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POLITECNICO DI MILANO FACOLTÀ DI ARCHITETTURA CIVILE CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA DELLE COSTRUZIONI Anno Accademico 2014-2015 RELATORE: MARIA GRAZIA FOLLI TESI DI: GIULIA SADA 815695 Uno scenario per il Post-EXPO

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POLITECNICO DI MILANO

FACOLTÀ DI ARCHITETTURA CIVILE

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA DELLE COSTRUZIONI

Anno Accademico 2014-2015

RELATORE: MARIA GRAZIA FOLLI

TESI DI: GIULIA SADA 815695

Uno scenario per il Post-EXPO

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WAVES STADIUM:

uno scenario per il Post-EXPO

INDICE della relazione

INDICE delle fi gure

INDICE delle tavole

ABSTRACT

TESTO DELLA TESI

BIBLIOGRAFIA

pag. 3

pag. 6

pag. 7

pag. 9

pag. 107

pag. 12

uno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPO

WAVES STADIUMuno scenario per il Post-EXPO

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WAVES STADIUM:

uno scenario per il Post-EXPO

INDICE della relazione

1. Introduzione

1.1 Il progetto: Eredità e riconfi gurazione di Expo 2015

1.2 Il luogo

1.3 Il paesaggio come punto di partenza

1.4 La lettura delle tre trasversalità ad ovest di Milano

a. Scheda di approfondimento: “A city is not a tree”

2. Masterplan: Tessere legami con la città

2.1 Legacy: la piastra, i padiglioni, il nuovo sistema naturale

2.2 Accessibilità al parco e allo Stadio

2.3 Il principio ordinatore del masterplan

2.4 Il ritmo di usi e funzioni nel parco

2.5 Lo Stadio: Orientamento e accessibilità nel masterplan

b. Scheda di approfondimento: “Capability & Recycling”

pag. 26

pag. 28

pag. 30

pag. 30

pag. 32

pag. 37

pag. 24

pag. 12

pag. 14

pag. 16

pag. 18

uno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPO

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c. Scheda di approfondimento: “Expo dopo Expo, sei anni dopo”

3. Stadio

3.1 Il tema progettuale

3.1.1 Il tema

3.1.2 L’evoluzione del tema progettuale

3.1.3 Lo Stadio oggi

3.2 Concetti di icona e di semplice in relazione allo Stadio

3.3 La ricerca di senso e del rapporto forma-volume-suolo

Premessa Metodologica

3.4 Il campo

3.5 La cavea e la sua progettazione

3.6 Il sistema distributivo

3.7 Il programma di usi

3.8 La struttura

3.9 Il rapporto tra architettura e tecnica

3.10 Envelope: unitarietà e rapporto tra esterno e interno

3.10.1 Il materiale delle vele: vetrosilicone

3.10.2 Le vele del rivestimento

pag. 78

pag. 80

pag. 82

pag. 83

pag. 88

pag. 74

pag. 75

pag. 66

pag. 63

pag. 61

pag. 48

pag. 39

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3.10.3 La percezione giorno-notte, esterno-interno

3.11 Sostenibilità energetica degli edifici a membrana

3.11.1 Comfort termoigrometrico

3.11.2 Comfort visivo

3.11.3 Requisiti di risparmio energetico

3.11.4 Recuperabilità

4. Stima dei costi e sostenibilità economica

4.1 Affrontare il computo metrico del progetto

4.2 Il piano di fattibilità finanziaria

4.3 Il processo di costruzione

5. Bibliografia

6. Rassegna stampa

pag. 102

pag. 103

pag. 107

pag. 110

pag. 91

pag. 98

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WAVES STADIUM:

uno scenario per il Post-EXPO

INDICE delle fi gure

1. La lettura delle tre trasversalità pag. 20

2.-6. Building the Expo pag. 21

7. A city is not a tree pag. 25

8. Orientamento e accessibilità dello Stadio pag. 36

9.-10. Expo di Lisbona, Marco Introini pag. 41

11.-12. Expo di Saragozza, Gabriele Basilico pag. 42

13.-14. Expo di Hannover, Claudio Gobbi pag. 43

15.-16. Expo di Shangai, Pierfrancesco Celada pag. 44

17.-19. Stadi, Olivo Barbieri pag. 45

20. Capienza stadi europei pag. 60

21. C-value pag. 77

22. Confronto budget di costruzione stadi pag. 100

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WAVES STADIUM:

uno scenario per il Post-EXPO

INDICE delle tavole

1. Inquadramento territoriale

2. Il masterplan

3. Legacy e principi ordinatori del masterplan

4. Evoluzione temporale del masterplan

5. Lo Stadio e il suo intorno

6. Viste dello Stadio nel masterplan

7. Progettare lo Stadio: orientamento e visibilità

8. Progettare lo Stadio: usi e accessibilità

9. Progettare lo Stadio: la cavea e i layer che lo compongono

10. Pianta del piano terreno

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11. Pianta del piano primo

12. Pianta del piano secondo

13. Pianta del piano terzo e della copertura

14. Sezione

15. Tavola strutturale: gli elementi che compongono la struttura

16. Tavola strutturale: verifiche strutturali

17. Tavola tecnologica: le vele e il rapporto con la struttura

18. Tavola tecnologica: dettagli

19. Tavola impiantistica: condizione termoigrometriche dei locali

20. Tavola impiantistica: canali e distribuzione degli impianti

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WAVES STADIUM:

uno scenario per il Post-EXPO

ABSTRACT

Il progetto propone la realizzazione nell’ambito dell’area del Post-Expo di un

parco urbano il cui punto focale è lo Stadio del quale è stato approfondito l’aspetto

compositivo integrato a quello urbanistico, strutturale, tecnologico e impiantistico.

Il masterplan per il Post-Expo si compone di un orto botanico, di un parco attrezzato

per l’attività sportiva che, seguendo le direttive di ArExpo, occupa il 60% della superfi cie

totale dei 100 ettari del sito e dell’edifi cio del Waves Stadium posto all’estremità Est

dell’area.

Si è tenuto conto di una valorizzazione e integrazione della legacy

dell’Esposizione Universale milanese, sia in termini di permanenze architettoniche, gli

edifi ci che rimangono sul sito e l’orditura di cardo e decumano, che naturali, il bordo

costituito da canali d’acqua e zone verdi.

Le motivazioni del masterplan sono rintracciabili alla scala urbana e territoriale nella

porzione Ovest di Milano, sia per quanto concerne il parco e la sua vocazione sportiva

che per lo Stadio.

Il Waves Stadium si colloca nella categoria degli stadi contemporanei i quali

sono caratterizzati da una sempre maggiore multifunzionalità che ne consente un

costante e variabile utilizzo e la fattibilità fi nanziaria attraverso un ritorno economico.

Il numero di posti a sedere è in linea con la generale tendenza ad edifi care impianti di

minore capienza con criteri di comfort e visibilità maggiori.

uno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPOuno scenario per il Post-EXPO

WAVES STADIUMuno scenario per il Post-EXPO

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Lo Stadio propone una continuità visiva tra interno e esterno al piano terra ricollegandosi

al parco, la sua altezza si confronta con il Padiglione Italia e risulta contenuta; trattandosi

poi di una macchina solare, l’orientamento garantisce il comfort visivo per spettatori e

giocatori.

Il concetto di edificio della grande dimensione è stato declinato con il tema di icona

e di semplice, questi due aspetti sono veicolati dall’involucro a membrana dell’edificio

che avvolge le strutture di copertura rispettandone il passo e unificando l’oggetto

architettonico.

Nella sua complessità di usi, il progetto del Waves Stadium renderà il sito dell’Expo

nuovamente vitale a attrattivo.

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RELATORE: MARIA GRAZIA FOLLI

TESI DI: GIULIA SADA 815695

Uno scenario per il Post-EXPO

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12WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

1 Introduzione

1.1 Il progetto: Eredità e riconfigurazione di Expo 2015

<<Accanto alla città visibile si ergeva una precittà naturale, ormai quasi del tutto invisi-

bile se non con l’immaginazione.>> 1

L’Esposizione Universale milanese si è da poco conclusa, in misura sempre

maggiore le strutture dei padiglioni vengono smantellate, quello che resta nella mente

e nell’opinione pubblica è la riuscita e il successo dell’evento, sia in termini mediatici

che di affluenza. Ciò che è accaduto nei sei mesi dell’esposizione apre ora la strada

a progetti di Legacy variamente proposti negli scorsi mesi, ma ancora oggi incerti, in

particolare sotto il profilo economico e finanziario.

All’interno di questo panorama di scenari futuri si è collocato il mio lavoro progettuale

che si propone come obiettivo principale quello di riconsiderare l’eredità materiale e

immateriale dell’Expo alla luce di un più partecipato rapporto con il contesto insediati-

vo urbano e naturale, rapporto che si costituisce anche e soprattutto sulla base di una

connettività lenta e relativa alla dimensione umana.

Introdurre la scala della percezione umana all’interno di un contesto infrastrutturato

permette alla città di riconnettere i brani e le parti di essa attraverso l’uso che di questi

1 FRANCO PURINI, in Lotus International, n 157, City as nature, Electa, Settembre 2015

Key-word

EXPO Legacy Futuro Milano

Paesaggio Stadio A city is not a tree

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13WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

spazi viene fatto dal cittadino; nel caso di Expo ciò che un tempo era terreno agrico-

lo ha subito una transizione molto forte durante il cantiere e i sei mesi di attività e in

un successivo processo di trasformazione il sito riacquisterà progressivamente qualità,

anche se, tuttavia, è necessario sottolineare il fatto che non si tratta di un tentativo di

ritorno a un ipotetico stato di natura precedente l’evento.

Il progetto propone per il Post-Expo la realizzazione di un parco urbano, che occuperà

il 60% della superficie dei 100 ettari, seguendo le iniziali direttive di ArExpo. Protago-

nisti del nuovo masterplan sono lo Stadio e lo sport. Le attività dello Stadio, che non

si limiteranno all’evento calcistico, garantiranno affluenza all’interno del parco e la so-

stenibilità economica necessaria per recuperare gli investimenti fatti nell’area, inoltre è

possibile riconoscere la spiccata accessibilità non solo con mezzi privati ma soprattutto

attraverso il trasporto pubblico, con una rivalorizzazione del Passante ferroviario, e la

distanza con le zone abitate, requisito fondamentale non presente nel sito del Portello,

nel quale il Milan avrebbe voluto insediare il suo quartier generale.

Queste scelte trovano una doppia motivazione: da un lato attraverso il parco è possibi-

le immaginare una connessione tra i parchi della zona ovest di Milano, attraversati dal

raggio verde 7, e il grande sistema naturale a nord del Parco delle Groane, dall’altro lo

Stadio, che deriva la sua collocazione dalla prossimità con le connessioni infrastruttu-

rali, diventa un catalizzatore di attività con influenza a più larga scala.

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14WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

1.2 Il luogo

<<Siamo convinti che un’Expo visionaria e di successo debba abbandonare una con-cezione oggi superata delle Esposizioni Universali, che si basava su complicati sistemi di rappresentazione e sulla presenza di grandi (e spesso dopo l’evento inutilizzabili)

monumenti di architettura>>2

L’area che ha ospitato l’esposizione universale è situata sul margine nord-ovest

della città di Milano, in prossimità del polo fieristico di Rho, sulla direttrice dello storico

asse del Sempione, linea di tensione tra il centro della città e la più ampia città-territorio

europea.

Il luogo ha come caratteristica la presenza di infrastrutture che interrompono la con-

tinuità dei suoli; si trova infatti incuneato tra l’A4 Milano-Torino, l’A8 Milano- Varese, la

tangenziale ovest di Milano e lo scalo ferroviario di Rho-Pero. Il contesto urbano cir-

costante risulta povero, condizionato dalla presenza di capannoni e attività industriali.

I comuni limitrofi: Baranzate, Bollate, Novate, Arese, Pero e Rho, sono quindi nuclei

abitativi caratterizzati dalla mancanza di un centro attrattivo di qualità, un punto di rife-

rimento e di incontro per la comunità.

Proprio qui dal 2008 si sono concentrate diverse forze progettuali a differenti livelli

di approfondimento, giungendo dal primo masterplan proposto da 5+1 AA a quello

della Consulta architettonica, con nomi quali Stefano Boeri e Jacques Herzog, fino al

2 JACQUES HERZOG, RICKY BURDETT, STEFANO BOERI e WILLIAM MCDONOUGH, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita — Conceptual Master Plan, Milano 2009; cfr. STEFANO BOERI, Recent Exceptional Work in Italy: the Expo 2015 Master Plan and the Naples Metro, in ‘Harvard Design Magazine», 2012, n. 35, pp. 156-59.

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15WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

progetto realizzato. L’idea iniziale di un <<grande Parco agroalimentare strutturato su

una griglia di tracciati ortogonali, circondato da canali d’acqua e punteggiato da grandi

architetture paesaggistiche>>, quindi di uno spazio sostanzialmente all’aperto in cui

ogni Paese del mondo avrebbe mostrato le proprie coltivazioni ragionando sul tema

“Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, si è in realtà tradotto in padiglioni nazionali che,

con maggior o minore efficacia, hanno rappresentato questo tema.

I tracciati ordinatori del Decumano e del Cardo, a partire dall’idea iniziale di suddividere

il sito in campiture di terreno di egual misura per le coltivazioni, sono invece serviti a

delimitare le aree di influenza dei padiglioni, che non poggiano su un terreno agricolo

fertile, ma su di una piastra di cemento ricca di connessione impiantistiche. In questa

prima scelta si può notare la contraddizione relativa al consumo e alla cementificazio-

ne del suolo, in secondo luogo la cantierizzazione dell’area, ma anche il controllo degli

accessi e l’eccezionalità dell’evento, oltre alla sua configurazione accentratrice della

“città di nuova fondazione”, fanno sì che l’area si sia tradotta in un’enclave, non nel “tas-

sello generatore” proposto nel 2007 dai 5+1 AA.

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16WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

1.3 il paesaggio come punto di partenza

<<Noi contribuiamo alla trasformazione di città e territori già assai modificati e artificia-lizzati, considerato che la gran parte di tale ambiente costruito data alla seconda metà del XX secolo. Se questo secolo ha costruito molto, lo ha fatto senza la coscienza della massa che edificava e senza realizzare degli spazi pubblici alla scala delle urbanizzazio-ni prodotte. Si tratta ormai di riparare, trasformare, ridefinire spazi e territori già abitati

e occupati. L’urgenza è di riequilibrare la proporzione tra paesaggio e edificazione. >>3

Partendo dalla situazione attuale, post-evento, ritengo importante focalizzare

l’attenzione su ciò che si trovava e si trova tuttora all’intorno dell’area. Ovvero a quegli

spazi e suoli liberi all’interno del tessuto costruito che portano con sé una potenziale

tensione positiva alla “città per parti”.

Milano è stata protagonista di grandi trasformazioni soprattutto a partire dagli anni Ot-

tanta del Novecento, quando zone a carattere produttivo e industriale sono state ri-

convertite. L’esempio più importante è il quartiere Bicocca di Vittorio Gregotti, o la più

recente trasformazione di Porta Nuova, del Portello e di City Life.

Si potrebbe affermare che la “città per parti”, che si sta configurando, si costituisca di

parti, in maggiore o minor misura, autorefenziali e caratterizzate da un’eccezionalità

esclusiva che impedisce di viverle come spazi per la città. Se il quartiere Bicocca aveva

nelle sue intenzioni quella di essere il “nuovo centro storico della periferia” con anche

la presenza della sede universitaria, City Life si mostra più come una nuova isola elitaria

priva di mescolanza di usi e funzioni attrattive.

3 MICHEL DESVIGNE, in Lotus International, n 150, Landscape Urbanism, Electa, Lug-lio 2012

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17WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

Osservando ciò che circonda l’Expo sono facilmente individuabili diversi macro-og-

getti: il Cimitero Maggiore, la Casa di reclusione di Bollate, l’Ospedale Sacco, la Fiera

di Rho, lo snodo ferroviario Milano-Fiorenza, la zona Stephenson, la goccia di Bovisa e

per come è stata concepita, la stessa Expo può essere considerata un’isola all’interno di

questo complesso arcipelago.

Tuttavia solo cambiando il punto di osservazione è possibile comprendere le potenzia-

lità di questa particolare isola. Innanzitutto il sito può essere visto come baricentro per

i comuni di Baranzate, Bollate, Novate, Arese, Pero e Rho, luoghi che, come anticipato

in precedenza, sono quasi o del tutto privi di un focus, di un centro attrattore. Si po-

trebbe dunque considerare quest’area come un elemento potenzialmente propulsivo

nelle rifunzionalizzazioni e trasformazioni del contesto insediativo circostante, ad oggi

caratterizzato da una sostanziale monofunzionaltà incentrata sulla produzione indu-

striale, terziaria e ricettiva. A sostenere questa progressiva trasformazione partecipano

anche la nuova stazione del passante, prevista in prossimità dell’area Stephenson, la

riorganizzazione delle connessioni infrastrutturali e per il trasporto pubblico della zona

est e, in prossimità dell’Ospedale Sacco, il ripensamento delle relazioni fisico-funzionali

con il polo fieristico e del nodo di interscambio tra metropolitana e ferrovia a sud-ovest,

l’inserimento di nuove funzioni nella zona di Mazzo di Rho a ovest.

Ancor più importante risulta essere la visione d’insieme del paesaggio su più ampia

scala. Nella sua costante espansione e consumo di suolo, Milano ha dimenticato l’im-

portanza della geografia naturale di parchi e aree agricole presenti al suo intorno; vi è

quindi la possibilità di operare una riconnessione complessiva dei vuoti, come la zona

di Cascina Merlata e dell’Esposizione milanese, con il Parco agricolo Sud e il Parco

Nord attraverso la zona Ovest della città, ridisegnando dunque il bordo attraverso un

sistema di spazi pubblici di qualità, snodato attraverso i parchi urbani esistenti e con

attività all’aperto sia sportive che agricole come gli orti urbani già sperimentati nella

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18WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

grande realtà del Parco Sud.

Si tratta di una riconnessione di spazi che nel contesto urbano già insediato deve av-

valersi di elementi anche artificiali, ma che in contesti come quello del sito espositivo

può progressivamente reintrodurre naturalità, permettendo di valorizzare nuovamente

la situazione precedente l’evento. È importante anche valutare questa riconnessione

attraverso il lavoro svolto sulle vie d’acqua, riportando l’attenzione sul patrimonio di

canali e navigli che fanno di Milano anche una città d’acqua.

Nell’ottica di un paesaggio che si realizza per strati, dal movimento del suolo alla pian-

tumazione di alberature giovani e arbusti, all’inserimento dell’arredo urbano, si assisterà

nel tempo alla trasformazione progressiva, con un cantiere di sostituzioni graduali, ac-

compagnate da una fase intermedia di cui i fruitori saranno testimoni.

1.4 La lettura delle tre trasversalità ad Ovest di Milano

È proprio a partire da questa lettura paesaggistica che deriva il ragionamento

principale che sostanzia il progetto per il futuro dell’area dell’esposizione milanese.

Alla lettura dell’assialità storica del Sempione e dei raggi verdi, quindi di differenti radialità

caratterizzate da una mobilità lenta, si affianca l’individuazione di una trasversalità, che

riesce a tenere a sistema tre differenti aspetti: i parchi, le attività sportive e le cascine.

A partire dal tracciato del raggio verde numero 7, che coinvolge la parte Ovest della

città, si può notare una continuità Nord-Sud che connette il Parco delle Cave, il Parco

di Trenno, l’Ippodromo, il Parco Montestella, il Campo XXV Aprile, il Bosco in Città, il

Parco Sandro Pertini (Bonola), i campi sportivi in zona San Leonardo, il futuro Parco di

Cascina Merlata e del Post-Expo.

In questa prima trasversalità di parchi è riconoscibile un sottosistema più capillare di

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19WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

cascine, che nella maggior parte dei casi svolgono una funzione importante di incontro

e attività collettive destinate alla comunità circostante e di presidio per i terreni agricoli

ancora presenti, ne sono un esempio Cascina Linterno a Quarto Cagnino, Cascina Cal-

dera, Cascina San Romano all’interno del Bosco in Città, la Cascina Malghera, Cascina

Bellaria, Cascina Merlata e Cascina Triulza.

La terza trasversalità è costituita dagli impianti sportivi individuabili all’interno di questi

ambiti e con attività molto differenti: Campo da Baseball e Softball, differenti circuiti per

runners, campi per le scuole calcio, campi da tennis, il Campo XXV Aprile, i percorsi

all’interno del Parco Montestella, l’Ippodromo e in misura differente lo Stadio Meazza,

ricordando anche l’Arena Civica e il Parco Sempione.

Da qui la proposta di dedicare ampio spazio a un parco per lo sport all’aperto con at-

trezzature fruibili e strutture di appoggio per le attività sportive, l’inserimento del nuovo

Stadio per Milano e la presenza di un giardino botanico e agricolo per mantenere una

costante attenzione sul tema dell’alimentazione e dell’eredità agricola del territorio.

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20WAVES STADIUMUno scenario per il Post-EXPO

1 Introduzione

1. LA LETTURA DELLE TRE TRASVERSALITÀ, elaborazione su ortofoto

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21WAVES STADIUMUno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

2. BUILDING THE EXPO, Domusgennaio 2012: un milione di metri quadri=170 campi regola-mentari di calcio

3. BUILDING THE EXPO, Domussettembre 2012: iniziano le opere per realizzare la Piastra

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22WAVES STADIUMUno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

4. BUILDING THE EXPO, Domusaprile 2014

5. BUILDING THE EXPO, Domusaprile-ottobre 2014: prendono avvio i lavori di costruzione dei cluster

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23WAVES STADIUMUno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

6. BUILDING THE EXPO, Domusgennaio 2015

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24WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

A CITY IS NOT A TREE

La lettura del sistema delle tre trasversalità della porzione ovest di Milano è emersa

attraverso l’approfondimento delle ricerche di Christopher Alexander “A city is not a tree” e

“Weak Architecture” di Ignasi De Solà-Morales. Alexander definisce il concetto di semilattice

come caratteristico delle “città naturali”, ovvero di quelle che si sono costituite spontanea-

mente nel corso degli anni, una struttura di connessioni deboli ma fondamentali per la coesione

della città stessa. Questo è contrapposto a una struttura ramificata ad albero in cui non avven-

gono interconnessioni ed è associato al modello delle città artificiali create deliberatamente

dai progettisti e dai pianificatori. <<The semilattice axiom goes like this: A collection of sets

forms a semilattice if and only if, when two overlapping sets belong to the collection, the set of

elements common to both also belongs to the collection.>>1

L’assioma del semilattice ne definisce dunque la caratteristica di essere composto da diversi

insiemi di combinazioni di azioni che sconfinano le une nelle altre appartenendo allo stesso

contesto. Il semilattice è inoltre potenzialmente una struttura molto più complessa e sofis-

ticata di quella ad albero. Le città naturali si costituiscono sulla base del semilattice, su una

struttura aperta di connessioni e parti tra loro collegate e in continuità alle diverse scale. Risul-

tano importantissimi dunque anche gli elementi alla scala minuta. Il marciapiede di cui parla

Jane Jacobs in “Vita e Morte delle Grandi Città: Saggio sulle Metropoli”, è una parte importante

dei luoghi pubblici di una città ed è un organo vitale per gli incontri che vi avvengono contin-

uamente, come quello tra i passanti in attesa del verde del semaforo e il venditore di giornali

descritto da Alexander.

Dal semilattice si giunge al concetto di rizoma espresso da Deluze e Guattari nel testo “Mille

Plateau” e quindi a quello di una destrutturazione dello zoning dal momento che oltre alla con-

nessione orizzontale del semilattice esiste anche una connessione verticale di differenti layer

che compongono possibili nuovi ordinamenti dello spazio urbano. La “weak architecture” di

1 CHRISTOPHER ALEXANDER “A city is not a tree”

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25WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

Solà-Morales ricorre a un modello di costruzione del territorio più debole rispetto a quello della

città precostituita. Queste tre letture riportate a Milano mettono in luce la presenza di realtà

spesso silenziose o poco pubblicizzate che svolgono ruoli molto importanti per la città stessa.

Tra questi nella zona ovest del milanese sono state individuate le cascine, sempre più oggetto

di riconversione attività culturalmente e umanamente significative, il sistema dei parchi sempre

frequentati in particolare dagli sportivi e quello dei campi e dei centri per la pratica di attività

di formazione sportive per squadre giovanili o per allenamenti su piste d’atletica e con percorsi

nei parchi. La scala di queste attività è quella urbana intesa come scala umana della comunità

attiva che vive gli spazi pubblici e i luoghi definiti dall’architettura e dall’urbanistica.

7. A CITY IS NOT A TREE, Christopher Alexander, Diagramma A-B semilattice, Diagramma C-D struttura ad albero

A C

B D

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26WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

2 Masterplan

Tessere legami con la città

2.1 Legacy: la piastra, i padiglioni, il nuovo sistema naturale

Il punto di partenza per affrontare la progettazione del masterplan per il post

evento è sicuramente il lascito materiale dell’Esposizione.

Ciò che in termini di metri quadri impatta maggiormente sull’area è la Piastra in cemen-

to costruita al di sopra del precedente terreno agricolo, essa ha costituito il suolo zero,

l’ossatura sulla quale sono stati collocati i padiglioni nazionali, inoltre è stata determi-

nante per le connessioni impiantistiche e tecnologiche (energia elettrica, telecomuni-

cazioni e acqua), per i percorsi e per le opere idriche ovvero il canale che borda il sito.

La Piastra, in tutta la sua materialità, costituisce un ostacolo al suolo fertile e disponibile

ad accogliere la vegetazione che caratterizza un parco; proprio per questa ragione il

processo di rinaturalizzazione del suolo avverrà per fasi successive attraverso sottrazio-

ne e scavo, liberando cioè superfici che verranno piantumate e inverdite con il manto

erboso al procedere della crescita del sistema del parco.

Rimane il principio ordinatore costituito da Cardo e Decumano in quanto facente par-

te dell’evoluzione del suolo e quindi traccia da mantenere e valorizzare nel progetto

di parco, le dimensione dei due assi vengono però ridotte in sezione, mantenendo

comunque una dimensione maggiore rispetto ai percorsi secondari perpendicolari al

Decumano, che suddividono le campiture verdi e permettono il collegamento con gli

Key-word

Legacy Piastra Padiglioni Vie d’acqua

Recycling Stadio Orientamento

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27WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

attraversamenti pedonali e ciclabili, che consentono la libera fruizione da parte a parte

del parco.

In merito agli aspetti legati al costruito, alla luce delle decisioni prese dall’amministra-

zione e da ArExpo, i padiglioni nazionali sono stati smantellati in quanto ideati per esse-

re strutture temporanee o per essere ricostruiti negli stati di provenienza come architet-

ture a valenza culturale o per ottenere un ricavo economico da destinare a progetti di

riqualificazione; come nel caso del padiglione Vanke progettato da Daniel Libeskind le

cui piastrelle verranno messe all’asta per la ricostruzione di un tempio in Cina.

Gli edifici e i padiglioni che permangono vengono reintegrati o rifunzionalizzati all’inter-

no del Masterplan, ognuno di questi proporrà specifiche attività o presidi all’interno del

parco, garantendo la varietà di usi e l’attenzione alle energie rinnovabili e all’innovazio-

ne nei campi della produzione agricola.

Nel caso del Media Centre e del Padiglione Zero, i primi padiglioni che si incontrano

dall’ingresso Fiorenza, il primo verrà utilizzato dalla Triennale per l’esposizione inter-

nazionale di design e architettura, il secondo manterrà la sua configurazione attuale

proseguendo il ruolo avuto durante i mesi dell’esposizione. Cascina Triulza, sede della

Società Civile, continuerà le sue attività espositive, di dibattito e incontro attraverso il

co-working e di vendita per piccoli produttori con attività commerciali e organizzazioni

che promuovono prodotti e servizi attenti alla qualità, all’ambiente e ai diritti dell’uomo.

Questa verrà messa a sistema con i prospicenti cluster del riso, del cacao e del caffè

dove si insedieranno centri di ricerca in materia di produzione agricola e alimentazione.

Palazzo Italia sarà ridestinato a centro di ricerca tecnologica avanzata con spazio per

startup di innovazione e con una stabile area espositiva.

Vengono inoltre mantenuti l’Open Air Theatre, la Lake Arena con l’Albero della Vita che

può ospitare 9500 spettatori su una superficie di 28000 metri quadri, e la Collina Me-

diterranea, in quanto facenti parte di un sistema di spazi aperti facilmente reintegrabile

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28WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

e valorizzabile con il parco.

Altro elemento di legacy di fondamentale importanza è il sistema naturale venutosi

a creare grazie e attraverso il canale e le vasche d’acqua che circondano l’area. In

parecchie zone si è costituito un sistema naturale di arbusti e piante acquatiche for-

se del tutto inaspettato viste le premesse di un canale completamente artificiale, la

percezione di queste zone è così resa più piacevole e interessante anche dal punto

di vista dell’esperienza che si può avere passeggiando ai margini del parco. L’acqua è

certamente stato uno dei lasciti principali dell’esposizione proprio per l’attenzione che

è stata rivolta a questa come elemento costitutivo del paesaggio lombardo, ricco di

fiumi, canali e di corsi d’acqua che ne hanno segnato la storia come l’Olona o il Ticino.

Il dibattuto tema delle vie d’acqua potrà trovare certamente uno sviluppo successivo;

durante i mesi dell’esposizione è stato inoltre presentato un progetto per la riapertura

di alcuni tratti del Naviglio a Milano, dimostrando così la nuova attenzione per il tema,

anche mediatica, dopo la riapertura della Darsena.

2.2 Accessibilità al parco e allo Stadio

Si è parlato della grande presenza di infrastrutture all’intorno dell’area. Queste

rappresentano una cesura e una separazione dei tessuti ma hanno anche in larga parte

garantito l’accessibilità durante i mesi dell’esposizione e continueranno a costituire una

risorsa per la possibilità ad esempio di utilizzare il passante ferroviario e la metropolitana

per raggiungere il parco e lo Stadio, quest’ultimo necessiterà di essere raggiunto da un

gran numero di persone durante un evento sportivo o un concerto. È apparso inoltre

molto evidente il ruolo del trasporto pubblico funzionante e di qualità per ridurre in

questo modo l’uso dei mezzi privati.

In merito all’accessibilità pedonale e ciclabile è considerata fondamentale la presenza

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29WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

del ponte tra Cascina Merlata e Expo, che verrà inoltre dotato di rampa per la percor-

ribilità ciclabile oltre che pedonale, e il ponte di collegamento con il Polo Fieristico, la

stazione ferroviaria e la stazione della metropolitana M1. Localizzando la nuova stazio-

ne del passante nell’area Stephenson è stato anche studiato un collegamento diretto

nelle prossimità dello Stadio.

Il parco vuole costituire un nuovo punto di sosta e passaggio per escursioni che possa-

no spingersi fino al parco delle Groane o al Parco Sud, per questo motivo il sistema degli

attraversamenti del canale di bordo può essere ora sfruttato appieno non essendoci più

l’esigenza di controllare gli accessi come accadeva durante l’evento dell’esposizione

universale. Viene mantenuta anche la strada che circonda il sito pensata con velocità

ridotta che consenta la circolazione anche ciclabile che da qui potrebbe riconnettersi

alla viabilità presente a nord del sito che verrebbe in questo senso rivalutata.

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30WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

2.3 Il principio ordinatore del masterplan

Il Masterplan si organizza a partire dalla griglia ordinatrice di Decumano e Car-

do, come detto, questa fa parte del lascito maggiore in termini di impatto di Expo, non

viene considerato un elemento negativo e accentratore, ma una traccia dell’evoluzione

del luogo che ha la possibilità di essere integrata nel nuovo progetto.

Gli edifici che vengono mantenuti e le attività si inseriscono in questa maglia regolare

di tracciati, sottolineata anche dalla disposizione delle alberature che formano delle

quinte che si affacciano sul decumano.

Si tratta di una superficie equipotenziale costituita da differenti ambiti nella quale il par-

co occupa la maggior parte della superficie nella porzione centrale, ha la possibilità di

essere attraversato e percorso sia seguendo la maglia regolare ma anche creando diffe-

renti percorsi interni tipici di un parco, che permette la libera fruizione delle campiture

erbose o delle macchie di alberature.

2.4 Il ritmo di usi e funzioni del parco

A partire da ovest, dall’ ingresso Fiorenza, il primo ambito che si incontra è quel-

lo del giardino botanico o del giardino pedagogico. Questo primo ambito rappresenta

una sorta di memoria viva dell’attenzione portata dal tema di Expo sull’agricoltura e

l’alimentazione e vuole svolgere al tempo stesso un ruolo educativo e divulgativo di

specie arboree e coltivazioni provenienti da diverse parti del mondo; nelle campiture

di terreno sono collocate delle vasche circondate da terrazze minerali di cemento o di

sabbia stabilizzata per osservare le aree verdi, di prato o di particolari semine. Alle spalle

del giardino pedagogico resta il Padiglione zero, per diffondere il racconto del patrimo-

nio italiano, e il Media Centre che accoglierà esposizioni promosse dalla Triennale di

Milano.

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31WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

Al giardino pedagogico segue poi l’ambito di Cascina Triulza e dei Cluster caratterizzato

da una superficie pavimentata punteggiata da alberature e spazi per la sosta. Si tratta

di una vasta spiaggia urbana sulla quale è possibile immaginare qualsiasi tipo di attività,

dalle conferenze, alle manifestazioni di sensibilizzazione, a un cinema all’aperto nella

stagione estiva. La Cascina e i Cluster saranno gli spazi dedicati alla ricerca e all’innova-

zione nelle materie agricole, qui si svolgeranno incontri organizzati dalle associazioni e

aperti al pubblico, corsi di formazione sul modello di quanto già accade nella Cascina

Cuccagna ad est di Milano.

Segue poi l’ambito del parco. Questo è l’ambito più importante del post-Expo sia per

estensione che per la sua conformazione e le attività che possono essere svolte al suo

interno. Il parco, come anticipato, è dedicato all’attività sportiva, sono quindi presenti

campi da tennis, di basket e di calcetto circondati da alberature a filare; diffuse all’inter-

no del parco si possono utilizzare diverse attrezzature e percorsi scanditi da differenti

esercizi. La restante parte del parco è organizzata attraverso zone fittamente alberate

con radure erbose che appaiono come giardini segreti diversi tra loro per specie arbo-

ree presenti, ogni giardino rappresenta una sosta e un luogo di scoperta aggirandosi tra

i percorsi del parco.

L’ultimo ambito è quello dello Stadio, nella zona est dell’area troviamo il Padiglione

Italia, la Lake Arena con l’Albero della Vita, l’Open-Air Theatre, un insieme di funzioni

pubbliche tra le quali spicca lo Stadio in tutta la sua volumetria. Caratteristica è la pre-

senza di differenti movimenti del suolo, la Collina Mediterranea che costituisce anche

un punto di osservazione panoramica, e altre due zone in rilievo limitrofe allo Stadio

che limitano, con un elemento integrato nel disegno del parco, l’accessibilità allo Sta-

dio ai principali varchi localizzati a est e a ovest. Agli elementi in alzato si contrappone

la parte ipogea affiancata allo Stadio che presenta gli accessi al parcheggio interrato,

garantendo a chi si avvicina la costante vista dello Stadio prima di fare il proprio ingres-

so al piano interrato.

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32WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

2.5 Lo Stadio: Orientamento, sicurezza e accessibilità nel masterplan

Prima di affrontare la costruzione di uno Stadio vanno risolte alcune questioni

fondamentali. Si tratta di decisioni che vanno prese anni prima, con un piano compren-

sivo di ogni aspetto dell’intero sviluppo, rispetto all’effettiva inaugurazione del nuovo

Stadio. Per ragioni di natura finanziaria, di disponibilità e di tempi di costruzione, i tempi

di realizzazione possono spesso protrarsi oltre il termine prefissato, ma questo non

deve in alcun modo pregiudicare la consistenza dell’impianto finito in termini di qualità

estetica ma anche e soprattutto di efficienza nella funzionalità di ogni suo aspetto.

Il progetto deve in primo luogo stabilire le dimensioni del campo da gioco che sono

differenti in base alla tipologia di sport e l’orientamento, va inoltre fissata la capienza

dello Stadio e un piano di zonizzazione nel quale siano chiaramente organizzate tutte

le funzioni ospitate e la suddivisione dei flussi per motivi di sicurezza.

L’orientamento è ciò che risulta di rilevante importanza nelle primissime fasi

della progettazione e dell’inserimento nel Masterplan. Si tratta di un aspetto da non

sottovalutare perché capace di pregiudicare la qualità nella percezione che gli spettatori

hanno della partita o dell’evento e anche quella dei giocatori che si muovono all’interno

del campo.

I principali fattori che sono correlati all’orientamento sono: l’emisfero in cui si colloca

lo Stadio, il periodo dell’anno in cui viene maggiormente utilizzato per le competizioni

sportive, il periodo del giorno in cui si svolge l’attività, le specifiche condizioni ambien-

tali locali, tra le quali anche la direzione del vento.

Lo Stadio è da considerarsi come una macchina solare dal momento che il suo funzio-

namento e comfort derivano dall’orientamento e dal rapporto con l’insolazione duran-

te i diversi momenti del giorno. L’orientamento corretto influisce sul comfort percepito

dagli spettatori e dai giocatori che si muovono sul terreno di gioco e non devono mai

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33WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

trovarsi negli orari pomeridiani a giocare frontalmente rispetto alla posizione del sole,

scelte scorrette comporterebbero discomfort ma anche un danno per quanto riguarda

la manutenzione e la crescita dell’erba di cui è costituito il campo.

Le norme prescrivono, per impianti sportivi per il calcio nell’emisfero boreale localizzati

in Europa, che l’asse longitudinale del campo abbia un’inclinazione compresa tra i 15 e

i 20 gradi rispetto al nord verso ovest.

L’oggetto Stadio ha ad ogni modo una sua autonomia e una sua propria ge-

rarchia all’interno del parco, per questo motivo è anche un elemento eccezionale per

dimensioni e alzato, quindi in tal senso l’orientamento particolare che deve avere per le

questioni elencate precedentemente motiva ancora di più la sua specificità.

È da notare che, nel caso del masterplan per il post-Expo, lo Stadio si trova localizzato

all’estremità est del parco, qui si percepisce in alzato il ponte stradale di Citterio e part-

ner che taglia diagonalmente l’area e anche la convergenza dei due assi autostradali, si

percepisce dunque una compressione sempre maggiore, forze che supportano ancor

di più questo disassamento rispetto alla maglia regolare di Cardo e Decumano.

Altro aspetto a cui dedicare particolare attenzione è la suddivisione in zone,

quattro zone che costituiscono le basi per l’organizzazione della sicurezza dell’intero

complesso. La dimensione e la localizzazione di queste zone sono importantissime per

il funzionamento dello Stadio nel caso si verifichi un’emergenza.

La prima zona è quella dell’attività sportiva, il terreno di gioco, essa può essere utiliz-

zata come zona sicura temporaneamente, le uscite di emergenza dal campo devono

essere correttamente dimensionate e permettere l’accesso ai mezzi di soccorso, è ne-

cessario anche prestare particolare attenzione ai materiali con i quali viene realizzato il

campo, l’erba sintetica in caso di incendio potrebbe sprigionare molto calore e prende-

re fuoco molto velocemente, la scelta dei materiali va dunque sempre concordata con

le autorità dei vigili del fuoco per tutelare la sicurezza dei partecipanti. La seconda zona

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34WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

è costituita dagli spalti dove si trovano gli spettatori, ma anche i piani di distribuzione, i

ristoranti, i chioschi e i servizi, deve essere strutturata per garantire il deflusso ordinato

degli spettatori in caso di emergenza. A ogni spettatore che si trova seduto sugli spalti

deve essere garantito il raggiungimento della zona sicura permanente (la zona 4) o del-

la zona 1 e successivamente della zona 4; deve essere sempre presente un’opportuna

segnaletica e i percorsi devono essere strutturati per essere ragionevolmente brevi e

diretti. Le barriere presenti all’intorno del campo non devono impedire in caso di emer-

genza il passaggio degli spettatori verso il campo, saranno quindi dotate di specifiche

aperture antipanico. La terza zona è delimitata sul suo perimetro, vi possono accedere

solo gli utenti muniti di un biglietto valido per l’ingresso allo Stadio, si tratta quindi dello

spazio che intercorre tra il controllo e la vera struttura dello Stadio, la delimitazione

deve essere distanziata di almeno 6,00 metri dal perimetro dell’impianto, avere altezza

non inferiore ai 2,50 metri e avere varchi della stessa dimensione di quelli delle uscite

dall’impianto. Inoltre questo spazio è considerato di sicurezza temporanea in caso di

emergenza oltre a costituire la principale via percorribile attorno allo Stadio all’aperto.

Da ultimo la zona 4, definita come zona sicura permanente, comprende l’area che

circonda lo Stadio in cui si trovano tutti i percorsi di avvicinamento degli spettatori, le

aree di parcheggio, i punti di ritrovo, i cartelli informativi. Costituisce una zona di buffer

a carattere paesaggistico tra l’evento e la città e contribuisce alla creazione di un’atmo-

sfera piacevole.

L’accessibilità da privilegiare, secondo le normative vigenti, è in primo luogo

quella con i mezzi pubblici; nel caso dello Stadio localizzato nel sito dell’esposizione

universale, vi è la possibilità di utilizzare il servizio di metropolitana, con la stazione di

Rho-Fiera Milano, e il servizio di treni, passante ferroviario, Trenord e Ferrovie dello Sta-

to, tramite la stazione di Rho-Pero. È in fase di progetto anche la stazione di Stephenson

che si troverà ancora più in prossimità dello Stadio e che verrà collegata a quest’ultimo

attraverso un ponte pedonale.

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35WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

Per raggiungere lo Stadio con i mezzi privati è necessario garantire un numero mini-

mo di posti auto pari a 2000 posti localizzati nel raggio di un chilometro dall’edificio. I

parcheggi esistenti, utilizzati durante l’Expo, sommati a quelli nel piano interrato dello

Stadio (400 posti) soddisfano le esigenze normative. Sono presenti 170 posti auto nelle

prossimità di Cascina Triulza, 60 posti nel parcheggio accanto alla Lake Arena, dotato

anche di piattaforma di atterraggio per elicottero. Un parcheggio di 50 posti si trova

accanto all’edificio delle Poste anch’esso in prossimità della Cascina Triulza, 600 posti

nel parcheggio di Roserio in adiacenza allo Stadio, in particolare questo parcheggio,

trattandosi di quello più rappresentativo, viene ridisegnato attraverso il masterplan per

meglio riconnettere i differenti suoli e garantire un avvicinamento al luogo dell’evento

più coerente con il tema del parco. Nei pressi della nuova stazione Stephenson po-

tranno trovare parcheggio 450 vetture, circa 300 posti è la capacità del parcheggio di

Cascina Merlata.

Per accedere al parcheggio al piano interrato dello Stadio, dalla viabilità che

circonda il sito, è possibile imboccare la rampa che porta alla quota inferiore con la

particolarità di raggiungere, prima dell’accesso vero e proprio al parcheggio, una zona

ipogea dalla quale si ha un continuo contatto visivo con lo Stadio, permettendo così

a chi si reca al parcheggio la percezione dello spazio attorno all’edificio e dell’edificio

stesso nella sua volumetria e spettacolarità. Per garantire una netta separazione dei

flussi i mezzi di soccorso accedono al campo da calcio tramite rampa riservata, posta

a nord, che, passando anch’essa per lo spazio ipogeo, recupera poi la quota del livello

0 e accede allo Stadio. Da normativa il parcheggio deve mettere a disposizione delle

squadre, degli arbitri e degli altri ufficiali di gara almeno due posti di stazionamento per

gli autobus delle squadre e almeno dieci posti di stazionamento per le vetture, inoltre

tali parcheggi e il percorso di accesso agli spogliatoi devono essere interdetti al pubbli-

co e alla visione da parte di quest’ultimo; è stata dunque prestata molta attenzione al

soddisfacimento di questi requisiti normativi.

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36WAVES STADIUMUno scenario per il Post-EXPO

2 Masterplan

8. ORIENTAMENTO SOLARE E ACCESSIBILITÀ

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37WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

CAPABILITY & RECYCLING

Un tema alla base dei ragionamenti che hanno condotto al progetto del masterplan

per il Post-Expo è stata la riflessione sul tema dello Sviluppo e della Resilienza. Il punto di

partenza è stato lo scritto di Serge Latouche “Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolo-

nizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa”. In questo

testo lo sviluppo viene fortemente osteggiato in favore di una restaurazione della natura e delle

colture, nella quale i popoli del mondo possano avviare la ricostruzione, la riarmonizzazione e

la riorganizzazione di una società meno devota al profitto e più attenta alla propria soprav-

vivenza dando inizio al processo della decrescita. La decrescita condurrà ognuno di noi alla

ri-attribuzione di un valore concreto e ricco di significato anche al suolo che quotidianamente

ci nutre e che viene invece sempre più conquistato e cementificato nel nome del progresso.

La resilienza si ricollega a questo specifico aspetto; si tratta per definizione della capacità di

un materiale di assorbire un urto senza rompersi, applicando questo concetto all’ambiente la

resilienza può essere letta come adattabilità e variabilità. Il progetto di architettura si confronta

oggi con fenomeni naturali devastanti e improvvisi causati in massima parte dall’attività dell’uo-

mo e dall’eccessiva edificazione del territorio, per questo motivo l’adattabilità deve divenire

sostenibilità e quindi operare una difesa del suolo ma anche una ricerca di forme di costruzione,

uso e riuso dell’esistente tutte volte a preservare il suolo e l’uomo dai rischi territoriali. Il pae-

saggio è un valore importantissimo e la visione di futuro per le città non deve essere quella di

una continua espansione e consumo di suolo e la cementificazione indistinta. L’approccio delle

capacità di Amartya Kumar Sen è un altro punto interessante relativo a questi temi. Si tratta di

un nuovo criterio valutativo del benessere effettivo delle persone e della qualità della loro vita

nell’ambito di una determinata situazione socioculturale ed economica. Sen si schiera contro

l’idea che la ricchezza e lo sviluppo di una comunità siano basati unicamente sulla quantità di

merce e servizi prodotti e messi a disposizione dei suoi membri come viene misurato dal PIL.

Accantonando le dinamiche economiche egli si concentra sulle aspettative e le speranze di

ciascun individuo, ovvero su quel sistema di valori attribuiti a situazioni considerate come pos-

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38WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

itive. Un criterio simile potrebbe essere esteso anche all’Architettura e in questo caso i criteri

valutativi di un progetto non sarebbero più il valore materiale o l’apprezzamento estetico o le

analisi prestazionali ma il benessere e la felicità, proporre di conseguenza architetture che ab-

biano soluzioni adatte ad accrescere le potenzialità di una situazione abitativa o funzionale.

<<Promuovere lo sviluppo umano non significa solo soddisfare i bisogni degli esseri umani, ma

significa contribuire attivamente a crearli>> 1 in quanto la premessa necessaria allo sviluppo

umano è la formazione di un adeguato numero di aspettative, ambizioni, desideri, valori e ideali.

Decrescita, resilienza e capacità possono in primo luogo fare riferimento al Recycling presenta-

to all’interno della Biennale di Venezia del 2012 e così riassunto:

<<Riduzione / riutilizzo / riciclaggio rappresentano un cambiamento di successo in termini di

valore dai rifiuti a materiale riutilizzabile. Le tre R costituiscono una gerarchia dei rifiuti in cui

allo scarto segue il riutilizzo diretto e, in terzo luogo, il riciclaggio, che modifica le proprietà del

materiale. La stessa logica può essere applicata nella creazione di un nuovo sistema di valori per

rapportarsi agli edifici esistenti: minore il numero di modifiche apportate e minore sarà energia

utilizzata, migliore sarà il processo.

Valorizzare ciò che esiste è il miglior punto di partenza per un approccio completamente nuo-

vo: comprendere che il fatiscente, lo strano e l’ordinario sono risorse architettoniche da pren-

dere sul serio, può aprire potenziali nuove direzioni in architettura.>>

La riconversione di edifici o di brani di città è una pratica diffusa in alcuni stati di Europa, il

punto di partenza sta nel rendersi conto delle porzioni urbane abbandonate o in attesa di rid-

estinazione e sfruttare quelle e gli spazi interstiziali presenti nella città.

1 AMARTYA KUMAR SEN, in Lotus International, n 152, Capability in Architecture, Elec-ta, marzo 2013

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39WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

EXPO DOPO EXPO SEI ANNI DOPO

Sei anni fa, alla Triennale, L’Ordine degli architetti di Milano allestì la mostra fotogra-

fica Expo-Dopo-Expo. Milano aveva da poco vinto l’assegnazione dell’EXPO 2015 e dopo l’eu-

foria iniziale si cominciava a lavorare, non senza contrasti, alla organizzazione del progetto.

Per spirito di collaborazione, in quanto architetti, pensammo di puntare da subito l’attenzi-

one sul problema del dopo-Expo specialmente dal punto di vista fisico, architettonico e fun-

zionale. Mostrare attraverso cinque campagne fotografiche lo stato reale dei luoghi di 5 pas-

sate  expo europee ci sembrò l’elementare punto di partenza per stimolare una discussione

ed una presa di coscienza verso una amministrazione pubblica che si accingeva ad attrezzare,

in una situazione urbana densa e complessa come quella milanese, una infrastruttura estesa

su 1 milione di metri quadrati. Ovvio suggerimento: Imparare dalle esperienze altrui. Orga-

nizzammo cinque incontri pubblici dove i responsabili di quelle esposizioni passate illustraro-

no obiettivi, strumenti e problemi affrontati. Segnalarono errori e problemi del prima, del du-

rante e del dopo. Affiancate alle 5 campagne fotografiche, questi contributi segnalavano con

utile anticipo la vera questione dell’intera operazione EXPO: la necessità di un progetto ur-

banistico, economico ed architettonico che permettesse un transito governato dalla festosa

congestione della fiera planetaria ad un utile infrastruttura per l’intera comunità nazionale.

L’ascolto della amministrazione Moratti e di quella Formigoni verso l’intera operazi-

one fu pari a zero. Nessuno intervenne mai a questi incontri pubblici, nemmeno per ascol-

tare, malgrado i molti inviti. La storia dei primi due anni persi in sgambetti contrasti e gio-

chi di potere per gestire la gigantesca torta racconta di una classe politica e amministrativa

miope e rissosa che pilotò consapevolmente l’Expo verso la classica condizione dell’emer-

genza, condizione nella quale le garanzie di trasparenza di equità e di efficienza pubbli-

ca svaniscono nella nebbia delle lobby politiche ed imprenditoriali. Ad Expo 2015 qua-

si finita e dopo un innegabile successo di pubblico e di immagine, la logica dell’emergenza

si rinnova. Il futuro funzionale e fisico dell’area non è stato preparato da un percorso d’in-

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40WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

dagine di politica economica ed urbanistica. Percorso che sarebbe dovuto iniziare almeno

due anni fa per approdare a scelte ponderate, non dettate dalla situazione di emergenza e

capaci di innescare meccanismi virtuosi e trasparenti nei processi decisiona-

li nella messa a punto di progetti e negli affidamenti di incarichi. Oggi, in ques-

ta situazione aperta e fluida sollecitiamo nei limiti di tempo rimasti una discussi-

one fondata e attenta al destino funzionale e architettonico di un pezzo di città.

In questa mostra alle cinque campagne fotografiche del 2009 aggiungiamo il reportage sull’Ex-

po di Shanghai conclusasi nel 2010 e di Milano appena conclusa e sul cui futuro la discussione

è aperta.

Franco Raggi, ottobre 2015

Le fotografie di seguito riportate fanno parte del gruppo di quelle esposte all’inter-

no della Mostra Expo Dopo Expo tenutasi negli spazi dell’Ordine degli Architetti di Milano.

Vengono proposte per raccontare, attraverso immagini, l’evoluzione dei siti che hanno ospitato nelle

edizioni passate un’Esposizione Universale: Lisbona, Saragozza, Hannover e Shangai.

Seguono gli scatti realizzati da Olivo Barbieri nel 1999 con il tema Stadi della collezione

Virtual Truths: lo Stadio San Nicola di Bari, lo Stadio Renzo Barbera di Palermo e lo Stadio Giuseppe

Meazza di Milano

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41WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

10. EXPO DI LISBONA, 1998, fotografie di MARCO INTROINI 2010-2015

9. EXPO DI LISBONA, 1998, fotografie di MARCO INTROINI 2010-2015

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42WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

11. EXPO DI SARAGOZZA, 1998, fotografie di GABRIELE BASILICOI 2008-2009

12. EXPO DI SARAGOZZA, 1998, fotografie di GABRIELE BASILICOI 2008-2009

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43WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

14. EXPO DI HANNOVER, 2000, fotografie di CLAUDIO GOBBI 2009

13. EXPO DI HANNOVER, 2000, fotografie di CLAUDIO GOBBI 2009

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Scheda di approfondimento

16. EXPO DI SHANGAI, 2010, fotografie di PIERFRANCESCO CELADA, 2010-2015

15. EXPO DI SHANGAI, 2010, fotografie di PIERFRANCESCO CELADA, 2010-2015

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45WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

Scheda di approfondimento

17. BARI, fotografia di OLIVO BARBIERI, 1999

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Scheda di approfondimento

18. PALERMO, fotografia di OLIVO BARBIERI, 1999

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Scheda di approfondimento

19. MILANO, fotografia di OLIVO BARBIERI, 1999

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48WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

3 Stadio

3.1 Il tema progettuale

<<Credo che lo Stadio sia oggi un simbolo della civitas. In passato lo sono stati il mu-nicipio, la sala dei congressi, la biblioteca, il museo; adesso il simbolo della città è lo

Stadio. Esprime una grande carica di energia>>4

<<Gli stadi sono i mercati del futuro. Fanno parte della categoria dei ‘third space’5, diversi dal ‘first place’, la casa, dal ‘second place’, il luogo di lavoro, si tratta di spazi se-mi-pubblici che svolgono importanti funzioni sociali.

Allo Stadio si incontrano differenti milieus sociali e pratiche culturali componendo una

mappa della cultura popolare: il mercato del futuro>>6

3.1.1 Il tema

La città del XXI secolo, come Milano, è una città costantemente esposta alle reti

mediatiche, caratterizzata dal tempo dell’immediatezza e strutturata dalla mobilità dei

suoi abitanti, dall’integrazione di luoghi fisici e da flussi di relazioni. Il paesaggio inse-

diativo disegna perciò nuove e flessibili logiche organizzative: gli spazi multifunzionali

4 PETER EISENMAN

5 RAY OLDENBURG 1989

6 ALBERT WIMMER, DORIS ROTHAUER; Market Places of the Future , in ALBERT WIM-MER Stadien/Stadiums, Springer Wien New York, 2008

Key-word

Waves Stadium Grandezza Icona C-value

Sicurezza Multifunzionalità Tecnica Envelope

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49WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

appaiono come nuove forme urbane dell’abitare, in grado di alterare e calamitare la

mobilità, attirando a sé importanti quantità di popolazione, ritmate nei molteplici seg-

menti temporali che scandiscono il tempo della città. Il prodotto generato da questa

trasformazione è una filiera di luoghi riconoscibili per la loro articolazione funzionale

e per la loro capacità di rispondere alla diverse esigenze della città, valorizzandone

risorse ed economie; in questo caso lo Stadio rappresenta sicuramente un esempio

di questo tipo di luogo urbano. La realizzazione di stadi costituisce perciò l’occasione

per processi di rigenerazione urbana, esemplificato in questo caso dal dopo-Expo, e di

modernizzazione delle infrastrutture, nonché momento per l’individuazione di flessibili

modalità di fruizione del territorio, nell’ottica di un crescente rinnovamento degli stru-

menti di pianificazione.

I nuovi Stadi si collocano in questo contesto culturale, rappresentano una ri-

sposta moderna capace di unire insieme esigenze di tipo funzionale, morfologiche,

politiche, sociali ed economico-finanziarie. L’architettura dello Stadio e quindi la sua

progettazione, si confronta con l’insieme dei nuovi temi che caratterizzano il processo

di adeguamento degli spazi collettivi, le loro forme, i loro paradigmi.

Progettare uno Stadio, oltre alle questioni tecniche, funzionali, distributive e del

rapporto tra la forma e struttura, significa, riportato alla contemporaneità, relazionarsi

con tre ordini di tematiche, ognuna importantissima per la realizzazione di un edificio

catalizzatore di eventi e attività. Troviamo dunque il tema di uno Stadio sostenibile, di

uno Stadio portatore di ritualità e di simbologie e ancora più importante il tema della

sicurezza intesa a tutti i livelli: sicurezza territoriale, puntuale, ovvero come l’edificio si

relazioni con l’immediato intorno, e fisico-psicologica relativa dunque alla percezione

di un livello di sicurezza e comfort tali da garantire l’affluenza di un gran numero di per-

sone.

Parlare di Stadio porta con sé anche ragionamenti di carattere sociologico strettamente

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50WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

legati al tema architettonico.

A partire dalle parole di Marc Augè, di Peter Eisenman e di Albert Wimmer, è possibile

tracciare una breve evoluzione di fenomeni sociali e aspettative che lo Stadio stesso

veicola ed esprime.

Nel mondo classico lo Stadio era un luogo di competizione ma allo stesso tem-

po anche di sospensione dei conflitti e di pace (basti pensare che ai tempi di Olimpia i

giochi implicavano una tregua tra le diverse città greche). Nel tempo si è assistito a una

naturale evoluzione in Arene, esempio tra tutti quello del Colosseo, tramutandosi in

un luogo dominato dallo spettacolo e dallo scontro. Il pubblico assisteva ad una lotta,

e assiste ancora oggi alla competizione tra due differenti squadre, attuando una sorta

di catarsi collettiva che libera gli spettatori dalle tensioni reali, queste vengono dunque

canalizzate in una forma di ‘religione immanente’ che dà luogo a un rito collettivo. La

cerimonia sportiva consente di trovarsi insieme in uno stesso culto attraverso una so-

spensione della rivalità fisica, di scontro diretto, in quanto i veri attori sono i giocatori in

campo sostenuti dalle tifoserie. La violenza simbolica, all’interno del gioco e la violenza

verbale tra i tifosi, ha recentemente visto un’accentuazione che l’ha portata ad essere

in molti casi una violenza reale che si scarica sui tifosi delle altre squadre, sulla polizia

o sui giocatori. In quest’ottica a prevalere non è l’evento sportivo, ma l’attenzione che

tifosi, come gli ultrà, riescono ad attirare a sé e veicolano attraverso i media che sono

sempre più presenti all’interno di strutture come gli stadi appunto. Per queste ragioni

chi è chiamato a progettare uno Stadio, deve oggi seguire regolamenti e deve struttu-

rare il progetto attraverso suddivisioni e compartimentazioni dell’edificio al fine di man-

tenere una separazione tra le tifoserie; si può dire che la segregazione all’interno degli

stadi riproduce la segregazione presente nella società, l’immagine della ola dunque è

un’immagine di fluidità ingannevole in uno spazio che ha in realtà profonde cesure al

suo interno.

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51WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

Alla luce di questi concetti espressi da Augè, è possibile interrogarsi sull’idea di

Peter Eisenman che lo Stadio sia oggi il simbolo della civitas. Sicuramente gli stadi sono

un luogo di incontro e di attività, per questo e per la ritualità di cui si è precedentemente

parlato, possono tradurre in chiave contemporanea il ruolo svolto dal municipio o dal

museo della città moderna, è chiaro che il valore veicolato dallo Stadio assume però

caratteri commerciali. Per questa ragione è altrettanto valida la tesi espressa da Albert

Wimmer il quale interpreta lo Stadio come ‘market place of the future’, mercato del

futuro, un luogo dove si incontrano differenti milieus sociali e pratiche culturali che

vanno a comporre una mappa della cultura popolare del tutto nuova. Gli stadi fanno

parte di una terza categoria di luoghi della città. La prima categoria è costituita dai luo-

ghi dell’abitare, la seconda dai luoghi del lavoro; la terza invece comprende gli spazi

nei quali si svolgono attività semi pubbliche con un ruolo sociale importante, in cui ad

esempio si trovano servizi e esperienze di relazione in continua evoluzione, andare allo

Stadio è un’esperienza di incontro e di scambio. Non bisogna certo dimenticare che

possono avvenire scontri, ma al tempo stesso resta l’idea che un ambiente multifun-

zionale e flessibile, come deve essere uno Stadio, possa essere un attivatore sociale in

grado di accogliere e soddisfare le esigenze e le necessità espresse dalla società, raffor-

zando il legame con la comunità e accrescendo il valore percepito e la soddisfazione

attesa dalla fruizione dell’impianto stesso.

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3 Stadio

3.1.2 L’evoluzione del tema progettuale

Le origini dello stadio risiedono nella concezione di pratica sportiva connessa

non tanto al concetto di tempo libero, quanto al suo ruolo di teatro destinato allo

spettacolo sportivo. Il passaggio terminologico, avvenuto in epoca greco- romana, che

vede la trasformazione dal suo significato di indicatore d’unità di misura7 a tipo archi-

tettonico, a sua volta declinato da uno specifico tipo di corsa che si disputava su tale

lunghezza nell’antica Grecia, accompagna le trasformazioni funzionali che hanno con-

trassegnato tale manufatto. Lo stadio ha nel tempo incorporato prestazioni particolari

che, nell’arco dei secoli, hanno costituito e ancor oggi innervano l’ossatura fondamen-

tale della sua concezione progettuale.

Nell’antica Grecia l’Ippodromo e lo Stadio costituivano i necessari complementi archi-

tettonici, all’interno dell’impianto urbano, dei sistemi delle palestre e dei ginnasi molto

frequentati. Lo Stadio di Mileto del 180 a.C. poteva accogliere 15000 spettatori ed era

un’architettura essenziale composta da due lunghe tribune rettilinee contrapposte

con il campo di gara al centro. Una capacità progettuale e organizzativa maggiore si

evince nell’Anfiteatro Flavio a Roma per la ricchezza di accorgimenti tecnico-distri-

butivi previsti e per le modalità con cui sono stati risolti i problemi della visibilità e per

l’accesso e l’esodo degli spettatori. Ospitava fino a 50000 spettatori e la cavea era

protetta da velari per avere un maggior livello di comfort.

I primi stadi per il gioco della palla furono invece spazi urbani, le piazze cittadine o le

corti dei palazzi nobiliari in Italia; in epoca illuminista si parla della piazza-stadio per la

7 “Stadio: lat. STADIUM dal gr. STADION (…) Estensione determinata di 600 piedi greci o 625 romani, ossia 125 passi geometrici; metonimic. Il luogo talora cinto di un anfite-atro, di portici, di colonne, dove in Grecia si correva a gara, il quale in Olimpia era ap-punto della lunghezza di uno stadio”. Tratto da O. Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Sonzogno 1937, Polaris 1993. Lunghezza pari a circa 177 metri nel sistema attivo e circa 185 metri nel sistema ales-sandrino.

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53WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

funzione educativa del gioco, in quanto luogo di trasposizione delle attività ludiche e

della società popolare contrapposta al teatro per lo svago della classe aristocratica.

Dall’Ottocento il luogo del gioco subisce una profonda mutazione con la costruzione

di specifiche strutture: dapprima in Italia vediamo la nascita di sferisteri che sono una

sorta di anticipazione dei moderni stadi calcistici, nonché la rappresentazione di uno

dei luoghi privilegiati e più affollati della socialità urbana del tempo.

Gli stadi per il calcio contemporanei vedono la loro vera origine nella nascita del calcio

moderno, avvenuta agli inizi del XIX secolo, nei contesti urbanizzati inglesi. Siamo quin-

di nella prima generazione di stadi che sono di natura multifunzionale in quanto in essi

si posso svolgere differenti pratiche sportive.

All’inizio del XX secolo in Italia e in Europa la progettazione degli stadi si ispira a un’im-

pronta classica come possono essere gli stadi monumentali per l’atletica.

Gli stadi di seconda generazione sono invece in prevalenza radiali con strutture

di copertura parziale o integrale in calcestruzzo armato. I temi dell’integrazione con

il paesaggio della morfologia della copertura e dell’interfaccia tra sistemi tecnologici

e tipologia insediativa rappresentano i principali momenti di riflessione architettonica

compiuti, l’esperienza italiana degli anni Novanta costituisce l’occasione di un processo

di sperimentazione sul tipo “Stadio”, in particolare di un tema progettuale, oggi di forte

attualità, che riguarda l’adeguamento, l’ampliamento e l’ammodernamento delle strut-

ture esistenti mettendo in evidenza difficoltà e criticità del rapporto tra stadio e tessuto

urbanizzato da un punto di vista non solo progettuale e prestazionale ma anche e so-

prattutto gestionale.

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3 Stadio

3.1.3 Lo Stadio oggi

Storicamente lo Stadio ha costituito un luogo di aggregazione dedicato ad un

segmento temporale definito e limitato. Ora i tempi e le modalità di frequentazione

e fruizione, nonché le tipologie di utenza, si sono notevolmente dilatate. Le strutture

tendono ad essere costantemente accessibili e con esse anche tutte quelle attività

che consentono il funzionamento, favorendo una più intensa opera di socializzazione.

Lo Stadio non è solo uno stadio: è qualcosa di più. Questi fattori stanno ovviamente

rivoluzionando il significato culturale dell’edificio, determinando un molteplice utilizzo

dell’impianto, soprattutto da parte di quelle fasce d’utenza non coinvolte dall’evento

sportivo e spettacolare, ma che nella struttura possono trovare, oltre a servizi di pubbli-

ca utilità, nuove e diversificate occasioni di relazione, interpretando lo stadio come un

vero e proprio isolato urbano contemporaneo; alcune opere recenti hanno ad esempio

proposto accanto ai servizi anche spazi e funzioni di significativa rilevanza sociale. Si

può dunque concludere che è ancora possibile incrementare e rinnovare il sistema

funzionale di strutture così ampie facendo attenzione ai bisogni di una comunità, tra-

sformandole quindi in ‘infrastrutture culturali’.

Le tematiche della sicurezza, della mobilità sostenibile, della gestione consape-

vole delle risorse, dei processi di marketing territoriale che possono derivare da queste

forme di sviluppo urbano sono state affiancate da un approccio imprenditoriale influen-

zato dalla pressante ricerca di un’opportunità economica.

Nell’era del calcio televisivo, in linea generale, gli invasi mastodontici che un

tempo accoglievano democraticamente gli spettatori per dispensare loro evasione nei

pomeriggi domenicali sono ritenuti ridondanti e si tendono a edificare impianti di mi-

nore capienza in grado di soddisfare le nuove norme di sicurezza e i criteri di comfort

maggiore affermatisi a partire dagli anni Ottanta.

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55WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

Oggi poi i club più intraprendenti e ambiziosi puntano allo “stadio di proprietà”, vale a

dire alla realizzazione di nuove arene di pertinenza esclusiva che, oltre a rafforzare la

struttura patrimoniale della società, in linea con le richieste degli organismi di controllo

dei bilanci, contribuiscono notevolmente alla crescita dei fatturati.

Tra questi stadi definiti di “terza generazione” e quelli precedenti si può percepi-

re una differenza simile a quella che esiste storicamente tra il teatro “classico” e la sala

a palchi “all’italiana”, dove il primo traduce in forma costruita l’assemblea egualitaria

della comunità, mentre la seconda riflette, nella sua articolazione spaziale, la struttura

di una società gerarchicamente stratificata. Così i nuovi stadi, realizzati in anni recenti

da numerose società calcistiche in giro per il mondo, puntano a fidelizzare l’utenza e

massimizzare i ricavi vendendo pacchetti di servizi “customizzati” alle diverse tipologie

di consumatori: Vip, stampa, comuni cittadini e tifosi. Si chiama “differentiation strategy”

e si basa sul principio per il quale i clienti attribuiscono un valore più elevato ai prodotti

e ai servizi percepiti come unici. La previsione, nella realizzazione di un nuovo stadio

di calcio, di skybox, skylounges, museo della squadra, arene dove ospitare concerti e

rappresentazioni teatrali aumenta l’esclusività dei prodotti e dei servizi previsti dall’im-

pianto, rendendo lo spettatore più soddisfatto e disposto a pagare una cifra maggiore

per usufruire di determinati servizi.

I nuovi stadi sono dunque di norma all-seater, ovvero privi di posti in piedi; prov-

visti di tribune coperte, talvolta anche di copertura apribile del campo; multifunzionali

e cioè atti a ospitare un ampio mix di eventi anche extrasportivi, come meeting azien-

dali, convegni, concerti, performance spettacolari di varia natura. Senza contare inol-

tre che in linea di massima l’investimento immobiliare ingente diventa recuperabile e

sicuramente remunerativo solo quando trascina con sé, nei limiti consentiti dalle varie

legislazioni nazionali, integrato o al contorno, un indotto di attività commerciali capaci

di generare ricavi adeguati: shopping centre, hotel, ristoranti, cinema multisala, ecc.

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56WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

Se il panorama strutturale degli stadi italiani è ancora, nel complesso, fermo ai Mondiali

del 1990, con molte squadre che si apprestano a seguire l’esempio della Juventus, che

ha realizzato nel 2011 il nuovo impianto riservato al termine di un iter burocratico pro-

lungatosi per quasi dieci anni, in Europa, l’esperienza degli stadi di proprietà è da tempo

diffusa e consolidata, particolarmente in quei paesi che possono vantare i campionati

con le riuscite economiche migliori: Inghilterra e Germania.

Gli Stadi tradizionali, o chiusi, sono da sempre stati concepiti come contenitori

di pubblico, funzionanti esclusivamente in occasione dell’evento sportivo, attraverso un

rapporto spazio temporale diretto. Pensare invece a un modello aperto di stadio ren-

de necessaria un’articolata progettazione anche dell’aspetto comunicativo, in grado di

tener conto delle differenziate utenze non solo sociali ma anche temporali, nei diversi

giorni della settimana.

Lo Stadio diviene dunque una grande infrastruttura urbana con elevata fruibilità, com-

patibilità e adattabilità e inoltre con la capacità di creare eventi di richiamo per la città,

un luogo dotato di attività catalizzatrici in grado di generare fenomeni economici so-

stenibili per la fattibilità degli interventi.

Il manufatto è sempre più progettato e customizzato, costruito e gestito su misura per

la nuova figura dello spettatore-cliente coerentemente ai principi di comfort, qualità e

sicurezza. Troviamo dunque sistemi ricettivi, ristoranti, centri benessere, cinema mul-

tisala e teatri, poli convegnistici, ma ancor di più sedi di istituzioni pubbliche, e forme

culturali. La nuova cultura di gestione incorpora anche il ruolo che i nuovi strumenti

di divulgazione e percezione dell’evento sportivo e spettacolare svolgono all’interno

della struttura organizzativa calcistica: l’avvento dei media ha scomposto la centralità

dello stadio promuovendo una sua apertura rispetto ai sistemi esterni e alle reti. Tale

processo di de-contestualizzazione e globalizzazione dell’informazione ha promosso

un rinnovato rapporto tra stadio e città: l’impianto acquista un ruolo aggiunto rispet-

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3 Stadio

to a quello di matrice tradizionale, rappresentando un elemento attivo nel processo

di rinnovamento e potenziamento del sistema infrastrutturale urbano. È da ricordare,

sempre in merito all’aspetto del ruolo dei media, che questi hanno sempre più la pos-

sibilità di diffondere, attraverso le reti televisive e le più private tv via cavo, l’evento che

si svolge all’interno dello spazio del campo, per questo motivo si assiste nella mag-

gioranza dei casi alla progettazione di stadi dal limitato numero di posti (tra i 38000 e

i 40000 spettatori) proprio perché vi è stata recentemente una riduzione del numero

di persone che si reca abitualmente allo stadio. L’abbassamento del numero di posti è

dovuto sia a questioni prettamente economiche che di percezione: quando ci si trova

nella cavea l’effetto di un luogo completamente occupato ha sul giocatore ma anche

sugli spettatori stessi un effetto di coralità e pluralità molto maggiore rispetto a quello di

uno stadio semivuoto con un terzo anello deserto. A colpo d’occhio la percezione del

catino, formato da primo e secondo anello, completamente pieno è molto efficace per

rendere l’idea di partecipazione di un gruppo unito di persone che tifano per la stessa

squadra o che assistono allo stesso concerto.

Tornando al significato che assume l’edificio in termini di architettura, lo Stadio

può sicuramente assurgere a un ruolo di veicolo per la sponsorizzazione di aziende

multinazionali o del club calcistico, o può semplicemente essere un luogo riconoscibi-

le d’aggregazione, potenziando l’identità di un distretto.

La diversificazione delle attività può essere perseguita mediante un programma esi-

genziale mirato a consentire il funzionamento continuativo della struttura e la sua ac-

cessibilità nell’arco della giornata e dell’anno. La scansione e l’articolazione funzionale,

oltre a contribuite notevolmente alla rigenerazione dello spazio fisico e sociale in cui

il manufatto è situato, perseguono l’obiettivo di richiamare fasce d’utenza ancora ine-

spresse, presenti in tempi differenziati: l’impianto diviene perciò multifunzionale e mul-

titemporale.

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3 Stadio

Avendo intuito l’importanza di distinguere la performance economica da quella spor-

tiva, generando una nuova base d’utenti in grado di interagire con i servizi d’intratte-

nimento offerto negli stadi, le società calcistiche potranno in futuro articolare i loro

ricavi rendendoli indipendenti dai risultati e dalle prestazioni sportive, investendo nella

promozione di società di servizi e in altri ambiti diversi da quello calcistico.

Gli impianti tendono ad oggi a configurarsi come strutture fluttuanti: consentendo il

movimento di più porzioni dell’edificio, è possibile, in primo luogo, aumentarne la fles-

sibilità (quindi l’adattamento ad ogni singolo evento) e, in secondo luogo, prolungarne

e differenziarne il ciclo di vita.

Lo Stadio rappresenta una stimolante occasione di sperimentazione e

integrazione tra le diverse componenti funzionali, morfologiche e tecnologiche che

connotano la produzione dell’architettura dell’ultimo decennio.

Il manufatto si configura come evento costruttivo nel quale confluiscono, attraverso

un elevato grado di specificità, le principali variabili del rapporto ideazione-progetta-

zione-costruzione che si esprime sul fronte delle relazioni con l’esterno, con i colle-

gamenti, l’accessibilità, l’integrazione all’esistente, i valori d’impatto ambientale e di so-

stenibilità sociale ed economica e anche sul fronte di natura architettonica, strutturale,

funzionale, distributiva, impiantistica.

Da queste istanze nasce la necessità di una strategia di riappropriazione da parte della

cultura architettonica di un “oggetto tecnico di grande scala”, trasformandola in una

preziosa occasione di dialogo tra diverse discipline e tra il mondo del progetto e quello

della costruzione, rifiutando una posizione culturale che relega lo stadio a semplicisti-

co teatro dell’evento, deve dare una risposta a un problema tecnico ma deve essere al

tempo stesso fruibile anche funzionalmente e percettivamente e confrontarsi con la

natura del sito in cui si colloca.

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3 Stadio

Deve avvenire dunque un riavvicinamento tra le competenze tradizionalmente attribui-

te all’ingegnere e le conoscenze dell’architetto, tra la tecnica, la struttura, e gli impianti

e la composizione, la percezione dello spazio e la sua qualità.

Lo Stadio porta quindi a una collaborazione di diverse discipline che conducono a

progetti di sperimentazione tecnologica che al tempo stesso prestano particolare at-

tenzioni alle tematiche sempre attuali della sostenibilità e durabilità non solo dell’in-

tervento ma anche dei materiali di cui esso si costituisce. Gli stadi costituiscono una

reale occasione, per la disciplina urbanistica e architettonica, di provarsi su temi com-

plessi che fanno parte della tradizione, per rivendicare il significato dell’architettura e

ricondurla al centro dei bisogni collettivi di trasformazione, sottraendo all’architetto il

pericolo di svolgere un ruolo di “organizzatore culturale”, anziché quello di intellettuale

dedicato alla predisposizione di metodi e strumenti interni alla propria disciplina

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3 Stadio

Camp Nou1957

Camp Nou 99.354 1957Wembley Stadium 90.000 2007Stade de France 81.338 1998Stadio Giuseppe Meazza 81.277 1962Stadio Santiago Bernabéu 81.044 1947Stadio Olimpico di Londra 80.000 2012Olympiastadion Berlino 74.228 1936Allianz Arena 71.137 2005Olympic Stadium Atene 69.618 2004Emirates Stadium 60.338 2006Stadio San Nicola 58.248 1990San Mamés (bilbao) 53.332 2013Donbas Arena 50.149 2009Bordeaux Atlantique 42.115 2015Juventus Stadium 41.475 2011Allianz Riviera 35.624 2005

Wembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley StadiumWembley Stadium20072007

Stade de FranceStade de FranceStade de FranceStade de FranceStade de France19981998

Stadio MeazzaStadio MeazzaStadio MeazzaStadio MeazzaStadio MeazzaStadio Meazza19621962

Santiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago BernabèuSantiago Bernabèu194719471947

Olympic StadiumOlympic StadiumOlympic StadiumOlympic StadiumOlympic StadiumOlympic StadiumOlympic StadiumOlympic Stadium201220122012

OlympiastadionOlympiastadionOlympiastadionOlympiastadionOlympiastadionOlympiastadion19361936

Allianz ArenaAllianz ArenaAllianz ArenaAllianz ArenaAllianz ArenaAllianz Arena200520052005Atene Olympic Atene Olympic Atene Olympic Atene Olympic Atene Olympic

StadiumStadiumStadium20042004

Emirates StadiumEmirates StadiumEmirates StadiumAtene Olympic

Emirates StadiumAtene Olympic

StadiumEmirates StadiumStadium20062006

San NicolaSan NicolaSan NicolaSan NicolaSan Nicola199019901990

San MamèsSan MamèsSan MamèsSan MamèsSan MamèsSan MamèsSan Mamès2013201320132013

Donbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas ArenaDonbas Arena2009200920092009

Bordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux AtlantiqueBordeaux Atlantique2015201520152015

Juventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus StadiumJuventus Stadium201120112011

Allianz RivieraAllianz RivieraAllianz RivieraAllianz RivieraAllianz RivieraAllianz RivieraAllianz RivieraAllianz RivieraAllianz Riviera200520052005200520052005

20. CAPIENZA STADI EUROPEI, comparazione tra capienze e anno di inaugurazione

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3 Stadio

3.2 Concetti di icona e di semplice in relazione allo Stadio

<<[..] la grande dimensione, una necessità funzionale che diventa l’occasione e il tema della performance progettuale. Il super-oggetto travalica le regole e le consuetudini edilizie, e si definisce come qualche cosa di diverso e più significativo di quanto possa

essere ogni manufatto che rientri nella categoria dell’edificio>>8

L’architettura della grande dimensione riguarda in modo particolare lo sviluppo

della tecnologia costruttiva in architettura e in ingegneria, il rapporto che l’architettura

stabilisce con il paesaggio e il modo attraverso il quale l’architettura di grande dimensio-

ne risponde alle esigenze della società contemporanea. L’edificio di grande dimensio-

ne, come si è precedentemente detto, vuole divenire un sistema totale, un’installazione

autosufficiente che si pone oltre la dimensione edilizia per agire alla scala del territorio

e del paesaggio proprio grazie all’attività che si svolge al suo interno. La grandezza è

un tema di architettura cogente ed è spesso esito di un’intenzione progettuale relativa-

mente autonoma dalle reali dimensioni di quell’oggetto, è molto importante infatti an-

che il raggio d’azione che il manufatto possiede, la sua scala di influenza sul territorio;

si può dunque affermare che una grande scala non comporta necessariamente grandi

dimensioni dell’oggetto architettonico.

A grandi edifici corrispondono anche grandi strutture, nel caso specifico dello Stadio

la tipologia strutturale ha due principali tendenze costruttive. Da un lato la struttura

leggera in tensione e dall’altro quella pesante e compressa. Al primo modello appar-

tengono quegli edifici e stadi che usano tecnologie avanzate (per l’involucro) e che

8 ALESSANDRO ROCCA, X- Files. Oggetti non identificati sul pianeta architettura. In Lotus International, n 100, Le cadaver exquis , Electa, 1999

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62WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

spesso occultano gli elementi compressi (la cavea) mettendo in evidenza il volume,

l’involucro che sembra sospeso dal suolo. Diversi sono invece gli edifici che sembrano

quasi affiorare dal terreno per estrusione della materia. Al primo caso appartengono le

strutture a cupola che riescono inoltre ad esaltare la centralità del luogo, a rappresen-

tarne l’unitarietà.

Vi sono differenti modi di declinare il tema della grandezza: il fuoriscala, il monumento,

l’anti-monumento, l’icona e la semplicità. Nel caso del progetto presentato in questo

lavoro, lo Stadio si colloca nella declinazione di icona e di semplicità, <<Una ulteriore

condizione è l’iconicità della figura architettonica, per cui si richiede una forma sem-

plice che sappia affermarsi e cristallizzarsi nell’immaginario popolare. […] icone ricono-

scibili come marchi pubblicitari e, nello stesso tempo, sistemi costruttivamente audaci

che possano fare spettacolo della propria tecnologia.>> 9

Lo Stadio ha sicuramente un significato funzionale e simbolico che lo rende un ricevi-

tore di flussi, una terminazione, e al tempo stesso un trasmettitore attivo di dati e eventi.

Semplicità non è però mai intesa come semplificazione, vuole qui sottolineare come

attraverso un disegno ben definito e calcolato (strutturale e tecnologico in particolare),

un’evocazione di immagini molto nitide dell’oggetto d’architettura e un linguaggio dal

lessico preciso e leggibile sia possibile raggiungere il tema dell’edificio- icona, l’inten-

zione figurativa attraverso la costruzione stessa dell’edificio.

9 ALESSANDRO ROCCA, X-Files. Oggetti non identificati sul pianeta architettura. In Lo-tus International, n 100, Le cadaver exquis , Electa, 1999

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3 Stadio

3.3 La ricerca di senso e del rapporto forma-volume-suolo

Da questi primi ragionamenti di carattere teorico, l’attenzione si è poi focalizza-

ta, nel percorso progettuale, su come conciliare la scala dell’edificio in rapporto al suo

contesto, su quale forma avrebbe dovuto avere lo Stadio, sul senso di un manufatto

all’interno di un parco.

Rispondere a queste prime domande ha portato alla definizione di alcuni concetti re-

lativi sia all’inserimento dello Stadio nel Masterplan sia al manufatto stesso e come

dovesse svilupparsi.

Proprio per comunicare l’idea di icona dell’edificio inizialmente la scelta progettuale si

era orientata verso la sopraelevazione dello stadio su di un podio che ospitasse funzio-

ni pubbliche e ricettive. Questa prima ipotesi comportava però un evidente spreco di

spazi e volumetrie per attività che senza dubbio avrebbero potuto trovare collocazione

già dentro l’edificio stesso. Inoltre per comunicare l’iconicità del manufatto non ne-

cessariamente questo doveva essere posto su un podio, cosa che inoltre ne avrebbe

aumentato ulteriormente l’altezza.

Il passo successivo è stato quindi comprendere come veicolare il concetto di icona

mantenendo lo stadio adagiato sul suolo, questo avrebbe inoltre permesso un inseri-

mento più controllato rispetto alle altezza degli elementi costruiti circostanti-Palazzo

Italia, il ponte viabilistico di Citterio e la Collina Mediterranea.

Uno dei principi che regola il Masterplan è quello della progressiva scomposizione della

piastra di cemento, in questo stesso processo si colloca quindi lo scavo per la costru-

zione dello Stadio, tenendo in considerazione che per ragioni dettate dal vincolo della

falda, si è deciso di inserire un solo piano interrato e di mantenere il campo di calcio

alla quota del parco.

Lo Stadio risulta ora appoggiato al suolo ma, attraverso il suo rivestimento leggero,

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64WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

(contrapposto alla matericità della cavea fatta della stessa materia della piastra) esso si

discosta dal terreno, viene quindi a crearsi una zona d’ombra che enfatizza ancora di

più la sospensione del manufatto in una dimensione metafisica. L’iconicità è ottenuta

anche attraverso la forma, la scelta di un impianto ellittico comunica di per sé un’eman-

cipazione rispetto al contesto e d’altro canto anche il tentativo di mantenere l’edificio

il più compatto possibile.

Dal parco quindi si percepisce lo Stadio come un oggetto sospeso, quasi si trattasse di

un dirigibile, il volume complessivo è scandito verticalmente da vele di colore bianco

che seguono il passo strutturale delle centine che sostengono la copertura.

Il suolo all’intorno dello stadio non presenta dislivelli una volta superato il primo con-

trollo, la limitazione degli accessi sfrutta e si integra con disegno del paesaggio in quan-

to il suolo subisce un’increspatura erbosa ai lati dello stadio permettendo inoltre dalla

distanza di percepirlo come poggiato su un pendio erboso.

Lo stadio poi si compone di differenti layer ognuno dei quali caratterizzato da una spe-

cifica matericità e funzione, il campo è il layer zero, la cavea in calcestruzzo costituisce

invece il primo livello di lettura. Essa, oltre ad accogliere gli spettatori con una capienza

di 38.000 posti, svolge anche il compito di ospitare i servizi per il pubblico – comfort

shop, controlli e primo soccorso, gli skybox, i due ristoranti, i diversi lounge e il mu-

seo dello sport insieme al piano interrato destinato agli sportivi, ai media con il media

center dedicato, la sala conferenze e agli operatori che possono trovare spazi per la

formazione e l’aggiornamento. Il secondo layer è quello propriamente strutturale, è

infatti costituito dalle centine che sostengono il rivestimento e la copertura della cavea,

il materiale che la caratterizza è l’acciaio che si presenta sotto forma di travature retico-

lari risolte utilizzando un doppio profilo accoppiato a travi forate, questo conferisce alla

reticolare una solidità dal punto di vista dell’effetto visivo generato. Al sistema delle travi

si affiancano i sistemi di distribuzione verticali posizionati in diretta comunicazione con

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3 Stadio

i vomitori di accesso alla cavea.

Travi e sistemi di distribuzione risulteranno visibili di notte nel parco in quanto le travi

presentano un sistema di illuminazione Led con differenti combinazioni di colore pos-

sibili.

Il rivestimento costituisce infine il terzo layer: si tratta di vele che si collocano tra le

centine e ne rispettano il passo in modo da esaltarne le regolarità con una resa plastica

quasi come se fossero vele di un’imbarcazione, da qui deriva il nome “WAVES Stadium”.

Il rivestimento è realizzato in vetrosilicone. Questo materiale ha la proprietà di essere

percepito dall’osservatore esterno come opaco di giorno e retroilluminato di notte tra-

sformandosi in una lanterna, durante il giorno gli spazi interni all’involucro sono illumi-

nati dalla luce che filtra in modo diffuso attraverso il materiale.

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66WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

Premessa metodologica

Il progetto di un edificio come lo Stadio ha comportato in seconda fase un approccio

di metodo che, al fine di garantire la miglior fruizione ed esperienza di esso, ha tenuto

conto di normative per la progettazione e leggi per la sicurezza con indicazioni molto

precise sui valori minimi e massimi di pendenza degli spalti, dei varchi di accesso e di

uscita, delle caratteristiche dimensionali dei vomitori, di orientamento, di dotazioni di

spazi per il corretto funzionamento di uno Stadio in sicurezza, di necessità dei media e

dei telecronisti nonché dell’accessibilità di disabili e delle differenti utenze.

La parte seguente illustra quindi i procedimenti che hanno poi condotto alla definizione

della cavea nella sua interezza. L’adeguamento alle normative non è stata vissuta come

un’imposizione ma è stata integrata completamente nel progetto architettonico degli

spalti e tutti i differenti elementi che compongono l’edificio, il motivo di queste scelte

risiede sia nel recepimento delle norme al fine di ottenere un oggetto controllato, ma

anche nel risultato architettonico e percettivo finale.

Le norme e i codici che sono stati seguiti sono:

•D.M. 18 Marzo 1996 “Norme di sicurezza per la Costruzione e l’esercizio degli im-

pianti sportivi”

• D.M. 6 Giugno 2005 (I)

• D.M. 6 Giugno 2005 (II)

• Norme Coni per l’impiantistica sportiva

• Regolamento per l’emissione dei pareri di competenza del Coni sugli interventi re-

lativi all’impiantistica sportiva

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3 Stadio

• Regolamenti delle Federazioni Sportive

Viene di seguito riportato una breve descrizione del contenuto dei riferimenti normativi.

L’ordinamento sportivo è una delle materie cosiddette “a legislazione concorrente”,

nel senso che la potestà legislativa è in capo alle Regioni, fatta salva la riserva a favore

dello Stato per la determinazione dei principi fondamentali. Il ruolo delle Regioni e degli

Enti Locali riguardo agli impianti sportivi è particolarmente importante, poiché le infra-

strutture sportive costituiscono lo strumento principale attraverso il quale la Pubblica

Amministrazione Locale può concretamente svolgere la loro funzione di sviluppo delle

attività sportive e ricreative. È compito invece della Commissione impianti sportivi del

CONI esprimere un parere di tipo tecnico inerente la funzionalità sportiva sui progetti

ristrutturazione o costruzione degli impianti sportivi. L’Istituto per il Credito Sportivo è,

infine, l’Ente deputato a valutare e finanziare i progetti di costruzione o ristrutturazione

degli impianti sportivi.

La normativa nazionale sugli impianti sportivi

Le principali disposizioni normative relative alla costruzione e alla messa in uso degli

impianti sono contenute nel Decreto Ministeriale 18 marzo 1996 (Norme di sicurezza

per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi), modificato e integrato dal Decre-

to Ministeriale 6 giugno 2005. Oltre a definire le modalità procedurali necessarie per

la costruzione o ristrutturazione di impianti sportivi, il Decreto fornisce le disposizioni

relative all’ubicazione dell’impianto o del complesso sportivo, al rispetto delle misure

di prevenzione degli incendi, nonché ai vari requisiti che devono essere rispettati rela-

tivamente alla sicurezza (sistemazione degli spettatori, separazione fra zona spettatori

e zona attività sportiva, vie di uscita, aree di sicurezza e varchi, distribuzione interna dei

percorsi di smistamento, servizi di supporto della zona spettatori).

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3 Stadio

L’argomento della sicurezza è quello che, più di altri, è stato oggetto di integrazioni

negli ultimi anni ed ha indotto notevoli investimenti: oltre alla creazione di aree per il

Gruppo Operativo di Sicurezza (GOS) e la presenza degli steward, nel caso del calcio i

varchi di ingresso numerati devono essere dotati di metal detector ed apparecchiature

elettroniche in grado di verificare la regolarità del titolo di accesso. È anche necessario

un sistema CCTV (telecamere a circuito chiuso che consentano la registrazione televi-

siva delle aree riservate al pubblico sia all’interno dell’impianto, sia nelle sue immediate

vicinanze) e strumenti di separazione che impediscano che i sostenitori delle due squa-

dre vengano in contatto tra loro o possano invadere il campo.

La normativa si applica agli impianti sportivi di nuova costruzione e a quelli esistenti

(salvo nei casi di interventi di manutenzione ordinari) che devono anche rispettare i

regolamenti del CONI e quelli delle Federazioni sportive nazionali ed internazionali.

Il Decreto fa riferimento, in più di un’occasione, a regolamenti emanati dal Comitato

Olimpico Nazionale Italiano (CONI), dalla Federazione Nazionale competente (nel caso

del calcio, la Lega Nazionale Professionisti, oggi Lega Serie A) e dalla Federazione Inter-

nazionale (in questo caso l’UEFA).

L’entrata a regime della Tessera del Tifoso[i], obbligatoria dalla stagione calcistica

2010/2011, ha delle ricadute anche sugli impianti sportivi nei quali sono ospitate le par-

tite di calcio. La disposizione, reiterata attraverso un’altra Direttiva del 6 agosto 2010[ii],

prevede infatti che gli stadi siano dotati di corsie per l’accesso all’impianto dedicate ai

possessori della Tessera del Tifoso e che, sugli altri ingressi, i controlli siano improntati

al massimo rigore anche aumentando la dotazione di steward in servizio. Il punto im-

portante è però che “la mancata attuazione delle misure sopra descritte dovrà essere

considerata alla stregua di carenze strutturali degli impianti, idonee a determinare li-

mitazioni alla loro fruibilità, sino alla chiusura agli spettatori nei casi ritenuti più gravi”.

Esistono peraltro numerose perplessità sull’esecutività di queste disposizioni, conside-

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69WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

3 Stadio

rando che si tratta di una semplice Direttiva che, per sua natura, è efficace e vincolante

solo all’interno del Ministero che l’ha emanata.

Il Regolamento CONI per l’impiantistica sportiva

Nel giugno 2008, il CONI ha approvato le norme per l’impiantistica sportiva ed il Rego-

lamento per l’emissione dei pareri sugli interventi relativi all’impiantistica sportiva. Tali

norme individuano i livelli minimi qualitativi e quantitativi da rispettare nella realizzazio-

ne di nuovi impianti sportivi (o nella ristrutturazione di quelli esistenti), al fine di garantire

idonei livelli di funzionalità, igiene e sicurezza; le stesse si pongono altresì quale metro

di riferimento per la verifica della qualità degli impianti sportivi realizzati. Ricadono nel

campo di applicazione tutti gli impianti sportivi, cioè i luoghi opportunamente confor-

mati ed attrezzati per la pratica di discipline sportive, regolamentate dalle federazioni

sportive nazionali e dalle discipline sportive associate. Il Regolamento, destinato agli

impianti sportivi in senso lato, oltre a fare riferimento alla normativa nazionale spesso

ha delle prescrizioni di tipo residuale, che cioè si applicano solo in assenza di indica-

zioni della federazione competente per lo sport praticato nell’impianto. Il documento

è suddiviso in tre parti: una generale (art. 1-9), una specifica che contiene prescrizioni

secondo le varie tipologie di sport (art. 10-12) ed una terza parte, non di nostro interes-

se, relativa agli impianti complementari (per il fitness, piste ciclabili, ecc.).

Dal punto di vista tecnico, il CONI ha acquisito le specifiche dettate a livello internazio-

nale, accogliendo le norme dell’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) relative

alla infrastrutturazione degli impianti sportivi[iii].

Il Regolamento degli stadi della Lega Nazionale Professionisti

La versione del “Regolamento degli Stadi della Lega Nazionale Professionisti” in vigore è

stata deliberata dall’Assemblea Generale del 3 luglio 2007 e resa nota con il Comunica-

to Ufficiale n. 1 del 4 luglio 2007[iv]. In quella sede sono state apportate alcune piccole

modifiche all’art. A1 (“Dimensioni e segnature”) e G (“Capienza”) rispetto al previgente

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3 Stadio

testo, approvato dal Consiglio di Lega del 7 novembre 2006, facente parte del Comu-

nicato Ufficiale n. 109 del 9 novembre 2006[v]. La normativa contiene l’indicazione”

dei requisiti necessari a garantire gli standard ottimali di utilizzabilità e sicurezza degli

stadi (…) traendo elementi significativi dalla normativa UEFA adottata dalla FIGC “. Il Re-

golamento emanato dalla Lega Nazionale Professionisti prevede anche l’adozione di

un “Piano di Sicurezza dello Stadio” ai sensi del Decreto Ministeriale 18 marzo 1996 (e

successive integrazioni e modifiche) e inoltre, per le società di calcio, l’obbligo di:

• stipulare una convenzione scritta con il proprietario dell’impianto corredata dagli al-

legati tecnici;

• stipulare un’assicurazione a copertura della responsabilità civile;

• nominare un dirigente Delegato allo Stadio, che la rappresenti nei confronti del pro-

prietario, dei responsabili dell’Ordine Pubblico, della Commissione Provinciale di Vigi-

lanza e della Lega;

• nominare un dirigente Delegato alla Sicurezza.

Normativa UEFA

La definizione dei criteri infrastrutturali che devono essere rispettati da uno stadio per

essere ai fini UEFA è stata oggetto di aggiornamento a seguito dell’adozione dell’Edizio-

ne 2010 della UEFA Stadium Infrastructure Regulation (approvata il 24 marzo 2010 dal

Comitato Esecutivo UEFA ed entrata in vigore il 1° maggio 2010).

Il nuovo testo è stato strutturato in maniera differente da quelli precedenti. Pur man-

tenendo la distinzione degli stadi in quattro categorie (con la sola categoria “Elite” ha

ripreso la vecchia denominazione di categoria”4“), adesso il documento è diviso in una

sezione generale (“General Provisions”), una sezione di criteri strutturali applicabili a tutti

gli stadi (“Structural criteria applicable to all categories”), e quattro sezioni che discipli-

nano in maniera specifica le caratteristiche di ogni singola categoria di stadi.

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3 Stadio

Viene introdotto un criterio prima non specificato che precisa che le regole UEFA non

influenzano gli obblighi normativi di ogni singola nazione[vi].

Le altre modifiche riguardano:

• l’eliminazione del divieto di barriere intorno al campo per gli stadi di 4a categoria;

• l’introduzione di un obbligo di dotare gli impianti di tutte le attrezzature atte a garantire

il regolare svolgimento delle partite durante tutta la stagione calcistica: viene espressa-

mente citato l’esempio del sistema di riscaldamento del campo da calcio;

• l’eliminazione del requisito inerente la disponibilità di almeno 400 parcheggi per gli

autobus nelle vicinanze dello stadio;

• la sensibile riduzione dei posti a sedere minimi per l’assegnazione della categoria: cioè

vale soprattutto per gli stadi di 4a categoria, per i quali prima erano necessari 30.000

posti (dei quali 22.500 coperti), mentre ora sono sufficienti 4.500 posti.

• La sensibile riduzione dei posti VIP minimi, passati da 750 a 250 per la 3a categoria e

da 1.000 a 500 per la 4a categoria.

Sono stati inoltre ridotti gli obblighi minimi per le aree a disposizione dei mass media

ed in particolare nel numero e superficie minima di posti per giornalisti e fotografi e per

l’OB Van Area (tutti mediamente dimezzati rispetto a prima).

Da un punto di vista procedurale, il compito di valutare gli stadi e di assegnare agli stes-

si la categoria UEFA di competenza spetta alle singole Federazioni Nazionali, che poi

sottopongono i loro pareri alla UEFA, cui spetta la decisione finale. Per l’Italia, la valuta-

zione è compito della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), che opera sulla base

del Manuale delle Licenze UEFA, il cui ultimo aggiornamento al 2012.

Il Manuale descrive i requisiti necessari perché una squadra di calcio possa acquisire la

Licenza UEFA, che ha durata annuale. È suddiviso in capitoli che raggruppano i criteri

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3 Stadio

di valutazione per natura: sportivi, infrastrutturali, organizzativi, legali, economico-fi-

nanziari. I regolamenti delle singole competizioni contengono alcune indicazioni sup-

plementari, ma l’unica che occorre ricordare sugli stadi è la definizione della categoria

richiesta: in ambedue i casi si tratta della 3a categoria per preliminari e fasi a gironi e la

4a categoria per play-off e finali. L’Appendice IV del Manuale contiene i requisiti infra-

strutturali minimi che debbono essere rispettati, in aggiunta a quanto previsto dal UEFA

Stadium Infrastructure Regulations” e precisa che “in caso di contrasto tra il contenuto

di questa appendice ed il regolamento UEFA Stadium Infrastructure Regulations (Edi-

tion 2012) prevale tale ultimo regolamento”.

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3 Stadio

NOTE

[i] Direttiva Ministero dell’Interno del Nr. 555/OP/0002448/2009/II/CNIMS del f14 ago-

sto 2009

[ii] ANSA”Tessera del tifoso, appello del Viminale – ‘Massimo rigore e verifiche strutturali’

22 agosto 2010.

[iii] http://impiantisportivi.coni.it/index.php?id=35&no_cache=1

[iv] http://www.lega-calcio.it/rest/site/default/file/cu1234.pdf

[v] http://www.lega-calcio.it/rest/site/default/file/cu109_0607.pdf

[vi] Art. 1, 3° comma: “These regulations do not affect the legal obligations arising from

national legislation applicable to stadium facilities “

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3 Stadio

3.4 Il campo

Il punto di partenza è costituito dal terreno di gioco, questo è il punto focale

per i giocatori, gli ufficiali di gara, per gli spettatori e per il pubblico televisivo. Il campo

rispetta le caratteristiche dimensionali di 105x68 m, è quindi adatto a competizioni

a livello professionale. Come sottolineato nel capitolo precedente è stato considera-

to il fattore dell’orientamento come primo aspetto, passando invece al campo si può

notare come al suo intorno sia presente una fascia di rispetto che garantisce il pas-

saggio dei giudici di gara, dello staff medico, del personale di sicurezza e dei media,

questo spazio è anche utilizzato dai giocatori per il riscaldamento prima dell’entrata

in campo. La fascia si compone di una prima parte complanare al terreno di gioco

e priva di qualsiasi ostacolo e asperità di profondità 1,50 metri, questa è denominata

‘campo di destinazione’, oltre questa prima fascia segue una successiva zona profonda

3,50 metri di terreno trattato ad erba sintetica per limitare il problema dell’erba con-

sumata lungo le linee laterali, a causa dei guardalinee e dei cameramen e fotografi.

La prima fila di spalti risulta alla distanza di 7,50 metri dalle linee laterali longitudinali di

bordo campo e 7 metri dalla linea di fondo campo. Limitare questa distanza fa sì che

la cavea percepisca con maggiore energia l’evento, questo sostanzia anche la scelta

di non avere inserito la pista di atletica all’intorno del campo, trattandosi comunque di

uno stadio per il calcio.

Gli spalti vengono separati dal terreno di gioco sia da un dislivello, la prima fila deve

avere un’altezza minima di un metro rispetto alla quota del campo e avere della barriere

di altezza 2,50 metri, con la possibilità di aprirsi nel caso di emergenza per le via di fuga

verso il campo.

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3 Stadio

3.5 La cavea e la sua progettazione

Dopo il terreno di gioco, gli spalti, ovvero la cavea, il catino, sono l’elemento

più importante di ogni impianto di calcio. Le caratteristiche del catino determinano in

larga misura la qualità dell’esperienza dello spettatore per quanto riguarda la comodità,

la visuale, l’atmosfera ed il coinvolgimento nell’azione sul terreno di gioco. Progettare

la cavea significa progettarne la sicurezza, la visibilità, il comfort a partire anche dalla

capacità dello Stadio.

L’impianto ha una capacità di 38000 posti a sedere tutti provvisti di seggiolino numera-

to ed è conformato secondo uno schema rettangolare “all’inglese”. Il catino si articola

in un doppio ordine di tribune sovrapposte, divise in 4 settori e separare dal taglio di un

anello di circolazione che ospita gli skybox, i ristoranti e i lounge.

Il primo è quello con il maggior numero di posti trattandosi dei posti più vicini al campo

soprattutto per quando riguarda la percezione della distanza in altezza, è poi presente

la fascia degli skybox, dei ristoranti e dei lounge e al di sopra si sviluppa poi il secondo

anello.

L’ inclinazione degli spalti è stata studiata per rispettare le norme e per avere un cantino

composto da gradoni dimensionalmente simili nei due anelli, mantenendo un’altezza

non superiore ai 50 cm per non dover inserire ringhiere che possono compromettere

la buona visibilità del campo. Il primo anello, composto da 30 file, presenta un’inclina-

zione di 31,5° e il secondo, con 15 file, di 33° in linea con le limitazioni normative. Oltre

all’inclinazione è di vitale importanza tenere conto anche del c-value o valore c.

Il c-value è la distanza verticale che separa l’occhio dello spettatore dalla linea di vista

dello spettatore seduto alle sue spalle. In linea di principio, più alto è il c-value, più libera

è la linea di vista, e migliore è la vista del terreno di gioco. La scelta di tenere gli spalti il

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3 Stadio

più vicino possibile al terreno di gioco implica un aumento della pendenza delle gradi-

nate per garantire una corretta visibilità e un c-value alto (tendenzialmente compreso

tra 9 e 12 cm). Il calcolo del c-value è avvenuto tramite la seguente formula:

Dove D è la distanza orizzontale da ogni posizione individuale al punto di fuoco (il bor-

do del campo), N l’altezza del rialzo di ogni singola fila di sedili, R la distanza verticale

tra il livello dell’occhio della persona e il punto di fuoco (livello del terreno di gioco) e T

è la profondità di ogni fila di sedili.

Anche le distanze visuali sono un punto cardine nella progettazione della cavea, il rag-

gio di visuale ottimale è considerato quello di 90 metri dal centro campo e tra i 150 e i

190 metri dalla bandierina d’angolo. La conformazione degli spalti risulta quindi dall’in-

tenzione di dare la possibilità anche agli spettatori del secondo anello di avere una

visibilità ottimale per questo motivo ai settori delle curve è stata sottratta la parte che si

veniva a trovare al di fuori della circonferenza di raggio 90 metri.

Da ultimo anche la copertura gioca un ruolo all’interno della percezione dell’evento

anche dal punto di vista acustico. Risulta importante pensare al sistema di insonoriz-

zazione tramite pannellature o tende mobili per limitare al minimo l’effetto di eco o

rimbombo del suono, anche pensando all’utilizzo dello stadio per concerti e altri eventi

necessari di maggiore attenzione alla diffusione del suono. Altro fattore importante è

stato quello di valutare l’aggetto della copertura sugli spalti in modo da garantire la co-

pertura della cavea, ma anche d’altro canto la giusta insolazione del campo nelle ore

diurne per il soleggiamento del campo in erba naturale.

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21. C-value

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3 Stadio

3.6 Il sistema distributivo

Molta attenzione è stata dedicata al sistema di regolamentazione degli accessi

e agli aspetti distributivi all’interno dello Stadio.

Accedendo allo Stadio dal parco, accesso ovest, si incontra il primo controllo in prossi-

mità dei due pendii di terreno erboso, come accennato l’integrazione tra il sistema dei

controlli e il suolo circostante è consigliata dai regolamenti Fifa, in questo caso specifi-

co conferisce anche la possibilità di concentrare l’accesso e i controlli in un luogo ben

identificato e suggestivo.

Superato il primo controllo, grazie al proprio biglietto è possibile, seguendo la segna-

letica, raggiungere il punto di risalita verso il proprio settore. Un utente disabile e il suo

accompagnatore trovano nella tribuna ovest il sistema di ascensori che li conduce al

primo anello dove è presente una zona dedicata della tribuna stessa. L’utente oltre ad

accedere dal parco ha anche la possibilità di accedere con mezzo privato al parcheggio

interrato con posti auto dedicati sempre in prossimità della tribuna ovest e qui trova il

sistema di ascensori verso i posti in tribuna dedicati.

I media possono accedere dal parco, attraverso le risalite della tribuna ovest, alle po-

stazioni per radiocronisti e telecronisti localizzata al secondo livello in posizione privi-

legiata per assistere alla partita. I Vip hanno la possibilità di usufruire di ascensori a loro

dedicati per raggiungere il secondo livello dove sono localizzati gli skybox della tribuna

ovest, oppure di seguire la segnaletica per raggiungere gli ascensori che conducono al

ristorante della tribuna sud o allo spazio eventi e mostre della tribuna nord. Il secondo

livello non presenta limitazioni nella circolazione al piano quindi la scelta del punto di

risalita per vip e media non è vincolante per il raggiungimento dello skybox, dei lounge,

del ristorante o della postazione radio-tv.

Come già accennato, il parcheggio interrato presenta una suddivisione in settori tali

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3 Stadio

da permettere il parcheggio in sicurezza degli utenti e di pre-indirizzarli verso le risalite

a loro dedicate per raggiungere nel modo più agevole il proprio settore o tipologia di

posto. L’accesso al parcheggio interrato è localizzato al di sotto della tribuna est.

La suddivisione si basa su posti per utenti disabili, per Vip e per media e operatori per

la sicurezza o altro personale dello Stadio. Sono presenti risalite in corrispondenza del-

la tribuna nord, ovest e sud, gli utenti disabili e i vip trovano i loro settori nella tribuna

ovest mentre gli operatori nel settore nord. Lo spazio ipogeo che precede l’ingresso al

parcheggio verrà principalmente utilizzato dai pullman delle squadre che qui trovano

accesso diretto agli spogliatoi e alla mixed zone per le interviste flash con i giornalisti e

dotata di sale conferenza per i media. L’accesso per i giudici di gara, i medici, il perso-

nale avviene sempre dalla zona ipogea precedente il parcheggio.

I media e i giornalisti possono, dalla mixed zone, utilizzando il sistema di scale e ascen-

sori dedicato, raggiungere al secondo livello i due studi televisivi e la sala per la telecro-

naca con vista diretta sul campo necessari per le dirette televisive e interviste.

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3 Stadio

3.7 Il programma di usi

Per il funzionamento degli stadi di terza generazione è sempre più fondamen-

tale porre attenzione al mix di usi e funzioni che trovano posto all’interno dello Stadio.

È importante garantire un uso continuativo di questo spazio differenziando le attività e

gli utenti che possono accedervi garantendo anche l’adeguata esclusività trattandosi di

un edificio particolare e speciale in cui svolgere attività sportiva o wellness, incontri di

lavoro nelle sale lounge, visitare il museo del calcio, assistere a una partita di calcio e

molto altro. Inoltre l’impianto deve differenziare gli usi anche per garantire una conti-

nua fruizione lungo tutto l’arco della settimana.

Nel caso dell’evento sportivo gli utenti al piano terra trovano i chioschi e le zone ristoro,

il museo del calcio localizzato nella curva nord-ovest, i punti di sicurezza e assistenza

medica necessari dal punto di vista strettamente normativo e della incolumità degli

utenti. Al livello dei vomitori di accesso al primo e al secondo anello si ripresentano

le stesse funzioni di accoglienza. La presenza di chioschi e servizi in numero adegua-

to consente agli spettatori di avere un’esperienza positiva della partita, il numero di

chioschi e di punti vendita di gadget è importante per il rientro economico, risulta

fondamentale anche la loro localizzazione al piano e la loro vicinanza con il vomitorio di

accesso al settore di spalti; visibilità e vicinanza fanno che sia molto più facile e agevole

raggiungere questi punti a inizio partita, intervallo primo-secondo tempo e fine partita.

I vip e utenti possono avere accesso anche al ristorante con vista campo e allo spazio

mostre-eventi posti al secondo livello.

Durante la settimana, oltre alla permanenza delle attività elencate al piano terreno, fun-

zionali anche e soprattutto agli utenti che frequentano il parco e del ristorante e spazio

eventi, trovano posto anche una zona fitness completa di attrezzature per svolgere

esercizio fisico e wellness con saune e idromassaggio, su due livelli localizzata nella

curva sud-ovest, al piano terra, in diretto rapporto con il parco, aperta durante tutti i

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3 Stadio

giorni settimanali e accessibile con tessera e badge elettronico agli iscritti. Gli spogliatoi

delle squadre nella zona interrata, per un totale di tre spogliatoi, durante la settimana

saranno accessibili ai ragazzi delle scuole calcio limitrofe che avranno la possibilità di

utilizzare gli spazi di riscaldamento e esercizio indoor, ma soprattutto il campo per gli

allenamenti. Altro luogo importante localizzato nella curva sud-est è quello dedicato

alla formazione degli operatori. Come dimostrato nel caso dello Juventus Stadium,

gli stadi di proprietà di una squadra di calcio puntano molto sulla formazione degli

operatori della sicurezza, degli stuart, degli assistenti per utenti disabili e del personale

medico e per le emergenze; questo permette di formare un personale molto attento

e che conosce direttamente gli spazi dello stadio in cui opera. Questa attività di for-

mazione si svolgerà in orari e momenti della settimana specifici e differenziati in base

all’attività; non è escluso inoltre l’uso di questi spazi per conferenze e attività divulgative

per le scuole o per la comunità circostante coinvolgendo in alcuni casi anche la casa

di reclusione di Bollate.

Il ristorante risulta accessibile durante tutta la settimana così come lo spazio mostre.

La presenza di attività al secondo livello non presenta problemi di accessibilità quando

non vi è una partita in corso, dal momento che il sistema di risalite e di raggiungimento

di queste può essere controllato dagli operatori della sicurezza.

Oltre agli eventi sportivi, lo Stadio può essere attrezzato per concerti divenendo un’a-

rena per spettacoli musicali grazie al posizionamento del palco e con una capienza

adeguata a questo tipo di eventi con la previsione di ospitare il pubblico anche nella

zona del campo che verrà prontamente protetto da un sistema di copertura per non

deteriorare il terreno da gioco in erba naturale

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3 Stadio

3.8 La struttura

Il layer strutturale è composto dalle travi reticolari, denominate centine o chi-

glie, che scandiscono il perimetro del Waves Stadium. La forma delle centine è stata

studiata attentamente attraverso un processo di evoluzione progettuale e strutturale,

lavorando in sezione fino ad ottenere un disegno il più possibile fluido e continuo. La

centina è una trave reticolare dal profilo curvilineo continuo dalla quota del suolo a

quella della copertura. Un oggetto resistente per forma che messo in successione,

seguendo il passo strutturale di 11 metri, compone un ideale guscio in acciaio attorno

alla cavea e al campo.

Ogni centina è strutturata attraverso una trave reticolare, di altezza variabile, prefabbri-

cata, denotata dalla particolarità di avere la briglia inferiore e superiore costituite da un

doppio profilo forato accoppiato HE. Le travi sono un elemento riconoscibile e sempre

osservabile quando si entra nello Stadio ma anche muovendosi attraverso i suoi piani, è

la chiave di lettura che permette di comprendere il funzionamento strutturale dell’edi-

ficio o meglio della parte “leggera” dell’involucro. La scelta del doppio profilo forato ha

due obiettivi, il primo relativo alla percezione dell’elemento strutturale. Percettivamente

il profilo forato ha valenza estetica ma dà anche maggiore consistenza visiva rispetto

a un singolo profilo IPE. Strutturalmente invece il profilo forato da un lato permette un

risparmio in termini di materiale e dall’altro porta a un miglioramento del momento

inerziale del profilo che lo rende più resistente alle sollecitazioni.

Le centile sono incernierate su un pilastro acciaio nel punto di massimo sforzo e si

connettono al pilastro anche a terra tramite una piastra complanare alla trave.

La connessione tra le diverse centine svolge il ruolo di irrigidimento strutturale ma an-

che si sostegno per le vele di rivestimento.

Dagli spalti e dal campo si gode di un differente punto di osservazione delle travature

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3 Stadio

che aggettano sugli spettatori e sul campo illuminate dalla luce diffusa che filtra attra-

verso il vetrosilicone che compone le vele.

Alla struttura si relazionano anche le risalite e in particolare le scale che presentano

una struttura in acciaio con ballatoi che ai differenti piani fanno percepire sempre più le

centine, in un percorso ascensionale che all’ultimo piano di accesso al secondo anello

culmina nella vista della parte incurvata di altezza massima.

3.9 Il rapporto tra architettura e tecnica

<<Tutti conoscono le due risposte che si danno alla nostra domanda. La prima dice: la tecnica è un mezzo in vista dei fini. L’altra dice: la tecnica è un’attività dell’uomo. Queste due definizioni della tecnica sono connesse. Proporsi degli scopi e apprestare e usare i mezzi in vista di essi, infatti, è un’attività dell’uomo. All’essenza della tecnica appartiene l’apprestare e usare mezzi, apparecchi e macchine, e vi appartengono an-che questi apparati e strumenti stessi, come pure i bisogni e i fini a cui essi servono. La totalità di questi dispositivi è la tecnica. Essa stessa è un dispositivo, o in latino, un

instrumentum. >> 10

La questione del rapporto tra architettura e tecnica assume valenza fondamen-

tale nel caso dello Stadio, trattandosi di un edificio della grande dimensione esso deve

avvalersi di tecniche e tecnologie complesse tenendo sempre ben presente anche le

ragioni estetiche e morfologiche. La tecnica ha a che fare in primo luogo con la cultu-

ra, da sempre ha costituito un dispositivo di potenziale emancipazione dell’umanità.

Nell’incisione di Charles Eisen “Allegoria dell’Architettura” presente sul frontespizio di

“Essai sur l’Architecture” dell’abate Marc-Antoine Laugier è rappresentata la capanna

primitiva così come Laugier la immagina: un luogo riparato costituito da rami oriz-

zontali che formano una trabeazione e altri rami obliqui a formare le falde inclinate

10 MARTIN HEIDEGGER, “La questione della tecnica”, in Saggi e discorsi, Editore: Mur-sia

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3 Stadio

del tetto, niente pareti o porte o finestre. Questa rappresentazione costituisce un’idea

dell’architettura che ricalca, in un modello naturalista, lo schema del tempio greco;

sono individuabili le colonne, la trabeazione e i frontoni e Laugier aggiunge: “se cia-

scuno di questi tre elementi è al posto giusto ed ha la forma che gli compete, non vi

sarà più nulla da aggiungere perché l’opera sia perfetta”. Da questi ragionamenti vi è

una dimostrazione della discendenza dell’architettura dalla natura ma anche della netta

separazione tra ciò che può definirsi strutturale e ciò che non lo è. Questa separazione

è alla base della modernità, ovvero un aut-aut tra utile e ornamentale, tra elementi che

svolgono una funzione tettonica ed elementi semplicemente decorativi.

Il mondo greco trovava invece il suo fondamento nella techné ovvero nella scienza co-

struttiva che riguardava sia il montaggio dei sistemi costruttivi ma anche gli aspetti este-

tici, gli ordini, e di economia oltre che di percezione dell’architettura, mi riferisco agli

accorgimenti ottici riguardanti il tempio greco. All’interno della techné trovava spazio

anche il kanon, un’unità di misura fondamentale che si confrontava però con le possi-

bilità offerte dalla materia e dalla sua lavorazione; esso era un principio di ordinamento,

ma anche un dispositivo di regolazione simbolico che però non vincolava la creatività

in alcun modo.

Durante l’Umanesimo assistiamo a un progressivo processo di separazione tra la tec-

nica del fare e il pensare l’architettura. Al tempo stesso si affronta la ricerca di nuovi

sistemi costruttivi per risolvere tematiche ed esigenze della contemporaneità propria

agli uomini del Rinascimento; Brunelleschi deve affrontare la costruzione della cupola

di Santa Maria del Fiore a Firenze e per farlo si affida alle sue capacità tecniche e co-

struttive e allo studio delle forze che agiscono nel sistema di copertura a cupola. Si può

notare come in questo caso la tecnica dell’architettura coincida con la tecnica della

progettazione e questo deve mantenersi tale da permettere l’esecuzione da parte di

maestranze che sono estranee alla cultura posseduta dall’architetto.

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3 Stadio

Permane però l’idea che la tecnica sia un mezzo per raggiungere determinate finalità

e dunque tra mezzo e finalità è presente una forte interrelazione, all’oggi invece è la

tecnica stessa a voler coincidere con il fine, la tecnica diviene un dispositivo comuni-

cativo, un oggetto spettacolare da mettere in mostra. Questa è forse una delle derive

dell’architettura che comporta una sostanziale perdita nel significato dell’atto costrutti-

vo giungendo a una “Religione della tecnologia” (F. Noble).

Lo Stadio, come “simbolo della nuova civitas”, deve tenere insieme i temi della

grandezza e della sua realizzabilità, ma anche dell’hardware ovvero del concetto di una

consapevolezza etica culturale e tecnica che si trova alla base degli edifici e del loro

carattere inteso come atmosfera percepita ma anche forma e sostanza concreta degli

elementi che definiscono lo spazio. In questo senso è molto importante il pensiero di

Renzo Piano che parla dell’edificio in questi termini: <<Più che un “meccanismo”, [l’edi-

ficio è] un delicato strumento da calibrare e accordare a seconda delle circostanze [..]

l’idea che la tecnica debba mettersi al servizio: del committente, dei fruitori, dell’edificio

stesso. Servire vuol dire porsi in una situazione di disponibilità, determinare le condizio-

ni affinché l’opera si compia, non soltanto in senso strettamente funzionale, ma a tutti

i suoi molteplici livelli. >>11. Proprio per questo motivo la tecnica deve essere un instru-

mentum, come ne parla Heidegger, deve tradursi in un dispositivo dotato di un senso

proprio e costruttivo, non in uno spettacolo fine a se stesso. Questo da un lato rimanda

alla rudezza espressiva della Maison du Peuple a Clichy di Jean Prouvè nella quale lo

scheletro d’acciaio, i pannelli di tamponamento in vetro o in legno non sono caricati

di plusvalore semantico ma rappresentano soltanto se stessi non nascondendo travi,

giunti, bulloni ma al tempo stesso non esaltandoli in un particolare modo. Dall’altro,

all’opposto, rimanda all’high-tech, al Centre Pompidou e agli edifici che intorno alla fine

11 MARCO BIRAGHI, Storia dell’Architettura Contemporanea II 1945-2008, “L’architet-tura della seconda età della macchina” pp. 340-360.

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3 Stadio

degli anni settanta e all’inizio degli anni ottanta condividono con esso la scelta della tec-

nologia come estetica. High-tech come sofisticatezza, la tecnologia occupa una posi-

zione centrale all’interno della produzione architettonica ed è quindi garanzia di qualità.

Si tratta di un’architettura che usa apparecchiature tecnicamente complesse, elettroni-

che con impianti di condizionamento e aerazione o di amplificazione e riproduzione.

Manca però ormai quella cieca fiducia nei confronti della tecnica e dell’ingegneria che

aveva caratterizzato lo sviluppo dell’architettura in ferro e vetro ottocentesca: l’acciaio,

l’alluminio, il vetro, la plastica nella vasta gamma delle loro possibili finiture, lasciati a

cista e spudoratamente esposti come elementi-cardine del Centre Pompidou hanno

un intento provocatorio sottolineato anche dalla decontestualizzazione nei confronti

del tessuto urbano circostante. Inoltre è anche possibile affermare in conclusione che

l’orgogliosa ostentazione della struttura costruttiva nella sua geometrica icasticità non

corrisponde ad un’effettiva semplicità.

Quello che con il Waves Stadium ho cercato di raggiungere e comunicare è proprio il

fatto che la tecnica e lo studio relativo agli elementi tecnici che compongono l’involu-

cro dell’edificio siano finalizzati agli aspetti costruttivi ma anche a quelli della percezio-

ne. La percezione non è intesa in senso spettacolare, ma come attenzione al disegno

degli elementi tecnici che sono stati ideati affinché creino un’atmosfera piacevole e

al tempo stesso possano essere letti nella loro chiarezza e composizione. La scelta

del doppio profilo forato per le travature reticolari è stata pensata proprio per la per-

cezione degli utenti dello stadio ed è tale da conferire spessore a una parte strutturale

fondamentale che risolta con una semplice trave a I avrebbe creato una sensazione di

instabilità con la sua forzata leggerezza.

Per questo motivo riporto le parole di Saskia Sassen, da lei espresse durante il con-

vegno Electric Cities del 2012: << L’origine della fiducia sta nella trasparenza, e tutti i

sistemi informatici dovrebbero diventare trasparenti. Dato che i nostri muri sono zeppi

di software e di hardware dovrebbero, insieme con gli altri sistemi intelligenti, essere

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3 Stadio

visibili. Oggi la città intelligente e le soluzioni tecniche imposte in modo decontestua-

lizzato portano con sé una forma di sfiducia.>> 

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3 Stadio

3.10 Envelope: unitarietà e rapporto tra esterno e interno

Tornando al tema dell’edificio-icona semplice, l’involucro dell’edificio è certa-

mente la cifra caratteristica del Waves Stadium. Le vele hanno certamente valenza pla-

stica e comunicativa, è possibile anche pensare che esse possano diventare un grande

schermo per proiezioni nelle ore serali. Lo Stadio si presenta così come un oggetto

unitario, leggero e permeabile ai flussi che dal parco e dalla città si dirigono verso di

esso.

3.10.1 Il materiale: vetrosilicone

Il rivestimento si compone di vele di vetrosilicone. Il tessuto in vetro/silicone è

stato sviluppato per la prima volta nel 1980 grazie a Dow Corining. Il prodotto, nono-

stante sia sul mercato da più di 20 anni, è di fatto ancora poco usato per la realizzazio-

ne di involucri tensili esterni, perché è particolarmente sensibile agli agenti atmosferici

e tende a caricarsi staticamente attraendo lo sporco e impedendone la rimozione. Solo

recentemente sono state messe a punto particolari trattamenti superficiali che hanno

risolto il problema, rilanciando il prodotto sul mercato.

Si tratta di un tessuto realizzato in due componenti: le fibre di vetro e la gomma silico-

nica; entrambi derivati dal silicio. La matrice silicea comune dei due prodotti determi-

na una perfetta compatibilità dei due componenti, permettendo il raggiungimento di

buone prestazioni. Le gomme siliconiche hanno la peculiarità di essere notevolmente

resistenti alla temperatura, agli attacchi chimici e all’ossidazione, oltre ad essere ottimi

isolanti elettrici.

Le proprietà statiche e meccaniche del vetrosilicone sono equiparabili a quelle del ve-

tro/ptfe dal momento che usano lo stesso materiale per la composizione del tessuto

di base. Il silicone fornisce però una protezione migliore rispetto al ptfe perché imper-

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3 Stadio

meabile al vapore. Il tessuto in verto/silicone è caratterizzato da una ottima resistenza

al fuoco che gli permette di essere classificato in classe A2, secondo la normativa DIN

4102. Un eventuale incendio non viene pertanto alimentato dalla membrana che tende

invece a squarciarsi, producendo una naturale via d’uscita a eventuali fumi in essa svi-

luppatisi mediante un fenomeno di effetto camino. È inoltre caratterizzato da un aspet-

to bianco candido e mantiene una elevata traslucenza nel tempo percepibile all’interno

degli ambienti nonostante il lato più esterno presenti polveri o inquinanti.

Il tessuto dimostra una buona resistenza agli agenti ambientali. La principale operazio-

ne di manutenzione a cui tutte le strutture in membrana sono soggette è la pulitura. Il

tipo di atmosfera, gli agenti inquinanti, pulviscolo, radiazioni UV rappresentano i prin-

cipali fattori di degrado. Le operazioni di pulitura vengono effettuate da ditte specializ-

zate che utilizzano detersivi e strumenti non aggressivi che solitamente consistono in

spazzole a getto di vapore o ad acqua calda, o pistole a spruzzo e detersivi molto diluiti.

Il prodotto per quanto riguarda la sostenibilità ambientale non è tossico in quanto non

contiene né pvc, né polimeri fluorati che è noto producono fumi tossici durante il loro

incenerimento.

3.10.2 Le vele

La scelta che motiva la creazione di queste vele di involucro per lo Stadio è stata

quella di mantenere e sottolineare il passo strutturale delle centine tra le quali il vetrosili-

cone si adagia, agganciandosi alla struttura secondaria. Le vele hanno sicuramente una

valenza di tipo plastico e richiamano alla metafora nautica, ricordano una mongolfiera

o un dirigibile sospeso sul suolo, incombente nella sua leggerezza.

La membrana di vetro silicone viene stesa sulla struttura secondaria di collegamento tra

le centine di acciaio e presenta inoltre una sottostruttura propria alla quale verrà aggan-

ciata nel momento della realizzazione. Si tratta di una nervatura centrale composta da

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3 Stadio

un tubulare con diametro di 32 cm alla quale si innestano tubolari trasversali di diame-

tro 15 cm fissate alla struttura secondaria delle centine tramite fazzoletto di saldatura.

Il sistema di nervatura e tubolari trasversali viene rinforzato da cavi di diametro 1-2 cm

dei quali è stato studiato il sistema di aggancio. Inoltre è stato studiato anche il sistema

di aggancio della membrana negli angoli trattandosi della zona più importante per far sì

che il materiale sia posizionato e teso sulla struttura correttamente.

3.10.3 La percezione giorno-notte, esterno-interno

Passeggiando attraverso il parco durante il giorno lo Stadio appare come un

volume plastico bianco che emerge oltre le chiome degli alberi. Il colore nitido del

rivestimento lo rende immediatamente riconoscibile se confrontato con i differenti co-

lori del fogliame nelle diverse stagioni. Avvicinandosi poi allo Stadio si può osservare da

vicino la scansione del suo involucro e percepire la fascia basamentale in ombra che

invita ad accedervi dalla piazza punteggiata da alberature a filare e caratterizzata dalla

presenza dei due rilievi erbosi. Una volta entrati nello spazio a doppia altezza del piano

terra si può godere di uno spazio con luminosità diffusa che si spinge fino al campo di

gioco e agli spalti.

Una particolarità del materiale è la possibilità di modularne la trasparenza alla luce e alla

vista. Grazie a questa caratteristica è stata presa la decisione di non trattare tutte le vele

allo stesso modo, in alcuni casi porzioni orizzontali della vela variano la loro trasparenza

per garantire ad esempio ai fruitori del ristorante, localizzato nel settore sud-est, la vista

del parco.

Nelle ore serali invece attraverso la retroilluminazione dell’involucro agganciata al si-

stema di travi e alla struttura secondaria, lo spettacolo offerto è quello di una lanterna

illuminata fluttuante sulla folla. È inoltre possibile immaginare che di notte avvengano

proiezioni sulla superficie esterna delle vele, in questo modo oltre allo spettacolo offer-

to a chi parteciperà alla partita o a un concerto, anche il pubblico al di fuori nel parco

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3 Stadio

assisterà a uno spettacolo scenografico. Questi aspetti investono lo Stadio e il suo

involucro di una funzione comunicativa e mediatica molto importante e caratteristica.

3.11 La sostenibilità energetica degli edifici a membrana

La scelta dell’involucro influenza sicuramente le prestazioni di un edificio. Nel

caso dello Stadio esso può essere considerato come un sistema aperto di spalti, corri-

doi di distribuzione e risalite, i locali che invece necessito di un controllo delle condi-

zioni climatiche interne presentano opportune chiusure rispetto al sistema “esterno” e

un impianto di climatizzazione e ricambio d’aria adeguato.

Risulta molto importante però garantire che le zone non soggette a climatizzazione ab-

biano un controllo dell’insolazione e un sistema di ventilazione per garantire comfort ai

fruitori. Sostenibilità energetica si traduce in comfort ma anche in sostenibilità ambien-

tale ed economica nella gestione dei consumi e nella recuperabilità dei materiali utiliz-

zati. Trattandosi di membrane, le vele creeranno un “clima interno” che si discosterà di

poco da quello esterno, possono però fornire ombreggiamento, limitare l’influsso del

vento e proteggere dalla pioggia

3.11.1 Comfort termoigrometrico

Data la caratteristica di leggerezza e di semitrasparenza delle membrane, esse

possono essere considerate più dei filtri che delle barriere di flussi dall’esterno verso

l’interno e viceversa. Di conseguenza, le prestazioni termoigrometriche che sono in

grado di garantire, difficilmente possono essere comparate con quelle offerte da ele-

menti costruttivi massivi. Un dato per dimostrare la scarsa prestazione della membrana

tessile è la resistenza conduttiva dello strato interno di una membrana in fibra di vetro/

ptfe è pari a 0,0042 m2K/W, contro 0,15 del calcestruzzo e 0,1 del vetro.

Se nel passato tale limitazione poteva essere un dettaglio trascurabile, considerata la

natura temporanea di queste strutture a membrana, attualmente invece, con le recenti

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3 Stadio

realizzazioni a carattere permanente, la capacità di prevedere e controllare non solo le

condizioni igrometriche, ma anche acustiche e luminose, diventa fondamentale.

Migliorare il comportamento termoigrometrico delle membrane è possibile con l’ado-

zione di un espediente tecnico-costruttivo, cioè l’aumento del numero degli strati tessili

che costituiscono l’involucro.

Sono numerose le soluzioni praticabili per creare un involucro multistrato: la strategia

comune è di intrappolare aria tra i diversi strati di membrana o all’interno della mem-

brana stessa, inserendo per esempio materiali isolanti di natura fibrosa, camere d’ aria,

schiume, o qualsiasi combinazione di questi differenti accorgimenti tecnici. Tra gli invo-

lucri multistrato più diffusi sono quelli a doppio strato di membrana tessile: I’ intradosso

della membrana strutturale esterna è rivestito da uno strato addizionale e fra questo e

la membrana più interna, che costituisce lo strato visibile internamente, viene lasciata

una lama d’aria di uno spessore che può variare fra i 100 e i 500 mm. Questa camera

d’aria interposta tra le membrane riduce il trasferimento di calore per convezione che

si sviluppa tra lo strato esterno e lo spazio interno.

Accanto alle membrane multistrato, trovano posto anche le membrane isolate, costi-

tuite da uno strato di materiale isolante a bassa densità inserito tra la pelle strutturale

esterna e la pelle interna. Lo strato isolante può essere collegato in modo diretto alla

pelle strutturale oppure sospeso a essa, un’altra possibilità,) è l’appoggio sulla pelle

interna. Sono preferibili le soluzioni che evitano il contatto diretto con lo strato struttu-

rale, perché semplificano la fase di assemblaggio e di pretensionamento della tenso-

struttura. Spalmature in schiuma, materiali fibrosi, film con bolle d’aria rappresentano

l’offerta del mercato edilizio; ciascuna alternativa offre diversi livelli di trasparenza e di

isolamento termico. La predisposizione di uno strato isolante interposto tra i diversi

strati di membrana, in grado di intrappolare aria all’interno della sua struttura porosa e a

bassa densità, influisce notevolmente sulla trasmissione di calore attraverso lo spessore

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3 Stadio

dell’involucro tessile, consentendo un controllo più preciso delle condizioni termiche

dell’ambiente interno. È importante sottolineare che anche la ventilazione deve assu-

mere un ruolo strategico: la ventilazione naturale è la strategia più percorribile per raf-

frescare l’ambiente interno durante la stagione estiva, da ciò l’importanza di progettare

delle parti apribili dell’involucro, attraverso cui favorire l’ingresso dell’aria fresca esterna

ai livelli inferiori, trasportando quella surriscaldata verso l’alto secondo il flusso naturale

dei moti convettivi interni.

Durante il periodo invernale, invece, l’immissione di aria esterna dovrebbe essere ridot-

tissima, così da diminuire le dispersioni di calore, mentre sarebbe opportuno assecon-

dare la mescolanza tra i diversi flussi d’aria stratificati nell’ambiente interno, impiegando,

per esempio, ventole destratificanti. La ventilazione naturale può essere incrementata,

realizzando nell’involucro delle aperture regolabili, dimensionate e posizionate così da

permettere il massimo sfruttamento della pressione del vento tutto intorno all’edificio,

oltre che differenze di temperatura tra le varie aree della struttura.

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3 Stadio

3.11.2 Comfort visivo

Il tema della luce, quando lo si tratta abbinato agli involucri tessili, assume una

particolare connotazione, dovuta a una delle qualità più interessanti degli involucri stes-

si, cioè la traslucenza.

Le tensostrutture a membrana presentano due caratteristiche che determinano parti-

colari condizioni di illuminazione, in genere insolite negli edifici tradizionali, in grado

di incidere sul progetto del comfort visivo: da un lato la configurazione di spazi a tutta

altezza, illuminati perciò in modo uniforme attraverso lo strato di copertura; dall’altro

l’effetto di alta diffusione della luce della maggior parte dei tessuti spalmati con cui

sono realizzate le membrane, considerato che la radiazione solare viene ampiamente

trasmessa e riflessa attraverso la superficie più interna in direzione dell’ambiente sotto-

stante. 

La luce naturale che fluisce all’interno di un’architettura a membrana contribuisce a

enfatizzare la leggerezza della struttura, affinché al fruitore dello spazio racchiuso da

una membrana tessile sia garantito il comfort visivo è necessario considerare l’aspetto

legato alla percezione dei colori: più chiaro è il colore della membrana, migliore è la

percezione grazie alla linearità della trasmissione dello spettro luminoso visibile.

Anche per quanto riguarda l’illuminazione artificiale, un’attenta progettazione delle luci

è in grado di esaltare i pregi inducendo al minimo I difetti: sfruttando iI colore e la tra-

sparenza della luce attraverso la rifrazione, la riflessione, la trasmissione e la diffrazione

è possibile creare addirittura delle sculture.

3.11.3 Requisiti di risparmio energetico

L’aspetto energetico legato a un prodotto, sia esso edilizio o di altra natura, piò essere

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3 Stadio

affrontato considerando le prestazioni energetiche del prodotto finito, ovvero la capa-

cità di far risparmiare energia durante la fase di vita utile, ma anche valutando i consumi

energetici durante tutto l’arco di vita del prodotto iniziando dalla sua produzione.

Quando si valutano le prestazioni energetiche di un involucro a membrana, immediato

è il riferimento ai requisiti di isolamento termico, di inerzia termica, di controllo solare,

di ventilazione: più elevate sono le prestazioni, minore è il ricorso agli impianti mecca-

nici per garantire un ottimale microclima interno allo spazio racchiuso dalla membrana

e, di conseguenza, maggiore è il risparmio energetico. Come emerso, però, nella trat-

tazione relativa al comfort termoigrometrico, date le loro caratteristiche di leggerezza

e di semitrasparenza, le membrane possono essere considerate più dei filtri che delle

barriere di flussi dall’esterno verso l’interno e viceversa e, di conseguenza, le prestazioni

termoigrometriche che sono in grado di garantire difficilmente possono essere com-

parate con quelle offerte da elementi costruttivi massivi.

Altre considerazioni possono essere fatte quando si affronta la questione relativa all’e-

nergia incorporata di un materiale, che corrisponde al totale dell’energia utilizzata per

la fabbricazione, il trasporto, la manutenzione di un prodotto, in questo caso edilizio,

e l’eliminazione dello stesso alla fine della vita utile. Due sono i metodi più utilizzati

per calcolare l’energia incorporata. Il primo si basa su analisi input-output legate a dati

economici nazionali, mentre il secondo risale fino all’estrazione delle materie prime

impiegate nella fabbricazione di un prodotto; a ogni passo del processo produttivo vie-

ne determinato il consumo energetico sulla base dei dati d’esercizio per poi sommarlo

allo stadio successivo. Questo metodo calcola il fabbisogno complessivo d’energia che

dovrebbe risultare pari a quello calcolato con il metodo input/output.

3.11.4 Recuperabilità

Nel settore delle costruzioni, così come in altri campi, l’insieme delle motivazio-

ni che possono favorire o frenare il processo di riciclo dei materiali (recuperabilità, se-

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3 Stadio

condo la UNI 8290-2) associa fattori di derivazione storica ed elementi tipici della fase

attuale di sviluppo dei paesi industriali avanzati. Dal secondo dopo guerra a circa metà

degli anni Ottanta il settore delle costruzioni non ha avuto la necessità di porsi delle

questioni sul tema del riciclo dei materiali, strettamente legato alla più ampia tematica

del risparmio delle risorse.

Risulta evidente oggi come il riciclaggio dei materiali da demolizione possa non solo

costituire una soluzione al problema legato a ingenti volumi di rifiuti da smaltire in

discarica, ma anche una via alternativa al consumo di risorse naturali non rinnovabili.

D’altra parte, l’ingresso nel XXI secolo ha segnato definitivamente l’affermazione del

concetto di sviluppo sostenibile nei riguardi di tutti i processi produttivi di beni, che

devono essere necessariamente strutturati secondo una logica di risparmio energetico

e di controllo della produzione di scorie o rifiuti, prevedendone un loro riutilizzo in altri

settori o un loro smaltimento senza provocare danni all’ambiente.

Queste considerazioni interessano ovviamente anche l’ambito delle costruzioni a

membrana o in materiale tessile. È evidente che il volume dei rifiuti associati a queste

costruzioni sia trascurabile se confrontato con quello degli edifici convenzionali, e che

quindi il tema del riciclo potrebbe essere trascurato; tuttavia gli investimenti nella ricer-

ca non mancano, così come i risultati: nel 1998, Solvay ha brevettato un processo che

permette il riciclaggio separato della resina di pvc e delle fibre di poliestere attraverso la

dissolvenza chimica selettiva; con la sua applicazione, l’azienda francese Ferrari ha reso

reale la possibilità di riciclare i tessili rivestiti in pvc (Texyloop).

Accanto al riciclo di tipo meccanico, che permette di avere a disposizione materia pri-

ma, si colloca il riuso, tecnicamente definito come reimpiego, delle membrane tessili

dismesse: una volta terminata la fase di vita utile nel manufatto per cui erano state cre-

ate, dopo un semplice processo di pulizia, possono essere utilizzate nuovamente senza

che i materiali di cui sono composte subiscano trasformazioni.

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3 Stadio

I ragionamenti sulla riciclabilità sono riconducibili anche allo sviluppo e all’applicazione

della procedura denominata Texyloop introdotta nel 2000, nata per consentire il riciclo

di materiali tessili composti come il vetrosilicone stesso.

La procedura non solo consente alle membrane di essere riciclate ma mira alla crea-

zione di un nuovo materiale che può essere in parte reintrodotto nel processo di fab-

bricazione di una nuova membrana. È stata inoltre condotta un’analisi sul ciclo di vita

dei materiali tessili, usando il metodo standardizzato ISO 14040-14043, consistente in

un gruppo di indicatori che misurano l’impatto ambientale di tali membrane dallo loro

produzione fino al loro smaltimento. Queste valutazioni hanno stabilito che il maggior

peso deriva dall’estrazione della materia prima con la quale le membrane sono pro-

dotte, in questo senso è molto importante dunque il processo di riciclo che permette

di ridurre l’impatto ambientale notevolmente. Inoltre chiaramente anche la durabilità

negli anni del materiale fa sì che il suo impatto sul risparmio energetico sia minore.

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3 Stadio

4. Stima dei costi e sostenibilità economica

4.1 Affrontare il computo metrico del progetto

Trattandosi di un manufatto architettonico complesso, affrontare il computo

metrico dello Stadio ha fin da subito presentato delle difficoltà dal punto di vista dell’ap-

proccio alla classificazione delle voci di costo.

Il primo passo è stato quindi quello di stilare una casistica di stadi riconducibili

per tipologia e conformazione a quello di progetto, tenendo conto dell’anno di edifica-

zione, del numero di posti e del costo. La voce del costo, convertita in € in alcuni casi,

è stata attualizzata con indice Istat per poter confrontare i valori indicati riconducendoli

tutti all’anno corrente (il Wörthersee Stadium ad esempio, costato 66’500’000 € nel

2006, attualizzato al 2015 sarebbe costato 77’342’000€).

Da questo confronto ho collocato il Waves Stadium in una classe di costo pari ai

132’000’000€. Il passo successivo ha comportato la determinazione del budget di co-

struzione per l’edificio. La suddivisione delle voci di costo è stata fatta attraverso tre

principali categorie, quella strutturale, quella architettonica e quella impiantistica. Data

la tipologia dell’edificio alla parte strutturale è stato attribuito un peso del 50% sul bud-

get totale, l’architettonico è circa il 27% e la parte impiantistica il 23%. Nelle tre categorie

sono state poi sviluppate le differenti componenti che vanno a costituire il costo totale

di quella categoria.

Inoltre bisogna considerare: l’acquisizione del sito; le parcelle professionali e per la

progettazione; i costi delle licenze; le parcelle legali; la pubblicità e il marketing; i costi

di funzionamento; i costi per la sostenibilità; il finanziamento; i premi assicurativi; le pe-

rizie e le ispezioni del terreno; i costi di gestione che si prolungano per tutto il ciclo di

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99WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

4 Stima dei costi e sostenibilità

vita dell’edificio e le eventuali manutenzioni da svolgere periodicamente sul manufatto

Una classificazione per voci di lavorazione sarebbe risultato dispersivo. È stata comun-

que utilizzata come strumento per capire ad esempio il costo effettivo di un campo

di calcio attrezzato per competizioni a livello professionale prendendo a riferimento il

Prezzario per Impianti Sportivi stilato in collaborazione con il Coni nel 2014.

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100WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

4 Stima dei costi e sostenibilità

Wörthersee Stadion2006-2007

posti: 32000costo 66’500’000 €costo attualizzato:

76’342’000 €costo a spettatore:

2’385 €

BBVA Bancomer Stadium2011-2015

posti: 51800costo 175’000’000 €costo attualizzato:

184’975’000 €costo a spettatore:

3’570 €

Milan Stadium20015

posti: 42000costo 300’00’000 €costo attualizzato:

-costo a spettatore:

7’142 €

Nelson Mandela Stadium2009

posti: 42489costo 127’000’000 €costo attualizzato:

139’065’000 €costo a spettatore:

3’273 €

Stade Bordeaux-Atlantique2013-2015

posti: 42115costo 168’000’000 €costo attualizzato:

168’504’000 €costo a spettatore:

4’000 €

Nagyerdo Football Stadium 2014

posti: 20340costo 40’000’000 €costo attualizzato:

39’880’000 €costo a spettatore:

1’960 €

Juventus Stadium2009-2011

posti: 41000costo 125’000’000 €costo attualizzato:

136’875’000 €costo a spettatore:

3’338 €

22. CONFRONTO BUDGET DI COSTRUZIONE STADI

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4 Stima dei costi e sostenibilità

WAVES STADIUM BUDGET DI COSTRUZIONE costo € peso %

StrutturaleScavo generale e movimentazione terra 3.696.000,00 2,80 %Fondazioni e strutture verticali e orizzontali in cls 8.184.000,00 6,20 %Struttura di copertura (centine in acciaio) 20.328.000,00 15,40 %Cavea (spalti) 7.194.000,00 5,45 %Envelope in vetrosilicone (e tiranti) 19.470.000,00 14,75 %Lavori in muratura  3.696.000,00 2,80 %Lavori di ferramenta  2.824.800,00 2,14 %

Strutturale TOT   65.392.800,00 49,54 %

ArchitettonicoTerreno di gioco (campo porte bandierine)  1.293.600,00 0,98 %Seggiolini 3.432.000,00 2,60 %Tornelli di controllo accessi 3.828.000,00 2,90 %2 Tabelloni elettronici campo 1.518.000,00 1,15 %Apparecchiature varie 3.366.000,00 2,55 %Segnaletica 501.600,00 0,38 %Risalite (scale e ascensori) 462.000,00 0,35 %Pavimentazione e controsoffittatura dei concourse 5.346.000,00 4,05 %Vetrazioni skybox 739.200,00 0,56 %Locali interni (arredati e accessoriati) di cui: 10.560.000,00 8,00 %          Chioschi  1.420.000,00          Media centre 500.000,00          Skybox 250.000,00          Ristorante 125.000,00          Museo 700.000,00          Spazio mostre 250.000,00          Fitness centre 600.000,00          Servizi igienici 336.000,00          Spogliatoio atleti e arbitri (3 spogliatoi) 4.000.000,00          Studi medici e uffici atleti 1.000.000,00          Uffici 200.000,00          Centro assistenza medica 526.000,00         Centro  sicurezza  653.000,00Varie 4.672.800,00 3,54 %

Architettonico TOT   35.719.200,00 27,06 %

ImpiantisticoImpianti meccanici, elettrici , irrigazione etc del campo 12.051.600,00 9,13 %Impianti meccanici speciali (centrale termiche e frigorifere, UTA) 18.836.400,00 14,27 %

Impiantistico TOT   30.888.000,00 23,40 %

TOTALE Strutturale+Architettonico+Impiantistico 132.000.000,00 100,00 %

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102WAVES STADIUM Uno scenario per il Post-EXPO

4 Stima dei costi e sostenibilità

4.2 Il piano di fattibilità finanziaria

È sicuramente importante, anche se non si è avuto modo di approfondirlo nel dettaglio,

l’impostazione di un piano di fattibilità finanziaria in quanto lo Stadio sarà a tutti gli effetti

un’entità finanziaria con ricavi quotidiani.

Le attività complementari individuate e precedentemente illustrate sono in grado di ge-

nerare ricavi aggiuntivi a quelli raccolti con i biglietti di ingresso alle competizioni calci-

stiche, i ricavi possono derivare ad esempio da concerti, da conferenze e eventi azien-

dali. Le attività aggiuntive sono da vagliare dal punto di vista della fattibilità finanziaria

in quanto devono assicurare un ricavo, motivo per il quale prima di insediare un’attività

ulteriore in uno stadio è necessario stabilirne l’effettiva attrattività nel contesto in cui si

trova l’edificio.

In linea generale le fonti di ricavo sono: la vendita di biglietti per la singola partita e ab-

bonamenti stagionali; la vendita di biglietti VIP e di pacchetti di ospitalità; la vendita di

skybox; i ricavi da TV ed altri media; le vendite al dettaglio e merchandising; il museo

e i pacchetti di visita allo stadio; la pubblicità e pacchetti di eventi aziendali; l’affitto di

attività in concessione ed unità di vendita al dettaglio; gli eventi speciali (concerti, con-

ferenze, etc.); il catering (ristoranti, licenze, occasioni speciali, etc.);il parcheggio auto.

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4 Stima dei costi e sostenibilità

4.3 Il processo di costruzione

Lo sviluppo temporale del progetto, il cronoprogramma, è fondamentale quando

ci si trova di fronte a un progetto che coinvolge differenti discipline e operatori nel

complesso cantiere di realizzazione di uno stadio. Il progetto deve quindi seguire una

schedulazione ben pianificata ed attentamente monitorata. L’incapacità di mantenere

questa schedulazione può comportare ritardi imprevisti o indesiderati, che a loro volta

possono portare ad una rapida escalation dei costi. Tutte le fasi fornite in questo mo-

dello di schedulazione sono indicative e ricavate dalla “Guida UEFA agli Stadi di qualità”.

Fase iniziale – 6 mesi

Durante questa fase vengono sviluppate le idee ed i concetti iniziali per lo stadio pro-

posto. Vengono individuate possibili ubicazioni e vengono commissionati gli studi di

fattibilità necessari. Il personale chiave, consiglieri e specialisti (tecnici, legali, finanziari,

etc.) devono essere incaricati di sovrintendere ai vari aspetti del progetto, e si deve

stabilire una strategia di finanziamento chiara e concisa. A questo punto tutti gli argo-

menti trattati nelle sezioni dalla A.2 alla A.8 saranno stati discussi e concordati – almeno

in termini generali – con l’obiettivo di definire una direzione quanto più chiara e netta

possibile per la fase successiva.

Fase di concezione del progetto – 6 mesi

Durante questa fase il committente dello stadio deve preparare i documenti fondamen-

tali che definiscono in dettaglio le direttive del progetto, il budget ed il piano dei costi,

e si occupano di altre tematiche chiave come il processo di costruzione e gli aspetti

urbanistici. Si devono incaricare gli architetti e gli altri consulenti specialisti di produrre

un’idea progettuale basata su questi documenti e parametri fondamentali. A questo

punto il committente dello stadio avrà identificato ed acquisito il sito ed avrà stabilito

un dialogo positivo e fluido con le autorità e la comunità locale per assicurare uno svi-

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4 Stima dei costi e sostenibilità

luppo fluido del sito.

Fase di progettazione – 12 mesi

Si deve dedicare un tempo adeguato allo sviluppo del progetto dell’edificio per assi-

curarsi che aderisca agli standard adottati ed al budget fissato. Durante questa fase il

progetto verrà anche rivisto dalle autorità locali. Le richieste di licenze devono essere

approvate prima che possano cominciare i lavori di costruzione, e questo può richie-

dere del tempo. Se si devono realizzare pacchetti di offerte in gara d’appalto separati

e/o fasi di costruzione separate, questo deve essere definito chiaramente e coordinato

prima della procedura d’appalto e della successiva fase di costruzione.

Fase d’appalto – 3 mesi

Prima di questa fase il committente dello stadio, assieme alla sua squadra di consulenti

e consiglieri, può iniziare degli accertamenti e possibilmente un processo di presele-

zione per individuare gli appaltatori più adatti. Questo processo può essere condotto

sia a livello locale che a livello nazionale o anche internazionale. Una volta che il cliente

ha definito ed approvato la portata complessiva ed i dettagli del progetto e che si sono

ottenute le licenze di costruzione relative, si possono emettere gli inviti a partecipare

alla gara d’appalto. Si dovranno quindi analizzare le offerte arrivate e si dovranno con-

durre le successive negoziazioni e/o concordare delle condizioni con gli appaltatori

preferiti con l’obiettivo di definire in maniera finale i costi di costruzione e la data di

completamento. Alla fine di questa fase sarà scelto l’appaltatore principale in modo che

la costruzione possa cominciare.

Costruzione dello stadio – 24 mesi

Il periodo temporale per i lavori di costruzione (dai lavori preliminari, la costruzione

generale e le verifiche fino al completamento finale) dipenderà in grande misura dalla

dimensione e dalla complessità dello stadio. Durante questa fase del progetto si do-

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4 Stima dei costi e sostenibilità

vrà disporre di tutti i certificati di sicurezza e delle licenze di occupazione necessarie,

assieme ai permessi di costruzione relativi, per assicurarsi che l’edificio completato sia

adatto alla sua destinazione d’uso e possa essere occupato completamente secondo i

regolamenti edilizi locali e gli altri requisiti legali.

Consegna dello stadio – 3 mesi

Prima del passaggio di consegne dall’appaltatore al committente dello stadio, gli ar-

chitetti e gli ingegneri che lavorano allo stadio avranno individuato una gran parte dei

difetti di costruzione, permettendo così all’appaltatore di implementare tutte le misure

correttive necessarie. Una volta che lo stadio è stato consegnato, il team di gestione

dello stadio avrà bisogno di tempo per adattare i servizi e le installazioni. Si dovranno

firmare i contratti per i servizi pubblici (per esempio elettricità, acqua, etc.) e realizzare

i collegamenti necessari, e si dovranno ottenere i permessi delle licenze speciali per

certe strutture e certi servizi (per esempio ristorazione, vendite al dettaglio ed altre

strutture per il pubblico), che devono superare i controlli di sicurezza opportuni. Si do-

vrà eseguire il collaudo dei controlli di sicurezza e di accesso e si dovranno soddisfare

tutte le disposizioni dei regolamenti.

La partita di prova

Prima della consegna finale e della inaugurazione ufficiale dello stadio, si consiglia di

organizzare una o più partite amichevoli, in modo da evidenziare e gestire possibili

problemi. La partita di prova iniziale dovrebbe essere un evento di basso profilo con un

numero limitato di spettatori.

Fase di post-consegna – 6 mesi

Dopo la consegna formale da parte dell’appaltatore, c’è un periodo importante in cui

chi si occupa della gestione dello stadio deve verificare tutti i servizi e le installazioni

dello stadio. Ciò rappresenta un’opportunità per vedere lo stadio completamente ope-

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rativo e per valutare se occorrono altri lavori per assicurare il corretto funzionamento

delle strutture.

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5. BIBLIOGRAFIA

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J. Geraint, S. Rod, B. Vickery  Stadia: the populous design and development guide, Ed-

itore: Architectural press, Oxford, Anno edizione: 2013

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6. RASSEGNA STAMPA

Corriere della Sera

G. Rossi, Expo, “Padiglione Italia paghi gli arretrati”: Cantone toglie i dipendenti dal lim-

bo, 18 Ottobre 2015

P. Foschini, Expo, Rampello: “Macchè problemi tecnici. Salvare il Padiglione Zero è

possibile, basta volerlo”, 15 Ottobre 2015

E. Soglio, Expo, il governo decide di entrare in Arexpo: cabina di regia con Comune e

Regione, 14 Ottobre 2015

S. Morosi, Università, tecnologia e servizi, Expo dopo Expo: quale futuro per l’area?, 13

Ottobre 2015

S. Rizzo, E. Soglio, Expo, risorse e regole, il patto per il dopo evento, 12 Ottobre 2015

P. Marelli, Milano Expo, smontare è come costruire: via alla Fase 2, 9 Ottobre 2015

S. Morosi, “Expo dopo Expo: le eredità di Milano 2015”: numeri, temi e tavoli per il fu-

turo, 10 Ottobre 2015

E. Soglio, Expo, petizione di imprenditori per salvare il Padiglione Zero, 8 Ottobre 2015

P. D’Amico, Milano, Expo, arte, hotel e shopping: turisti da record. Incassi per 190 mi-

lioni (grazie ai cinesi) 7 Ottobre 2015

E. Soglio, Expo, la maturità delle start up, 6 Ottobre 2015

F. Cavadini, Milano Expo, la Scala prenota l’area di Rho per il caveau delle scenografie,

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6 Rassegna stampa

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6 Ottobre 2015

G. Schiavi, Expo, Regione e governo trovino un accordo: dimostriamo di saper pro-

gettare il futuro, 30 Settembre 2015

P. Foschini, Milano, Expo, l’architetto Silipo: “Dopo, nessun vero progetto”, 25 settem-

bre 2015

E. Soglio, Milano, Expo, ecco il piano che farà a pezzi i padiglioni. Da novembre sei-

cento operai nei cantieri, 19 settembre 2015

G. Bonezzi, Post Expo, Maroni, F. Sala, De Albertis, 24 settembre 2015

P. Madeddu, Milano, Expo, prove tecniche per la Città della scienza, 25 Agosto 2015

V. Gregotti, Il dopo Expo non è periferia. La riconversione per demolire l’idea di perife-

ria, 26 Luglio 2015

G. Schiavi, Milano accende la ripresa del Paese, 17 Dicembre 2014

Il Giorno

L. Zorloni, Dopo Expo, nel 2016 arriva la Triennale. “Ma i primi edifici saranno abitati tra

5 anni”, 30 Settembre 2015

Repubblica

Expo, Sala: ‘ Dieci padiglioni continueranno a vivere. Troppo costoso Albero della vita

in città’ , 10 Ottobre 2015

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6 Rassegna stampa

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Il Sole 24 Ore

E. Scarci, Carta di Milano, oltre un milione di firme, 11 Ottobre 2015

S. Monaci, Sala in pole position per il dopo Expo, 3 Settembre 2015

M. Finizio, Nebbia sul post-Expo, tanti progetti in cerca di liquidità: la regia pubblica

spera nei fondi europei e Cdp, 5 Maggio 2015

P. Bricco, E ora Milano deve saper stupire, 1 maggio 2015

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6 Rassegna stampa