VADEMECUM A.P.D. PAULLESE CALCIO · Dalla categoria Pulcini 1°, e in alcuni casi già...

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VADEMECUM A.P.D. P AULLESE CALCI O Stagione 2018/19

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VADEMECUM A.P.D. PAULLESE CALCIO

Stagione 2018/19

VADEMECUM A.P.D. PAULLESE CALCIO

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A.P.D. PAULLESE CALCIO

Via Carducci n°1

20067 Paullo (MI)

Redatto da: Mr Frigau Giorgio

Resp. organizzativo: Mr Palleschi Paolo

PRINCIPI GENERALI DELLA SCUOLA CALCIO

La “scuola” calcio che intendiamo noi, è un luogo in cui s’impara prima di tutto a giocare a calcio, ma è anche un luogo destinato all'educazione sociale e morale degli allievi, in cui si privilegiano il “Fair Play”, il rispetto delle religioni e delle razze, sotto la guida attenta di varie figure qualificate appartenenti al mondo del calcio. I responsabili dell’area tecnica, tenuto conto dei loro studi e delle loro competenze, redigono un progetto sportivo – educativo che si concretizzerà nell’applicazione di specifiche metodologie didattiche, mirate al raggiungimento di obiettivi precisi per ogni singola fascia d’età. Gli istruttori e gli allenatori si faranno carico del difficile obbligo formativo che hanno nei confronti dei nostri atleti, cercando di fornire loro il maggior numero di competenze, intese come progressiva conoscenza ed utilizzo dei propri mezzi psichici e motori, a prescindere dal risultato numerico che si determina dal confronto con altre squadre.

Il calcio è uno sport, ma prima di tutto è un “gioco”, forse uno dei più belli e complessi del mondo, e come tale deve essere presentato ai bambini. I bambini assumeranno competenze tecniche e coordinative attraverso esercitazioni che prevedano attività ludiche, soprattutto per le fasce più piccole, in cui la parola d’ordine sarà sempre la stessa: “DIVERTIMENTO”.

P E R C H É F R E Q U E N T A R E L A S C U O L A C A L C I O?

I bambini dovrebbero frequentare una scuola calcio per vari motivi:

M O T I V I F I S I O L O G I C I

IL movimento aiuta il miglioramento della postura e previene malformazioni muscolo – scheletriche;

…I bambini di oggi si muovono troppo poco… IL movimento limita i problemi d’insorgenza di obesità infantile; Praticare uno sport migliora il regime nutrizionale, quindi i parametri cardio – circolatori e l’insorgenza di

malattie quali il diabete e l’obesità sopracitata; Influisce positivamente sul sistema nervoso centrale e periferico; Equilibra le funzioni organiche quali il sonno, l’appetito e la digestione.

M O T I V I P S I C O P E D A G O G I CI

I bambini verranno accolti all’interno della struttura sportiva facendoli sentire sin da subito i protagonisti

assoluti della complessa macchina socio – sportiva che il gioco del calcio mette in moto; Verranno abituati a vivere in comunità e quindi a condividere gli stessi spazi, in cui pian paino impareranno ad

osservare precise norme igieniche; Impareranno a rispettare gli addetti ai lavori quali istruttori, dirigenti, massaggiatori, ecc. Impareranno a rispettare strutture e materiale tecnico; Capiranno il senso del rispetto verso gli altri durante le competizioni, considerandoli dei compagni con cui

confrontarsi, piuttosto che avversari da battere; L’educazione sportiva sana li aiuterà a porsi positivamente anche all’esterno; I tecnici, in collaborazione con i genitori, li aiuteranno a rafforzare soprattutto le motivazioni intrinseche

primarie e a combattere i fattori inibenti, spesso causa d’abbandono della pratica sportiva (Sentimento d’inferiorità infantile, ansia adolescenziale da prestazione, sovraccarico da frustrazione dovute all’insuccesso);

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I nostri giovani atleti acquisiranno la cultura del metodo e la cultura del lavoro, molto utile anche per altri tipi

di apprendimento, non necessariamente sportivi; Dovranno capire che in uno sport di squadra come il calcio ci si divertire nel “rispetto delle regole sportive e

comportamentali” Gli istruttori, ma anche i genitori, avranno il dovere di gratificare di più i ragazzi dopo un insuccesso, piuttosto

che farlo soltanto dopo un successo. Nel primo caso si rischia che l’accumulo di frustrazione possa nel tempo Allontanare i ragazzi dallo sport, mentre nel secondo la gratificazione è facile ed automatica.

L A F I G U R A D E L L ’ I S T R U T T O R E

L’allenatore, o meglio l’istruttore , di queste categorie è un animatore, un educatore, un insegnante, un tecnico, uno psicologo e un organizzatore. Tra le sue competenze principali ci sono il:

IL sapere, che comporta il conoscere la materia, ossia cosa s’insegna, anzi…, sarebbe più corretto dire che

dovrebbe sapere “cosa non far fare”; IL saper fare, in cui l’istruttore dovrebbe essere capace di dimostrare ciò che propone o di farlo proporre a

turno agl’allievi, con le dovute correzioni, se necessario; IL saper far fare, al fine far acquisire al giocatore quanto l’istruttore vorrebbe trasferirgli; IL saper essere un leader positivo nel comportamento e nella comunicazione verso tutte le figure che operano

in un impianto sportivo.

L’istruttore ha la missione di:

Stimolare i bambini ad assumere atteggiamenti positivi; Promuovere le iniziative individuali e gratificare il più possibile le intenzioni; Sottolineare particolari gesti di fantasia e comportamenti corretti; Accompagnare il bambino ad analizzare gli errori commessi, sottolineando che l’errore non è lui ma è ciò che

ha eseguito, l’errore non è, e non deve diventare, elemento identitario di nessuno; Sp iegare le proposte rivolgendosi ai bambini in modo chiaro, usando termini di facile comprensione e

possibilmente accovacciandosi, di modo che possa apparire come uno di loro; U t i l i z z a r e termini che il bambino possa capire sulla correzione degli errori, magari accompagnati da un

suggerimento visivo o tattile: (Es. “hai tirato troppo forte”; il bambino non sa rispetto a che cosa, per cui sarebbe buona cosa mettere un limite in cui si dovrebbe fermare la palla, evidenziandone il dosaggio: “bravo, questa è la potenza giusta che dovresti usare per questo esercizio”);

Punire con piccoli provvedimenti disciplinari (Es. raccolta del materiale a fine allenamento) tutti i comportamenti scorretti. Mai dire: “la prossima volta che lo fai sarai punito”, ma punire, in quanto il bambino capisce che potrà perseverare almeno un’altra volta. L’istruttore che promette senza rispettare potrebbe risultare alla lunga poco credibile, pena la difficoltà a far rispettare le regole. Il genitore verrà informato sul provvedimento, ma senza chiederne l’autorizzazione a procedere;

Allontanare i bambini che si rendano protagonisti, in modo reiterato, di atteggiamenti particolarmente violenti ed offensivi nei confronti dei loro coetanei o degli adulti, comunicandone le motivazioni alla società, che a sua volta ne darà comunicazione ai genitori;

Promuovere il senso di appartenenza dei bambini ad un gruppo, soprattutto nel periodo in cui si sta affievolendo la fase dell’egocentrismo puro;

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Non considerare i bambini come dei mini giocatori adulti, sottoponendoli a carichi di lavoro che potrebbero

arrecare danni irreversibili; Non pensare al rimborso economico, che in queste realtà è molto basso oppure inesistente, ma al solo bene

psico – fisico dei bambini; Non essere esempio negativo per eccessi di nervosismo verso gli altri o verso i propri bambini; non lasciarsi mai scappare una parolaccia o una bestemmia, ricordandosi che così autorizzerebbe

automaticamente i suoi giovani atleti a fare altrettanto; Evitare di fumare o bere bevande alcoliche all’interno del recinto sportivo in presenza dei bambini.

L A M E T O D O L O G I A A P P L I C A T A A L L E A T T I V I T À D I A P P R E N D I M E N T O

Nella scelta dei mezzi d’allenamento verrà rispettata la fisiologia dello sviluppo dei piccoli atleti, relativamente alle diverse fasi che questi attraversano durante il processo evolutivo, che sappiamo essere influenzato anche da fattori sociali e alimentari.

Nella somministrazione dei mezzi d’allenamento gli istruttori utilizzeranno due metodi di lavoro:

IL METODO INDUTTIVO, con cui l’istruttore fornisce al giocatore la responsabilità di risolvere autonomamente i problemi, senza intervenire. Sarà la soluzione più utilizzata, perché a lui verranno poste situazioni da risolvere e non da ricordare. Le esercitazioni situazionali saranno le migliori didattiche proposte in questo senso. Il bambino sarà attivo mentalmente;

IL METODO DEDUTTIVO, con cui l’istruttore tende a risolvere i problemi, sollevando il giocatore da ogni incombenza attuativa. Se una soluzione tattica o tecnica risultasse errata, l’istruttore interverrebbe per spiegarne la soluzione. Il bambino è passivo mentalmente.

Nelle categorie piccoli amici e pulcini, preferiamo adottare soltanto il metodo induttivo; mentre dalla categoria esordienti primo anno, entrambi, ma privilegiando ancora il metodo induttivo; nella categoria esordienti secondo anno, infine, si utilizzerà con più frequenza il metodo deduttivo, atto a consolidare e perfezionare le competenze già acquisite.

Mano a mano che i bambini crescono, l’età anagrafica si discosta da quella biologica, per cui sarà nostra premura analizzarne gli sviluppi e promuovere metodologie più consone ai diversi livelli di maturazione.

Dalla categoria Pulcini 1°, e in alcuni casi già dall’ultimo anno della categoria piccoli Amici 3° anno, si tenderà a dividere i bambini per gruppi omogenei, da intendersi come raggruppamento di bambini che abbiano momenti simili di sviluppo e non come bocciature o promozioni. Chi è più avanti in questo momento non è detto che non venga superato o raggiunto in futuro da chi era più indietro. I fattori prestativi di questa età variano molto rapidamente, alcune volte crescite in altezza repentine, per esempio, possono creare grossi problemi di equilibrio e di mobilità articolare. Riteniamo in assoluto che i bambini di pari capacità possano fare continuamente esperienze, mentre, al contrario, rischieremmo soltanto di far migliorare nessuno. I genitori devono capire che quando una società opera una scelta di questo tipo, lo fa esclusivamente per il bene dei propri baby atleti e non per questioni di antipatie o simpatie, che sono lontane da qualsiasi addetto ai lavori che operi all’interno della nostra scuola calcio. In una società come la nostra non si fa selezione, per cui è difficile ottenere squadre formate da bambini con le stesse capacità, ma raggiungere un buon 70 – 80 % è più che sufficiente.

Le sedute d’allenamento prevedranno sempre l’uso della palla e privilegeranno maggiormente gli aspetti di tattica individuale, rispetto a quelli di tattica collettiva, che saranno meglio sviluppati dalla categoria giovanissimi in poi.

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Per tutte le categorie saranno garantiti minimo due allenamenti settimanali e la partita del sabato.

In linea generale ogni seduta durerà circa 90’ e potrà prevedere più fasi:

FASE 1: messa in azione (Gioco iniziale e/o coordinativa); FASE 2: analitico – coordinativa; FASE 3: situazionale o analitico – situazionale; FASE 4: gioco a tema; FASE 5: partitella finale;

oppure un sistema globale più compatto e più intenso, che proveremo a proporre in alternativa:

FASE 1: messa in azione – analitico – situazionale – coordinativa; FASE 2: gioco a tema; FASE 3: partitella finale.

L’apprendimento passa attraverso l’esecuzione di gesti per livelli di difficoltà progressivi: LIVELLO FACILE: l’allievo è in grado di risolvere una situazione non complessa per le sue capacità; DA FACILE A MEDIO: l’allievo, compiute una serie di ripetizioni del livello successivo è ora pronto per risolvere

un ulteriore quesito che rientri ancora nelle sue capacità, ma che lo stimola maggiormente al risultato; DA MEDIO A DIFFICILE: assimilati i livelli precedenti l’allievo è ora pronto per risolvere un quesito complesso,

dando sfogo a tutte le sue capacità recettive e cognitive.

Il processo di formazione al gioco del calcio, quindi, non può prescindere dal metodo cognitivo del Problem Solving, in cui i bambini sono chiamati ad interpretare e risolvere situazioni individuali e di sviluppi di gioco, dovuti alla presenza di compagni e avversari. Per stimolarli a questo tipo di apprendimento verranno utilizzati esercizi di tipo psicocinetico, che comprenderanno una prima fase di comprensione ed elaborazione della richiesta ed una seconda in cui dovranno affrontare la scelta del gesto da compiere (Pensiero tattico).

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LA FIGURA DEL GENITORE NELLA SCUOLA CALCIO

Il percorso di crescita sportivo del bambino passa anche attraverso i genitori, ai quali si chiede di collaborare fornendo soltanto “Rinforzi positivi”, sia al bambino che alla società. A fronte di quanto sopracitato, crediamo che una piccola informativa sia necessaria:

Mai credere che la figura dell’istruttore – educatore possa in alcun modo sostituirsi a quella dei genitori; i bambini vengono a scuola calcio perché qui imparano uno sport ed a vivere in una grande comunità sportiva,

non perché dobbiamo farli diventare per forza dei “Campioni”, a quello ci penserà madre natura ed una buona dose di fortuna;

Non bisogna intendere la scuola calcio come un luogo in cui far sostare i bambini (Baby Parking), invece di pagare una babysitter;

il genitore che pensa basti aver pagato la quota d’iscrizione per poter dire e fare tutto ciò che pensa, o qualsiasi altro tipo di pretesa, è meglio che porti il proprio figlio in un altro luogo, accollandosi tutte le responsabilità del caso;

Non portare in nessun caso i bambini controvoglia, soltanto perché si vuole vedere in loro il “Campione” di cui si è già fatto cenno. Dovrebbe essere il bambino stesso a decidere di venire, perché in tale contesto si sente appagato, perché assume competenze che producono continui aumenti della propria autostima e che lo aiuteranno a superare anche gli ostacoli della vita quotidiana (Motivazione intrinseca);

in ogni gioco che si rispetti, quindi anche nel calcio, è importante la “vittoria”, ma per noi non è un requisito fondamentale per le fasce pre – agonistiche. I bambini, dai 5 – 6 anni e fino ai 12 anni, hanno bisogno di sviluppare gli schemi motori di base e le capacità coordinative, che dipendono dal sistema nervoso centrale e periferico. Il nostro dovere è quello di sfruttare al massimo questo fantastico periodo di apprendimento, per trasmettere loro il maggior numero di competenze motorie e cognitive.

il genitore che inculchi nel figlio la mentalità della vittoria a tutti i costi, non farà altro che alimentare un possibile “sovraccarico da frustrazione all’insuccesso”, che potrebbe addirittura allontanarlo da questo bellissimo sport, qualora non continuasse a vincere trofei (Motivazione estrinseca);

Anche dagli spalti il genitore riveste un ruolo educativo, è assurdo pensare che al giorno d’oggi ancora ci si azzuffi in tribuna per una partita di piccoli amici o di pulcini. Ogni frase ed ogni atteggiamento offensivo, prodotti dal genitore in tribuna, verrà recepita negativamente dai bambini in campo, pregiudicando il sistema educativo che vogliamo promuovere;

Incitare il proprio figlio va bene, ma attaccarsi alla rete per dare indicazioni in campo è molto controproducente. Il bambino si troverebbe disorientato, non sapendo se seguire le indicazioni del proprio istruttore, che lo allena e che lo istruisce, oppure quelle del papà.

IL genitore è una figura di primaria importanza per la crescita morale, prima di tutto, ma anche per quella sportiva dei nostri allievi;

IL genitore è colui il quale incentiva il bambino alla positività, ogni qual volta questo si accinge ad andare agli allenamenti, ma soprattutto quando si avvicina il giorno della partita;

IL genitore deve essere promotore di momenti di condivisione sociale con gli altri genitori, organizzare cene o piccole gite fuori porta. Serve a far capire ai bambini che il calcio è bello perché crea delle amicizie che si possono riflettere anche fuori dal recinto di gioco;

Infine, “DEVE FIDARSI CIECAMENTE DELLA SOCIETÀ SPORTIVA”, che con le dovute competenze si occuperà della crescita dei bambini in assoluta buona fede.

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…LA SCUOLA CALCIO NON È UNA FABBRICA DI CAMPIONI…

…PRIMA C’È MADRE NATURA…

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LE FASI SENSIBILI

P R E M E S S A

Le cosiddette fasi sensibili caratterizzano le fasce d’età che vanno dai 6 ai 12 anni, periodo in cui si riscontra il consolidamento delle capacità motorie di base e il massimo incremento dell’acquisizione delle capacità coordinative.

Capacità motorie di base: rappresentano i requisiti fondamentali per l’acquisizione delle capacità coordinative

speciali per il calcio. Si distinguono in POSTURALI e in SCHEMI MOTORI DI BASE. Un bambino all’età di 5 anni dovrebbe possederle già tutte.

Capacità coordinative: consentono di risolvere adeguatamente vari problemi motori (differenziazione, equilibrio, orientamento spazio – temporale, reazione, ritmizzazione, combinazione motoria, adattamento e trasformazione, anticipazione motoria). Nel calcio sono in stretta correlazione con la tecnica individuale. Le capacità coordinative dipendono dal sistema nervoso centrale e periferico.

Volendo fare un’analisi delle capacità motorie di base nel calcio, dobbiamo considerare:

La coordinazione dinamica generale, che contiene tutte le capacità coordinative atte al controllo del proprio corpo;

Controllo posturale, che rappresenta la capacità di posizionare correttamente il proprio corpo in funzione della legge di gravità, evitando di mantenere una certa rigidità muscolare;

Controllo tonico, che esprime la capacità di dosare contemporaneamente la forza e il movimento muscolare; dipende molto dal controllo posturale e dagli esercizi di trasmissione e ricezione della palla;

Destrezza, che esprime l’abilità di controllo del pallone ed è direttamente proporzionale al controllo tonico; L a mira, che dipende da un buono sviluppo oculo – podalico e da questa capacità dipendono il tiro e la

destrezza; Percezione del campo visivo, che esprime la capacità di osservare ciò che avviene attorno a lui, quando si è in

possesso di palla o no; Movimento senza palla, che è una capacita in grado di portare il giocatore a smarcarsi o a marcare. Nello

smarcamento il giocatore deve portarsi fuori dalla copertura della palla da parte dell’avversario (zona luce), nel marcamento, invece, deve capire la posizione dell’avversario che potrebbe ricevere la palla.

C O N T E N U T I T E C N I C I E P S I C O – F I S I C I D E L L ’ A T T I V I T A ’ D I B A S E

G L I S C H E M I M O T O R I D I B A S E

Gli schemi motori di base li ritroviamo in qualsiasi gesto tecnico che un atleta compie durante una partita:

strisciare; gattonare; correre; saltare; lanciare;

rotolare; arrampicarsi; afferrare; camminare.

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C O N S O L I D A M E N T O D E G L I S C H E M I P O S T U R A L I

Rappresentano la capacità di posizionare correttamente il proprio corpo in funzione della legge di gravità, evitando di mantenere una certa rigidità muscolare. Essi riguardano gli arti superiori, quelli inferiori e il busto.

flettere – estendere; elevare – abbassare; piegare – estendere; addurre – abdurre;

inclinare; oscillare; ruotare e circondurre; slanciare.

L E C A P A C I T À C O O R D I N A T I V E G E N E R A L I E S P E C I A L I

Le capacità coordinative si esprimono nelle abilità di controllo e regolazione del gesto motorio, secondo le proprie attitudini senso – percettivo – motorie, prodotte dal sistema nervoso centrale e periferico.

C A P A C I T À C O O R D I N A T I V E G E N E R A L I

Capacità di adattamento e trasformazione dei movimenti. Consiste nella capacità di trasformare il programma

motorio prestabilito a mutamenti inattesi ed improvvisi della situazione. In pratica, all'inizio viene appresa una capacità motoria, successivamente viene perfezionata (controllo e regolazione), poi adattata alle variazioni (trasformazione), da ciò scaturisce una nuova situazione di movimento (adattamento) e miglioramento.

Capacità di controllo motorio. Esprime la capacità di controllare il movimento secondo uno schema acquisito. Il suo massimo sviluppo lo si manifesta verso i 13 – 14 anni.

Capacità di apprendimento motorio. È quella capacità che consente all'individuo di apprendere nuovi movimenti, o di arrangiarli ad altri già noti, da adattare ad un’attività inusuale e non conosciuta.

C A P A C I T À C O O R D I N A T I V E S P E C I A L I

Capacità di combinazione e accoppiamento. Esprime la capacità di eseguire contemporaneamente più azioni

corporee, ad esempio: camminare o correre mentre si circonducono le braccia; circondurre le braccia mentre si eseguono skip o corsa calciata, ecc.

Capacità di differenziazione nello spazio e nel tempo. Esprime la capacità dell’individuo di collocarsi nello spazio e nel tempo in rapporto ad oggetti e persone, ma esprime anche la capacità di dosare l’intensità dell’azione muscolare (Es. Saper dosare un passaggio, oppure di decidere quanti tocchi di palla eseguire in un certo spazio e per un certa finalità).

Capacità di orientamento. Esprime la capacità del corpo di adattarsi nello spazio e nel tempo. Gli esercizi consigliati per sviluppare tale capacità possono essere quelli di far compiere cambi di direzione a comando, magari a differenti velocità; far eseguire degli spostamenti a comando in spazi di diverse dimensioni, o partitelle con porte grandi e porte piccole, ecc.

Capacità di equilibrio. Esprime la capacità di mantenere una posizione stabile e sicura nello spazio a seguito di un movimento proprio, o di ristabilirla per effetto di una forza esterna prodotta ad esempio dal contatto con un avversario. Gli esercizi consigliati per sviluppare tale capacità possono essere quelli di far stare un bambino in equilibrio su un piede posizionato per terra e subito dopo su una tavolette o un materasso, da cui dovrà eseguire un gesto tecnico, che può essere una ricezione con le mani o con un piede, ecc.;

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Capacità di ritmizzazione. Esprime la capacità del corpo di contrarre e decontrarre i diversi gruppi muscolari a intervalli di stimolo sensoriale uguali. Gli esercizi consigliati per sviluppare tale capacità possono essere quelli con la corda a piedi uniti o alternati; correre avanti, indietro e lateralmente; saltare tra una serie di ostacoli in fila, ecc.

Capacità di reazione. Esprime la capacità del corpo di obbedire a degli stimoli esterni attraverso un movimento adeguato. Tale capacità si distingue in:

• REAZIONE SEMPLICE: se lo stimolo e prestabilito e la risposta è già nota. Ad esempio: un calciatore è voltato spalle alla porta e al segnale dell’allenatore sa già che voltandosi dovrà calciare di destro. Gli esercizi consigliati per sviluppare tale capacità possono essere quelli di scattare da una posizione eretta, da seduti o da sdraiati, stimolati da un segnale predeterminato (visivo, tattile, acustico).

• REAZIONE COMPLESSA: si tratta di una risposta motoria complessa e imprevedibile, in quanto il segnale non è predeterminato. Ad esempio: un calciatore è voltato di spalle alla porta e al segnale dall’allenatore non sa se dovrà calciare di destro, di sinistro, con palla ferma, con palla in movimento, con palla addosso o in una direzione. Gli esercizi consigliati per sviluppare tale capacità possono essere quelli di lanciare una palla e chiamare un bambino a caso che deve stopparla prima che rimbalzi o prima che raggiunga una certa distanza marcata da una linea.

Capacità di anticipazione motoria. Esprime la capacità di programmare in anticipo la combinazione motoria da abbinare al gesto tecnico, atta a risolvere in anticipo una situazione che si sta per sviluppare. Questa capacità è molto legata all’adattamento con trasformazione e all’adattamento spazio – tempo.

M I G L I O R A M E N T O D E L L A C A P A C I T À C O N D I Z I O N A L E L E G A T A A L L A R A P I D I T À .

Favorisce i processi motori che si generano tra la ricezione dello stimolo e la risposta motoria. Dipende molto da fattori nervosi e genetici ma è comunque allenabile. Allenare la rapidità non ha come obiettivo quello di aumentare la velocità di base dell’individuo, ma piuttosto quello di migliorarne la velocità di reazione, di esecuzione e la gestualità degli spostamenti. (Es. i giochi a staffetta, o percorsi psicocinetici).

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T E C N I C A E T A T T I C A I N D I V I D U A L E

Per tecnica individuale s’intende l’insieme dei gesti e dei movimenti che si eseguono in partita, con o senza palla. Gli elementi base della tecnica sono:

calciare la palla. Passaggio, tiro, cross, rinvii, calci d’angolo, calci piazzati; Condurre la palla. Guidare la palla liberamente o con avversario, prevedendo anche le finte e il dribbling; controllare la palla. Stop, ricezione, protezione della palla; gioco di testa. Colpire di testa; recuperare la palla. Anticipo, contrasto, intercettamento; smarcamento. Liberarsi in zona luce per ricevere il passaggio; marcamento. Azione con cui si controlla un avversario o una determinata zona del campo; rimessa laterale. tecnica del portiere.

Per tattica individuale, invece, s’intende la scelta del gesto tecnico da parte del singolo giocatore, adeguata a risolvere una particolare situazione di gioco.

L’esecuzione del gesto si colloca nella sfera tecnica, la scelta del gesto in quella della tattica individuale.

La tecnica e la tattica sono due fattori assolutamente indivisibili, senza la prima non ci può essere la seconda.

Nella tattica individuale, in fase di possesso palla, il giocatore deve sapere come smarcarsi, come proteggere, come trasmettere, ricevere e guidare la palla, come tirare in porta; mentre, in fase di non possesso è importante prendere correttamente posizione in campo, marcare, temporeggiare, anticipare e difendere la porta.

Nella tattica individuale si prende in considerazione l’azione svolta contro un solo avversario, nel momento in cui si chiede collaborazione a un solo compagno (2vs1), si parla di tattica collettiva.

Una squadra con 11 giocatori dotati di un ottima tattica individuale, avrà sicuramente ottime capacità di sviluppo dei principi di tattica collettiva. Nella nostra scuola calcio, infatti, si cercherà di privilegiare la prima, mentre la seconda sarà una sua naturale conseguenza, che vedremo applicata durante tutto il percorso agonistico successivo.

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LA MOTIVAZIONE DEI NOSTRI PICCOLI ATLETI

P R E M E S S A

La motivazione è quel fattore psicologico che determina la scelta, l’intensità e la persistenza in un’attività sportiva.

la scelta: perché scelgo di giocare a calcio? l’intensità: quanto mi impegno per migliorarmi? la persistenza: sono consapevole che il calcio comporta la frequenza continua agli allenamenti e alla partita?

I M O T I V I P R I M A R I ( P R I M I 1 0 A N N I D I E T À )

I motivi primari sono strettamente connessi ai bisogni fisiologici, che riscontriamo nei periodi che vanno dalla nascita alla preadolescenza. Gli elementi cardine di questi motivi fondamentali per il gioco del calcio, sono correlati al senso di piacere e di divertimento.

Il GIOCO: non si tratta soltanto di un’attività infantile, ma è un’esigenza comune a tutti gli individui, inibita in età adulta dall’aumento della cultura e delle responsabilità. Il gioco è un bisogno che ogni essere umano ha necessità di crearsi, di controllare, di inventarsi, per scoprire e per scoprirsi. Il calcio, come altri sport, è stimolato da una forte motivazione cognitiva che deriva dall’esperienza psicomotoria dei giochi, che sin dai primi anni della propria vita ha portato l’individuo a:

esplorare e conoscere il proprio ambiente; manipolare realmente o fantasticamente gli oggetti; a conoscere il proprio corpo; ad assumere delle competenze; a stimolare la propria autodeterminazione; a provare piacere; a divertirsi.

Il modo migliore per avvicinare il bambino al calcio è quello di proporgli attività ludiche, soprattutto se presentate in forma libera, in cui è padrone di decidere cosa fare e come farlo, in cui riesce ad esprimere la propria creatività ed a stimolare la componente cognitiva.

I M O T I V I S E C O N D A R I ( D A I 1 0 A N N I I N P O I )

I motivi secondari sono strettamente collegati al processo di apprendimento culturale e si possono riassumere in:

Affiliazione, che esprime il bisogno di associarsi a un gruppo e/o di appartenere a un qualcosa. Nel calcio è

determinato dall’appartenenza a un gruppo che ha un certo impatto sociale (sport d’èlite); Il potere e il successo, che esprime il bisogno di far bene per affermarsi personalmente e socialmente. È un

genere di motivazione che spinge l’atleta a giocare per affermarsi: “se continui ad impegnarti così il futuro sarà tuo”. Spesso quest’aspetto può indurre nell’atleta una buon livello di autostima che lo conduce alla risoluzione personale di alcuni problemi. Normalmente è il genere di motivazione indotta dai genitori, che, se esasperata

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però, potrebbe fornire effetti contrari, soprattutto se la loro voglia di vedere nel proprio figlio il “campione”, porta questi ad intralciare il lavoro educativo e formativo dell’allenatore, oppure a metterli contro;

Conoscenze, che consente al giocatore di calcio di incontrare nuove persone e di visitare altri luoghi. Questa componente secondaria della motivazione ha un forte impatto sociale.

F A T T O R I I N I B E N T I

Causano l’abbandono dalla pratica sportiva e possiamo riassumerli nei seguenti casi:

1. Sentimento d’inferiorità infantile, che può essere indotto dai genitori, dall’ambiente sportivo, o dall’allenatore

che fa sentire i bambini inferiori agl’altri suoi coetanei; 2. Ansia adolescenziale da prestazione, dove non bisogna dare troppo peso alla sconfitta, che deve essere

presentata come un fattore di rafforzamento del carattere e della personalità; 3. Sovraccarico da frustrazione. Per frustrazione s’intende l’impedimento psicologico a soddisfare un particolare

bisogno. Durante il processo evolutivo si verificano spesso situazioni frustranti, che però nella giusta dose possono produrre anche dei miglioramenti della personalità. Se il carico frustrante è eccessivo, però, produce una serie di effetti negativi come:

REAZIONI AGGRESSIVE DOVUTE ALL’ IN SUCCESSO che si trasferiscono in altre situazioni, come in famiglia, con

gli amici e a scuola; RE AZION I AUTOAGGRESSIVE DOVUTE ALL’ INSUCCESSO che portano il soggetto ad autopunirsi o

ad autoaccusarsi, al fine di non partecipare ad un esercitazione motoria o alla partita; REAZIONI REGRESSIVE DOVUTE ALL’ INSUCCESSO dove il soggetto non è più in grado di auto –

rassicurarsi, perdendo completamente la propria autostima. Questo lo porta all’allontanamento o all’abbandono dalla pratica sportiva;

REAZIONI DI FISSAZIONE dove il soggetto considera, in modo ossessivo, solo l’aspetto motivazionale più positivo, tralasciando il superamento di ostacoli negativi.

Il compito dell’allenatore e dei genitori, sarà quello di rendere i bambini più tolleranti, facendo capire loro che le frustrazioni sono degli ostacoli da superare che fanno parte della vita.

M O T I V A Z I O N E I N T R I N S E C A E D E S T R I N S E C A

La motivazione intrinseca è una spinta motivazionale che proviene dall’interno dell’individuo, il quale pratica

uno sport per il semplice fatto che in esso si sente appagato, senza pensare ai risultati positivi che questo può comportare; lo ritiene stimolante e induce in lui la consapevolezza di essere sempre più capace. Con la motivazione intrinseca sentiamo il bisogno di esplorare e di sperimentare per accrescere le nostre competenze. Queste sono caratteristiche proprie dei motivi primari. In pratica: “gioco a calcio perché mi diverte, perché acquisisco competenze sempre più ampie e perché così crescono la mia autostima e la mia autodeterminazione”.

La motivazione estrinseca è una spinta motivazionale che proviene da fattori esterni, come ricevere riconoscimenti, denaro, evitare punizioni, brutte figure, ecc..

E' dunque questo primo tipo di motivazione che deve essere promosso, poiché si rivela il vero "motore" di ogni azione e comportamento. L'individuo dotato di una buona dose di motivazione intrinseca sarà più orientato al successo, maggiormente motivato e che difficilmente abbandonerà la meta che si era prefissato. L’istruttore sarà quello preposto

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ad incentivare e potenziare le spinte motivazionali intrinseche già presenti nel soggetto, rendendolo consapevole delle stesse, aiutandolo così a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato. Soltanto se le motivazioni intrinseche avranno basi solide si potranno coltivare con successo anche quelle estrinseche.

O B I E T T I V I P E R L A C A T E G O R I A P I C C O L I A M I C I (6 - 8 A N N I )

Le attività che andremo a realizzare per questi giovanissimi atleti sono incentrate quasi totalmente sul concetto di “Gioco”, inteso come attività ludica, ma senza trascurare il poco bagaglio motorio di cui dispongono e sul quale bisognerà lavorare. Il bambino impara pian piano a conoscere il proprio corpo, in pratica non ha ancora maturato il concetto di lateralità (maturazione neuro – fisiologica della parte dominante del corpo). Pur essendo parte di un gruppo non ha ancora consapevolezza di esso, in quanto predomina il suo egocentrismo, infatti, tutto ciò che verrà appreso riguarda ancora esperienze di tipo individuale e non collettivo. In questa fase di sviluppo non sanno ancora porsi degli obiettivi lontani e non hanno ancora sviluppato qualità morali quali il senso del dovere, di responsabilità e di stima in se stesso e verso gli altri.

M E T O D O L O G I A D I A P P R E N D I M E N T O

La proposta tecnico – motoria dovrà essere realizzabile da tutti, sapendo che in questa fase la “fantasia del bambino non ha limiti”. Si dovrà creare un clima psicologico favorevole, evitando eccessi di interventi correttivi rivolti al singolo bambino. Verranno fatti eseguire esercizi dove vi sia una componente globale, in cui si prediligerà l’utilizzo di entrambe le mani, dei piedi e di tutto il resto del corpo. Nella valutazione dell’esecuzione degli esercizi, non ci si soffermerà sul come saranno eseguiti da un punto di vista tecnico - coordinativo, ma sul fatto che questi vengano perlomeno eseguiti. Il bambino conoscerà gradualmente i fondamentali del calcio e le sue terminologie (Conduzione, stop, ricezione, trasmissione, palleggi, ecc.). L’unica capacità condizionale su cui lavoreremo sarà la rapidità. Come didattica d’insegnamento si privilegerà il metodo induttivo rispetto a quello deduttivo.

O B I E T T I V I P E R L A C A T E G O R I A P R I M I C A L C I E P U L C I N I ( 8 - 1 0 A N N I )

Queste sono le categorie in cui si riscontra il maggiore apprendimento di tipo cognitivo, descritta da tutti gli esperti del settore come vera e propria “ ETÀ DELL’ORO ” per lo sviluppo delle capacità coordinative. Vi è un miglioramento del concetto della lateralità, infatti, il bambino è sempre più cosciente del proprio corpo, mentre la capacità di attenzione risultano essere ancora limitata. I bambini passano da una fase in cui l’egocentrismo era l’elemento predominante della loro piccola personalità, al sentirsi parte integrante di un gruppo, in cui gli aspetti della collaborazione cominciano a prendere forma.

M E T O D O L O G I A D I A P P R E N D I M E N T O

I pulcini traggono finalmente piacere dei mezzi tecnici di cui dispongono, sentendosene ancora più appagati. In questa fase sono alla ricerca di esperienze sempre più complesse, che gli stimolino e gli forniscano maggiore autostima. Adesso sono finalmente in grado di muoversi secondo una cognizione logica. Il compito dell’istruttore sarà pertanto quello di non disattendere queste loro aspettative. Grazie al bagaglio tecnico – motorio di cui dispone si dovrà inculcare loro la mentalità del “giocatore di calcio inteso come essere pensante, capace di risolvere autonomamente ogni situazione che si viene a creare”. Nell’allenamento prevarrà ancora il gioco, ma si lavorerà sull’esecuzione corretta del gesto tecnico, sull’adeguamento alle varie situazioni di gioco, sulla reattività, sullo sviluppo della rapidità, intesa come agilità e velocità di movimento, sull’applicazione pratica dei concetti di conduzione, stop, ricezione e trasmissione, privilegiando ancora

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il metodo induttivo rispetto a quello deduttivo. Le esercitazioni verranno svolte a grande intensità, riducendo il più possibile i tempi morti e l’istruttore dovrà rivolgere la propria attenzione all’esecuzione negativa, senza dimenticarsi di premiare quella positiva. Oltre alla rapidità verrà privilegiata la capacità condizionale di forza veloce.

O B I E T T I V I P E R L A C A T E G O R I A E S O R D I E N T I ( 1 0 - 1 2 A N N I )

Con questa fascia d’età termina l’attività di base, i nostri giovani atleti si stanno per introdurre verso il fronte agonisti co che li accompagnerà per il resto della loro carriera calcistica. Durante questo periodo subentrano, oltre alle motivazioni primarie, anche le motivazioni secondarie, strettamente connesse alla maturazione di tipo culturale.

Gli esordienti hanno molta più consapevolezza dei propri mezzi, la loro sete di competenza aumenta progressivamente. In questa fase della loro giovane vita sportiva sono alla ricerca di esperienze ancora più complesse, che stimolino e forniscano loro maggiore autostima. Gli esordienti pretendono molto da se stessi e dall’istruttore, che non disattendere le loro aspettative. In questa fascia d’età ci si deve porre nella condizione di inculcare la mentalità del “gioco di squadra”, ma senza dimenticare l’importanza dell’individualità:

…11 GI OCA TORI D OTA TI DI U N ’ OTTIMA P RE DISPOS IZIONE ALLA TATTICA INDIVIDUALE SARANNO I MIGLIORI INTERPRETI DELLA TATTICA COLLETTIVA…

Nell’allenamento prevarrà ancora il gioco, ma si lavorerà maggiormente sul consolidamento del gesto tecnico, delle varie situazioni di gioco, su alcuni concetti di tattica collettiva e di sviluppi di gioco, sui movimenti base da abbinare ai ruoli in un sistema di gioco e soprattutto sul consolidamento delle capacità coordinative. Verrà privilegiato il metodo misto, con prevalenza del metodo induttivo su quello deduttivo.

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…FACCIAMO CORRERE I NOSTRI BAMBINI INSEGNANDO LORO AD USARE IL CERVELLO…

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S O M M A R I O

PERCHÉ FREQUENTARE LA SCUOLA CALCIO? .............................................................................................................. 1

MOTIVI FISIOLOGICI .............................................................................................................................................................. 1 MOTIVI PSICOPEDAGOGICI...................................................................................................................................................... 1

LA FIGURA DELL’ISTRUTTORE ..................................................................................................................................... 2

LA METODOLOGIA APPLICATA ALLE ATTIVITÀ DI APPRENDIMENTO ........................................................................... 3

PREMESSA .................................................................................................................................................................. 7

CONTENUTI TECNICI E PSICO – FISICI DELL’ATTIVITA’ DI BASE .................................................................................... 7

GLI SCHEMI MOTORI DI BASE................................................................................................................................................... 7 CONSOLIDAMENTO DEGLI SCHEMI POSTURALI ............................................................................................................................ 8

LE CAPACITÀ COORDINATIVE GENERALI E SPECIALI .................................................................................................... 8

CAPACITÀ COORDINATIVE GENERALI ......................................................................................................................................... 8 CAPACITÀ COORDINATIVE SPECIALI........................................................................................................................................... 8

MIGLIORAMENTO DELLA CAPACITÀ CONDIZIONALE LEGATA ALLA RAPIDITÀ. ............................................................ 9

TECNICA E TATTICA INDIVIDUALE ..............................................................................................................................10

PREMESSA .................................................................................................................................................................11

I MOTIVI PRIMARI (PRIMI 10 ANNI DI ETÀ) ................................................................................................................11

I MOTIVI SECONDARI (DAI 10 ANNI IN POI) ...............................................................................................................11

FATTORI INIBENTI ......................................................................................................................................................12

MOTIVAZIONE INTRINSECA ED ESTRINSECA ..............................................................................................................12

OBIETTIVI PER LA CATEGORIA PICCOLI AMICI (6-8 ANNI) ...........................................................................................13

METODOLOGIA DI APPRENDIMENTO....................................................................................................................................... 13

OBIETTIVI PER LA CATEGORIA PRIMI CALCI E PULCINI (8-10 ANNI) ............................................................................13

METODOLOGIA DI APPRENDIMENTO....................................................................................................................................... 13

OBIETTIVI PER LA CATEGORIA ESORDIENTI (10-12 ANNI)...........................................................................................14