Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

19
Aperture Città e urbanistica Francesco Sbetti, p. 3 Progettare le periferie a cura di Piero Nobile, p. 5 Stratificare la periferia. Riflessioni sulla riqualificazione a Roma Lucio Contardi, p. 6 Quaderni di periferia Daniele Virgilio, p. 8 Una periferia di Genova Silvia Soppa, p. 12 Il CdQ e il progetto delle periferie Francesco Selicato, Francesco Rotondo, p. 14 I CdQ nella realtà milanese a cura del Gruppo di lavoro San Siro, p. 17 Carpi, il territorio, la città, la ferrovia Tiziano Lugli, p. 20 Una mediazione possibile Luisella Guerrieri, p. 22 Sicilia: centri storici come periferie Teresa Cannarozzo, p. 23 Ferrara: modelli abitativi a confronto Marco Cenacchi, p. 25 Azioni sociali e interventi urbanistici a Rozzano Patrizia Bergami, Emilio Guastamacchia, p. 27 Aree protette e parchi a cura di Piero Nobile, p. 29 Le aree protette in Sicilia a 25 anni dalla Lr98/81 Zina Pinzello, p. 30 I parchi veronesi, dalla programmazione al progetto di territorio Anna Braioni, Michela Morgante, p. 32 Valutazione di incidenza e ricadute operative Guglielmo Bilanzone, p. 34 Il Parco nazionale dell’arcipelago toscano Mauro Parigi, p. 36 Partecipazione e progetto per il Parco del Lura ABITAlab, p. 37 I casi nel Lazio Il sistema delle aree protette dell’area romana Alessandra Cazzola, p. 40 Il parco di Veio: dalla istituzione alla condivisione Roberto Sinibaldi, p. 42 I casi in Puglia Taranto: pianificazione delle aree naturali protette Rossana Racioppi, p. 44 La riserva naturale orientata nei Comune di Ostuni e Fasano Francesco Maiorano, Federico Ciraci, p. 46 Olimpiadi Torino 2006 a cura di Silvia Saccomani, p. 49 Scommesse vinte, scommesse perse, nuove scommesse Paolo Verri, p. 50 L’eredità olimpica: contenitori in cerca di eventi Egidio Dansero, p. 53 Opportunità e potenzialità ancora aperte Attilia Peano, p. 55 Un successo per il turismo sostenibile? Agata Spaziante, p. 58 Cantieri olimpici, trasformazioni della città e qualità urbana Antonio De Rossi, p. 62 Piccole retoriche della valutazione strategica Alessandro Fubini, p. 64 Piani e politiche urbane Il percorso di pianificazione riformista a Reggio Emilia Giuseppe Campos Venuti, p. 67 Il Piano di assetto del territorio di Rosà Sergio Dinale, Rigonat Hugues, Giuseppe Oriolo, p. 69 Ambiente e territorio Clima e Alpi in mutamento Fulvio Forrer, p. 72 Crescita urbana e sistema ambientale Un equilibrio possibile attraverso la perequazione Pompeo Fabbri, p. 75 La perequazione ambientale in due casi applicativi Giovanni Fabbri, p. 77 …si discute: le città nella programmazione nazionale Conferenza ECTP a Bergen Pietro Elisei, p. 79 una finestra su: Londra a cura di Marco Cremaschi, p. 81 Londra, tre volte sul podio olimpico Marilisa Di Carlo, p. 81 Progetti urbani: l’opinione di Richard Burdett Intervista raccolta da M. D. C., p. 83 Cosa leggere sui giochi e su Londra M. D. C., p. 85 Opinioni e confronti Transcalarità e grandi infrastrutture in Europa Franco Migliorini, p. 86 Prove tecniche di perequazione Carmelo Ciccarese, Valter Fabietti, p. 88 Riforma urbanistica a cura di Sandra Vecchietti, p. 90 Il processo di pianificazione Rudi Fallaci, p. 90 Sostenibilità nel processo di pianificazione Mario Piccinini, p. 92 Il rapporto pubblico/privato Carla Ferrari, p. 94 4° Rur Inu Emilia- Romagna Pietro Maria Alemagna, p. 96 Assurb Recognition of the profession of planner and professional qualification by the European Union, p. 98 Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 101 Sommario Sommario

description

Olimpiadi Torino 2006 a cura di S. Saccomani; Scommesse vinte, scommesse perse, nuove scommesse di P. Verri; L’eredità olimpica: contenitori in cerca di eventi di E. Dansero; Opportunità e potenzialità ancora aperte di A. Peano; Un successo per il turismo sostenibile? di A. Spaziante; Cantieri olimpici, trasformazioni della città e qualità urbana di A. De Rossi; Piccole retoriche della valutazione strategica di A. Fubini

Transcript of Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Page 1: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Aperture

Città e urbanisticaFrancesco Sbetti, p. 3

Progettare le periferie

a cura di Piero Nobile, p. 5

Stratificare la periferia. Riflessioni sullariqualificazione a RomaLucio Contardi, p. 6

Quaderni di periferiaDaniele Virgilio, p. 8

Una periferia di GenovaSilvia Soppa, p. 12

Il CdQ e il progetto delle periferieFrancesco Selicato, Francesco Rotondo, p. 14

I CdQ nella realtà milanesea cura del Gruppo di lavoro San Siro, p. 17

Carpi, il territorio, la città, la ferroviaTiziano Lugli, p. 20

Una mediazione possibileLuisella Guerrieri, p. 22

Sicilia: centri storici come periferieTeresa Cannarozzo, p. 23

Ferrara: modelli abitativi a confronto Marco Cenacchi, p. 25

Azioni sociali e interventi urbanisticia RozzanoPatrizia Bergami, Emilio Guastamacchia, p. 27

Aree protette e parchi

a cura di Piero Nobile, p. 29

Le aree protette in Sicilia a 25 annidalla Lr98/81Zina Pinzello, p. 30

I parchi veronesi, dalla programmazioneal progetto di territorioAnna Braioni, Michela Morgante, p. 32

Valutazione di incidenza e ricadute operative Guglielmo Bilanzone, p. 34

Il Parco nazionale dell’arcipelago toscano Mauro Parigi, p. 36

Partecipazione e progetto peril Parco del LuraABITAlab, p. 37

I casi nel Lazio

Il sistema delle aree protette dell’area romanaAlessandra Cazzola, p. 40

Il parco di Veio:dalla istituzione alla condivisioneRoberto Sinibaldi, p. 42

I casi in Puglia

Taranto: pianificazione delle aree naturaliprotetteRossana Racioppi, p. 44

La riserva naturale orientata nei Comunedi Ostuni e FasanoFrancesco Maiorano, Federico Ciraci, p. 46

Olimpiadi Torino 2006

a cura di Silvia Saccomani, p. 49

Scommesse vinte, scommesse perse,nuove scommessePaolo Verri, p. 50

L’eredità olimpica:contenitori in cerca di eventiEgidio Dansero, p. 53

Opportunità e potenzialità ancora aperteAttilia Peano, p. 55

Un successo per il turismo sostenibile?Agata Spaziante, p. 58

Cantieri olimpici, trasformazioni della cittàe qualità urbanaAntonio De Rossi, p. 62

Piccole retoriche della valutazione strategicaAlessandro Fubini, p. 64

Piani e politiche urbane

Il percorso di pianificazione riformistaa Reggio Emilia Giuseppe Campos Venuti, p. 67

Il Piano di assetto del territorio di RosàSergio Dinale, Rigonat Hugues,Giuseppe Oriolo, p. 69

Ambiente e territorio

Clima e Alpi in mutamentoFulvio Forrer, p. 72

Crescita urbana e sistema ambientale

Un equilibrio possibile attraverso laperequazionePompeo Fabbri, p. 75

La perequazione ambientalein due casi applicativiGiovanni Fabbri, p. 77

…si discute: le città nellaprogrammazione nazionale

Conferenza ECTP a BergenPietro Elisei, p. 79

una finestra su: Londra

a cura di Marco Cremaschi, p. 81

Londra, tre volte sul podio olimpicoMarilisa Di Carlo, p. 81

Progetti urbani: l’opinione di Richard BurdettIntervista raccolta da M. D. C., p. 83

Cosa leggere sui giochi e su LondraM. D. C., p. 85

Opinioni e confronti

Transcalarità e grandi infrastrutturein EuropaFranco Migliorini, p. 86

Prove tecniche di perequazioneCarmelo Ciccarese, Valter Fabietti, p. 88

Riforma urbanistica

a cura di Sandra Vecchietti, p. 90

Il processo di pianificazioneRudi Fallaci, p. 90

Sostenibilità nel processo di pianificazione Mario Piccinini, p. 92

Il rapporto pubblico/privatoCarla Ferrari, p. 94

4° Rur Inu Emilia- RomagnaPietro Maria Alemagna, p. 96

Assurb

Recognition of the profession of planner andprofessional qualification by the EuropeanUnion, p. 98

Libri ed altro

a cura di Ruben Baiocco, p. 101

SommarioSommario

00 Sommario (208) 29-09-2006 13:41 Pagina 1

Page 2: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Olimpiadi: Torino 2006

miglioramento delle infrastrutture nellee verso le valli in termini di organizza-zione del territorio metropolitano (ulte-riore diffusione del costruito o impulsoad un nuovo policentrismo?).Il tema del turismo è centrale in molticontributi, sia nell’accezione appenarichiamata, sia in relazione ai temi dellasostenibilità: il turismo sostenibile erauno dei nodi affrontati nella Vas. Qui ilbilancio, positivo negli aspetti quantita-tivi (risorse impiegate, interventi avvia-ti), presenta luci ed ombre. Più in gene-rale la questione ambientale in tutte lesue possibili accezioni, dalla sostenibilitàdegli interventi, al loro impatto sul siste-ma ambientale e paesistico, alla capacitàdel programma e della sua realizzazionedi valorizzare le relazioni tra la città e ilsuo contesto territoriale, è quella su cuiil bilancio appare meno univoco.Un tema sollevato da alcuni contributi, èquello della riflessione sull’efficacia dellaVas, applicata non solo per la primavolta, ma anche ad un programma cosìcomplesso. Qui le considerazioni diver-gono: valutata in termini sufficiente-mente positivi da alcuni, l’applicazionedella Vas al PO viene affrontata conaccenti molto critici da altri, che, par-tendo dal caso specifico, sollevano inte-ressanti interrogativi sulla reale innova-tività dello strumento, sulle modalitàdella sua applicazione, sulla non suffi-ciente inclusività del processo messo inatto nei confronti degli attori locali.Anche la questione del risultato degliinterventi in termini di qualità urbanasolleva dubbi che sembrano travalicareil solo evento olimpico.

Il successo non cancella la necessità diun bilancio più approfondito. A distanzadi cinque anni parecchie cose sono cam-biate a Torino e in Piemonte: dalleaccresciute incertezze sul versante eco-nomico e dell’occupazione, all’avvio,negli ultimi mesi, di una nuova fase dipianificazione e programmazione anchea livello regionale.Scriveva R. Gambino nella conclusionedel suo pezzo: “Allo stadio attuale lagrande scommessa posta dal PO è deltutto aperta. La possibilità di coglierne leindubbie opportunità disviluppo….dipende da una molteplicitàdi scelte…notevolmente impegnative elargamente incerte.”. Gli articoli cheseguono dicono che la grande scommes-sa è ancora aperta e ha un nome, evoca-to più o meno esplicitamente da tutti icontributi: gestione dell’eredità olimpica.A questa questione riconducono moltidei contributi: quello che, sottolineandola grande riuscita anche in termini dieffetti degli interventi e dell’evento sulsistema economico e sullo sviluppo del-l’area in una prospettiva di medio perio-do, oltre che di immagine, pone però ilproblema del che fare per capitalizzare irisultati dell’”azzardo” Olimpiadi; quelliche mettono in luce le difficoltà di riusodi alcuni impianti olimpici, sofferman-dosi sulla necessità di un’iniziativa coesafra Torino e le valli per superare la man-canza e la frammentarietà delle politichedi accoglienza e valorizzazione delpatrimonio naturale e culturale e sfrutta-re quindi la visibilità nazionale e inter-nazionale costruita attraverso i Giochi;o, ancora, quelli che sottolineano idiversi scenari cui potrebbe condurre il

Olimpiadi: Torino 2006Silvia Saccomani

Info

49

Le Olimpiadi hanno avuto successo:hanno mostrato una buona efficienzaorganizzativa, hanno visto una fortepartecipazione di pubblico, italiano estraniero, e, aspetto interessante,hanno coinvolto i torinesi al di làdelle previsioni. La popolazione tori-nese, poco avvezza ai facili entusia-smi, in buona misura scettica sugliesiti dell’evento, ha invece partecipa-to con grande entusiasmo alle inizia-tive che hanno accompagnato i Gio-chi. UI n. 179 nel 2001 aveva dedi-cato una sezione alla preparazionedell’evento. Allora erano stati messiin luce aspetti anche problematici: lemetodologie adottate nella definizio-ne e valutazione del programma (laprima Vas in Italia), i temi centralisu cui intervenire (il turismo, l’acces-sibilità e la mobilità, il rapporto fraTorino e le sue valli) e con cui sidoveva fare i conti (la questioneambientale), l’impatto sulla vita diun territorio e di una comunità del“grande evento” e della sua eredità.Ad evento concluso è sembrato inte-ressante esaminarne i risultati. Non-ostante il successo, la valutazionesugli esiti e sul processo non è uni-voca, e soprattutto la grande scom-messa – la gestione dell’”ereditàolimpica” - appare ancora aperta.

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 49

Page 3: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Olimpiadi: Torino 2006

“Più di altre città italiane, Torino sitrova in una simile condizionedovendo completare un’importantetrasformazione, accelerata nell’ultimoquinquennio, che ha trovato nelleOlimpiadi il suo momento più visibi-le. Punto culminante di una lungastagione di interventi infrastrutturalie di riqualificazione urbana, investi-menti nel turismo, nella cultura enella promozione della città, opera-zioni di sostegno allo sviluppo eco-nomico e all’imprenditorialità, leOlimpiadi del 2006 hanno contribui-to a modificare l’economia del terri-torio, la sua visibilità, la forma stessadella città, alzando il velo sull’impor-tanza dell’eredità olimpica non sol-tanto per la dimensione del patrimo-nio degli impianti, ma anche per l’e-sperienza, sociale e professionale,maturata”.**Quando nella notte di sette anni fauna televisione locale mandò in direttale immagini della vittoriosa spedizionea Seul del Comitato Promotore perl’organizzazione della OlimpiadiInvernali a Torino erano ancora pochi,sparuti e forse inconsapevoli quantiavevano voluto, costruito, sperato nel“prodotto” olimpico. Passati sette annida quel momento di speranza, la cittàe l’area metropolitana si ritrovano adiscutere di futuro con un accento euna consapevolezza del tutto diverseda allora.

base sono cifre concrete che nonammettono repliche. Si tratta infatti diun ammontare che ha dato respiro allacrisi industriale significativa, riavviatasinel 2001 dopo un quinquennio di spe-ranze e di attese che si era concluso lostesso giorno, 29 febbraio del 2000, conun doppio patto, quello del primo Pianostrategico, e quello del Patto per lo svi-luppo del Piemonte, fortemente volutodai sindacati e ampiamente disatteso inseguito. La crisi della Fiat aveva messoin secondo piano per un lungo periodo,dalla metà del 2002 a tutto il 2003 eanche a buona parte del 2004, le spe-ranze generate dalla vittoria di Seul, eanche il gruppo costruitosi intorno alPiano strategico. Olimpiadi e Piano stavano sullo sfondodi un palcoscenico tutto occupato dallastoria dell’azienda, che pareva allesoglie della conclusione. Con l’avvio deilavori del secondo Piano (inizio 2005),la discussione del futuro si incentrò perqualche mese ancora intorno al temadelle produzione industriale, e in parti-colare sul tema della riconversione del-l’area di Mirafiori come elemento cen-trale tanto del tessuto territoriale che diquello economico, per approdare dopoapprofondite discussioni al tema dellaconoscenza. Le Olimpiadi intanto versa-vano del pari in un momento difficile,con confusione interna e assalti alladiligenza sia a livello nazionale che alivello locale. Le tre grandi scommessenate alla fine della prima legislaturaCastellani sembravano compromesse dauna gelata proprio quando avrebberodovuto maturare e fiorire in contempo-ranea.

Scommesse vinte, scommesse perse, nuove scommessePaolo Verri*

Non è possibile dare per scontato diaver ottenuto tale risultato, frutto di unazzardo, di una scommessa basata suuna serie di valutazioni spesso persona-li, per quanto del tutto razionali o,meglio, ragionevoli. Le Olimpiadi inver-nali hanno dimostrato, soprattutto aitorinesi, che immaginare il futuro diuna città, della propria città, è possibile,come è possibile cambiarne pezzi signi-ficativi e anche, forse, fare affari con leOlimpiadi. Ma poteva anche accadere qualcosa didiverso, addirittura poteva venirne fuoriinvece di una positiva tenzone fra ilproprio destino sociale e la trasforma-zioni di un territorio, in cinquant’annicompletamente riscritto, una sconfittadi dimensioni uniche e definitive.Perché, forse non lo si è detto abba-stanza o troppo presto lo si è dimenti-cato, molte categorie professionali, daicostruttori ai commercianti, dai ristora-tori agli albergatori, dai centri di for-mazione agli operatori telefonici e aquelli ferroviari e autostradali, hannoguadagnato concretamente dall’eventoolimpico, in parte grazie ai fondi pub-blici ma molto anche dal giro di affarigenerato dall’evento. E tale profumo èstato un vento frizzante che ha colpito icuori oltre le tasche. I dati offerti dall’Unione Industrialeimmediatamente dopo i Giochi non soloconfermano, ma addirittura aumentanole attese economiche già molto signifi-cative previste prima dell’inizio dell’e-vento. 1.7 miliardi di euro in investi-menti diretti, 2.3 miliardi di euro diinvestimenti complessivi, e a contornoritorni per circa tre volte la spesa di

Info

50

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 50

Page 4: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

Sindaco di Torino, o di una città incondizioni simili, dire di no all’opzionedi aiutare la principale impresa presentesul territorio da lui amministrato?), maa una scommessa ulteriore, a un rilan-cio non totalmente al buio ma certocon un alto grado di rischio al tavolodel poker delle città europee contempo-ranee. Torino esce dalle Olimpiadi conun’immagine rinnovata, un credito dialmeno ventiquattro mesi di identitàpositiva (fino alle prossime Olimpiadi diPechino non ci saranno nuove, verepietre di paragone), con un sistemalocale fatto di attori abituati a coopera-re da quasi dieci anni.Ora ci si appresta alla sfida più grande,quella, come recita il Secondo Pianostrategico, “di arricchire la posizionedegli abitanti migliorando la gamma diopportunità professionali e sociali aloro disposizione. In questo quadro,assume un significato nuovo il rapportotra conoscenza, innovazione e sviluppoindustriale”, dimostrando “tutta l’im-portanza dell’alleanza tra il sistemadella ricerca e della formazione, le poli-tiche pubbliche, l’industria e la società”.I temi sono quelli della dimensionemetropolitana, del posizionamento delsistema torinese nel contesto nazionalee internazionale che prevede il rafforza-mento delle relazioni transfrontalierecon i poli metropolitani dell’Europa(con il Corridoio V e quello dei DueMari) e le forme di cooperazione terri-toriale all’interno della macroregionedel nord-ovest (fra Torino, Milano eGenova). Opzioni che le Olimpiadihanno messo già in luce ma che vannorese note a livello nazionale, concor-dandole sia con il nuovo Governonazionale sia con le nuove politichecomunitarie. Si tratterà di dare nuovo edefinitivo risalto alle risorse umane;grande dovrà essere (cito ancora ilPiano) “lo sforzo di promuovere l’istru-zione, di sostenere una politica genera-lizzata dell’offerta formativa, di dareuna forma stabile e consolidata all’uni-verso delle esperienze e delle conoscen-ze tacite, così da fortificare in tutti isensi la posizione dei cittadini, valoriz-zando le loro attitudini di reazione alcambiamento”. Se, come recita il Censis, “in Italiameno della metà dei cittadini possiedegli strumenti culturali per approfittare

antagonismi dei centri sociali, le parzia-li incongruenze tra progetto di rinnova-mento urbano e qualità architettonica.La sorpresa del mondo di fronte allaprima capitale d’Italia ha contagiatoanche i più scettici, dando fiato anuove rincorse, a nuovi progetti, anuove utopie. Ma cosa rimane di questo sforzo enor-me, di questo trasportare nel futuro unterritorio che, vale la pena di ribadirlo,in poco meno di vent’anni, dal raddop-pio di Mirafiori (1956) alla sua massimaespansione (1973) aveva costruito ilmito della città fabbrica e dato da lavo-rare a una intera nazione dopo avernecostruito il perimetro e le regole di fun-zionamento? In altrettanti vent’anni,dal 1974 al 1993, quel mito si era apoco a poco disciolto, lasciando sul ter-reno grandi elefanti bianchi, non tantoi resti di Italia ’61, ma soprattutto legrandi aree industriali lasciate addor-mentate al pallido sole economico deiprimi anni Ottanta. Tra il 1985 e il1995, milioni di metri cubi di aree dis-messe venivano ridisegnate da un pianoregolatore che immaginava una città diservizio a tutto il nord Ovest, una cittàsenza impresa, una città neo metafisica,con pochi abitanti tutti concentratilungo la spina, una grande città giardi-no orizzontale. Le Olimpiadi hanno azzardato invece laproposta di una città internazionale,una città metropoli europea di mediedimensioni che - in sintonia con il suoprimo piano strategico – riequilibravacon offerta formativa, culturale e tecno-logica, sia dal punto di vista dell’econo-mia locale che del mix sociale che del-l’identità proposta e percepita, uno sbi-lanciamento verso il “solo” coté produt-tivo di massa concepito per due decennidi troppo come unica opzione per lasopravvivenza del sistema socio econo-mico torinese. In contemporanea alleOlimpiadi, la scelta dei governi locali dinon cedere alla tentazione di perdere laFiat, ma piuttosto di puntare un piccolo(per il bilancio complessivo dell’azien-da) ma significativo (per il bilanciodegli enti locali in questione) chip del-l’importo di 70 milioni di euro per l’ac-quisto di 300.000 mq (circa un decimo)della vecchia Mirafiori, assomiglia nontanto e non solo a una scelta politicaobbligata (potrebbe mai qualsiasi

Ma mentre il Piano sotterraneamentelavorava, mentre la Fiat nelle mani diMarchionne riprendeva perimetro eforma, le Olimpiadi sembravano essereil progetto più compromesso. Complici imedia, la polemica divampava critican-do sia il budget che la comunicazione.Torino sembrava dover essere sul puntodi perdere la grande occasione, di esserecommissariata per mano romana. Non sembri semplice cronaca dei fatti,qual pur è: non si può capire il risultatofinale se non sapendo in quale baratrosi era sprofondati fino a qualche meseprima dell’inizio dell’evento. Se i cittadini, intervistati a campione,ostentavano certezze e facevano contosulle Olimpiadi, erano stavolta le éliteslocali a temere un rebound negativo,profondamente negativo qualora iGiochi olimpici non avessero sortitoalmeno al 70% gli effetti sperati. Solo un ultimo giro di vite nell’organiz-zazione, l’affidamento al direttore gene-rale della Città di Torino dell’interamacchina olimpica, uno sforzo dicomunicazione concordato conSviluppo Italia e l’invenzione di alcunenovità mai viste prima nei giochi olim-pici invernali (la Medal Plaza nel cuoredella città storica in piazza Castello, loSponsor Village gratuita attrazione pertutti, un eccellente calendario di inizia-tive per le Olimpiadi della Cultura, lestraordinarie Case delle Nazioni), comea dare un colpo di reni collettivo apoche settimane dalla serata inaugurale,hanno consentito di fugare nubi forsesolo apparentemente minacciose macerto molto cupe. L’arrivo di migliaia di giornalisti neigiorni immediatamente precedenti l’a-pertura del rinnovato Stadio Olimpico, epoi via via la presenza degli atleti, dellefederazioni, dei turisti famosi e di quellicomuni, a occupare tutti gli spazi creatiad hoc, da quelli alberghieri a quelli deldivertimento, hanno tutti insieme com-posto un puzzle coloratissimo, un calei-doscopio di razze e di lingue capaci diribaltare in positivo qualsiasi preven-zione.Davanti allo scoppiettio dei fuochi arti-ficiali che hanno messo Torino all’onoredel mondo come mai prima nella suastoria, in una unità di spazio tempodavvero indissolubile, si sono dissolteper tre weekend le ombre della Tav, gli

Info

51

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 51

Page 5: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

delle opportunità offerte dalla societàdella conoscenza, non tanto per carenzadi mezzi materiali, ma per un deficit dicompetenze linguistiche, di abitudinicognitive e comportamentali”, Torinodopo aver avviato la sfida infrastruttu-rale e quella identitaria, e averle tenuteinsieme nella vincente sfida olimpica, siavvia adesso a cercare un nuovo ruoloesemplare per il sistema paese.L’opzione è quella di “riingegnerizzare”formazione, produzione, cultura ecomunicazione, per dare vita a unnuovo modello di area metropolitana,dove trentotto comuni, da quello piùgrande e centrale a quello più piccolo,si sentono al servizio in contemporaneadi una macro regione (il Nord Ovest), diuna nazione (l’Italia), di un sistema distati nazionali in forte discussione(l’Europa). Se le Olimpiadi ci hannovisti uscire vincitori a livello interna-zionale, non dobbiamo dimenticarci chedobbiamo ancora vincere a livello ita-liano la sfida sia per il recupero dellerisorse per nuove infrastrutture (ferro-viarie, aeroportuali, universitarie, cultu-rali) sia per la consapevolezza che lanostra area si candida a trainare inmolti settori immateriali il resto delPaese. Il rapporto con la Rai, nell’occa-sione olimpica altamente deficitario, ètra i primi da mettere in agenda, comequello con le Ferrovie dello Stato e conil Ministero della Ricerca, del Turismo(opportunamente oggi legato allaCultura) e degli Affari Esteri.Da parte nostra, oltre a continuare asentirci una squadra allargata, capacedi giocare a dimensione variabile lediverse partite, non dovremo più averela tentazione, come accadde a Orfeo nelmito, di guardare indietro. Sappiamo diavere profonde radici, ma anche diessere fiduciosi in un futuro non piùcosì confuso e insicuro come quindicianni or sono. Città e regione, comesistemi prima che come enti, dovrannoanche e soprattutto a lavorare in questadirezione: quella della consapevolezzadei nostri mezzi. Uno strumento chenessun investimento economico potreb-be mai pagare.

*Direttore di Torino Internazionale.

**Dall’ “Introduzione” al volume “Direzioni e obiettivi”del Secondo Piano strategico di Torino e dell’areametropolitana.

Info

52

Gli effetti economici delle Olimpiadi

Le Olimpiadi invernali di Torino 2006 sono state un toccasana per un’economia comequella piemontese che solo ora sembra uscire da una lunga fase di stagnazione iniziataall’inizio del 2000. L’evento olimpico sembra destinato peraltro a produrre i suoi effettianche nei prossimi anni, stando ai risultati di uno studio molto accurato condottodall’Unione Industriale di Torino e dal TOROC sugli effetti economici di Torino 2006.In Piemonte la realizzazione dell’evento olimpico produrrà un maggiore valore aggiuntodi oltre 13 miliardi di euro, concentrato per il 60% circa nel biennio 2005 e 2006. In ter-mini percentuali, l’incremento medio annuo del PIL sarà di poco inferiore al 3%.La capacità di attivazione della spesa è elevata: per ogni euro di spesa si avrà un mag-giore valore aggiunto di importo equivalente. Per ogni milione di Euro di spesa verrannocreate circa 21 posizioni lavorative a tempo pieno (Unità di Lavoro Standard, ULA) peranno. In media i posti creati all’anno saranno 54 mila; l’occupazione crescerà in media del2,8%; il tasso di disoccupazione si ridurrà di 1,8 punti percentuali.I settori maggiormente coinvolti sono edilizia, commercio, alberghi e servizi alle impreseche contribuiscono per oltre due terzi alla creazione di valore aggiunto e di occupazioneaddizionale.Questi risultati sono il frutto di stime, che per quanto accurate, hanno bisogno di trova-re conferma nei dati a consuntivo che registreremo nei prossimi mesi. In attesa di taleverifica, è possibile trarre alcune indicazioni importanti dal lavoro svolto.I risultati delle stime dimostrano che le ricadute di Torino 2006 hanno effetti settorialimolto più diffusi di quanto si possa immaginare, grazie alle interdipendenze settoriali ealla crescente complessità degli investimenti che coinvolgono comparti e competenzemolto diverse.Dai dati riportati nello studio emerge un’altra indicazione molto importante: essa riguar-da la grande capacità di attivare energie e risorse che hanno eventi di grande portatacome le Olimpiadi. Essi diventano un’occasione unica per rilanciare lo sviluppo di interearee puntando non solo sulla valorizzazione dei punti di forza ma anche e soprattuttosulla diversificazione del sistema economico.Il caso del Piemonte è, da questo punto di vista, emblematico. L’organizzazione dell’e-vento olimpico ha stimolato la realizzazione di investimenti che miglioreranno sostan-zialmente la dotazione infrastrutturale con effetti positivi su tutto il territorio naziona-le. Torino in particolare, ha tratto dal grande effetto mediatico dei Giochi lo stimolo persviluppare la sua vocazione turistica e culturale, contribuendo così a rendere più diversi-ficato e stabile il tessuto economico. Il modello di simulazione utilizzato dai ricercatori consente di fornire stime quantitativeattendibili ma non può cogliere, per come è strutturato, gli aspetti qualitativi che purerappresentano importanti eredità dell’evento olimpico.Ci riferiamo in particolare all’acquisizione di importanti know how che contribuiscono adinnalzare la capacità competitiva di molte aziende e comparti soprattutto nel campo deiservizi alle imprese.Più in generale, l’esperienza olimpica ha prodotto un generale miglioramento delle com-petenze imprenditoriali e professionali, che potrà favorire la nascita di nuove attività insettori innovativi.L’insieme di questi elementi, unitamente al miglioramento delle dotazioni infrastruttura-li e dell’ambiente urbano, contribuisce a migliorare la capacità di attrazione del territo-rio, come dimostrano le esperienze di successo di aree che hanno ospitato grandi eventi. Gli effetti più duraturi che potranno derivare dalle Olimpiadi Invernali del 2006 costitui-scono l’eredità olimpica. Lo studio ha preso in esame solo alcuni di questi aspetti in qual-che modo quantificabili. Per tutti gli altri, la massimizzazione degli effetti dipenderà dallacapacità di cogliere tutte le opportunità all’interno di un’unica strategia finalizzata adaccrescere la competitività e l’attrattività del territorio.

Mauro ZangolaUfficio Studi dell’Unione Industriale

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 52

Page 6: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Olimpiadi: Torino 2006

e l’accessibilità, soprattutto delPinerolese e della Val Chisone. Sulpiano territoriale andranno valutateattentamente le implicazioni tra duescenari opposti, uno che vede accen-tuarsi i processi di diffusione metropo-litana, con un’integrazione di tipo pas-sivo del Pinerolese e delle sue Valli edella bassa-media Val Susa, mentre unaltro scenario di segno opposto vedel’affermazione potenziale di un model-lo metropolitano allargato più di tipopolicentrico, grazie anche ai miglioraticollegamenti pedemontani tra Val Susae Pinerolese e un incremento delleopportunità localizzative residenziali eeconomiche in queste aree rispetto alTorinese. Per quanto si tratti di operemolto importanti per il territorio, da

porzioni significative di città a Torinoe nelle Valli. Con ciò non si intendesottovalutare la rilevanza dell’eredità“immateriale”, come l’immagine e lanotorietà dei territori ospitanti, il knowhow accumulato con l’organizzazionedei Giochi, la capacità istituzionale edi governance che, al di là di scontatimomenti di tensione sembra aver fun-zionato, la passione e lo spirito olimpi-co che hanno contagiato molti torinesie non .L’eredità materiale può essere essen-zialmente bipartita tra strutture olimpi-che (quali gli impianti di gara e i vil-laggi atleti e media) e infrastrutture(come gli interventi sulla viabilità stra-dale a autostradale). Queste ultime nonsembrano presentare particolari proble-mi di “metabolizzazione” territoriale,andando di fatto a miglioraredecisamente lamobilitàpotenziale

Quanto possono essere duraturi glieffetti indotti dalla “grande occasio-ne”? È il grande tema dell’ereditàolimpica su cui ormai si è spostato ildibattito e su cui si misura effettiva-mente se una città abbia vinto operso alle Olimpiadi

L’evento in sé è stato indubbiamenteun successo, sul piano sportivo-spetta-colare, organizzativo, mediatico e peril forte coinvolgimento della popola-zione locale. Anche i timori sul bilan-cio economico dei Giochi si sono inbuona parte ridimensionati, in attesadel bilancio definitivo del Toroc.Tuttavia, è opportuno chiedersi se nonsi sia trattato di un fuoco di paglia. Inletteratura qualcuno ha usato la meta-fora della “pulsar” (Imbesi, 2004) perdescrivere il grande lampo prima dellafine di una stella. Si tratta in parte diquell’effetto intermezzo, già segnalatodalla letteratura sui grandi eventi aproposito di Lillehammer o delladepressione post-evento, riscontrata inaltre località (Bobbio, Guala, 2002).

Prime considerazioni sull’ereditàolimpica “materiale”

Ad alcuni mesi dall’evento si possonofare alcune prime considerazioni ,limitandosi in questa sede alla questio-ne dell’eredità “materiale” e dei riuti-lizzi post-evento, così come si profilaora, in attesa di più approfonditeindagini su effetti e impatti delgrande evento, inclusi il rinnovatoassetto urbanistico di alcune

L’eredità olimpica: contenitori in cerca di eventiEgidio Dansero*

Info

53

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 53

Page 7: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

utilizzi per una dimensione sportivo-spettacolare anche nel periodo estivo(come le discese guidate in bob suruote) essi rimangono legati a sport dinicchia, particolarmente in Italia, afronte di costi di gestione che sonoelevatissimi.In questo scenario appare molto inte-ressante l’iniziativa congiunta diRegione Piemonte, Provincia di Torinoe Comune di Torino con il coinvolgi-mento del Coni e di altri attori pubblicie privati del territorio olimpico per lacreazione di una Fondazione post-olimpica a cui venga conferita la pro-prietà dei diversi impianti sportiviolimpici, ma anche di altre struttureimportanti sul territorio regionale eprovinciale, pur affidandone poi lagestione operativa a soggetti diversicon una regia generale di questaimportante fetta dell’eredità, capace dicogliere potenziali sinergie territoriali,già emerse con il progetto di Torino2006 e di proporsi sulla scena interna-zionale per attirare nuovi grandi eventinon solo sportivi. Torino e il territorioolimpico si trovano infatti ora con uncapitale fisso composto di grandi con-tenitori che richiede, per funzionare aregime, di formulare una politica digrandi eventi, in modo coordinato evi-tando sovrapposizioni e giochi asomma zero almeno alla scala del ter-ritorio regionale, anzi, verificandosinergie con Milano.Sarebbe stato certamente più significa-tivo che la Fondazione fosse statacostituita prima dei Giochi. Tra i vari nodi che la Fondazionedovrà scegliere, in stretto accordo conComune di Torino e Coni, che ne fannoparte, è sul quanta parte degli impiantiolimpici debbano rimanere a destina-zione sportiva. Se la polifunzionalità dimolti di essi, già prevista in sede pro-gettuale, conferisce diversi margini dilibertà, va tuttavia contro l’esigenza disport di eccellenza di avere impiantidedicati, di dimensioni adeguate, siaper gli allenamenti che le gare interna-zionali. Se Torino volesse proporsi trale sedi europee di riferimento del patti-naggio su ghiaccio dovrebbe dedicareuno dei due impianti tra Palavela ePalaIsozaki in modo prioritario a que-sto evento. La considerazione di fondoè che le Olimpiadi hanno portato sul

Cesana-Pariol e i trampolini diPragelato. Gli stadi del ghiaccio sono tuttiimpianti di medie dimensioni – alcuneazzeccate scelte in fase di elaborazionedel programma di opere olimpiche neavevano evitato il sovra-dimensiona-mento – che presentano comunqueelevati costi di gestione anche in casodi non utilizzo. Per l’Oval, il Palavela eil PalaIsozaki il Comune di Torino haventilato nel tempo una serie di utilizzinel segno della polifunzionalità. Inparticolare l’Oval sfrutta la contiguitàcon il Lingotto Fiere per aumentarne lacapacità espositiva ora non abbastanzacompetitiva rispetto alle altre grandipiazze fieristiche nazionali (Milano eBologna su tutte) ed europee. Per ilPalavela sembra profilarsi un uso asupporto di spazi museali torinesi,attualmente compressi, in particolare ilMuseo Egizio, mentre il PalaIsozakirimarrebbe a disposizione per grandimanifestazioni (come le Olimpiadidegli scacchi di maggio 2006). Lo sta-dio di Pinerolo punta invece, pur sem-pre nel segno della polifunzionalità, amantenere e incrementare una specia-lizzazione negli sport del ghiacciodella città e della Val Pellice, cogliendol’insospettato interesse per lo scono-sciuto “curling” e proponendosi comecentro sportivo federale.Riguardo alla pista di bob e ai trampo-lini, per quanto si possano pensare ad

tempo invocate, mi sembra che non sisia prestata sufficiente attenzione allaterritorializzazione di questa eredità,nel valutarne e gestirne cioè i piùcomplessivi effetti sull’organizzazioneterritoriale.Spostandoci sul piano delle struttureolimpiche, alcuni utilizzi post-eventoerano già in parte stati definiti in sededi preparazione del dossier di candida-tura, in particolare per alcuni dei vil-laggi media che diventano ora foreste-rie universitarie per gli atenei torinesi,per alcuni altri gli utilizzi si sonochiariti nel processo di preparazionedell’evento, in particolare per la prin-cipale struttura rappresentata dal vil-laggio olimpico ex MOI, destinata inparte a terziario pubblico, in parteresidenza pubblica agevolata e sov-venzionata, in parte immessa sul mer-cato come residenza e terziario priva-to, consentendo così agli enti pubblicidi soccorrere al buco di bilancio chenel 2004-2005 la gestione del Torocaveva palesato. Rimangono tuttavia delle incertezzeche riguardano alcune strutture impor-tanti quali i villaggi atleti e media inmontagna e soprattutto i principalistadi del ghiaccio a Torino (Oval,PalaIsozaki e Palavela), a Pinerolo egli impianti più problematici sia quan-to a impatto ambientale e territoriale,sia quanto a “metabolismo” territorialepost-evento, quali la pista di bob a

Info

54

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 54

Page 8: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Info

55

Olimpiadi: Torino 2006

A Olimpiadi concluse con unanimigiudizi di successo, molte sono leopportunità e le potenzialità ancorada valorizzare per trasformare l’occa-sione del grande evento in rinnova-mento del modello di sviluppo e del-l’immagine di Torino e del territorio

culturali, migliorare l’ambiente e valo-rizzare il paesaggio, creare nuove econo-mie e occupazione sono stati tutti obiet-tivi presenti nella prospettiva olimpica,considerata come grande opportunitàper accelerare un nuovo modello di svi-luppo del territorio. D’altra parte, la dimensione degli inve-stimenti di cui il territorio ha potutoavvantaggiarsi (circa 2.000 milioni diEuro) è stata del tutto eccezionale,essendosi aggiunti agli investimenti perle opere individuate dalla legge285/2000 (impianti e infrastrutture indi-spensabili per l’organizzazione deiGiochi e opere connesse costituite dagliinterventi funzionali all’ottimizzazionedell’organizzazione dell’evento) quellidel Programma regionale delle infra-strutture turistiche e sportive Piemonte2006 (L 166/2002) di supporto allo svi-luppo complessivo del territorio regiona-le.A fronte di tale mole di investimenti e diuna inedita coesione di volontà politichee sociali che ha sostenuto gli sforzicompiuti, è ovvio che si siano messe inmoto molte aspettative non limitate allosvolgimento dell’evento, ma riferite alpiù generale sviluppo del territorio eche, a Olimpiadi concluse, si ricerchinonuovi percorsi da intraprendere. Con uno sguardo rivolto al Territorio,considerato in senso ampio in terminispaziali (tutti i territori influenzati invario modo dalle azioni del ProgrammaOlimpico) e come sistema non solo fisi-co, ma funzionale, economico e cultura-le e traendo spunto dal monitoraggioterritoriale che ha accompagnato l’even-to olimpico e ne continua a seguire gli

Opportunità e potenzialitàancora aperteAttilia Peano*

Tutta la stampa nazionale e internazio-nale, nei giorni successivi alle Olimpiadi,più o meno convergeva su questa valu-tazione: “Torino ce l’ha fatta. E bene. Leimmagini di Torino 2006 hanno fatto ilgiro del mondo e milioni di personehanno scoperto una città e una regionebelle, civili, europee, capaci di fascino edi simpatia”. La scommessa dei Giochi èstata vinta.Ora è iniziata la fase annunciata in anti-cipo come la più difficile: quella di tra-sformare gli interventi realizzati e le ini-ziative intraprese in capitale stabile por-tatore di nuovo sviluppo e di migliorequalità di vita. Da questa fase dipenderàla vittoria completa della scommessaolimpica per Torino, le Valli, l’interaregione.Fin dalla posizione della candidatura, lascommessa dei Giochi era stata indivi-duata come occasione importante peruna città e un territorio in profonda tra-sformazione economica, sociale e fisicacon in corso l’individuazione di unanuova configurazione nettamente alter-nativa al suo tramontato profilo nove-centesco. Aprire l’area torinese all’ester-no con un recupero del deficit infra-strutturale e la creazione di nuove reti direlazione materiali e immateriali, rilan-ciare il turismo e potenziare le attività

territorio un insieme di impianti spor-tivi che sono i più avanzati al mondoalmeno fino alle prossime Olimpiadi diVancouver, e che rimarranno in taleposizione di supremazia in Europa peralmeno 8 anni, supponendo che laOlimpiade del 2014 si svolga inEuropa, cosa tutt’altro che scontata.Altra questione ulteriore è poi la sceltadi aprire degli impianti alla praticadegli sport di massa, in coerenza conlo spirito olimpico.Per concludere, al di là delle difficoltàdi avvio, soprattutto, la Fondazionesembra raccogliere e alimentare unadelle più importanti eredità immaterialidell’evento, e cioè quella capacità isti-tuzionale e di governance che hannoreso possibile l’allestimento del palco-scenico olimpico. In assenza di un’a-genda serrata e incalzante qual’erastata quella del programma di prepara-zione dei Giochi, negli scenari delpost-evento una governance ampia einclusiva è assolutamente necessariaper cogliere appieno la sfida dell’eredi-tà olimpica, proseguendo in quellesinergie Torino-Valli che hanno attira-to l’evento e riflettendo a fondo sulla“riscoperta” delle Alpi da parte dellavecchia-nuova capitale subalpina.

* Dipartimento Interateneo Territorio, Politecnico eUniversità di Torino.Queste considerazioni nascono nel quadro delle ricer-che condotte da OMERO (Olympics and MegaEventsResearch Observatory), Centro interdipartimentaledell’Università di Torino, composto da Luigi Bobbio,Piervincenzo Bondonio, Egidio Dansero, Chito Guala(Direttore), Alfredo Mela (Politecnico di Torino),Sergio Scamuzzi. Desidero ricordare in questa sedeAnna Segre, amica e collega, che ha fondato con noiil centro OMERO e che ci ha lasciati nel giugno2004.

Bibliografia Bobbio L. e C. Guala (2002) (a cura di), Olimpiadi egrandi eventi. Verso Torino 2006, Carocci, Roma.Bondonio P., Dansero E., Mela A. (a cura di), (2006),Olimpiadi, oltre il 2006, Carocci, Roma.Brunetta G. e Peano A. (2003) (a cura di), Valutazioneambientale strategica. Aspetti metodologici, procedu-rali e criticità, Edizioni il Sole 24 Ore, Milano.Del Corpo B. (2004), “Le “voci del dissenso”:Olimpiadi e movimenti”, in Segre A., Scamuzzi S. (acura di), op. cit., pp. 180-200.Gambino R., Mondini G., Peano A., (2005) (a cura di),Le olimpiadi per il territorio. Monitoraggio territorialedel programma olimpico di Torino 2006, Il Sole 24Ore-Pirola Editore, Milano.Imbesi (a cura di) (2004), Governare i grandi eventi.L’effetto pulsar e la pianificazione urbanistica, Roma,Gangemi editore.Segre A., Scamuzzi S. (2004) (a cura di), Aspettandole Olimpiadi Torino 2006: primo rapporto sui territoriolimpici, Carocci, Roma.

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 55

Page 9: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

dell’accoglienza e alla valorizzazione delpatrimonio naturale e culturale, per lamancanza di politiche di sistema e per ilrilevante squilibrio manifestatosi nelleazioni di comunicazione e promozionedel territorio, fortemente concentratesulla città di Torino.La maggiore opportunità in attesa divalorizzazione è rappresentata dal patri-monio realizzato delle nuove strutturesportive non solo olimpiche, con i moltiinterrogativi che si pongono sul riutiliz-zo degli impianti più specialistici cheovviamente non possono essere destinatiunicamente al mercato turistico o aigrandi eventi, ma dovranno rivolgersialla popolazione in generale attraversouna promozione allargata dell’attivitàsportiva. Se nel periodo pre-olimpico lemontagne e Torino hanno acquisitoposizioni nella classifica delle meteregionali e hanno segnato primi passiverso la qualificazione e la diversifica-zione del turismo, questa tendenza, chesembra proseguire almeno nel primoperiodo post-olimpico, richiede un con-solidamento stabile per non ridursi auna parentesi passeggera legata all’a-spettativa dell’evento. Per ottenere ciò sirende necessaria un’iniziativa coesa diTorino e delle Valli con obiettivi rivoltiall’intero comprensorio (non solo quellosciistico delle alte valli) per superare laordinaria frammentarietà delle politichee degli interventi locali che erano giàstati rilevati come debolezza strutturalein sede di valutazione ambientale strate-gica ex ante del Programma Olimpico.

Dal punto di vista ambientale e paesisti-co, si è riusciti a qualificare e innovare ilterritorio e a promuovere la sua identità?Nonostante l’ambiente dei siti olimpicisia stato continuamente monitorato dadiversi enti, assicurando che non si veri-ficassero peggioramenti nel suo stato di

benefici in termini economici, culturali esociali dell’intero sistema di Torino edelle Valli. Potenzialità ben più ampieper l’intera regione e in particolare per inodi urbani potrà offrire la realizzazionedel Corridoio V non solo come infra-struttura per la mobilità di merci e per-sone, ma come dorsale tecnologica poli-funzionale che può aprire nuovi scenariper l’ente pubblico nel governo del terri-torio, per gli operatori privati come sup-porto a varie attività innovative, per ilterritorio come apertura all’esterno, suapromozione e marketing. Queste stesseinfrastrutture potranno inoltre sostenereil consolidamento e la crescita dellerelazioni culturali intraprese con leOlimpiadi e la diffusione di una immagi-ne rinnovata del territorio. L’insieme diqueste potenzialità può giocare un ruolorilevante nel migliorare la posizione delterritorio nelle reti di competizione e dicooperazione europee.

Nel campo del settore turistico, che rap-presentava una delle maggiori atteselegate ai giochi, si è riusciti a configura-re nuovo turismo ispirato alla sostenibi-lità, alla diversificazione dell’offerta ealla diffusione territoriale dei beneficieconomici e sociali?I Giochi hanno dato un rilevante impul-so alla ricettività, più che con gli inter-venti relativi ai villaggi olimpici in pia-nura e in montagna, con le iniziativedella Regione Piemonte rivolte almiglioramento delle strutture ricettive edei servizi turistici, al potenziamentodella capacità extra-alberghiera e allarivitalizzazione dei territori turistici (116milioni di Euro solo nell’area compresanei 60 minuti dai siti di gara), che hamesso in moto più di 1.200 progettifinanziati in tutta la regione.Più deboli sembrano essere state invecele iniziative relative alla promozione

effetti (primi risultati pubblicati nei tipide Il Sole 24 ore con titolo Le Olimpiadiper il Territorio, 2005), si possono porrealcuni interrogativi per valutare glieffetti ad oggi prodotti. Nel discuterli,oltre a richiamare le più rilevanti azioni,si possono fare emergere opportunità epotenzialità che richiedono ancora diessere valorizzate.

Gli importanti interventi realizzati ininfrastrutture di comunicazione materia-le e immateriale hanno certamentepotenziato il grado di integrazione delterritorio locale, ma sono state sfruttatetutte le opportunità per aprirlo all’ester-no e immetterlo nelle reti di scambionazionali e internazionali?Se gli interventi realizzati sulle infra-strutture viarie hanno consentito di daresoluzione ad alcune significative criticitàdel sistema e di sbloccare questioni pre-gresse da molti anni in discussione,migliorando il livello di efficienza dellarete, con effetti positivi sull’ambiente deicentri urbani delle valli in particolare,altri importanti investimenti sembranopoter restare inerti. Nel campo delleinfrastrutture tecnologiche, si possonosegnalare almeno due opportunità rile-vanti che richiedono di essere considera-te. L’anello di telecomunicazioni comple-tato tra Torino e le Valli, con un investi-mento di Telecom di 20 milioni di Euro(60 Km di nuova infrastruttura realizzataper l’infilaggio fibra ottica, 30 comunimontani attraversati o in prossimitàdella struttura trasmissiva in fibra ottica,con linee di derivazione collocate per lopiù in corrispondenza dei servizi urbani),rappresenta un’infrastruttura che richie-de la realizzazione dell’”ultimo miglio”per entrare in funzione a servizio dellapubblica amministrazione, degli opera-tori del turismo, delle imprese e delleprofessioni con potenziali significativi

Info

56

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 56

Page 10: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

una buona capacità di governance, permettere a sistema nel tempo le diversepolitiche economiche, sociali, fisiche eambientali e coinvolgere i diversi sog-getti del territorio in una condivisaproiezione al futuro. Ciò che Torino stacercando di fare con il 2° Piano strategi-co esteso al sistema metropolitano,potendo oggi contare su un insieme dirisorse materiali e immateriali, di poten-zialità e dimostrazioni di successo, conla finalità di completare e potenziare latransizione in atto. All’orizzonte si affacciano altri impor-tanti eventi, Torino capitale del design,Congresso mondiale degli architetti,celebrazioni dei 150 anni dell’Unità diItalia. Molte opere sono state realizzate ealtre sono in corso o previste; per valo-rizzare le competenze acquisite, pro-grammare la valorizzazione delle nuoverisorse, sviluppare le potenzialità ancoraaperte, rafforzare le reti di relazione conl’esterno, ora servono soprattutto idee eazioni immateriali senza le quali leopere restano inerti.

* Docente di urbanistica, Dipartimento InterateneoTerritorio, Politecnico di Torino.

strutture olimpiche e le ancor più impor-tanti trasformazioni urbane che si sonocontestualmente realizzate o sono incorso, coinvolgendo parti e funzioni dirilievo nella città, come il Passante fer-roviario, la stazione di Porta Susa, lediverse Spine, sbriciolate in singoli luo-ghi, non sono per ora riuscite a farenuova città. Peraltro, da subito, era statarilevata la mancanza di progetti urbani,per propria natura caratterizzati dall’in-tegrazione con la storia e la società dellacittà, da un rinnovato rapporto tra fun-zioni, spazi costruiti e spazi liberi, tranatura e architettura, dalla capacità diaccogliere altri interventi a diverse scalee quindi da una dinamicità che svincolail progettista dall’onnipotenza del con-trollo totale, in opposizione ai frammen-ti urbani completamente definiti e rigidi.Anche in questa direzione le Olimpiadihanno aperto molte potenzialità ancoraampiamente da sviluppare.Come ci hanno dimostrato le esperienzeinternazionali di successo, la trasforma-zione degli interventi realizzati per unmega evento eccezionale in rinnova-mento e rilancio del territorio non è pernulla scontata; essa richiede soprattutto

partenza e nonostante siano state realiz-zate numerose opere di sistemazioneidrogeologica, idraulica, forestale, la loroprogettazione in gran parte ancora for-temente frammentaria, la loro decisionein singole conferenze dei servizi pur conuna regia regionale e la loro attribuzio-ne a soggetti diversi non sembrano assi-curare un’efficacia sistemica.Restano poi da verificare gli esiti dinumerose opere di mitigazione e dicompensazione ambientale con previsio-ne di realizzazione nella stagione post-olimpica che troveranno compimentosolo nel 2007. Per ora la situazionesoprattutto dei siti olimpici vallivi appa-re piuttosto desolante, non essendoancora completate le opere di rimozionedelle strutture temporanee e di risiste-mazione. Più in ombra appaiono, nelquadro degli interventi, quelli inizial-mente previsti per il paesaggio, essendostati limitati i piani di riambientazionepaesistica a pochi e ristretti ambiti inte-ressati dagli impianti più importantinelle Valli. Non si riscontrano cioè signi-ficative riconfigurazioni paesistichecapaci di trasmettere nuove immaginidei paesaggi locali. Anche a Torino, le

Info

57

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 57

Page 11: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Olimpiadi: Torino 2006

I primi dati confermano gli effettipositivi delle Olimpiadi sul turismodel Piemonte. Ma è un successoanche ”sostenibile”? E quanto èmerito della Vas? Il confronto con laVas ex ante rivela luci e ombre

È ben chiaro che dalla stampa ai citta-dini viene un plauso generale edincondizionato, superiore ad ogniaspettativa, sul successo dei Giochiolimpici. In particolare questo risultatopositivo appare importante su un set-tore, quello turistico, che incide forte-mente sullo sviluppo locale specie nellevalli alpine: i Giochi in termini di visi-bilità nazionale ed internazionale, diestensione della capacità ricettiva, diampliamento delle attrezzature sportivee di servizio, di miglioramento dell’ac-cessibilità erano attesi come una occa-sione unica. Dopo soli tre mesi dallaconclusione è ancora prematuro stilarebilanci e azzardare valutazioni maalcuni primi datii confermano questosuccesso, difficilmente prevedibile finoa pochi mesi fa. Lo si deduce innanzi-tutto dall’effetto sul movimento turisti-co del 2005: quasi 3.300.000 di pre-senze a Torino, ovvero il 14,5% in piùrispetto al 2004 e il 25,5 % in piùrispetto al 2001; per la prima voltaoltre 10.000.000 di presenze inPiemonte (26,6% in più rispetto al2000) e soprattutto il 46,7 % di essicostituito da stranieri. Le recentivacanze pasquali 2006 hanno confer-mato questo positivo effetto facendoregistrare il raddoppio dei turistirispetto alla Pasqua 2005 (10 – 12.000

considerazioni e raccomandazioniemerse dalla griglia di criteri costruitaa suo tempo nell’ambito dellaValutazione Ambientale Strategica pro-dotta nell’aprile 2001 dalla RegionePiemonte.E da questo punto di vista il giudizio,sia pure ancora molto affrettato, si fapiù complesso e articolato.

Verso un turismo effettivamente“sostenibile”?

Quello che anche Attilia Peano si chie-de nella sua generale valutazione suglieffetti dell’evento, è se il giudiziolusinghiero possa estendersi anche agliaspetti qualitativi delle ricadute delProgramma olimpico. Questo turismo èstato effettivamente “sostenibile” comepromesso? E il successo può essereattribuito anche alla efficacia dellaValutazione Ambientale Strategicacondotta per la prima volta in Italia suquesto programma? Non va dimentica-to infatti che già il dossier di candida-tura, ma più ancora la Vas, si sonoispirati all’obiettivo della “attivazionedi processi di sviluppo endogeno perassicurare il successo dell’evento, ilsuperamento delle criticità, l’innova-zione” nel lungo periodo, assicurandola compatibilità ecologica e socio-cul-turale dello sviluppo indotto, comefondamentali elementi di valorizzazio-ne della dinamica locale innescata, epuntando ad ottenere benefici non soloin termini quantitativi ma soprattuttoin termini qualitativi. Il cosiddetto“turismo sostenibile”. Occorrerà qualche anno per potereffettivamente soppesare ricadute ed

Un successo per il turismo sostenibile?Agata Spaziante*

persone contro 5 – 6.000 dello scorsoanno) ed un 60% delle camere alber-ghiere occupate contro il consueto30% dello stesso periodo dell’anno pre-cedente. Certamente ciò è dovutoinnanzitutto ai 930.000 spettatoriapprodati a Torino e nelle valli per iGiochi, ma ancor di più ai reportage di2.688 giornalisti della carta stampata edi 6.720 professionisti della radio edella televisione, nonché alle immaginirilanciate da 667 milioni di pagine webvisitate in 15 giorni (il 12% in più diAtene). A completare questa primavalutazione si possono riportare alcunealtre considerazioni quantitative: tuttaesaurita l’offerta ricettiva alberghiera;successo - sia pure faticosamente con-quistato - dell’iniziativa per ospitareturisti ed addetti ai lavori nelle casetorinesi attraverso la modalità del “bed& breakfast” (quasi sconosciuta in que-st’area prima di questo evento e cre-sciuta dai 70 esercizi presenti inPiemonte nel 2000 ai 687 attuali);numero elevato di seconde case affitta-te agli ospiti nelle vallate attraverso ilprogetto “Affitta la tua casa per leOlimpiadi” sostenuto – anch’esso nonfacilmente - dalla Regione e dalleAziende Turistiche Locali che hannodovuto smuovere la tradizionale ritro-sia dei piemontesi a rendere disponibilela propria casa. Dunque in terminiquantitativi l’effetto Olimpiadi ha cer-tamente trainato il turismo più diquanto auspicato.Dobbiamo però chiederci se gli effettidel Programma Olimpico possono esse-re considerati completamente soddisfa-centi anche nei confronti di quelle

Info

58

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 58

Page 12: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

poco le valli ed il patrimonio naturale.E questa sperequazione è stata moltocriticata dagli amministratori dellevalli alpine, sebbene alla fine il patri-monio architettonico, artistico, cultura-le dell’area ne sia stato certamenteavvantaggiato;- rivalorizzazione delle attività tradi-zionali. Su questo versante si è fattopoco se si esclude quanto detto piùsopra a proposito del patrimonio cultu-rale e certamente questo va ascrittoagli aspetti su cui le raccomandazionidella VAS hanno ottenuto minoreascolto;- coinvolgimento delle basse valli.Questo aspetto era stato evidenziatonello Studio di CompatibilitàAmbientale come un elemento impor-tante per creare consenso, spirito dicollaborazione e redistribuzione dicosti e benefici fra le diverse parti deiterritori coinvolti. I risultati su questofronte sono stati scarsi: i comuni dellebasse valli hanno sopportato i disagidei molti cantieri e dei flussi di tra-sporto pesante prodotti dalle opereinfrastrutturali, a fronte di alcuniridotti benefici nella mobilità (comel’attesissimo completamento dell’auto-strada Torino–Pinerolo, e le circonval-lazioni su statali e provinciali di colle-gamento fra Torino e le valli), masostanzialmente sono rimasti estraneial Programma ed alle scelte che essoha comportato, mantenendo pertantofino all’ultimo un atteggiamento didistacco e di diffidenza rispetto all’e-vento con la sola eccezione di alcunepiccole aree direttamente coinvolte(Torre Pellice, Pinerolo, ecc.). - promozione della capacità di acco-glienza. Anche questo obiettivo miravaa modificare in modo sostanziale i

perseguimento degli obiettivi di soste-nibilità dello sviluppo turistico,lasciando ad altra occasione una valu-tazione su quelli di mitigazione e dirazionalizzazione. E dunque vediamo sinteticamente, mapunto per punto, un primo bilanciosulla sostenibilità degli effetti sul turi-smo:- valorizzazione del patrimonio natura-le e culturale. Su questo punto la valu-tazione è contraddittoria. È stato fattopoco in termini di investimento sulpatrimonio: solo 19 opere sulle 163 “diaccompagnamento” riguardavano beniculturali, per il solo 8,6 % dei finan-ziamenti impegnati, e la valorizzazioneturistico-economica del sistema deiparchi e delle aree naturali, sebbenecontemplata, è stata attuata moltolimitatamente (i percorsi tematici sufortificazioni, rete sacra, archeologiaecc., ad esempio, non sono stati inseritinel programma culturale). Molto inveceè stato fatto sotto il profilo degli eventiculturali durante il periodo dei Giochi:il programma ITALYART che ha propo-sto eventi, mostre, concerti, ecc. nelperiodo 10 febbraio – 19 marzo hacoinvolto un pubblico di 500.000 spet-tatori italiani e stranieri, il doppio diquello previsto, di cui 50.000 neimusei, ed è stato definito dal presiden-te del Comitato OlimpicoInternazionale Jacques Rogge “ilmiglior programma culturale mai pre-sentato in qualunque edizione deiGiochi sia estivi che invernali”.Certamente ha avuto anche il pregio direalizzare sinergie impensabili comequelle fra Teatro Regio, Teatro Stabile eMuseo del Cinema. Ha però concentra-to la maggior parte degli eventi suTorino e sulla cultura, coinvolgendo

impatti sulla qualità del turismo localee decidere se questi effetti sonocoerenti con i citati obiettivi di soste-nibilità. Ciononostante alcuni primiaspetti consolidati dell’operazione con-sentono di costruire una “agenda” dellequestioni da monitorare nei prossimimesi e anni, in vista di vero bilancioconclusivo.Lo si può fare confrontando l’istrutto-ria tracciata nella VAS ex ante con irisultati ad evento concluso, per sotto-lineare alcune ricadute meno positive oparziali. In molti casi, infatti, si trattadi effetti ancora mitigabili o compen-sabili, su cui è opportuno rinforzareazioni, correggere politiche, nonabbandonare la tensione per otteneredi più sul medio-lungo periodo sotto ilprofilo della “sostenibilità” del pro-gramma, prima che le ricadute diventi-no irreversibilmente negative. Gli obiettivi del Programma Olimpicorelativi allo sviluppo locale erano rias-sunti nella Tabella 1.Se era evidente che gli obiettivi di miti-gazione e di razionalizzazione eranodestinati ad affrontare problemi a prio-rità elevata perché generatori di altiimpatti negativi, era anche chiaro chela serie realmente strategica era la terza(quella degli obiettivi di sostenibilità)puntata verso una evoluzione delle pro-spettive di sviluppo turistico di quest’a-rea ed una loro innovazione indispen-sabile per superare l’attuale ruolo arre-trato della sub-regione alpina piemon-tese nel panorama turistico italiano edinternazionale. Era evidente che solodal raggiungimento di questi obiettivisarebbero dipese ricadute durature erilevanti, capaci di prolungare i risultatieffimeri legati all’evento. In questa nota ci si limita a discutere il

Info

59

OBIETTIVI INTEGRATI DI MITIGAZIONE DI RAZIONALIZZAZIONE DI SOSTENIBILITÀ(irrinunciabili per ridurre possibili danni) (indispensabili per assicurare la (importanti per migliorare

compatibilità con i vincoli ambientali) le condizioni di sviluppo ed insiemela qualità ambientale)

Attivazione di processi di Contenimento degli sviluppi turistici ed - redistribuzione dell’offerta turistica, - valorizzazione del patrimoniosviluppo endogeno per urbanistici ad alto impatto ambientale nello spazio e nel tempo naturale e culturaleassicurare il successo sia a Torino che nelle valli - coordinamento fra centri vallivi e Torino - rivalorizzazione delle attivitàdell’evento, il superamento - miglior uso del capitale fisso sociale tradizionalidelle criticità, l’innovazione - coinvolgimento delle basse valli

- promozione della capacitàdi accoglienza

Tabella 1 - Obiettivi integrati relativi allo sviluppo locale indicati nella VAS ex ante (gennaio 2001)

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 59

Page 13: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

tegie della Regione il “turismo sosteni-bile” costituisce – come si sostiene -una delle carte vincenti per il rilanciodella Regione, tanto da proporre perTorino l’obiettivo di 5 milioni di pre-senze turistiche l’anno al 2011 (unmilione in più di quanto proposto solopochi mesi fa) e da prevedere un PianoStrategico del turismo piemontese.La scommessa oggi è non abbandonarequesti obiettivi nella delicata fase discioglimento del TOROC, della gestionedegli impianti e delle opere nel dopo-Olimpiadi, della conquista di nuovieventi da ospitare per prolungare l’ef-fetto positivo dei Giochi sul turismo. Il mantenimento e l’ampliamento deirisultati sullo sviluppo locale e la con-quista di una loro maggiore “sostenibi-lità” non sono affatto un miraggio, sea questi obiettivi si continuerà a crede-re!

*Docente di tecnica e pianificazione urbanistica,Dipartimento Interateneo Territorio, Politecnico diTorino.

** I dati derivano dall’Osservatorio Turistico dellaRegione Piemonte; dallo studio “Le Olimpiadi per ilterritorio” (a cura di R. Gambino, G. Mondini, A.Peano), Il Sole 24ore, Milano, 2005; da dati pubbli-cati dall’Associazione Torino Internazionale.

dizionalmente ambientali, quanto pro-muovendo azioni virtuose su tre tra gliaspetti più innovativi e più complessidella Vas: la partecipazione dei sogget-ti alle decisioni; la cooperazione fralivelli diversi di governo all’elaborazio-ne, attuazione, controllo del program-ma; il controllo continuo dell’avanza-mento del programma. L’inconsuetocoordinamento fra attori pubblici e pri-vati, fra Regione, Provincia, ComunitàMontane e Comuni, fra gestori deidiversi settori di intervento, pur connon pochi momenti critici, ha trovatonella procedura di VAS un valido edinevitabile promotore e sostenitore.Così la periodica produzione di rappor-ti di sostenibilità e di bilanci ambienta-li ha costretto tutti gli operatori allacondivisione delle informazioni ed allaverifica del rispetto degli obiettivi. Buone prospettive si aprono inoltre aproposito di sostenibilità del turismo sesi considera che tutti i comuni olimpicie l’Alta Valle Susa hanno ottenuto lacertificazione Emas, che è in atto unprogramma per il risparmio energeticoe per l’uso di fonti rinnovabili, che laconsapevolezza del successo ottenutocostituisce un incentivo a proseguire inun percorso rivelatosi virtuoso.Se dunque un pieno successo sotto ilprofilo della sostenibilità di questiGiochi Olimpici non può – ancora -essere dichiarato, certamente si puòdire che la Vas ha contribuito ad otte-nere il sia pure parziale risultato posi-tivo di questo complesso e gigantescoprogramma di opere ed azioni.

Conclusioni

I risultati qualitativi ottenuti dai Giochinei confronti degli obiettivi di sosteni-bilità del Programma Olimpico sonodunque solo parzialmente soddisfacentie le delusioni maggiori sono venutedalle azioni che maggiormente dovreb-bero incidere sulle innovazioni desti-nate a cambiare sul lungo periodo laqualità del turismo e la sua capacitàcompetitiva, senza ridurne la “sosteni-bilità”. Un bilancio finale più positivo, però, èancora raggiungibile. Occorrerà conti-nuare a lavorare nelle direzioni indica-te dalla Vas e sottoscritte dai diversisoggetti coinvolti, specie se nelle stra-

limiti di una debole tradizione turisticalocale che determina pesanti conse-guenze sulla attrattività dell’area esulla sua capacità di competere conaree dalla solida tradizione di acco-glienza turistica. Pur avendo fatto deiprogressi in questa direzione (corsi diformazione per gli operatori del settorealberghiero, corsi di inglese per i taxi-sti, ecc.), poco si è ottenuto in questadirezione. Se l’atteggiamento nei con-fronti dell’ospite a Torino, grazie all’ef-fetto dirompente e quasi magico dell’a-pertura dei Giochi, è repentinamentedivenuto positivo, nelle valli è rimastorigido e poco disponibile ed ha com-promesso, probabilmente, la possibilitàdi modificare in modo duraturo lacapacità di accoglienza delle dure vallimontane. Certamente una carta vin-cente dell’intero Programma è stata lariuscita mobilitazione e l’addestramen-to di oltre 18.000 volontari (le richiestepervenute sono state 41.500!) di 64Paesi (1/3 dei quali “over 55 anni”)impiegati per il 56% in città e per ilresto nelle valli. Ciò ha certamentecontribuito a ricevere adeguatamentegli ospiti ed a modificare in mododuraturo, si spera, l’atteggiamento diuna generazione di giovani (i volontaricompresi fra i 18 e i 35 anni) entusia-sticamente partecipi all’operazione.Ancor più interessante l’effetto regi-strato da una indagine a campionedella società Lexis di Milano, specializ-zata nella comunicazione di impresa: èemerso che l’evento olimpico ha pro-dotto effetti sorprendenti sull’immaginedella città, divenuta per la maggiorparte degli intervistati una città “effer-vescente, moderna e vitale”, non soloper i turisti ma soprattutto per gli stes-si torinesi, che hanno modificato illoro atteggiamento tradizionalmentecompassato e negativo.

Quanto il successo è meritodella Vas?

Certamente il processo di Valutazioneambientale strategica condotto per laprima volta in Italia su questoProgramma, pur nei limiti di una pro-cedura ancora incerta per il confusoquadro metodologico in cui si è mossa,ha prodotto effetti positivi non tantosalvaguardando le componenti più tra-

Info

60

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 60

Page 14: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

61

Torino 2006: procedure e prospettive L’organizzazione dei XXGiochi Olimpici Invernali Torino 2006 ha avuto ini-zio nella seconda metà degli anni novanta con la predisposizione dei docu-menti di candidatura, coinvolgendo già allora a livello politico e istituzio-nale gli enti territoriali e locali piemontesi.Successivamente alla scelta di Torino come sito per i Giochi del 2006, ilprimo passo effettuato, che ha coinvolto anche gli organi politici, è statala formulazione della legge speciale n. 285 “Interventi per i Giochi OlimpiciInvernali Torino 2006” approvata dal Parlamento nell’ottobre dell’anno2000.Nello stesso periodo, a livello regionale, è stato istituzionalizzato un grup-po interassessorile coordinato dal Gabinetto della Presidenza della Giuntache ha seguito sotto gli aspetti tecnico-procedurali l’organizzazione del-l’evento fino alla sua realizzazione; a livello politico la Cabina di Regia hacostituito il luogo privilegiato di dialogo e di decisione, dove hanno tro-vato espressione le componenti istituzionali dei vari enti e i soggetti inte-ressati all’evento.Le opere per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 sono state realizzatein massima parte con il ricorso a fondi pubblici, a potenziamento dell’of-ferta sportiva e turistica dei siti interessati; ad essi si sono aggiunte altrefonti di finanziamento di tipo pubblico stanziate con la legge 166/2002“Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti” (art. 21), che hannoconsentito il sostegno allo sviluppo sportivo e turistico di aree apparte-nenti al territorio regionale non direttamente coinvolte dall’evento olim-pico, concorrendo, in tal modo, attraverso la realizzazione di infrastruttu-re, alla riqualificazione complessiva del sistema dell’offerta turistico-spor-tiva piemontese.Le opere sono suddivise in diverse categorie, in base alla loro funzionalitàed alle fonti di finanziamento:opere necessarie (L. 285/2000): l’insieme degli impianti e delle infrastrut-ture indispensabili per l’organizzazione delle gare olimpiche,opere connesse (L. 285/2000): l’insieme degli interventi funzionali all’otti-mizzazione dell’organizzazione dell’evento,opere del Programma regionale delle infrastrutture turistiche e sportivePiemonte 2006 (L. 166/2002): l’insieme degli interventi non direttamentecorrelati con lo svolgimento dei giochi, ma di supporto allo sviluppo com-plessivo del territorio piemontese; tali opere sono pertanto localizzate amacchia di leopardo sull’intero territorio regionale.La legge speciale 285/2000 ha definito le procedure per la realizzazionedegli impianti sportivi, infrastrutture olimpiche e viarie, necessari allo svol-gimento dei Giochi olimpici, ed ha individuato in particolare, nella confe-renza di servizi, alla quale ha attribuito poteri superiori rispetto alle con-ferenze previste dalla legislazione ordinaria, il modulo procedimentale aregia regionale in grado di soddisfare le esigenze derivanti dall’eventoolimpico, sia in termini di accelerazione dell’iter autorizzativo che di coor-dinamento dei diversi soggetti coinvolti.La conferenza di servizi nata, infatti, come procedura speciale pensata peri grandi eventi (ad. es. i campionati mondiali di calcio del 1990 - L. 205/89,le manifestazioni colombiane – L. 373/88), rappresenta lo strumento piùidoneo a sostituire gli atti autorizzativi ed a predisporre anche le eventua-li modifiche agli strumenti territoriali ed urbanistici.Nel caso delle Olimpiadi la procedura speciale è stata “armonizzata” con lealtre leggi e normative vigenti e con le indicazioni procedurali formulatenella valutazione ambientale strategica, prevista all’articolo 1 della legge285/2000 e finalizzata a verificare la sostenibilità ambientale delProgramma Olimpico.

La gestione in tempi certi e ristretti delle procedure autorizzative delleopere olimpiche ha comportato un notevole sforzo organizzativo da partedella Regione Piemonte per poter assicurare la realizzazione dell’evento. Ilprogramma delle opere olimpiche scaturito dalla L. 285/2000 è stato

caratterizzato da un rilevante numero di interventi (più di 180) relativi nonsolo a progetti puntuali, ma anche ad infrastrutture a rete. A tali interventisi sono sommati più di 130 progetti finanziati con il Programma regiona-le delle infrastrutture turistiche e sportive Piemonte 2006. Gli interventi hanno coinvolto più di 50 comuni, tre Comunità Montane(per la realizzazione di collettori ed acquedotti), interessando le provincedi Torino, Cuneo, Alessandria e Novara. Le opere hanno favorito il poten-ziamento degli impianti di risalita, del sistema di innevamento program-mato, dei comprensori sciistici interessati, anche mediante la riqualifica-zione delle piste da sci esistenti e la creazione di nuovi tracciati ed impian-ti sportivi e strutture annesse; sono state attuate opere di adeguamentodell’accessibilità viaria e della dotazione di spazi a parcheggio, nonchédelle strutture per la ricettività. Gli interventi puntuali hanno riguardatola realizzazione degli impianti sportivi: a Torino le discipline principali delghiaccio, completate dagli interventi di Pinerolo e Torre Pellice; nelle vallile discipline sciistiche, il bob ed il trampolino (Bardonecchia, CesanaTorinese, Claviere, Oulx, Pragelato, Sauze d’Oulx, Sestriere). Il quadro èstato completato con la realizzazione dei villaggi olimpici e media diTorino, Grugliasco, Bardonecchia e Sestriere e da altri interventi minori inambito montano. A Torino gli interventi olimpici si sono inseriti nel quadro urbanistico defi-nito con il Prg del ‘95, contribuendo alla riqualificazione degli ambiti indu-striali urbani otto e novecenteschi, restituiti a funzionalità di carattereurbano, di servizio ed accoglienza. La scelta di inserire le opere necessarieall’evento olimpico nel disegno già preordinato di sviluppo della città hacomportato un’accelerazione delle trasformazioni già previste nel Prg,aprendo nuovi scenari e prospettive di rinnovamento della città. La possi-bilità di intervento sulle aree industriali storiche dismesse, la riconversio-ne e riqualificazione delle stesse, attuata con la realizzazione dei villaggiolimpici e delle strutture sportive e con le opere di adeguamento e tra-sformazione delle infrastrutture viarie esistenti, rappresenta un fattorepositivo a condizione che il processo di rinnovamento urbano, avviato conla realizzazione delle opere olimpiche, non si interrompa, ma prosegua conil completamento delle previsioni di Piano. Ulteriore elemento da conside-rare nella valutazione degli interventi olimpici è costituito dalla previsio-ne di riutilizzo degli edifici e delle strutture destinate ai villaggi, già con-cepiti in prospettiva post-olimpica. Tale tema rappresenta, a Giochi con-clusi, la principale sfida con la quale istituzioni pubbliche e private devo-no confrontarsi. Il nuovo orizzonte del Piemonte post-olimpico sembra puntare verso unavalorizzazione turistico-culturale. Le Olimpiadi hanno costituito un tassel-lo importante per supportare le prospettive di sviluppo del territorio pie-montese ed in particolare della città di Torino, tanto da poter rappresen-tare uno strumento efficace per incrementare il turismo non solo inver-nale, ma anche culturale e congressuale, per valorizzare e promuovere iprodotti tipici, così come quelli tecnologici, per far conoscere il sistemaindustriale locale. Tra le varie proposte che fanno leva su azioni di marke-ting territoriale c’è, ad esempio, quella di far diventare Torino, le valli alpi-ne e le terre di mezzo un “distretto culturale”, attraverso lo sviluppo distrategie e di attività di promozione del territorio olimpico, per darne unaconnotazione precisa e forte all’esterno. La volontà è quella di favorire lagestione complessiva delle strategie attraverso un unico ente “dedicato”(fondazione, agenzia, ecc.) in grado di sfruttare l’eredità di governance trale istituzioni, consolidatasi durante il periodo di organizzazione dei Giochi. La costruzione di questa nuova istituzione non è ancora stata formalizza-ta, ma il processo é avviato e vede il coinvolgimento di Regione, Provinciae Comune.

Giovanni Paludi, Annalisa Savio. Funzionari della Regione Piemonte.

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 61

Page 15: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Olimpiadi: Torino 2006

Il recente happening dei Giochiolimpici invernali sembra aver sanci-to la conclusione quantomeno dellaprima fase del lungo e radicale pro-cesso di trasformazione fisica che stainteressando Torino oramai da undecennio, a partire dal piano regola-tore approvato nel 1995

Una stagione di metamorfosi che oggi,in vista delle nuove sfide e progettuali-tà che coinvolgeranno la città neiprossimi anni (in primis, il riuso diMirafiori), necessita di essere oggettodi un bilancio critico, specie in terminidi qualità urbana e architettonica delletrasformazioni, e proprio a partiredagli esiti del grande cantiere olimpico.Un primo elemento da sottolineare,certamente positivo, è quello concer-nente la stretta continuità perseguitatra strategia generale di modificazionedella città e singole opere olimpiche. Inpratica si potrebbe dire che i diversicantieri dei Giochi invernali sono ser-viti a rafforzare, e in alcuni casi anchea precisare, i contenuti e gli assetti dialcuni “fuochi” della trasformazione.Paradigmatico il caso del “distrettoolimpico” nel quadrante meridionaledella città, dove gli interventi per larealizzazione del Villaggio per gli atletipresso l’ex Mercato ortofrutticolo, sulPalavela e sull’area del vecchio Stadiocomunale, sono venuti ad affiancarsi,sostenendoli, a progetti importanti maincapaci (si pensi ad esempio al casodel riuso del Lingotto) da soli di inne-scare processi diffusi di riqualificazione

no essere di un certo interesse.Questa difficoltà di “sfruttare” le singo-le occasioni per generare pratiche diqualificazione alla scala architettonicae dell’intera scena urbana sembra d’al-tronde travalicare il solo evento olim-pico, e attraversare diversi fenomenitrasformativi torinesi degli ultimi anni.Anche in questo caso il quadro è arti-colato: da un lato la scommessa ingran parte vinta da parte dell’attorepubblico di coordinare e convogliarerisorse e opportunità nelle grandi areedi trasformazione della città (un decen-nio fa, chi avrebbe scommesso sulfatto che le centinaia di migliaia dimetri quadri delle Spine sarebberostate trasformate e riqualificate nelbreve volgere di pochi anni?); dall’altraparte, degli esiti fisici non sempreall’altezza delle situazioni e delle occa-sioni, anche in virtù del continuomutare del quadro fisico di riferimentoal fine di cogliere tutte le opportunitàche si presentano sul tavolo dellamodificazione. E sovente, in assenza diuna vera e propria “idea di città”, ilrisultato finale non può che esserequello della sommatoria e giustapposi-zione degli interventi. Un dato, que-st’ultimo, che inizia a essere oggetto diriflessione e di analisi critica da partenon solo del mondo accademico, maanche degli addetti ai lavori e dellostesso decisore pubblico.Il tema della possibile (e forse semprepiù necessaria) convergenza tra capaci-tà di cogliere le occasioni offerte daigrandi eventi e dagli investimenti eco-nomici sulla città e capacità di guidarlee reindirizzarle in un’ottica di incre-

Cantieri olimpici, trasformazioni della città equalità urbanaAntonio De Rossi*

dell’ambiente urbano. Ma analogheconsiderazioni potrebbero essere ripe-tute anche per i Villaggi realizzati sulleSpine 2 e 3, in un’ottica di completa-mento delle progettualità esistenti e incorso di realizzazione. Un quadroquindi di forte coerenza interna, asso-lutamente non scontato per la situazio-ne italiana, determinato anche dallastabilità degli assetti politico-decisio-nali locali.Se però dal piano delle grandi sceltestrategiche e localizzative passiamo aquello degli specifici esiti morfologici eambientali, il giudizio si fa più artico-lato. Al di là dei giudizi di natura for-male, va infatti osservato come nonsempre i progetti olimpici siano riuscitia diventare brani di città, ambientiurbani, rimanendo talvolta confinatiall’interno della logica del singolooggetto-recinto funzionale all’evento.Questo sia per la mancanza di uno sce-nario complessivo relativo agli utilizzipost olimpici, sia per la difficoltà (nel-l’incrocio di competenze tra Agenzia2006 e Città) di ricondurre le singoleiniziative a un disegno urbano e mor-fologico in grado di contestualizzare ledifferenti progettualità. All’attenzioneper gli aspetti localizzativi e sinergicisembra quindi non essere corrispostauna proporzionale capacità di indirizzoe controllo delle pratiche architettoni-che e urbane. Dove ciò è invece inparte accaduto, come nel caso dellariprogettazione del parco di Piazzad’Armi connessa al recupero delloStadio comunale o del quartierecostruito ex novo per il Villaggio atletia ridosso del Lingotto, i risultati paio-

Info

62

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 62

Page 16: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

strumento non determina automatica-mente esiti di natura qualitativa.Il caso della piazza Valdo Fusi (non unprogetto olimpico, ma comunqueun’importante opera di rifunzionalizza-zione e riqualificazione della città sto-rica) è da questo punto di vista emble-matico: uno dei pochissimi concorsiorganizzati dalla Città, per di più vintoda un gruppo in cui erano presentigiovani architetti, dove il progetto vin-citore è stato in fase di elaborazioneesecutiva discusso e ridiscusso da tuttigli organi preposti al suo controllo. Unprogetto che durante la realizzazione èdiventato oggetto di una durissimacampagna da parte della stampa localeproprio per le sue caratteristiche for-mali e architettoniche, nonché terrenoprivilegiato per l’esercizio di strategiedi promozionale personale da parte deisuoi “nemici pubblici”. Eppure si trattaproprio di uno di quei rari casi virtuosisempre invocati dagli architetti: unaprocedura concorsuale, una giuriaautorevole, un progetto vincitoreaccompagnato e condiviso da una ple-tora di attori.L’affaire Valdo Fusi fa intravedere tuttele problematicità del contesto italiano,e l’ambiguità (per non dire l’inutilità)di un dibattito sulla qualità architetto-nica e urbana tutto incentrato sui meriaspetti stilistici e formali. Non esistonoperò scorciatoie: come ha recentementericordato Joseph Rykwert in un suolibro, la qualità delle città e degliambienti urbani non può che essere ilfrutto di un processo, sicuramente dif-ficile e faticoso, in cui centrale è ildato dialogico.

* Docente, Dipartimento di ProgettazioneArchitettonica e Disegno Industriale, Politecnico diTorino.

obiettivi di qualità e il quadro mutevo-le delle occasioni e degli attori. Perconseguire ciò è però fondamentaleche il soggetto pubblico si doti deisaper fare e degli strumentari necessariper il conseguimento di tali finalità,tenuto anche conto della forte compo-nente dialogica di queste pratiche.Questo tema apre a un’altra questione,relativa alla possibilità di utilizzare lostrumento concorsuale come mezzoordinario per incrementare la qualitàarchitettonica e urbana. Anche in que-sto caso i cantieri olimpici possonoessere presi a pretesto per un bilanciocritico sulle più generali modalità ditrasformazione di Torino in questi ulti-mi anni. In effetti solo una piccolaparte delle opere olimpiche è stata rea-lizzata attraverso il ricorso allo stru-mento del concorso. Da qui la consuetapolemica: da un lato i progettisti, chechiedono un sempre maggiore utilizzodella modalità concorsuale comemezzo per incrementare la qualità dellerealizzazioni e per moltiplicare le occa-sioni di lavoro a fronte di una situa-zione di oligopolio professionale chenell’area torinese risulta essere partico-larmente forte; dall’altro lato le pubbli-che amministrazioni, che lamentanosia la difficoltà di coniugare i concorsicon il rispetto dei tempi e l’efficienzadell’intero processo, sia il fatto che tale

mento della qualità urbana e architet-tonica conduce in prospettiva a supe-rare una visione delle trasformazioni –per come si era venuta a configurarenegli anni ’80 per mezzo dell’immaginedel “grande progetto urbano” – in cuicentrale è il ruolo affidato a master-plan e progetti guida. Masterplan ingenere fortemente connotati dal puntodi vista formale, tendenzialmente “sta-tici”, che di fronte al variare delle con-dizioni al contorno rischiano, comeinsegna l’esperienza degli ultimi 15-20anni, di essere abbandonati o peggioancora di venire travisati, mantenendofissi alcuni meri caratteri geometrico-formali privi oramai di senso all’inter-no della nuova situazione. Sembrapiuttosto farsi strada, almeno in alcunerecenti esperienze cittadine, ad esempiosul riuso di nuove grandi aree indu-striali dismesse, un’idea di trasforma-zione in cui determinanti sono da unlato gli obiettivi di strutturazione mor-fologica e di qualità architettonica eurbana che si vogliono perseguire,indipendentemente da una loro specifi-ca connotazione architettonica (qualifigurazioni e matrici per strutturarel’intervento, quale rapporto tra spaziopubblico e singoli recinti, quale intrec-cio tra spazi infrastrutturali e trameinsediative, ecc.), e dall’altro la conti-nua dialettica e interazione tra tali

Info

63

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 63

Page 17: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Olimpiadi: Torino 2006

Il lavoro svolto sul Programma Olim-pico ha messo in luce come nonpochi aspetti di debolezza di quellapratica valutativa che è la Vas fac-ciano parte di retoriche accettate unpo’ troppo acriticamente

Nell’esprimere perplessità sulle proce-dure di Via, giudicate atti giustificati-vi dei progetti, molti contrappongonole valutazioni strategiche (Vas), consi-derate più efficaci rispetto agli obiet-tivi di conservazione e valorizzazioneambientale e di sostenibilità socialeed economica per almeno due ragioni:perché affrontano iniziative di tra-sformazione nel loro insieme esoprattutto perché lo fanno in modopreventivo e con maggiore distaccodall’operatività immediata dei singoliinterventi. Non sono convinto che ciòsia vero. Anzi, avendo avuto l’oppor-tunità di partecipare a valutazioni e aparti di loro attuazioni, la convinzio-ne che ho tratto dall’esperienza è cheanche le Vas stiano assumendo glistessi caratteri delle Via.

Retorica della strategia

Prima debolezza: uso improprio dellaparola strategia. Associato al sostanti-vo aggettivato valutazione ambienta-le, con questo termine si tende ingenere a considerare l’insieme degliinterventi e delle iniziative sottopostea valutazione come facenti parte diuna visione programmatica, tenden-zialmente orientata su finalità dilungo periodo, selettive e mirate.

strategica nelle dinamiche di sviluppolocale. Si prenda ancora il caso delle infra-strutture. Solo per la città di Torinol’insieme degli interventi attuati si èrivelato nel corso dell’azione come unprogramma di potenziamento e di svi-luppo del telaio infrastrutturale urba-no, integrato nelle più generali politi-che urbanistiche e proiettato su unoscenario di medio lungo periodo. Peril resto del territorio le strategie eranogià assenti prima, e l’azione valutati-va non è stata in grado di crearne dinuove.

Retorica dell’ambiente

Un secondo aspetto di debolezzariguarda la questione ambientale inte-sa in tutte le sue possibili accezioni:dalla sostenibilità degli interventi alloro impatto sul sistema ambientale epaesistico, alla capacità del program-ma, una volta realizzato, di valorizza-re le relazioni tra la città e il suo con-testo territoriale, al tema degli effettidegli interventi sul sistema economicoe sullo sviluppo dell’area in una pro-spettiva di medio lungo periodo.L’attenzione verso gli aspetti di soste-nibilità ambientale degli interventi, ela conseguente difesa dei valori terri-toriali, si sono dimostrate largamenteassenti, e inversamente proporzionalirispetto alla dimensione dei progettiin gioco. Questo vale sia per gli inter-venti materiali di grande consistenzafisica, sia per gli aspetti organizzativi.Tre esempi. Primo, il fatto che l’attivi-tà di valutazione non sia stata ingrado di agire da deterrente preventi-

Piccole retoriche della valutazione strategicaAlessandro Fubini*

Questo significa che una valutazioneche si dichiari strategica, dovrebbeavere a che fare con strategie. Ciònon è necessariamente sempre vero.Nel caso di Torino 2006, una verastrategia non c’era: né per l’areametropolitana, né per i comprensorimontani. D’altra parte sarebbe statodifficile individuare nella sommatoriadegli interventi richiesti dalle esigen-ze locali una qualche strategia di svi-luppo estesa all’intero ambito interes-sato dagli eventi olimpici. Strategienon c’erano nemmeno ai livelli setto-riali, come nel campo della mobilità.A evento concluso, ciò è dimostratodal fatto che nulla è mutato nelmodello di offerta di mobilità territo-riale, specialmente nell’ambito delledue valli interessate dagli eventi,dove sono rimasti irrisolti i problemidi accessibilità, di interconnessione,di interoperabilità delle reti. È manca-ta una visione comprensiva di tutti gliaspetti relativi al trasporto e alla logi-stica. Numerosi esempi hanno inoltredimostrato una scarsa integrazione frainterventi infrastrutturali, risorse eprogetti territoriali. In assenza di strategie per così diredate, ci si potrebbe aspettare che unavalutazione strategica possa almenoagire come elemento catalizzatore dinuove strategie territoriali rivolte adaffrontare problemi aperti e messi inmaggiore evidenza proprio daglieventi programmati. Ma neanche daquesto punto di vista, assai più mode-sto, il programma ha saputo rappre-sentare una vera opportunità dacogliere per infondere innovazione

Info

64

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 64

Page 18: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

ad allentarsi del tutto; il controlloconsapevole dello sviluppo del pro-gramma non è aiutato da istituti pro-cedurali che non solo non comporta-no una valutazione specifica per ognisingola opera, ancorché di grandedimensione fisica, ma che non sonoin grado di considerare queste stesseopere come parti di un più vasto earticolato programma.

Retorica della responsabilitàe della partecipazione

Altro aspetto di un certo interesse èquello della responsabilità istituziona-le della valutazione.La Vas viene oggi predisposta sotto laresponsabilità dello stesso soggetto(nel caso del Programma Olimpicoquesto soggetto era la Regione) chepoi ne sarà il principale custode: insostanza uno stesso soggetto è con-trollato e controllore. E questo non vabene. C’è da chiedersi se non sia piùopportuno distinguere meglio ruoli ecompetenze. Si potrebbe pensare aseparazioni molto nette che tenganosempre distinte, in tutte le fasi, lefunzioni tecniche da quelle ammini-strative, l’attività di predisposizioneda quella di messa in pratica e di uti-lizzo. Oppure si potrebbe concepire lapresenza di una figura esterna cheabbia solo compiti applicativi, unasorta di custode indipendente, diversodai tecnici che hanno costruito l’im-pianto valutativo e altro rispetto alleburocrazie tecnico-amministrative cheoperano come soggetti attuatori delleopere. Quanto sopra assume maggioresenso se lo si considera alla luce degliaspetti che riguardano la partecipa-zione dei soggetti portatori di interes-si più deboli.L’esperienza ha dimostrato che unaVas non serve di per sé, ma soltantoin presenza di qualche soggetto cheintenda valersene. Una Vas ha sensose viene utilizzata e gestita durantetutto lo sviluppo dell’iniziativa terri-toriale, tanto più se questa è partico-larmente complessa, fatta da una plu-ralità di interventi, svolta nell’arco diun tempo solitamente lungo cheincluda tutte le fasi che portanoall’attuazione e alla gestione (e allastessa eventuale trasformazione) di

assenti o generici, la valutazione neaiuta la definizione, mettendoli inrelazione con strumenti e risorse. Nelcaso del programma olimpico, ciò è inparte mancato. La valutazione strate-gica aveva avuto a che fare con indi-cazioni di progetto ancora moltosommarie e sovente aleatorie; talvoltasono poi mutate nel corso del tempo.Alcuni progetti sono radicalmentecambiati nel passaggio all’attuazione. La fase della valutazione preventivanon ha pertanto permesso né la deco-struzione critica dei progetti, alcuniancora sotto forma di idee e di indi-cazioni molto sommarie, né la verificadi eventuali incongruenze, né lamessa a fuoco delle debolezze tipichedel programma, così come non è statain grado di evidenziare l’inconsisten-za di finalità irraggiungibili ancorchédichiarate. Quando i nodi vengono alpettine è troppo tardi. Attenzione: isingoli progetti vengono progressiva-mente definiti ed entrano nella faseattuativa in modo separato. Qui tro-viamo una palese contraddizione: l’i-struttoria dei progetti avviene inmodo disgiunto, ogni opera è consi-derata singolarmente come un fatto asé. Non c’è stata la possibilità di met-tere in luce le interazioni fra i diversiinterventi, considerarne le possibilireciproche incongruenze, valutarne glieffetti cumulati. Sovente è mancato iltempo materiale perché potesseroessere portate al tavolo decisionalealternative significativamente rilevan-ti rispetto a progetti preparati somma-riamente. Il documento di Vas non èstato in grado di incidere su questostato di cose. Quando ce ne sarebbestata la possibilità, i progetti nonerano ancora pronti, mentre dopo, leprocedure l’hanno di fatto impedito.Il risultato è che sono stati molto fre-quenti i casi in cui i progetti prelimi-nari venivano approvati in tutta fret-ta, sovente incompleti e privi di unaragionevole certezza di qualità, confi-dando, più o meno implicitamente,nel fatto che le fasi di progettazionedefinitiva, e soprattutto l’attuazione,fossero poi in grado di colmare lelacune ampiamente riscontrate nellefasi iniziali.Il già labile rapporto fra valutazioneex-ante e valutazione in itinere tende

vo alla realizzazione di interventiinfrastrutturali di grande impattosulle risorse ambientali tali da inge-nerare modifiche irreversibili sul con-testo territoriale locale, scarsamenterisarcibili e certamente non mitigabilicon gli strumenti fin qui messi inatto, come nel caso di opere puntualidi forte intrusione ambientale e discarsa sostenibilità economica (gliimpianti per il salto e per il bob).Secondo, l’incapacità di pensare a unadiversa struttura organizzativa e diesercizio delle diverse forme di mobi-lità che interessano il comprensoriosciistico. Terzo, il fatto che il modellodi offerta ricettiva, fondato sulla spe-culazione immobiliare, ormai ampia-mente maturo e in fase di rapidaobsolescenza, non sia stato neppuremarginalmente scalfito dall’ingenteprogramma di spesa.Il programmo olimpico non ha infattisaputo prendere in seria considerazio-ne una proposta per infondere inno-vazione strategica in dinamiche eco-nomiche locali avviate verso unalenta ma inesorabile obsolescenza,dovuta alla ineluttabile conclusione diun ciclo di vita su cui ha prosperatoper oltre cinquant’anni un modello disviluppo economico che, dopo averfatto la fortuna delle località, graziesoprattutto a un investimento immo-biliare spropositato e di rapina, ogginon è più in grado di riprodursi. In realtà, quando le poste in giocosono molto alte, come nel caso deglieventi olimpici, i valori territorialilocali tendono a essere anche moltocondizionati, se non effettivamentedecurtati.

Retorica della valutazionecomprensiva

Le valutazioni hanno il pregio di per-mettere visioni comprensive non solodi fenomeni ma anche di politiche,soprattutto quando i piani sono, comedovrebbero essere, selettivi. Ma allostesso tempo le valutazioni si rendonoutili per delineare priorità, per verifi-care fattibilità, per identificare inmodo contestuale e motivato necessi-tà e conseguenti azioni, e anche perspecificare o meglio definire obiettivi.Nel caso in cui gli obiettivi siano o

Info

65

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 65

Page 19: Urbanistica Informazioni #208 - Olimpiadi di Torino 2006

Urbanistica INFORMAZIONI

varietà di dispositivi, anche di tipovolontaristico, che possono sottrarrele decisioni sui grandi progetti infra-strutturali alla opacità dei circuitiautoreferenziali fra decisioni politi-che, opportunità amministrative,burocrazie tecniche, interessi impren-ditoriali, per trasferirle in arene socia-li trasparenti e tempestive. Per la dife-sa degli interessi più deboli, ma nonper questo meno importanti, occorre-rebbe una più chiara e trasparentedefinizione di responsabilità tra idiversi soggetti istituzionali coinvoltinella valutazione.

* Docente di urbanistica, Dipartimento InterateneoTerritorio, Politecnico di Torino.

derne. Gli esiti dal punto di vistadella sostenibilità ambientale e dellacapacità di auto-organizzazione deiterritori interessati possono rivelarsidi scarso se non nullo peso. Un carat-tere tipico delle valutazioni, che èquello di aiutare ad analizzare inmodo comprensivo e integrato pro-grammi di intervento molto articolatie intersettoriali, può essere addiritturavanificato dalle procedure. Questa èuna conferma di come le valutazionicontinuino a rappresentare una sortadi corpo estraneo dentro all’ordinarie-tà di pratiche tecniche e amministrati-ve che per loro natura rifuggono dalcosiddetto comportamento valutativo.Le condizioni di urgenza, che in Italiasono le uniche a permettere la realiz-zazione concreta di opere pubbliche,non aiutano, anzi. La procedura diVas messa a punto sulla base di diret-tive ministeriali e regionali è invecepensata per condizioni di relativaordinarietà, in cui le diverse fasi pos-sano svolgersi secondo i tipici ritmidella pubblica amministrazione e dellesue diverse competenze, ampiamentesuddivise e compartimentate per set-tori e livelli territoriali.Questa è almeno una delle ragioni afavore di una separazione effettiva diruoli e di competenze: occorre dis-giungere il soggetto responsabile delprocedimento di valutazione dal sog-getto che nel corso dell’attuazione delprogramma avrà la responsabilità dicontrollare la messa in pratica degliesiti della valutazione, anche median-te procedure che includano i soggettidentro forme trasparenti di pubblicocontraddittorio.D’altra parte anche questo non è cosafacile, visto che in Italia, nel campodelle grandi opere, continua a manca-re una qualche fase, preventiva e for-malizzata, di ascolto e di dibattitopubblico. I rappresentanti di interessidiffusi e deboli oggi non hanno lapossibilità di partecipare alle arenedecisionali, neanche sotto forma diascolto. Eppure esistono modellianche innovativi, sperimentati indiversi contesti cui si può fare riferi-mento; dalle commissioni di pubblicodibattito, sul recente modello france-se, ai laboratori di cittadini, alle giu-rie degli abitanti. Esiste una ampia

progetti e di condizioni iniziali.Una Vas serve se viene usata. Se èfatta bene e se non si tratta di unasemplice somma di luoghi comuni edi affermazioni di buon senso, è un’a-zione dotata di un forte valore stru-mentale che può essere impiegato divolta in volta, quando se ne presenti-no necessità e opportunità. Chi sono ipossibili utilizzatori della Vas?L’esperienza maturata dimostra come imaggiori fruitori di una Vas siano icosiddetti soggetti più deboli, quellidotati di minore potere, in genereprivi di risorse effettivamente spendi-bili sul mercato della decisione, chenon hanno né la forza, né le cono-scenze tecniche, né le capacità ammi-nistrative per intervenire nelle fasiformative delle scelte, e che possonoagire soltanto nelle pieghe delle pro-cedure, malgrado queste per loronatura tendano a reprimere le vociminori. Si tratta di soggetti che avolte dispongono soltanto di un mar-ginale potere di interdizione, peraltrodifficilmente esercitabile e comunquesoffocato da regole procedurali sem-pre più stringenti verso esiti decisio-nali sostanzialmente predefiniti. Nesono un tangibile esempio le confe-renze dei servizi che, anziché esserecustodi della Vas, sull’onda delleurgenze e di stringenti necessità dibilancio tendono ineluttabilimente, emalgrado le buone volontà dei singo-li, a trasformarsi in un formale viati-co dei progetti.

Conclusione

La componente strategica, anzichécostituire il fondamento e la ragionecui ricondurre obiettivi, criteri, indi-catori, parametri delle attività valuta-tive, a volte può rappresentare unsemplice richiamo retorico. Ragione ebuon senso vorrebbero che le dimen-sione strategica sia in qualche modopresente nel programma, oppure sca-turisca, anche a posteriori, dalla stes-sa attività valutativa. Se nomina nonsunt consequentia rerum, potrebberoalmeno essere consequentia rebus. Le Vas possono essere effettuateanche in assenza di strategie territo-riali, e possono concludersi anchesenza essere state in grado di infon-

Info

66

04 Torino 2006... (208) 29-09-2006 13:58 Pagina 66