Val di Susa: sparisce l’acqua, restano i disastri

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1 Val di Susa: sparisce l’acqua, restano i disastri Massimo ZUCCHETTI Politecnico di Torino Comunità Montana VSS Maggio 2012

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Val di Susa: sparisce l’acqua, restano i disastri. Massimo ZUCCHETTI Politecnico di Torino Comunità Montana VSS Maggio 2012. MEDICINA DEMOCRATICA. - PowerPoint PPT Presentation

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Val di Susa: sparisce l’acqua, restano i disastri

Massimo ZUCCHETTI

Politecnico di TorinoComunità Montana VSS

Maggio 2012

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Relazione parzialmente esposta al VII Congresso Nazionale di Medicina Democratica, che si è tenuto a Milano, all’Università degli Studi, a febbraio 2012.

Si è parlato di acqua, inteso come bene comune, primo indicatore dell’impatto ambientale di una “Grande Opera”, in questo caso dell’Alta Velocità.

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MEDICINA DEMOCRATICA

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Su un aspetto dell’impatto ambientale dell’Alta Velocità, infatti, non vi è possibilità di grande discussione, di confronto fra previsioni da una parte e dall’altra, dato che riguarda quanto è già successo, quanto è evidente nell’ambito di opere precedenti:

L’impatto sul bene comune acqua e il dissesto idrogeologico causato dalle grandi opere.

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L’ACQUA COME INDICATORE DI IMPATTO

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L’alta velocità Bologna-Firenze e quanto successo al Mugello costituiscono l’esempio più eclatante.

Non servono sismografi – ci dice Paolo Rumiz in un suo noto articolo del 2009 – per capire dove passa il tunnel dalla Tav tra Bologna e Firenze. Basta seguire una traccia di foreste rinsecchite, alvei vuoti, macerie. Persino i cinghiali rifiutano di vivere lassù.

Sopra la “grande opera” esiste una scia di “grandi disastri” che la segnala fedelmente. Il peggio è il sistema idrico distrutto: per ripagarlo non basterebbe una mezza finanziaria.

Fra 750 milioni e un miliardo 200 milioni, per ventidue minuti di viaggio in meno. Spariti o quasi 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi, 5 acquedotti: in tutto 100 chilometri di corsi d’acqua.

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IL DISASTRO DEL MUGELLO

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Per quanto riguarda la Val di Susa, occorre guardare al passato – con le grandi opere che la Valle ha già subito negli anni scorsi – e al futuro, in modo da valutare l’effetto combinato e non pensando ai singoli impatti non collegati temporalmente fra di loro

la sovrapposizione degli effetti mi venne insegnata, come principio, fin dai primordiali banchi di scuola media superiore, ma sembra che chi ha valutato con grande faciloneria l’impatto ambientale dell’Alta Velocità non ne abbia minimamente tenuto conto.

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E LA VALLE DI SUSA?

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L’impatto di questa opera a livello idrico sarebbe rilevante. I precedenti grandi lavori hanno già inciso pesantemente sulle sorgenti della Valle di Susa: il raddoppio della ferrovia Torino-Modane ha provocato la scomparsa di 13 sorgenti nel territorio di Gravere e di 11 nella zona di Mattie, per restare ai casi più significativi.

Le gallerie dell’autostrada tra Exilles e la val Cenischia hanno fatto scomparire 16 sorgenti delle frazioni di Exilles, oltre ad alcune altre nelle più disparate località.

I lavori della centrale di Pont Ventoux, per una galleria di soli due metri di diametro, hanno prosciugato il rio Pontet, 2 sorgenti a Venaus, 2 a Giaglione, una decina in territorio di Salbertrand, tra cui quella che alimentava l’acquedotto di Eclause.

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QUEL CHE ABBIAM GIA’ AVUTO…

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Secondo il Rapporto Cowi redatto per conto della commissaria europea De Palacio, il solo tunnel di base drenerà da 60 a 125 milioni di metri cubi di acqua all’anno, che corrisponde al fabbisogno idrico di una città con un milione di abitanti.

Oltre alla Torino che già abbiamo, avremmo un’altra Torino-equivalente a consumare acqua in Valle di Susa.

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UN’ALTRA TORINO… D’ACQUA

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Quando si costruiscono opere in sotterraneo molto estese, si dovrebbe cercare di valutare le variazioni idrologiche indotte dall’opera nell’ambiente circostante alle lavorazioni.

Bisogna capire se le opere in sotterraneo, in particolare le porzioni costruite in posizione “parietale” (in prossimità del versante), captano acque circolanti nelle rocce e/o sedimenti.

Queste acque normalmente seguono il loro decorso naturale e tendono, nella loro diffusione sotterranea, a rifornire le falde profonde dei fondovalle.

Se invece esistono degli scavi molto estesi, questi ultimi svolgono un’azione di vero e proprio “richiamo” delle acque, dovuto al fatto che il vuoto (lo scavo) determina una significativa diminuzione di pressione che agevola il processo di attrazione idrica.

Un fenomeno del genere è evidente nelle condizioni di subduzione che molte volte caratterizzano le aree limitrofe ai pozzi di emungimento, soprattutto quando si prelevano quantitativi di acque superiori rispetto alle possibilità di ricarica naturale delle falde sfruttate.

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QUALCHE DETTAGLIO TECNICO….

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Ad esempio, la zona del fondovalle compresa tra Borgone Susa e Ferriere è interessata negli ultimi decenni da un costante e diffuso abbassamento della superficie topografica, nell’ordine di diversi millimetri, dovuto proprio a quest’ultimo fenomeno.

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QUALCHE DETTAGLIO TECNICO….

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E’ stato valutato tutto questo dai proponenti l’opera?

“Nemmeno per idea!” avrebbe risposto il vecchio Giorgio Bocca.

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IL GRAN FINALE…

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Grazie per l’attenzione!

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