Valori - Supplemento Banca Etica in Spagna

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Banca etica

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  • Finanzaeticaper

    indignados

    Dopo 15 anni di crescita in Italia, Banca Etica apre la prima succursaleallestero, a Bilbao. Un percorso natodal basso che ha coinvolto oltre 5.000

    persone in tutta la Spagna

    SuPPLEmENto al n. 124 di

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  • FINANZA ETICA PER INDIGNADOS

    2 SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

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    1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

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    640

    761813

    775

    NUMERI

    36.888socitotali

    30.991personefisiche

    5.897personegiuridiche

    I CREDITI CONCESSI RISPETTO ALLA RACCOLTAFONTE: PROSPETTO INFORMATIVO BANCA ETICA - ABI MONTHLY OUTLOOK DICEMBRE 2013

    Dati Banca Etica Dati sistema bancario italiano2010 58,44% 62%2011 63,36% 64%2012 63,20% 62%2013 63,5% 60,8%

    I FINANZIAMENTI DELIBERATI DA BANCA ETICA

    1.820[2010]

    2.573[2011]

    3.809[2012]

    4.777[2013]

    NUMERO DEI SOCI FONTE: FIARE

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    Crediti concessi Capitale sociale

    14,5

    24,4

    26,8 28,9

    4,73,92,82,1

    2010 2011 2012 2013

    LA CRESCITA DI FIAREFONTE: FIARE

    [in milioni di euro, cumulati]

    FIARE

    BANCAETICA

  • editoriale

    3SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    LA SPAGNA SOSTENIBILEOGGI

    stato un caso studio. In positivo, per lincre-dibile sprigionamento di vitalit dopo il cu-po periodo dittatoriale che ne ha fatto unademocrazia compiuta, ma anche un Paese econo-micamente reattivo. NellEuropa del Dopoguerranessun processo di crescita e cambiamento strut-turale stato cos rilevante come quello spagnolo,sia per il livello di avanzamento che per la profon-dit e rapidit delle trasformazioni. Nella storia del-lEuropa occidentale il ventesimo secolo stato ilperiodo del riscatto democratico, dellaffermazio-ne dei diritti e della libert dei cittadini. E di unideadi Europa delineata durante la Guerra dagli ideato-ri del manifesto di Ventotene. A lungo la Spagna stata relegata ai margini di questa rivoluzione de-mocratica, oppressa dalla dittatura franchista, unmix di conservatorismo e arretratezza sociale. Il fa-scismo agrario si rivel un fallimento, ma gli stessiprincpi interventismo e autarchia guidaronoanche la politica industriale. I danni della guerraerano stati in questo campo sensibili, ma nondrammatici, specie per quanto riguarda gli impian-ti baschi e catalani, consegnati quasi intatti ai na-zionalisti. La libert dimpresa fu severamente limi-tata a mezzo di decreti (20 agosto 1938, 8 settembre1939), i piani di industrializzazione furono vincola-ti alla creazione dellINI (Istituto Nacional de la In-dustria) nel settembre del 1941, che trasformava loStato nel maggiore imprenditore industriale (spe-cie per le forniture militari), e i mono/oligopoli di-vennero la regola. I salari reali diminuirono di dueterzi rispetto allanteguerra, n si potevano difen-dere senza sindacati e/o azioni rivendicative, e unamastodontica burocrazia costrinse gli imprendito-ri a ununica forma di concorrenza, volta esclusiva-mente a garantirsi appoggi politici, amministrativied economici. Ne scatur una depressione profon-

    da e fino al 50 lindustria del Paese non raggiunse ilivelli produttivi del 30; il reddito pro capite rag-giunto nel 1935 non verr del tutto recuperato finoal 1954. Nei due decenni successivi il regime misein campo interventi di modernizzazione che porta-rono a un piccolo avvicinamento del Paese alla me-dia europea, ma poco prima della morte di Franco,nel 1975, la distribuzione degli occupati era ancoracaratterizzata da un 22% in agricoltura, 38% nel-lindustria e 40% nel terziario. La rivoluzione postfranchista ha cambiato parte della struttura econo-mica e sociale della Spagna. passata da unecono-mia subordinata alle fluttuazioni dellagricoltura,con un alto grado di isolamento e gravi differenzesociali, a uneconomia con la struttura produttiva diunindustrializzazione consolidata. La Spagna de-mocratica ha vissuto negli ultimi ventanni un velo-ce processo di avvicinamento allEuropa; lintegra-zione stato largomento centrale, specialmentedal lato economico. Ma dagli anni 90 qualcosa si inceppato: il ruolo preponderante della finanza e ilboom speculativo immobiliare hanno prodottouna bolla, esplosa con la crisi del 2007-2008 che do-vrebbe far ripensare dalle fondamenta il sistemaeconomico-sociale iberico. Ma sul fronte dellener-gia qualcosa accaduto: nel 2013 le rinnovabilihanno raggiunto il 42% del mix elettrico, grazie an-che a uneccezionale produzione idroelettrica, ed in costruzione il primo parco fotovoltaico senza in-centivi, in grado di produrre energia in grid parity.Il segno che, grazie alla posizione geografica, laSpagna pu essere, insieme allItalia e alla Grecia,leldorado di sistemi sostenibili integrati, dallagri-coltura alle fonti rinnovabili, dallabitare al turismosostenibile. questa la Spagna con cui Banca Eticaha scelto di interagire, aprendo proprio qui la suaprima succursale estera

    di Andrea Di Stefano

    Supplemento al numero 124dicembre 2014/gennaio 2015 - anno 14 mensile www.valori.itRegistro Stampa del tribunale di milano n. 304 del 15.04.2005editore Societ Cooperativa Editoriale EticaVia Napo torriani, 29 - 20124 milanopromossa da Banca Eticadirettore editorialemariateresa Ruggiero([email protected])direttore responsabileAndrea Di Stefano ([email protected])caporedattore Elisabetta tramonto ([email protected])grafica, impaginazione e stampaPublistampa Arti graficheVia Dolomiti 36, Pergine Valsugana (tN)

    testi a cura di matteo Cavallito, Emanuele Isonio, Pere Rusol, mariana Vilnitzkytraduzioni a cura diSilvina DellIsolatesti originali tratti dal dossier La economia social cambia de marcha,pubblicato sul mensile AlternativasEconomicas N18 di ottobre 2014editing e coordinamentoElisabetta tramonto

    Il Forest Stewardship Council(FSC) garantisce tra laltro chelegno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali.

  • Q uindici anni fa sembrava un sogno per vi-sionari, bollato come irrealizzabile dallamaggior parte del pensiero economicomainstream. Costruire una banca che, per statuto eper volont dei propri soci, aiutasse a far circolaredenaro nel proprio Paese, finanziando iniziativenel campo sociale, assistenziale, educativo ed am-bientale, in modo trasparente e senza investire inprodotti finanziari speculativi, produzione di armio scudi per evasori fiscali. E, come tutti i sogni, an-che quello di Banca Etica ha dei numeri da dare: 17sportelli, 200 dipendenti, 37mila soci, 883 milionidi risparmio raccolto e 775 milioni di finanziamen-ti distribuiti a 7.142 progetti. Ma il numero pi im-portante : uno. Che verr scritto dora in avanti in

    Spagna. Uno. Come la succursale della banca cheha aperto nelle settimane scorse a Bilbao.

    Dellesigenza di consolidare lesperienza delcredito sociale e della finanza alternativa anche interra iberica si parler pi diffusamente negli arti-coli delle prossime pagine. Ma la scelta del boarddi Banca Etica di figliare in Spagna pi che fruttodi strategia commerciale piuttosto il risultato diun percorso portato avanti con Fiare, Fondazioneper il risparmio e il credito responsabile.

    UN PERCORSO LUNGO OTTO ANNIAnche da noi spiega Peru Sasia Santos, membrodi Fiare e oggi consigliere damministrazione diBanca Etica sentivamo lesigenza di un punto di

    FINANZA ETICA PER INDIGNADOS

    Primi passiin Spagnaper Banca Eticadi Emanuele Isonio

    A Bilbao apre la succursale della banca. 10 anni di cammino insieme aFiare che ha saputo convogliare persone e organizzazioni che voglionoportare democrazia e giustizia anche nel sistema finanziario

    di Emanuele Isonio

    Biggeri: Non solo domanda da intercettare. La finanza eticacresce dove ci sono clientiattenti che chiedono conto di come vengono usati i soldi

    Lesperienza spagnola ci fa tornare in-dietro di 15 anni e riassaporare le emozio-ni di quando abbiamo costruito in Italia unnuovo tipo di banca. Lapertura della suc-cursale di Bilbao equivale a salire su unamacchina del tempo per chi ha vissuto iprimordi di Banca Etica. Come lattualepresidente, Ugo Biggeri.

    In Italia non c pi quel tipo di passione?Siamo in et matura, le sensazioni sono ine-vitabilmente diverse. Per gli spagnoli il com-pimento di un sogno. una bella sensazione:contagiosa anche per noi.

    Che cosa lecito aspettarsi in Spagna?Nel settore bancario la prudenza dobbli-go. Ma confidiamo di replicare i dati posi-

    tivi avuti in Italia. Ci sono tutte le premes-se per intercettare una domanda forte diunire etica e finanza.

    La crisi economica stata un alleato?Probabilmente s, come in Grecia: ma arri-vare in un Paese in un momento difficile nonaiuta la crescita di un settore. Abbiamo ac-cettato la scommessa spagnola grazie al

    PER CRESCEREIN EUROPASERVONOCORRENTISTICONSAPEVOLI

    UGO BIGGERIpresidente di Banca Etica

    4 SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

  • riferimento per i finanziamenti alle realt delleco-nomia civile. E, infatti, la risposta stata subitomolto positiva.

    Due gli aspetti che sono stati immediatamen-te notati (e apprezzati) dagli spagnoli: la possibili-t di aprire i cordoni del credito a soggetti altrovedifficilmente bancabili (l82% di chi ha ricevutofinanziamenti dal circuito Banca Etica lha indica-to come indispensabile per mettere in piedi o pro-seguire la propria attivit) e, nonostante questo, iltasso di crediti in sofferenza pi basso che nel re-sto del sistema bancario tradizionale (a fine 2013era a 2,02% contro una media di 7,7).

    In dieci anni Fiare, con la consulenza di BancaEtica, attraverso i libretti di risparmio dei propri so-ci, ha permesso di raccogliere 40 milioni di euro chesi sono trasformati in 30 milioni di finanziamentiper 200 progetti del Terzo settore. Con laperturadella succursale di Bilbao i cinquemila soci di Fiare,che gi oggi sono coordinati in 21 gruppi locali, daiPaesi Baschi alle Baleari, dallAndalusia, alla Catalo-gna, alla Galizia, diventeranno a tutti gli effetti socidi Banca Etica, e potranno utilizzare gli strumenti fi-nanziari offerti dallistituto ai propri correntisti. Ilgrande lavoro ora sar di contattarli uno ad uno perproporgli di aprire un vero conto corrente con tuttii servizi che esso prevede. Una tappa essenziale perpassare dalla semplice raccolta alla conformazionedi un istituto bancario vero e proprio.

    CRISI, ALLEATO INVOLONTARIOTra laltro, per una volta, la crisi potrebbe diventareun inconsapevole alleato per il percorso di consoli-damento di esperienze della finanza etica. Nato in

    tuttaltro contesto, quando il Paese iberico, nelleraZapatero, sembrava destinato a una crescita impe-tuosa, tanto da far parlare di miracolo spagnolo. Ilgoverno socialista ormai un lontano ricordo. E larealt oggi drammaticamente diversa. Con rica-dute evidenti per laltra economia: La recessionee i tagli selvaggi allo Stato sociale portati avanti daigoverni spagnoli hanno colpito duramente il no-stro Terzo settore, spiega Peru Sasia. Non a caso,molte realt del commercio equo, del mondo agri-colo e ambientale, sono diventate negli ultimi annipromotrici dellavventura spagnola di Banca Etica.La recessione ha in qualche modo aperto gli occhidi molti, diffondendo la consapevolezza di quantosia importante orientare eticamente gli investi-menti finanziari per costruire un circolo virtuosoche aiuti lo sviluppo del Paese reale. Lasciando abocca asciutta, almeno per una volta, gli avvoltoidella finanza tradizionale.

    FINANZA ETICA PER INDIGNADOS

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    grande lavoro fatto negli ultimi dieci annicon Fiare. Una valutazione squisitamentecommerciale probabilmente avrebbe sug-gerito di iniziare altrove lespansione estera.

    Quali sono i fattori che fanno aumentare la domanda di prodotti finanziari etici?Sono due: un mercato bancario maturo, incui i correntisti siano sufficientemente pre-parati per chiedere alle banche come stannousando il loro denaro. E la presenza di biso-gni forti a cui rispondere: un Terzo settoreconsolidato, una societ civile organizzata edifficolt di accesso al credito per le realtimprenditoriali pi piccole.

    E dove sono in Europa queste condizioni?Stiamo notando un fermento in Croazia, Ro-

    mania, Austria, Portogallo. Realt che sistanno avvicinando alla rete di banche eti-che europee riunite in Febea. Altrove comein Germania c maggiore difficolt di pene-trazione: la presenza di un sistema banca-rio cooperativo forte copre di fatto il settoree riduce i margini di intervento.

    Basta offrire prodotti etici per attirareinvestitori?La questione dellefficienza un tema che giusto porsi ed un elemento che aumentacon il consolidarsi del settore. Dobbiamo am-mettere che i primi caff equosolidali eranouna mezza porcheria. Oggi sono di qualit al-ta. I prodotti finanziari di Banca Etica sono gioggi di livello analogo a quelli del sistemabancario tradizionale.

    Arriveremo a vedere conti correnti gratuiti in Banca Etica come per altre banche?Sarebbe come voler comprare prodotti daagricoltura biodinamica con prezzi da di-scount. Una grande banca pu proporreconti gratuiti perch ha la possibilit di fareinvestimenti in perdita. Per realt piccole impossibile. Lobiettivo realistico offrireun ottimo servizio a costi ragionevoli. Lostiamo gi facendo e dovremo continuaresu questa strada. Ma il vero problema dellafinanza etica oggi un altro: lerogazionedei crediti. Banca Etica finora ha concessoun euro di finanziamenti per ogni euro rac-colto. Ma nellultimo anno il risparmio cre-sciuto mentre i crediti sono rimasti al palo.Dobbiamo far crescere leconomia sociale ela qualit dei progetti da finanziare.

    LIBRIEsce la traduzione in spagnolodell'ultimo libro di Ugo Biggeri: Il valore dei soldi, il titolo italiano, EL VALOR DEL DINERO, quello spagnolo

  • FINANZA ETICA PER INDIGNADOS

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    Una nuova banca,finalmente

    Q uattro cifre: 1.550. Molto pi che un nu-mero, il codice di Fiare Banca Etica, laprima banca etica a base cooperativa adoperare in Spagna. Il 15 luglio ha ottenuto il via li-bera dagli enti regolatori e dall1 ottobre apre aiprivati. La banca ha appena iniziato la sua attivit,ma ha gi una lunga storia alle spalle, iniziata co-me Progetto Fiare nel 2003 che rinasce oggi comeFiare Banca Etica, parte integrante di una bancaeuropea con sede in Spagna dove ormai contacon 5.300 soci che hanno sborsato 5 milioni di eu-ro di capitale sociale e in Italia, dove la Banca Po-polare Etica ha 37mila soci e 15 anni di esperienzacommerciale e di prestigio.

    UNICA IN SPAGNAIn Spagna Triodos Bank si presenta da anni con ilmarchio commerciale di banca etica, ma per lesue caratteristiche si colloca maggiormente nelsettore di banca con valori etici, in questo casoincentrata sul rispetto dellambiente. La differen-

    za che Fiare Banca Etica una cooperativa in cuii clienti sono in realt soci che partecipano ai pro-cessi decisionali della banca in condizioni di pari-t, cosa che la distingue anche dalle cooperative dicredito tradizionali.

    I soci hanno lo stesso peso, indipendentementedal capitale conferito in linea coi principi coope-rativi e nessuno pu superare l11% del capitalesociale. Inoltre, la banca non distribuisce dividendi,perch i proventi sono destinati in modo integrale alrafforzamento del capitale e ad estendere le linee dicredito per sostenere leconomia sociale.

    La partecipazione dei soci al processo decisio-nale non sminuisce la professionalit, come di-mostra lesperienza in Italia di Banca PopolareEtica, che ha concesso prestiti per 1.800 milioni dieuro e ha un tasso dinsolvenza del 2% quando nelcircuito bancario tradizionale spagnolo si superail 13%. Ci dovuto al fatto che i progetti da fi-nanziare richiedono una doppia approvazione,quella da parte del comitato etico-sociale, com-

    di Pere Rusol*A 11 anni dalla sua nascita, dallo scorso ottobre Fiare Banca Etica offre i suoi servizi ai privati. A disposizione anche agenti a Madrid e Barcellona. E unagenzia virtuale

    SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    In basso, unassemblea di Gitnei Paesi Baschi. A pag. 7, la succursale a Bilbao

    * traduzionedi Silvina DellIsola

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    posto da soci eletti nelle loro circoscrizioni, equella del comitato finanziario, costituito da pro-fessionisti.

    UNA BANCA A TUTTI GLI EFFETTIFino ad oggi, Fiare aveva operato a supporto degliattori delleconomia sociale, con una minima ope-rativit verso i privati, era soggetta alla legislazioneitaliana e pertanto con non pochi vincoli operativi etecnici. La novit che, dora in poi, potr offrire aiprivati tutti i servizi di base: internet banking, contodeposito, prestiti rateali tra i 12 e i 60 mesi, domici-liazioni bancarie, carte di credito Servired (CasseRurali), oltre a tutte le garanzie previste per i clientidi qualsiasi altro istituto bancario, tra cui la coper-tura del Fondo di Garanzia dei Depositi.

    Listituto ha iniziato con una sede a Bilbao, mapu contare agenti a Madrid e Barcellona e unagen-zia virtuale on line sul sito internet: www.fiarebancaetica.coop. La priorit iniziale fornire serviziai soci che siano gi clienti, nonostante le difficol-t esistenti (circa 2.300 soggetti), poi al resto deisoci (altri 3.000) e cominciare ad allargare la basesociale da inizio 2015.

    Per diventare clienti, il modo pi razionale diventare soci, cosa che richiede un conferimentominimo di circa 300 euro al capitale sociale. Es-sere cliente senza essere socio non ha molto sen-so perch non offriamo una grande redditivit ncondizioni particolari, spiega Juan Garibi, diret-tore della filiale spagnola.

    La missione della banca quella di sostenereprogetti nel settore delleconomia sociale e solidale,ed questo quello che apprezzano le persone chevogliono tenere i loro soldi da noi, conclude.

    SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    di Matteo Cavallito

    Convivir, Deixalles, Cortijo Covaroca. Sono alcuni dei progetti spagnoli finanziati da Fiare Banca Etica

    Lavoro, solidariet, responsabilit sociale. Sono gli elementi principali al-la base delle iniziative finanziate in Spagna da Fiare Banca Etica. Progetti nati conlobiettivo di promuovere opportunit nuove e soluzioni diverse. Come, tra le altre,quelle proposte da Convivir (www.apartamentosconvivir.com), progetto socialee residenziale che si pone come vera e propria alternativa ai tradizionali ospizi.

    CONDIVISIONE E SOLIDARIET:I FINANZIAMENTI DI FIARE

    Nata su iniziativa di un gruppo di persone ormai in pensione o prossime al ritiro dal lavoro, la cooperativa Convivir lavora per la creazione di un complesso residenziale di oltre settemila metriquadri nel paese di Horcajo de Santiago, un piccolo comune dellaprovincia di Cuenca, nella comunit autonoma di Castiglia-Lamancia. Il progetto, spiegano dal Fiare, pensato per personeanziane autonome e indipendenti che vogliono vivere insieme ad altri coetanei in un ambiente di amicizia e cooperazione

    capace di stimolare le relazioni di convivenza in un clima che faciliti linvecchiamento attivo e salutare e la prevenzione delle situazioni di dipendenza. I lavori di costruzione, iniziati lo scorso gennaio, sono sostenuti da un credito di tre milioni di euro erogato da Fiare BancaEtica che ha consentito alla cooperativa di superare limpasse riscontrato nei circuiti bancaritradizionali. Lerogazione del prestito, spiegano i promotori, ha dato limpulso definitivo alprogetto ponendo fine a quella lunga ricerca costellata di ostacoli e difficolt poste da diversioperatori tra cui altre entit finanziarie. I lavori dovrebbero concludersi allinizio del 2015.

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    tra le iniziative finanziate merita unasegnalazione il sostegno alla FundacinDeixalles, un ente senza scopo di lucro attivonelle Isole Baleari dal 1986, anno dellaperturadella prima sede a mallorca. Liniziativa, estesasi

    a partire dal 2003 anche ad Ibiza, si concentra sui temi delleconomia solidale e della gestioneresponsabile dellambiente promuovendo iniziative occupazionali per le persone a rischio di esclusione sociale. Dotata di officine apposite per il trattamento dei rifiuti, la Fondazioneimpiega i lavoratori nelle varie fasi del processo di gestione a partire dalla raccolta eproseguendo con attivit specifiche come la lavorazione del legno e il riciclo dei materiali.Deixalles spiegano dal Fiare riunisce in un solo progetto molti obiettivi di trasformazionesociale e solidale per contribuire alla costruzione di una societ pi giusta e sostenibilefavorendo linserimento lavorativo di persone escluse o a rischio di emarginazione.

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    un obiettivo del tutto analogo a quelloperseguito dalla Fundacin El Sembrador, enteprivato senza scopo di lucro impegnato al momento nella creazione di unimpresadedicata allinserimento occupazionale presso

    Nerpio, un comune della provincia di Albacete. Lente, denominato Cortijo Covaroca, svolgeattivit di creazione di posti di lavoro nel settore alberghiero nonch nel comparto agroforestalee in quello delle produzioni di qualit. Le attivit principali riguardano la formazione dei lavoratori e la sensibilizzazione degli altri operatori nel settore dellinserimento lavoratori e si rivolge alle persone appartenenti a categorie a rischio. Il progetto ha ricevuto un finanziamento da 72.500 euro da Banca Etica come anticipo di una sovvenzione giapprovata dallassessorato alla salute e al benessere sociale (Consejera de Salud y BienestarSocial) del governo locale della comunit autonoma di Castiglia-La mancia.

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    Leconomia sociale resiste alla crisi

    L economia tradizionale guarda consufficienza alleconomia sociale, comese fosse un mondo puramente idealisti-co, se non proprio fatto di hippy. Certamente allabase delleconomia sociale ci sono degli ideali, mala sua attivit produttiva molto concreta. E il suoimpatto economico ormai rilevante, in crescita,e sembra fare affidamento su hippy molto specia-li, oltrech numerosi.

    NUMERI CHE CONTANOSecondo uno studio macroeconomico dellUe ela-borato dal CIRIEC (International Centre of Researchand Information on the Public, Social and Coope-rative Economy) e coordinato da Jos Luis Mon-zn e Rafael Chavez dellUniversit di Valencia,leconomia sociale in Europa contribuisce con pidi 14 milioni di posti di lavoro, di cui 1,2 milioni in

    Spagna. E, considerando limpatto complessivo,tra cui loccupazione indiretta, le cifre raddoppia-no: secondo stime del CEPES la confederazionedelle aziende delleconomia sociale in Spagna siparla di 2,3 milioni di lavoratori in 44.500 aziende,con un fatturato di 150 miliardi, pari al 12% del Piliberico.

    Leconomia sociale molto variegata e com-prende diverse forme giuridiche le cooperative,in tutte le loro varianti, le societ a partecipazioneoperaia, le associazioni mutualistiche, le fondazio-ni (vedi MAPPA a pag.13) con due caratteristichecomuni: non comanda il capitale e il fine ultimonon il profitto privato. Le cooperative ne sonolemblema e non sono certo un paradiso hippy: esi-stono 1.465 cooperative in 42 Paesi che superano i100 milioni di dollari di fatturato annuo.

    IL BALZO IN AVANTISi tratta di cifre di per s impressionanti, ma gliesperti concordano sul fatto che ci sono le condi-zioni per un grande balzo in avanti: i cambiamenticulturali dovuti alla crisi, una maggiore capacit diresistenza e lo sbarco in grandi settori strategici co-me quello bancario, lenergia e le telecomunicazio-ni. Leconomia sociale finora stata un buon am-mortizzatore, ma adesso pronta per il decollo.Leconomia sociale il futuro, perch la crisi attua-le ha causato un cambiamento radicale in moltepersone, afferma Juan Antonio Pedroza, presiden-te del CEPES. Ed ormai chiaro che leconomia de-ve essere organizzata in modo diverso, aggiunge.

    La crisi si rivelata grave anche per leconomiasociale, ma questultima ha mostrato una maggio-re resistenza nonostante il crollo di un simbolo co-

    di Pere Rusiol*Laltra economia iberica ha resistito meglio alla crisi. 1,2 milioni di postidi lavoro in Spagna, 14 in Europa. E adesso nuove cooperative entranoin settori chiave come il credito e lenergia.

    SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    * traduzionedi Silvina DellIsola

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    2009 2012 20132010 20112008

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    2008=100

    Datori di lavoro Dipendenti del settore privatoLavoratori autonomi Lavoratori delle cooperative

    RESISTENZA PRIMA DELLA CRISIFONTE: ELABORAZIONE ESEGUITA SULLA BASE DEI DATI INE (ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA SPAGNOLO) E DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE

    [andamento dei posti di lavoro. I dati 2013 sono in % dei posti di lavoro esistenti rispetto al 2008]

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    me quello legato al gruppo Fagor sia stato presen-tato dalleconomia tradizionale come un falli-mento della cooperazione. Questa maggior resi-stenza stata riconosciuta chiaramente dalGoverno: La crisi ha colpito le imprese sociali co-me ha fatto con le altre imprese, ma leconomiasociale ha dimostrato una maggiore capacit dicreare e mantenere posti di lavoro, ha detto unportavoce del ministero del Lavoro di Madrid.

    E lo confermano i dati ufficiali della previden-za sociale: dopo la crisi del 2008, le cooperativehanno perso il 10% degli occupati, mentre i lavo-ratori autonomi sono diminuiti del 15%, i dipen-denti del settore privato del 20%, e il numero deidatori di lavoro sceso del 25%. Inoltre ogni an-no si creano sempre pi cooperative di lavoro nel 2013 sono state 950, +66% rispetto al 2008 ed aumentata la trasformazione di attivit com-merciali in cooperative con almeno 75 impresedallinizio della crisi, la met di tutte quelle tra-sformate nella Ue, secondo la COCETA (la confe-derazione delle cooperative di lavoro spagnole) e lanno scorso la previdenza sociale ha registra-to la creazione netta di 7.100 posti di lavoro nellecooperative.

    LAUTOGESTIONE COMPETITIVALa chiave di questa resistenza, secondo il profes-sor Monzn, il modello di governance. Lauto-gestione molto competitiva perch i lavoratorisono anche soci, sono motivati, cosa che agevolail rispetto dei patti sociali, sottolinea il presiden-te di CIRIEC-Spagna. Pedreno ha utilizzato anchela parola missione: I soci fanno di tutto per por-tare avanti il loro progetto, spesso visto come unamissione. E lui sa di cosa parla: quando nel 1982ha dato vita alla sua cooperativa di formazione aMurcia tutti dicevano che era meglio lasciar per-dere. I soci della cooperativa hanno lavorato treanni senza stipendio, ma oggi la Societ Coopera-tiva Severo Ochoa una realt costituita da 140 la-voratori. Questo modello di governance, per defi-nizione pi democratico e trasparente, con ilavoratori nella stanza dei bottoni, impedisce stra-tosferiche differenze salariali, una delle ragioni checontribuisce a spiegare la crisi. Uno studio del sin-dacato americano AFL-CIO pone a 354 il parame-tro della differenza retributiva tra dirigenti e lavora-tori nelle grandi aziende americane. Vale a dire cheil Ceo prende 354 volte pi che il lavoratore. In Spa-gna lo stesso studio ha stabilito in 127 volte il diva-rio retributivo delle imprese quotate alla Borsa spa-gnola, mentre le cooperative si attestano intorno a3 volte e solo eccezionalmente raggiungono le 8.

    ICON: MODELLO COOPERATIVO stata proprio la possibilit di partecipare a uneco-nomia pi democratica che ha portato Eduard Ca-stell a scegliere lassetto cooperativo quando la so-ciet di ingegneria dove lavorava ha chiuso nel 2007.Tutto fu travolto da una pessima gestione e direzio-ne che non ascoltava n rispettava i lavoratori, spie-ga. Al momento del licenziamento, con tre colleghicostitu la Incod, con sede a Matar (Barcellona), ba-sata su una filosofia diametralmente opposta. Han-no sudato le classiche sette camicie, perch Incod nata nel bel mezzo dello tsunami della crisi, ma oraprevedono di aggregare, a breve, altri quattro soci.

    Castell e i suoi colleghi hanno potuto iniziarela loro avventura capitalizzando il sussidio di di-soccupazione, che pu essere destinato a creareuna cooperativa. Nel 2013 fino a 3.612 personehanno capitalizzato tale prestazione per crearneuna o partecipare a una gi esistente, il 6,5% in pirispetto al 2012.

    Icon ha scelto di non chiedere prestiti per evi-tare di nascere gi indebitata, cosa che comunquesarebbe stata oltremodo difficile dato che la crisiaveva prosciugato il mondo del credito. E lo sman-tellamento delle Casse si rivelato unulterioreproblema, perci il settore dipende pi che maidalle cooperative di credito e dalle Casse Rurali,che in generale sono in buona salute, con unaquota di mercato del 6% e un patrimonio di oltre130 miliardi di euro.

    ARRIVA BANCA ETICAMa la grande novit larrivo di nuovi attori diret-ti a base cooperativa, come Banca Etica, che halobiettivo di essere il lubrificante per far funzio-nare tutti gli ingranaggi del mercato sociale, se-condo le parole di Xavi Teis di Coop57, cooperati-va di servizi finanziari in piena espansione: nel2008 contava su quattro milioni di euro conferitidai soci e 3,5 milioni di euro di prestiti concessi;oggi il capitale conferito supera i 21 milioni e si av-via a raggiungere i 10 milioni di credito erogato.

    SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    0

    200

    400

    600

    800

    1.000

    2009 2012 20132010 20112008

    950

    733633

    698656

    572

    CREAZIONE DI COOPERATIVE DI LAVORONuove cooperative di lavoro costituite in SpagnaFONTE: MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE

  • Fiare, il progetto di cooperazione pi ambizio-so di Banca Etica, ha concluso lo scorso autunnola sua strada verso la costituzione come banca,che offrir un ventaglio di servizi: banca on line,conto deposito, carte di credito. Listituto regi-strato come banca a partire dallestate.

    Finora Fiare aveva limitato la sua azione al fi-nanziamento di progetti per leconomia sociale,spesso esercitando funzioni di salvataggio primadel blocco del credito da parte delle banche con-venzionali. Un esempio concreto: il gruppo Pea-scal, cooperativa basca per la formazione occupa-zionale e incubatore di progetti dimpresa perlinserimento di gruppi a rischio di esclusione, nonriusciva ad avviare il suo grande progetto strategi-co della costruzione di una sede polifunzionale aBilbao fino a che non intervenuta Fiare, come di-ce il suo manager Santi Membibre. Il gruppo ha tredecenni di straordinario lavoro, conti in ordine,160 dipendenti e ogni anno forma pi di 2.500 per-sone, ma non aveva avuto modo di coinvolgerenessuna banca in questo suo grande progetto.

    NUOVI TERRENI FERTILI Lemergere di alternative delleconomia sociale insettori chiave va ben al di l del comparto banca-rio e sinoltra in terreni ancora vergini e ambizio-si, come le telecomunicazioni, con lemergenteEticom-Somo Connexio, e nellenergia, con SomEnergia come simbolo consolidato: cooperativa dienergia verde, nata nel dicembre 2010, con 150 so-ci, che ora supera i 15mila. La sua previsione

    chiudere il 2014 con nove milioni di fatturato e for-nire energia elettrica a 22mila famiglie.

    Molte di queste nuove esperienze rientranonella economia solidale (vedi articolo alla pag.accanto), il segmento delleconomia sociale congli standard pi elevati in materia di democrazia,utilit sociale e trasparenza. Si tratta di un settoremilitante ma non per questo meno efficiente che si raggruppa attorno alla Rete delle Reti del-lEconomia Alternativa e Solidale (REAS).

    I dati in questo segmento sono ancora mode-sti, ma sono cresciuti nonostante la crisi: i posti dilavoro retribuiti sono aumentati da 3.300 a 7.300,tra il 2006 e il 2013, e il fatturato da 171 a 261 mi-lioni, cio un +52%. La gente si avvicina in cercadi valori e non di buoni affari, per poi scopre pro-dotti e servizi di alta qualit, spiega Charles King,della segreteria tecnica del REAS.

    ALLA FIERA DELLECONOMIA SOLIDALEUn indicatore del boom di questo settore sono leFiere dellEconomia Solidale, uniniziativa dellaXarxa dellEconomia Solidale, organizzazione cata-lana collegata al REAS, che ha iniziato a Barcellonanel 2012 con un format poi replicato con successoanche a Madrid, Saragozza, Bilbao e Pamplona. Ilprimo anno esposero alla fiera di Barcellona 120 or-ganizzazioni e settemila persone, numero salito nel2013 a 184 e 12mila rispettivamente. Questanno si tenuta dal 24 al 26 ottobre e il suo coordinatore,Xavi Palos, ha rilevato una presenza di circa 200 or-ganizzazioni. La Fiera cresciuta tanto che ottobre stato proclamato il mese dellEconomia Solidale,con eventi in tutta la Catalogna. La gente stancadi protestare e cerca alternative concrete, ha di-chiarato Palos.

    Tutto questo entusiasmo visto con soddisfa-zione da Josep Soriano, uno dei padri delle coope-rative a Valencia, che negli anni della transizioneha contribuito a creare cooperative molto affer-mate come la Caixa Popular, Consum e Florida.Soriano, sempre con i piedi per terra, avverte cheda oltre tre decenni rimane lo stesso punto criti-co: difficile trovare persone con spirito im-prenditoriale e, allo stesso tempo, con una pro-spettiva di distribuire la ricchezza. Tuttavia, lacooperativa Florida universitaria inizia questan-no un corso di imprenditorialit basato sulla me-todologia finlandese LEINN, che fin dal primogiorno simula la creazione di unimpresa, pro-gramma gi testato con successo presso lUniver-sit di Mondragon.

    Il mondo delleconomia tradizionale dovrebbeammettere che gli hippy sono cambiati davvero.

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    10 SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    Polonia

    Irlanda

    Regno Unito

    Spagna

    Francia

    Belgio

    Paesi Bassi

    Danimarca

    Germania

    Lussemburgo

    Italia

    MaltaCipro

    Grecia

    Bulgaria

    Romania

    Estonia

    Svezia Finlandia

    Lettonia

    Lituania

    Portogallo

    Rep. Ceca

    Austria

    Ungheria

    Slovacchia

    SloveniaCroazia

    P

    Percentuale11,1610,3010,239,749,027,657,3

    7,226,746,636,536,355,705,645,345,044,713,973,713,28 2,671,941,771,321,020,730,670,590,05

    SveziaBelgioPaesi BassiItaliaFranciaFinlandiaLussemburgoDanimarcaSpagnaEstoniaUE 28GermaniaAustria Regno UnitoIrlandaPortogalloUngheriaBulgariaPoloniaRepubblica CecaGreciaSlovacchiaRomaniaCiproMaltaSloveniaLituaniaCroaziaLettonia

    IL PESO DELLECONOMIA SOCIALE NELLA UE Percentuali dei posti di lavoro nelleconomia sociale rispetto al totale di ogni paeseFONTE: CIRIEC

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    11SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    Parlando di solidariet

    L economia solidale parte dellecono-mia sociale, ma ha caratteristiche pro-prie. Si tratta di aziende senza scopo dilucro, che garantiscono il rispetto dei principi chele governano, con una loro organizzazione rap-presentativa, la Rete delle Reti per lEconomia So-ciale e Solidale (REAS), e lavorano insieme perconseguire gli obiettivi prefissati, con particolareattenzione per il termine che le contraddistingue:la solidariet. Attingono al mondo del non-pro-fit: in questo settore lavorano pi volontari che di-pendenti: 19.195 rispetto ai 7.340 assunti, come ri-portano i dati della REAS, organizzazione cheraccoglie il 95% delle imprese del settore.

    Molto del lavoro svolto dalleconomia solidaleconsiste in attivit con un ridotto ritorno econo-mico: servizi alle persone (come la riabilitazionedal gioco compulsivo), tutela dellambiente, rici-claggio di materiali, finanza etica, cooperazioneinternazionale, commercio equo e solidale. 347 re-alt (cooperative, associazioni, imprese dinseri-mento) raggruppate in 15 organizzazioni settorialio geografiche che costituiscono la REAS.

    Fanno parte delleconomia solidale anche for-me di cooperazione mutualistica e senza scambimonetari: le valute sociali come lEcosol in Catalo-gna o il Boniato di Madrid; le banche del tempo ealtre forme di baratto. Un valore chiave per questeaziende la trasparenza: il bilancio comprende i ri-cavi da sovvenzioni che nel 2013 sono stati di 77 mi-lioni di euro (29,5%) rispetto a un fatturato com-plessivo di 157 milioni. In totale, considerandoanche altri introiti, ammontano, nel 2013, a 262 mi-lioni di euro. Si tratta, ovviamente, di cifre assai mi-nori rispetto al resto delleconomia sociale, se con-

    frontate ad esempio con quelle del gruppo Mon-dragon che nel 2013 ha fatturato 14 miliardi di euroe che ha consentito la creazione di 80.000 posti dilavoro. Ma sono numeri cresciuti a un ritmo veloce:dal 2006, i ricavi sono aumentati del 65%, passandoda 171 a 261 milioni di euro, ed pi che raddop-piato il numero di persone assunte, da 3.314 alle at-tuali 7.339, il 64% delle quali donne.

    Leconomia solidale non un movimento esclu-sivamente spagnolo, infatti in America Latina cunimportante presenza di una rete di grandi di-mensioni: la Rete Intercontinentale per la Promo-zione dellEconomia Sociale e Solidale (RIPESS).Ogni quattro anni organizza un forum mondiale,lultimo a Manila nel 2013.

    IL BILANCIO SOCIALEUno degli strumenti utilizzati per fare unautovalu-tazione del rispetto dei valori fondanti il bilanciosociale, strumenti gratuiti che la REAS cerca di dif-fondere e promuovere per una concreta applica-zione in ognuna delle organizzazioni aderenti. Audit incentrato su democrazia, uguaglianza, tute-la dellambiente, impegno sociale, qualit del lavo-ro. I criteri di bilancio sono stati applicati dallaCommissione per lAccoglienza per quei soggettiche potrebbero entrare a far parte del Mercato So-ciale di Madrid. Al di fuori delleconomia solidale,ci sono pi sistemi di audit, e molte imprese del-leconomia sociale a scopo di lucro pubblicano unrapporto annuale di sostenibilit. Ad esempio, laConfederazione Spagnola delle Cooperative di La-voro (COCETA) offre lo strumento RSCoop perlapplicazione della responsabilit sociale nellecooperative.

    di Mariana Vilnitzky*Un settore con quasi 20mila addetti, 70% dei quali volontari. 347 realtche offrono servizi sociali fondamentali, ma dal ridotto ritornoeconomico. Il bilancio sociale per verificare loperato delle aziende

    * traduzionedi Silvina DellIsola

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    12 SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    Culture diverse,obiettivi comuni

    di Matteo CavallitoLopinione di Pedro Sasia (Fiare): Parliamo quattro lingue differenti, ma con lo stesso orientamento verso lo sviluppo locale e la prossimit

    O rganizzazioni locali di so-lidariet, circuiti econo-mici di prossimit a basecooperativa, piccole attivit di microfi-nanza. Secondo il presidente di Fiare Pe-dro Peru Manuel Sasia Santos, il punto dipartenza sarebbe essenzialmente questo,un sostrato delleconomia alternativa incui la Spagna ha familiarizzato con il con-cetto di finanza responsabile. La storiaprende il via alla fine degli anni 90 per pro-seguire quindi nel decennio successivo,iniziato, come noto, con lennesimo boomimmobiliare e conclusosi con i default dimassa e gli indignados. Un disastro totale,ovviamente, ma anche, ricorda Sasia, unaspirale di crisi e protesta che ha indottosempre pi persone a comprendere la ne-cessit di una finanza etica e alternativa.

    Quali sono i principali promotori della finanzaetica in Spagna?Tanti, a partire dai sindacati e dai movi-menti sociali. Ma anche le piccole coo-perative locali, la stessa Chiesa cattolicae ovviamente Fiare, che fin dagli anni2000 si pone lobiettivo di creare una re-te di organizzazioni a partire dalle reti lo-cali esistenti. Il terreno in cui raccogliereil capitale sociale.

    Tante culture differenti insomma. un punto di forza?S, uno dei maggiori successi di Fiare con-siste nella possibilit di far confluire in un

    unico progetto persone e organizzazionisociali caratterizzate da culture molto di-verse. Insomma, un progetto statale com-posto da attori con diversi interessi locali.Parliamo quattro lingue castigliano, ga-liziano, basco e catalano proveniamo daculture diverse, ma abbiamo un orienta-mento comune verso lo sviluppo locale ela cultura territoriale di prossimit.

    Ricorda molto la tradizione delle cajas, cheper hanno fatto una brutta fine. Perch?Perch hanno perso la loro identit. Vede,in Spagna esistono storicamente tre mo-delli finanziari: quello delle grandi ban-che, che in definitiva hanno sostenuto lacrisi, quello delle cooperative di credito,anchesse capaci di reggere bene, e quellodelle cosiddette cajas de ahorro, le casse dirisparmio: in origine condividevano moltielementi base della finanza etica, a partiredallinteresse per lo sviluppo locale, ma coltempo hanno iniziato a caratterizzarsi pergli investimenti rischiosi, la diffusa corru-zione e luso irresponsabile dei fondi. Lepoche che sopravvivono si stanno trasfor-

    mando oggi in banche tradizionali. Il loromodello originale definitivamente se-polto.

    Gli stress test europei hanno promosso lebanche spagnoleGi, siamo i primi della classe! (Ride)

    e noi italiani gli ultimi. Ma i datimacroeconomici della Spagna non sonoancora confortanti. Grecia a parte, avete iltasso di disoccupazione pi alto dEuropaNon poi cos difficile superare gli stresstest, basta mantenere una strategia di ri-schio adeguata. Il problema, oggi, che inostri istituti saranno pure i pi virtuosima non collaborano alla risoluzione deiproblemi principali del Paese, a comin-ciare dalla mancanza di lavoro. Le grandientit bancarie sviluppano strategie di-fensive di contrazione del credito che so-no valutate bene dagli analisti ma che indefinitiva non servono a niente.

    Per questo aumenta lo spazio a disposizionedella finanza etica?S, la finanza etica contribuisce allo svi-luppo e quindi anche alla riduzione delladisoccupazione, finanziando progettiche hanno un impatto sociale e ambien-tale positivo. Ma il suo, bene ricordarlo,non uno spazio residuale bens per-manente. Uno spazio, insomma, in cuitrovare soluzioni alternative che passanoattraverso la finanza etica e solidale.

    PEDRO PERU MANUELSASIA SANTOSpresidente di Fiare

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    13SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    16%

    3%

    55%

    26%

    2

    RADIOGRAFIADELLECONOMIASOCIALELe cooperative sono il gruppo pinumeroso, seguite dalle societ a partecipazione operaia e dalleassociazioni. Il resto delle impreseraggiunge a malapena il 3% del totale

    Agroalimentare

    Insegnamento

    Trasporti

    Credito

    Lavoro

    Edile

    Consumo

    Servizi

    Marittime

    0,3%

    0,6%

    2,4%

    12,6%

    0,4%

    0,2%

    0,8%

    8,7%

    74%

    24.597

    A

    COOPERATIVERappresentano la pi grande famiglia delleconomia sociale. Operano sulla base dei principi di cooperazione: adesione volontaria e aperta dei soci,gestione democratica, partecipazione economica dei soci, istruzione, aggiornamento,informazione e interesse per il bene comune.

    7.212

    1

    ASSOCIAZIONISono associazioni per lo pi collegate ai movimenti a tuteladei disabili e per linserimento delle persone escluse.Agiscono principalmente dove il for-profit non funziona, chedi solito coincide con quei settori dove devono esseresoddisfatti diritti fondamentali delle persone.

    450CENTRI SPECIALI PER LIMPIEGOSi tratta di aziende che uniscono la fattibiliteconomica e la loro partecipazione al mercato con un impegno per i gruppi sociali pisvantaggiati sul mercato del lavoro. Il personale costituito da una quota elevata di disabili (il cuinumero non pu essere inferiore al 70% del totale dei lavoratori).

    198

    ASSOCIAZIONI DI PESCATORISono associazioni pubbliche di categoria, senza scopo di lucro,rappresentative degli interessi economici dei proprietari di pescherecci e dei lavoratori del settore peschiero. Operano come organi di consulenza e collaborazione delleamministrazioni competenti in materia di pesca e di regolamentazione del settore della pesca.

    64

    FONDAZIONIOrganizzazioni senza scopo di lucroche, per volont dei loro fondatori,destinano il loro patrimonio, in mododuraturo, alla realizzazione di un progetto dinteresse generale.

    391ASSOCIAZIONIMUTUALISTICHESi tratta di societ di persone, senza scopo di lucro,con struttura e gestione democratica, chegestiscono unattivit di assicurazione volontariaintegrativa rispetto al sistema di previdenza sociale.

    205IMPRESE DI INSERIMENTOLAVORATIVOSono strutture di apprendistato, il cui scopo quello di facilitare laccesso al lavoro per i gruppipi svantaggiati. In organico devono avere unapercentuale di lavoratori in corso di apprendistatoche, a seconda di ogni comunit autonoma, compresa tra il 30% e il 60%. L80% del redditodimpresa viene reinvestito nellazienda.

    11.322

    5

    SOCIET A PARTECIPAZIONE OPERAIAIn questo tipo dimpresa, pi del 50% del capitale sociale detenuto dai lavoratori. Si distinguono dalle cooperative di lavoro perch non necessariamente tutti i lavoratori fanno parte della societ. Ci sono due tipi di societ a partecipazioneoperaia: le societ anonime a partecipazione operaia e le societ consortili a responsabilit limitata (forme societarie spagnole prive di corrispondenza univocanellordinamento giuridico italiano).

    * traduzionedi Silvina DellIsola

  • FINANZA ETICA PER INDIGNADOS

    14

    Banche spagnolela quietedopo la tempesta

    Z ero euro. il risultato perfetto, centrato dal-le principali banche spagnole in occasionedellultimo esame europeo sulleventualecarenza di capitale. Lo certificano gli stress test dellaBce che ad ottobre hanno promosso senza riserva i15 istituti del Paese analizzati nelloccasione. Un suc-cesso, insomma, in un sistema bancario continenta-le tuttora soggetto a criticit (13 le banche bocciatenella Ue), nonch un motivo dorgoglio per Madrid,protagonista nel corso degli ultimi anni di un pro-cesso di ristrutturazione doloroso quanto necessa-rio per il superamento della colossale crisi sistemica.

    DALLA BOLLA IMMOBILIAREUna crisi, come noto, scatenata dalla proliferazionedegli asset tossici del mercato immobiliare, ovverodei titoli e dei prestiti diretti bruciati dalla spirale ri-bassista (default, pignoramenti, svalutazioni dellegaranzie, crollo dei prezzi) di un comparto su cui lo

    stesso sistema bancario aveva scommesso incauta-mente per anni, se vero come notava la Reuters che alla fine del 2008 il controvalore dei prestiti cir-colanti nel settore costruzioni aveva ormai raggiun-to i 300 miliardi di euro (quasi un terzo del Pil nazio-nale). La recessione, che investe la Spagna a partiredal 2009, il risultato, ma anche la concausa, del cir-colo vizioso innestatosi nel comparto real estate coneffetti, numeri alla mano, semplicemente impres-sionanti. Nel 2007, notava lo scorso febbraio WilliamChislett, ricercatore presso il Real Instituto Elcano,un think tank economico di base a Madrid, il tasso didefault sui debiti del settore immobiliare (operatoridel settore e costruttori) si collocava allo 0,6%, comea dire 6 casi di insolvenza ogni 1.000 prestiti. Con loscoppio della crisi si arriva a quota 25%. Tradotto: fal-lisce 1 su 4. Ma il problema, dicono i dati della WorldBank, non resta confinato al solo settore immobilia-re: lincidenza dei crediti non performanti (non-per-forming loans, ovvero le attivit non pi in gradodi ripagare capitale e interessi) sul totale dei prestitipassa dallo 0,7% pre-crisi al 4,1% registrato nel 2009(vedi a lato). Nei quattro anni successivi, evi-denziano ancora i dati, il livello di incidenza raddop-pia toccando quota 8,2 alla fine del 2013.

    AL SALVATAGGIO in questo contesto che matura il maxi piano disalvataggio orchestrato da Madrid con il sostegno(per 41,4 miliardi) dellUnione europea. La primaoperazione di soccorso leggasi nazionalizzazio-ne risale al marzo 2009 quando i contribuenti siprendono carico di CCM, banca di risparmio trop-po esposta sul fronte immobiliare e sepolta sotto ilpeso di unormai incolmabile carenza di capitale.

    GRAFICo

    di Matteo CavallitoLEuropa promuove lo status patrimoniale delle banche spagnole. Un risultato lusinghiero, figlio del maxi intervento di ristrutturazionerealizzato dopo lo scoppio della bolla immobiliare

    SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    0,8 0,7 0,9

    2,8

    4,14,7

    6,0

    7,58,2

    0

    2

    4

    6

    8

    10

    201320122011201020092008200720062005

    LASCESA DEI CREDITI NON PERFORMANTI (NPL): 2005-13FONTE: WORLD BANK (HTTP://DATA.WORLDBANK.ORG), 2014

    [NPL/prestiti totali - in percentuale]

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    15

    Ma il piano vero e proprio scatta circa tre mesidopo con la creazione del Frob, il fondo pubblicoistituito per scorporare gli asset tossici (costituendouna bad bank ad hoc) e sostenere il processo di ag-gregazione delle banche locali e regionali, le cosid-dette cajas (casse, vedi ) che, in quel momen-to, ammontano a 45 unit dotate di svariate filiali.La strategia, attraverso processi di fusione e acqui-sizione prevede la loro riduzione a un terzo del to-tale originario con lobiettivo di incrementarne lef-ficienza riducendo i costi eccessivi.

    Nel giugno 2011 il Governo di Madrid modifi-ca i poteri di intervento del Frob permettendo aquestultimo di fornire direttamente liquidit agliistituti per garantirne la ricapitalizzazione. A pro-seguire, nel frattempo, sono le operazioni di na-zionalizzazione che porteranno sotto il controllodiretto del Frob banche come CAM, NovaCaixa-Galicia, Catalunya Caixa, Unnim, Banco de Valen-cia e, soprattutto, Bankia, nata dalla fusione traCaja Madrid e altre sei banche pi piccole.

    Quotato in borsa nel luglio del 2011, rastrellandobuona parte del capitale dai piccoli risparmiatori,listituto sar nazionalizzato dieci mesi dopo trami-te la conversione in azioni delle sue obbligazioni ac-quistati in precedenza dallo Stato per 4,5 miliardi dieuro. Unoperazione, nota la Reuters, che nel miglio-re dei casi coster agli investitori retail una perditaminima del 70% sul valore dei titoli acquistati.

    IL FUTUROA conti fatti, notano oggi gli osservatori, il salvatag-gio del sistema bancario sembrato funzionare. Iprocessi di fusione delle banche spagnole sono sta-ti intensi e persino dolorosi, ma hanno dato indub-biamente i loro frutti in termini di profittabilit, haspiegato recentemente a Valori Silvia Merler, exanalista della Direzione Generale Affari Economi-ci e Finanziari (EN) della Commissione Europea (ECFIN) e attualmente Affiliate Fellow presso ilthink tank economico Bruegel di Bruxelles. Il risul-tato che dal 2012 ad oggi la Spagna ha ridotto lusodei fondi della Banca centrale pi velocemente e isuoi istituti hanno sperimentato un aumento del re-turn on equity (Roe, il rapporto percentuale tra ilreddito netto e il capitale proprio, in sostanza un in-dice di redditivit, ndr) oltre a una riduzione signifi-cativa dei costi di finanziamento dei depositi retail.

    Le banche italiane, per fare un paragone, hannoavuto nello stesso periodo un Roe negativo e sosten-gono costi maggiori sui depositi rispetto alle omolo-ghe spagnole. Le prospettive, in generale, sonobuone. Ma sul definitivo buon esito delloperazionepeseranno va da s le variabili macroeconomiche. Il

    Pil spagnolo, dicono le stime Eurostat, dovrebbecentrare una crescita dell1,2% entro la fine di que-stanno accelerando ulteriormente nel biennio se-guente (vedi sopra). La disoccupazione, tut-tavia, rester forse il principale problema del Paese.I pi recenti dati Eurostat (settembre 2014) colloca-no il tasso dei senza lavoro a quota 24% (2 punti per-centuali in meno rispetto a dodici mesi prima), il li-vello pi alto della Ue, Grecia esclusa. Il tasso medioregistrato nellEurozona si ferma all11,5%.

    GRAFICo

    Box

    SUPPLEMENTO A valori / ANNO 14 N. 124 / DICEMBRE 2014/GENNAIO 2015

    INEFFICIENTE, OSCURO, SPAVALDO:IL MONDO DELLE CAJASBanche di risparmio a vocazione locale legate a doppio filo con il sistema poli-tico regionale responsabile in parte delle nomine dei vari board e rigorosa-mente unlisted, vale a dire non quotate in Borsa e, per questo, non soggette al-la regolamentazione pi stringente che accompagna le public companies. Sonole cajas, casse, ovvero gli istituti di credito collocatisi al centro della crisi fi-nanziaria spagnola. Confinate per anni alla loro dimensione locale fino al 1989vigeva il divieto di aprire filiali al di fuori della regione di origine le cajas pren-dono il volo a partire dagli anni 90. Tra il 1990 e il 2008, nota William Chislett, ri-cercatore presso il Real Instituto Elcano, in una ricerca pubblicata lo scorso feb-braio, il numero delle filiali delle banche di risparmio passa da 13.650 a 25.035.Quello delle omologhe delle banche commerciali si riduce da 17.075 a 15.617.Sommando le due categorie si arriva in pratica a una filiale ogni mille abitanti,una densit doppia rispetto alla media europea. Con inevitabilii conseguenzenegative in termini di costi e inefficienze.

    -4

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    -2

    -1

    0

    1

    2

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    4

    5

    2016*2015*2014*201320122011201020092008200720062005200420032002

    2,7 3,13,3 3,6 3,5

    0,9

    -3,8

    -0,2

    0,1

    -1,6-1,2

    1,21,7

    2,2

    4,1

    LANDAMENTO DEL PIL SPAGNOLO (2002-16)FONTI: EUROSTAT (HTTP://EPP.EUROSTAT.EC.EUROPA.EU/) NOVEMBRE 2014, EUROPEAN COMMISSION, 4 NOVEMBRE 2014. *PREVISIONI.

    [variazione annuale Pil - in percentuale]

    La filiale di Fiare a Bilbao