Valutare un riassunto · 2009. 3. 30. · Didattica della Lingua Italiana 2008/09 – Quinta...

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Didattica della Lingua Italiana 2008/09 – Quinta lezione: valutare un riassunto 1 Valutare un riassunto Criteri relativi alla quantità delle informazioni - sono state omesse (molte) informazioni fondamentali - sono state mantenute molte informazioni eliminabili: ripetizioni, elementi marginali, elementi ricavabili per inferenza - sono stati inseriti commenti personali, digressioni, aggiunte arbitrarie rispetto al testo di partenza - il riassunto mantiene la lunghezza del testo di partenza o comunque non rispetta il limite indicato nella consegna

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Didattica della Lingua Italiana 2008/09 – Quinta lezione: valutare un riassunto

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Valutare un riassunto

Criteri relativi alla quantità delle informazioni

- sono state omesse (molte) informazioni fondamentali

- sono state mantenute molte informazioni eliminabili:

ripetizioni, elementi marginali, elementi ricavabili per

inferenza

- sono stati inseriti commenti personali, digressioni,

aggiunte arbitrarie rispetto al testo di partenza

- il riassunto mantiene la lunghezza del testo di partenza

o comunque non rispetta il limite indicato nella

consegna

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Criteri relativi alla qualità delle informazioni

- sono state inserite informazioni inesatte

- sono state inserite delle parti riprese testualmente dal

testo di partenza, non indicate come citazioni

- sono stati modificati i rapporti logici tra le informazioni

e le idee espresse nel testo di partenza

- la funzione comunicativa di una parte del testo è stata

interpretata come globale

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Criteri relativi alla forma

- non è rispettata la coerenza semantica e stilistica

(scelte morfosintattiche e lessicali, collocazioni,

uniformità di registro)

- non è garantita la coesione all’interno della frase (p. es.

reggenze) o tra le frasi (connettivi, sostituzioni,

pronomi ecc.)

- non è rispettata la strutturazione grafica

(punteggiatura, divisione in paragrafi)

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(Da Gatta F. / Pugliese R., Manuale di scrittura, Bologna, Bononia University Press, 2006, materiali on line)

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PRIMO RIASSUNTO

Si parla di strutture rigidamente gerarchiche ma poi qui di fatto ci si riferisce al mondo dell’azienda.

Se mai per sottolineare l’autorità di un superiore.

L’idea del disprezzo è marginale (un inciso) nel testo di partenza, mentre qui le viene dato molto peso.

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Problemi di forma

• Una configurazione netta e comunemente assunta

sull’uso degli allocutivi -> scelta lessicale: una norma

chiara e condivisa sull’uso degli allocutivi.

• L’alternanza è per lo più duttile -> collocazione:

l’alternanza non può essere duttile.

• Una regola, prima obbligatoria che da qualche tempo è

stata messa in discussione… -> sintassi: manca una

frase principale.

L’autore parla piuttosto di segno del cambiamento nei rapporti di formalità.

Sono stati aggiunti elementi valutativi non presenti, o più sfumati, nel testo originario (eccessiva confidenza, svalutazione del giovane).

L’autore non parla di incomprensioni nei rapporti di potere.

Sanciva quando? Manca un riferimento temporale.

Perché “anche indice”? nel testo di partenza si parla se mai solo di questo aspetto.

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SECONDO RIASSUNTO

L’autore dice che in ambito universitario il tu non è “quasi mai reciproco”.

Non è chiaro che l’espressione tra virgolette si riferisce a una norma citata nel testo.

Non si tratta dello “stesso discorso”: l’autore presenta una situazione diversa tra scuola e università.

Più che la tesi centrale è “una prima conclusione”.

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Problemi di forma

• Alberto Sobrero, nell’articolo… -> punteggiatura: la

virgola apre un inciso che poi non viene chiuso, quindi il

soggetto risulta separato dal predicato.

• … e chi invece, mantiene l’uso non reciproco… ->

punteggiatura: la virgola chiude un inciso che non era

stato aperto, quindi il soggetto risulta separato dal

predicato.

• … quello delle Istituzioni Totali (l’esercito e le carceri)

dove sono numerose -> punteggiatura: prima di una

relativa non restrittiva ci vuole la virgola.

• … sono numerose le infrazioni sull’uso del lei per… ->

reggenze: le infrazioni all’uso.

• … si è passati da un tassativo uso non reciproco degli

allocutivi, al “tu” reciproco fin… -> punteggiatura: la

virgola separa due elementi collegati (da y a z).

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TERZO RIASSUNTO

L’autore dice che sono alternati indifferentemente, non che sono usati con disinvoltura.

È un’informazione secondaria, non la tesi. Inoltre, esamina alcuni ambiti (non “i diversi ambiti” = tutti)

L’autore non dice che il lei in azienda è solo asimmetrico, né dà valutazioni così nette (“purtroppo”).

Manca il riferimento alle norme.

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Perché “intanto”?

L’autore non fa riferimento alle “speranze” qui citate.

Questa conclusione pare un po’ forzata rispetto a quanto detto dall’autore; inoltre, perché “continua”?

Se non si precisa che si tratta della diffusione del tu reciproco si perde l’idea del testo originale.

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Problemi di forma

• … argomenta la sua tesi su come ancora… ->

reggenza: … la sua tesi, secondo la quale…

• … nelle cosi dette “istituzioni totali”… -> ortografia:

cosiddette

• All’alunno, intanto, il “tu” è garantito […] nelle

università, che una volta erano il traguardo della

crescita e della maturità di uno studente, e quindi come

simbolo aveva il diritto a sentirsi… -> sintassi: il

soggetto della frase principale è il “tu”, mentre il verbo

aveva è concordato a senso con lo studente.

• L’uso del “tu” che tende all’universale -> sintassi e

lessico?: la tendenza all’uso universale del tu.

• … è universale la lingua inglese -> sintassi e lessico?:

(l’uso del tu) è universale nella lingua inglese.

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Proposta di correzione

Sobrero nota come oggi il tu e il lei vengano spesso

indifferentemente alternati dagli italiani.

Nelle aziende sembra essersi imposto il tu fra pari grado

e il lei reciproco fra superiore e inferiore, ma in realtà l’uso è

poi regolato da considerazioni e scelte personali più che da

norme legate alla gerarchia: c’è chi rimarca la propria

superiorità di grado anche attraverso l’uso asimmetrico degli

allocutivi e chi invece preferisce conquistare autorevolezza

ricorrendo ad altri comportamenti più sostanziali.

Anche nelle cosiddette istituzioni totali (esercito e

carcere) si è cercato di imporre, con appositi provvedimenti,

un uso reciproco degli allocutivi, ma nella pratica resta forte

la tendenza a sottolineare con il tu non reciproco la

superiorità nei confronti del sottoposto o del detenuto.

Nella scuola, a partire dagli anni Settanta, i mutamenti

nel livello di formalità dei rapporti tra insegnante e allievo

hanno portato alla crescente diffusione del tu reciproco,

soprattutto alla materna e alle elementari, ma spesso anche

alle medie e alle superiori.

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La situazione appare per certi versi opposta

all’università, dove al lei reciproco, che segnava un tempo la

conquista da parte dello studente dello status di individuo

adulto, si è sostituito l’uso asimmetrico del tu da parte di

alcuni docenti. Tale uso risulta spesso ambiguo, rivelando

un atteggiamento che l’autore interpreta come ammiccante,

demagogico e giovanilistico.

In conclusione, Sobrero sottolinea come l’apparente

democraticità dell’uso esteso del tu possa in realtà

nascondere connotazioni ambigue se non addirittura

negative. Del resto, nota l’autore, negli usi della lingua vi è

poco di semplice e lineare, specialmente quando alle

questioni linguistiche sono strettamente intrecciati problemi

delicati come i rapporti di potere.

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