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1 UNIVERSITA’ DI PISA Dipartimento di Economia e Management Corso di Laurea in Banca, Finanza Aziendale e Mercati Finanziari Tesi di Laurea Magistrale FINANZA AGEVOLATA PER L’INNOVAZIONE NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE Relatore: Ada Carlesi Candidato: Elisa Lotti Anno Accademico 2013/2014

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UNIVERSITA’ DI PISA

Dipartimento di Economia e Management

Corso di Laurea in Banca, Finanza Aziendale e Mercati Finanziari

Tesi di Laurea Magistrale

FINANZA AGEVOLATA PER L’INNOVAZIONE

NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Relatore: Ada Carlesi Candidato: Elisa Lotti

Anno Accademico 2013/2014

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INDICE

INTRODUZIONE…………………………………………………………………………..5

CAPITOLO I- PICCOLE E MEDIE IMPRESE NEL SISTEMA ECONOMICO

ITALIANO

1.1 Introduzione ………………………………………………………................9

1.2 Le Pmi nel contesto italiano…………………………………………………10

1.2.1 Interventi europei e nazionali a favore delle PMI…………....11

1.2.2 Specificità delle Pmi italiane………………………………....12

1.3 Finanza delle Pmi……………………………………………..……………..14

1.3.1 Struttura finanziaria delle Pmi……………………………..…14

1.3.2 Difficoltà nell’accesso al credito delle Pmi italiane………….16

1.4 Definizione di Pmi dell’UE…………………………………………….........21

CAPITOLO II- LA FINANZA AGEVOLATA A SOSTEGNO DELLE PMI

2.1 Introduzione……………………………………………………………...….25

2.2 Finanza agevolata: Definizione e Fonti……………………………………..26

2.2.1 Classificazione delle Agevolazioni finanziarie………….…...31

2.3 Regole per l’accesso ai contributi…………………………………………..35

2.4 Evoluzione della Politica di Coesione dell’UE: I Fondi Strutturali………...42

2.4.1 Programmazione Fondi Strutturali 2007-2013…………………46

2.4.2 Prospettive della nuova Programmazione 2014-2020………….52

CAPITOLO III- IMPATTO DELLA FINANZA AGEVOLATA SUL COSTO DEL

CAPITALE

3.1 Introduzione……………………………………………………………….…61

3.2 Teorie sulla scelta della Struttura Finanziaria…………………………….....62

3.3 Il costo del capitale e la finanza agevolata……………………………….….66

3.3.1 Il costo del capitale………………………………………….….66

3.3.2 Effetti della finanza agevolata sul costo del capitale……….…..68

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3.4 Il valore dell’agevolazione………………………………………..…….......71

3.4.1 La stima del valore dell’impresa………………………….…....72

3.4.2 Agevolazione e valore d’impresa……………………….…......73

CAPITOLO IV- LE RISORSE EUROPEE A SOSTEGNO DELLA REGIONE

TOSCANA

4.1 Introduzione…………………………………………………………….…...77

4.2 Programma Operativo Regionale “Competitività Regionale

e Occupazione” 2007-2013…………………………………………………78

4.2.1 Il contesto economico regionale……………………….…...…..78

4.2.2 Obiettivi e attuazione del Programma Operativo………………80

4.3 Prospettive del Programma Operativo Regionale 2014-2020……………….85

4.3.1 Analisi del contesto economico regionale e degli effetti

della Programmazione 2007-2013………………………………85

4.3.2 La strategia di sviluppo regionale………………………………88

4.4 Analisi di imprese beneficiarie del POR 2007-2013………………………...91

4.4.1 Risultati dell’analisi…………………………………………….118

CONCLUSIONE…………………………………………………………………………..125

BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………………..129

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INTRODUZIONE

Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo centrale nel contesto economico produttivo

italiano, così come in quello europeo. Tali imprese rappresentano il 99% di quelle attive sia in

Italia che in Europa. Con l’acuirsi della crisi a livello globale e date le loro caratteristiche

intrinseche, tali imprese vedono aumentare i limiti all’accesso del credito, che di conseguenza

determinano un ostacolo alla loro operatività, in quanto l’accesso al credito rappresenta per le

imprese un elemento essenziale per supportare l’operatività corrente, nonché per pianificare in

modo sostenibile la crescita nel medio-lungo periodo. In tale contesto le scelte finanziarie

delle piccole e medie imprese diventano fondamentali; tali scelte vengono influenzate dalla

possibilità degli imprenditori di poter usufruire di agevolazioni, consentite dalla legislazione

comunitaria e nazionale, tali da coprire in tutto o in parte il fabbisogno finanziario legato a

nuovi investimenti, necessari per sostenere la concorrenza in un mercato sempre più globale.

L’Unione Europea ha posto una sempre più crescente attenzione verso le piccole e medie

imprese con l’adozione di politiche, misure e strumenti a loro favore attraverso i quali ridurre

o eliminare i vincoli che esse riscontrano sul mercato. L’intervento delle istituzioni pubbliche

in Europa e nel nostro paese è cambiato negli anni; se all’inizio i Fondi europei prevedevano

risorse da impiegare in modo complementare a quelle nazionali per eliminare gli squilibri

territoriali, negli anni 2000 la politica è cambiata dati i cambiamenti avvenuti sul mercato,

quali rallentamento dell’economia e i vincoli all’accesso al credito sempre più stringenti.

Con la strategia di Lisbona si è assistito ad un cambiamento degli obiettivi comunitari, tale

strategia ha posto l’attenzione sulle politiche in materia di R&S per incentivare la

competitività e l’innovazione, così da promuovere lo spirito industriale e sostenere una

crescita a livello economico. I cambiamenti sul mercato hanno anche determinato mutamenti

nell’organizzazione dei Fondi, in quanto si è passati da una mera distribuzione “a pioggia”

delle risorse ad una distribuzione più efficiente, legata sempre più agli obiettivi previsti dalle

programmazioni; così da eliminare il problema della frammentazione delle risorse e della

complessità gestionale che ha caratterizzato la politica europea per più anni.

L’attenzione delle piccole e medie imprese verso i finanziamenti agevolati è cresciuta anche

per il legame che tali strumenti hanno con il costo del capitale.

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La finanza agevolata è una fonte di finanziamento con la quale l’impresa può modificare la

sua struttura finanziaria; il ricorso agli strumenti finanziari della finanza agevolata riduce

comunque il costo del capitale, creando un maggiore valore per l’impresa.

Passando alla struttura del lavoro, il primo capitolo porrà l’attenzione sulla realtà industriale

italiana, caratterizzata principalmente da piccole e medie imprese e sugli interventi a favore di

queste. Di esse mostreremo i punti di forza e debolezza, le caratteristiche finanziarie e i

vincoli finanziari che tali imprese possono riscontrare all’avvio dell’attività e nella gestione di

progetti innovativi; vincoli che spesso derivano dalle imperfezioni dei mercati dei capitali. Si

provvederà poi a dare una definizione a livello europeo, data la centralità di queste imprese

nella politica europea.

La definizione europea di Pmi è essenziale per l’applicazione della disciplina comunitaria in

materia di finanza agevolata, in quanto le modalità di erogazione delle risorse variano a

seconda della dimensione delle imprese. Nel secondo capitolo l’attenzione sarà posta sulla

finanza agevolata, quale fonte finanziamento a sostegno delle Pmi. Il lavoro provvederà a dare

una definizione di finanza agevolata, mostrandone le varie forme e le modalità di erogazione

con cui l’UE o i singoli stati membri supportano le piccole e medie imprese, che ne sono le

principali beneficiarie. Successivamente si presenterà il processo di formazione dei Fondi

Strutturali, quali principali possibilità di finanziamento delle Pmi predisposte in ambito

comunitario e le successive innovazioni e modifiche, illustrando le ultime due

programmazioni.

Il terzo capitolo descriverà le teorie sulla struttura del capitale, al fine di capire il ruolo che la

finanza agevolata può avere nella decisione della struttura finanziaria. Verranno analizzati i

costi e benefici di tale fonte di finanziamento per vedere l’impatto che questi hanno sul costo

del capitale, così da evidenziare come la finanza agevolata possa incidere sul valore

d’impresa, determinandone un aumento grazie al premio dell’agevolazione.

Il quarto capitolo esaminerà l’applicazione di strumenti di finanza agevolata alle Pmi, in

particolare analizzerà la programmazione della Regione Toscana per il periodo 2007-2013 e

le linee programmatiche previste per il periodo 2014-2020 del Programma Operativo parte

Fesr. Dopo una panoramica sulla situazione regionale che ha portato all’elaborazione degli

obiettivi del programma, ci soffermeremo sulle strategie di sviluppo previste dalla Regione.

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Il lavoro proseguirà poi con l’analisi di una serie di imprese beneficiarie dei bandi emessi

dalla Regione, delle quali si andrà ad osservare come l’intervento della finanza agevolata

possa avere o meno modificato gli indicatori tipici della gestione e il grado di competitività

rispetto ai concorrenti dello stesso settore, ciò, in ultima analisi, per definire, in una certa

misura, l’effettivo risultato della politica di agevolazione messa in atto sulle imprese

beneficiarie.

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CAPITOLO I

PICCOLE E MEDIE IMPRESE NEL SISTEMA ECONOMICO ITALIANO

1.1 Introduzione

Le PMI ricoprono un ruolo importante nell’intera Unione Europea, in Italia sono ancor più

rilevanti e rappresentano la vera ossatura dell’intero sistema produttivo nazionale. Con una

percentuale superiore al 90% della totalità delle imprese italiane, le PMI costituiscono la base

portante del sistema economico del nostro Paese.

Questo primo capitolo, pertanto, va a delineare le piccole e medie imprese quali realtà molto

importante dell’economia del nostro Paese.

Il lavoro inizialmente si concentrerà sulla presenza delle Pmi sul territorio italiano, fornendo

dati sulla loro centralità nel sistema economico italiano e sulla presenza nei vari settori di

attività. Verranno successivamente definiti gli ultimi interventi nazionali a favore delle Pmi e

descritti gli elementi organizzativi comuni a tale categoria, definendo così le Pmi da un punto

di vista qualitativo e mettendone in luce i punti di forza e debolezza. L’attenzione sarà poi

rivolta alla struttura finanziaria e alla difficoltà che riscontrano nell’accesso al credito.

Si definirà, infine, tale categoria da un punto di vista quantitativo, attraverso la definizione di

piccola e media impresa dettata dalla Commissione Europea.

Il sostegno alle PMI rappresenta una delle principali priorità della Commissione europea per

conseguire gli obiettivi della crescita economica, della creazione di posti di lavoro e della

coesione economica e sociale. Pertanto si rende essenziale giungere ad una definizione

comune che garantisca maggiore coerenza ed efficacia alle misure ad esse rivolte e che, allo

stesso tempo, non contrasti con le regole della libera concorrenza.

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1.2 Le Pmi nel contesto italiano

Il sistema economico produttivo italiano è basato principalmente sulle piccole e medie

imprese. L'economia italiana conta un numero di microimprese superiore alla media UE; le

microimprese rappresentano in Italia, come in altre economie europee, il vero tessuto

imprenditoriale, garantendo buoni livelli occupazionali rispetto alla grande impresa. La

maggior parte delle PMI italiane opera nel commercio all'ingrosso e al dettaglio, e in questo

comparto si concentra l'86% dei dipendenti totali delle PMI. Rispetto alla media UE, le PMI

italiane sono più numerose anche nel settore manifatturiero, in particolare nei comparti

tradizionali: alimentare e delle bevande, dell'abbigliamento, tessile, e nella produzione di

prodotti metallici, macchinari e impianti. La tabella seguente mette in relazione il numero

delle Pmi italiane con le Pmi della media dei Paesi europei.

Tabella 1-Stime per il 2013 delle Pmi in Italia

Fonte: Eurostat

Tale tabella riporta le stime per il 2013 sulla base di dati del periodo 2008-2011 della banca

dati di Eurostat. Il vantaggio di utilizzare i dati Eurostat è che permettono il confronto tra i

vari paesi; è proprio da tale confronto che emerge come in Italia le Pmi, in particolare le

microimprese, rappresentino quasi la totalità del tessuto economico

Numero d’imprese Numero dipendenti Valore aggiunto

Italia UE Italia UE Italia UE

Numero Quota Quota Numero Quota Quota Miliardi Quota Quota

Micro

imprese

3,527,452 94.8% 92,4% 6,629,987

45,8% 29,1% 201 30,4% 21,6%

Piccole

imprese

171,658 4,6% 6,4% 3,049,375 21,1% 20,6% 141 21,3% 18,2%

Medie

imprese

19,126 0,5% 1,0% 1,837,003

12,7% 17,2% 118 17,8% 18,3%

PMI 3,718,236 99,9% 99,8% 11,516,365

79,6% 66,9% 459 69,5% 58,1%

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Dal 2008, l'economia italiana ha attraversato due recessioni consecutive, caratterizzate da una

flessione delle esportazioni tra il 2008 e il 2009 e da una contrazione della domanda interna

dal 2011; in entrambe, le PMI sono state colpite più delle imprese di dimensioni maggiori.

Ciò ha determinato, tra il 2008 e il 2013, un calo del 5% nel numero di PMI operanti

nell'economia italiana; la flessione più consistente (15%) ha riguardato le piccole imprese.

Dalle stime della Small Business Act emerge che anche il valore aggiunto generato dalle PMI

ha subito una drastica riduzione, pari al 15% tra il 2008 e il 2009, ma da allora ha continuato a

riguadagnare terreno. Nel 2013, il valore aggiunto delle PMI è stato inferiore del 3% rispetto

ai livelli registrati prima della crisi. Viceversa, il valore aggiunto delle grandi imprese è

diminuito soltanto del 5% tra il 2008 e 2009, e nel 2013 ha superato il livello precedente alla

crisi. Coerentemente con questa evoluzione, l'occupazione nelle PMI è andata costantemente

diminuendo in misura maggiore rispetto a quanto avvenuto nelle grandi imprese nello stesso

periodo.

1.2.1 Interventi europei e nazionali a favore delle PMI

Il governo italiano è storicamente favorevole alle PMI e alle microimprese. L'Italia è stata uno

dei primi paesi UE ad approvare lo Small Business Act e a recepirlo nella normativa

nazionale il 4 maggio 2010. Lo Small Business Act1 è stato adottato dall’UE per valorizzare

le imprese di micro, piccole e medie dimensioni e renderle più competitive in tempo di crisi.

Lo SBA si configura come una politica industriale basata su dieci principi guida: il credito, i

tempi di pagamento, gli strumenti e le azioni per la crisi d’impresa, politiche per

l’innovazione e sostenibilità ambientale, strumenti per la crescita dimensionale, politiche per

l’internazionalizzazione e semplificazione nel rapporto tra governo e imprese.

Tale atto adotta un principio di partenariato politico con gli Stati membri e prevede un

approccio “Think Small First”, con il quale l’UE si prefigge di integrare nella legislazione e

nelle politiche UE e nazionali le preoccupazioni e le istanze delle PMI.

1 COM(2008)394 inviata il25/06/08 dalla Commissione Europea a tutti gli organismi comunitari competenti.

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In Italia, il principio "Pensare anzitutto al piccolo" è considerato uno dei principi guida

nell'elaborazione delle politiche. Nel novembre 2011, è stato approvato lo Statuto delle

imprese2, divenuto legge dello Stato, che recepisce le indicazioni contenute nello SBA

definendo lo statuto delle micro, piccole e medie imprese. Tale legge rappresenta un primo

riconoscimento dei diritti dell’impresa. Sul fronte delle politiche, nel 2013 l'Italia ha attuato

22 misure politiche in nove delle dieci aree di intervento previste dallo Small Business Act.

Dal punto di vista delle politiche pubbliche, le aree in cui nel 2013 si sono registrati i

maggiori progressi sono l'imprenditorialità e l'accesso ai finanziamenti, con l'introduzione di

misure volte a ridurre il costo del lavoro, a sostenere l'imprenditorialità femminile e giovanile

e ad alleviare le ristrettezze finanziarie delle PMI sbloccando il pagamento dei debiti della

pubblica amministrazione e consentendo il pagamento dilazionato e rateizzato dei tributi.

Si può rilevare che, nonostante la priorità che gli è stata riconosciuta, c’è ancora molta strada

da fare per quanto riguarda il principio “Think Small First”, in quanto l’obiettivo di riduzione

dei vincoli burocratici, che tendono a soffocare l’attività delle Pmi, non è ancora stato

raggiunto. Al fine di superare tale limitazione, il governo dovrebbe iniziare concretamente a

verificare quali sono gli impatti potenziali delle proposte legislative sulle Pmi, dato che tale

analisi è una componente obbligatoria della regolamentazione proposta dalla Commissione

Europea; dovrebbe, inoltre, cercare di alleggerire la burocrazia, che risulta sempre più pesante

per le Pmi, in quanto la complessità delle procedure amministrative e la mancanza di stabilità

e prevedibilità del quadro legislativo determinano problemi nello svolgere attività d’impresa.

1.2.2 Specificità delle PMI italiane

Le Pmi presentano caratteri distintivi di tipo qualitativo che le distinguono dalle imprese di

maggiori dimensioni3. Di seguito mostreremo quali sono i punti di debolezza, ma anche i

punti di forza tipici che permettono loro di affrontare un contesto sempre più globale e

dinamico, ponendole al centro dell’economia nazionale. E’ proprio grazie a tali caratteristiche

che, a partire dagli anni 70, anni caratterizzati da una crescente instabilità e complessità, viene

posta attenzione alle Pmi, quali realtà flessibili e creative.

2 Legge n. 180/2011 3 Si veda CORTESI, ALBERTI, SALVATO, Le piccole imprese, Carocci, 2004.

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La prima caratteristica che si può rilevare è la centralità della figura dell’imprenditore e in

maniera correlata la presenza di uno stretto legame tra famiglia-impresa, la quale impatta sui

meccanismi di funzionamento e di capacità di risposta agli stimoli esterni(ambiente) ed interni

(percorsi di sviluppo dell’impresa). Nelle Pmi le decisioni operative e strategiche dipendono

dalle idee e dalle capacità del solo imprenditore o di un ristretto numero di soggetti, ciò può

rappresentare un fattore di successo, perché garantisce rapidità nelle decisioni e

nell’implementazione della strategia, ma ciò avviene solo in imprese con modesti bisogni

organizzativi; tuttavia la figura centrale dell’imprenditore può essere penalizzante se non

accompagnata da una cultura manageriale, in quanto può andare a limitare lo sviluppo per il

mantenimento del controllo all’interno della famiglia. Indipendentemente dal tipo di impresa,

la struttura organizzativa è direttamente proporzionale alla dimensione, quindi solitamente di

tipo semplice ed informale e ciò è conseguenza dello scarso orientamento della direzione

verso gli aspetti organizzativi. Altra caratteristica distintiva è che le Pmi, in particolar modo le

piccole, operano in larga parte in ambiti competitivi ristretti a causa delle limitate risorse

umane e finanziarie. Le Pmi tendono, quindi, a seguire una strategia di focalizzazione con la

scelta di un raggio d’azione ristretto, nel quale l’impresa può perseguire vantaggi di costo o

differenziazione. Tra i punti di forza delle Pmi possiamo considerare la flessibilità

organizzativa. Le Pmi godono di un’elevata capacità di reazione ed adattamento ai mutamenti

dell’ambiente circostante. Tale flessibilità consente facilità di comunicazioni all’interno della

struttura, eliminando problemi di origine burocratica, ma anche una rapidità di reazione agli

stimoli ambientali. Le Pmi sono ben integrate nel tessuto locale; godono quindi di vantaggi

derivanti dall’integrazione dell’azienda nel tessuto locale; le piccole imprese sono in grado di

avere un rapporto diretto con la clientela, un rapporto di fidelizzazione che gli consente

d’interpretare con anticipo i cambiamenti dei gusti della clientela, ma anche rapporti con i

partner commerciali e di filiera. Altro vantaggio è rappresentato dalla flessibilità produttiva; le

imprese di dimensioni minori hanno una buona conoscenza del mercato di riferimento, ciò

permette loro di individuare le minacce ed opportunità esterne, così da adeguare la propria

strategia competitiva.

Di contro si possono considerare come punti di debolezza l’eccessiva focalizzazione sul

processo produttivo e la difficoltà di accesso al mercato del credito. Le Pmi ritengono

prevalente la gestione operativa, trascurando così una gestione strategica, che tenga conto

anche delle altre funzioni.

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Si può rilevare la loro difficoltà di accesso al credito a causa delle garanzie richieste e degli

elevati tassi d’interesse. I costi di finanziamento sono elevati, i finanziamenti sono sbilanciati

verso i crediti a breve termine, anche se tendono a ricorrere principalmente

all’autofinanziamento con il capitale di rischio fornito dallo stesso imprenditore.

Possiamo concludere che se le piccole e medie imprese rappresentano il fulcro dell’economia

italiana, ma anche di molte altre realtà europee, è proprio per i fattori di successo elencati

precedentemente: flessibilità, adattabilità e specializzazione produttiva; dinamicità e capacità

di adattamento le permettono di affrontare un contesto sempre più globale e concorrenziale.

1.3 Finanza delle PMI

Nelle nuove teorie dell’evoluzione dell’industria si fa riferimento al ruolo svolto dalle Pmi

quali agenti di cambiamento in un’economia basata sulla conoscenza. Le Pmi, grazie alle

innovazioni di prodotto, ottenuti per la notevole attività di R&S, godono di tassi di sviluppo

elevati. A fianco della rivalutazione delle Pmi per il ruolo che svolgono nella promozione

dello sviluppo, l’attenzione della letteratura si focalizza sui vincoli finanziari che le Pmi

possono riscontrare all’avvio dell’attività, ma anche successivamente nella gestione di

progetti innovativi. Tali vincoli derivano spesso dalle imperfezioni dei mercati dei capitali. Le

Pmi si trovano ad affrontare, oltre al tipico rischio operativo, rischi di natura finanziaria. Il

limitato apporto di capitale proprio ed il basso livello di autofinanziamento da utili;

l’eccessivo indebitamento verso le banche, in particolare ricorrendo al finanziamento a breve

rappresentano le principale cause di criticità della gestione finanziaria del Pmi.

1.3.1 Struttura finanziaria delle PMI italiane

Dai dati della Banca d’Italia4, nel 2013 i debiti finanziari delle imprese sono diminuiti e in

rapporto al valore aggiunto si sono ridotti dal 187% al 182%. Il leverage, misurato dal

rapporto tra i debiti finanziari e la somma con il patrimonio valutato ai prezzi di mercato, è

diminuito al 44% rispetto al 46,7% del 2012, tuttavia resta elevato rispetto ai paesi

industrializzati dell’area Euro.

4 Si veda la Relazione Annuale della Banca d’Italia nel 20143

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Grafico 1- Debiti finanziari delle imprese nel 2014.

Fonte grafico: Relazione annuale della Banca d’Italia.

Dal punto di vista della struttura finanziaria, mentre le imprese di grandi dimensioni sono

generalmente in grado di abbinare al credito bancario quello derivante dai mercati mobiliari;

in quelle di minori dimensioni tale seconda fonte di finanziamento risulta particolarmente

rara, specialmente a motivo della maggiore opacità informativa e del più elevato rischio di

fallimento. Conseguentemente, il finanziamento degli investimenti delle PMI è quasi

esclusivamente riconducibile alla componente bancaria, con un orizzonte temporale

prettamente breve.

Grafico 2- Struttura finanziaria imprese italiane anno 2011.

Fonte grafico: Relazione annuale della Banca d’Italia

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Come si rileva dal grafico, che rappresenta la composizione della struttura finanziaria per

classe d’impresa, vi è una marcata differenza nella composizione tra le Pmi e le grandi

imprese. Emerge che le Pmi dipendono soprattutto dall’indebitamento bancario, come detto

precedentemente, mentre il finanziamento con emissioni obbligazionarie è quasi assente. Le

micro imprese tendono a suddividere il credito bancario in maniera sostanzialmente simile tra

breve e lungo termine, le piccole e le medie hanno una maggiore propensione al breve

termine. Le microimprese risultano caratterizzate da un peso dei debiti finanziari più elevato

rispetto alle altre. Nel 2010, il leverage era pari al 63,0 per cento, 11 punti in più rispetto alla

media del campione; si deve tener presente che in tale categoria sono relativamente più

numerose le imprese che non hanno debiti finanziari (20 % rispetto al 9% delle altre classi

dimensionali). Il peso del debito bancario tra le microimprese è più contenuto rispetto a quello

delle aziende di piccola e media dimensione; la differenza dipende soprattutto dalla elevata

incidenza delle società che non hanno prestiti bancari (37 per cento). Dall’analisi dei dati si

può affermare che le Pmi italiane si caratterizzano per un eccessivo indebitamento verso le

banche. Il credito bancario è ripartito su più affidamenti e verso la prevalenza delle forme di

finanziamento a breve. Si può concludere che una struttura finanziaria costituita per la

maggior parte da debiti a breve scadenza comporta una forte incidenza degli oneri finanziari,

che va a riflettersi sull’equilibrio di gestione, riducendo la flessibilità delle scelte

d’investimento e incrementando le possibilità d’instabilità.

1.3.2 Difficoltà nell’accesso al credito delle Pmi italiane

L’accesso al credito rappresenta per le imprese un elemento essenziale per supportare

l’operatività corrente, nonché per pianificare in modo sostenibile la crescita nel medio-lungo

periodo. Negli ultimi quattro anni il rapporto banca-impresa è stato condizionato da due

diversi fenomeni: il primo consiste nel fatto che le banche, in presenza di problemi di

sostenibilità nei propri bilanci, sono divenute più prudenti nel concedere credito; il secondo è

il peggioramento del merito creditizio delle imprese, per le ridotte prospettive di crescita.

La possibilità di accesso al credito bancario è particolarmente rilevante per il sistema

produttivo italiano, caratterizzato dalla presenza di un numero elevato di piccole e medie

imprese (Pmi) che, a differenza delle grandi, non hanno accesso immediato ai mercati dei

capitali.

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Il Survey on the Access to Finance of Enterprises5 si focalizza sulle difficoltà di accesso al

credito delle Pmi europee.

A livello europeo emerge che le preferenze delle Pmi riguardo alle forme di finanziamento

vedono al primo posto i prestiti bancari (62%), seguono le linee di credito (59%) e i fondi

interni (50%), mentre meno rilevanti sono il ricorso all’ equity (6%) e le garanzie (4%).

Con riferimento alle imprese italiane emerge che:

La forma di finanziamento esterna privilegiata dalle PMI sono i prestiti bancari (66%

contro la media dell’UE del 62%), contro il 7% che preferisce scegliere le equity (6%

è la media dell’UE).

Il 16,7% delle Pmi segnala di aver visto respinte le richieste di credito presentate alle

banche o di aver trovato inaccettabili le condizioni praticate per la concessione di

finanziamenti. Tra i fattori identificati dalle PMI come motivi principali per non

ottenere il finanziamento sono stati indicati gli alti tassi di interesse (33%) e le

garanzie insufficienti (19%).

Con riferimento ai tassi d’interesse il 24% delle Pmi ha indicato che vi è stato un

aumento.

L’accesso al credito, tuttavia, non è considerato come il problema più pressante per le

PMI; esso preoccupa solo il 14% delle Pmi intervistate; sono ritenuti più urgenti i costi

di produzione e del lavoro (20%), la regolamentazione (16%), la concorrenza e la

ricerca dei clienti (15 %).

L’indagine rileva, inoltre, che i prestiti sono diminuiti del 2% (in dimensioni), contro

un aumento medio del 5% registrato nell’UE.

Il 52% delle PMI intervistate ha riferito di essere a proprio agio quando tratta temi

finanziari con le banche, mentre la quota scende all’11% quando si tratta di investitori

in equity e venture capital.

5 Documento elaborato in collaborazione tra CE e BCE pubblicato il 12.11.14

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L’accesso al credito può essere ostacolato da una serie di vincoli di diversa natura:

manageriale, finanziaria, informativa e normativa. Tali vincoli possono ostacolare lo sviluppo

delle iniziative imprenditoriali. Di seguito si evidenzieranno quali problematiche vanno ad

incontrare le Pmi italiane:

Rischio d’impresa: L’assetto di un sistema finanziario è collegato alla percezione del

rischio d’impresa, in quanto condiziona la propensione dell’imprenditore a rivolgersi a

finanziatori esterni per soddisfare il proprio fabbisogno finanziario. La difficoltà a

reperire finanziamenti esterni è tanto maggiore, quanto più piccola, più recente e più

innovativa è l’impresa che ne fa richiesta. Nel caso di una start-up o d’impresa

innovativa il risultato che l’impresa può ottenere in futuro è soggetto a variabilità,

determinando così possibili scostamenti tra risultati attesi e quelli a posteriori

realmente ottenuti. Una start-up o un’impresa che non abbia una storia

sufficientemente consolidata non è percepita come sinonimo di garanzia e affidabilità.

Lo stessa mancanza di affidabilità viene riscontata anche nelle imprese innovative,

perché un progetto innovativo, che vada ad introdurre nel mercato un nuovo prodotto

o un nuovo modo di produrre i prodotti già esistenti, e che faccia applicazione di

conoscenze scientifiche o nuove tecnologie, è caratterizzato da un’elevata redditività

attesa che corrisponde a una altrettanto elevata assunzione di rischio. L’accesso al

credito di queste imprese verrà, quindi, ostacolato per l’elevato rischio che implicano6.

Informazione: La difficoltà a reperire finanziamenti esterni per imprese di piccole

dimensioni, più recenti e più innovative deriva anche da situazioni di asimmetria

informativa cui sono soggette tali imprese. Nelle piccole imprese uno scarso sviluppo

delle varie aree gestionali comporta una scarsa comprensione da parte delle banche

della loro situazione economica e finanziaria; ciò determina una maggiore attenzione

alle garanzie offerte, più che alle effettive possibilità di sviluppo delle imprese7. La

richiesta di garanzie patrimoniali determina un gap finanziario per le imprese

innovative, che dispongono di un patrimonio minore rispetto alle imprese consolidate.

Nelle imprese innovative, la mancata trasparenza d’informazione sui progetti delle

imprese, che costituisce il vantaggio competitivo dell’impresa, determina una

6 Si veda CARLESI, Finanza per l’innovazione, FrancoAngeli, 2002.

7 Si veda PERRINI, Innovazione, struttura finanziaria e valore d'impresa, Economia e Management n.1 Gennaio

2000.

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difficoltà da parte dei finanziatori nel capire il progetto che, di fronte ad un’incertezza

dei risultati attesi, renderà difficile il ricorso ai finanziamento. Il problema delle

asimmetrie informative, applicato al rapporto tra banca e imprese finanziate, può

determinare una situazione di razionamento del credito8, in quanto la banca, di fronte

ad imprese con informazioni poco trasparenti, vede aumentare la rischiosità dei

progetti finanziati per il rischio di “moral hazard” e “adverse selection”, con la

conseguenza di una riduzione dei profitti attesi; tale fenomeno genera quindi

razionamento in caso di eccesso di domanda di prestiti, che andrà a colpire

direttamente le stesse imprese.

Anche l’età dell’impresa influenza l’accesso al credito, studi9 rilevano che le imprese

costituite da più tempo percepiscono un minore razionamento. Ciò deriva dal fatto che

le imprese nella fase iniziale del ciclo di vita sono più rischiose, in quanto più soggette

ad elevati costi di dissesto finanziario e meno affidabili perché le asimmetrie

informative sono molto elevate.

La difficoltà delle imprese di comunicare la propria qualità ai finanziatori si riflette sul

rapporto impresa-banca, che vedrà prevalere rapporti continuativi.

La teoria delle asimmetrie informative si estende anche alle forme di finanziamento

dirette sui mercati finanziari10; il mercato, quando non possiede informazioni

specifiche dell’impresa, può accogliere la mancata emissione di azioni in modo

positivo, per cui l’impresa può essere indotta a non effettuare investimenti con buone

prospettive se non dispone di sufficienti risorse interne o di un’adeguata capacità di

finanziamento

Tassazione: Sotto il profilo fiscale viene ammessa, in tutto o in parte, la deducibilità

dall’imponibile degli interessi passivi sul debito ma non del profitto “normale”

imputabile al capitale. Tale diversità di trattamento tributario della remunerazione del

capitale proprio rispetto alla remunerazione del capitale di debito lascia intuire una

distorsione tributaria delle scelte finanziarie delle imprese. Ciò favorisce il ricorso

all’indebitamento più che ad una maggiore capitalizzazione.

8 Per il problema del razionamento del credito, si veda STIGLITZ-WEISS, 1981

9 Si veda LANDI, RIGON, Finanza e sviluppo delle PMI in Europa (2006).

10 Si veda CAGGESE, BAGELLA, BECHETTI, Quaderni di politica industriale, 1996 nr.9

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L’operatività dello scudo fiscale è stata dimensionata in Italia in quanto è stato abolito

il credito d’imposta sui dividendi e la deducibilità degli oneri finanziari, da totale, è

divenuta parziale11. L’art. 1 della Legge 244/2007, (legge Finanziaria 2008), ha

apportato profonde modifiche alle regole relative alla deducibilità degli interessi

passivi, in particolar modo per quanto riguarda i soggetti IRES (Srl e Spa). Tale legge

prevede per i soggetti IRES la deducibilità degli interessi passivi, al netto degli

interessi attivi, non eccedenti il 30% del Reddito Operativo Lordo, ossia della

differenza tra valore e costi di produzione.

La ricerca di vantaggi fiscali squilibra la struttura finanziaria delle Pmi verso il

debito, l’impresa che ricorre ai debiti finanziari vedrà ridurre il reddito imponibile

dell’impresa e quindi vedrà un aumento del valore dell’impresa stessa; tuttavia il

conseguente aumento degli oneri finanziari andrà ad incidere sul risultato operativo e

quindi sulla redditività complessiva, che sottrarrà le risorse interne utilizzate per

l’autofinanziamento. In ciò sta il vincolo finanziario della tassazione, perché per le

imprese nuove, in particolare se Pmi, l’autofinanziamento è forma di finanziamento

indispensabile e la tassazione va a limitare la disponibilità di queste risorse, incidendo

sulle possibilità di crescita.

Accesso ai mercati finanziari: Data la difficoltà, negli ultimi anni, delle banche nel

concedere finanziamenti; per le PMI, specie per quelle di medie dimensioni, si apre

l’opportunità di una maggiore diversificazione del debito attraverso l’accesso a canali

di finanziamento alternativi a quello bancario, divenuto meno accessibile rispetto al

passato. L’accesso al mercato dei capitali gioca quindi, nello scenario attuale,

un’opportunità importante per lo sviluppo delle imprese; tuttavia molte Pmi non sono

in grado di cogliere tale opportunità per gli elevati costi fissi della quotazione e per il

rischio di liquidità legato alla dimensione del flottante. Oltre a questi motivi

economici, si deve tener conto delle maggiori complessità che comporta la quotazione,

infatti la quotazione espone l’impresa a maggiori pressioni esterne, con la

conseguenza di modificarne certe condotte organizzative e gestionali. A seguito della

quotazione l’impresa deve operare in un sistema di controllo più rigoroso e deve

informare il mercato sulle decisioni aziendali.

11 Si veda DAMODARAN, Finanza aziendale, 3° edizione, Apogeo, 2011.

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Si deve anche considerare come le caratteristiche delle PMI influenzano i meccanismi

di funzionamento del mercato. I titoli delle PMI sia per il volume degli scambi, sia per

il flottante presente sul mercato, infatti, possono presentare elevati gradi di illiquidità,

compromettendo la sostenibilità degli scambi e il successo del mercato.

Fra i partner finanziari per le Pmi rileva anche la figura degli investitori istituzionali

nel capitale di rischio, quali soggetti che investono nelle imprese con buone

prospettive di crescita per poi rivendere le partecipazioni nel medio lungo termine,

guadagnando sull’incremento di valore. L’atteggiamento delle Pmi verso tali

investitori è stato, negli anni, di relativa chiusura e ciò si può spiegare considerando

l’assetto proprietario di tali imprese, il quale vede proprietà e conduzione dell’impresa

in capo ad un singolo imprenditore o ad una famiglia.

1.4 Definizione di PMI dell’UE

Le microimprese, le piccole imprese e le medie imprese (PMI) svolgono un ruolo centrale

nell’economia italiana, così come in quella europea. Sono tra le più importanti fonti di

competenze imprenditoriali, d’innovazione e di occupazione. Il sostegno alle PMI è pertanto

una delle priorità della Commissione europea per conseguire la crescita economica, la

creazione di posti di lavoro e la coesione economica e sociale. In un mercato unico senza

frontiere interne, è essenziale che le misure a favore delle PMI siano basate su una definizione

comune per migliorare la loro coerenza ed efficacia e limitare le distorsioni della concorrenza.

Nel 1996 fu adottata dalla Commissione una raccomandazione12 che stabiliva una prima

definizione comune di PMI. Questa definizione è stata estensivamente applicata in tutta

l’Unione europea. Il 6 maggio 2003, la Commissione ha adottato una nuova

raccomandazione13 al fine di tenere conto degli sviluppi economici realizzati sin dal 1996. La

nuova definizione è entrata in vigore il 1° gennaio 2005 e si applicherà a tutte le politiche,

programmi e misure poste in essere dalla Commissione per le PMI. Il primo passo per

ottenere la qualifica di PMI è essere considerati un’impresa. Secondo la nuova definizione,

12 Raccomandazione della Commissione 96/280/CE, del 3 aprile 1996, relativa alla definizione delle piccole e

medie imprese (testo rilevante ai fini del SEE), GU L. 107 del 30 aprile 1996. E’ stata recepita in Italia con il

decreto del Ministero delle Attività Produttive del 18 Aprile 2005.

13 Raccomandazione della Commissione 2003/361/CE, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle

microimprese, piccole e medie imprese (testo rilevante ai fini del SEE), GU L 124 del 20 maggio 2003.

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un’impresa è «ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività

economica».

I principali criteri per determinare se un'impresa sia una PMI sono:

- effettivi, cioè il numero degli occupati;

- fatturato;

- totale di bilancio.

La tabella rappresentata in Figura 4 mostra le soglie da rispettare dalle imprese, per ogni

criterio al fine di essere classificate come Pmi.

Tabella 2- Soglie proposte dall’art.2 della Raccomandazione CE

Categoria

d’impresa

Effettivi: unità

lavorative

annue (ULA)

Fatturato annuo Totale di

bilancio annuo

Medie < 250 ≤ 50 milioni di

Euro

≤ 43 milioni di

Euro

Piccole < 50 ≤ 10 milioni di

Euro

≤ 10 milioni di

Euro

Micro < 10 ≤ 2 milioni di

Euro

≤ 2 milioni di

Euro

Fonte: Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione Europea recepita in Italia nel

2005.

Il primo criterio è il più efficace per valutare la dimensione dell’impresa e per confrontarla

con i concorrenti; questo deve essere rispettato obbligatoriamente, mentre per gli altri due

ogni impresa può decidere quale seguire, senza perdere la qualifica di Pmi. Nell’eseguire i

calcoli relativi agli effettivi e alla situazione finanziaria, devono essere utilizzati i dati

contenuti negli ultimi conti annuali regolarmente approvati. Il criterio degli effettivi è il

criterio iniziale essenziale per determinare in quale categoria rientri una PMI. Gli effettivi

sono espressi in unità lavorative-anno (ULA). Comprende i dipendenti, i proprietari-gestori e i

soci che svolgono un’attività regolare nell’impresa e beneficiano di vantaggi finanziari da

essa forniti.

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Chiunque abbia lavorato durante l’intero anno di riferimento conta come un’unità. I

dipendenti che hanno lavorato a tempo parziale devono essere contabilizzati in frazioni di

unità. Per quanto concerne le soglie per il fatturato, esse riguardano imprese che svolgono

attività economiche diverse, per cui è opportuno tenere di conto dell'andamento sia dei prezzi

sia della produttività. Il bilancio generale annuo si riferisce al valore dei principali attivi della

società.

Come espresso nella raccomandazione 96/280/CE, le soglie finanziarie e quelle che si

riferiscono al personale occupato rappresentano limiti massimi e gli Stati membri, la BEI e il

FEI possono stabilire soglie più basse di quelle comunitarie per orientare i loro interventi a

una categoria precisa di PMI.

Per meglio valutare la realtà economica delle PMI ed escludere dalla definizione i gruppi

d’imprese il cui potere economico supera quello di una PMI, è necessario distinguere i vari

tipi d’imprese:

Autonome, se indipendenti o con una partecipazione inferiore al 25 % del capitale o

dei diritti di voto in una o più altre imprese e/o non vi sono soggetti esterni che

detengono una quota del 25 % o più del capitale o dei diritti di voto dell’impresa

stessa.

Associate, quando l’impresa detiene una partecipazione uguale o superiore al 25 % del

capitale o dei diritti di voto d’impresa e/o un’altra impresa detiene una partecipazione

uguale o superiore al 25 % nell’impresa stessa; o quando l’impresa non è collegata a

un’altra impresa.

Collegate, Due o più imprese sono collegate se esiste tra loro uno dei seguenti

rapporti:

- un’impresa detiene la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o dei soci di

un’altra impresa;

- un’impresa ha il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri del

consiglio di amministrazione, di direzione o di sorveglianza di un’altra impresa;

- un contratto tra imprese, o una disposizione nello statuto di un’impresa, conferisce a

una di esse il diritto di esercitare un’influenza dominante su un’altra;

- un’impresa, in virtù di un accordo, è in grado di esercitare da sola il controllo sulla

maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di un’altra impresa.

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CAPITOLO 2

LA FINANZA AGEVOLATA A SOSTEGNO DELLE PMI

2.1 Introduzione

Le micro, piccole e medie imprese rappresentano svolgono un ruolo rilevante nel promuovere

l’attività economica e l’occupazione. Esse, tuttavia, come già accennato riscontrano una serie

di vincoli finanziari nei loro processi di crescita.

L’elevata presenza di Pmi in Italia, così come in Europa, ha generato un interesse crescente

da parte delle autorità nazionali, ma anche da parte della Commissione Europea, verso

interventi volti a rafforzare la crescita delle Pmi attraverso le possibilità di finanziamento

messe a disposizione, in un’ottica di incentivo all’imprenditorialità, all’ innovazione e al

sostegno dello sviluppo delle Pmi.

Come rilevato nel capitolo precedente, le Pmi riscontrano difficoltà all’accesso al credito,

difficoltà incontrate principalmente da imprese maggiormente innovative o le cui

caratteristiche dimensionali o di nascita le portano ad avere vincoli ancora più stringenti.

Migliorare l’accesso al credito è un aspetto importante dell’attività di promozione

dell’imprenditorialità in Europa. La politica intrapresa dall’UE è quella di intervenire per

rimuovere tali difficoltà attraverso misure d’assistenza finanziaria. Come riflesso delle

politiche comunitarie, anche a livello nazionale le politiche sono maggiormente indirizzate al

sostegno delle Pmi.

In questo capitolo tratteremo la finanza agevolata, quale fonte di finanziamento a sostegno

delle Pmi. La prima parte tratta i concetti principali della materia, quali le fonti e le forme di

agevolazione, nonché i principi generali per l’accesso a tali forme. La seconda parte si

focalizza sui Fondi Strutturali, che rappresentano una delle principali possibilità di

finanziamento delle Pmi predisposte in ambito comunitario; dopo uno sguardo

sull’evoluzione della Politica di Coesione, ci si sofferma sulle ultime due programmazioni

2007-2013 e 2014-2020.

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2.2 Finanza agevolata: Definizione e Fonti

Con finanza agevolata s’intende qualsiasi strumento che il legislatore mette a disposizione

delle imprese al fine dell’ottenimento di un “vantaggio competitivo”14. Si considerano

interventi di legge che vanno tipicamente a finanziare attività di investimento e di sviluppo

delle imprese. Le operazioni di finanza agevolata vengono considerate come fonti alternative

di finanziamento della gestione d’impresa. Sono risorse destinabili al supporto della nascita e

dello sviluppo dell’impresa, che assumono sempre più importanza a causa della maggiore

competitività richiesta alle imprese per i fenomeni di globalizzazione dei mercati e per la

necessità di modificare gli assetti finanziari di imprese sottocapitalizzate o con squilibri. Le

operazioni di finanza agevolata rientrano nell’ambito della finanza strutturata per la loro

peculiarità di essere la combinazione di più strumenti finanziari e no, e presentano

caratteristiche adatte per il sostegno delle imprese nella ricerca di risorse a condizioni

economiche più favorevoli rispetto a quelle offerte dal mercato.

Le fonti della finanza agevolata sono diverse : in ordine d’importanza la prima fonte è la

Legislazione comunitaria, che prevede una serie di strumenti di finanza agevolata

(programmi, quadri strutturali, ecc.), sia direttamente applicabili negli stati membri sia

indirettamente attraverso la gestione del legislatore nazionale (Governo o Regioni); segue la

Legislazione nazionale, ossia l’insieme di leggi e decreti promulgati dai ministeri del

Governo; Legislazione regionale attraverso la pubblicazione di numerose leggi regionali di

aiuto per le PMI; infine gli strumenti attuati dalle Province, dai Comuni, dalle Camere di

Commercio, e anche da enti privati come le Associazioni di categoria e da Istituti bancari.

A livello comunitario l’Unione Europea possiede tre strumenti di finanziamento fondamentali

per sostenere la ricerca e l’innovazione: il Programma Quadro per la ricerca, il Programma

Quadro per la competitività e l’innovazione, istituito nel periodo di programmazione 2007-

2013 e la Politica di Coesione finanziata dai fondi strutturali e dai fondi di coesione.

I programmi quadro di ricerca (PQR) rappresentano il principale strumento dell'Unione

europea per attuare la politica comunitaria in materia di scienza e innovazione. Il 25 luglio

1983 una risoluzione del Consiglio europeo istituisce i cosiddetti «Programmi quadro per le

attività di ricerca e sviluppo e di dimostrazione».

14 S’intende con vantaggio competitivo, la superiorità delle performance di un’impresa rispetto ai concorrenti del

settore di riferimento, in un orizzonte di medio-lungo termine.

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L'obiettivo di questi programmi è promuovere uno sviluppo scientifico e tecnologico

equilibrato in Europa. Il PQ definisce gli obiettivi da realizzare e i criteri di selezione per le

azioni, le priorità relative e le indicazioni finanziarie. Si tratta di uno strumento volto a

rendere più integrata la ricerca a livello comunitario. Secondo la risoluzione del Consiglio le

azioni di ricerca possono essere approvate se comportano dei vantaggi rispetto alle attività

nazionali, in base al principio di sussidiarietà. I programmi quadro vengono elaborati dalla

Commissione europea la quale formula una proposta dopo aver consultato gli Stati membri.

Grafico 3: Fondi destinati ai programmi quadro di ricerca dal 1984 al 2020.

Fonte: elaborazione dati SEFRI.

I PQR vengono finanziati da una parte dagli Stati membri tramite i loro regolari contributi

all'UE, dall'altra dagli Stati associati, che versano contributi proporzionati al proprio prodotto

interno lordo (PIL). Dalla Figura 5 emerge come i fondi destinati ai programmi quadri sono

aumentati negli anni, si è passati dai 3, 3 miliardi di euro del periodo 1984-1988 agli 81,6

miliardi di euro previsti per l’ultimo programma quadro. Il budget dell’ultimo programma

quadro prevede l’aumento della quota destinata alla ricerca di base (dal 13,7 al 17%) e al

nuovo programma di accesso al capitale di rischio (3,7%). Tale incremento sottolinea

l’attenzione che l’Ue pone nei confronti della ricerca, quale base per promuovere uno

sviluppo scientifico e tecnologico equilibrato in Europa, obiettivo proprio dei programmi.

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Anche gli strumenti e le priorità tematiche si sono adeguati alle esigenze politiche e sociali

emerse in Europa.

Le proposte di progetti nell'ambito dei PQR europei vengono elaborate congiuntamente da

ricercatori di diversi Paesi membri in vista della partecipazione ai bandi di concorso UE e

vengono valutate da esperti indipendenti. Parallelamente, l'UE mette a concorso appositi fondi

di promozione destinati alle imprese e alle istituzioni scientifiche dei Paesi partecipanti. Fino

alla sesta generazione compresa (2003-2006) avevano durata quadriennale o quinquennale,

mentre dal 2007 durano complessivamente sette anni. Il 7° Programma Quadro15 in vigore per

il periodo 2007-2013 introduce numerosi cambiamenti: la durata è prolungata fino a sette anni

e il programma viene vincolato alla pianificazione globale del bilancio comunitario,

prevedendo un budget superiore ai 50 miliardi di euro. La maggior parte di questi fondi sono

erogati sotto forma di sovvenzioni per cofinanziare la ricerca, lo sviluppo tecnologico, i

progetti dimostrativi e la mobilità dei ricercatori in Europa e nel mondo. Le attività finanziate

in base al FP7 devono avere un valore aggiunto europeo, che consiste nel carattere

transnazionale delle azioni, ossia i progetti di ricerca devono essere condotti da consorzi

costituiti da partecipanti provenienti da paesi europei e non. Per il periodo di programmazione

2014-2020 è previsto l’8° Programma Quadro “Horizon 2020”. Tale programma ha come

obiettivo l'integrazione della ricerca europea. Il budget stanziato per Horizon 2020 è di 81,6

miliardi di euro. Il programma si propone quale strumento per far raggiungere alla ricerca

europea livelli d’eccellenza, sia nel campo delle nuove frontiere della tecnologia sia nel

campo dell’innovazione di prodotti orientati al mercato, in modo da incrementare la

competitività delle imprese europee nei mercati internazionali. L’altro obiettivo è affrontare le

sfide sociali comuni a tutti i cittadini europei e cruciali a livello mondiale; ciò viene

perseguito con gli obiettivi: Eccellenza scientifica, Leadership Industriale, e Sfide per la

Società. Il programma sosterrà le imprese mediante sovvenzioni, strumenti per le PMI,

strumenti finanziari, corsie veloci per l’innovazione (CVI) e servizi forniti da Enterprise

Europe Network (EEN).

Il Programma Quadro per la competitività e l’innovazione CIP è stato istituito nel 2007 per lo

sviluppo della competitività e della capacità innovativa della Comunità Europea. Contribuisce

a colmare il divario tra ricerca ed innovazione e a promuovere le forme d’innovazione,

mettendo a disposizione 3,6 miliardi di euro.

15 Per approfondimenti si veda FURINI R. Guida alla Finanza agevolata. Gruppo 24 ore. 2011.

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Gli obiettivi sono la promozione della competitività delle imprese, la promozione di forme

d’innovazione, lo sviluppo di una società dell’informazione sostenibile, competitiva,

innovativa e capace d’integrazione, infine la promozione di efficienza energetica in tutti i

settori. Il programma ha come obiettivo principale il miglioramento dell’acceso al credito da

parte delle Pmi attraverso il ricorso ad investimenti nei capitali di rischio e a regimi di

garanzia dei prestiti. Per il periodo di programmazione 2014-2020 è previsto il programma

COSME che, come il predecessore CIP, prevede importanti strumenti finanziari al fine di

migliorare l’accesso delle Pmi ai finanziamenti sotto forma di capitale proprio e di debito. Si

concentrerà sul finanziamento delle imprese orientate alla crescita che mirano ad espandersi

all’estero, sul finanziamento di attività transfrontaliere e sullo sviluppo di un mercato

transfrontaliero dei finanziamenti delle Pmi. Ritengo che tali Programmi siano molto utili nel

rispondere alle esigenze delle Pmi, in quanto il punto di forza di questi programmi è che si

concentrano in modo pratico e diretto sulle questioni fondamentali per le PMI.

La Politica di Coesione, finanziata attraverso i fondi strutturali e il fondo di coesione, ha come

obiettivo il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale, riducendo le

disparità di sviluppo fra le Regioni e gli Stati membri. Ogni Regione o Stato membro

sviluppano programmi operativi e la gestione dei fondi strutturali spetta proprio ad organismi

regionali o nazionali.

A livello nazionale si possono distinguere una serie di agevolazioni a seconda dell’ambito che

vanno ad interessare16.

In tema di agevolazioni al sistema produttivo, per una corretta lettura delle forme d’incentivo,

cui le imprese possono fare riferimento a fronte dei propri investimenti produttivi, occorre

tener conto della Legge 15 marzo 1997 n.59, detta Legge Bassanini, che prevede il

trasferimento alle regioni di numerose funzioni amministrative. Il panorama agevolativo di

tale ambito è molto ampio; di seguito ci soffermeremo sulle Leggi per interventi generici:

- Legge 25 luglio 1952 n.94917 costituisce una facilitazione concessa alle piccole e medie

imprese industriali, che possono contare su un finanziamento a condizione agevolato, ossia su

16 Per una più esaustiva elencazione delle agevolazioni nazionali si veda APRILE C. [et al.] a cura di

PALUMBO M , Manuale di finanza agevolata : incentivi nazionali, programmi comunitari e fondi strutturali.

Ipsoa, 2001.

17 Legge 25 luglio 1952 n.949, << Provvedimenti per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione>>

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un tasso d’interesse inferiore al costo che le imprese avrebbero sostenuto ricorrendo al canale

creditizio;

- Legge 28 novembre 1965 n 132918, conosciuta come Legge Sabatini, ha previsto il

riconoscimento di contributi in conto interessi a favore dell’acquisto di macchinari.

A seguito della Legge Bassanini, negli anni 200 la gestione è stata delegata alle

amministrazioni regionali. Dal 31 marzo 2014 è operativa la Nuova Legge Sabatini che

prevede un contributo sugli interessi e la cumulabilità con il contributo a fondo perduto al fine

aumentare le capacità competitive del sistema produttivo del nostro paese.

- Legge 5 ottobre 1991 n.31719 prevede la concessione di prestiti partecipativi alle piccole e

medie imprese che intendano realizzare programmi d’investimento innovativi e di sviluppo.

- Legge 23 dicembre 2000 n.38820: l’art 106 della Legge Finanziaria amplia l’operatività del

Fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica21, che interviene a favore di programmi

che riguardano attività di progettazione e sviluppo destinate ad introdurre nuovi prodotti

tecnologicamente avanzati o al miglioramento di prodotti e processi produttivi già esistente.

Le forme d’intervento previste sono un finanziamento a tasso agevolato e un contributo a

fondo perduto.

Al panorama sopra descritto si possono aggiungere le disposizioni previste a livello

strettamente fiscale che mirano a favorire la capitalizzazione e la realizzazione di investimenti

mediante una tassazione ridotta del reddito da commisurare all’entità degli interventi.

La Tremonti-bis del 200122 è andata a sostituire il D.Lgs 466/1997 <<Dit>> e la Legge

Visco, Legge 133/1999. La finalità della Tremonti è incentivare le imprese ad effettuare nuovi

investimenti in modo da attivare il ciclo virtuoso dell’economia, avvicinandosi così alla Visco

che aveva finalità simile, ma allontanandosi dalla Dit, che invece andava ad incentivare la

18 Legge 28 novembre 1965 n.1329 << Provvedimento per l’acquisto di nuove macchine utensili>>

19 Legge 5 ottobre 1991 n.317 << Provvedimenti per l’innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese>>

20 Legge 23 dicembre 2000 n.388, art 106 << Disposizione per la formazione del bilancio annuale e pluriennale

dello Stato>>

21 Fondo introdotto dall’art 14 della Legge 17 febbraio 1982 n.46 << Interventi per i settori dell’economia di

rilevanza nazionale>>

22 Legge Tremonti bis 383/2001

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capitalizzazione delle imprese. La Tremonti prevede l’estensione dell’agevolazione a tutti i

redditi d’impresa e lavoro autonomo, prevedendo la deduzione dal reddito del 50%

dell’ammontare degli investimenti in beni strumentali realizzati in eccedenza rispetto alla

media degli investimenti realizzati. Con la Legge 3 agosto 2009 n.102 è stata introdotta la

Tremonti-ter, la quale introduce un provvedimento agevolativo per i soggetti che effettuano

investimenti in attrezzature e macchinari. Il beneficio consiste in una deduzione dal reddito

imponibile Ires o Irpef del 50 % del costo sostenuto e spetta anche ai soggetti che si trovano

in una situazione di perdita fiscale.

A livello regionale si fa riferimento al Programma di sviluppo regionale, che è il documento

che definisce gli obiettivi, le strategie e le politiche che la Regione si propone di realizzare

nell'arco della legislatura, per promuovere lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Il

PRS è approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta ed è lo strumento principe

della programmazione, ne concretizza i principi, con la peculiarità di “rinnovarsi” ogni anno

con il Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF), che definisce le

risorse finanziarie annualmente disponibili per l’attuazione delle politiche previste nel PRS.

Per quanto concerne la Regione Toscana si fa riferimento al PRS relativo al periodo 2011 –

2015 che è stato approvato con la risoluzione del Consiglio n. 49 del 29 giugno 2011 ed

individua le linee di indirizzo per i programmi ed i piani settoriali ed intersettoriali di

successiva emanazione suddividendole in quattro aree tematiche: competitività del sistema

regionale e capitale umano, sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutture, diritti di

cittadinanza e coesione sociale, governance ed efficienza della Pubblica Amministrazione e

proiezione internazionale della Toscana.

2.2.1 Classificazione delle Agevolazioni finanziarie

Gli strumenti agevolativi possono essere classificati secondo tre dimensioni di classificazione:

forme tecniche con cui sono concesse le agevolazioni; il soggetto che eroga il finanziamento e

gli ambiti settoriali finanziabili o le aree tematiche. Le forme con le quali possono essere

concesse agevolazioni alle imprese sono molteplici.

Le forme tecniche di un’agevolazione finanziaria sono date congiuntamente sia dalle modalità

operative con cui i contributi vengono concessi e dalle tipologie di costo che si possono

coprire attraverso il contributo pubblico.

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Le forme tecniche più comuni possono essere raggruppate nelle seguenti categorie:

Contributi a fondo perduto

Finanziamenti agevolati e contributi in conto interessi

Interventi in conto garanzia

Interventi in conto capitale sociale

Contributi a fondo perduto23

S’intende risorse non fruttifere d’interessi e senza obbligo di rimborso. A seconda dell’entità,

dell’oggetto e della durata si possono distinguere:

Contributi in conto capitale, sono destinati ad incrementare la dotazione patrimoniale

del beneficiario, senza una specifica correlazione con le spese sostenute, a fronte di

investimenti in beni strumentali e immateriali che producano effetti durevoli

sull’impresa. Perseguono l’obiettivo di rafforzare la posizione competitiva del

beneficiario, favorendone l’aumento della capacità produttiva e l’innalzamento del

livello d’efficienza gestionale. Vengono calcolati come percentuale delle spese

ammissibili ed è richiesta una garanzia in caso di erogazione sotto forma di

anticipazione. Si collocano in bilancio come sopravvenienze attive e concorrono alla

formazione del reddito d’esercizio per il loro intero ammontare nell’esercizio in cui

sono stati incassati.

23 Un nuovo aspetto, da questo punto di vista, è stato introdotto con l’art.72 della legge del 27/12/2002 n.289

(legge finanziaria per il 2003). Il testo dell’articolo prevede che i criteri e le modalità di erogazione degli

incentivi siano stabiliti dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, d'intesa con il Ministro competente, sulla

base dei seguenti principi: a) l'ammontare della quota di contributo soggetta a rimborso non può essere inferiore

al 50 per cento dell'importo contributivo; b) la decorrenza del rimborso inizia dal primo quinquennio dalla

concessione contributiva, secondo un piano pluriennale di rientro da ultimare comunque nel secondo

quinquennio; c) il tasso d'interesse da applicare alle somme rimborsate viene determinato in misura non inferiore

allo 0,50 per cento annuo. Ciò significa che, a partire dal 1° gennaio 2003, tutti gli interventi che prevedevano

l’erogazione di agevolazioni a fondo perduto hanno dovuto rivedere le modalità di incentivazione erogando solo

il 50 per cento del contributo previsto nella forma del fondo perduto e il restante 50 per cento nella forma del

finanziamento a tasso agevolato o del contributo in conto interessi.

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Contributi in conto impianti, concessi a fronte di costi sostenuti per acquisto o

realizzazione di immobilizzazioni. Con la Legge Finanziaria per il 1998 i contributi in

conto impianti sono stati considerati come categoria a se stante, dopo essere stati per

lungo tempo parificati ai contributi in conto capitale e pertanto classificati come

sopravvenienze attive. In bilancio deve essere iscritto il valore dell’impianto decurtato

del valore del contributo.

Contributi in conto esercizio, concessi a fronte dei costi di esercizio, ai quali sono

assimilabili anche gli aiuti di natura tributaria. Sono destinati a diminuire costi che

devono essere classificati nel conto economico; vengono considerati un ricavo e

pertanto soggetto a tassazione diretta. L’imputazione contabile avviene seguendo il

principio di competenza, pertanto rappresentano un ricavo e vanno iscritti nella voce

“A5 – Altri ricavi e proventi” del conto economico. L’impresa contabilizza il ricavo

solo quando acquisisce il diritto all’erogazione dei contributi.

Credito d’imposta, pur configurandosi come un aiuto di Stato alle imprese, si

differenzia dai contributi visti precedentemente sotto vari profili. Tale forma di

incentivazione consiste in un risparmio per l’impresa beneficiaria dovuto alla

riduzione dei tributi. Viene monetizzato in sede di dichiarazione dei redditi, vi è un

gap temporale tra il momento in cui viene approvato ed il momento in cui vien

erogato. Riguarda i pagamenti di Iva, Ires, Irpef. Non viene considerato come ricavo.

Bonus fiscali, possono essere utilizzati dal beneficiario in una o più soluzioni a

decorrere dal trentesimo giorno successivo alla ricezione dello stesso, per il

pagamento, presso il concessionario per la riscossione competente, di tutti i

versamenti effettuati mediante il modello F24.

Finanziamenti agevolati e contributi in conto interessi

Finanziamenti agevolati, la cui concessione comporta l’ottenimento di finanziamenti,

a fronte dei quali l’onere finanziario a carico del beneficiario è ridotto rispetto ai tassi

di mercato.

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Il finanziamento a tasso agevolato consiste in pratica in un contributo in conto

interessi, dove la stipula del finanziamento e la concessione dell’agevolazione

avvengono contemporaneamente.

Il tasso di finanziamento può essere fissato in modo definitivo dalla legge di

riferimento oppure, come accade nella maggior parte dei casi, può variare al variare

del tasso di riferimento. In questo caso l’entità del tasso agevolato stabilita dalla legge

è una percentuale del tasso di riferimento vigente al momento della concessione

dell’agevolazione. Va sottolineato il fatto che, una volta concesso il finanziamento

agevolato, il tasso non varia più al variare del tasso di riferimento, ma resta fisso per

tutta la durata del rimborso. Le modalità di rimborso sono stabilite dalle leggi di

riferimento.

Si annoverano in questa classe anche i contributi in conto leasing, che hanno come

oggetto d’investimento beni materiali e per i quali il beneficio è contestuale alla spesa

e non al rimborso; i mutui agevolati della BEI, che hanno la finalità d’incrementare

l’attività di prestito per le PMI delle zone meno favorite dell’UE; infine gli anticipi

senza interessi.

Contributi in conto interessi, erogato a fronte degli oneri finanziari relativi ad

un’operazione di finanziamento, normalmente a medio o lungo termine stipulato da un

istituto bancario. Corrisponde ad un abbattimento del tasso applicato all’operazione,

che viene applicato ad un piano di ammortamento standard di durata pari a quello del

finanziamento. Dal punto di vista contabile questi contributi vanno a ridurre la voce di

costo relativa agli interessi passivi.

Interventi in conto garanzia24

Consistono nella concessione di garanzie a valere sui fondi pubblici, che consentono l’accesso

a risorse finanziarie presso banche a tassi inferiori e con procedure di concessione meno

complesse.

24 Queste agevolazioni sono di natura integrativa rispetto alle garanzie offerte dal beneficiario, nel senso che esse

non coprono che una determinata percentuale dell’importo dei finanziamenti concedibili.

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Interventi in conto capitale sociale

Consistono nell’acquisizione temporanea, da parte di un ente pubblico o di una società

finanziaria pubblica, di quote di partecipazione nell’impresa beneficiaria. La partecipazione

acquisita è sempre di minoranza, l’intervento richiede un impegno al riacquisto delle quote

dopo un determinato periodo temporale da parte dei soci e/o terzi. Caso particolare è quello

dei prestiti partecipativi introdotti con la Legge 317/91, in cui il riacquisto avverrà in parte

con i frutti derivanti dall’attività dall’accantonamento di riserve di utili e in parte con nove

risorse di capitale raccolte nel tempo.

Le forme di agevolazione tradizionali, quali contributi a fondo perduto e in conto interessi,

stanno cedendo il passo a forme più innovative, quali gli interventi in conto capitale sociale e

gli strumenti d’ingegneria finanziaria, che prevedono interventi a favore del capitale di

rischio. Si può notare che per i prestiti a fondo perduto nel corso del tempo c’è stata una

mitigazione via via crescente delle agevolazioni, con una riduzione della parte delle somme

da non restituire (ormai scese abbondantemente al di sotto della soglia del 50% del totale

finanziato). L’impiego di strumenti d’ingegneria finanziaria, sebbene sia tecnicamente più

complesso, ha il pregio di poter avere un ritorno economico maggiore rispetto all’uso di

finanziamenti a fondo perduto. Il ritorno economico dell’investimento può, quindi, essere

riutilizzato per le politiche di sviluppo europee. L’Unione Europea prevede un maggiore

ricorso agli strumenti di ingegneria finanziaria, quali strumenti capaci di migliorare la

capacità d’accesso al mercato dei capitali da parte delle Pmi.

2.3 Regole per l’accesso ai contributi

L’accesso ai contributi è regolata da tre principi di ordine generale, procedurale e strategico25.

I principi di carattere generale derivano dalla normativa comunitaria in tema di aiuti di stato, i

principi di carattere procedurale riguardano gli adempimenti amministrativi necessari per la

presentazione di richiesta di contributi e per la loro gestione, infine quelli strategici attengono

alle decisioni che l’impresa può prendere nella scelta dei finanziamenti. Tali principi sono

successivi, in quanto i primi delineano le specifiche tecniche procedurali, che determinano a

loro volta lo spazio d’azione strategico a disposizione del management.

25 Si veda anche DALLOCCHIO, SALVI, Finanza aziendale 2, Egea, 2011

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Principi di ordine generale

I principi di carattere generale trattano le regole sugli aiuti di stato, il concetto di Equivalente

Sovvenzione e l’applicabilità dei regimi applicativi in base alla dimensione d’impresa.

La normativa comunitaria in tema di aiuti di stato prevede, in base al primo comma

dell’art.107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione26, l’incompatibilità con il mercato

comune, salvo le deroghe previste, degli aiuti concessi dagli Stati nel caso in cui questi

vadano a trasferire risorse pubbliche a favore di soggetti privati; producano un vantaggio

economico all’impresa, che normalmente non avrebbe avuto; presentino un carattere di

selettività e producano effetti sulla concorrenza e sugli scambi. In base al secondo comma

sono ammissibili di diritto gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, a

condizione che siano accordati senza discriminazioni, gli aiuti destinati a risolvere danni

derivanti da calamità naturali o eventi eccezionali e gli aiuti concesse ad alcune regioni della

Repubblica federale di Germania27. Gli art.108 e 109 del Trattato CE riguardano le

competenze della Commissione sugli aiuti di stato. Per gli aiuti non regolati direttamente dalla

normativa, la Commissione gode di discrezionalità nella valutazione dell’ammissibilità e della

compatibilità con il mercato interno, infatti è previsto, ad eccezione degli aiuti in de minimis,

che gli Stati abbiano l’obbligo di notifica degli aiuti che intendono istituire con la possibilità

di darne esecuzione solo dopo l’autorizzazione da parte della Commissione.

Gli aiuti in “de minimis”28 sono gli aiuti di importo esiguo che non vanno a produrre effetti né

sulla concorrenza né sugli scambi fra Stati ai sensi dell’articolo 87 del Trattato CE. L’importo

massimo degli aiuti non può superare i 200.000 Euro nell’arco dei tre anni. Questi massimali

si applicano indipendentemente dalla tipologia d’aiuto, dall’obiettivo e dall’origine

comunitaria o meno delle risorse. Si applica unicamente agli aiuti trasparenti. Un aiuto si

definisce trasparente qualora sia possibile determinarne in precedenza l'importo preciso, senza

necessità di effettuare un'analisi del rischio.

26 Ex art.87 TCE.

27 Norma abrogabile dal Consiglio europeo su proposta della Commissione, dopo 5 anni dall’entrata in vigore del

Trattato di Lisbona.

28 Si veda il Regolamento CE n.1998/2006 del 15 Dicembre 2006 entrato in vigore il 1° gennaio 2007 e valido

fino al 31 dicembre 2013.

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L’ Equivalente sovvenzione è l’unità di misura utilizzata per calcolare l’entità dell’aiuto

ammissibile e a verificare la sua compatibilità con il principio della libera concorrenza tra

imprese operanti in paesi diversi. Viene espresso come percentuale del costo totale

ammissibile dell’investimento, così da rappresentare l’effettivo beneficio di cui un’impresa

gode, indipendentemente dalle modalità temporali di realizzazione degli investimenti e di

erogazione delle agevolazioni.

I concetti comunitari di Equivalente sovvenzione lordo e Equivalente sovvenzione netto sono

parametri introdotti per calcolare l’intensità effettiva delle agevolazioni concesse.

L’Equivalente sovvenzione lordo (ESL)29 di un aiuto tiene conto degli eventuali scostamenti

temporali tra la realizzazione delle spese per le quali sono concesse le agevolazioni e la

disponibilità delle agevolazioni stesse. Si calcola attualizzando30 sia le agevolazioni che le

spese; il rapporto tra i valori attualizzati è l’ESL. Esprime la percentuale sulle spese che

l’aiuto rappresenterebbe nell’ipotesi in cui le spese fossero sostenute nello stesso periodo

temporale in cui le agevolazioni sono rese disponibili.

L’Equivalente sovvenzione netto (ESN) si ottiene sottraendo dall’ESL la quota prelevata

dallo Stato a titolo di imposizione fiscale in base alla politica fiscale vigente. Il calcolo

prevede l’attualizzazione del carico fiscale. Esprime l’effettivo beneficio di cui l’impresa

gode, indipendentemente dalle modalità temporali di realizzazione degli investimenti e di

disponibilità delle agevolazioni ed indipendentemente dalle imposte.

La disciplina comunitaria obbliga a trattamenti differenziati in base alla dimensione

dell’impresa, applicando un principio generale che vede diminuire l’aiuto al crescere della

dimensione aziendale.

29 Gli aiuti concessi a partire dal 2007 sono espressi esclusivamente in Equivalente sovvenzione lordo, sulla base

del regolamento per gli aiuti di Stato a finalità regionale.

30 Il tasso di attualizzazione da utilizzare è quello in vigore nel momento in cui si avvia il programma

d’investimento. La Commissione in base alla comunicazione 2008/C 14/02 stabilisce la metodologia per il

calcolo del tasso di riferimento. Tale metodologia prevede di aggiungere al tasso interbancario ad un anno (tre

mesi per i paesi per cui non è disponibile) un margine tra 60 e 100 punti base, in base al merito creditizio e al

livello delle garanzie offerte (per le start up il margine sarà di 400 punti).

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L’ente erogatore è il soggetto, a livello europeo, nazione o regionale/locale, deputato alla

gestione dello strumento finanziario di agevolazione e, di conseguenza, il riferimento

principale per ottenere tutte le informazioni tecniche ad esso relative.

A livello comunitario le agevolazioni sono gestite dalle direzioni generali, ossia i dicasteri

della Commissione Europea. A livello nazionale vengono gestite dal Ministero dello Sviluppo

Economico e dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

Per il processo di decentramento istituzionale anche le regioni hanno le risorse per la

concessione di agevolazioni. A livello locale rilevano le Camere di Commercio, che fanno da

tramite tra l’ente erogatore e il potenziale beneficiario.

Principi di ordine procedurale

Tali regole orientano l’accesso ai programmi di finanziamento e la loro rendicontazione,

prevedono che ogni richiesta di finanziamento soddisfi requisiti di bontà formale e

sostanziale.

Il D.Lgs n. 123/9831 stabilisce i principi generali sulla razionalizzazione degli interventi,

disposti in conformità alla normativa Ue, a cui le regioni hanno dato disposizione. Tale

decreto individua i principi che regolano i procedimenti amministrativi concernenti gli

interventi di sostegno pubblico per lo sviluppo delle attività produttive, ivi compresi gli

incentivi, i contributi, le agevolazioni, le sovvenzioni e i benefici di qualsiasi genere, di

seguito denominati "interventi", concessi da amministrazioni pubbliche, anche attraverso

soggetti terzi. L’art 3 di tale decreto stabilisce che l’attuazione degli interventi di sostegno

pubblico avviene secondo tre differenti modalità che, in ordine di complessità, sono:

procedura automatica, valutativa e negoziale.

La procedura automatica si applica qualora non risulti necessaria un’attività istruttoria di

carattere tecnico, economico e finanziario del programma di spesa. Adotta il criterio

cronologico di inoltro delle domande da parte dei soggetti beneficiari, eliminando ogni

discrezionalità statale-regionale. Il richiedente deve presentare una dichiarazione attestante il

possesso dei requisiti e la sussistenza delle condizioni per l’accesso alle agevolazioni.

31 Si veda il D.Lgs 31 marzo 1998, n.123 “Disposizioni per la razionalizzazione degli interventi di sostegno

pubblico alle imprese, a norma dell’art. 4, comma 4, lettera c) delle legge 15 marzo 1997, n.59

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Il soggetto competente assolve a funzioni di mero accertamento formale della completezza e

della regolarità delle dichiarazioni rispetto ai requisiti previsti dalla normativa, deliberando,

entro 30 giorni, la concessione dell’agevolazione. Qualora la dichiarazione sia viziata o priva

di uno o più requisiti, entro il medesimo termine, vi sarà la comunicazione del diniego. Sono

ammissibili le spese sostenute successivamente alla presentazione della domanda. L’iniziativa

deve essere realizzata nel termine previsto, o comunque non oltre 2 anni dalla concessione.

L’impresa beneficiaria deve, entro 60 giorni dalla realizzazione dell’iniziativa, presentare una

documentazione delle spese sostenute e una perizia giurata di un professionista, che accerti la

compatibilità dei costi sostenuti con quelli ammissibili. Il soggetto competente, dopo verifica

della documentazione, provvederà ad erogare il contributo.

La procedura valutativa si applica a progetti o programmi organici e complessi, i quali viene

richiesta un’attività d’istruttoria volta a verificare il perseguimento degli obiettivi previsti

dalle singole normative, la sussistenza dei requisiti soggettivi del richiedente, la tipologia del

programma e il fine perseguiti e la congruità delle spese sostenute. Nel caso in cui il progetto

debba essere valutato dal punto di vista tecnico, economico e finanziario, l’analisi sarà rivolta

alla redditività, alle prospettive di mercato, al piano finanziario e agli obiettivi di sviluppo

aziendale. L’assegnazione delle risorse può avvenire mediante un procedimento a graduatoria,

che prevede l’emanazione di un bando di gara, attraverso il quale le imprese saranno valutate

in base a parametri oggettivi predeterminati o, in alternativa, con un procedimento a sportello,

che prevede soglie e condizioni minime per l’ammissibilità dell’istruttoria, ma che assegna le

risorse in base all’ordine cronologico di presentazione. Le attività istruttorie e le relative

decisioni sono definite entro 6 mesi dalla data di presentazione della domanda.

La procedura negoziale si applica agli interventi di sviluppo territoriale o settoriale, anche se

realizzati da una sola impresa o da un gruppo di imprese nell’ambito della programmazione

concertata. Il soggetto competente individua i criteri di selezione e provvede alla

pubblicazione di bandi, che definiscono gli interventi da realizzarsi su base territoriale o

settoriale, nei quali sono determinate le spese ammissibili, le modalità degli interventi e la

documentazione necessaria per l’istruttoria. L’attività d’istruttoria segue i principi del metodo

valutativo, così come per l’atto di concessione da parte dell’autorità competente.

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Principi di ordine strategico

I principi di ordine strategico riguardano la valutazione delle fonti di finanziamento ritenute

più opportune per la realizzazione di un progetto d’investimento. Le scelte delle fonti di

finanziamento devono seguire logiche di analisi rischio/rendimento per ciascuna fase del

progetto d’investimento. In tale ottica le agevolazioni finanziarie devono essere considerate

come risorse integrative della spesa ammissibile per la realizzazione del progetto. Il capitale

agevolato contribuisce così ad aumentare la remunerazione del capitale di rischio in quanto, a

parità di mezzi conferiti e rischio del business, il rendimento percepito risulterà maggiore

rispetto ad imprese non beneficiarie dell’agevolazione. L’agevolazione va ad incidere così sul

principio media-varianza, base del calcolo del rendimento atteso dell’impresa, ponendo

l’impresa agevolata al di sopra della frontiera dei portafogli efficienti, in quanto a parità di

rischio, offrirà maggiori rendimenti; ciò sarà verificato nel caso in cui l’impresa non sia in

condizione di svantaggio competitivo o infrastrutturale rispetto alle imprese dello stesso

settore, come si vede dalla Figura 6.

Figura 1 : Impresa agevolata e frontiera portafogli efficienti.

Rendimento

Impresa agevolata

Frontiera dei rendimenti

Impresa non agevolata

Rischio

Fonte: Cioli, Struttura finanziaria e valore.

Per quanto concerne l’accesso ai finanziamenti le imprese possono seguire due diversi

approcci al fine di gestire le risorse32. Il primo approccio viene definito contingente e vede la

finanza agevolata come fonte di finanziamento integrativa rispetto alle normali fonti, mentre il

secondo approccio è definito strategico; tale approccio prevede una gestione strategica delle

32 A tale proposito si veda VECCHI, La gestione finanziaria dei finanziamenti comunitari, in BORGONOVI,

CRUGNOLA, VECCHI, Finanziamenti comunitari. Approccio strategico, progettazione e gestione, Egea, 2006.

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risorse, la quale è orientata, non a supplire le proprie risorse con quelle agevolate, ma alla loro

moltiplicazione.

L’approccio contingente viene adottato dalle imprese che accedono alle risorse comunitarie in

modo straordinario, approccio che caratterizza quelle imprese in cui l’attività di funding è

debole. L’approccio si basa su uno specifico bando o programma di finanziamento. I limiti di

questo approccio possono riscontrarsi in questi elementi:

- Tensioni di liquidità: derivanti dal fatto che i finanziamenti vengono erogati a rimborso, per

cui se i progetti non sono complementari con le attività tipiche dell’azienda, c’è il rischio che

le uscite di cassa precedano le entrate, determinando tensioni di liquidità, tali da

compromettere la stabilità dell’azienda nel medio periodo.

- Cofinanziamento: spesso i finanziamenti richiedono il cofinanziamento da parte

dell’azienda, che deve andare a sostenere con risorse proprie il progetto.

- Onerosità della gestione delle procedure d’accesso: le procedure d’accesso comportano

elevati costi fissi, la cui incidenza sulla struttura dei costi di azienda si riduce all’aumentare

delle richieste di finanziamento.

- Scarsa reputation: la scarsa esperienza nell’accesso e utilizzo dei fondi si riflette sulla

struttura del progetto del candidato che può risultare poco coerente con le finalità del progetto.

L’approccio strategico permette d’individuare le fonti di finanziamento più coerenti con i

fabbisogni dell’azienda; permette di colmare, tramite il ricorso ai finanziamenti, il gap tra le

risorse disponibili e i costi del progetto. L’approccio prevede la definizione dei progetti per

implementare il piano strategico, l’individuazione delle fonti di finanziamento e la

pianificazione finanziaria di medio periodo, che avviene attraverso la predisposizione di un

budget previsionale, detto matrice di finanziabilità.

La matrice di finanziabilità si costruisce facendo riferimento alle attività per cui è necessario

individuare le fonti di finanziamento; essa permette, inoltre, di rilevare le complementarità tra

i diversi strumenti finanziari e i tempi d’attivazione, fondamentali per garantire la copertura

dell’intero programma.

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Tabella 3- Matrice di finanziabilità

Progetti Attività Credito

ordinario

Risorse

proprie

Agevolazioni

nazionali

Por- Fesr

Progetto 1

Attività 1.1 x33 €34

Attività 1.2 x x

Attività 1.3 € x

Fonte: Vecchi, La gestione finanziaria dei finanziamenti comunitari.

Ritengo che l’approccio strategico sia da preferire in quanto la visione d’insieme sulle

opportunità di finanziamento dà al beneficiario la certezza della selezione dello strumento di

finanziamento più idoneo e permette un miglioramento della reputation dell’impresa, che ne

migliora l’affidabilità e quindi una maggiore facilità nell’ottenimento di finanziamenti futuri.

2.4 Evoluzione della Politica di Coesione dell’UE: I Fondi Strutturali

La politica di coesione dell’UE o politica regionale è prima di tutto una politica di

investimento volta a ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra le regioni

europee. I Fondi strutturali, da tempo a sostegno delle PMI, sono ora diventati uno strumento

importante per la realizzazione degli obiettivi di Europa 2020 per una crescita intelligente,

sostenibile e inclusiva. Tramite la gestione congiunta e grazie specialmente alla

partecipazione delle parti interessate a livello regionale nella definizione e nell’attuazione dei

programmi operativi, i Fondi strutturali sono meglio adattati al contesto locale in cui si

sviluppano le piccole e medie imprese. Il periodo di programmazione 2014-2020 si

concentrerà ulteriormente sul ruolo delle piccole e medie imprese e dell’imprenditorialità per

la ripresa economica e per stimolare la prosperità pubblica.

Le politiche comunitarie volte a ridurre le disparità regionali affondano le proprie radici nel

Trattato di Roma, ma per la creazione del Fondo europeo di sviluppo regionale bisognerà

attendere sino al 1975. Agli inizi degli anni ’80, pertanto, l’Europa comincia ad interrogarsi

sull’efficienza degli strumenti comunitari e diversi programmi pilota vengono posti in essere

33 X significa che il finanziamento è la prima scelta per finanziare l’attività

34 € significa che le risorse finanziarie aziendali possono essere utilizzate con il finanziamento

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per testarne le possibili articolazioni. Nel 1986, alcuni grandi eventi, in particolare l’Atto

unico europeo, l’adesione di Grecia, Spagna e Portogallo e l’adozione del programma per la

realizzazione del mercato interno, stimolano un forte interesse verso una politica di coesione

più «europea». Il 24 giugno 1988, il Consiglio adotta il primo regolamento che integra i Fondi

strutturali nell’ottica della politica di coesione. Questa riforma epocale introduce principi

fondamentali quali la concentrazione degli interventi sulle regioni più povere e arretrate, la

programmazione pluriennale, l’orientamento strategico degli investimenti e il diretto

coinvolgimento degli interlocutori regionali e locali.

È una politica di solidarietà – è il veicolo attraverso il quale vengono erogati gli aiuti a finalità

regionale. Mediante questa politica, l’UE mira a garantire:

- la massima diffusione dei benefici del processo di integrazione;

- uno sviluppo quanto più armonioso possibile in termini geografici.

Dal Trattato di Roma agli anni 80

Al momento della firma del Trattato di Roma nel 195735, che istituì la Comunità Economica

Europea, i sei paesi fondatori dell’UE (Belgio, Germania Ovest, Francia, Italia, Lussemburgo

e Paesi Bassi) posero le basi per quella che sarebbe stata la Comunità: “La Comunità mira a

ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni.”. I paesi ponevano così le basi per

una successiva politica, in quanto al momento della firma i paesi costituivano un gruppo

relativamente omogeneo per cui il problema delle disparità regionali non era considerata una

delle principali criticità. L'unica eccezione era rappresentata dall'Italia meridionale, ma tale

eccezione aveva avuto un riconoscimento nel protocollo per il Mezzogiorno allegato al

Trattato di Roma. Negli anni 60 nelle relazioni della Commissione Europea viene ribadita le

necessità di una soluzione coordinata per superare le differenze regionali. L’interesse verso i

problemi regionali crebbe negli anni 70 con l’ingresso di nuovi Paesi nell’Unione

(Danimarca, Irlanda e Regno Unito).

Nel 1975 fu istituito il primo Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per un periodo di

prova triennale al fine di eliminare alcuni squilibri derivanti da tre tipologie di cause: la

dominanza dell’agricoltura, i cambiamenti industriali e la disoccupazione. La politica

regionale si basava su due principi: la concentrazione delle risorse e l’addizionalità degli

35 Firma del 25 Marzo 1957.

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interventi comunitari. Il primo principio nacque per rimediare gli squilibri all’interno della

Comunità e comportava un’allocazione delle risorse commisurata ai fabbisogni più urgenti a

livello di sviluppo regionale. Il principio di addizionalità stabiliva che le risorse impiegate a

livello comunitario erano complementari a quelle nazionali. La svolta cruciale della coesione

sociale si ha con la firma dell'Atto Unico Europeo36 che inserì un nuovo Titolo V al trattato di

Roma, intitolato alla coesione economica e sociale e con l’ingresso di nuovi paesi nell’UE

(Grecia, Spagna e Portogallo), che aumentarono la disparità tra i paesi dell’UE. L’art 23

dell’AUE introduce nel Trattato CEE il Titolo V sulla “Coesione economica e sociale”, così

che viene istituzionalizzata la politica comunitaria. L’obiettivo di superare le divergenze

strutturali tra le regioni necessita di una maggiore cooperazione; non si assiste più ad un

sostegno alle politiche nazionali, ma a politiche sovranazionali, che creino condizioni

favorevoli per lo sviluppo equilibrato della Comunità.

Dal Pacchetto Delors alla programmazione del 200637

Il primo pacchetto Delors (Riforma dei Fondi strutturali del 1988)38, oltre a raddoppiare

l'impegno finanziario per i Fondi strutturali fino al 1993, ha operato una radicale riforma dei

Fondi stessi. Il cambiamento strutturale proposto dalla Comunità era epocale, non solo per il

maggiore impegno finanziario, ma per l’introduzione di nuovi principi (complementarità,

partnership, addizionalità, concentrazione, programmazione) su cui impostare il rapporto tra i

diversi livelli di governo e per l’identificazione di obiettivi su cui concentrare l’azione

strutturale. Il principio di complementarietà stabilisce la possibilità per l’Unione Europea di

intervenire nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, se gli obiettivi perseguiti

non possono essere realizzati dallo Stato membro.

La Partnership si fonda sulla stretta concertazione tra la Commissione, le autorità competenti

a ciascun livello di governo (nazionale, regionale e locale) e le parti economiche e sociali

durante la fase programmatica, esecutiva e valutativa dei programmi. Il principio di

addizionalità prevede che l'aiuto comunitario deve aggiungersi agli aiuti degli stati membri al

fine di garantire un impatto economico effettivo delle risorse dei Fondi. La concentrazione è

36 Firma dell’Atto Unico Europeo avvenuto in data 17 Febbraio 1986. GU L 169 del 29.6.1987 37 Si veda INFOREGIO nr.26/2008 (www.http://ec.europa.eu/regional_policy/information.it).

38 I testi della Riforma sono il Regolamento Quadro (Reg. 2052/1988), il Regolamento di Coordinamento (Reg.

4253/1988) e i Regolamenti che contengono disposizioni relative a ciascun fondo: Regolamento FESR (Reg.

4254/1988); Regolamento FSE (Reg. 4255/1988) e Regolamento FEOGA (Reg. 4256/1988).

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ottenuta attraverso la ripartizione delle risorse finanziarie tra le azioni, i beneficiari e le aree

geografiche all'interno di ciascun obiettivo e attraverso un approccio integrato, cioè mediante

l'integrazione tra l'intervento dei Fondi strutturali e gli altri strumenti finanziari. Si introduce

un'attività di programmazione basata sulla negoziazione di azioni di intervento tra

Stato/Regione e Commissione, sulla programmazione pluriennale, sull'attuazione di

Programmi Operativi e sulle operazioni di sorveglianza e valutazione. Sarà poi il Trattato di

Maastricht del febbraio del 1992 a completare il quadro nel quale si colloca l'attuale politica

comunitaria di coesione economica e sociale, prevedendo l'ulteriore riforma dei Fondi

strutturali, che interverrà nel 1993 (secondo pacchetto Delors) e l'istituzione del Fondo di

coesione.

Nel 2000 si assiste ad un’ulteriore passo nel quadro delle evoluzioni della politica europea

con la Strategia di Lisbona che prevedeva tre obiettivi:

- migliorare le politiche in materia d’informazione e R&S, accelerare il processo di riforma

strutturale ai fini della competitività ed innovazione;

- modernizzare il modello sociale europeo;

- sostenere un contesto economico sano e prospettive di crescita favorevoli.

Agenda 2000 prevedrà ulteriori modifiche in materia di politica di coesione economica e

sociale che culmineranno nel 1999 con l'adozione dei nuovi regolamenti sui Fondi strutturali

(Regolamenti del 1999). I Regolamenti del 1999 disciplinano l’attività dei Fondi strutturali

per il periodo 2000-2006, che prevede grandi temi: Efficienza e razionalità (semplificazione

della progettazione e delle procedure) e preparativi in vista dell’allargamento. Gli obiettivi

prioritari sono 3:

- promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle Regioni che prevedono ritardi

nello sviluppo;

- favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali;

- favorire l’ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione, formazione ed

occupazione.

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2.4.1 Programmazione Fondi Strutturali 2007-2013

Dal 2005 si definisce il ciclo di programmazione 2007-2013. Il 17 maggio del 2006, il

Consiglio, il Parlamento e la Commissione siglano l’accordo sul bilancio 2007-2013. Il

1°agosto entrano in vigore i regolamenti relativi ai fondi strutturali per il periodo 2007-2013.

Il carattere distintivo della riforma dei Fondi Strutturali 2007-2013 è dato dall’approccio

programmatico più mirato al raccordo organico tra le politiche e le strategie d’intervento. La

programmazione si pone obiettivi ambiziosi in tema d’innovazione, competitività, riforme

strutturali ed occupazione.

Alla luce di questi cambiamenti vengono posti nuovi obiettivi:

-Convergenza: i fondi sono rivolti alle regioni meno avanzate e vanno a sostenere la crescita e

l’occupazione. Il Fesr concentra gli aiuti sul sostegno allo sviluppo economico sostenibile

integrato e alla creazione di posti di lavoro durevoli, prefiggendo l’ammodernamento delle

strutture economiche regionali nei settori della ricerca e sviluppo tecnologico, negli aiuti alle

Pmi, negli investimenti culturali e del turismo, nonché sull’ambiente. Vi rientrano le regioni

con un PIL pro capite inferiore del 75% della media UE. Viene attuata dal FESR, FSE e

Fondo di coesione. L’obiettivo «Convergenza» interessa 84 regioni di 17 Stati membri, per

una popolazione totale di 170 milioni di abitanti, cui si aggiungono altre 16 regioni in regime

di sostegno transitorio (phasing-out) con 16,4 milioni di abitanti e un PIL di poco superiore

alla soglia del 75% per effetto statistico dell’allargamento. L’importo disponibile a titolo

dell’obiettivo «Convergenza» ammonta a 282,8 miliardi di euro, pari all’81,5% del totale,

così ripartito: 199,3 miliardi di euro per le regioni di convergenza, 13,9 miliardi di euro per le

regioni in «phasing-out» e 69,6 miliardi di euro per il Fondo di coesione cui sono ammissibili

15 Stati membri.

-Competitività regionale e occupazione: i fondi sono rivolti a rafforzare la competitività,

l’attrattività del territorio e l’impiego della forza lavoro sul territorio. Le priorità si concentra

su tre aspetti: Innovazione ed economia della conoscenza, Ambiente e prevenzione dei rischi

e Accesso ai servizi di trasporto e di telecomunicazioni. Vi rientrano le aree che non rientrano

nei programmi di Convergenza. Viene attuata con il FESR e FSE.

L’obiettivo «Competitività regionale e occupazione» interessa complessivamente 168 regioni

di 19 Stati membri, che rappresentano una popolazione di 314 milioni di abitanti. Tredici di

esse (19 milioni di persone), le cosiddette regioni a sostegno transitorio progressivo

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(«phasing-in»), sono oggetto di stanziamenti finanziari speciali in virtù della loro precedente

ammissibilità all’Obiettivo 1. Per questo obiettivo è previsto un bilancio di 54,9 miliardi di

euro, pari a poco meno del 16% dell’intera dotazione finanziaria, di cui 11,4 miliardi di euro

destinati alle regioni in «phasing-in.»

-Cooperazione territoriale europea: Questo obiettivo, che trae spunto dall’esperienza

dell’iniziativa comunitaria Interreg, punta a intensificare la cooperazione su tre livelli:

cooperazione transfrontaliera mediante programmi congiunti; cooperazione a livello delle

zone transnazionali; reti di cooperazione e di scambio di esperienze sull’intero territorio

dell’Unione. L’Obiettivo «Cooperazione» mira a favorire uno sviluppo equilibrato, armonico

e sostenibile del territorio europei. Viene attuata con il FESR. L’obiettivo «Cooperazione

territoriale europea» interessa 181,7 milioni di persone (37,5% della popolazione complessiva

dell’UE) che risiedono nelle zone transfrontaliere. Tutte le regioni e tutti i cittadini dell’UE

rientrano in almeno uno dei 13 ambiti di cooperazione transnazionale attualmente previsti.

L’importo finanziario per questo obiettivo ammonta a 8,7 miliardi di euro (2,5% del totale),

ripartiti come segue: 6,44 miliardi di euro per la cooperazione transfrontaliera, 1,83 miliardi

di euro per la cooperazione transnazionale e 445 milioni di euro per la cooperazione

interregionale e la creazione di reti.

Figura 2- Zone ammissibili in base ai criteri stabiliti nell’Obiettivo di convergenza e in quello

della competitività e dell’occupazione.

Fonte: Inforegio www.ec.europa.eu

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Tale Figura mostra le regioni italiane ammesse ad ogni singolo obiettivo: rientrano

nell’obiettivo Convergenza (colore rosso in figura) la Campania, Puglia, Calabria e Sicilia,

cui si aggiunge la Basilicata quale regione in regime di sostegno transitorio (phasing-out,

colore rosa in figura); le restante restanti regioni sono ammesse all’obiettivo di Competitività

ed Occupazione (colore azzurro), ad esclusione della Sardegna, regione in regime di sostegno

transitorio progressivo («phasing-in», colore celeste), la quale è oggetto di stanziamenti

finanziari speciali in virtù della loro precedente ammissibilità all’obiettivo Convergenza.

La programmazione prevede tre tipologie di fondi strutturali:

Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)39, che ha lo scopo di promuovere la

coesione economica e sociale, correggendo gli squilibri regionali. Tale contributo

avviene attraverso un sostegno allo sviluppo e attraverso l'organizzazione strutturale

delle economie regionali, anche per quanto riguarda la riconversione delle regioni

industriali in declino. Il FESR concentra il suo intervento su alcune priorità tematiche

che riflettono la natura degli obiettivi «Convergenza», «Competitività regionale e

occupazione» e «Cooperazione territoriale europea». Si tratta in particolare di

finanziamenti riguardanti:

- Investimenti che contribuiscono a creare posti di lavoro durevoli;

- Investimenti nelle infrastrutture;

- Misure di sostegno allo sviluppo regionale e locale, compresa l’assistenza e i

servizi alle imprese, in particolare alle Pmi,

Fondo sociale europeo (FSE)40, fornisce il suo sostegno per prevenire e combattere la

disoccupazione e sviluppare le risorse umane e l’integrazione sociale nel mercato del

lavoro per promuovere l’occupazione, la parità tra uomini e donne, uno sviluppo

duraturo e la coesione economica e sociale. Nel quadro degli obiettivi "Convergenza"

e "Competitività regionale e occupazione", il FSE sostiene varie azioni negli Stati

membri sulla base delle seguenti priorità:

39 Regolamento CE n.1080/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006 recante l’abrogazione

del Regolamento CE n.1783/1999.

40Regolamento CE n.1081/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006 recante l’abrogazione

del Regolamento CE n.1784/1999.

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- Aumentare la capacità di adattamento dei lavoratori delle imprese e degli

imprenditori, al fine di migliorare tempestivamente la gestione positiva dei

cambiamenti economici;

- Migliorare l'accesso al posto di lavoro e l'inserimento duraturo sul mercato del

lavoro, per chi è in cerca di lavoro e per le persone non attive;

- Prevenire la disoccupazione, segnatamente quella di lunga durata e quella dei

giovani;

- Incoraggiare l'invecchiamento attivo e prolungare la vita attiva;

- Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro;

- Migliorare l'inserimento sociale delle persone svantaggiate in vista di un loro

inserimento duraturo nel mondo del lavoro;

- Lottare contro tutte le forme di discriminazione sul mercato del lavoro;

- Migliorare e aumentare il capitale umano;

- Promuovere le partnership.

Fondo di coesione41, che è destinato al rafforzamento della coesione economica e

sociale della Comunità in una prospettiva di promozione dello sviluppo sostenibile.

Tale strumento interviene a sostegno di azioni nel settore delle reti transeuropee di

trasporto e negli aspetti relativi all’ambiente. Il fondo si attiva per Stati membri aventi

un reddito nazionale lordo(RNL) inferiore al 90%della media comunitaria, coprendo

così i nuovi Stati membri, nonché Grecia, Portogallo e Spagna su base transitoria.

L’indirizzo prioritario di rafforzare, a livello comunitario, nazionale e regionale, la

convergenza della politica di coesione agli obiettivi di sviluppo previsti dalla strategia di

Lisbona ha inciso nelle fasi e negli strumenti di programmazione.

La programmazione prevede:

- Orientamenti Strategici della Comunità per la Coesione volti a delineare le priorità

d’intervento della programmazione per tutti i Paesi dell’Unione;

41 Regolamento CE n.1084/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006

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- Quadro strategico nazionale (QSN)42: La programmazione comunitaria 2007-2013 prevede

un approccio programmatico strategico e un raccordo organico della politica di coesione con

le strategie degli Stati membri. L’Italia ha presentato il Quadro Strategico Nazionale con

l’obiettivo di indirizzare le risorse che la politica di coesione destinerà al nostro paese, sia

nelle aree del mezzogiorno che in quelle del Centro- Nord. Il documento mira, attraverso le

sue dieci priorità, di raggiungere obiettivi di coesione, produttività, innovazione e

competitività sempre maggiori:

1. Miglioramento e valorizzazione delle risorse umane;

2. Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca, dell’innovazione e

competitività;

3. Uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali per lo sviluppo;

4. Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale;

5. Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività per lo sviluppo;

6. Reti e collegamenti per la mobilità;

7. Competitività dei sistemi produttivi e occupazione;

8. Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani;

9. Apertura internazionale e attrazione degli investimenti, consumi e risorse;

10. Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali ed efficaci.

Nelle zone del Centro-Nord mira a consolidare la capacità competitiva, contribuendo ai

processi d’innovazione e di applicazione della ricerca; mentre nelle zone del Mezzogiorno

prevede dotazioni per interventi in materia d’istruzione, ricerca e innovazione, ma anche di

ambiente e sviluppo delle città. Gli strumenti con i quali i quadri strategici nazionali

realizzano i propri obiettivi sono i programmi operativi, che possono essere nazionali (PON) e

regionali (POR), i quali illustrano le priorità, le modalità di gestione e le fonti finanziarie della

propria programmazione. La distinzione avviene in base alle tematiche affrontate e ai soggetti

istituzionali competenti: i programmi nazionali sono rivolti ai settori con particolari esigenze

d’integrazione a livello nazionale, la cui autorità di gestione è una amministrazione centrale; i

programmi regionali sono multisettoriali e riferiti alle singole Regioni, per cui vengono gestiti

dalle amministrazioni regionali. Il coordinamento tra gli interventi agevolativi PON e POR

avviene in base ad un processo di programmazione che prevede la programmazione della

42 Previsto dall’art.27 del Regolamento Generale CE n. 1083/2006. Approvato dalla Commissione europea il 13

luglio 2007.

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strategia territoriale della politica regionale unitaria; condivisione delle priorità ed obiettivi tra

Stato/Regioni o tra più regioni e attuazione degli specifici strumenti con cui conseguire la

strategia per lo sviluppo economico del Paese.

Tabella 4- Elenco dei PON

PROGRAMMI OPERATIVI NAZIONALI

CONVERGENZA COMPETITIVITA’ REGIONALE

Sicurezza Fesr Azioni di sistema Fse

Istruzione Fesr

Ricerca e

competitività

Fesr

Reti e mobilità Fesr

Governance e

assistenza tecnica

Fesr

Istruzione Fse

Fonte: Gruppo 24 ore, Guida alla Finanza Agevolata.

Di seguito ci soffermiamo sul PON Ricerca e Competitività43, in quanto rappresenta lo

strumento con cui le imprese possono individuare nuove soluzioni per incrementare la loro

competitività, migliorando le condizioni socioeconomiche delle Regioni. Gli obiettivi previsti

dal programma sono tre: Asse I: Sostegno ai mutamenti strutturali; Asse II: Rafforzamento

del contesto innovativo per lo sviluppo della competitività; Asse III: Assistenza tecnica e

misure di accompagnamento.

Tabella 5- Dotazione finanziaria Pon Ricerca e Competitività

Fonte: Gruppo 24 ore, Guida alla Finanza Agevolata.

43 C(2007) 6882del 21.12.07. Si veda, inoltre, FURINI R., Guida alla Finanza Agevolata, Gruppo 241 Ore, 2011.

Dotazione finanziaria per Asse

Asse Contributo Fesr Contributo

nazionale

Totale

I € 2.127.000.000,00 € 2.127.000.000,00 € 4.254.000.000,00

II € 860.696.821,00 € 860.696.821,00 € 1.721.393.642,00

III € 115.000.000,00 € 115.000.000,00 € 230.000.000,00

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A livello regionale sono redatti due POR monofondo (POR-FSE, POR-FESR), articolati per

macroarea, “Competitività e occupazione” e “Convergenza” di natura multisettoriale, le cui

autorità di gestione sono le rispettive amministrazioni regionali competenti.

2.4.2 Prospettive della nuova Programmazione 2014-2020

La programmazione 2014-2020 è attualmente in corso e si ritrova nel Regolamento (UE) n

1303/2013.44 La politica di coesione dell’Ue 2014-2020 mira a modernizzare l’impiego dei

fondi e le procedure d’attivazione dei contributi, ricercando l’allineamento con la strategia

Europa 2020, che prevede la realizzazione di una strategia per una crescita intelligente,

sostenibile e inclusiva. Al fine di contribuire alla realizzazione della strategia dell'Unione per

una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, e delle missioni specifiche di ciascun fondo

conformemente ai loro obiettivi basati sul trattato, compresa la coesione economica, sociale e

territoriale, ogni fondo sostiene gli obiettivi tematici seguenti:

1.rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione;

2.migliorare l'accesso alle TIC, nonché l'impiego e la qualità delle medesime;

3.promuovere la competitività delle PMI, del settore agricolo (per il FEASR) e del settore

della pesca e dell'acquacoltura (per il FEAMP);

4.sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori;

5.promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi;

6.preservare e tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse;

7.promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali

infrastrutture di rete;

8.promuovere un'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori;

9.promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione;

44 La programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 si ritrova nel Regolamento (UE) n 1303/2013 del

Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di

sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo

sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo

di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari

marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio.

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10.investire nell'istruzione, nella formazione e nella formazione professionale per le

competenze e l'apprendimento permanente;

11.rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e

un'amministrazione pubblica efficiente.

La nuova programmazione prevede una serie di condizioni nuove per i finanziamenti e pone

l’accento sulla misurazione dei risultati. Introduce una serie di norme comuni per tutti i

cinque Fondi strutturali e d’investimento, così da semplificarne l’utilizzo; come emerge dalla

Figura 9 la nuova programmazione non prevede più tre obiettivi, ma solo due obiettivi

generali, cui interverranno i tre diversi fondi a seconda delle regioni cui si fa riferimento.

Tabella 6- Schema della politica di coesione

Fonte: BONIFAZI, GIANNETTI, Finanziare l’impresa con i Fondi Europei

Gli elementi cardine della riforma45 sono:

a) Investire in tutte le regioni dell’UE e adattare il livello di sostegno e il contributo

nazionale ai loro livelli di sviluppo:

- regioni meno sviluppate (PIL < 75% della media UE-27);

- regioni in transizione (PIL dal 75% al 90% della media UE-27);

45 Si veda BONIFAZI, GIANNETTI, Finanziare l’impresa con i Fondi Europei, Ipsoa, 2014.

2007-2013 2014-2020

Convergenza

FESR

FSE

FC Investimenti

nella crescita e

nell’occupazione

Regioni meno

sviluppate FESR

FSE

FC Regioni di

transizione

Competitività

regionale e

occupazione

FESR

FSE

Regioni più

sviluppate FESR

FSE

Cooperazione

territoriale

europea

FESR Cooperazione

territoriale

europea

FESR

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FSE

FESR

- regioni più sviluppate (PIL > 90% della media UE-27);

In Italia rientrano nella prima categoria: Calabria, Campani, Puglia e Sicilia; nella

seconda categoria Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna; le restanti ricadono nella

terza.

b) indirizzare le risorse sui settori chiave per la crescita.

I Fondi Strutturali 2014-2020 prevedono innovazioni concettuali e normative che sono:

- Integrazione e convergenza: si cerca di superare le carenze di pianificazione della

precedente programmazione che hanno portato ad una frammentazione delle risorse

programmate. Si programma in termini di matrice, ossia deve essere definito il

contributo di ogni fondo al raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020.

Figura 3- Nuova programmazione Europa 2020

EUROPA 2020

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Fonte: propria elaborazione tratta dalla Strategia Europa 2020.

- Centralità del territorio: il territorio è il contesto chiave per trasformare l’apporto dei

fondi strutturali in azioni di sistema, volte ad agire in maniera coordinata su diversi

fronti per il raggiungimento di un risultato strutturale.

- Centralità della programmazione territoriale: ogni Stato membro deve elaborare un

documento unico, Accordo di partenariato, che indica le modalità per garantire la

programmazione efficiente dei fondi strutturali.

La nuova programmazione tende a livello organizzativo e normativo a superare le criticità che

vi erano state con la precedente programmazione, ciò a mio parere avviene con la definizione

comune ad ogni stato degli obiettivi da raggiungere e con la maggiore attenzione rivolta alla

programmazione attraverso l’accordo di Partenariato, in quanto avrà una valenza strategica

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maggiore e una capacità di indirizzo dei programmi che appare più sostanziale, potendo

determinare i risultati da raggiungere a livello nazionale, sotto forma di precisi target da

conseguire entro la fine del periodo di programmazione per ciascuno degli 11 obiettivi

tematici.

Per quanto attiene ai Fondi Strutturali, il Regolamento (UE) n 1303/2013 stabilisce le norme

comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)46, al Fondo sociale

europeo (FSE)47, al Fondo di coesione48, al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale

(FEASR)49 e al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).

Il FESR interviene su tutti gli 11 obiettivi tematici della Strategia, in osservazione del

principio di concentrazione. Contribuisce al finanziamento degli aiuti destinati a rafforzare la

coesione economica, sociale e territoriale eliminando le principali disparità regionali tramite il

sostegno allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle economie regionali. Il fondo si

concentra sui settori d’investimento collegati al contesto nel quale operano le imprese. Nelle

regioni più sviluppate almeno l’80% del totale delle risorse del FESR a livello nazionale è

destinato ai seguenti obiettivi tematici:

- Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione;

- Promuovere la competitività delle PMI;

- Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i

settori.

Almeno il 5% delle risorse FESR sono destinate ad azioni integrate per lo sviluppo

urbano sostenibile delegato alle città.

46 Regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al

Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo "Investimenti a favore

della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006

47 Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al

Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio

48 Regolamento (UE) n. 1300/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al

Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio

49 Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul sostegno

allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il

regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio

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Nelle regioni meno sviluppate il principio di concentrazione comporta una riduzione delle

percentuali di risorse dal 50% al 6%, in modo da sostenere investimenti coerenti con i deficit

d’infrastrutture e capacità produttiva.

Il FSE interviene in maniera diretta su quattro obiettivi tematici della strategia:

- Promuovere l’occupazione e la mobilità professionale;

- Investire nell’istruzione, nelle competenze e nella formazione permanente;

- Promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà;

- Rafforzare la capacità istituzionale e l’amministrazione pubblica.

Il percorso di programmazione proposto dalla CE prevede la redazione del Quadro Strategico

Comune (QSC), degli Accordi di Partenariato e dei Programmi operativi.

Il Quadro Strategico Comune (QSC) traduce gli obiettivi della strategia dell'Unione per una

crescita intelligente, sostenibile e inclusiva in azioni chiave per i Fondi del QSC, stabilendo

per ciascun obiettivo tematico le azioni chiave che ciascun Fondo del QSC deve sostenere e i

meccanismi per garantire la coerenza della programmazione di detti fondi con le politiche

economiche e dell'occupazione degli Stati membri e dell'Unione.

L’Accordo di Partenariato è lo strumento richiesto dalla proposta di regolamento comunitario

che individua, a livello di stato membro, i fabbisogni, i risultati attesi e la lista dei programmi

operativi con la relativa allocazione finanziaria dei fondi del Quadro Strategico Comune. Il

Governo ha presentato il 9 dicembre 2013 la bozza dell’Accordo di Partenariato50, in vista

dell’adozione della versione definitiva su cui si baseranno i Programmi operativi. La Strategia

nazionale per le Aree interne51 è il documento tecnico allegato al precedente che ha come

obiettivo il miglioramento delle tendenze demografiche nelle aree del paese in termini di

riduzione dell’emigrazione, ripresa delle nascite e attrazione di nuovi residenti. Nei primi

giorni di aprile 2014 il Governo ha predisposto “Lo schema di Accordo di Partenariato per i

fondi europei 2014-2020-Atto del governo n.86” con il quale è stata garantita l’approvazione

dell’Accordo.

50 http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2013/Bozza-AP-ITALIA_9_12_2013.pdf

51http://www.dps.gov.it/opencms/export/sites/dps/it/documentazione/Aree_interne/Strategia_nazionale_24_03_2

014_edit.pdf

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57

Tale Accordo prevede 11 obiettivi tematici:

- Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione;

- Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e comunicazione;

- Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese;

- Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio;

- Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico;

- Tutelare l’ambiente;

- Promuovere sistemi di trasporto sostenibili;

- Promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori;

- Promuovere l’inclusione sociale;

- Investire nelle competenze e nell’istruzione;

- Sostenere l’efficienza della Pubblica Amministrazione;

Grafico 4- Allocazione delle risorse sugli obiettivi tematici: confronto tra i due periodi di

programmazione.

Fonte: Presentazione della bozza di Accordo di partenariato Ministero per la Coesione.

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58

Dal quadro di riferimento emergente dalla tavola, la strategia italiana effettua scelte che

tendono a concentrare le risorse in pochi obiettivi segnando un’innovazione rispetto al

passato.

La versione finale dell’Accordo prevede una maggiore concentrazione delle risorse e una

puntuale definizione delle priorità di investimento.

Nel nuovo Accordo di partenariato si è data particolare importanza ai temi legati

alla ricerca scientifica e all'innovazione del sistema produttivo (Obiettivi tematici 1 e 3) ai

quali sono stati attribuite risorse pari a quasi 9 miliardi di euro.

Il totale di risorse comunitarie assegnate all'Italia per il ciclo di programmazione 2014-2020 è

pari a 42.085.700.000 euro, di cui:

- 20.651.500.000 euro a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR);

- 10.467.200.000 euro a valere sul Fondo sociale europeo (FSE);

- 10.429.700.000 euro a valere sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);

- 537.300.000 euro a valere sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).

Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse comunitarie per le diverse categorie di regioni,

i fondi sono così distribuiti:

- Regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia): 22.200.400.000

euro, di cui 16.418.700.000 euro a valere sul FESR e 5.781.700.000 euro a valere sul FSE;

- Regioni in transizione (Sardegna, Abruzzo e Molise): 1.350.300.000 euro, di cui

825.800.000 euro a valere sul FESR e 524.500.000 euro a valere sul FSE;

- Regioni più sviluppate (regioni restanti): 7.568.000.000 euro, di cui 3.407.000.000 euro a

valere sul FESR e 4.161.100.000 euro a valere sul FSE.

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59

Tabella 7- Ripartizione risorse di ciascun fondo agli obiettivi tematici

Obiettivi tematici FESR FSE FEASR FEAMP Totale

Ricerca, sviluppo

tecnologico e

l’innovazione

(OT1)

3.352.700.000 - 441.900.000 - 3.794.700.000

Accesso alle

Tecnologie

dell’Informazione

e della

Comunicazione

(OT2)

1.845.500.000 - 257.900.000 - 2.103.400.000

Promuovere la

competitività delle

PMI, del settore

agricolo e del

settore della pesca

e

dell’acquacoltura

(OT3)

3.575.300.000 - 4.103.900.000 218.700.000 7.897.900.000

Transizione verso

un’economia a

basse emissioni di

carbonio (OT4)

3.138.600.000 - 797.700.000 12.700.000 3.948.900.000

Adattamento al

cambiamento

climatico,

prevenzione

gestione dei rischi

(OT5)

811.900.000 - 1.546.700.000 - 2.358.600.000

Tutela

dell’ambiente

(OT6)

2.341.600.000 - 1.894.600.000 215.500.000 4.451.700.000

Trasporto

sostenibile (OT7)

2.473.500.000 - - 2.473.500.000

Occupazione

sostenibile e

mobilità dei

lavoratori (OT8)

- 4.086.500.000 224.100.000 58.100.000 4.368.700.000

Inclusione sociale

e lotta alla povertà

e alle

discriminazioni

(OT9)

1.032.900.000 2.268.900.000 789.200.000 - 4.091.000.000

Istruzione,

formazione e

l’apprendimento

permanente

(OT10)

959.600.000 3.156.400.000 79.400.000 - 4.195.300.000

Pubbliche

amministrazione

efficiente (OT11)

410.200.000 593.800.000 - - 1.004.000.000

Assistenza tecnica 709.600.000 361.600.000 294.400.000 32.200.000 1.397.900.000

Totale 20.651.500.00

0

10.467.200.00

0

10.429.700.000 537.300.000 42.085.700.000

Fonte: Ipsoa, Accordo di Partenariato 2014-2020.

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60

I Programmi Operativi per il 2014-2020 sono:

1. Programmi nazionali riguardanti tutte le regioni

2. Programmi nazionali per le regioni in transizione e meno sviluppate negli ambiti:

- Ricerca ed innovazione;

- Imprese e competitività;

3. Programmi nazionali per le sole regioni meno sviluppate:

- Infrastrutture e reti;

- Beni culturali;

- Legalità;

4. Programma nazionale a valere sul FEASR;

5. Programma nazionale a valere sul FEAMP.

Tabella 8- Programmi operativi nazionali a valere sui fondi FESR e FSE.

A livello regionale abbiamo:

- Programmi regionali (POR) in tutte le regioni e provincie autonome a valere sui fondi

FESR e FSE;

- Programmi di sviluppo rurale (PRS) in tutte le regioni e province autonome a valere

sul FEASR.

PROGRAMMI OPERATIVI NAZIONALI

PO Fondo

Occupazione FESR, FSE

Istruzione FESR, FSE

Inclusione FSE

Città metropolitane FESR, FSE

Governance e

assistenza tecnica

FESR, FSE

Programma YEI FSE

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61

CAPITOLO III

IMPATTO DELLA FINANZA AGEVOLATA SUL COSTO DEL CAPITALE

3.1 Introduzione

L’impresa, nello scegliere la composizione del portafoglio degli strumenti finanziari, deve

tener conto delle valutazioni attinenti la struttura finanziaria ottimale. Nella progettazione e

scelta della struttura finanziaria ottimale l’impresa deve considerare i costi e i benefici delle

varie forme di finanziamento, scegliendole in base alla struttura attuale e prospettica degli

impieghi nel medio-lungo periodo.

Tra le fonti di finanziamento s’inserisce la finanza agevolata. Il ricorso agli strumenti

finanziari della finanza agevolata impatta sul costo del capitale, determinandone una

riduzione, che impatta sul valore dell’impresa, garantendo così “il premio dell’agevolazione”.

L’impresa può ottenere un premio di valore e, nel caso di una gestione strategica dei vari

strumenti finanziari, avrà un valore d’impresa superiore all’impresa non agevolata. L’impresa

che ricorre alla finanza agevolata, tuttavia, deve tener conto delle inefficienze dei

finanziamenti agevolati, al fine di non incorrere in tensioni di liquidità, tali da compromettere

l’impresa stessa.

Questo capitolo, dopo una presentazione delle teorie sulla scelta della struttura ottimale, si

soffermerà sul tema del costo del capitale, per vedere come variano le componenti che lo

compongono in presenza delle agevolazioni finanziarie. Successivamente si vedrà se il

finanziamento esterno agevolato può apportare dei benefici in termini di valore, analizzando il

valore dell’agevolazione, ricorrendo al metodo finanziario di valutazione delle imprese.

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62

3.2 Teorie sulla scelta della Struttura Finanziaria

Gli approcci52 alla determinazione della struttura finanziaria sono essenzialmente due: la

Teoria del trade-off e la Teoria dell’ordine di scelta (Pecking order theory).

La Teoria del trade-off 53mostra come il ricorso al debito, oltre ai vantaggi derivanti dal

beneficio fiscale, comporta degli svantaggi legati ai costi del fallimento derivanti da eccessivi

livelli d’indebitamento. Il debito presenta due vantaggi rispetto al capitale netto:

- il beneficio fiscale, che dipende dal fatto che i pagamenti degli interessi sul debito sono

deducibili, totalmente o parzialmente;

- maggiore disciplina imposta al management: in imprese che generano elevati flussi di cassa

e nelle quali il debito è basso, il management è protetto nel caso di errori di gestione, così da

non avere degli incentivi a scegliere in modo efficiente gli investimenti; per cui il ricorso al

debito, con la relativa necessità di pagare gli interessi e la quota capitale, porta il management

a dover scegliere progetti migliori, per non incorrere nel rischio d’insolvenza.

Ricorrere al debito comporta anche degli svantaggi, in quanto espone l’impresa al rischio del

fallimento, crea costi d’agenzia e riduce la flessibilità finanziaria dell’impresa. Il debito fa

aumentare i costi attesi del fallimento, in quanto l’impresa può non riuscire a soddisfare gli

obblighi inerenti al debito con i propri flussi di cassa. Crea costi d’agenzia, perché il ricorso al

debito, fa aumentare i conflitti tra azionisti e obbligazionisti e ciò si traduce in tassi

d’interesse più elevati per l’impresa e minore libertà di decisione. Ultimo svantaggio sta nella

perdita di flessibilità finanziaria; le imprese tendono a non utilizzare tutta la propria capacità

d’indebitamento per mantenerne un margine per bisogni futuri e per avere un margine di

libertà decisionale, tali da consentire loro di intraprendere i progetti man mano che si

presentano; nel caso d’introduzione di clausole che vadano a ridurre il conflitto tra azionisti e

obbligazionisti, le imprese vedono ridurre la flessibilità nelle politiche d’investimento e

finanziamento.

52 Queste teorie sono state elaborate nel contesto nordamericano dove i mercati finanziari si avvicinano

all’assunto di mercato efficiente.

53 BREALEY, MYERS, SANDRI riportano «I responsabili finanziari spesso ritengono che le decisioni

dell’impresa sia un trade-off fra i benefici fiscali degli interessi e i costi del dissesto» in Principi di Finanza

Aziendale, Mc Graw-Hill, 2003, p.496.

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Tenendo di conto di tali vantaggi e svantaggi tale teoria perviene alla determinazione di un

grado ottimale d’indebitamento, che è il risultato di un compromesso tra lo “scudo fiscale”

degli interessi passivi deducibili e i costi del dissesto.

La conclusione cui giunge la teoria è che la struttura finanziaria è ottimale in corrispondenza

del livello d’indebitamento che consente di sfruttare il vantaggio connesso al beneficio

fiscale, tenendo sotto controllo i costi del dissesto finanziario54. Il problema del modello sta

nell’individuazione del punto in cui il beneficio dell’indebitamento è pari al costo, in quanto

indebitarsi oltre tale punto distrugge valore. Questa teoria chiarisce le differenze esistenti tra

le imprese in tema di struttura finanziaria, ma non spiega perché alcune aziende di successo

sono poco indebitate55.

La Teoria dell’ordine di scelta56 trova origine sia in un limite della Teoria del trade-off, in

quanto quest’ultima non spiega come aziende di successo presentino un basso livello

d’indebitamento, ma anche nell’asimmetria informativa. I manager sono più informati degli

investitori circa le prospettive, i rischi e il valore dell’impresa; in presenza di asimmetrie

informative l’impresa ha convenienza ad adottare una gerarchia delle fonti di finanziamento57.

Secondo tale ottica, si perviene ad un ordine di scelta tra le varie fonti di finanziamento, che

vede l’investimento essere finanziato prima con fondi interni, soprattutto utili reinvestiti; poi

con emissione di debito ed infine con nuove emissioni di azioni58. L’assunto di tale teoria è

che le aziende determinano il livello d’indebitamento in base alle preferenze sulle diverse

fonti di finanziamento e non in base alla determinazione di un rapporto equity-debito

obiettivo.

54 DAMODARAN evidenzia «Nella maggior parte dei casi i benefici marginali saranno superiori ai costi

marginali (nel qual caso indebitarsi costituisce una scelta opportuna perché aumenterà il valore dell’impresa)

oppure inferiori (in tal caso vale la pena ricorrere al capitale netto» in Finanza aziendale, Apogeo, 2011.

55 Per evidenze empiriche si veda BREALEY, MYERS, SANDRI Principi di Finanza Aziendale, Mc Graw-Hill,

2003, p.497-498; si veda anche DAMODARAN Finanza aziendale, Apogeo, 2011, P.445-447.

56 La teoria è stata elaborata in MYERS, MAJLUF, Corporate financing and investment decisions when firms

have information investors do not have, in «Journal of Financial Economics», 1984.

57 Si veda VENANZI, Il puzzle della struttura finanziaria, Pearson, Milano 2010, p.28.

58 Si veda BREALEY, MYERS, SANDRI Principi di Finanza Aziendale, Mc Graw-Hill, 2003, p.498-499.

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64

La teoria prevede59 che:

- Le imprese preferiscono il finanziamento interno;

- Le imprese adattano il loro rapporto obiettivo di distribuzione degli utili alle loro

opportunità d’investimento, cercando di evitare variazioni improvvise dei dividendi;

- La rigidità della politica dei dividendi e le fluttuazioni della redditività e delle

opportunità d’investimento possono determinare situazioni in cui i flussi di cassa

derivanti dalla gestione siano superiori o inferiori rispetto al fabbisogno finanziario

degli investimenti;

- Se si rende necessario accedere al finanziamento esterno, le imprese scelgono di

ricorrere precedentemente al debito, poi ad emettere titoli ibridi ed infine ad emettere

titoli rappresentativi dell’equity.

Da tali assunti emerge come non vi sia un rapporto obiettivo tra debito ed equity; ogni

impresa determinerà il livello d’indebitamento in relazione alle necessità di finanziamento

esterno quando il finanziamento non è soddisfatto dall’autofinanziamento. In quest’ottica il

beneficio connesso all’indebitamento è un aspetto secondario nella determinazione del livello

d’indebitamento.

Tale teoria elimina il problema dell’asimmetria informativa, in quanto il ricorso a fonti interne

fa sì che le valutazioni espresse dal mercato sulla politica dell’impresa non siano segnaletiche

sulle performance e prospettive della stessa; inoltre spiega come aziende redditizie siano poco

indebitate, la spiegazione sta nel fatto che non necessitano di risorse esterne; tuttavia la teoria

difficilmente spiega le differenze settoriali nei rapporti d’indebitamento e da evidenze

empiriche emerge che non sempre l’ordine viene rispettato, in quanto vi sono aziende che

emettono azioni anche quando hanno la possibilità di finanziarsi con debito.

A livello italiano non è dato sapere con certezza quale delle due teorie viene perseguita dalle

imprese. L’evidenza empirica60 non dà una risposta univoca, perché le imprese, anche se

definiscono ex ante una data strategia di fondo, la perseguono solo in parte, perseguendo più

frequentemente una strategia composita. Emerge che l’autofinanziamento appare la forma

preferita e il debito viene considerato come la fonte esterna più immediata, tuttavia l’ordine di

preferenza non è programmato, ma deriva dalle asimmetrie informative.

59 L’elencazione riprende MYERS, The Capital Structure Puzzle, in Journal of Finance, 1984, p. 581-582.

60 Survey condotta nel 1999 in Italia su imprese di diversa dimensione. VENANZI, Il Puzzle della struttura

Finanziaria, Pearson, 2010.

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65

Si deve rilevare che la possibilità di scelta è possibile in aziende redditizie, nelle quali

effettivamente si ricorre prima all’autofinanziamento e solo successivamente al debito

esterno; diverso è per le imprese meno redditizie per le quali il ricorso al debito è quasi

obbligato, data l’insufficienza dei fondi interni a coprire i programmi d’investimento.

Anche il settore di appartenenza delle imprese sembra influenzare il prevalere di una teoria,

perché nei settori ad alta tecnologia si tende ad una strategia, che tenga conto di entrambe le

teorie, nel caso di settori tradizionali prevale la teoria del rapporto ottimo d’indebitamento,

mentre in settori di scala prevale la teoria della gerarchia delle fonti di finanziamento.

La desiderabilità dei diversi canali di finanziamento è da collegarsi anche all’età e alla

categoria delle imprese. La fase di start-up è estremamente critica per le nuove imprese, al

punto che la probabilità di sopravvivenza delle stesse dipende dalla disponibilità di attività

liquide personali e dall’ammontare di ricchezza individuale, perché prive di una reputazione

affermata presso i finanziatori e con risorse insufficienti a dare le opportune garanzie ai

finanziatori. Nella fase di crescita, i vincoli finanziari rimangono sempre rilevanti dal

momento che all’espandersi dei progetti di investimento aumenta il profilo di rischio così

come il fabbisogno finanziario, ma è questa la fase in cui sembrerebbe più opportuno

diversificare le fonti di finanziamento combinando prestiti bancari e capitale di rischio, per

poi diversificare le fonti di finanziamento e indirizzarsi verso strumenti finanziari più

complessi durante la fase di stabilità.

Per quanto riguarda le Pmi, la teoria della gerarchia delle fonti di finanziamento sembra

spiegare la loro struttura finanziaria, tuttavia non appaiono rilevanti le motivazioni che tale

teoria vede nelle asimmetrie informative, quanto i vincoli e le restrizioni all’accesso alle fonti

esterne di capitale per evitare il controllo di soggetti esterni e la diluzione della proprietà. Per

quanto riguarda il debito, il ricorso è prevalentemente a quello a breve termine, che è coerente

con i problemi di agenzia nel rapporto con i creditori e con il minore potere contrattuale nei

confronti degli intermediari finanziari. Un’indagine su medie imprese per il periodo 1996-

200161 rileva la necessità di ricorrere al debito finanziario, perché l’elevata concentrazione

proprietaria del controllante rende difficile l’immissione di ulteriori mezzi propri, inoltre vi si

ricorre per sfruttarne il vantaggio fiscale.

61 VENANZI, Il puzzle della Struttura Finanziaria, Pearson, 2010.

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66

Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, in particolare se “innovative”; la Pecking

Order Theory subisce modifiche, in quanto tali imprese hanno un fabbisogno finanziario e un

livello di rischio che dipende dal grado di sviluppo del progetto per cui il ricorso

all’autofinanziamento nella fase iniziale è molto improbabile, dal momento che non sono in

grado di generare sufficienti flussi di cassa; così come è difficile la presenza di garanzie

idonee per i finanziamenti.

3.3 Il costo del capitale e la finanza agevolata

Per capire il ruolo che la finanza agevolata può avere nella decisione della struttura finanziaria

ottimale si deve tener conto dei benefici e dei costi relativi a tale fonte di finanziamento. Si

deve considerare come gli strumenti di finanza agevolata impattano sul costo del capitale.

3.3.1 Il costo del capitale

Il costo del capitale rappresenta la remunerazione media ponderata da corrispondere ai

finanziatori. Esso è rappresentato dalla media ponderata dei costi delle diverse fonti di

finanziamento (debito, capitale netto e titoli ibridi) utilizzate dall’azienda per finanziare i

propri investimenti.

Il suo valore può essere stimato in due diversi modi:

Tasso-costo: viene calcolato l’onere di ciascuna fonte secondo una logica del costo

storico sostenuto, ponderandola con il peso relativo della fonte nella struttura

finanziaria.

𝑤𝑎𝑐𝑐 = 𝑟𝐸

𝐸

𝐷 + 𝐸+ 𝑟𝐷(1 − 𝑡𝐶)

𝐷

𝐷 + 𝐸

𝑟𝐸 viene stimato facendo ricorso all’onerosità delle fonti di capitale propri, mentre 𝑟𝐷

viene calcolato come rapporto fra gli oneri finanziari sostenuti e il debito finanziario

contratto.

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67

Tasso-opportunità: vengono calcolati gli impieghi alternativi a cui hanno rinunciato i

finanziatori per investire nell’impresa.

𝑤𝑎𝑐𝑐 = 𝐾𝐸

𝐸

𝐷 + 𝐸+ 𝐾𝐷(1 − 𝑇𝐶)

𝐷

𝐷 + 𝐸

𝐾𝐸 viene stimando facendo ricorso al CAPM calcolato con un beta levered, che tiene

conto della specifica struttura finanziaria e del rischio finanziario ad essa legato; 𝐾𝐷

viene calcolato come somma del tasso privo di rischio e di un premio per il rischio

legato al rating e alla probabilità di default dell’azienda.

Il tasso a cui facciamo riferimento è il tasso-opportunità. Le determinanti del costo medio

ponderato del capitale sono rappresentate dal costo del capitale di proprietà, dal costo del

capitale di debito, dal tax rate e dal rapporto tra le fonti di finanziamento che compongono la

struttura finanziaria dell’azienda.

Il costo del capitale netto, o di proprietà, è il tasso di rendimento richiesto da chi investe nelle

azioni di una società. Viene calcolato facendo ricorso al metodo del CAPM. Il Capital Asset

Pricing Model è un modello di rischio-rendimento che stima il rischio in termini di variabilità

dei rendimenti aziendali rispetto a quelli del mercato azionario. L’ottica assunta è quella di

investitori che diversificano i propri investimenti. Il modello remunera solo la componente di

rischio sistematico, misurando la rischiosità di un titolo con il ricorso all’indice β.

La relazione fondamentale è:

𝐾𝐸 = 𝑅𝑓 + 𝛽(𝑅𝑚 − 𝑅𝑓)

La relazione è data da 𝑅𝑓, tasso di rendimento di un investimento privo di rischio, che è

rappresentato da un titolo di Stato a lungo termine; 𝛽 che è stimato utilizzando i dati contabili

o di mercato e (𝑅𝑚 − 𝑅𝑓), che rappresenta il premio per il rischio, che può essere il premio

storico o implicito 62.

62 Si veda DAMODARAN, Finanza aziendale, Apogeo, 2011, P.180.

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Il costo del debito misura il costo che l’azienda deve sostenere per prendere in prestito risorse

necessarie a finanziare l’attività operativa in generale. La relazione è:

Costo del debito = (Tasso privo di rischio + Differenziale per il rischio d’insolvenza)

× (1 – aliquota d’imposta marginale)

Il costo del debito63 dipende da:

- Livello attuale dei tassi d’interesse, in quanto all’aumentare dei tassi d’interesse di

mercato corrisponderà anche l’aumento del costo del debito;

- Rischio d’insolvenza della società, in quanto al suo aumentare saranno applicati tassi

d’interesse maggiori per compensare il rischio maggiore;

- Beneficio fiscale del debito, gli interessi passivi sono deducibili fiscalmente, per cui il

costo del debito sarà funzione dell’aliquota d’imposta.

Per il calcolo dei pesi relativi al debito e al capitale netto si possono adottare due diverse

ottiche: la prima fa riferimento al calcolo dei pesi in base al valore contabile di ciascuna fonte:

la seconda al calcolo in base ai valori di mercato di ciascuna fonte.

La regola generale vede preferire il calcolo dei pesi in base ai valori di mercato, in quanto il

costo del capitale è una misura proiettata nel futuro, in quanto rappresenta il costo delle

risorse per finanziare progetti futuri64.

3.3.2 Effetti della finanza agevolata sul costo del capitale

Il ricorso a strumenti di finanza agevolata modifica le componenti del wacc, così da far

variare il valore dell’impresa stessa. Il ricorso agli strumenti di finanza agevolata può

avvenire secondo due diverse prospettive65:

- Ottica dell’effetto sostitutivo: le risorse provenienti dalla finanza agevolata vengono

utilizzate in sostituzione delle fonti ordinarie. Le agevolazioni rappresentano una fonte

63 Si veda DAMODARAN, Finanza aziendale, Apogeo, 2011, P.185-198.

64 Gli analisti continuano, tuttavia, a ricorrere al valore contabile. Per le argomentazioni alla base di tale scelta, si

veda DAMODARAN, Finanza aziendale, Apogeo, 2011, P.199-200.

65 Si veda DALLOCCHIO, SALVI Finanza d’azienda, EGEA, 2004, p. 628-630.

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complementare di finanziamento che può contribuire al riequilibrio delle strutture

finanziarie aziendali.

- Ottica dell’effetto moltiplicativo: in questo caso le risorse ordinarie vengono

pianificate per massimizzare la capacità d’acquisizione delle risorse agevolate. In base

a questa prospettiva si ricerca, tra la totalità delle fonti a disposizione, quelle che

ottimizzano la struttura finanziaria minimizzando il costo del capitale. Quest’ottica

individua nelle fonti agevolate delle opportunità per finanziare nuovi investimenti,

anche non pianificati.

Di seguito analizzeremo come il ricorso a contributi a fondo perduto e a finanziamenti a tasso

agevolato determina variazioni nel costo del capitale sia nel caso di un approccio sostitutivo

che moltiplicativo66.

Nel caso di un finanziamento a fondo perduto, caratterizzato da assenza di obbligo di

remunerazione e rimborso, abbiamo un costo del finanziamento pari a zero; il finanziamento,

per il mancato rimborso, può essere assimilato al capitale proprio. Tenendo di conto di queste

due caratteristiche e delle indicazioni della teoria dell’ordine di scelta, questa soluzione di

finanziamento può essere equiparata all’autofinanziamento, ovvero considerata addirittura

superiore, se teniamo di conto dei costi e benefici relativi a tale fonte.

Nel caso della prospettiva sostitutiva avremo che una parte dell’equity sarà sostituita dalla

fonte agevolata, quindi otterremo: 𝐸 = 𝐸𝑎𝑔 + 𝐸(1−𝑎𝑔)67, dove 𝐸1−𝑎𝑔 viene calcolata con il

metodo del CAPM e il costo di 𝐸𝑎𝑔è dato da 𝐾𝐸𝑎𝑔, che è pari a zero.

L’effetto sul wacc sarà:

𝑤𝑎𝑐𝑐𝑎𝑔 = 𝑘𝐸(1−𝑎𝑔)

𝐸(1−𝑎𝑔)

𝑉+ 𝑘𝐸𝑎𝑔

𝐸𝑎𝑔

𝑉+ 𝑘𝐷(1 − 𝑇𝑐)

𝐷

𝑉

66 Questi modelli sono tratti da CIOLI, ROGGI, «Fonti finanziarie e creazione del valore: il costo del capitale

dell’impresa agevolata», Analisi finanziaria, n.70, 2008.

67 Di seguito indicheremo con 𝐸𝑎𝑔la parte di equity sostituita con la fonte agevolata; con 𝐸1−𝑎𝑔 la parte di equity

tradizionale; con V = D+E il valore dell’impresa; 𝐷𝑎𝑔 il debito agevolato.

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Essendo 𝑘𝐸𝑎𝑔 = 0, si annullerà il secondo addendo della formula del wacc, che avrebbe

valore positivo nel caso d’impresa non agevolata; ne consegue che con contributi a fondo

perduto, il costo del capitale s’abbassa rispetto ad un’impresa non agevolata nelle stesse

condizioni di partenza.

In ottica moltiplicativa sappiamo che la struttura finanziaria ottimale senza agevolazioni potrà

essere modificata per sviluppare nuovi progetti combinando fonti agevolate con fonti

ordinarie. Il ricorso a contributi a fondo perduto può essere utilizzato per ridurre il debito, che

sarebbe necessario per la copertura del nuovo progetto.

Si ottiene 𝐷𝑖𝑛𝑐𝑟𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜= 𝐷𝑟𝑖𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 + 𝐸𝑎𝑔.

La formula del wacc diverrà:

𝑤𝑎𝑐𝑐𝑎𝑔 = 𝑘𝐸(1−𝑎𝑔)

𝐸(1−𝑎𝑔)

𝑉+ 𝑘𝐸𝑎𝑔

𝐸𝑎𝑔

𝑉+ 𝑘𝐷(1 − 𝑇𝑐)

𝐷𝑟𝑖𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜

𝑉

Anche in questo caso s’annullerà il secondo addendo, per cui il costo del capitale sarà più

basso rispetto a quello di un’impresa non agevolata; tuttavia, essendo stata ridotto il debito,

che è la fonte meno onerosa, l’impatto sul costo del capitale sarà inferiore rispetto al caso

precedente, dove si era andati a sostituire due fonti omogenee, nuovo capitale proprio con

capitale proprio agevolato.

In presenza di finanziamento a tasso agevolato, il beneficio sta nella riduzione dell’onere da

corrispondere, in quanto sarà sostenuto dall’ente erogatore.

In ottica sostitutiva avremo due diverse quote di debito: una agevolata e una ordinaria;

avremo 𝐷 = 𝐷𝑎𝑔 + 𝐷(1−𝑎𝑔).

L’effetto sul wacc sarà:

𝑤𝑎𝑐𝑐𝑎𝑔 = 𝐾𝐸

𝐸

𝑉+ 𝑘𝐷𝑎𝑔

(1 − 𝑇𝐶)𝐷𝑎𝑔

𝑉+ 𝐾𝐷(1 − 𝑇𝐶)

𝐷(1−𝑎𝑔)

𝑉

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In questo caso l’effetto è solo su 𝐾𝐷, che si distingue in agevolato ed ordinario. Sappiamo che,

per la stessa natura dell’agevolazione, 𝐾𝐷𝑎𝑔< 𝐾𝐷(1−𝑎𝑔), per cui il costo del capitale

dell’impresa agevolata sarà inferiore a quello dell’impresa non agevolata, anche se l’effetto

riduttivo è d’intensità minore rispetto a ciò che avviene con i contributi a fondo perduto, con i

quali si va ad annullare un addendo della formula.

Nel caso dell’ottica moltiplicativa, il finanziamento a tasso agevolato può comportare la

sostituzione di parte dell’equity con debito al fine di coprire nuovi progetti, ma a condizione

che gli indici d’indebitamento dell’impresa non superino livelli tali da compromettere il

servizio del debito e l’operatività dello scudo fiscale. Avremo nuovo equity minore a quello

originario 𝐸𝑖𝑛𝑐𝑟𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 = 𝐸𝑟𝑖𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 + 𝐷𝑎𝑔.

La formula del wacc diviene:

𝑤𝑎𝑐𝑐𝑎𝑔 = 𝐾𝐸

𝐸𝑟𝑖𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜

𝑉+ 𝑘𝐷𝑎𝑔

(1 − 𝑇𝐶)𝐷𝑎𝑔

𝑉+ 𝐾𝐷(1 − 𝑇𝐶)

𝐷

𝑉

𝐾𝐷𝑎𝑔 < 𝐾𝐷(1−𝑎𝑔) il wacc sarà inferiore a quello non agevolato, questo perché l’onerosità del

capitale proprio viene sostituito con una fonte di natura meno onerosa, che in questo caso è

ancora meno onerosa in ragione dell’agevolazione.

In conclusione, come era abbastanza logico attendersi, si può rilevare come l’impatto dei

finanziamenti a fondo perduto sia maggiore dei finanziamenti agevolati nella riduzione del

costo del capitale.

3. 4 Il valore dell’agevolazione

La finanza agevolata può avere un ruolo nella massimizzazione della ricchezza creata

dall’impresa. L’impresa, che fa ricorso all’agevolazione, consegue un premio di valore, che

rappresenta il beneficio dell’agevolazione stessa. Per determinare il premio di valore è

necessario soffermarci sul concetto di valore e sui metodi di valutazione con cui determinarlo.

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72

3.4.1 La stima del valore dell’impresa

In letteratura si è dibattuto sul concetto di valore e sui metodi con cui analizzarlo e stimarlo68,

in quanto la sua stima è fondamentale nella vita dell’impresa e ne condiziona le scelte

strategiche e operative. La selezione del metodo di valutazione da adottare condiziona l’intero

processo; la dottrina distingue tra metodi diretti ed indiretti; nel primo caso la valutazione si

serve delle caratteristiche direttamente afferenti l’impresa, mentre nel secondo caso il valore

viene determinato ricorrendo a dei parametri stimati su imprese simili. Tra i metodi diretti

possiamo considerare il metodo patrimoniale, il metodo reddituale e il metodo finanziario.

Di seguito faremo riferimento al solo metodo finanziario, quale metodo più diffuso, per

vedere come le agevolazioni vadano ad impattare sulle variabili che compongono il calcolo.

Il metodo finanziario consiste nella stima del valore di ciascun investimento, attualizzando i

flussi di cassa attesi da tale investimento ad un tasso che ne rifletta la rischiosità.

Il valore dell’impresa si ottiene attualizzando i flussi di cassa disponibili per gli investitori,

FCFF69, al costo medio ponderato del capitale.

Esistono tre differenti tipologie di metodi finanziari:

Analitici: prevedono flussi di cassa ogni anno, si applica alle valutazioni con un

orizzonte temporale definito;

68 Si veda MASSARI (1998) e GUATRI & BINI (2002,2004).

69 Il FCFF è dato da: Risultato operativo

(-) imposte pro forma

NOPLAT

(+) Ammortamenti

(±) Variazione fondi

Flusso monetario operativo lordo

(±) Variazioni del CCON

Flusso monetario operativo netto

(-) Investimenti netti in CF (CAPEX)

Flusso monetario operativo disponibile (FCFF)

Per il calcolo del risultato operativo si veda GONNELLA, Logiche e metodologie di valutazione d’azienda,

Edizioni Plus-Pisa University Press, 2008

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Sintetici: si basa su flussi variabili in ragione di un tasso di crescita costante, che si

applica a valutazioni con un orizzonte temporale infinito sotto l’ipotesi che l’impresa

valutata sia in uno stato di equilibrio stabile;

Analitici con terminal value: prevedono la somma del valore del capitale risultante

dall’attualizzazione dei flussi durante il periodo di previsione analitica e il valore

risultante dall’attualizzazione dei flussi dopo il periodo di previsione analitica. E’ la

modalità più utilizzata e quella cui noi faremo riferimento.

𝑊(𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒) = ∑𝐹𝐶𝐹𝐹

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐)𝑡

𝑛

𝑡=1

+ 𝑇𝑉

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐)𝑇− 𝑃𝐹𝑁

3.4.2 Agevolazione e valore d’impresa

Il beneficio dell’agevolazione, ossia il premio di valore che l’impresa consegue con il ricorso

alla finanza agevolata, può essere quantificato ricorrendo al metodo finanziario per la

valutazione del valore dell’impresa.

L’agevolazione va ad impattare sulle variabili che compongono la formula del metodo

finanziario, ossia sui flussi di cassa operativi e sul tasso d’attualizzazione. L’effetto sul tasso

d’attualizzazione (wacc) è stato discusso precedentemente; il wacc varia a seconda delle

forme tecniche e alle modalità strategiche cui l’impresa fa ricorso; mentre l’effetto sui flussi

di cassa operativi varia a seconda della modalità con cui i contributi vengono contabilizzati.

Il pensiero della dottrina è scisso tra chi sostiene la tesi patrimonialista, la quale prevede che,

in concorso con l’erogazione di un contributo in conto capitale, venga costituita un’apposita

riserva per un ammontare pari al contributo, così da assistere ad un incremento del patrimonio

netto aziendale e chi sostiene la tesi redditualista, che prevede di ripartire tra i diversi esercizi

il contributo ricevuto, in modo da far sì che questi si contrappongano per competenza agli

oneri determinati dagli investimenti che sono destinati a finanziare.

A sostegno della tesi patrimonialista, nei Principi Contabili Internazionali (IAS 20) viene

spiegato che i contributi pubblici sono un mezzo di finanziamento e dovrebbero essere trattati

come tali nel prospetto della situazione patrimoniale-finanziaria piuttosto che essere rilevati

nel prospetto dell’utile (perdita) d’esercizio per compensare le voci di costo che essi

finanziano; poiché non è previsto alcun rimborso, essi dovrebbero essere rilevati al di fuori

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del prospetto dell’utile (perdita) d’esercizio. Rilevare i contributi pubblici nel prospetto

dell’utile (perdita) d’esercizio non viene considerato corretto perché essi non costituiscono un

reddito, ma rappresentano un incentivo fornito da un ente pubblico senza che siano sostenuti i

costi relativi. Il criterio patrimoniale dovrebbe essere adottato per i contributi in conto capitale

per i quali si possa parlare di sopravvenienze attive. In tale caso si andrà ad aumentare il

valore del patrimonio netto mediante l’iscrizione di un’apposita posta per l’ammontare del

contributo incassato.

Il metodo di contabilizzazione reddituale richiama un principio generale in base al quale il

matching tra contributi e costi deve essere ricercato nel modo più ragionevole all’effettiva

motivazione economica che ha portato all’erogazione del contributo.

In tale ottica i finanziamenti agevolati in conto capitale sono considerati elementi

d’integrazione dei ricavi o di riduzione dei costi per favorire le imprese in paesi svantaggiati

sia sul piano economico che strutturale; a livello contabile vengono considerati

sopravvenienze, che saranno successivamente riscontati in base al criterio della competenza. I

contributi in conto impianti devono essere imputati a riduzione del valore del cespite

agevolato, anche se in nota integrativa andrà indicato il valore del bene al lordo del

contributo.

I contributi in conto esercizio sono assimilabili ad “altri ricavi e proventi” (voce A5 del

Bilancio CEE). I contributi in conto interessi riducono l’onerosità del costo del debito e non

solo rilevanti a livello di flussi operativi.

Si può concludere che seguendo l’ottica reddituale, ad esclusione dei contributi in conto

interessi, l’importo del finanziamento deve essere compreso nel calcolo del risultato

operativo, determinando variazioni nei flussi di cassa; mentre attraverso il metodo

patrimoniale i contributi non sono compresi nel calcolo dell’Ebit utilizzato per la stima dei

flussi di cassa, per cui il FCFF deriverà unicamente dalla gestione operativa.

Tenendo di conto dell’impatto che l’agevolazione ha sul costo del capitale, il valore

dell’impresa agevolata risulterà più alto del valore dell’impresa non agevolata, in quanto il

tasso con cui si attualizza è minore. Dal confronto tra il valore ottenuto attualizzando i flussi

di cassa operativi sia con il costo del capitale agevolato che con il costo del capitale ordinario,

si ottiene un differenziale monetario che rappresenta il valore attribuibile all’agevolazione.

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𝑊𝑎𝑔𝑒𝑣𝑜𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = 𝑊𝑎𝑔𝑒𝑣𝑜𝑙𝑎𝑡𝑜 − 𝑊𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑔𝑒𝑣𝑜𝑙𝑎𝑡𝑜

𝑊𝑎𝑔𝑒𝑣𝑜𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = (∑𝐹𝐶𝐹𝐹

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐𝑎𝑔)𝑡

𝑇

𝑡=0

+ 𝑇𝑉

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐)𝑇)

− (∑𝐹𝐶𝐹𝐹

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐)𝑡

𝑇

𝑡=0

+ 𝑇𝑉

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐)𝑇)

I terminal value delle due imprese risultano essere uguali, perché il periodo dell’agevolazione

è limitato nel tempo e successivamente le due imprese seguono lo stesso percorso, per cui la

formula precedente può essere semplificata.

𝑊𝑎𝑔𝑒𝑣𝑜𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = (∑𝐹𝐶𝐹𝐹

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐𝑎𝑔)𝑡

𝑇

𝑡=0

) − (∑𝐹𝐶𝐹𝐹

(1 + 𝑤𝑎𝑐𝑐)𝑡

𝑇

𝑡=0

)

Si determina, così, il premio di valore determinato dall’agevolazione, del quale si terrà conto

in ottica strategica quando l’impresa deve decidere in quale modalità ricorrere alle fonti

agevolate, cioè se utilizzarle in forma alternativa o addizionale rispetto alle fonti preesistenti.

Dalla stima effettuata, in assenza di asimmetrie informative e di comportamenti

opportunistici, emerge come il ricorso alla finanza agevolata determina un premio di valore,

cui l’impresa beneficiaria può fare affidamento se utilizza le varie modalità in modo razionale

e organizzato. L’impresa può utilizzare tali fonti per ottimizzare la sua struttura del capitale,

scegliendo di sostituirle o aggiungerle alle fonti preesistenti o tradizionali.

Le imprese possono trarre vantaggio dalla finanza agevolata, tuttavia il ricorso a tale fonte, se

gestito da un’impresa dotata di una scarsa cultura finanziaria, può determinare situazioni

critiche per l’impresa. Il ricorso al credito agevolato aumenta il rischio dell’impresa e ciò ha

un riflesso negativo nelle imprese non solide, nelle quali il ricorso alla finanza agevolata può

spingere l’impresa verso progetti innovativi, che sono attraenti solo per il costo del capitale

ridotto. Il risultato non sarà il godimento pieno del premio dell’agevolazione, ma solo un

vantaggio temporaneo, che rischia di sbilanciare la struttura finanziaria.

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76

Il ricorso agli strumenti agevolativi è uno strumento valido per imprese che vogliono superare

i vincoli finanziari relativi all’innovazione, tuttavia queste imprese devono avere le necessarie

competenze per gestire tali risorse, in modo da limitare le inefficienze insite in questi

strumenti. Le imprese devono tener conto del gap temporale che si origina tra il momento

della concessione del contributo e il momento in cui tale contributo viene erogato. Tale gap

può far sorgere nell’impresa un fabbisogno di liquidità aggiuntivo, che comporta l’esigenza di

ottenere ulteriori finanziamenti di breve periodo. Gli imprenditori tendono a non considerare

questo gap temporale nelle loro valutazioni, nonché la possibilità di ritardi ulteriori

nell’erogazione, che sfociano poi in tensioni di liquidità.

Le imprese dovrebbero pianificare correttamente il ricorso a tali risorse, utilizzando il

business plan sia nella fase di accesso, come del resto viene richiesto anche dalla normativa

europea, ma anche successivamente nella fase di controllo tra la rispondenza tra gli obiettivi e

i risultati. Ciò al fine di assicurare all’impresa tutto il valore che la finanza agevolata può

generare ed evitare sbilanciamenti della struttura finanziaria, tali da far perdere ogni tipo di

beneficio legato all’indebitamento.

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77

CAPITOLO IV

LE RISORSE EUROPEE A SOSTEGNO DELLA REGIONE TOSCANA

4.1 Introduzione

La Regione Toscana, così come le altre regioni italiane, partecipa ai Fondi Strutturali. La

Regione s’impegna al finanziamento e al sostegno delle piccole e medie imprese attraverso il

cofinanziamento con i fondi messi a disposizione dall’ Unione Europea.

La Regione, seguendo il periodo di programmazione europeo e rispettandone gli obiettivi

tematici, elabora il proprio Programma Operativo Regionale (POR).

Tale Programma Operativo viene formulato tenendo conto delle indicazioni presenti nei

Regolamenti comunitari, nonché con ciò che viene programmato a livello nazionale dal

Quadro strategico Nazionale (QSN), in quanto tutti gli obiettivi del programma regionale

devono contribuire al conseguimento degli obiettivi delineati nel quadro nazionale.

La Regione s’impegna con tale programma a potenziare la competitività delle imprese, ma

anche di tutto il “sistema Toscana”, così da incrementarne l’economia e i posti di lavoro.

In questo capitolo si analizzerà la programmazione della Regione Toscana per il periodo

2007-2013; dopo una panoramica sulla situazione regionale che ha portato all’elaborazione

degli obiettivi del programma, ci soffermeremo sulle strategie di sviluppo previste dalla

Regione, vedendo poi come si delineano e modificano gli obiettivi nella prossima

programmazione 2014-2020. Il lavoro proseguirà poi con l’analisi di una serie di imprese

beneficiarie dei bandi emessi dalla Regione, delle quali si andrà ad osservare come

l’intervento della finanza agevolata posso avere o meno modificato gli indicatori tipici della

gestione.

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4.2 Programma Operativo Regionale “Competitività Regionale e Occupazione” 2007-2013

Il POR CReO70 2007-2013 Programma Operativo Regionale – obiettivo "Competitività

Regionale e Occupazione è uno dei più importanti programmi regionali attraverso il quale la

Regione Toscana e l'Europa, sostengono attraverso il co-finanziamento, i progetti di

investimento delle imprese e degli enti pubblici. Tale Programma è stato approvato con la

delibera della Commissione Europea n. 3785 del 01.08.200771. Il programma ha una durata di

sei anni dal 2007 al 2013 e viene attuato attraverso il Documento di attuazione regionale

(Dar). Il POR CReO ha una dote di un miliardo e 126 milioni di euro. Il 30% sono risorse

comunitarie (Fesr), il 45% provengono dalle casse dello Stato ed il restante 25% dalle risorse

regionali e del sistema degli enti locali. Il programma prevede la concessione di contributi ai

progetti dei privati e dei soggetti pubblici attraverso modalità diverse: prestiti a tassi

agevolati, prestiti da restituire che confluiscono in fondi di rotazione, contributi a fondo

perduto, con l'attivazione di strumenti di ingegneria finanziaria che favoriscano l'accesso al

credito da parte delle imprese.

4.2.1 Il contesto economico regionale

Prima di vedere come si sviluppa la strategia regionale e come si esplica nel Programma

Operativo, s’intende riportare un’analisi generale della Regione Toscana, analisi che verte

principalmente sui dati del 2005, anno di riferimento per il Programma Operativo così da

comprenderne i punti di forza e debolezza, in modo da capire le aree su cui si focalizzerà

l’intervento.

Dall’analisi degli indicatori statistici72 del 2005 emerge un tasso di occupazione pari al

63,7%, superiore al tasso della media nazionale (57,5%) e in linea con il tasso medio dei paesi

UE-25 e presenta un tasso di disoccupazione pari al 7,3%. Nel 2007, anno d’inizio del periodo

di programmazione, è stato registrato un tasso di disoccupazione pari al 4,8% delle forze di

lavoro, mentre il tasso di occupazione della Toscana è risultato pari al 64,7.

70 Nel paragrafo non si analizzerà dettagliatamente l’intero testo, ma solo i punti fondamentali. 71 Si veda la decisione C(2007) n. 3785 del 01.08.2007. 72 Si veda il Programma Operativo Regionale “Competitività Regionale e Occupazione” 2007-2013.

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L’economia della Toscana vede la sua forza nei distretti industriali e artigianali del made in

Italy e nei settori della chimica e della meccanica; l’industria manifatturiera è caratterizzata

principalmente dalle attività del comparto moda e vede una crescita nel settore meccanico,

contro una dimensione poco rilevante di attività che producano servizi per le imprese.

Il vantaggio competitivo del sistema produttivo regionale è stato caratterizzato dalla presenza

di una rete di piccole imprese e di lavoro autonomo, nelle quali si sono sedimentate una serie

di competenze e dalle quali si sono sviluppate una serie di diversi sistemi produttivi, base del

livello di competitività della Regione. Il buon livello di conoscenza delle Pmi, accompagnato

anche da un alto livello di conoscenza che deriva dalle università e dai poli tecnologici,

tuttavia, non facilita l’acquisizione d’innovazione e ciò emerge dal fatto che le imprese

toscane non spendono in ricerca e sviluppo. Ciò che sembra emergere è un difficile

collegamento tra le sedi dello sviluppo teorico e le imprese.

Il patrimonio di conoscenze imprenditoriali e organizzative deve essere la base per il futuro

sviluppo e per l’attuazione delle politiche d’intervento.

Emerge anche come le imprese toscane trovino difficoltà nell’accesso al credito, che si riflette

in maggiori richieste di garanzie e in tassi d’interesse più elevati, tali da compromettere i

nuovi investimenti messi in atto.

Dall’analisi della situazione regionale emergono come punti di forza un basso tasso di

disoccupazione, una diffusa capacità industriale e una presenza di elevati centri di

competenza, mentre dal lato dei punti di debolezza emergono scarsi investimenti in R&S e

innovazione, un basso livello di produttività e una situazione critica per il debito delle

imprese.

Il Programma Operativo, tenendo di conto degli obiettivi europei e nazionali, andrà a

focalizzarsi sull’ obiettivo della valorizzazione e promozione della ricerca, così da dare uno

slancio all’innovazione, tale da rappresentare un vantaggio competitivo per le imprese, ma

anche sull’obiettivo di una maggiore competitività dei sistemi produttivi.

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4.2.2 Obiettivi e attuazione del Programma Operativo

Le scelte strategiche delineate nel POR vengono definite in una prospettiva d’integrazione e

complementarità con gli altri programmi di sviluppo della Regione73, seguendo gli

Orientamenti strategici comunitari74 (Orientamento 1.1.1, Orientamento 1.1.2, Orientamento

1.2.1, Orientamento 1.2.2, Orientamento 1.2.3 e Orientamenti: 2.1, 2.2 e 2.6), nonché con le

priorità elaborate nel Quadro strategico Nazionale (Priorità 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8), in tema di

valorizzazione della ricerca e promozione dell’innovazione, ma anche di ambiente ed energia,

in modo tale che gli assi del POR contribuiscano al conseguimento delle priorità delineate a

livello nazionale. Il POR risulta anche coerente con il Piano per l’Innovazione, la Crescita e

l’Occupazione75 previsto per rilanciare la Strategia di Lisbona, in quanto finalizzato

all’incentivazione della ricerca, alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo di progetti

transfrontalieri.

L’obiettivo globale, che si cerca di perseguire nel POR, consiste nel:

«Promuovere il rafforzamento della competitività del territorio e del sistema produttivo

regionale, per metterlo in grado di sostenere la competitività internazionale, di creare

occupazione qualificata, e di garantire lo sviluppo sostenibile»76.

Tale obiettivo viene perseguito in un’ottica di concentrazione delle risorse, consolidamento

del partenariato istituzionale e sociale nell’elaborazione e attuazione delle strategie di

sviluppo del programma e di una forte governance assicurata a più livelli per un’attuazione

più efficace delle politiche del POR.

Il POR, in linea con gli obiettivi comunitari e nazionali sopra richiamati, delinea gli obiettivi

specifici del programma e gli assi prioritari in cui si andrà ad articolare tale programma; la

figura seguente ne riporta la corrispondenza.

73 Si vedano i Programma Regionale di Sviluppo: PRS 2006-2010 e PRS 2011-2015.

74 Si veda Decisione del Consiglio sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione 6.10.2006

(2006/702/CE).

75 Si veda la Comunicazione europea COM (2005) 141 del 12 aprile 2005.

76 Si veda il testo del Programma Operativo Regionale di Maggio 2011.

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Tabella 9- Assi prioritari e obiettivi specifici

ASSI PRIORITARI OBIETTIVI SPECIFICI

I R&S, innovazione, imprenditorialità Considerare la competitività del sistema

produttivo regionale promuovendo la ricerca, il

trasferimento tecnologico e rafforzando i

processi d’innovazione e l’imprenditorialità

II Sostenibilità ambientale Promuovere la tutela, la salvaguardia e la

valorizzazione delle risorse locali ai fini della

sostenibilità ambientale

III Competitività

e sostenibilità

del sistema energetico

Rafforzare la competitività del sistema

energetico e di contribuire al raggiungimento

degli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto,

accrescendo l’efficienza energetica e

aumentando la quota di energia prodotta da

fonti rinnovabili

IV Accessibilità ai servizi di trasporto

e di telecomunicazione

Sviluppare una mobilità sostenibile e

l’integrazione tra i modi, alla fine di ridurre la

congestione sugli assi portanti e di migliorare

l’accessibilità e la coesione territoriale

Migliorare l’accessibilità ai servizi di

telecomunicazioni di interesse economico

generale per favorire lo sviluppo della società

dell’informazione e della conoscenza

V Valorizzazione risorse endogene

per lo sviluppo territoriale sostenibile

Valorizzare le risorse endogene e qualificare i

sistemi urbani e metropolitani per favorire lo

sviluppo sostenibile, l’attrattività e la

competitività sui mercati internazionali

VI Assistenza tecnica Garantire più elevati livelli d’efficienza ed

efficacia al processo di programmazione,

attuazione e verifica del POR

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Il primo obiettivo specifico tende a promuovere la diffusione di processi d’innovazione e

ricerca, tali da incrementare la competitività del sistema produttivo toscano a livello nazionale

ed internazionale. A livello operativo va ad incentivare la realizzazione di progetti di ricerca

industriale e promuove, in particolare per le PMI, strumenti di finanza innovativa; al fine di

favorire l’impegno dei privarti nella R&S. L’obiettivo è quello di favorire il miglioramento

della competitività delle PMI, con interventi che vadano a sostenere gli investimenti in

innovazione e che favoriscano la stabilizzazione finanziaria delle PMI.

Il secondo obiettivo mira a risanare il territorio, prevenire il rischio ambientale e effettuare

interventi diretti nelle aree urbane al fine di tutelare la salute dei cittadini, al fine di migliorare

la qualità dell’ambiente sia per i cittadini che le imprese, così da garantire uno sviluppo

economico sostenibile.

Il terzo asse propone come fine il miglioramento della sostenibilità ambientale dei processi

produttivi e la promozione di una gestione efficiente delle risorse energetiche disponibili; a

tale scopo sostiene le filiere produttive che impiegano una maggiore quota di energia prodotta

da fonti rinnovabili e le attività produttive che vanno a ridurre le proprie esternalità negative.

Il quarto asse mira al potenziamento dei servizi di trasporto che connettono i principali poli

produttivi regionali e alla promozione dell’integrazione del territorio toscano con le reti

transeuropee di trasporto, in coerenza con le politiche comunitarie in materia di trasporti

sostenibili.

Il quinto asse è diretto a potenziare le infrastrutture di telecomunicazione a banda larga, così

da diffonderle nel sistema imprese e nella Pubblica Amministrazione, al fine di promuovere

una maggiore coesione territoriale e di accrescere l’efficienza e la competitività del sistema

produttivo. Promuove, inoltre, il recupero e la riqualificazione del patrimonio architettonico,

nonché la valorizzazione dei beni culturali della regione per la promozione del turismo.

Il sesto obiettivo è funzionale a favorire una programmazione efficiente ed efficace del POR,

rafforzando i sistemi di gestione, sorveglianza e verifica del programma, così da

implementare in modo migliore i diversi interventi.

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Il programma prevede per ogni asse una specifica dotazione di risorse, che si compone per un

importo pari al 30% della spesa pubblica del contributo FESR e per la restante percentuale del

cofinanziamento nazionale, il quale si divide in risorse statali per un importo pari al 65,4% e

in risorse regionale per il 34,6%.

Grafico 5- Dotazione finanziaria POR

Fonte: Programma Operativo Regionale della Regione Toscana

Nella seguente tabella vengono elencati gli importi predisposti per ciascun asse, distinguendo

la parte di competenza comunitaria da quella di competenza nazionale.

Tabella 10- Piano finanziario del POR per Asse

Assi prioritari Contributo

Comunitario

Contributo

Nazionale

Finanziamento

Totale

Asse 1 149.047.265 € 320.045.156 € 469.092.421 €

Asse 2 32.595.474 € 66.062.791 € 98.658.265 €

Asse 3 17.165.001 € 36.270.732 € 53.435.733 €

Asse 4 66.539.034 € 133.342.872 € 199.881.906 €

Asse 5 59.594.090 € 209.222.089 € 268.816.719 €

Asse 6 13.525.710 € 23.242.017 € 36.767.727 €

Totale 338.466.574 € 788.185.657 € 1.126.652.231 €

Fonte: Programma Operativo Regionale della Regione Toscana

contributo FESR30%

risorse statali46%

risorse regionali24%

Dotazione finanziaria complessiva

contributo FESR risorse statali risorse regionali

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Di seguito, invece, viene riportata ripartizione annuale della dotazione finanziaria per la parte

FESR.

Tabella 11: Piano finanziario per anno del Fesr

Anno FESR

2007 45.527.801 €

2008 46.438.357 €

2009 47.367.124 €

2010 48.314.467 €

2011 49.280.756 €

2012 50.266.371 €

2013 51.271.698 €

Totale 338.466.574 €

Fonte: Programma Operativo Regionale della Regione Toscana

Per quanto riguarda la gestione dei flussi finanziari verso la Regione Toscana, essa viene

effettuata a cura delle autorità nazionali; è previsto un contributo pari al 5% della

partecipazione del Fondo FESR a titolo di prefinanziamento da parte della Commissione

Europea e contestualmente viene concesso anche il contributo statale. Nel caso di mancate

domande di finanziamento la Regione provvederà al rimborso di tali somme. La Regione deve

assicurare la massima integrazione tra le risorse comunitarie, statali e regionali per accelerare

il trasferimento delle stesse ai beneficiari finali. Successivamente l’Autorità di Certificazione

provvederà ad inviare le domande di pagamento alla Commissione Europea e al Ministero

delle Finanze, specificando la quota spettante a ciascuna autorità; infine l’ultima fase dei

flussi finanziari sarà l’erogazione del saldo. Da un punto di vista attuativo, è previsto che le

operazioni da approvare siano conformi ai criteri di selezione stabiliti dal Comitato di

Sorveglianza del programma, rispettino i criteri di ammissibilità previsti nei bandi e rispettino

le regole di pubblicità; inoltre deve essere rispettata la destinazione del 70% delle risorse

direttamente alle PMI e che l’agevolazione destinata a grandi imprese non sia rivolta ad

investimenti che determinano una delocalizzazione in un altro stato membro dell’Unione

Europea.

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4.3 Prospettive del Programma Operativo Regionale 2014-2020

La Regione Toscana si trova all’apertura della nuova fase di programmazione dei fondi

strutturali (2014-2020). La Commissione Europea, con decisione C(2015) n. 930 del 12

febbraio, ha approvato in via definitiva il Por Creo Fesr 2014-2020 della Regione Toscana.

Con delibera di Giunta regionale n. 180 del 2 marzo la Regione Toscana ha preso atto della

decisione della Commissione.

4.3.1 Analisi del contesto economico regionale e degli effetti della Programmazione 2007-

2013

La regione Toscana si presenta alla nuova fase di programmazione in una condizione

economica e sociale segnata dalla prolungata crisi economica. Nonostante il periodo

congiunturale sfavorevole, la Toscana ha mostrato una capacità di tenuta rispetto alle altre

regioni italiane: il PIL è diminuito meno che nel resto di Italia, così come gli investimenti;

l’occupazione si è ridotta, ma con dinamiche migliori sia delle attese che di quelle delle altre

regioni; infine si possono rilevare come positive le esportazioni, il cui aumento segnala la

costante presenza di un nucleo di imprese che riesce ad essere particolarmente dinamico sui

mercati internazionali.

Le politiche di rilancio della Toscana, da sostenere anche attraverso le opportunità offerte dal

nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali, possono trarre vantaggio da questi

elementi di reattività della regione

L’obiettivo principale che si vuole raggiungere con le politiche di programmazione regionale

è il rilancio della competitività economica del sistema regionale, così da superare le difficoltà

che caratterizzano la Regione.

Un primo aspetto critico legato alla dimensione della minore competitività riguarda l’intensità

della ricerca e sviluppo. La Toscana è da sempre caratterizzata da un basso ricorso a spese in

attività di R&S in particolare per il sistema produttivo, rimanendo distante, non solo dai livelli

europei, ma anche da quelli delle regioni più avanzate del paese; ciò si verifica principalmente

per le spese delle imprese private, che sono basse a causa della piccola dimensione aziendale,

mentre ha un posizionamento relativamente favorevole in termini di spesa pubblica in R&S.

Il basso investimento in R&S continua a sussistere in Toscana, nonostante ciò sia stato un

obiettivo perseguito nella programmazione 2007-2013.

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Analizzando i dati77 conclusivi della programmazione 2007-2013 emerge che, a fronte di una

stazionarietà della spesa toscana complessiva per R&S sul PIL, si assiste ad un

ridimensionamento della spesa pubblica a favore della spesa per R&S effettuata dalle

imprese. La spesa per R&S delle imprese presenta inoltre un notevole progresso rispetto ai

valori di partenza. I miglioramenti che sono stati registrati con la precedente programmazione,

che ha posto molta attenzione su tale aspetto, tuttavia, non sono stati sufficienti ad

incrementare la competitività delle imprese, e questo a mio parere si collega al fatto che, in

particolare per le micro imprese, vi è una difficoltà nell’investire in R&S per l’elevata

specializzazione settoriale, ma anche per la rischiosità che la caratterizza e per il notevole

impegno finanziario che comportano. Gli investimenti in R&S si contraddistinguono per un

elevato grado di opacità informativa; questo implica che le imprese che investono in R&S

presentano maggiori difficoltà nel reperimento di capitali esterni, in quanto la maggior

rischiosità associata ai progetti di investimento in R&S potrebbe spingere le banche a forme

di razionamento del credito.

Particolarmente bassi sono, inoltre, i valori relativi all’introduzione di innovazioni

tecnologiche od organizzative e, più in generale, al peso che i settori a più alta intensità

tecnologica o di conoscenza hanno nell’economia regionale. Emerge in modo particolare la

bassa presenza di servizi ad alto contenuto di conoscenza, ad indicare una bassa

qualificazione del settore terziario più orientato alla produzione di servizi per le famiglie che a

quelli per le imprese.

La bassa propensione all’innovazione delle imprese toscane è anche confermata dalla modesta

incidenza delle PMI che adottano un modello di innovazione collaborativa (con altre imprese

o istituzioni, incluse le università) modello considerato da molti osservatori come quello più

idoneo a garantire alle piccole imprese i vantaggi legati alla condivisione degli investimenti e

del relativo rischio, nonché i benefici legati al trasferimento di conoscenze e tecnologie, per

quanto segnali interessanti emergono dal numero dei contratti di rete e dai progetti realizzati

in collaborazione tra imprese nell’attuale fase di programmazione. Questa osservazione trova

un elemento di conferma nella modesta risposta delle imprese più piccole e di quelle

appartenenti ai settori più tradizionali dell’economia regionale agli stimoli offerti dalle recenti

politiche regionali di innovazione, quali gli aiuti alle PMI per lo svolgimento di attività di

micro-innovazione o per l’acquisizione di servizi qualificati.

77 I dati si riferiscono al Rapporto Annuale di Esecuzione (RAE) del 2013.

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Anche in relazione a questi due aspetti, dall’analisi del Rapporto Annuale di Esecuzione

(RAE) del 2013, emerge come la Programmazione 2007-2013 sia intervenuta in modo deciso

nel sostenere le imprese, sostenendo progetti innovativi e di miglioramento della qualità, con

risorse finanziarie aggiuntive. Il RAE evidenzia il raggiungimento degli obiettivi previsti in

tema di occupati in R&S e i miglioramenti apportati con il sostegno attraverso gli strumenti

d’ingegneria finanziaria, tuttavia, nonostante il maggior impegno, le analisi statistiche sulle

imprese toscane non mostrano un notevole miglioramento sul fronte della competitività. Il

problema ritengo sia da collegare principalmente alla crisi finanziaria e alle difficoltà di

accesso al credito che hanno le Pmi, in quanto, come anche viene evidenziato dal RAE, sono

molte le imprese che, nonostante il contributo, non riescono a portare a termine i progetti, in

particolare nell’ambito degli interventi per l’innovazione dove i progetti sono realizzati da

PMI in forma singola e/o aggregata, a differenza delle altre Attività dell’Asse che nella quasi

totalità dei casi prevedono la possibilità di realizzare gli interventi in aggregazione con Grandi

Imprese o con gli organismi di ricerca. Ciò può essere ricollegato alla difficoltà di accedere al

credito, perché, come visto nei capitoli precedenti, l’impresa che ottiene i contributi, spesso

ha necessità di ricorrere ad altri mezzi finanziari per superare il gap temporale tra la

concessione del contributo e l’ottenimento.

Un ulteriore limite alla competitività delle imprese toscane si può vedere nella scarsa natalità

d’impresa che compromette il potenziale competitivo della regione, soprattutto se questo

problema riguarda la nascita di imprese giovani e/o orientate ad attività innovative.

Un aspetto cruciale in tema di imprese e competitività rimane quello del credito all’attività

imprenditoriale. La crisi economica ha determinato la riduzione delle capacità di

finanziamento, sia a causa del basso livello di capitalizzazione delle imprese, quindi di minore

liquidità disponibile, sia per un maggiore razionamento del credito dovuto all’irrigidimento

dei criteri di erogazione, che si sono manifestati sia in una riduzione del credito erogato che in

un aumento degli spread bancari. La riduzione del credito ha favorito l’innescarsi di

meccanismi di selezione avversa, in quanto ha colpito in particolare alcune tipologie di

imprese, quali le PMI e le nuove imprese, nonché le imprese orientate alla ricerca e sviluppo,

attività che per la maggiore aleatorietà dei risultati hanno risentito in misura maggiore della

stretta creditizia. Si tratta di meccanismi che hanno in qualche modo favorito l’amplificarsi

del ciclo economico negativo, in quanto sono andati a precludere in parte le possibilità di

ripresa e di traino all’economia fornite dagli investimenti.

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4.3.2 La strategia di sviluppo regionale

La programmazione 2014-202078 della regione Toscana s’inserisce nella strategia dell’Unione

Europea che prevede una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, ma anche il

conseguimento della coesione economica, sociale e territoriale. Il Programma si basa su

un’analisi dei bisogni rilevanti e su una diagnosi dei problemi e delle opportunità che

caratterizzano il contesto regionale. Esso viene delineato in coerenza con gli indirizzi

comunitari, nazionali e regionali.

La strategia del POR FESR Toscana 2014-2020 si fonda su tre opzioni strategiche di fondo:

La forte concentrazione sul tema dell’innovazione e della competitività del sistema

produttivo, con particolare attenzione alla dimensione manifatturiera da un lato e al

raccordo tra turismo, città e grandi attrattori museali dall’altro;

Il miglioramento della competitività connessa al tema della sostenibilità ambientale e

dai fattori della produzione ad essa connessi;

La valorizzazione della dimensione sociale per gli interventi strettamente territoriali:

per le aree interne e la dimensione urbana, l’attenzione è forte agli aspetti connessi ai

servizi alle persone, da un lato, agli interventi di edilizia sociale destinati alla

popolazione meno abbiente, integrata dalla dimensione della sostenibilità ambientale.

Gli interventi a favore del sistema produttivo si concentrano su specifici fattori:

- Innovazione, derivante da attività di ricerca e sviluppo che promuova cooperazione

tra le grandi imprese e il sistema delle MPMI;

- Investimenti produttivi mediante strumenti che intervengono sul capitale finanziario;

- Aiuti all’internazionalizzazione.

- Risparmio energetico ed efficienza energetica: in alcuni settori l’incidenza del costo

dell’energia costituisce un fattore di competitività fondamentale rispetto ai mercati

domestici europei ma anche rispetto a paesi in cui il costo dell’energia è sensibilmente

inferiore rispetto a quello europeo e nazionale.

E’ proprio agli interventi verso il sistema produttivo che il POR destina la maggior parte

delle risorse, circa il 72% dalle stime previste nel documento elaborato nel luglio del

2014.

78 “Programma Operativo Regionale Fesr 2014-2020”, Luglio 2014.

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Il Programma Operativo prevede 6 assi prioritari, che coincidono con altrettanti obiettivi

tematici, che prevedono diverse priorità d’investimento:

1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione:

- Potenziando l’infrastruttura per la ricerca e l’innovazione e promuovere centri di

competenza, in particolare quelli di interesse europeo;

- Promuovendo gli investimenti delle imprese nell'innovazione e nella ricerca e

sviluppare collegamenti e sinergie tra imprese, centri di R&S e istituti di istruzione

superiore

2. Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché

l’impegno e la qualità delle medesime:

- Estendendo la diffusione della banda larga e il lancio delle reti ad alta velocità e

sostenendo l’adozione di reti e tecnologie emergenti in materia di economia digitale;

- Sviluppando i prodotti e i servizi delle TIC, il commercio elettronico e la domanda di

TIC;

- Rafforzando le applicazioni delle TIC per l’e-government, l’elearning, l’e-enclusion,

l’e-culture e l’e-healt

3. Promuovere la competitività delle PMI:

- Promozione dell’imprenditorialità, in particolare facilitando lo sfruttamento

economico di nuove idee e promuovendo la creazione di nuove aziende, anche

attraverso incubatori di imprese;

- Sviluppo e realizzazione di nuovi modelli di attività per le PMI, in particolare per

l’internazionalizzazione;

- Sostegno alla creazione e all’ampliamento di capacità avanzate per lo sviluppo di

prodotti e di servizi

4. Sostenere la transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio in tutti i

settori:

- promuovendo l'efficienza energetica e l'uso dell'energia rinnovabile nelle imprese;

- promuovendo strategie per basse emissioni di carbonio per tutti i tipi di territori, in

particolare per le aree urbane;

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- Sostenendo l'efficienza energetica, la gestione intelligente dell'energia e l'uso

dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche.

5. Urbano:

- Preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse;

- Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di

discriminazione.

6. Assistenza Tecnica

Tali obiettivi vengono delineati per superare i limiti alla competitività delle imprese toscane,

ciò viene realizzato in particolare con il primo e il terzo obiettivo tematico.

Il POR FESR 2014-20 dispone di una dotazione finanziaria pari a 792,4 Milioni di euro, di

cui 396,2 Milioni di euro di risorse FESR e 396,2 Milioni di euro di risorse del

cofinanziamento nazionale.

La dotazione finanziaria programmata a livello degli obiettivi tematici (OT) individuati a

livello comunitario è stata definita tenendo conto del principio della concentrazione tematica

prevista dal Reg. 1301/2013, nonché sulla base delle sfide da affrontare e dei risultati che si

vogliono conseguire a livello regionale con particolare riferimento alla strategia Europa 2020.

Tabella 12- Dotazione finanziaria per asse di competenza del FESR

Asse prioritario Sostegno dell’Unione in

Euro

Proporzione del sostegno

totale dell’Unione al

programma

I 126.514.145,17 31,93%

II 39.796.682,56 10,04%

III 76.272.061,74 19,25%

IV 98.342.024,46 24,82%

V 39.447.847,44 9,96%

VI 15.849.888,63 4,00%

Fonte: Programma Operativo Regionale FESR 2014-2020, Luglio 2014.

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4.4 Analisi di imprese beneficiarie del POR 2007-2013

Riteniamo che a questo punto sia interessante svolgere un’analisi sulle Pmi beneficiarie dei

bandi previsti dal Por Fesr della Regione Toscana al fine di valutare l’eventuale impatto del

contributo sulla posizione economico-finanziaria dell’impresa e sul posizionamento della

stessa rispetto ai concorrenti del settore di appartenenza. In particolare, si farà riferimento al

primo asse e al primo obiettivo specifico, che prevede il miglioramento della competitività

delle PMI, con interventi che vadano a sostenere gli investimenti in innovazione e che

favoriscano la stabilizzazione finanziaria delle PMI. Attraverso tale analisi, si vedrà se le

variazioni intervenute negli indicatori delle singole imprese e rispetto al posizionamento delle

imprese nei confronti dei concorrenti siano in linea con l’obiettivo previsto dalla

programmazione.

Il lavoro prevede l’analisi dei principali indicatori delle imprese, al fine di individuare gli

effetti delle risorse ottenute.

Il lavoro prevede per ogni impresa beneficiaria l’analisi degli indicatori di bilancio e il

confronto con imprese concorrenti. Il gruppo delle imprese concorrenti è stato costruito

considerando imprese simili per settore di attività, forma giuridica e fatturato; è stato fatto

riferimento al gruppo dei pari standard79 dell’impresa, in particolare si è fatto riferimento a

una decina d’imprese al fine di evitare imprese con profili troppo diversi.

I dati a disposizione per ogni impresa sono il bilancio standard80, indicatori di redditività,

finanziari e di produttività e il confronto standard del gruppo dei pari. Per il calcolo degli

indicatori si è provveduto alla riclassificazione dello Stato Patrimoniale e del Conto

Economico al Valore aggiunto.

L’analisi che verrà effettuata si basa sugli indicatori utilizzati per analizzare il profilo delle

imprese, dal momento che non si conosce la contabilità specifica di tale contributo nel

bilancio di ogni singola impresa.

79 Il gruppo dei pari è stato tratto dal Database AIDA del Bureau Van Dijk. 80 I bilanci provengono in parte dal Database AIDA e in parte dalla Camera di Commercio di Pisa.

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In particolare, si considerano le seguenti variabili:

- Totale impieghi e numero dei dipendenti per determinarne la dimensione;

- Ricavi delle vendite;

- Indicatori di redditività: ROE (utile netto su capitale proprio), ROI (EBIT su totale

impieghi), ROS (utile lordo operativo su vendite), Indice di rotazione del capitale

investito (vendite su impieghi);

- Indici di liquidità: CCN (attività – passività correnti), Quoziente primario di tesoreria

(liquidità immediate su totale passività correnti), Quoziente secondario di tesoreria

(liquidità immediate + liquidità differite su totale passività correnti);

- Indicatori finanziari: Indice d’indebitamento (capitale di terzi su capitale proprio);

Indice d’indebitamento finanziario (totale indebitamento finanziario su totale

indebitamento), Indici d’indebitamento finanziario a breve e a lungo, Costo medio

d’indebitamento;

- Margini di struttura secondario (capitale proprio + passività consolidate – passività

correnti)

Per il confronto con i concorrenti si è fatto ricorso all’individuazione di un paniere di dieci

imprese facenti parte del gruppo dei pari, imprese che operano nello stesso settore con ricavi

di vendita simili e stessa forma giuridica. Gli indicatori presi in considerazione sono:

- Ricavi delle vendite;

- ROE;

- Rotazione del capitale investito;

- Posizione finanziaria netta, calcolata come differenza tra debiti finanziari, attività

finanziarie a breve e disponibilità liquide;

- Costo medio d’indebitamento;

- Indice d’indebitamento;

- Margine di struttura;

Per il confronto si prendono in considerazione l’anno precedente (2011) e successivo (2013)

all’anno del pagamento del contributo, al fine di vedere le variazioni avvenute rispetto alla

media dei concorrenti e valutarne i miglioramenti o peggioramenti riguardo la competitività.

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Le imprese considerate appartengono all’elenco dei beneficiari81 del Programma Operativo

Regionale 2007-2013. Le imprese scelte sono tutte beneficiarie dei contributi previsti

nell’Asse I, in particolare della Linea 1.3. La scelta è ricaduta su imprese per le quali il

contributo è concluso nel 2012.

Tale linea prevede aiuti allo sviluppo precompetitivo, agli investimenti, o all’acquisizione di

servizi qualificati implementate in Toscana e si diversifica in aiuti allo sviluppo

precompetitivo (linea 1.3 A), in aiuti alle PMI per l'acquisizione di servizi qualificati (linea

1.3 B), aiuti alle PMI per l'acquisizione di servizi qualificati-Turismo e settore terziario (linea

1.3 C) e aiuti per l’innovazione del settore terziario e dei servizi (linea 1.3 E). Questa linea, a

differenza dei programmi che promuovono un modello d’innovazione collaborativa tra Pmi,

università e grandi imprese, è improntata alla promozione di innovazioni di portata più

modesta, anche di tipo organizzativo, con l’obiettivo di favorire nuove capacità innovative

attraverso la struttura industriale ed interviene per la presenza di fallimenti nel mercato che

possono disincentivare l’investimento o inibire il reperimento dei mezzi finanziari necessari

alla sua realizzazione, ma anche per le limitate competenze che le Pmi spesso presentano in

ambito di ricerca e sviluppo82.

In questo lavoro ci soffermeremo sulla linea 1.3 A e 1.3 B.

La linea d’intervento 1.3 A “Aiuti allo sviluppo pre-competitivo” si rivolge alle Pmi

industriali del settore manifatturiero e dei servizi avanzati. Sostiene l’implementazione di

progetti di sviluppo pre-competitivo83, il cui costo non può essere superiore a 750.000 Euro.

Le spese ammissibili comprendono i costi delle strumentazioni, del personale e di brevetto.

L’aiuto è pari al 35% del costo del progetto ammesso all’agevolazione.

81 Elenco scaricabile dal sito www.regione.toscana.it 82 Si veda CALOFFI, MARIANI, RULLI, (2012), “Enterprise and innovation policies in comparison: where do

the Italian regions go?”, Incontri di Artimino sullo Sviluppo Locale, XXII edizione, Artimino, 8-10 ottobre. 83 Con il termine pre-competitivo s’intende la realizzazione di un progetto relativo a prodotti, processi produttivi

o servizi nuovi, destinati alla vendita o alla utilizzazione, ivi compresa la creazione di un primo prototipo non

idoneo a fini commerciali.

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Nella tabella seguente viene presentata la lista dei beneficiari, che prevede l’intervento per il

quale è stato richiesto il finanziamento, l’importo finanziato e l’effettivo importo pagato.

Tabella 12- Beneficiari linea 1.3 A

Beneficiari Operazione Importo

finanziato

Importo

pagato

Sodi scientifica

Spa

(FI)

1598/2010/AUTOCONTROL 170100 161604

Aep Ticketing

Solutions Srl

(FI)

1014/2010/EVOLVE 156150 133300

Officine Mario

Dorin Spa

(FI)

1301/2010/COVOORDIS 65181 65181

Fonte: http://www.regione.toscana.it/por-creo/elenco-beneficiari

Sodi Scientifica Spa

L'azienda, fondata nel 1964, è impegnata nella progettazione, produzione e commercio di

prodotti e servizi nei settori dell'ambiente e della sorveglianza del traffico stradale. La società

è impegnata nella fornitura di gamma di prodotti per la sicurezza ambientale e sistemi

elettronici per il controllo del traffico stradale. La Divisione Traffico è responsabile della

creazione dell'Autovelox e di altri prodotti ad alta tecnologia per il controllo del traffico. La

Divisione Ambiente produce sistemi destinati al trattamento delle acque.

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Tabella 13- Indicatori di bilancio Sodi Scientifica Spa

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 8031121 8526572 7505272

Ricavi delle vendite 4988298 4561289 4029281

Numero dipendenti 29 29 29

ROE 2,43% 2,44% 2,46%

ROI 2,2% 1,26% 3,03%

Indice rotazione cap.investito 0,6 0,53 0,54

CCN 33156497 2604897 2695484

Quoziente primario tesoreria 5,87% 24,71% 3,39%

Quoziente secondario

tesoreria

121% 100% 104,4%

Costo medio indebitamento 3,25% 3,77% 4,81%

Indice d’indebitamento 2 2,26 2,16

Indice d’indebitamento

finanziario

46,75% 59,90% 57%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

75,92% 95,97% 69,50%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

24,07% 4,03% 30,50%

Margine struttura primario 2270708 2025528 1567641

Margine struttura secondario 3156497 2604897 2695484

Fonte: Elaborazione dei Bilanci d’esercizio

L’azienda si classifica, in base ai criteri proposti dall’Unione Europea, come piccola impresa,

in quanto rispetta tutti e tre i criteri previsti.

L’impresa è caratterizzata da una modesta redditività e da un costo medio dell’indebitamento

maggiore del ROI. Presenta anche un trend decrescente del fatturato nonostante sia pure non

di molto.

L’indebitamento è contenuto entro certi limiti e si può considerare fisiologico, anche se quello

finanziario è superiore al commerciale.

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L’impresa si presenta solvibile nel breve termine come risulta da un CCN molto positivo.

Presenta, invece, problemi di liquidità nel brevissimo termine derivanti dal fatto che la durata

media delle scorte è molto elevata così come la dilazione concessa alla clientela è superiore

alla dilazione media concessa ai fornitori.

Tabella 14- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Sodi

scientifica

Media

concorrenti

Sodi

scientifica

Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

4988 3962 4029 4110

ROE 2,43% 12,93% 2,46% 5,80%

Posizione finanziaria netta

(migl. €)

1696 300 2197 251

Indice rotazione capitale

investito

0,6 0,79 0,54 0,93

Margine di struttura

primario (migl. €)

2270 1003 1567 992

Indice d’indebitamento 2 5,08 2,16 3,93

Costo medio

d’indebitamento

3,25% 5,31% 4,81% 6,08%

Fonte: banca dati Aida

Per quanto riguarda la posizione rispetto ai concorrenti, l’impresa presenta ricavi delle vendite

in linea con la media del settore, nonostante questi siano peggiorati, determinando così un

peggioramento dell’impresa rispetto al posizionamento.

La rotazione del capitale investito è minore, perché maggiore è il capitale investito rispetto a

ricavi simili. Per quanto riguarda la redditività questa è inferiore alla media, tuttavia si deve

notare il miglioramento della posizione, che passa dal settimo posto al quarto.

A livello finanziario si nota una Posizione finanziaria netta di molto superiore al settore,

sebbene il posizionamento non sia peggiorato.

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97

L’azienda presenta un margine di struttura di molto superiore alla media dei concorrenti, ciò

dimostra che l’azienda ha un’ottima solidità patrimoniale, infatti l’impresa si posiziona bene

rispetto ai concorrenti, anche se il posizionamento peggiora nel 2013.

L’indebitamento, sebbene sia al di sopra di 2, quindi non rappresenti una struttura finanziaria

molto buona, è molto al di sotto della media dei concorrenti, che quindi sono molto più

indebitate; l’impresa ha un buon posizionamento rispetto ai concorrenti, in quanto ha l’indice

d’indebitamento più basso.

Essendo la Sodi Spa indebitata in misura inferiore rispetto ai concorrenti, presenta un minor

rischio finanziario, per cui nonostante i problemi di liquidità riesce ad avere tassi d’interesse

più favorevoli rispetto ai concorrenti.

Aep Ticketing Solutions Srl

L'azienda è stata costituita nel 1984. Progetta e produce in Italia apparati e software per

Sistemi di Bigliettazione Elettronica. AEP è la più importante azienda italiana che progetta e

produce sia apparati che sistemi per la Bigliettazione Elettronica. L'azienda opera

principalmente in Italia. Produce una vasta gamma di apparecchiature di comunicazione, tra

cui telefono fili e apparecchiature di comunicazione dati, radio e trasmissione televisiva e

apparecchiature di comunicazione wireless e altre apparecchiature collegate.

La AEP Spa è un piccola impresa, in quanto rispetta i tre limiti (dipendenti, fatturato annuo e

totale annuo di bilancio) proposti dalla Commissione Europea, come si vede dalla tabella

sottostante.

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98

Tabella 15- Indicatori di bilancio AEP Spa

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 6478613 7174968 6877207

Ricavi delle vendite 5684331 8578796 7399159

Numero dipendenti 22 25 28

ROE 2,99% 27,21% 7,75%

ROI 5,19% 6,13% 4,91%

Indice rotazione cap.investito 0,88 1,2 1,08

CCN 276178 334308 726944

Quoziente primario tesoreria 0,5% 0,87% 3,23%

Quoziente secondario

tesoreria

81,84% 78,3% 84,98%

Costo medio indebitamento 5,4% 6,43% 4,66%

Indice d’indebitamento 13,54 11,79 6,76

Indice d’indebitamento

finanziario

45,86% 49,64% 60,8%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

72,25% 80,13% 62,75%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

24,75% 19,87% 37,25%

Margine struttura primario -510797 -452638 -783355

Margine struttura secondario 276178 334308 726944

Fonte: Elaborazione dei Bilanci d’esercizio

Dalla lettura della tabella emerge che l’impresa ha registrato una notevole riduzione del ROE

nel 2013 dovuta all’aumento del patrimonio netto, a seguito della rivalutazione dei fabbricati

in base ai coefficienti previsti dalla legge.

L’impresa è molto indebitata, nonostante l’indebitamento sia stato dimezzato nel 2013 per

l’effetto dell’aumento del capitale proprio. L’indebitamento finanziario predomina sul

commerciale, il che aumenta il rischio finanziario, anche se è da notare come negli anni

l’indebitamento finanziario a breve è andato a diminuire contro l’aumento di quello a lungo.

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Tale trend potrebbe spiegare il fatto che, nonostante l’indebitamento finanziario sia

aumentato, il costo medio d’indebitamento è diminuito nell’ultimo anno; i finanziatori

potrebbero non percepire un aumento del rischio finanziario.

L’azienda presenta dei problemi di liquidità, come emerge dai margini di tesoreria negativi,

anche se il capitale circolante netto è positivo e migliorato nel 2013.

Tabella 16- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

AEP Media

concorrenti

AEP Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

5684 6429 7399 7129

ROE 29,85% -6,10% 7,75% 6,28%

Posizione finanziaria netta 2726 1652 3422 1276

Indice rotazione capitale

investito

0,88 1,04 1,08 1,15

Margine di struttura

primario (migl. €)

-510 428 -783 1592

Indice d’indebitamento 13,54 9,06 6,76 5,01

Costo medio

d’indebitamento

5,4% 4,86% 4,66% 7,5%

Fonte: banca dati Aida

L’impresa presenta un livello del fatturato in linea con il settore, anche se l’incremento del

fatturato che ha avuto nel 2013, le ha permesso un posizionamento migliore nel 2013 rispetto

al 2011, passando dalla sesta alla terza posizione.

L’azienda ha una buona redditività, data la media del settore, anche se il notevole calo del

ROE ha determinato un peggioramento nel posizionamento. La rotazione del capitale

investito è in linea con il settore, l’aumento determina il passaggio dalla sesta alla quarta

posizione.

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100

L’impresa appare più indebitata rispetto ai concorrenti, la PFN aumenta nei tre anni, così da

far emergere un rischio finanziario dell’impresa superiore ai concorrenti. Anche dall’indice

d’indebitamento, di gran lunga superiore alla media dei concorrenti, che già di per sé è molto

elevato, emerge che la struttura finanziaria dell’impresa sia squilibrata, sebbene l’indice vada

a diminuire nel 2013; in termini di posizionamento l’impresa si pone in una posizione molto

bassa rispetto ai concorrenti.

Per quanto riguarda il costo medio d’indebitamento l’azienda presenta nei primi due anni un

valore superiore a quello dei concorrenti, in quanto essa è molto più indebitata; nel 2013 ha

provveduto all’aumento del capitale sociale e a ridurre l’indebitamento, questo spiega perché i

finanziatori abbiano concesso tassi d’interesse più favorevoli rispetto al settore.

Il margine di struttura si presenta negativo a differenza della media del settore per il quale

esso è positivo, in quanto l’azienda è sottocapitalizzata, come del resto appare anche

dall’indice d’indebitamento.

Officine Mario Dorin Spa

La società è stata fondata nel 1918. E’ impegnata nella produzione e fornitura di compressori

alternativi per refrigerazione e di aria condizionata e di unità di condensazione, in conformità

con le norme europee applicabili. E’ oggi un'industria consolidata, conosciuta in tutto il

mondo ed in continua crescita. Grazie al pluridecennale e costante impegno nella ricerca, le

sue soluzioni garantiscono il massimo risparmio ed efficienza. I suoi prodotti sono venduti in

tutto il mondo.

In base ai dati presenti nella tabella sottostante, l’impresa presenta un livello dell’attivo di

bilancio, oltre il limite previsto dalla Commissione Europea; tuttavia vengono rispettate le

soglie relative al fatturato e al numero dei dipendenti, che la fanno classificare come media

impresa.

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101

Tabella 17- Indicatori di bilancio Officine Mario Dorin Spa

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 46193796 45202476 49407647

Ricavi delle vendite 32056026 29939829 35726091

Numero dipendenti 86 84 83

ROE 3,7% 0,77% 3,64%

ROI 3,8% 2% 6,96%

Indice rotazione cap.investito 0,7 0,6 0,7

CCN 8103369 8189247 7498548

Quoziente primario tesoreria 0,04% 0,87% 0,13%

Quoziente secondario

tesoreria

57% 55,63% 52,46%

Costo medio indebitamento 2,57% 3,72% 3%

Indice d’indebitamento 2,09 2,06 2,21

Indice d’indebitamento

finanziario

62% 56,6% 60,89%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

76,86% 68,48% 79,17%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

23,14% 31,52% 20,83%

Margine struttura primario 4646659 4045862 4014349

Margine struttura secondario 8103369 8189247 7498548

Fonte: Elaborazione dei bilanci d’esercizio

La redditività globale dell’impresa, espressa dal ROE, è piuttosto bassa, nonostante

l’incremento avvenuto nel 2013. La redditività del capitale investito espressa dal ROI, pur

avendo un miglioramento, si mantiene su livelli piuttosto bassi, nonostante l’incremento delle

vendite nel 2013; il miglioramento del ROI è dovuto essenzialmente al miglioramento

dell’efficienza operativa.

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102

L’indebitamento globale si mantiene entro limiti più che accettabili anche se l’indebitamento

finanziario supera quello commerciale e quello finanziario a breve sia superiore di quello a

lungo.

Pur avendo un CCN molto positivo, l’impresa presenta problemi di carattere finanziario,

come evidenziato dai margini di tesoreria molto negativi.

L’azienda presenta una scarsa redditività, una sufficiente capitalizzazione, un’adeguata

correlazione investimenti e fonti finanziarie, ma anche problemi di liquidità, che dalla lettura

del bilancio sono da collegarsi ad una scarsa rotazione del magazzino.

Tabella 18- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Officine

Dorin

Media

concorrenti

Officine

Dorin

Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

32056 31093 35726 35731

ROE 3,7% 7,60% 3,64% 7,43%

Posizione finanziaria netta 149238 3475 16469 2881

Indice rotazione capitale

investito

0,7 0,78 0,7 0,92

Margine struttura primario

(migl. €)

4646 5812 4014 8783

Indice d’indebitamento 2,09 4,16 2,21 2,28

Costo medio

dell’indebitamento

2,57% 4,54% 3% 4,07%

Fonte: banca dati Aida

I ricavi delle vendite sono aumentati e sono in linea con il settore, il posizionamento migliora

dalla sesta alla quarta posizione.

La redditività dell’impresa è inferiore alla media del settore, si nota un leggero miglioramento

nel posizionamento. Inferiore è anche la rotazione del capitale investito; sebbene aumenti di

poco, ciò determina un peggioramento nel posizionamento.

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103

L’impresa appare peggiore a livello finanziario, avendo una Posizione finanziaria netta di

molto superiore al settore che le garantisce il posizionamento più basso.

Presenta un margine di struttura primario inferiore al settore, però molto positivo, il che

dimostra che comunque l’impresa ha solidità patrimoniale; il posizionamento rispetto ai

concorrenti non varia negli anni.

L’indebitamento nel 2011 si presentava al di sotto della media dei concorrenti, mentre nel

2013 vi si allinea. L’impresa presenta un costo medio dell’indebitamento inferiore al settore

in tutti gli anni, ciò è dovuto al fatto che l’indebitamento è inferiore rispetto a quello del

settore.

La linea 1.3.b prevede aiuti alle piccole e medie imprese dell'industria, dell'artigianato e dei

servizi alla produzione per l'acquisizione di servizi avanzati e qualificati. Con tale linea la

Regione Toscana prevede l’erogazione di finanziamenti finalizzati all’acquisizione di servizi

qualificati, al fine di migliorare la competitività delle imprese. Tra i servizi qualificati si

distingue i servizi di primo livello che fanno riferimento principalmente all'audit ed

all'assessment del potenziale, mentre quelli specializzati riguardano l'innovazione tecnologica

di prodotto, di processo e organizzativa, oltre che il supporto alle varie certificazioni

aziendali. L'iniziativa, realizzata in attuazione del POR/FESR è aperta a tutte le Pmi attive nei

settori produzione e distribuzione di energia, attività manifatturiere, costruzioni, trasporti e

servizi alle imprese.

L’agevolazione, che varia a seconda della tipologia di servizio acquisito, è concessa fino ad

un importo massimo di Euro 200.000 per beneficiario su un periodo di tre anni. La misura del

contributo a fondo perduto varia dal tra il 20% e il 75%. Gli investimenti minimi, riferiti ai

servizi qualificati di primo livello e ai servizi qualificati specializzati, variano in funzione

della tipologia di impresa che accede agli investimenti: le micro imprese partono da un

investimento minimo di 7.500 euro, mentre le piccole imprese da 12.500 euro e le medie

imprese e i consorzi da 20.000 euro.

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Nella tabella seguente viene presentata la lista dei beneficiari, che prevede l’intervento per il

quale è stato richiesto il finanziamento, l’importo finanziato e l’effettivo importo pagato.

Tabella 19- Beneficiari linea 1.3 B

Beneficiari Operazione Importo

finanziato

Importo

pagato

Enrico Giotti Spa

(FI)

Gestione della sostenibilità d'impresa

della Enrico Giotti S.p.A. attraverso il

miglioramento dell'efficienza delle

operazioni produttive ed il monitoraggio

dei relativi indicatori di performance

39680 39680

Powersoft Spa

(FI)

SOFT-SIN: PowerSOFT per

l'innovazione SINergica

61582 61582

Donati Srl (PI) Informatizzazione dei cicli di produzione

e gestione dei fornitori

52700 52700

TE.SI.FER Srl

(FI)

ARTeB: Arte, Ricerca, Tecnologia,

Esperimenti di innovazione applicati ai

Beni culturali.

51240 51240

Orion Srl (FI) SAFEFOOD - Materiali nanocompositi

ad azione antimicrobica fotocatalitica, per

l'allestimento di "veicoli da trasporto" e di

"ambienti di stoccaggio" per il settore

alimentare

60000 60000

Fonte: http://www.regione.toscana.it/por-creo/elenco-beneficiari

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Donati Srl

La Donati Srl è una società a responsabilità limitata della Provincia di Pisa. L’azienda è leader

nelle costruzioni metalliche in Toscana. Donati s.r.l. dedica particolare attenzione al settore

della componentistica per il mercato del motoveicolo a 2 e 3 ruote ampliando la propria

produzione alle lavorazioni di stampaggio e assemblaggio di componenti/sottoinsiemi sempre

più articolati. La Donati S.r.l. opera sul mercato nazionale e sui mercati internazionali con la

totale certezza della qualità delle proprie lavorazioni garantita dal proprio sistema qualità

certificato

Tabella 20- Indicatori di bilancio Donati Srl

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 12153618 8690667 6999560

Ricavi delle vendite 11569467 10376218 9440527

Numero dipendenti 58 58 59

ROE 7,11% 4,73% 4,68%

ROI 7,04% 3,90% 5,84

Indice rotazione cap.investito 0,95 1,19 1,35

CCN 3394914 2966728 3811993

Quoziente primario tesoreria 8,61% 4,78% 37,26%

Quoziente secondario

tesoreria

185,90% 150,71% 234,59%

Costo medio indebitamento 2,69% 2,95% 6,96%

Indice d’indebitamento 1,79 2,98 2,28

Indice d’indebitamento

finanziario

31,27% 42,74% 18,21%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

24,08% 70,11% 0,12%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

75,92% 29,89% 99,88%

Margine struttura primario 1257704 1365647 2263145

Margine struttura secondario 3394914 2966728 3811993

Fonte: Bilanci d’esercizio Donati Srl

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L’impresa rispetta le soglie previste dalla Commissione Europea per la definizione di Pmi, in

particolare si classifica come media impresa.

Per quanto riguarda l’analisi degli indicatori di bilancio, dal punto di vista della redditività si

registra un peggioramento nel 2012; dopo la registrazione del contributo si ha un

miglioramento, anche se l’impresa non si riporta ai livelli del 2011.

Per quanto riguarda l’indebitamento, nel 2013 ha registrato un aumento rispetto al 2011, ma

comunque entro limiti accettabili. Si può evidenziare la notevole riduzione nel 2013

dell’indice d’indebitamento finanziario, così da ridurre il rischio finanziario, anche perché nel

2013 ha provveduto ad un consolidamento dell’indebitamento finanziario, trasformando

quello a breve in indebitamento a lungo. Nonostante tale riduzione, il costo medio

d’indebitamento è aumentato.

Il CCN è aumentato nel 2013, per cui l’impresa ha accresciuto la propria solvibilità; inoltre ha

migliorato la propria solidità patrimoniale come risulta dal margine di struttura primario, che

già positivo, è aumentato. L’azienda difetta di liquidità immediata come risulta dal margine di

tesoreria primario, che è comunque migliorato nel 2013.

Tabella 21- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Donati Srl Media

concorrenti

Donati Srl Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

11569 8764 9441 9517

ROE 7,11% 10,65% 4,68% 10,07%

Posizione finanziaria netta 1548 2390 -23 1758

Indice rotazione capitale

investito

0,95 1,02 1,35 1,13

Margine di struttura

primario (migl. €)

1257 330 2263 958

Indice d’indebitamento 1,79 33,03 2,28 14,81

Costo medio

d’indebitamento

2,69% 5,42% 6,96% 6,5%

Fonte: banca dati Aida

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I ricavi delle vendite sono peggiorati negli anni, ciò ha comportato un peggioramento nel

posizionamento rispetto ai concorrenti.

Anche la redditività del capitale proprio è peggiorato, ma ciò non ha influito nel

posizionamento rispetto ai concorrenti.

Migliorata, invece, è la rotazione del capitale investito, l’impresa passa dalla quinta alla terza

posizione.

A livello finanziario si nota come l’impresa sia sempre al di sotto della media dei concorrenti

con una notevole riduzione nel 2013, che conferma il posizionamento positivo dell’impresa.

L’indice d’indebitamento è di molto inferiore alla media dei concorrenti, seppure questo

aumenti nel 2013, il posizionamento dell’impresa migliora rispetto ai concorrenti.

Il costo medio d’indebitamento è di molto inferiore a quello dei concorrenti nel 2011, mentre

aumenta nel 2013, così da superare anche se di poco quello dei concorrenti, così da far

emergere un maggior rischio finanziario dell’impresa.

L’azienda ha una solidità patrimoniale superiore ai concorrenti, come emerge dall’indice di

struttura primario, rispetto al quale l’impresa mantiene lo stesso posizionamento nei confronti

dei concorrenti.

TE.SI.FER Srl

La Te.Si.Fer S.r.l. è una società d’ingegneria che svolge la propria attività di progettazione e

direzione lavori nel settore specialistico ferroviario connesso all’esercizio ferroviario, ai

potenziamenti e realizzazione ex-novo di linee ed impianti ferroviari, in particolare per le

opere attinenti gli impianti di segnalamento e gli impianti di telecomunicazione.

L’impresa si può classificare come piccola impresa, presentando un numero di dipendenti

inferiore a 50 e rispettando anche i limiti del fatturato e del totale di bilancio, che devono

essere inferiori rispettivamente a 10 milioni di fatturato e di bilancio annuo, come mostrato

nella tabella successiva.

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Tabella 22- Indicatori di bilancio TE.SI.FER Srl

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 4332793 4008671 3900230

Ricavi delle vendite 2584446 2016902 1672513

Numero dipendenti 20 19 19

ROE 0,83% 0,39% 0,57%

ROI 1,99% 3% 1,70%

ROS 3,39% 5,97% 4,11%

Indice rotazione cap.investito 0,60 0,50 0,43

CCN -128319 409402 521511

Quoziente primario tesoreria 44,38% 49,43% 56,40%

Quoziente secondario

tesoreria

95,30% 116,74% 122,51%

Costo medio indebitamento 7,16% 4,68% 5,24%

Indice d’indebitamento 5,27 4,86 4,70

Indice d’indebitamento

finanziario

21,49% 21,84% 26,64%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

7,56% 8,62% 22,54%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

92,44% 91,38% 77,46%

Margine struttura primario -907565 -331176 -231655

Margine struttura secondario -128318 409042 521511

Fonte: Bilanci d’esercizio

L’azienda è caratterizzata da una bassa redditività, peggiorata nel 2013.

L’indebitamento è diminuito leggermente rispetto agli anni precedenti, pur rimanendo

elevato. L’indebitamento finanziario è leggermente aumentato, anche se è da rilevare come

nel 2013 sia aumentato quello a breve e diminuito quello a lungo.

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La riduzione dell’indice d’indebitamento fa sì che rispetto al 2011 il costo medio

d’indebitamento diminuisca, anche se l’aumento dell’indice d’indebitamento finanziario nel

2013 comporta un suo aumento nel 2013 rispetto al 2012.

Il CCN che nel 2011 era negativo è migliorato nel 2012 e 2013, divenendo positivo, per cui è

accresciuta la solvibilità dell’azienda.

L’azienda presenta un margine di struttura primario negativo, anche se nel 2013 è aumentato;

ciò che conta, però, è che il margine di struttura secondario è divenuto positivo; ciò indica un

miglioramento nella liquidità.

Tabella 23- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Te.Si.Fer Media

concorrenti

Te.Si.Fer Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

2584 1632 1673 1671

ROE 0,83% -7,39% 0,57% 11,95%

Posizione finanziaria netta

(migl. €)

278 267 298 84

Indice rotazione capitale

investito

0,60 0,85 0,43 0,98

Margine di struttura

primario (migl. €)

-907 -11 -231 -72

Indice d’indebitamento 5,27 9,50 4,70 24,26

Costo medio

d’indebitamento

7,16% 4,53% 5,24% 6,09%

Fonte: banca dati Aida

Per quanto riguarda i ricavi delle vendite, l’impresa ha visto una riduzione dal 2011 al 2013,

che ha determinato un peggioramento nel gruppo dei competitor, passando dalla prima alla

terza posizione.

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110

La redditività dell’impresa non è così positiva, tuttavia il posizionamento dell’impresa rispetto

al gruppo dei competitor non è variato negli anni.

La rotazione del capitale investito è inferiore alla media del settore; la sua riduzione

determina un peggioramento nel posizionamento.

Il margine di struttura primario dell’impresa è negativo ed inferiore rispetto alla media dei

concorrenti, il che mostra la presenza di un rischio finanziario strutturale, che però non è

notevole dato che il margine di struttura secondario è positivo; la riduzione del margine dal

2011 al 2013 determina il miglioramento del posizionamento dell’impresa rispetto ai

concorrenti, passando dalla settima alla quarta posizione.

A livello finanziario si nota una Posizione finanziaria netta positiva e superiore rispetto alla

media dei competitor, che negli anni peggiora. L’indice d’indebitamento, invece, è inferiore

alla media dei concorrenti e migliora nel 2013, anche se ciò non determina alcuna variazione

nel posizionamento.

Per quanto riguarda il costo medio d’indebitamento, si vede che la riduzione intervenuta

nell’indicatore nel 2013 permette all’impresa di ottenere tassi d’interesse migliori dei

concorrenti.

Enrico Giotti SPA

L'azienda, costituita nel 1953, è impegnata nella produzione di essenze, estratti e prodotti

aromatici per alimenti.

L'azienda produce aromi ed estratti per l'industria alimentare, in particolare per la pasticceria,

prodotti da forno, gelati e bevande. Ha sviluppato una gamma di prodotti strutturati per la

destinazione d'uso specifica.

L’impresa, in base ai dati mostrati nella tabella successiva, si può classificare come impresa di

media dimensione, rispettandone i tre limiti.

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111

Tabella 24- indicatori di bilancio Enrico Giotti Spa

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 37245926 438889157 342216219

Ricavi delle vendite 34698059 41827003 43102370

Numero dipendenti 86 106 110

ROE 14,92% 19,56% 16,64%

ROI 8,43% 11,96% 11,09%

Indice rotazione cap.investito 0,93 1,08 1,02

CCN 8413566 12044366 12124963

Quoziente primario tesoreria 0,6% 2,13% 3,80%

Quoziente secondario

tesoreria

112,19% 23,24% 119,32%

Costo medio indebitamento 4% 2,86% 2,09%

Indice d’indebitamento 2,78 2,46 2,23

Indice d’indebitamento

finanziario

41,80% 39,16% 37,67%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

62,92% 55,32% 67,86%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

37,08% 44,68% 32,14%

Margine struttura primario 1426415 4602404 5875380

Margine struttura secondario 8514566 12044366 12124963

Fonte: Bilanci di esercizio

L’impresa è caratterizzata da una soddisfacente redditività come risulta dagli indici ROE e

ROI.

L’indebitamento si mantiene entro limiti accettabili ed è caratterizzato da un trend

decrescente; tale riduzione è dovuta sia alla buona redditività che ha permesso un

soddisfacente autofinanziamento e sia all’aumento della riserva di rivalutazione; inoltre

l’indebitamento è soprattutto di carattere commerciale, il che dimostra un rischio finanziario

basso.

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112

Il basso costo medio d’indebitamento dimostra che l’azienda è considerata poco rischiosa e,

avendo un ROI superiore al costo dei finanziamenti, l’azienda ha anche la convenienza ad

indebitarsi.

È caratterizzata da un CCN positivo che dimostra la solvibilità dell’impresa. L’impresa

mostra anche solidità patrimoniale per i margini di struttura positivi ed in crescita negli anni.

L’impresa presenta problemi di liquidità nel brevissimo termine, dovuti al fatto che la

dilazione concessa alla clientela risulta superiore alla dilazione ottenuta dai fornitori.

Tabella 25- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Enrico Giotti Media

concorrenti

Enrico Giotti Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

34698 37198 43102 38339

ROE 14,92% 9,36% 16,64% 8,47%

Posizione finanziaria netta

(migl. €)

8962 7524 8126 6830

Indice rotazione capitale

investito

0,93 1,12 1,02 1,12

Margine di struttura

primario (migl. €)

1426 -3138 5785 -2086

Indice d’indebitamento 2,78 4,12 2,23 3,69

Costo medio

d’indebitamento

4% 4,3% 2,09% 6,04%

Fonte: banca dati Aida

I ricavi delle vendite crescono negli anni e sono in linea con il settore, l’impresa in tale indice

registra un notevole miglioramento rispetto ai concorrenti.

La redditività dell’impresa è buona e superiore rispetto alla media dei competitor anche se a

livello di posizionamento non cambia la posizione, seppur questa sia molto alta.

La rotazione del capitale investito è in linea con quella del settore; il suo aumento migliora il

posizionamento dell’impresa rispetto ai competitor.

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113

Migliora il posizionamento anche rispetto al margine di struttura, grazie all’incremento

presentato negli anni, che le ha permesso di passare dalla terza posizione alla prima.

A livello finanziario l’impresa presenta un indice d’indebitamento di poco superiore a 2, il

che dimostra una situazione d’indebitamento che può diventare onerosa per l’impresa, tuttavia

tale indice è inferiore alla media del settore; l’impresa migliora il suo posizionamento rispetto

ai concorrenti, grazie alla riduzione del 2013.

Rispetto ai concorrenti, l’impresa presenta un costo medio d’indebitamento sempre inferiore

in linea con il minore indebitamento.

Powersoft Srl

L'azienda, fondata nel 1995, è impegnata principalmente nella produzione di amplificatori. Si

tratta di una società tecnologica con competenze specifiche e uniche in soluzioni elettroniche

e software avanzati per applicazioni nel mercato professionale.

L'azienda è organizzata con due divisioni che operano nel mercato: Pro Audio Division

sviluppa e commercializza in più di 50 paesi per il mercato dell'audio professionale, prodotti

audio di fascia alta basati su tecnologie e soluzioni innovative e brevettate; mentre la Mobility

Systems Division sviluppa e commercializza soluzioni innovative a valore aggiunto per le

strategie di ottimizzazione di gestione del traffico.

L’azienda rispetta le soglie proposte dall’Unione Europea e si classifica come media impresa,

in quanto, sebbene il numero dei dipendenti, come mostrato nella tabella sottostante, è

inferiore a 50 e quindi potrebbe rientrare nella classificazione di piccola impresa, essa supera

le soglie del fatturato e dell’attivo di bilancio.

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Tabella 26- Indicatori di bilancio Powersoft Spa

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 11188358 10990019 14271315

Ricavi delle vendite 15443626 15120039 17496736

Numero dipendenti 30 32 37

ROE 20,71% 11,07% 15,27%

ROI 11,45%% 8,78% 11%

Indice rotazione cap.investito 1,38 1,38 1,22

CCN 6775038 7674259 8473727

Quoziente primario tesoreria 161,81% 218% 130,26%

Quoziente secondario

tesoreria

263,9% 374,71% 229,73%

Costo medio indebitamento 16% 19,6% 0,10%

Indice d’indebitamento 1,55 1,37 1,60

Indice d’indebitamento

finanziario

2,74% 0,59% 18,62%

Margine struttura primario 6362946 7140952 7847503

Margine struttura secondario 6775038 7674259 8473727

Fonte: Bilanci d’esercizio Powersoft Spa

L’impresa è caratterizzata da un’ottima redditività, nonostante la flessione riportata sia dal

ROE che dal ROI rispetto al 2011.

L’azienda appare sufficientemente capitalizzata con un indebitamento prevalentemente di

natura commerciale.

Appare molto solida patrimonialmente, come dimostrato dai margini di struttura ampiamente

positivi e caratterizzati da un trend crescente nei tre anni.

Ottima è anche la liquidità come risulta dai margini di tesoreria molto positivi.

Notevole è la riduzione del costo medio d’indebitamento.

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Tabella 27- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Powersoft Media

concorrenti

Powersoft Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

15444 15847 17497 16703

ROE 20,71% 7,60% 15,27% 7,43%

Posizione finanziaria netta -4530 4441 -2965 917

Indice rotazione capitale

investito

1,38 1,08 1,22 1,10

Margine di struttura

primario (migl. €)

6362 -170 7847 2842

Indice d’indebitamento 1,55 4,10 1,60 7,88

Costo medio

d’indebitamento

16% 5,21% 0,1% 7,6%

Fonte: banca dati Aida

I ricavi delle vendite crescono negli anni, superando la media dei competitor nel 2013.

L’impresa in tale indice registra un miglioramento rispetto ai concorrenti. La redditività

dell’impresa è superiore rispetto a quella dei concorrenti, anche se diminuisce negli anni,

tuttavia l’impresa migliora la propria posizione all’interno del gruppo di concorrenti. La

rotazione del capitale investito è leggermente superiore alla media del settore; la riduzione

negli anni determina un peggioramento nel posizionamento dell’impresa rispetto ai

competitor.

A livello finanziario l’impresa mostra un valore della posizione finanziaria negativo, il che

indica la miglior situazione dell’impresa rispetto ai concorrenti. Anche l’indice

d’indebitamento mostra come la struttura finanziaria dell’azienda sia buona e migliore dei

concorrenti, essendo l’indice inferiore; il che consente all’impresa un ottimo posizionamento,

posizionandosi coma seconda impresa. Nel 2013 il notevole calo del costo medio

d’indebitamento fa sì che l’impresa ottenga tassi d’interesse migliori dei concorrenti. Per

quanto riguarda la solidità patrimoniale, l’impresa è solida, il margine è molto migliorato nel

2013 e molto superiore alla media dei concorrenti anche se ciò non determina miglioramenti

in termini di posizionamento.

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Orion Srl

Fondata il 10 luglio 1997, ORION s.r.l. progetta e produce ambulanze e veicoli speciali.

L’impresa s’impegna nel ricercare soluzioni non solo innovative ma estremamente funzionali,

in particolare il progetto denominato “DOMINO”, in vetroresina nautica, è stato l’artefice del

successo dell’azienda che in pochi anni si è posta ad un importante livello produttivo

nazionale con un numero di ambulanze che supera le 150 unità annue.

Tabella 28- Indicatori di bilancio Orion Srl

31/12/2011 31/12/2012 31/12/2013

Totale impieghi 6286110 10053585 37987390

Ricavi delle vendite 8792665 13075505 18327169

Numero dipendenti 15 16 16

ROE 16,23% 17,5% 19,6%

ROI 5,56% 4,14% 5,15%

Indice rotazione cap.investito 1,40 1,30 2,29

CCN 1414817 1652861 2053001

Quoziente primario tesoreria 0,29% 16,43% 10,64%

Quoziente secondario

tesoreria

108,45% 107,80% 118,80%

Costo medio indebitamento 8,29% 8,59% 5,92%

Indice d’indebitamento 8,97 12,20 8,11

Indice d’indebitamento

finanziario

31,39% 26,44% 38,83%

Indice d’indebitamento fin.

a breve

48,83% 54,26% 46,73%

Indice d’indebitamento fin.

a lungo

51,17% 45,74% 50,92%

Margine struttura primario 388467 396510 507366

Margine struttura secondario 1414817 1652861 2053001

Fonte: Bilanci d’esercizio Orion srl

L’impresa, sebbene abbia un numero di dipendenti basso, supera i limiti del fatturato e totale

di bilancio annuo, per cui si classifica come impresa di medie dimensioni.

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L’impresa è caratterizzata da un’ottima redditività globale e da una redditività della gestione

caratteristica positiva anche se inferiore rispetto alla redditività globale, dato il capitale

investito di cui l’azienda ha bisogno per svolgere la propria attività, ma anche per il fatto che

l’azienda è sottocapitalizzata.

L’azienda è molto indebitata e presenta un costo medio d’indebitamento superiore al ROI, per

cui dal punto di vista economico non ha convenienza ad indebitarsi ulteriormente, anche se il

costo medio d’indebitamento si riduce nel 2013, così come l’indice d’indebitamento.

La solidità patrimoniale è buona, come dimostrato dai margini di struttura e soddisfacente è la

liquidità nel lungo termine, mentre presenta problemi di liquidità nel breve termine come

risulta dal margine di tesoreria primario molto negativo, dovuta dal fatto che la dilazione

concessa ai clienti è molto superiore alla dilazione ottenuta dai fornitori.

Tabella 29- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Anno 2011 Anno 2013

Orion Media

concorrenti

Orion Media

concorrenti

Ricavi delle vendite

(migl.€)

8793 12652 18327 15722

ROE 16,23% 2,25% 19,6% 8,81%

Indice rotazione capitale

investito

1,40 1,19 2,29 1,42

Margine di struttura

primario (migl. €)

388 3034 507 3141

Indice d’indebitamento 8,97 3,69 8,11 4,70

Costo medio

indebitamento

8,29% 4,15% 5,92% 4%

Fonte: banca dati Aida

I ricavi delle vendite dell’impresa sono notevolmente aumentati, nel 2013 superano il valore

medio dei concorrenti, determinando un miglioramento della posizione dell’impresa dalla

sesta alla seconda posizione.

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Rispetto al ROE, il posizionamento non migliora, sebbene questo aumenti nel 2013.

La rotazione del capitale investito aumenta, ciò fa incrementare il posizionamento

dell’impresa, che raggiunge così la prima posizione nel gruppo dei concorrenti.

L’impresa, pur presentando un margine di struttura positivo, peraltro migliorato nel 2013, è

molto inferiore a quello dei concorrenti; l’incremento del 2013 determina un miglioramento

nel posizionamento.

L’indice d’indebitamento dell’impresa è molto alto e superiore alla media dei concorrenti, il

che indica una struttura finanziaria molto onerosa per l’impresa. La lieve riduzione dell’indice

nel 2013 le permette comunque un miglioramento nel posizionamento anche se quest’ultimo è

sempre negativo.

La struttura finanziaria onerosa dell’impresa emerge anche dal costo medio

dell’indebitamento che è sempre superiore a quello dei concorrenti, il che dimostra che il

rischio percepito dai finanziatori è maggiore.

4.4.1 Risultati dell’analisi

La linea 1.3 del Por Fesr 2007-2013, come visto in precedenza, si pone come obiettivo lo

sviluppo di nuove capacità innovative ed interviene per la presenza di inefficienze del mercato

che possono disincentivare l’investimento o inibire il reperimento dei mezzi finanziari

necessario alla sua realizzazione.

Per vedere se tale linea ha raggiunto l’obiettivo prefissato si analizzano le imprese precedenti,

valutando la loro spesa in R&S e vedendone le variazioni in termini di fatturato, in quanto gli

interventi per lo sviluppo pre-competitivo dovrebbero produrre effetti positivi in primo luogo

sul fatturato delle imprese.

Per formulare le conclusioni dell’analisi si considerano gli indicatori di bilancio delle singole

imprese, vedendo se ci sono state variazioni e se tali variazioni hanno determinato un

miglioramento o un peggioramento nel posizionamento rispetto ai concorrenti. Si deve tener

presente che, dati i tempi mediamente lunghi in cui tali innovazioni possano influenzare le

performance economiche aziendali, è complesso isolare l’effetto del solo contributo rispetto

ad altri eventi intervenuti nel frattempo; tuttavia ciò non implica che gli interventi siano

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119

inefficaci, in quanto non si può escludere che senza l’agevolazione le imprese avrebbero

avuto risultati peggiori.

Si ritiene interessante sottolineare che le imprese che hanno usufruito delle agevolazioni sono

principalmente di media dimensione (Officine Mario Dorin, Donati Srl, Giotti Spa, Powersoft

Spa, Orion Srl) o di piccola dimensione (Te.Si.Fer Srl, Sodi Scientifica Spa, Aep Ticketing

Solutions Srl). Quanto sopra detto rispecchia il campione delle imprese esaminate che escluse

le microimprese, le quali hanno mostrato una scarsa propensione a richiedere e a fruire degli

aiuti. Ciò può dipendere sia dal fatto che i costi d’accesso e fruizione dell’aiuto sono più

difficilmente sopportabili da imprese di dimensione molto piccola o giovani, sia perché i

servizi qualificati vengono visti dalle imprese più come strumenti per accrescere le

performance o riposizionare l’impresa, più che come un’occasione di sviluppo aziendale.

Emerge, quindi, che a propendere alla richiesta delle agevolazioni sono le imprese di

dimensione maggiore, le quali rappresentano una parte relativamente piccola delle attività

regionali; è per questo che la programmazione regionale 2014-2020 si concentra rispetto alla

precedente sulle microimprese che rappresentano il tessuto imprenditoriale base della nostra

regione.

L’ottenimento dei contributi ha determinato un incremento della spesa in R&S delle imprese

(Tabella 30) o comunque ha permesso alle imprese di mantenere i propri livelli

d’investimento in R&S, come nel caso delle imprese Donati Srl, Te.Si.Fer Srl e Enrico Giotti

Spa, in linea con l’obiettivo della programmazione che è quello di orientare sempre più le

imprese verso la ricerca al fine di aumentare la loro competitività.

Tabella 30- Costi R&S

Costi R&S 2011 Costi R&S 2012

Sodi Scientifica Spa 138404 167307

Aep Srl 383599 458099

Officine Mario Dorin Spa 968907 1532503

Powersoft Spa 304769 325175

Orion Srl 107921 184121

Fonte: Bilanci d’esercizio

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Gli interventi per lo sviluppo pre-competitivo e gli investimenti in R&S dovrebbero produrre

effetti positivi sull’occupazione e sul fatturato delle imprese, come previsto dalla

programmazione della Regione Toscana, la quale utilizza questi due indicatori al fine di

comprendere le evoluzioni fatte registrare a livello regionale dai fenomeni su cui il POR

intende incidere. Le tabelle sottostanti mostrano le variazioni intervenute nel valore del

fatturato e nell’occupazione.

Tabella 32- Livelli di fatturato

Fatturato 2011 Fatturato 2012 Fatturato 2013

Sodi Spa 4988298 4561289 4029281

Aep Srl 5684331 8578796 7399159

Officine Dorin Spa 32056026 29939829 35726091

Donati Srl 11569467 10376218 9440527

Te.Si.Fer Srl 2584446 2016902 1672513

Enrico Giotti Spa 34698059 41827003 43102370

Powersoft Spa 15443626 15120039 17496736

Orion Srl 8792665 13075505 18327169

Fonte: Bilanci d’esercizio

Tabella 33- Livello degli occupati

Dipendenti 2011 Dipendenti 2012 Dipendenti 2013

Sodi scientifica 29 29 29

Aep 22 25 28

Officine Dorin 86 84 83

Donati 58 58 59

Te.Si.Fer 20 19 19

Enrico Giotti 86 106 110

Powersoft 30 32 37

Orion 15 16 16

Fonte: Bilanci d’esercizio

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121

I contributi hanno dato luogo ad un incremento del fatturato solo nel 50 % dei casi, ciò può

essere dovuto sia al fatto che i progetti finanziati con i contributi non producono tutti i loro

effetti nel breve termine sia al fatto che l’andamento del fatturato non dipende esclusivamente

dal contributo, ma anche dall’andamento del mercato.

In termini di occupati si registrano incrementi in cinque imprese su otto, anche se non ci sono

stati incrementi significativi fatta eccezione per la Enrico Giotti Spa e in parte per la

Powersoft Spa.

In generale, tali contributi dovrebbero avere effetti sulla competitività delle imprese e aiutare

l’imprese ad ottenere risorse che, a causa della stretta creditizia, avrebbero avuto difficoltà ad

ottenere dal tradizionale canale bancario. Per vedere l’effetto sulla competitività delle imprese

si guarda come queste hanno modificato il loro posizionamento all’interno del gruppo dei

concorrenti rispetto agli indicatori di cui si è tenuto conto nella precedente analisi di bilancio.

Nella tabella seguente si registrano tali variazioni, già precedentemente commentate,

sottolineando che non in tutti i casi sono variazioni rilevanti, dato l’arco temporale

considerato non molto ampio e la congiuntura economica negativa degli ultimi anni.

Tabella 34- Posizionamento rispetto ai concorrenti

Ricavi ROE Rotazione

capitale

investito

Indice

d’indebitamento84

Margine di

struttura

Sodi - + - + -

Aep + - + = +

Officine

Mario Dorin

+ + - + =

Donati - = + + =

Te.Si.Fer - = - = +

Enrico Giotti + = + + +

Powersoft + + - = =

Orion + = + + +

Fonte: Elaborazione dei dati Aida

84 Il segno positivo indica un miglioramento nel posizionamento, quindi una riduzione dell’indice o un aumento

dell’indice nei competitor.

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Dai dati emergenti dalla tabella si può notare un miglioramento nel posizionamento rispetto

alla concorrenza anche se non in maniera significativa.

Per quanto riguarda il fatturato si registra un miglioramento per la maggior parte delle

aziende, tranne nel caso della Sodi, Donati e Te.Si.Fer che registrano un peggioramento, in

linea con la riduzione del fatturato avuta da queste imprese.

Migliorato o rimasto stabile è l’indice della redditività globale dell’azienda. Lo stesso vale per

il margine di struttura che presenta un solo peggioramento, anche se questo non è molto

rilevante dato che l’indice dell’impresa Sodi è comunque molto buono.

L’indice che presenta maggiori segni negativi è l’indice di rotazione del capitale investito, in

quanto se ne registra una riduzione nel 50% dei casi e ciò può indicare una riduzione

dell’efficienza delle scelte relative alla capacità produttiva, che è in contrasto con quello che è

uno degli obiettivi del contributo.

L’indice che denota in modo generale una stabilità o un miglioramento è l’indebitamento, in

quanto i contributi hanno finanziato parte degli investimenti. E’ da sottolineare che il costo

medio d’indebitamento è sempre inferiore a quello del settore, fatta eccezione per le imprese

Donati e Orion per le quali l’indice è superiore nel 2013. Quanto detto potrebbe anche

sottolineare che le imprese, investendo in R&S, vengono valutate in maniera più favorevole

dal mondo bancario e quindi possono usufruire dei finanziamenti a costi minori.

Tabella 35- Costo medio indebitamento

Indice impresa Indice concorrenti

Sodi 4,81% 6,08%

Aep 4,66% 7,5%

Officine Mario Dorin 3% 4,07%

Donati 6,96% 6,5%

Te.Si.Fer 5,24% 6,09%

Enrico Giotti 2,04% 6,04%

Powersoft 0,1% 7,6%

Orion 5,92% 4%

Fonte: Elaborazione dei dati di Bilancio

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Si può concludere evidenziando come la finanza agevolata rappresenti senza dubbio una

risorsa per le Pmi, in quanto permette loro di realizzare progetti eliminando o riducendo il

problema del reperimento del capitale sui canali tradizionali. I progetti finanziati sono rivolti

ad un incremento del potenziale innovativo delle imprese, utile per rendere le imprese più

competitive sul mercato. L’analisi non mostra tendenze simili a livello d’indicatori di bilancio

per i due gruppi d’imprese considerate, tuttavia si deve sottolineare che gli investimenti in

R&S si sono mantenuti all’incirca costanti o sono aumentati grazie al ricorso ai contributi a

fondo perduto, inoltre per le imprese non si registrano peggioramenti per quanto riguarda la

redditività rispetto ai concorrenti. Da sottolineare sono anche gli effetti positivi

sull’indebitamento e sul costo medio d’indebitamento. Di contro si deve sottolineare il

mancato effetto positivo assoluto sulla rotazione del capitale investito, che indica un mancato

miglioramento dell’efficienza del sistema produttivo, che contrasta con l’obiettivo per cui i

contributi sono rivolti. I contributi impattano sulle performance aziendali, in particolare sulla

redditività, ferma restando la difficoltà di isolare il loro effetto, rispetto ad altri fattori esogeni.

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CONCLUSIONI

La finanza agevolata, come visto nel corso del lavoro, rappresenta uno strumento importante a

favore delle piccole e medie imprese e costituisce una fonte di finanziamento a supporto dello

sviluppo dell’impresa, la quale opera in un mercato sempre più competitivo e turbolento.

L’UE sostiene le piccole e medie imprese da molti anni attraverso i Fondi strutturali, con i

quali prevede di rafforzare la loro competitività sul mercato. Gli obiettivi e la gestione di tali

Fondi sono variati negli anni, al fine di renderli più efficaci. Per quanto riguarda gli obiettivi

rivolti in particolare alle piccole e medie imprese, l’UE, e di conseguenza anche le politiche

nazionali e regionali, esse si sono indirizzate sempre più verso il rafforzamento della ricerca,

dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione, al fine di rendere le imprese stesse sempre più

efficienti e competitive. Per quanto riguarda la gestione e l’erogazione delle risorse previste

nei fondi si è registrata, con la nuova Programmazione 2014-2020, una maggiore

semplificazione del loro utilizzo; in particolare la nuova programmazione prevede norme

comuni per tutti i fondi, una più attenta misurazione dei risultati e il superamento della

frammentazione delle risorse con la previsione di una maggiore corrispondenza tra gli

obiettivi previsti dalla strategia Europa 2020 e i Fondi stessi.

Le istituzioni pubbliche, attraverso questo strumento, garantiscono il superamento delle

differenze territoriali e permettono alle imprese l’ottenimento di risorse, che altrimenti

avrebbero avuto difficoltà a reperire dato il fenomeno del razionamento creditizio che sempre

più caratterizza la nostra economia. Tali risorse sono necessarie per migliorare la struttura

finanziaria di imprese che nella maggior parte dei casi risultano sottocapitalizzate. Gli

imprenditori ricorrono in misura crescente alla finanza agevolata allo scopo di ridurre il costo

del capitale, in quanto raccolgono risorse finanziarie senza dover sostenere il pagamento degli

interessi e per le quali non hanno l’obbligo di rimborso; però il ricorso non dovrebbe avvenire

per una mera raccolta di risorse, ma dovrebbe avere come obiettivo lo sviluppo del core

business e il miglioramento dell’efficienza organizzativa e gestionale. Il ricorso alle risorse

agevolate, se non ben gestito dal punto di vista strategico, può anche creare situazioni di

criticità a seguito del fisiologico sfasamento temporale tra il momento in cui il contributo a

favore dell’impresa viene deliberato e il momento in cui esso è effettivamente erogato.

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La programmazione della Regione Toscana, in linea con la politica comunitaria, promuove il

rafforzamento della competitività del territorio e del sistema produttivo regionale. Come

precedentemente rilevato dall’analisi dei bilanci delle imprese, si notano risultati diversi, dal

confronto con i concorrenti si registrano dei miglioramenti per quanto riguarda la

competitività anche se non molto significativi. In generale i contributi hanno favorito un

miglior posizionamento sul mercato, in quanto la maggior parte delle imprese ha registrato

miglioramenti in termini di fatturato e posizione debitoria; tuttavia le variazioni non sono

state così significative per l’effetto della crisi economica in cui le aziende sono state costrette

ad operare e per il ridotto arco temporale considerato, per cui è auspicabile che nel tempo ci

siano miglioramenti più consistenti.

La presenza dei contributi garantisce la possibilità di effettuare nuovi investimenti in ricerca

ed innovazione, che altrimenti per le imprese non sarebbero possibili; i contributi riducono il

rischio di uscita dal mercato delle imprese più deboli.

I risultati riportati dal campione selezionato sono in linea con le analisi svolte sull’intera

programmazione 2007-2013, la quale rileva dei miglioramenti, ma non di notevole rilevanza,

per quanto riguarda la competitività, anche se è da sottolineare che le imprese del campione

hanno portato a termine gli investimenti e che la loro dimensione non è micro né sono

imprese giovani.

Il rapporto di valutazione del Programma 2007-2013 rileva un miglioramento della spesa in

R&S, anche se non sufficiente ad incrementare in modo netto la competitività delle imprese e

una bassa propensione all’innovazione collaborativa con imprese di maggiori dimensioni o

con università.

Tali risultati derivano dalla difficoltà delle imprese nel portare a termine i progetti, nonostante

il contributo, a causa degli ingenti costi che le attività innovative comportano; costi difficili da

sopportare per imprese di piccola dimensione e giovani, che a causa del razionamento del

credito hanno difficoltà ad accedere ad ulteriori forme creditizie, necessarie per superare il

gap temporale tra la deliberazione del contributo e la sua erogazione.

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Per superare queste difficoltà, la Programmazione regionale 2014-2020, in coerenza con la

Programmazione comunitaria, punta a rilanciare la competitività del sistema regionale,

focalizzandosi maggiormente sulle micro imprese, che erano state trascurate dalle precedenti

programmazioni e su una maggiore collaborazione tra micro e piccole imprese e imprese di

grandi dimensioni o università, al fine del conseguimento di innovazioni più significative e

numerose.

In conclusione possiamo affermare che la finanza agevolata è un’importante fonte di

finanziamento per le piccole e medie imprese, che se gestita in un’ottica strategica, può

permettere una maggiore creazione di valore e una maggiore competitività, restano comunque

da risolvere alcuni problemi sia per quanto concerne l’accesso ai fondi da parte delle imprese

minori che i tempi di erogazione che, se troppo estesi, possono arrivare quasi a vanificare

l’effetto positivo dell’agevolazione stessa.

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lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni

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RINGRAZIAMENTI

Eccomi giunta, ormai, alla fine di un lungo percorso ricco di soddisfazioni, ma anche di

difficoltà; percorso che mi ha permesso di crescere, facendomi imparare sempre cose nuove e

vivere nuove esperienze.

Inizio con il ringraziare la mia relatrice Prof. Ada Carlesi per avermi seguito in questo ultimo

tratto, dandomi consigli preziosi.

Ringraziamento particolare va alla mia famiglia, che mi è stata vicina in ogni momento,

sostenendomi in ogni nuova avventura senza mai mettermi pressione.

Voglio ringraziare tutte le mie amiche e amici che mi hanno permesso in tutti questi anni di

distrarmi dalle preoccupazioni scolastiche; in particolare Chiara e Sofia, con le quali ho

affrontato gran parte del mio percorso scolastico, nonché di vita.

Infine ringrazio i compagni dell’università che hanno alleggerito lunghe giornate con risate e

chiacchere.