UpsideTown Japan Anno 1 N°2 Dicembre 2009

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J APAN Inserto del periodico Dicembre 2009 Dicembre 2009 Dicembre 2009 Dicembre 2009 N° 2 Il sushi più buono del mondo! Il Giappone e l’energia nucleare Tokyo e le relazioni Bruxelles-Seoul Wasabi anti-incendio SUMMARY Da Tokyo 5,5 miliardi al Sud-Est asiatico > pag. 2 IDE verso il Giappone in aumento > pag. 4 • Business Etiquette > pag. 4 Il Giappone vuole interrare la CO2 > pag. 6 Il bento delle stazioni > pag. 7 Via vai di varia umanità al Sushi Dai > pag. 8 POLITICS BUSINESS GREEN ECONOMY SOCIAL TRENDS UPSIDETOWN UPSIDETOWN PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI: Via Vigevano, 39 20144 Milano - Italy [email protected] Tel: +39 028360642 Fax: +39 0258109661 Il Giappone è sempre stato ai primi posti nella classi ca dei principali erogatori di aiuti allo sviluppo. I prin- cipali settori di intervento riguardano la creazione di servizi e infrastrutture, la cooperazione tecnica e tecnologia, il sostegno alle istituzioni politiche – il cosiddetto “nation building”. Negli ultimi anni, però, le donazioni made in Japan hanno subito un forte calo a causa del ristagno economico e dell’enorme debito pubblico nazio- nale, il più alto al mondo. La recente crisi nanziaria globale comporterà molto probabilmente un’ulteriore di- minuzione dell’impegno umanitario giapponese. In tutto il Giappone as- sistiamo ad un ritorno convinto alla natura. Un movimento diffuso e non facilmente circo- scrivibile sotto nomi di associazioni, uno stile di vita ed un modo di pensare che fanno ten- denza. Se ne è accorto il mondo del business, inventando un nuovo mercato spendibile in molteplici settori. All’interno del Tsukiji Fish Market, in un baldacchino difficile da scovare, si trova “il sushi più buono della città, quindi del mondo”. Il Sushi Dai è un territo- rio franco, una rara oasi di pace nella città che non si ferma mai. Il rapporto del Giappone con l’atomica è scandito da tre eventi: le bombe ato- miche dell’agosto del 1945, la crisi petrolifera del 1973 e il protocollo di Kyoto del 1997. Il Giappone vede con pre- occupazione l’avvio dei ne- goziati per la firma dell’ac- cordo di libero scambio tra UE e Corea del Sud. Un ac- cordo dal valore potenziale di 19 miliardi di euro. Il Wasabi presto potrebbe salvare le persone affette da sordità dagli incendi. Un nuovo tipo di rilevatore di fumo/fuoco permetterà ai disabili di essere avvisati attraverso il forte profumo di wasabi. > PAG.2 > PAG.5 > PAG.6 > PAG.3 > PAG.8 > PAG.7 UPSIDETOWN GREEN ECONOMY POLITICS SOCIAL TRENDS BUSINESS POLITICA In questo numero, nelle pagine dedicate alla politica, analiz- ziamo la coopera- zione allo sviluppo intrapresa dal Giap- pone, scoprendo che Tokyo è tra i primi erogatori di aiuti in- ternazionali del mon- do. A pagina 3 capia- mo l’impatto per il Giappone dell’avvio dei negoziati del trat- tato di libero scambio tra Unione Europea e Corea del Sud. Nella sezione Busi- ness, a pagina 4, sco- priamo quali sono i principali investitori in Giappone e quali sono gli Stati dove le imprese giapponesi investono maggior- mente. La rubrica Business Etiquette ci insegna l’importanza dei biglietti da visita al fine di una efficace interazione sociale. A pagina 6, la nuo- va sezione Green Economy, destinata a raccogliere analisi e contributi su energia e tecnologia, utili per il mondo delle impre- se, apre con un con- tributo sullo sviluppo della tecnologia CCS in Giappone ed un ar- ticolo concernente lo status quo dell’ener- gia nucleare nel Sol Levante. A partire da questo numero, le sezioni Social Trends e Upsi- deTown sono curate da Tipi Metropolita- ni, punto d’incontro della community me- tropolitana interna- zionale. A pagina 7 impariamo che una porta usb può riscal- dare il bento e perché il wasabi viene utiliz- zato come dispositivo anti-incendio. Buona lettura! La redazione La cooperazione allo sviluppo made in Japan NIPPOMICS BY NOBUHIRO L’editoriale Back to nature: re-farming Japan foto di A. Toshiaki foto tratta da www.world-nuclear.org foto: sacchi di farina inviati a Gaza dal Governo giapponese

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A new magazine about nippon politics, culture, economy, lifestyle.

Transcript of UpsideTown Japan Anno 1 N°2 Dicembre 2009

JA

PA

N

Inserto del periodico

Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009 N° 2

Il sushi più buono del mondo!

Il Giappone e l’energia nucleare

Tokyo e le relazioni Bruxelles-Seoul

Wasabi anti-incendio

SUMMARY

• Da Tokyo 5,5 miliardi al Sud-Est asiatico > pag. 2

• IDE verso il Giappone in aumento > pag. 4

• Business Etiquette> pag. 4

• Il Giappone vuole interrare la CO2 > pag. 6

• Il bento delle stazioni> pag. 7

• Via vai di varia umanità al Sushi Dai> pag. 8

POLITICS

BUSINESS

GREEN ECONOMY

SOCIAL TRENDS

UPSIDETOWN

UPSIDETOWN

PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI:

Via Vigevano, 3920144 Milano - [email protected]: +39 028360642Fax: +39 0258109661

Il Giappone è sempre stato ai primi posti nella classifi ca dei principali erogatori di aiuti allo sviluppo. I prin-cipali settori di intervento riguardano la creazione di servizi e infrastrutture, la cooperazione tecnica e tecnologia, il sostegno alle istituzioni politiche – il cosiddetto “nation building”. Negli ultimi anni, però, le donazioni made in Japan hanno subito un forte calo a causa del ristagno economico e dell’enorme debito pubblico nazio-nale, il più alto al mondo. La recente crisi fi nanziaria globale comporterà molto probabilmente un’ulteriore di-minuzione dell’impegno umanitario giapponese.

In tutto il Giappone as-sistiamo ad un ritorno convinto alla natura. Un movimento diffuso e non facilmente circo-scrivibile sotto nomi di associazioni, uno stile di vita ed un modo di pensare che fanno ten-denza. Se ne è accorto il mondo del business, inventando un nuovo mercato spendibile in molteplici settori.

All’interno del Tsukiji Fish Market, in un baldacchino difficile da scovare, si trova “il sushi più buono della città, quindi del mondo”. Il Sushi Dai è un territo-rio franco, una rara oasi di pace nella città che non si ferma mai.

Il rapporto del Giappone con l’atomica è scandito da tre eventi: le bombe ato-miche dell’agosto del 1945, la crisi petrolifera del 1973 e il protocollo di Kyoto del 1997.

Il Giappone vede con pre-occupazione l’avvio dei ne-goziati per la firma dell’ac-cordo di libero scambio tra UE e Corea del Sud. Un ac-cordo dal valore potenziale di 19 miliardi di euro.

Il Wasabi presto potrebbe salvare le persone affette dasordità dagli incendi. Un nuovo tipo di rilevatore di fumo/fuoco permetterà ai disabili di essere avvisati attraverso il forte profumo di wasabi.

> PAG.2

> PAG.5

> PAG.6

> PAG.3

> PAG.8

> PAG.7

UPSIDETOWN

GREEN ECONOMY

POLITICS

SOCIAL TRENDS

BUSINESS

POLITICAIn questo numero,

nelle pagine dedicate alla politica, analiz-ziamo la coopera-zione allo sviluppo intrapresa dal Giap-pone, scoprendo che Tokyo è tra i primi erogatori di aiuti in-ternazionali del mon-do. A pagina 3 capia-mo l’impatto per il Giappone dell’avvio dei negoziati del trat-tato di libero scambio tra Unione Europea e Corea del Sud.

Nella sezione Busi-ness, a pagina 4, sco-priamo quali sono i principali investitori in Giappone e quali sono gli Stati dove le imprese giapponesi investono maggior-mente. La rubrica Business Etiquette ci insegna l’importanza dei biglietti da visita al fi ne di una effi cace interazione sociale.

A pagina 6, la nuo-va sezione Green Economy, destinata a raccogliere analisi e contributi su energia e tecnologia, utili per il mondo delle impre-se, apre con un con-tributo sullo sviluppo della tecnologia CCS in Giappone ed un ar-ticolo concernente lo status quo dell’ener-gia nucleare nel Sol Levante.

A partire da questo numero, le sezioni Social Trends e Upsi-deTown sono curate da Tipi Metropolita-ni, punto d’incontro della community me-tropolitana interna-zionale. A pagina 7 impariamo che una porta usb può riscal-dare il bento e perché il wasabi viene utiliz-zato come dispositivo anti-incendio. Buona lettura!

La redazione

La cooperazione allo sviluppo made in Japan

NIPPOMICS BY NOBUHIRO

L’editoriale

Back to nature: re-farming Japan

foto di A. Toshiaki

foto tratta da www.world-nuclear.org

foto: sacchi di farina inviati a Gaza dal Governo giapponese

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paesi che nella regione usu-fruiscono maggiormente degli aiuti giapponesi sono il Vietnam (destinatario di circa 640 milioni di dollari), che ora sta attraversando un periodo di transizione da un’economia centraliz-zata e guidata dallo stato a un’economia di mercato, e la Cina, alla quale il Giap-pone fornisce assistenza pari a circa il 18% degli aiuti destinati all’Asia, attraverso la costruzione di infrastrut-ture nelle aree costiere e per lo sviluppo di misure a favore della salvaguardia dell’ambiente, oltre a in-terventi diversi nei settori di prima necessità, come la sanità e le cure mediche. Una certa attenzione è ri-servata anche all’Asia meri-dionale, regione che ospita circa un sesto della popola-zione con i suoi 1,4 miliardi di abitanti, e che costituisce la zona di passaggio delle principali vie di trasporto e di comunicazione con il Medio Oriente. Il Giappone assegna parte dei suoi con-tributi anche alle operazio-ni di peacekeeping; in par-ticolare, garantisce il suo supporto alle operazioni in Afghanistan, partecipando con aiuti di poco superiori ai 100 milioni di dollari, e Iraq, per un ammontare di

circa 860 milioni di dollari US.I principali settori di in-tervento giapponese nella cooperazione allo sviluppo sono relativi alla creazione di servizi e infrastruttu-re sociali ed economiche, che insieme ammontano a un totale di 6,5 miliardi di dollari. Altre tipologie di assistenza riguardano la cooperazione tecnica e tec-nologica, e il sostegno alle istituzioni politiche, in par-ticolare con azioni a favore della riduzione del debito pubblico.I tre quarti delle partecipa-zioni allo sviluppo avven-gono attraverso canali bila-terali con la stipulazione di specifici accordi con i paesi destinatari, anche se il go-verno giapponese rimane uno dei maggiori contri-butori alle organizzazioni internazionali.Il Giappone assegna una quota pari a circa lo 0,18% del PIL agli aiuti allo svi-luppo (circa 7,7 miliardi di dollari), quota appena inferiore alla percentuale del PIL mondiale a questi destinata (circa lo 0,25%) e in linea con la quota de-stinata dall’Italia. Quest’ul-tima, però, è ben lontana da quanto stabilito negli

Il Giappone è sempre stato ai primi posti nella classifica dei principali erogatori di aiuti allo sviluppo. Negli ul-timi anni, però, le sue dona-zioni hanno subito un forte calo a causa della minore disponibilità di capitali do-vuta al ristagno economico e all’enorme crescita del debito pubblico, arrivato nel 2009 al 190% del PIL, rapporto più alto al mondo. La recente crisi finanziaria globale comporterà molto probabilmente un’ulteriore diminuzione.

Secondo i dati messi a di-sposizione dell’OSCE re-lativi al 2007, gli aiuti del governo giapponese allo sviluppo sono indirizzati per circa il 30%, alla regione asiatica, per un ammontare pari a 2,4 miliardi di dollari. In particolar modo, l’Asia orientale, avendo la priori-tà negli interessi nipponici, beneficia della metà degli aiuti previsti per l’Asia, cir-ca 1,1 miliardi di dollari. I

Tokyo è pronta a fi nanziare un programma per la ricostruzione dell’Afghanistan del valoredi 5 miliardi di dollari US. Il progetto prevede interventi in favore del settore agricolo e della rete stradale (AFP)

Nel mese di ottobre è stato pubblicato il Rap-porto sulla fame nel mondo 2009, prodotto dal Food Policy Research Institute (IFPRI) e dalle ONG Welthungerhilfe e Concern Worldwide. L’Indice sottolinea come la riduzione della fame nel mondo stia procedendo a ritmi davvero troppo lenti. Nonostante i progressi registrati dal 1990, alcune regioni continuano a registrare preoccupanti livelli di malnutrizione, in partico-lare America Latina, Asia Meridionale e Africa Sub-Sahariana. Inoltre, l’attuale crisi economia globale, assieme al repentino innalzamento dei prezzi delle derrate alimentari nel 2007-2008, hanno aggravato ulteriormente la già malnutri-zione nelle aree già più colpite.

accordi raggiunti nel corso della riunione del Consiglio d’Europa del 2002, quando tutti i paesi si impegnaro-no ad aumentare fino allo 0,33% del PIL le risorse pubbliche destinate alla cooperazione allo svilup-po. Come per il Giappone, anche gli aiuti italiani sono destinati in maggior misura alla regione strategicamen-te più importante per il pa-ese, nel nostro caso all’area circostante il Mediterraneo. Diversi, invece, sono i prin-cipali settori di intervento, che riguardano la riduzione del debito pubblico e la for-nitura di servizi e infrastrut-ture sociali.

Nonostante l’attuale am-montare del debito pub-blico giapponese, il primo ministro Hatoyama ha comunque confermato la previsione all’interno dell’agenda governativa della fornitura di aiuti per la ripresa delle economie regionali.

Cristina Passeri

Il Giappone destinerà, nell’arco dei prossimi tre anni, 5,5 miliardi di dollari US in aiuti per i cinque Stati del Sud-est asiatico bagnati dal fi ume Mekong, così da rafforzare la propria presenza in risposta alla crescente infl uenza cinese nella regione.

(Japan Times)

La visita del Ministro della Difesa indiano A.K Antony a Tokyo è stata l’occasione per rinnovare l’impegno dei due Paesi volto “allo sviluppo di un piano d’azione per migliorare la coope-razione in materia di sicurezza” (The Hindu)

Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009

La cooperazione allo sviluppo made in Japan

POLITICS

La crisi globale ha aggravato la malnutrizione

Il Giappone fi nanzia la ricostruzione dell’Afghanistan

India e Giappone

verso un piano

di sicurezza comune

Tokyo destina 5,5 miliardi di dollari in aiuti per il Sud-est

asiatico

“Il Giappone assegna una quota

pari a circa lo 0,18% del PIL agli

aiuti allo sviluppo, in linea con la

quota destinata dall’Italia”

“I paesi che in Asia usufruiscono

maggiormente degli aiuti giapponesi sono il Vietnam

e la Cina “

foto: sacchi di farina inviati a Gaza dal Governo giapponese - www.un.org

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UPSIDETOWN

Il Ministro della Sanità e del Lavoro Akira Nagatsuma ha rivelato che nel 2007 il tasso di povertà relativa dei giapponesi era 15,7%, quasi 1 giapponese su 6. La percentuale nel 2004,

secondo l’OCSE, si attestava al 14,9% (Asahi)

curamente avvantaggiate dal trattato. Basta considerare i numeri per capire di cosa si sta parlando: lo scorso anno la UE ha importato circa 450.000 auto sudcoreane, in un merca-to che ha sfornato 15 milioni di auto nuove, contro il solo milione del mercato coreano, dove le vendite dei modelli europei hanno raggiunto le 33.000 unità nel 2008.

Paolo Soldano

po per la consueta riunione tra UE e leader giapponesi in programma per la pros-sima primavera.

Visti i numeri, è naturale la preoccupazione del Giap-pone: secondo l’Istituto coreano per le Politiche Economiche Internaziona-li, l’accordo, che dovrebbe entrare in vigore nel secon-do semestre del 2010, per la Corea potrebbe portare - oltre che ad un aumento del 3,6% dell’occupazione - an-che ad una crescita sul lun-go periodo di più del 3% del PIL. Tra le aziende che be-neficeranno del nuovo trat-tato ci sono tutte le imprese votate all’export, da quelle chimiche e farmaceutiche a quelle produttrici di elettro-nica di consumo (un nome tra tutti, l’olandese Philips). Oltre al Giappone, esiste però anche qualcun altro non contento del trattato: le case automobilistiche eu-ropee, le quali lamentano il fatto che aziende come Hyunday e Kia saranno si-

“Un giorno una giornalista mi chiese quale rimedio avrebbe suggerito un pubblicitario per cancellare l’immagine di sporcizia e di caos di cui Napoli godeva nel resto d’Italia e del mondo. Risposi che quando un prodotto non funziona bisogna ripartire da zero, a cominciare dal nome”. Parola di Claudio Agrelli, fondatore e promotore di Città di Partenope, comunità virtuosa (e virtuale) abitata da persone reali, che a fi ne ottobre è stato a Tokyo per promuovere l’iniziativa “Partenope in Giappone”, con una lecture all’Università Sebigakuen e la realizzazione di un video reportage per sensibilizzare i napoletani e contribuire alla migliore pulizia della città. “Napoli è una città simbolo dell’Italia, è la città delle virtù e dei difetti italiani portati all’eccesso” - ci ha raccontato Agrelli - “Chi è straniero pensa dell’Italia le stesse cose che gli altri italiani pensano dei napoletani”. Qual è lo spirito che vi ha condotti qui? “Promuovere un concetto di sana condotta etica, di legalità, di senso civico e di responsabilità”. Come defi nire dunque “Città di Partenope?”. “E’ il nome perfetto di un’idea. Partenope signifi ca diversità e discendenza da una civiltà antica. Città di Partenope è un’identità, un vestito messo addosso a un sentimento.

Paolo Soldano

Dopo quello del 1994 tra Stati Uniti, Canada e Mes-sico, sarà in assoluto il maggior trattato di libero scambio mai siglato: l’ac-cordo tra Unione Europea e Corea del Sud, avviato lo scorso ottobre da Catherine Ashton, Commissario UE responsabile per il com-mercio, e Kim Jong-Hoon, Ministro del Commercio della Corea, con la rimo-zione di tutti gli ostacoli tariffari e diversi non tarif-fari, si prevede porti ad un aumento degli scambi tra le due economie pari a un valore di circa 19 miliardi di euro. “Per l’UE questo accordo, che instaura pro-fondi legami economici con un’altra economia svilup-pata, è il primo accordo di libero scambio raggiunto nel XXI secolo” - ha dichia-rato Ashton dopo il varo a Bruxelles - “Esso aprirà nuove opportunità di mer-cato per le imprese euro-pee del settore dei servizi, di quello manifatturiero e dell’agricoltura”.Il Giappone, già duramente colpito nelle esportazioni a causa della crisi economica mondiale, vede con preoc-cupazione l’intesa: il Mini-stro degli Esteri giapponese Katsuya Okada ha inten-zione di chiedere all’Unio-ne Europea di abbassare i dazi sui prodotti “Made in Japan”, inclusi automobili e pannelli a schermo piatto per le TV. Per ottenere da parte della UE le concessioni richieste, Tokyo ha già allo studio misure di deregulation, per rendere per esempio gli standard di sicurezza delle automobili europee valevoli anche in Giappo-ne e accorciando il perio-do di controllo per i nuovi medicinali e attrezzature mediche prodotti in Euro-pa. Okada ha intenzione di studiare le proposte in tem-

Gli scambi commerciali di beni tra l’UE e la Corea hanno registrato nel 2008 un volume di circa 65 miliardi di euro. L’UE presenta attualmente un defi cit commerciale con la Corea per quanto concerne gli scambi di merci, anche se dai dati tendenziali si evince che il mercato coreano offre importanti potenzialità di crescita. Ad esempio, le vendite di automobili dell’UE in Corea tra il 2005 e il 2008 sono aumentate del 78% in termini unitari (39% in valore). Per quanto concerne i prodotti chimici, i prodotti farmaceutici, le parti per automobili, le macchine industriali, le calzature, le apparecchiature mediche, i metalli non ferrosi, il ferro e l’acciaio, i pellami e le pellicce, il legname, la ceramica e il vetro l’UE, registra un consistente attivo commerciale. Analogamente, per i prodotti agricoli, la Corea rappresenta uno dei più importanti mercati d’esportazione al mondo per gli agricoltori dell’UE, registrando vendite annue che superano il miliardo di euro. Sul lato dei servizi l’UE, registra un avanzo della bilancia commerciale con la Corea pari a 3,3 miliardi di euro: nel 2007 le esportazioni raggiungevano il volume di 7,2 miliardi di euro e le importazioni quello di 3,9 miliardi di euro.

(fonte: europa.eu)

Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009

Un giapponese su sei vive in povertà

Il rilancio di Napoli passa anche da Tokyo

Gli scambi commerciali UE-Corea del Sud

L’accordo bilaterale UE-Corea preoccupa il Giappone

POLITICS

L’avvio dell’accordo di libero scambio

comporta che, a conclusione

dei negoziati, si produca un testo giuridico stabile

che la Commissione europea presenterà

formalmente agli Stati membri

dell’UE all’inizio del 2010. In seguito alla fi rma dell’accordo

da parte della presidenza dell’UE e della Commissione

esso sarà sottoposto al Parlamento

europeo per approvazione.

L’accordo dovrebbe entrare in vigore

nel secondo semestre del 2010.

foto: “Claudio Agrelli, fondatore di Città di Partenope, durante le riprese del video reportage a Tokyo”

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Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009

UPSIDETOWN

Pioneer e Sharp hanno dato vita ad una joint venture per la produzione di dischi ottici. La nuova società, Pioneer Digital Design and Manufacturing Corp, mira ad incassare 38 miliardi di yen nei primi sei mesi del 2010. (Japan Today)

Lo scambio di biglietti da visita (in giapponese MEI-SHI), è il primo passo di una complessa interazione sociale. Il biglietto da visita rappresenta sia l’individuo che l’azienda che rappre-senta, e quindi va trattato con enorme rispetto.Esiste un importante ritua-le che va rispettato: di solito il primo ad offrire il biglietto dovrebbe essere il visitato-re, che lo offrirà tenendolo con entrambe le mani e porgendolo rivolto nel sen-so di lettura alla contropar-te. Normalmente questa azione è accompagnata da un leggero inchino mentre ci si presenta e si pronuncia il proprio nome ed il nome dell’ organizzazione che si

rappresentaQuando si riceve, invece, lo si deve “leggere” per qual-che secondo e non riporlo distrattamente in tasca, bensì posizionarlo di fronte a sè sul tavolo del meeting, oppure riporlo accurata-mente nel porta biglietti da visita.E’ un segno di rispetto non scriverci sopra niente, non giocarci e non richiederne un altro al secondo incon-tro. E’ buon costume, even-tualmente, farsi fare bigliet-ti da visita con traduzione giapponese sul retro, anche questo per facilitare la com-prensione del proprio titolo e posizione all’interno della propria azienda.Infatti, una delle funzioni

fondamentali del biglietto da visita, è proprio quello di permettere di “in-quadrare” la con-troparte e di capir-ne, quindi, il livello, l’importanza e la funzione.Consiglio quindi di portare con sè un numero adeguato di biglietti da visita (certo non una deci-na), poichè lo si do-vrà scambiare con ogni membro delle aziende che si incon-treranno.

sioni e acquisizioni (M&A) delle imprese giapponesi da parte di società estere, e la legge sulla bancarotta, finalizzata alla agevolazione di una rapida ripresa delle imprese in crisi a causa del ristagno economico, che ha caratterizzato l’economia giapponese nell’ultimo de-cennio. Secondo i dati della Japan External Trade Organi-zation (JETRO), gli IDE diretti al Giappone sono aumentati. In particolare quelli provenienti dall’Asia, i quali hanno raggiunto un ammontare di circa 3,4 mi-liardi di dollari, provenienti in gran parte da Singapore, circa 2,7 miliardi di dollari US, destinati principal-mente ai settori finanziario e assicurativo. Altri paesi asiatici che hanno aumen-tato i propri investimenti verso Tokyo sono Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan, registrando un ammontare di IDE rispettivamente di circa 279, 259 e 66 milioni di dollari. Fuori dal con-tinente asiatico, gli Stati Uniti rimangono i primi investitori nell’economia giapponese con circa 11,8 miliardi di dollari.Gli IDE destinati dal Giap-pone all’estero hanno su-bìto una riduzione di circa il 26,7% nel primo seme-stre del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008. Il primo ricettore degli IDE

Il flusso degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) che ha interessato il Giappone è sempre stato tra i maggiori al mondo. La crisi globale del 2008 ha portato alla contrazione del commercio e dei flussi di capitali nel mondo, causando molte difficoltà alle economie del Giappone e di molti altri paesi asiatici, incentrate sull’esportazione. Il rapporto sui flussi di IDE mondiali del 2009, stila-to dalla United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD), notifica una riduzione di circa il 25% dei flussi di in-vestimento a livello globale.In Giappone, negli ultimi anni, si è registrato un au-mento degli IDE in entrata dovuto alle politiche intro-dotte dal governo giappo-nese a partire dal 2003.

Nel 2008, infatti, si è re-gistrato un picco pari al doppio degli IDE registrati nel 2001. Le misure prese dal governo nipponico per attrarre investimenti esteri riguardano in particolare la legislazione sulla ristruttu-razione aziendale, che ha fa-vorito la promozione di fu-

provenienti da Tokyo è Washington, in maggior misura destinati a fusioni e acquisizioni. Il totale degli IDE in M&A delle imprese statunitensi da parte delle imprese giapponesi rico-prono circa il 60% del totale degli IDE in uscita dal Giap-pone, con un totale di circa 38,7 miliardi di dollari.

Agli Stati Uniti seguono India e Australia, che ri-cevono rispettivamente 5 e 4,6 miliardi di dollari. Come per gli IDE entranti nell’economia giapponese, anche quelli diretti all’este-ro sono destinati in gran parte ai settori finanziario e assicurativo, con l’aggiunta dei settori chimico-farma-ceutico e dell’estrazione mineraria. Gli investimenti in quest’ultimo settore sono rivolti prevalentemente verso l’America Meridiona-le, dove spiccano gli investi-menti in Brasile. Nonostante la crisi genera-lizzata molte aziende giap-ponesi, che hanno condotto

Business Etiquette: I biglietti da visita

operazioni di M&A all’estero, ritengo-no possibile poter superare questo pe-riodo di difficoltà al-largando le proprie acquisizioni proprio all’estero.

Cristina Passeri

Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009BUSINESS

Pioneer e Sharp insieme per i dischi ottici

Con la crisi aumentano gli investimenti diretti esteri in Giappone

“Fuori dal continente

asiatico, gli Stati Uniti rimangono i primi investitori

nell’economia giapponese con

circa 11,8 miliardi di dollari”

“I primi ricettori degli IDE

provenienti da Tokyo sono USA,

India e Australia”

foto tratta da www.world-nuclear.org”

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UPSIDETOWN

La catena di negozi di prossimità 7 Eleven ha annunciato l’intenzione di commercializzare, attraverso 2 etichette di proprietà, vino di qualità sia nei punti vendita diretti che nelle consociate

della capogruppo Seven & i Holdings Co. Ltd. (AP)

“All made in Japan”, “Rice Field Forever”, “Agricool”, “Agrizm” sono solo alcuni degli slogan in cui, recente-mente, può capitare di imbattersi nella super metropoli Tokyo.Un ritorno convinto alla natura da parte di un movimen-to diffuso e non facilmente circoscrivibile sotto nomi di associazioni; è spesso uno stile di vita, un modo di pensa-re che sta diventando di moda. Ed è così che il mondo del business, stimolato da questa nuova tendenza, “Lohas ”, inventa un nuovo mercato e trova un target con esigenze nuove. Nascono così linee di abbigliamento ispirate alla natura, alla campagna e addirittura diventa cool il pan-talone che indossa il contadino per lavorare nei campi, tanto che è nato un sito web dedicato alla vendita on line dei “mompe”, acquistabili anche fuori dal Giappone.Come spesso capita, le nuove tendenze nascono da esigenze e sfide che un Paese è costretto ad affrontare. Nel caso del Giappone la propensione alla “slow life” e al “think and act green” è nata dall’acquisizione di una consapevolezza molto forte del mangiare sano e sicuro, riducendo, ove possibile, l’acquisto di cibo non “made in Japan”.Gli scandali alimentari legati al cibo d’importazione av-velenato o avariato (uno degli ultimi casi eclatanti è sta-to quello dei gyoza provenienti dalla Cina, nel febbraio 2008) hanno accresciuto tale tendenza, causando un cambiamento nei consumi e di conseguenza nelle im-portazioni alimentari: sono, infatti, aumentate le impor-tazioni di cibo che rientra nella categoria health food.In un Paese in cui il territorio coltivabile è molto ridotto rispetto alla popolazione e in cui la domanda di carne, in linea con l’occidentalizzazione della dieta giappone-se, è in aumento, il tasso di autosufficienza alimentare è sceso sotto il 40%, portando il Giappone a consumare il 10% delle importazioni di agricoltura a livello mondiale. (MAFF).Lo sviluppo dell’industria alimentare in Giappone sem-bra prendere due strade, che per una volta non sono in contraddizione: il consumatore giapponese sceglie il made in Japan per una questione di fiducia e se deve ac-quistare straniero allora preferisce il cibo sano, naturale e certificato, organico se possibile. I dati che registravano uno scarso interesse per il biologico quindi, sembrano destinati a cambiare.

Letizia De Antoniis

Lo slogan è “Food, for Ages 0-100”, l’aziendasi chiama QP Corporation,il loro prodotto vincen-te è la maionese.

QP è stata la prima azienda in Giappone a lanciare la ma-ionese e ha celebrato questo anno i 90 anni dalla costitu-zione della società. Kewpie è anche il nome della mascotte che la rappresenta da sempre, diventata così famosa da fi ni-re sulle t-shirt di Uniqlo.

Krispy Kreme più che un negozio di ciambelle è un vero fenomeno. Aperto nel 2006 il primo store a Shinjuku, in seguito ad una joint-venture tra Lotte Group e Revamp Corporation, Krispy Kreme non ha mai smesso di avere la coda fuori dai suoi negozi, tanto che le lunghe attese sono diventate uno strumento di marketing: come un prezzo più alto fa presupporre una qualità superiore, così le code interminabili sono un evidente segnale di popolarità che funziona molto bene in Giappone. La popolarità di Krispy Kreme Doughnuts è indice che i gusti del Sol Levante stanno cambiando e che la credenza che ai giapponesi non piaccia il dolce sia spesso fondata solo su vecchi stereotipi.

BY NOBUHIRO

Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009BUSINESS

7 Eleven nel business del vino di qualità

Re-farming Japan “Food, for ages 0-100”

Le ciambelle che riescono con il buco

foto: un pupazzo all’Earth Day Tokyo 2009

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UPSIDETOWN

L’esecutivo ha istituito un panel di esperti al fi ne di studiare l’estensione del programma che prevede l’acquisto, da parte delle public utilities, di energia elettrica proveniente da fonti di energia pulite e rinnovabili (Japan Times)

Il rapporto del Giappone con l’energia nucleare è scandito da tre eventi in particolare: le bombe atomiche dell’agosto del 1945, la crisi petrolifera del 1973 e il protocollo di Kyoto del 1997. Il primo reattore nucleare di Tokai-1 fu costruito 15 anni dopo Hiroshima (1961-1965), e l’energia prodotta venne com-mercializzata nel Luglio 1966. L’introduzione di un vero piano per il nucleare risale tut-tavia al 1973 quando gli alti costi della crisi

Nubi grigiastre fuori-escono da una centrale a carbone situata nella provincia giapponese, diffondendosi nell’atmosfera. Questo almeno fi nora, perché un gruppo di ricerca-tori giapponesi spera di spedire l’inquinamento nella direzione opposta, vale a dire sottoterra. Si tratta della controversa tecnologia Carbon Cap-ture and Storage (CCS), testata nella centrale di Mikawa, Prefettura di Fukuoka. Toshiba Corp. l’ha scelta come sito pilota per lo sviluppo di una tecnologia che considera complemento necessario alle energie rinnovabili, quali eolico e solare, nella battaglia

petrolifera portarono a ridurre la dipendenza dal petrolio diversi-fi cando il portafoglio energetico (nel 1974 circa il 70% dell’energia nazionale era generata dal petrolio). Dei 5 re-attori nucleari di cui si disponeva nel 1973 si è passati quindi agli at-tuali 53, dislocati per più dell’80% nell’isola di Honshū. Ad oggi si stanno completando i lavori per due nuovi re-attori, mentre la costru-zione di altri 13 dovreb-be cominciare entro il

contro le emissioni in-dustriali, ritenute colpe-voli del surriscalda-mento globale. Il mese scorso la centrale di Mi-kawa ha incominciato a intrappolare 10 tonnel-late di C02 emesse dalla canna fumaria, create dalla combustione del carbone per produrre elettricità. Questo metodo si chiama post-combustione, e consta nel pompare il gas in un boiler, il quale mescola il gas con liquidi solven-ti. La CO2 prima viene esposta a sbalzi di tem-peratura, poi compressa in forma liquida. Il pas-saggio successivo, an-cora allo studio, consis-terebbe nell’immettere la miscela sottoterra –

2015 ed essere ultimata entro il 2019. Nel 2010 il paese dipenderà per il 36% dall’energia atom-ica generata dall’uranio e dall’idrogeno (terzo al mondo dopo USA e Francia in valori assolu-ti) e la quota del petrolio sarà scesa al 7%. Paral-lelamente hanno assun-to un ruolo importante il gas (25%) e il carbone (19%), mentre solo il 10 % proviene da fonti rinnovabili, soprattutto energia idroelettrica. L’importazione di ura-nio avviene principal-

in una formazione geo-logica, un giacimento petrolifero vuoto o in una salina – così da intrappolarla ben lon-tano dall’atmosfera. Gli ambientalisti avvertono sui rischi di perdite o fuoriuscite di anid-ride carbonica, mentre alcuni geologi ipotiz-zano possibili eruzioni in superfi cie in grado di provocare terremoti di bassa intensità. In-fi ne, gli esperti parlano di costi proibitivi: una centrale CCS brucia il 40% in più di energia rispetto ad una normale centrale, con costi mag-giori del 60%. Tuttavia, il Giappone intende ab-bassare i costi a 2.000 yen (22 dollari US) per

mente dall’Australia, dal Canada e dal Ka-zakistan. Una seconda ondata di investimenti è dovuta al trattato di Kyoto del 1997: per ri-durre le sue emissioni il Giappone raddop-pierà entro il 2050 sia la capacità produttiva (circa 90 GWe/anno) che la quota di nucleare sul totale dell’energia prodotta (portandola al 60%). Tale strategia, utilizzata come alter-nativa ad un abbat-timento dei consumi energetici, ha suscitato non poche polemiche a diversi livelli, visto co-munque l’alto impatto ambientale delle scorie radioattive. Il Giappone non dispone ad oggi di energia atomica a fi ni militari ed ha fi rmato e supportato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare fi n dal 1976.

Giovanni Spaliviero

tonnellata entro il 2015 e a 1.000 yen entro il 2020, livelli competitivi con altri tipi di ener-gia alternativa secondo quanto riportato in una recente relazione gover-nativa. Toshiba ha in-tenzione di commercial-izzare la tecnologia CCS entro il 2015, contando su ricavi vicini ai 100 miliardi di yen entro il 2020. Altre imprese giapponesi sono impeg-nate nello sviluppo della CCS, incoraggiate dalla promessa effettuata dal G8 nel 2008, svoltosi in Giappone, di istituire 20 progetti pilota CCS entro il 2010 e oltre 3.000 entro il 2050.

(Daily Star)

Il direttore generale dell’Agenzia Interna-zionale per l’energia (AIE) Nobuo Tanaka ha affermato che se il Governo giapponese intende davvero ridur-re le emissioni di C02 del 25% entro il 2020, riportandole ai livel-li del 1990, dovrebbe costruire una centrale nucleare all’anno.

(AP)

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Il Governo punta sull’elettricità pulitaGREENECONOMY

L’energia nucleare in Giappone

Il Giappone mira ad interrare le emissioni di C02: la tecnologia CCS

La AIE: il Giappone investa nel

nucleare

Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009Dicembre 2009

nella foto Nobuo Tanaka

foto tratta da www.world-nuclear.org

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UPSIDETOWN

L’ekiben è un tipo di bento venduto alle stazioni ferroviarie, diffusosi a partire dal periodo Meiji. Oltre al makunouchi bento e al sushi bento, esiste una cospicua varietà di cestini da pranzo preparata con specialità locali per cercare di conquistare l’appetito dei viaggiatori. Un tempo, i venditori di bento aspettavano sulla banchina delle stazioni l’arrivo dei treni che avrebbero portato un gran numero di clienti affamati. I venditori erano ben preparati all’evenienza: portavano pile e pile

Realizzato dall’azienda giapponese Thanko, questo strano pranzo al sacco è ali-mentato da una porta USB: si collega facilmente al vo-stro PC e scalda qualsiasi cosa fi no alla dimensione di un bento tradizionale giap-ponese ad una temperatura di 60 gradi Celsius. Molto simile ad altri oggetti strani Thanko, questo dispositivo di riscaldamento via USB chiamato Lunchbox Pouch è sicuro da usare e disponi-bile ora per soli 1,980 yen. Divertente ed utile.

Il Wasabi è meraviglioso. Esso non solo accom-pagna il sushi ed il sashimi brillantemente, ma presto potrebbe salvare le persone affette da sordità dagli incendi. Grazie ad un nuovo tipo di rilevatore di fumo / fuoco, invece di usare il suo-no, i disabili potranno essere avvisati attraverso il forte profumo di wasabi. Questo allarme entra in funzione irrorando da una scatola l’estratto di wasabi in una stanza appena il fumo è rilevato. I risultati di diverse prove in Giappone sono stati impressionanti: con l’allarme “profumo” 13 dei 14 soggetti di prova si sono alzati entro i 2 mi-nuti. In particolare, un soggetto non udente si è svegliato appena 10 secondi dopo che l’allarme è scattato.

Il produttore di giocattoli Bandai Namco ha pro-dotto questo oggetto per le feste: la “sushi rolling machine”. Basta inserire gli ingredienti completi nel contenitore ed il vostro maki sushi è servito in pochi secondi: lo hanno già battezzato “sushi for dummies”.

In questi giorni il “Mainichi Shinbun” riporta una notizia al solito divertente: comincerà la distribuzione dei Dorabento negli autogrill per il vostro amico cane a quattrozampe. Il bento canino sarà un pasto veloce per calmare la sua fame lungo il vostro viaggio in Giappone. Incluso nella scatola bento per cane troviamo: petto di pollo, riso, minestra di verdure, contorno e rice cracker come dessert. Il pasto non ha conservanti o additivi artifi ciali. Il sano piatto viene confezionato in una scatola il cui coperchio può essere capovolto e utilizzato per servire l’acqua per il cane, praticità in puro stile nipponico!

di comprare il bento attraverso un fi nestrino di un treno durante la sua fermata alla stazione.

Questo perché i treni giapponesi devono seguire una tabella di marcia molto più serrata e perché sono sempre di più quelli con carrozze che non prevedono fi nestrini apribili - soprattutto per il proliferare di treni speciali ad alta velocità, come lo Shinkansen (treno-proiettile) e i treni espresso.Comunque, comprare un bento a una stazione ferroviaria o all’interno stesso dei treni rimane una piacevole esperienza dei viaggi sui mezzi su rotaia giapponesi.

di cestini aiutandosi con zaini a strappo e li passavano attraverso i fi nestrini aperti dei treni.

Al giorno d’oggi molto raramente i passeggeri possono provare la medesima esperienza

Secondo le statistiche delle associazioni di categoria, nel 2008 i giapponesi hanno preferito il caffè rispetto al tè. L’87,8% dei giapponesi ha bevuto un espresso, mentre

l’87,6% ha consumato il tradizionale tè verde. Un sorpasso storico. (Ansa.it)

a cura di

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Il bento delle stazioni Wasabi anti-incendio

Sushi Rolling-Machine

Pranzo per cani all’autogrill

Scalda-bento via USB

SOCIAL TRENDS

Il caffè conquista i giapponesi!

“Un tempo i venditori di bento aspettavano sulla

banchina delle stazioni l’arrivo dei treni che avrebbero

portato un gran numero di clienti

affamati”

“Oggi raramente i passeggeri comprano il

bento attraverso il finestrino di

un treno a causa dei treni ad alta

velocità”

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UPSIDETOWN

UPSIDETOWNAnno 1, numero 2.

Inserto online del quotidiano Equilibri.net

Registrazione presso il Tribunale di Firenze

del 19 Gennaio 2004 numero 5320

EDITOREEquilibri S.r.l., sede legale:

Via Vigevano 39, 20144 MilanoTel. +39 028360642

Fax. +39 0258109661Email [email protected]

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Equilibri S.r.l. è una societàdel gruppo Bridge That Gap.

Bridge That Gap Group:Via Vigevano 39,

20144 MilanoTel. +39 028360642

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DIRETTORE RESPONSABILE Riccardo Ferretti

COORDINATORE Emanuele Schibotto

GRAPHIC DESIGNClaudia Albano

ILLUSTRAZIONI Enrico Tresoldi

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:

Letizia De Antoniis, Sayuki Mishima, Cristina Passeri, Federico Pisanty,

Andrea Rasca, Paolo Soldano, Giovanni Spaliviero, Keisuke

Takahashi, Tadao Yoshida.

In un angolo del popo-lare Tsukiji Fish Market di Tokyo, c’è un barac-chino in cui viene ser-vito “il sushi più buono della città, quindi del mondo”. Talmente gu-stoso da far formare fi n dalle cinque del mattino una lunga coda d’attesa, composta da una clien-tela eterogenea: un’oc-casione per fermarsi, nella metropoli che non si ferma mai.

Scovarlo, nel colossale Tsukiji Fish Market, è un’impresa pressoché impossibile. D’altra parte, identifi care, nel mercato che è stato ribattezzato “la cucina per dodici milioni di persone a Tokyo”, un locale delle dimensioni di un baracchino è come cercare un bambino in piazza San Pietro alla messa di Natale. Bisogna conoscerlo, il Sushi Dai. Bisogna aver memorizzato l’itinerario per accedervi tra gli indistinguibili viottoli che disegnano questo intricato emporio del pesce. Bisogna conoscerne le coordinate: “Building 6, 3rd alley, 3rd shop on the right”, praticamente

una giocata del lotto.Gli orari del Sushi Dai sono scanditi secondo i ritmi del mercato circostante, una baraonda ininterrotta tra pescatori, grossisti, negozianti, gestori di ristoranti, clienti comuni e ovviamente turisti, molti turisti.

E’ indubbio che lo Tsukiji Fish Market goda di un trattamento speciale, una meticolosità quasi maniacale giustifi cata probabilmente anche dal suo passato tormentato. Risalente (nella sua forma primitiva) al 1500, nei secoli successivi ha “vissuto appassionatamente”, trovando la propria defi nitiva consacrazione in occasione di una sciagura: il terremoto del 1923, che distrusse molti quartieri di Tokyo

e, con essi, oltre venti mercati rionali. Fu a quel punto che si decise di concentrare l’attività in un unico “Central Wholesale Market”. Oggi lo Tsukiji è una macchina organizzativa perfetta, in puro stile nipponico.

Le procedure quotidiane sono rispettate con scrupolosa precisione: in piena notte arriva il pesce, alle 3 del mattino gli ispettori sanitari lo esaminano per decretare il via libera alla vendita, alle 5 iniziano le aste, alle 7 aprono le bancarelle, alle 8 i gestori di ristoranti e pescherie downtown lo trasportano nei propri esercizi commerciali.

Prima tutti insieme, in un “cerimoniale” collettivo, poi ognuno per la sua strada.

Ma il Sushi Dai propaga un’atmosfera diversa. Seppur integrato nel rito perpetuo del mercato, è un territorio franco dove Tokyo si ritrova ogni giorno a partire dall’alba: fi n dalle cinque del mattino la lunga coda di un’ora, a volte due, è l’occasione per indugiare negli occhi del vicino, per vivere l’inedita esperienza di fermarsi, nella città che non si ferma mai. Una clientela eterogenea, gomito a gomito, tutti lì per gustare “il sushi più buono di Tokyo, quindi del mondo”, pescato da poco e di una freschezza sublime. Per alcuni è l’ultimo spuntino prima di andare a dormire, per altri la prima colazione. Fuori, il sole inizia a levarsi. Intorno, lo Tsukiji ricomincia a mercanteggiare compulsivamente. La coda all’ingresso del Sushi Dai però non si scompone, il lento viavai quotidiano è appena cominciato.

Sushi Dai: Tsukiji Fish Market - Tokyo. Tel. 03.3547.6797

Dal rapporto annuale sulla capacità di attrazione delle grandi metropoli, pubblicato dall’Institution for Urban Strategies, Tokyo si piazza al 4° posto, dietro New York, Londra e Parigi. Il rapporto prende in esame l’ambiente, la cultura, l’economia e l’accessibilità ai servizi

a cura di

Dal Giappone arrivano questi bigliettini decisamente originali: si chiamano “TaberuMe” e sono stampati sulle noccioline, vere. Una confezione da cinquanta costa 50 dollari.

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Il viavai di varia umanità nell’alba del Sushi Dai

Tokyo battuta da Londra, New York e ParigiUPSIDETOWN

Noccioline da visita

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“Il Sushi Dai, seppur integrato nel rito perpetuo del mercato, è un territorio franco

dove Tokyo si ritrova ogni giorno a partire dall’alba”

“In un angolo del popolare Tsukiji Fish Market di Tokyo, c’è un

baracchino in cui viene servito il sushi

più buono della città, quindi del

mondo”

foto tratta da impressive.net

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