfine di garantirne una migliore gestione neltempo.

Conclusioni

La valutazione del rischio per gli impianti diclimatizzazione e stata strutturata in tre diversilivelli d’indagine, nei quali vengono raccoltidati e informazioni volti a esaminare le caratte-ristiche e lo stato igienico degli impianti stessi.Ogni livello d’indagine mira a far emergere tut-te quelle criticita che, in un contesto delicatocome quello degli ambienti indoor, collegatetra di loro possono portare allo scadimento del-le condizioni di salute degli occupanti degli edi-fici. Non essendo presenti in letteratura deglistrumenti previsionali per dimensionare il ri-schio potenziale, e stato creato un algoritmo og-gettivo, che fosse in grado di fornire delle ‘‘sti-me semiquantitative’’: lo strumento ottenuto,che viene definito ‘‘metodo operativo’’A.R.I.A., e funzionale a evidenziare il rischiopotenziale e la relativa priorita d’intervento daun lato, a indicare le modalita d’intervento dal-l’altro. Si tratta di uno strumento di valutazioneinnovativo ma perfettibile, soprattutto sulla ba-se della sperimentazione sul campo, che in que-sta prima fase appare comunque molto incorag-giante.Nonostante questo metodo operativo ponga sot-

to analisi tutti gli aspetti normati del contestoimpiantistico, nella realta degli impianti a servi-zio degli edifici tale metodo potrebbe trovaredifficolta: alcuni documenti possono risultaremancanti o inesistenti, il personale interno ad-detto alle manutenzioni puo essere occupato oirreperibile o non competente, alcune compo-nenti dell’impianto possono non essere presentio inaccessibili e a causa di scarsa disponibilitatemporale ed economica non possono essere ef-fettuati controlli e analisi troppo approfonditi.La pulizia, l’igiene e l’efficienza degli impiantidi climatizzazione possono influenzare la salutedegli occupanti degli edifici, pertanto si dovreb-bero compiere tutti gli sforzi necessari, soprat-tutto a livello economico, per mantenere i rischiper la salute degli occupanti ai livelli piu bassipossibili. Tuttavia, appare chiaro come nel cor-so degli anni le priorita d’intervento e la perce-zione del rischio stesso si siano concentrate inaltri ambiti dell’ambiente di lavoro, oggetto diapposita legislazione italiana (come nell’esem-pio della normativa antincendio), ponendo cosıla tematica degli impianti di climatizzazioneagli ultimi posti nell’ottica della valutazionedei rischi. Inoltre, l’attuale situazione economi-ca non sembra favorire il perseguimento dellasicurezza e prevenzione nelle aziende, anchese in un periodo di tagli, l’investire in sicurezzadovrebbe costituire un valore aggiunto perun’organizzazione.Con l’Accordo Stato-Regioni del 7 febbraio2013 si e cercato di dare un impulso a tale pro-blematica, con il risultato che le aziende virtuo-se che gia si dimostravano attente alla gestionedegli impianti aeraulici si sono trovate in unacondizione di conformita, mentre quelle che an-cora non avevano mai controllato lo stato degliimpianti, sono dovute correre ai ripari. Occorrepuntualizzare che l’Accordo sopracitato nonprevede che la procedura operativa debba esse-re svolta in tutti i suoi punti, consentendo in de-terminati casi di fermarsi al controllo ordinarioo all’ispezione visiva, procedendo direttamentecon la bonifica dell’impianto.Con l’aumentare della percezione del rischiocorrelato agli impianti aeraulici e la sempremaggiore vulnerabilita degli occupanti, la pro-cedura potra essere seguita in tutte le sue partie il metodo essere applicato in un sempre mag-gior numero di contesti impiantistici.

Tabella 4 - Esito ispezione visiva

... ... ... ...

Riepilogosituazione

Indice A.R.I.A.prioritabassa #

15< prioritamedia #

30< priorita

alta

Valore massimo metodoA.R.I.A.

46 Risultato indice A.R.I.A. 44

Valore minimo metodoA.R.I.A.

9 Priorita d’intervento alta

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