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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 16 – 17 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Giugno – Settembre.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di adoperare per l’andata l’aeroporto di Seattle,

mentre per il ritorno quello di Portland.

FUSO ORARIO: - 9 ore rispetto all’Italia.

DOCUMENTI NECESSARI: Passaporto, che non vada a scadere durante la permanenza negli USA.

Negli USA non è più necessario possedere un visto per viaggi turistici che

durino meno di 90 giorni. Dovrete però essere muniti di un’autorizzazione

ESTA (Electronic System for Travel Authorization) da farsi rilasciare

tramite richiesta online preventiva alle autorità statunitensi prima della

partenza. Per richiederlo dovrete per forza possedere un passaporto

elettronico (dotato di microchip).

PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana soggetta alle leggi statali dello stato di Washington e

dell’Oregon, ma è sempre consigliabile possedere la Patente Internazionale.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Non sussiste alcun rischio per la sicurezza in questi territori e gli standard

ospedalieri sono ottimi. Si consiglia però di stipulare un’assicurazione

sanitaria che preveda le copertura alle spese mediche e la copertura per un

eventuale rimpatrio sanitario.

MONETA: DOLLARO STATUNITENSE.

TASSO DI CAMBIO: 1 € = 1,20 Dollari Statunitensi.

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Descrizione del viaggio:

1° giorno: trasferimento fino a Seattle

L’aeroporto di Seattle-Tacoma è uno dei principali scali aeroportuali degli Stati Uniti con oltre 42 milioni di passeggeri annui che lo

attestano a principale porta di ingresso degli stati del Pacific Northwest. Vista la sua collocazione agli antipodi rispetto all’Italia se

prendiamo in esame gli USA continentali l’aeroporto di Seattle ad oggi non possiede però collegamenti diretti col Bel Paese e quindi per

raggiungerlo dovrete necessariamente compiere almeno uno scalo intermedio presso o uno dei principali scali europei (Francoforte,

Dublino, Londra o Parigi) oppure nei più grandi hub americani (Los Angeles, New York o Dallas) o addirittura prendendo la più lunga via

asiatica (Seoul o Shanghai). Quale che sia l’opzione prescelta fate conto comunque che il trasbordo nel suo complesso durerà tra le 15 e le

20 ore complessive, ma complice un fuso orario in regressione netta potrete atterrare sul suolo dello stato di Washington già nella medesima

giornata di calendario di partenza dall’Italia. Una volta in loco espletate le formalità doganali e di noleggio autovettura e poi muovete diretti

verso il vostro albergo dove smaltire il viaggio e il cambio di fuso orario.

2° - 3° giorno: SEATTLE

Seattle è e resterà probabilmente per lunghi anni la metropoli principale del Pacific Northwest americano, una città che ha saputo uscire

dall’anonimato di grande conurbazione industriale che le era stato affibbiata nel XX secolo ed è oggi una delle realtà più progressiste e

votate al futuro degli States (vanta peraltro il tasso di crescita urbana medio più alto delle metropoli americane [+2,5% annuo] e la più alta

concentrazione di laureati rispetto alla popolazione degli USA: ben 48,8% dei residenti). Nelle sue vie centrali troverete infatti una

moltitudine di bar dove la connessione internet è sempre free e nei quali sono soliti radunarsi giovani rampanti del mondo high-tech e

studenti votati a filosofie alternative e progressiste. La città d’altronde ha visto la genesi di due dei principali giganti informatici mondiali

come Microsoft (che si sviluppò qui negli anni ’80) e più recentemente (1994) Amazon i quali danno lavoro a migliaia di persone, senza però

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dimenticare come Seattle sia anche la sede di altre colossali multinazionali come la catena di ristorazione Starbucks e dell’industria

aeronautica della Boeing. La sua continua ascesa verso i palcoscenici più in vista del globo è poi stata sancita per Seattle anche da altri

aspetti: l’industria cinematografica l’ha infatti scelta come set per la registrazione di numerose serie tv (Grey’s Anatomy su tutte) e

lungometraggi (Twilight) e il suo variegato panorama musicale imperniato sul grunge e sul rock l’ha vista produrre geni del calibro di Bing

Crosby, Kurt Cobain e Jimi Hendrix, senza dimenticare band entrate nell’immaginario collettivo come i Foo Fighters, i Nirvana, gli Alice in

Chains, i Soundgarden e i Pearl Jam. Seattle possiede infine, come del resto tutte le comunità dello stato di Washington, una spiccata

attenzione verso le tematiche ambientalistiche stimolata dal fatto di essere incastonata nella meravigliosa sezione occidentale dello stato in

una vallata verdeggiante compresa tra le possenti catene montuose delle Cascades.

• Una visita a Seattle non può che avere inizio dalla sua Downtown la quale si affaccia verso le storiche banchine del suo antico porto

commerciale oggi riadibito a scalo per i traghetti che salpano verso l’altro capo della Baia di Elliott (lo scalo merci del porto di

Seattle moderno posto in altra sezione della città movimenta comunque un numero tale di container da farne il quarto scalo marittimo

per traffico di tutti gli Stati Uniti). Giusto oltre i molti (pier) della Downtown si apre il cosiddetto Pike Place Market, un mercato

alimentare in attività dal 1907 che vi offrirà uno straordinario spaccato sulla realtà umana che contraddistingue Seattle: le sue

bancarelle non sono solo ottime per accaparrarsi ottimi snack ma anche per vedere una serie di personaggi (cuochi, studenti, artisti di

strada, musicisti, ambientalisti) che plasmano nel profondo la realtà sociale della metropoli. Proprio limitrofo a questo caleidoscopio

di rumori, colori e vitalità si colloca poi il Seattle Art Museum (SAM) un moderno spazio espositivo che regala ai visitatori una delle

collezioni più pregevole di arte nativa americana della nazione oltre a una serie di opere di maestri come Murillo o il locale Mark

Tobey. Conclusa la visita potrete fare nuovamente un salto tra le bancarelle del Pike Place Market oppure dirigervi verso sud in

direzione dello storico quartiere di Pionner Square. Questa sezione di Seattle è il suo cuore antico costituito da una serie di belle

residenze neoromaniche in mattoni rossi frutto del gusto di inizi ‘900 quando l’area dovette essere quasi completamente riedificata in

seguito a un furioso incendio che devastò la città nel 1889. L’arteria principale del Pionner Square è sicuramente Yesler Way che fu

ideata con questo regolare andamento in discesa verso i moli del porto per favorire il rotolamento di enormi tronchi d’albero verso le

segherie di Henry Yesler che un tempo erano una delle più floride imprese della città. Dopo decenni di abbandono e miseria l’area è

stata ampiamente riabilitata e oggi è pervasa da un’atmosfera retrò e informale e presenta nella Smith Tower (un grattacielo di 42

piani del 1914) il suo emblema più iconico. La zona è peraltro perfetta per trovare una serie di bar e atelier di artisti in cui

soffermarsi a curiosare per qualche ora.

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Uno degli ingressi più scenografici al Pike Place Market, lo storico mercato principale di Seattle che da più di un secolo è lo snodo

della vita urbana di migliaia di eterogenee persone. Quindi una vista panoramica sui grattacieli della Downtown locale con in primo

piano la slanciata fisionomia della Smith Tower ed infine uno dei tipici viali alberati contornati da edifici storici di Pionner Square.

Nel pomeriggio vi consigliamo poi di riportarvi verso la Downtown e di spingervi al suo limitare settentrionale in prossimità del

quartiere di Seattle Center, un’immensa area nata come luogo per ospitare l’Esposizione Universale del 1962 dedicata al tema

dell’era dell’uomo nello spazio. Non si può di certo dire che a tal proposito mancò genialità ai progettisti del monumento ormai

divenuto simbolo indiscusso di Seattle: lo Space Needle, una torre futuristica caratterizzata da una balconata panoramica sospesa a

forma di disco volante che pare librarsi in aria a oltre 150m da terra sospesa su flebili e sinuose strutture in acciaio. Anche se il costo

del biglietto per l’attrazione è notevole è davvero impossibile resistere alla tentazione di godersi i meravigliosi panorami aerei della

metropoli che appare come sospesa sulle acque delle baie e dei fiordi da cui è attorniata. Tornati a livello del suolo avrete quindi

modo di serpeggiare tra alcune delle creazioni architettoniche più avanguardistiche e singolari di Seattle come il profilo delle

sembianze di fogli di alluminio colorati ritorti dell’EMP Museum o la sagoma arcuata di vetro e acciaio del Chihuly Garden and

Glass che espone diverse opere scultoree in vetro del medesimo artistica contemporaneo. Per chi amasse invece le esposizioni d’arte

all’aria aperta una meta imperdibile nelle vicinanze è l’Olympic Sculture Park, un’area verde recuperata dall’oblio degli anni ’70 che

è perennemente animata da jogger che corrono in vista delle montagne dell’Olympic National Park tra piedistalli su cui si collocano

sculture d’arte moderna davvero pregevoli. Dall’Olympic Sculture Park si godono peraltro i migliori tramonti romantici di tutta

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Seattle. Per la serata infine vi consigliamo di fare rientro verso la Downtown e il quartiere di Pionneer Square dove si concentrano i

migliori locali notturni e ristoranti del centro di Seattle.

Alcune delle futuristiche e stravaganti architetture dell’area di Seattle Center: dal famosissimo Space Needle, il monumento simbolo

cittadino dalla sua costruzione in occasione dell’Esposizione Universale del 1962, alle forme sinuose dell’EMP Museum per terminare

nei profili fantasiosi del Chihuly Garden and Glass.

• Nella seconda giornata di stanza a Seattle potrete completare la visita della città spingendovi nei quartieri più periferici della

metropoli verso nord dove non mancano i luoghi di interesse. Come prima meta vi consigliamo di portarvi nel quartiere di U District

che prende il suo appellativo dal fatto di essere la sede della Univeristy of Washington, un gigantesco ateneo dotato di una serie

mirabolante di edifici e campus che offrono istruzione a oltre 45.000 studenti ogni anno. Oltre che aggirarsi in questo mondo dove si

sprigionano sempre vitalità e idee innovative non dovreste mancare una visita al Burke Museum, uno dei più completi musei di storia

naturale del nordamerica comprendente diversi scheletri di animali preistorici ormai estinti. Anche se questa visita è interessante e

sarà sempre ben accolta dai bambini nulla eguaglierà però l’entrata presso il Woodland Park Zoo, un parco faunistico tra i più

grandi e attenti al benessere degli animali rinchiusi di tutti gli Stati Uniti. Lo zoo è molto grande e vi occuperà diverse ore della vostra

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giornata e si colloca nel marinaresco quartiere di Ballard, abitato per lo più da discendenti di immigrati scandinavi giunti qui a

Seattle ad inizi ‘900. Per chi avesse tempo e voglia di fare un ulteriore spostamento verso ovest il quartiere di Ballard proporrà poi un

altro paio di spunti interessanti per la visita: dapprima vi si apriranno dinnanzi le chiuse fluviali dell’Hiram M. Chittenden Locks che

colmano il salto di circa 7m del canale che collega il Lake Washington col Puget Sound, il grande fiordo che collega Seattle con

l’Oceano Pacifico aperto, quindi oltrepassato il canale potrete gironzolare tra le aree verdi del Discovery Park, un ex area militare

dismessa nel 2012 che è diventata il principale parco urbano della metropoli con 216 ettari di dune sabbiose, prati, spiagge e macchie

di vegetazione in cui trovare un po' di relax lontano dal frastuono urbano. Giunta infine l’ora dell’imbrunire vi consigliamo di

muovere da Ballard in direzione dell’adiacente quartiere di Fremont, un miscuglio di hippy, studenti ed hipster sempre pronti a

scatenarsi in una vibrante vita notturna, oppure nel quartiere più centrale di Capitol Hill dove milionari e spiantati bevono gomito a

gomito nelle birrerie del posto sempre in atmosfere rilassanti e conviviali che vi faranno riflettere sulla possibilità di una coesistenza

pacifica e gioviale persino tra le numerose e profonde differenze insite nella società moderna. Vi raccomandiamo di passare al

minimo una serata per ognuna di queste zone che vi faranno innamorare del lifestyle unico e tollerante che si respira nella metropoli

del Pacific Northwest.

Una vista idilliaca sui prati dei cortili interni della University of Washington, il principale ateneo di Seattle, in chiave primaverile.

Quindi una cartolina che ritrae il Discovery Park con in vista la Downtown cittadina e le vette dell’Olympic National Park sullo

sfondo ed infine uno dei numerosi locali notturni che affollano le vie dei quartieri di Capitol Hill e Fremont.

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4° - 5° - 6° giorno: OLYMPIC NATIONAL PARK

Incastonato in una selvaggia penisola protesa verso l’Oceano Pacifico l’Olympic Peninsula è una delle destinazioni più incontaminate ed

ancestrali dell’intera costa occidentale statunitense. Qui piccole comunità di nativi vivono fianco a fianco con moderni insediamenti dediti al

taglio delle foreste per la produzione di legname mentre l’Olympic National Park tutela un’area di 3734km2 di foreste umide ormai già dal

1981 poste sotto tutela dell’UNESCO come patrimonio dell’umanità e a tutt’oggi del tutto prive di strade di collegamento. L’entroterra

dell’Olympic National Park è una delle zone di foresta temperata umida nordamericana più estesa e intatta del continente ed è popolata da

una quantità incredibile di felci, abeti e muschi. Approfondendosi verso il cuore del parco si incontrano poi una serie di modeste ma impervie

alture, culminanti nel Monte Olympus (2428m) noto per la presenza di ghiacciai di bassa quota e per una piovosità tra le più elevate dello

stato di Washington. L’Olympic National Park tutela però anche una lunga striscia costiera di circa 105km caratterizzata per lo più da un

susseguirsi senza soluzione di continuità di spiagge sabbiose alternate a foreste rigogliose che lambiscono le acque dell’Oceano Pacifico.

Vista la particolare conformazione e il suo essere collocato in un posizione estremamente remota nell’Olympic National Park si possono poi

ammirare alcune specie animali autoctone e uniche come il cervo di Roosevelt e la marmotta olimpica.

Sotto un profilo turistico le aree più interessanti del parco nazionale sono comodamente raggiungibili in giornata da Port Angeles (130km, 2

ore e mezza da Seattle) una cittadina funzionale lungo la costa nord della Olympic Peninsula che ruota attorno al trafficato porticciolo da cui

salpano i traghetti diretti a Victoria, in Canada. Vi consigliamo di spendere almeno un paio di giorni per compiere dei trekking nelle aree più

spettacolari e selvagge del parco tra cui spicca per panorami e ambiente solitario l’area compresa tra il Deer Park e l’Obstruction Point

Trailhead, due avamposti entrambi raggiungibili in automobile da Port Angeles (rispettivamente 30km-45minuti e 40km-1 ora). La

camminata più classica fattibile in giornata è quella che collega mediante uno spettacolare sentiero a filo di cresta queste due località (12km,

3 ore e mezza sola andata) ma un’alternativa decisamente più elettrizzante è quella di compiere un trekking di due giorni accampandosi in

tenda sulle sponde degli idilliaci Moose, Grand o Gladys Lake che potrete raggiungere percorrendo altri 9km (3 ore di marcia)

dall’Obstruction Point Trailhead. Solo così avrete infatti modo di cogliere la quintessenza della natura dominante dell’Olympic National

Park, rimanendo letteralmente basiti di notte contemplando le stelle e rimanendo in ascolto dei magici rumori della foresta. L’indomani

potrete poi fare ritorno al Deer Park terminando un percorso ad anello di altri 23km (8 ore di cammino) che scende dapprima nella

verdeggiante valle del Cameron Creek e poi risale in ultimo verso i parcheggi di Deer Lake.

L’ultimo giorno di stanza all’Olympic National Park vi consigliamo però di dedicarlo alla sua sezione costiera che, a nostro avviso,

raggiunge il suo top nei chilometri immediatamente a sud dell’insediamento costiero di La Push che potrete raggiungere da Port Angeles in

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110km (90 minuti) lambendo peraltro le acque blu cobalto del Crescent Lake, un lago assai amato dai cultori della pesca e delle usite in

barca. La Push è il luogo perfetto da cui intraprendere una passeggiata o un’uscita in barca in direzione della First, Second e Third Beach

tre magnifiche baie composte da una finissima sabbia nera che vengono costantemente scosse dalle incessanti onde del Pacifico e che sono

ammantate da rigogliose foreste giusto alle loro spalle. Il quadro si completa poi con una serie di isolotti rocciosi punteggiati da alberi da

alto fusto in bilico che si ergono poco oltre la risacca. Qui avrete davvero il modo di passare una giornata spensierata respirando l’aria

ricca di salsedine dell’oceano e rimanendo in contemplazione del paesaggio fino agli infuocati tramonti che dipingono l’orizzonte oceanico.

A sera infine vi consigliamo di muovere a ritroso verso Seattle, che raggiungerete ormai a notte inoltrata (240km, 4 ore).

In prima immagine un classico scenario del sottobosco delle incontaminate foreste temperate umide che contraddistinguono gran parte dei

fondovalle remoti dell’Olympic National Park. Quindi una vista sulle bucoliche fattezze del Gladys Lake dove potrete accamparvi durante i

trekking proposti ed infine le splendide spiagge di sabbia nera punteggiate da speroni rocciosi emergenti presso La Push.

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7° - 8° giorno: MT RAINIER NATIONAL PARK

Comodamente raggiungibile in giornata da Seattle il Parco Nazionale del Mount Rainier tutela le maestose pendici e le vallate basali della

quarta montagna per altitudine degli Stati Uniti continentali che raggiungere al suo apice i 4392m. La sua forma solitaria e quasi

perfettamente conica è uno dei simboli dello stato di Washington ma anche una delle oasi naturali montane più preziose e severamente

tutelate (fu il quinto parco nazionale ad essere istituito al mondo, nel 1899) del Pacific Northwest anche per via dei suoi 25 ghiacciai che lo

compongono. Il clima del Mt Rainier è poi un’altra delle sue icone più celebri: qui infatti il meteo è spesso inclemente e specie in inverno si

registrano precipitazioni in una quantità tale da raggiungere annualmente oltre 17m di precipitato nevoso complessivo! Le strade che lo

raggiungono sono poi soggette a stagionalità ma se verrete in zona in estate (come vi consigliamo) tutti gli accessi del parco risulteranno

transitabili e aperti. All’interno del parco la natura è ancora in larga parte vergine con solo pochi centri visitatori e sparute aree adibite a

campeggio. La via di accesso più frequentata al parco è quella meridionale che conduce al Paradise Inn (1647m, 175km, 2 ore e mezza da

Seattle) posto giusto alla base delle innevate pareti sud del Mt Rainier. Da qui prendono il via una serie di percorsi escursionistici davvero

sublimi che trovano nell’ascesa al Panorama Point (2074m, percorso ad anello di non meno di 7 ore) il loro fiore all’occhiello. Nondimeno

però ci sentiamo di menzionarvi in zona anche il sentiero che Christine Falls risale i versanti sud-occidentali del Mt Rainier fino al Milfred

Point, un altro splendido bellavista sulla montagna, superando peraltro le idilliache cascate Comet (5 ore di cammino tra andata e ritorno).

Se la prima giornata di stanza al Mt Rainier National Park vi porterà nelle zone più antropizzate del parco la seconda giornata vi

consigliamo di passarla nella sezione nord-occidentale dell’area protetta, raggiungendo in auto da Seattle il Mowich Lake (1502m, 110km, 2

ore). Da questo specchio lacustre montano incredibilmente cristallino si aprono un dedalo di sentieri tra cui ci pare doveroso ricordarvi

quello che risale fino alla vetta panoramica del Tolmie Peak (1810m, 3 ore in tutto di cammino) che offre scorci unici sul Mt Rainier e anche

lo Spray Park Trail che dapprima raggiunge un bucolico altopiano sempre ammantato di fioriture coloratissime nella bella stagione e poi

prosegue fino sull’altura dell’Observation Rock (2549m, 8 ore tra andata e ritorno) che si eleva tra i ghiacciai e le morene che

contraddistinguono il profilo settentrionale del Mt Rainier. La bellezza di queste escursioni a nord-ovest del parco starà però principalmente

nel trovarsi spesso soli e in completo contatto intimo con la natura solitaria. Per qualsiasi di questi trekking vi raccomandiamo comunque di

tenere la città di Seattle come base per la notte.

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Una vista tardo primaverile del Mt Rainier così come appare dai prati incredibilmente fioriti che adornano le sue pendici. Quindi una

classica cartolina del Mt Rainier così come appare dal Tolmie Peak nell’angolo nord-ovest del parco e le scroscianti Comet Falls.

9° giorno: MT ST HELENS NATIONAL VULCANIC MONUMENT

Quando la mattina del 18 maggio 1980 un ennesimo terremoto (era ormai da due mesi che lo strato vulcano del Mount St Helens dava segni

di risveglio) scosse veemente il Mount St Helens e le sue pendici forse nemmeno nessun vulcanologo era pronto ad assistere quello che di lì a

poco la natura inscenò tra le montagne dello stato di Washington. Una violentissima eruzione che espulse ben 2,5 km3 di magma sventrò

infatti completamente il versante settentrionale del Mount St Helens provocando una distruzione completa di un’area di 27km2di foreste

secolari sia per l’azione diretta del materiale eruttato sia più incisivamente per le colate piroclastiche che la seguirono. Nel volgere di poche

ore immense nubi fulmigene e colonne di cenere oscurarono per giorni l’area del St Helens che mieté ben 57 morti durante quell’incredibile

eruzione. La particolare tipologia di questo pericoloso vulcano è infatti della categoria esplosiva ed erano ormai 180 anni che il St Helens

non dava segni di vita, fattore che contribuì irrimediabilmente a sottostimare l’evento in atto. Anche se ormai sono trascorsi quasi

quarant’anni dai fatti ad oggi l’eruzione del St Helens rimane l’evento vulcanologico più tragico e costoso della storia statunitense. Per

quanto concerne il vostro viaggio invece una deviazione al Mt St Helens National Vulcanic Monument è un’ottima occasione di

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inframmezzare il trasferimento da Seattle verso Portland, nello stato dell’Oregon. Il Johnston Ridge Observatory (240km, 2 ore e mezza da

Seattle) è il punto di accesso a questa tormentata area della crosta terrestre e sorge proprio al limitare del territorio sconvolto dall’eruzione

del 1980. Dal parcheggio sommitale muovono infatti le mosse una serie di sentieri perfettamente battuti che si inoltrano nella piana brulla,

sterile e segnata dalle ciclopiche forze naturali che fu più pesantemente colpita dall’evento eruttivo. Per esplorare quest’area dovrete

necessariamente stare sui sentieri segnalati (207 e 216) e attenervi a non portare animali con voi e muovervi solo di giorno. In compenso

sarete ricompensati da scenari che davvero vi lasceranno mozzafiato se pensate che il vulcano St Helens ci mise solo poche ore a ridisegnare

così profondamente l’orografia locale, peraltro perdendo ben 350m della propria altitudine. Le camminate possono allungarsi o ridursi a

piacimento ma una deviazione che vi consigliamo caldamente di intraprendere è quella che vi condurrà sulle alture di Harrys Ridge

(segnavia 1E) dal quale si godono spettacolari viste non solo sul St Helens ma anche sul vasto bacino lacustre sottostante di Spirit Lake

ancora oggi semi coperto da migliaia di tronchi trascinati fin qui dai flussi piroclastici del 1980. Una volta fattosi quindi il tardo pomeriggio

fate quindi rientro alle vostre automobili e da qui guidare rapidamente in direzione sud fino a Portland (165km, 2 ore), la metropoli

dell’Oregon che vi consigliamo di scegliere come vostra nuova base per il proseguo del viaggio.

Un’immagine d’archivio ritrae alcune delle fasi salienti dell’immane eruzione esplosiva del 1980 che ridisegnò completamente forma e fama

del Mount St Helens. Quindi la vista che si gode oggi sul versante settentrionale della montagna così come appare dal Johnston Ridge

Observatory da cui è ben chiaro come la vita stia ancora facendo fatica a germogliare su questi resti eruttivi.

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10° - 11° giorno: PORTLAND

Benvenuti in Oregon, uno degli stati americani decisamente più sottovalutati della federazione. In questo angolo del Northwest si

concentrano infatti una miriade di gemme naturali che spaziano da coste oceaniche ricche di promontori e spiagge spazzate dal vento a

picchi montuosi imponenti e ammantati di ghiacciai, passando per vallate fertili e zone aride e ricche di fossili preistorici. Come intuibile è la

poliedricità l’arma nascosta dell’Oregon che vi stupirà ad ogni chilometro del vostro percorso. Tanta diversità è peraltro fautrice di una

composizione sociale davvero estrosa: qui convivono fianco a fianco ambientalisti convinti, rigidi conservatori legati ad attività tradizionali

come il taglio delle foreste, studenti di sinistra e produttori di micro birrifici sparsi in ogni città dello stato. Tutti sono però accomunati da

uno spiccato senso di appartenenza all’Oregon e ai suoi sublimi paesaggi: chiunque infatti ama visceralmente stare giorni interni a compiere

pratiche outdoor di vario tipo. L’Oregon ha infine regalato moltissimo al cinema americano in termini di attori e registi tra cui si ricordano

la ballerina Ginger Rogers, il cineasta Gus Van Sant e l’ideatore dei famosissimi cartoni animati Simpson Matt Groening.

Dal canto suo Portland, la principale conurbazione dell’Oregon, è la fiera portabandiera di questo stato e si caratterizza per una verve

squisitamente democratica, una spasmodica attenzione ai temi naturali e per la presenza di diversi soggetti alternativi spesso in sella alle

loro onnipresenti biciclette. La vita sociale è però spumeggiante e libertina: il turnover di locali notturni, caffè e club per omosessuali è unico

nel Pacific Northwest e la gente si muove disinibita in abiti sportivi persino nei locali di classe: insomma non farete fatica a trovarvi a vostro

agio, quasi a casa, a Portland. Questo sarà poi specialmente vero in occasione dei tre principali festival che illuminano il calendario

cittadino: tra maggio e giugno è il tempo del Portland Rose Festival durante il quale carri e imbarcazioni ricoperti di petali di rose si

muovono per le vie cittadine addobbate a festa, mentre in luglio e agosto si fa il tempo dei festival culinari come l’Oregon Brewers Festival

(dedicato agli oltre 70 microbirrifici cittadini) e il Bite of Oregon dove vi verranno servite ogni tipo di prelibatezze della cucina locale. Forse

l’unica vera pecca della città sta davvero nel suo proverbiale clima uggioso, con ben 280 giorni di media all’anno di cielo coperto e plumbeo.

• Un tour di Portland non può che avere inizio che dalla sua Downtown e specificatamente dalla sempre animata piazza di Pionner

Courthouse Square. Qui tra campanelli di turisti e gente del posto avrete a portata visiva un vero e proprio salotto urbano attorniato

da case storiche in mattoni rossi sotto le quali si radunano numerosi artisti di strada e venditori ambulanti. L’atmosfera è

coinvolgente e vi darà un primo e veritiero scorcio dell’anima della città. Dirigendosi quindi verso sud-ovest lungo lo scacchiere di

strade a reticolo che compongono la Downtown di Portland potrete rapidamente approcciarvi all’elemento architettonico cardine

della città: il Portland Building, un vero inno al post modernismo eretto sui disegni di Micheal Graves nel 1982. Certo a prima vista

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questa sorta di cubo parzialmente composto da ordinate finestre ad alveare e in parte da forme fantasiose e slanciate lascia attoniti

molti visitatori ma non vi è dubbio che l’indifferenza non sarà uno stato d’animo che vi pervaderà alla sua vista. Una volta ripresisi

da questo shock visivo vi esortiamo quindi a percorrere Madison Street verso ovest per raggiungere i due principali musei cittadini

che completeranno la vostra mattinata di esplorazione: l’Oregon Historical Society è davvero interessante per chi ha a cuore la storia

dell’Oregon e le vicende legate alle sue tribù native e ai pionieri che lo colonizzarono nell’800, il Portland Art Museum è invece una

pinacoteca che spazia molto tra le esposizioni al suo interno ma che annovera dipinti di impressionisti francesi e persino di Van Gogh.

Giunta quindi l’ora del pranzo vi consigliamo di portarvi dal cuore della Downtown fino al Tom McCall Waterfront Park, un’oasi

verde nel centro di Portland che si allunga per quasi 3km lungo le sponde del Willamette River e che offre scorci bucolici per un

pranzo all’aria aperta in compagnia di podisti e gente del posto.

Una vista angolare della Pionner Courthouse Square, l’animata e sempre affollata piazza principale di Portland. Quindi il singolare

profilo post moderno del Portland Building a ragione o a torto l’emblema architettonico della principale città dell’Oregon. Infine gli

scenari bucolici che si aprono nel Tom McCall Waterfront Park affacciato sul Willamette River.

Nel pomeriggio vi consigliamo quindi di spostarvi nei quartieri che si aprono a nord della Downtown sulla medesima sponda del

fiume. Gli esclusivi Nob Hill (che si allunga attorno alla 23rd Avenue) e Pearl District sono un esempio lampante di riqualificazione

urbana. Da ex magazzini industriali in disfacimento si sono negli ultimi decenni letteralmente trasformati in zone residenziali assai

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esclusive e templi dello shopping e del commercio al dettaglio di classe, annoverando boutique e griffe internazionali di ogni tipo. Qui

i patiti dell’acquisto avranno di che sanare le proprie voglie, mentre se siete più degli incorreggibili nottambuli ed estrosi dovreste

puntare alla storica area della Old Town (nei pressi di Union Station) dove pullulano discoteche e club ricreativi. Qui si è anche

instaurata una folta comunità cinese che ha ricreato spazi a memoria della loro terra di origine come l’impedibile Lan Su Chinese

Garden che occupa un intero isolato urbano con pittoreschi laghetti e pagode che richiamano le atmosfera da estremo oriente.

Le pagode e le atmosfere squisitamente orientali del Lan Su Chinese Garden, una sorta di splendido avamposto cinese nel cuore della

Portland moderna. Quindi alcune delle favolose birre prodotte in città dai più di 70 micro birrifici che hanno reso celebre Portland

nel mondo sotto un profilo culinario.

• Durante la seconda giornata in città potrete quindi completarne la visita indirizzandovi presso alcune delle mete magari meno

turistiche ma più vicine alla realtà quotidiana della principale città dell’Oregon. In mattinata splendide viste sulla città che va

risvegliandosi si godono dal Washington Park un bellissimo parco urbano che adorna le alture delle West Hills che si ergono giusto a

ovest della Downtown. Il parco è facilmente fruibile da tutti e presenta al suo interno bei giardini in tema giapponese e soprattutto

l’International Rose Test Garden che promuove la proliferazione di oltre 400 diverse tipologie di bulbi di rose, fiore per cui Portland

è nota in tutto il mondo. Quando avrete esaurito la vostra voglia di paesaggi bucolici e scenari panoramici fate quindi rotta sulla

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sponda opposta del Willamette River per raggiungere altri due poli indiscussi di richiamo per i patiti dello shopping: Hawthorne

Boulevard è un continuo di negozi , bar e caffetterie all’ultima moda, mentre nel gigantesco Llyod Center, il più grande centro

commerciale dell’Oregon, potrete intrattenervi per ore tra qualsiasi tipo di rivendita. Nei parcheggi di questo non è insolito poi

trovare i tipici Food Carts, ossia chioschi che servono alimenti locali ai passanti e che sono diventate una delle icone più famose di

Portland. Se invece non siete persuasi dall’idea di passare tutto il pomeriggio tra una vetrina e l’altra non disperate nelle immediate

vicinanze di Portland si snoda il Columbia River Gorge, cioè la profonda vallata tagliata dal fiume Columbia (il quarto per portata di

tutti gli Stati Uniti, nascendo in Canada e sfociando nell’Oceano Pacifico dopo 1243km di percorso). La sezione più spettacolare del

Columbia River Gorge si colloca giusto a est di Portland e le viste probabilmente migliori su questo anfiteatro naturale si godono

dalla Vista House (40km, 35 minuti) situata in posizione dominante sulle verdeggianti alture della gola. Per la serata però non

indugiate fuori città e fate nuovamente rotta verso l’Old Town per scatenarvi nuovamente tra i giovani della città.

Alcune delle meravigliose aiuole fiorite dell’International Rose Test Garden presso il Washington Park di Portland, uno dei simboli

della città. Quindi l’interno dell’enorme centro commerciale Llyod Center ed infine la straordinaria collocazione della Vista House su

uno sperone roccioso dominante sulle Columbia River Gorge poco fuori il centro abitato di Portland.

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12° giorno: MT HOOD NATIONAL FOREST

Punto più elevato della catena montuosa delle Oregon Cascades il Mt Hood (3426m) è il baluardo dominante della zona anche per via della

sua felice collocazione a breve distanza da Portland e immediatamente a sud del Columbia River Gorge che lo rende ben visibile da qualsiasi

angolo di questa porzione dell’Oregon. Se in inverno le sue pendici sono offrono ottime possibilità per praticare lo sci alpino è in estate che il

Mt Hood e le sue smeraldine foreste danno il meglio di sé sotto un profilo paesaggistico. Centinaia di chilometri di sentieri ben segnalati,

laghi scintillanti, prati in fiore e minuti borghi remoti sono un continuo fluire alle sue pendici. Anche se una giornata di passaggio è più che

sufficiente per cogliere gli scenari migliori di questo angolo montuoso dell’Oregon vi consigliamo di non limitarvi a percorrere la strada

asfaltata che lambisce a sud la montagna (highway 26) ma di compiere almeno la breve ma appagante escursione che raggiunge il Mirror

Lake (2,5km, 1 ora di cammino) un ameno lago alpino che nelle giornate terse funge da specchio incantato in cui si rimira la sagoma

possente e solitaria del vicino Mt Hood (85km, 1 ora da Portland). Se capitaste in zona evitando le folle dei weekend estivi potreste persino

avere questo angolo magico quasi tutto per voi. Ovviamente vi consigliamo di indugiare in loco per alcune ore e d godervi appieno questa

giornata all’insegna del trekking e del relax. Nel pomeriggio poi fate rientro alle vostre auto e da qui, seguitando a percorrere la highway 26,

iniziate lentamente ad allontanarvi dal Mt Hood National Forest alla volta della località di villeggiatura di Bend (175km, 2 ore e mezza).

Questo villaggio è un vero paradiso per gli amanti delle attività all’aperto che potranno destreggiarsi tra uscite in kayak o in mountain bike,

arrampicata su roccia, pesca e sentieri escursionistici ma per goderli dovrete necessariamente passare più giorni in loco. Bend oltretutto

vanta anche un minuto ma accogliente centro storico composto da negozietti tipici, boutique e ben una dozzina di micro birrifici artigianali

che faranno la gioia degli sportivi stanchi dalle fatiche diurne. Come non bastasse tutto questo il clima è spesso clemente e quasi mai piovoso

a Bend e i locali notturni non mancano, così come le occasioni di socializzazione e spensieratezza.

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Due viste che immortalano la sagoma imponente e solitaria del Mt Hood, la principale vetta della catena delle Oregon Cascades: in prima

immagine una cartolina dal Mirror Lake, quindi una sua elegante silhouette invernale. Infine l’estroversa località di villeggiatura di Bend, a

oriente della catena montuosa.

13° giorno: CRATER LAKE NATIONAL PARK

La tredicesima giornata del tour tra gli stati di Washington e dell’Oregon corrisponde con la tappa più lunga per sviluppo chilometrico di

tutto l’itinerario. Vista l’entità degli spostamenti in auto che dovrete affrontare vi raccomandiamo pertanto una sveglia di primo mattino

presso Bend e di iniziare a guidare in direzione meridionale lungo la statale 97 alla volta del Crater Lake National Park (170km, 2 ore).

Questo parco nazionale istituito già nel 1902 tutela un’antica e assai vasta caldera vulcanica che col passare degli anni è andata a riempirsi

da un invaso lacustre alimentato da acqua piovana o neve in via di disgelo. Per la sua conformazione geologica particolare il Crater Lake

con i suoi 594m di profondità è il lago più profondo degli USA ma ciò che vi colpirà più di ogni altra cosa sarà il suo colore incredibilmente

blu cobalto che funge da straordinario specchio naturale per le alture circostanti. La purezza delle sue acque è davvero incredibile ma al

contempo le sue alte pareti perimetrali (che si innalzano anche per 600m sopra il pelo dell’acqua) costituiscono una cornice fatata al posto.

Il modo migliore per godere tutte le prospettive più spettacolari di questo sublime invaso naturale è quello di percorrere la splendida strada

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panoramica che lo circoscrive (55km, 1 ora) che con qualche deviazione vi condurrà a eccezionali belvedere. Sul lato meridionale del Crater

Lake si colloca poi il principale insediamento turistico del luogo, il Rim Village, ideale sia per mangiare qualcosa per pranzo sia come punto

da cui partire per l’escursione più celebre del parco, quella che conduce in vetta al Garfield Peak (2455m, 3 km, 90 minuti sola andata).

Dalla sommità le viste sono davvero magnifiche. Se non ve la sentiste di dedicare almeno 3 ore ad un’escursione una valida alternativa è la

più rapida risalita al Watchman (2442m, 1,5km, 45 minuti) che si raggiunge dalla strada sul lato occidentale del Crater Lake. La peculiarità

del posto sta nell’essere giusto di fronte alla Wizard Island, l’unica isola del lago che si inerpica sopra il pelo dell’acqua per ben 234m.

Terminate queste brevi ma appaganti camminate riprendete quindi in tempi utili le vostre autovetture per iniziare il lungo trasferimento che

vi separa da Eugene (285km, 3 ore e mezza). Vi consigliamo di intraprendere come strada per il percorso la spettacolare statale 138 che si

inoltra lungo le aree protette che fanno da contorno al North Umpqua River. Nei pressi del villaggio di Clearwater si rendono d’obbligo

lungo la strada almeno un paio di soste fotografiche per immortalare due magnifiche cascate: dapprima l’esile ma altissima (83m) Watson

Falls che precipita tra le foreste da una balza rocciosa e poi il doppio salto delle pittoresche Toketee Falls, una roboante cascata che si fa

strada da pilastri di prismi basaltici e che forma un bacino alla sua base ideale per una romantica nuotata (che vi consigliamo caldamente di

compiere). Giunti quindi a sera ad Eugene preparatevi per una serata nella sua frizzante realtà notturna.

Due sublimi viste sullo specchio cristallino del Crater Lake, il bacino lacustre più profondo degli Stati Uniti, dapprima in chiave estiva e poi

in chiave invernale. Quindi il doppio balzo delle Toketee Falls che disegnano alla base una favolosa piscina naturale in cui immergersi.

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14° giorno: EUGENE

La vibrante Eugene è la seconda conurbazione per dimensioni dell’Oregon nonché il principale polo della Willamette Valley, la fertile vallata

centrale dell’Oregon compresa tra due catena montuose parallele che fu per migliaia di pionieri alla ricerca di fortuna e terre da

accaparrarsi una delle mete predilette dei loro viaggi nel Far West. Ancora oggi la zona possiede una spiccata vocazione all’agricoltura e

persino alla viticoltura con diversi borghi campagnoli in cui trovare taverne ed enoteche in cui assaporare i rossi della zona. Eugene invece è

il polo universitario per antonomasia dell’Oregon e si è completamente reinventata dalle sue origini di città industriale legata per lo più alle

cartiere. Oggi Eugene è stabilmente percorsa da anticonformisti, hippy, hipster e da una moltitudine di runner che amano correre tra le vie

cittadine. Nonostante Eugene pecchi in merito a siti di interesse turistici veri e propri sarà un luogo decisamente amabile per chi sa vivere la

propria esistenza trovando motivi di appagamento nella vivibilità dei posti, nel contatto con la natura e nel muoversi in tra quartieri giovanili

e pervasi da uno spirito progressista e votato al futuro. L’elemento saliente della città è comunque la University of Oregon che offre

istruzione superiore a ben 23.000 studenti e che si colloca coi suoi edifici giusto a est della Downtown. Molto apprezzato dai runner e da chi

vuole stare un po' all’aria aperta è invece l’immenso Alton Baker Park che occupa tutta la dirimpettaia sponda settentrionale del Willamette

River. Eugene infine è un luogo strategico in cui mettere la propria base per almeno tre notti lungo le vostre peregrinazioni nell’Oregon e

saprà ampiamente non deludervi con la sua offerta di ristorazioni valide e locali notturni vibranti.

Una vista panoramica della giovanile e strategica Eugene, la città universitaria per antonomasia dell’Oregon. Quindi uno scorcio dei

laghetti e dei ponti che si trovano all’interno del suo Alton Baker Park.

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15° giorno: CANNON BEACH

La quindicesima e ultima giornata vera e propria dell’itinerario si snoda lungo i tratti costieri più spettacolari dell’Oregon lambiti dalle

infinite distese d’acqua dell’Oceano Pacifico. Sebbene qui le temperature delle acque siano decisamente troppo fredde per permettere la

balneazione (a meno che siate davvero stoici o impavidi) di certo gli scenari marini che si aprono lungo la costa sono davvero magnifici. Il

primo luogo che vi consigliamo di raggiungere da Eugene è Cape Kiwanda (200km, 2 ore e mezza) un promontorio di roccia calcarea che si

innalza dalle turbolenti acque del Pacifico contornato verso l’entroterra da una limitata ma pittoresca area di dune sabbiose. Anche se il

capo in sé è selvaggio e incontaminato non mancano poco a sud diverse strutture, ideali per uno snack. Proseguendo ora alla guida verso

nord lambendo la costa raggiungete quindi le vertiginose scogliere (oltre 240m di altezza) di Cape Lookout (20km, 20 minuti) che appare

sormontato da una fitta pineta a strapiombo e a sud da una lunghissima e dorata spiaggia dal sapore caribico (peccato il fresco!). In

compenso la battigia della spiaggia si palesa essere un posto perfetto per un pranzo open air rimanendo per ore a contemplare la natura

severa ma grandiosa del posto. State solo attenti al vento che spesso spira impetuoso in zona, mentre al largo si possono vedere i potenti

sbuffi delle balene che si aggirano nel Pacifico. Fattosi quindi metà pomeriggio riprendete per un’ultima volta l’auto e guidate alla volta

della vicina (85km, 90 minuti) Cannon Beach che costituisce la località marina più glamour e rinomata di tutto l’Oregon. Il paese è

curatissimo, con una profusione di aiuole fiorite, boutique di alto livello e atelier di artisti in erba mentre non mancano alberghi di classe e

ristoranti di alta cucina. L’elemento iconico di Cannon Beach è però l’Haystack Rock, una guglia che emerge pochi metri dopo la linea di

inabissamento continentale e che svetta sull’orizzonte per ben 90m di altezza. Questa rupe è incredibilmente fotogenica e con la bassa marea

è raggiungibile a piedi dalla spiaggia. Se cercaste invece anfratti più solitari e pittoreschi ricordatevi che i promontori spazzati dal venti, le

foreste rigogliose e le baie sabbiose appartate dell’Ecola State Park sono a vostra portata di mano poco oltre il confine settentrionale di

Cannon Beach. Non dimenticate infine di passare la vostra ultima nottata sulla spiaggia di notte quando il firmamento dona al posto un’aura

davvero magica.

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La lunghissima distesa sabbiosa che precede l’alto e apparentemente inaccessibile Cape Lookout, una delle perle della costa dell’Oregon.

Quindi l’Haystack Rock, simbolo di Cannon Beach, e le pittoresche e solitarie baie dell’Ecola State Park.

16° - 17° giorno: trasferimento fino in Italia

L’aeroporto di Portland è uno scalo di medio-grandi dimensioni degli Stati Uniti (circa 16 milioni di passeggeri annui) che costituisce la

migliore via di avvio per il viaggio di rientro dall’Oregon verso l’Italia. Ad oggi non esistono collegamenti diretti tra Portland e l’Italia ma

con l’ausilio di un singolo scalo aeroportuale intermedio in nord America (Atlanta, New York, Toronto, Los Angeles o Dallas) o in Europa

(principalmente Amsterdam) potrete concludere il viaggio di ritorno nel volgere di sole 14 – 18 ore complessive. Purtroppo anche se

generalmente il tempo impiegato per il viaggio verso l’Italia è inferiore rispetto all’andata visto il fuso orario in netto avanzamento a cui

dovrete sottostare sappiate che dovrete mettere in conto almeno due giorni di calendario per completare la tratta. A questi tempi tecnici di

volo sommate poi la tratta stradale che da Cannon Beach dovrete colmare per raggiungere l’aeroporto internazionale di Portland la mattina

del primo giorno di rientro (150km, 2 ore).