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Codice incarico Codice file Rev. n° tipo motivazioni Emesso da il Approvato da il

Q1125E2@ RUP06DT0

esterna

interna SA3 05.04.13 RO2 05.04.2013

 

UNIVERSITA’

DEGLI STUDI DI PERUGIA

Piazza dell’Università, 1 – Perugia (PG)

LAVORI DI REALIZZAZIONE IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE A DISLOCAMENTO, SOSTITUZIONE DEGLI INFISSI E

REALIZZAZIONE IMPIANTO DI AMPLIFICAZIONE ACUSTICA PRESSO L’AULA MAGNA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI

PERUGIA

PROGETTO ESECUTIVO

RREELLAAZZIIOONNEE SSTTOORRIICCOO IILLLLUUSSTTRRAATTRRIIVVAA  

CODICE COMMESSA: 07-06

IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO: GEOM. FABIO PRESCIUTTI

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INDICE 1. INQUADRAMENTO STORICO ED URBANISTICO ................................................................ 4 2. NOTE STORICHE..................................................................................................................... 6 3. STATO ATTUALE .................................................................................................................... 9 4. STATO DI PROGETTO .......................................................................................................... 15

4.1 IMPIANTI TECNICI A FLUIDO............................................................................................ 15 4.1.1 Premessa ................................................................................................................... 15 4.1.2 Relazione tecnica ai sensi dell’art. 28 della Legge n°10 del 09.01.1991 st smi......... 16 4.1.3 Dati tecnici di progetto................................................................................................ 17

4.1.3.1 Parametri di calcolo........................................................................................ 17 4.1.3.2 Sistema di generazione acqua calda e refrigerata ......................................... 17 4.1.3.3 Impianto di climatizzazione a dislocamento. .................................................. 19 4.1.3.4 Caratteristiche centrale di trattamento aria .................................................... 20

4.1.3.4.1 Parzializzazione della portata di mandata ....................................... 21 4.1.3.4.2 Portate di rinnovo ............................................................................ 21 4.1.3.4.3 Calcolo delle potenza termica/frigorifera necessaria ....................... 22

Premessa......................................................................................... 22 Potenza stagione invernale.............................................................. 23 Potenza stagione estiva................................................................... 24

4.1.3.4.4 Filtrazione ........................................................................................ 24

4.1.3.4.5 Diffusione......................................................................................... 25

Senato Accademico ......................................................................... 25

Platea............................................................................................... 26

4.1.3.4.6 Formazione di condense ................................................................. 27

4.1.4 Locale tecnico biblioteca / installazione della centrale di trattamento aria ................. 27

4.1.5 Impianto elettrico a servizio impianto a dislocamento................................................ 27

4.1.6 Consumi di picco e rendimenti pompe di calore ........................................................ 28

4.1.7 Aspetti di prevenzione incendi ................................................................................... 30

4.2 IMPIANTI ELETTRICI ......................................................................................................... 32

4.3 PROGETTO ARCHITETTONICO E STRUTTURALE ........................................................ 34

4.3.1 Premessa ................................................................................................................... 34

4.3.2.......... Area esterna- pompe di calore (vedi tavv. 6ak/7ak/8ak) - Valutazioni preliminari

collocazioni alternative. ....................................................................................................... 35 Ubicazione di progetto definitivo. Descrizione degli interventi. .................................. 37

4.3.3 Area biblioteca- installazione dell’unità di trattamento aria – opere interne. .............. 38

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4.3.4 Area Senato Accademico........................................................................................... 39

Impianto di mandata aria climatizzata. ....................................................................... 39

Impianto di ripresa aria............................................................................................... 40

4.3.5 Area Platea. ............................................................................................................... 41

Impianto di mandata aria climatizzata. ....................................................................... 42

Impianto di ripresa aria............................................................................................... 44

4.3.6 Considerazioni generali sugli interventi strutturali ...................................................... 46

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RELAZIONE STORICO ILLUSTRATIVA 1. INQUADRAMENTO STORICO ED URBANISTICO

L’area su cui si trova oggi l’Aula Magna dell’Università era collocata nei giardini di Palazzo

Murena, sede del rettorato dell’Università; su questo colle sin dal Medioevo, erano sorti grandi

volumi edificati, sedi di ordini monastici e conventi, che caratterizzano ancora oggi lo skyline di

Perugia. Il progetto del sontuoso complesso monastico detto comunemente di Monte Morcino

Nuovo risale al 1740 su progetto del Vanvitelli affiancato dall’allievo Carlo Murena. La struttura è

realizzata per gli Olivetani che abbandonano l’antica sede di Monte Morcino, fuori Porta Santa

Susanna per stabilirsi entro le mura della città. Il complesso rimase inutilizzato nel 1809 quando la

congregazione degli Olivetani fu soppressa dal governo Napoleonico. Fu allora che si presentò

l’occasione di trasferirvi l’ Ateneo che all’epoca occupava gli edifici dell’ attuale Piazza Matteotti

sede divenuta insufficiente. Nel 1810 l’Università ottenne il permesso dal governo francese di

occupare questi spazi che poco dopo furono acquistati; tuttavia solo nel 1815 il Pontefice

riconobbe la legittimità della acquisizione. L’evento incise profondamente su Perugia avviando

l’urbanizzazione della Conca e coincise con la conversione dell’acquedotto comunale in percorso

pedonale pensile.

Il Piano Regolatore degli anni Trenta sopra citato, prevedeva per questa area, ampi spazi

verdi ricreativi che ben si adattavano alla conformazione del terreno, caratterizzato dal belvedere

sul centro storico e più ad Ovest, il monumentale complesso di San Francesco al prato e l’oratorio

di San Bernardino. Tuttavia sia il macroscopico e non ben programmato sviluppo dell’Ateneo

perugino, particolarmente dopo la seconda guerra mondiale, e le scelte urbanistiche del periodo

hanno determinato uno sviluppo edilizio non sempre coerente con un’area verde per molti secoli.

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Fu il Rettore Giuseppe Ermini a promuovere il progetto dell’ Aula Magna affiancato dall’ Ing.

Giuseppe Nicolosi nel 1950. Il rapporto con l’edificio dell’ex-convento degli Olivetani, diventa un

complesso motivo progettuale, che viene risolto con una rotazione di 180 gradi dell’edificio rispetto

a quanto previsto inizialmente; l’ingresso viene posto dunque a ridosso dell’edificio originale

creando una continuità funzionale tra i due edifici che arrivano quasi a toccarsi. Questa scelta è

probabilmente la risposta di Nicolosi alle richieste del Senato Accademico e del Rettore, che

vedevano il nuovo edificio come luogo di rappresentanza della propria autorità. Molto

probabilmente la posizione iniziale dell’ ingresso avrebbe dato più respiro alla facciata principale e

al portale di ingresso per il quale Nicolosi progetterà numerose soluzioni.

Oggi l’area è classificata come area del centro storico urbano, zona A, rif. Art.9 T.U.N.A.

Sull’area insistono inoltre i seguenti vincoli:

- vincolo monumentale sull’edificio

- vincolo paesaggistico – ambientale ai sensi dell’art. 136 D.Lgs. 42/2004 lett. c e d

- area di interesse archeologico ai sensi del D. Lgs. 42/2004 art. 142 lettera m.

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2. NOTE STORICHE Quando Giuseppe Nicolosi alla fine degli anni Quaranta intraprende la progettazione delle

sue prime architetture umbre è già un progettista di fama e reduce da importanti esperienze

professionali come l’attività svolta per l’Istituto Autonomo Case Popolari di Roma con le

realizzazioni di Guidonia e Littoria, l’espletamento di numerosi incarichi pubblici tra cui i progetti

per la facoltà di lettere di Bologna, il Palazzo di Giustizia di Cassino, la Chiesa delle scuole Pie di

Frascati, la partecipazione insieme al mitico Gruppo Urbanisti Romani a numerosi concorsi di

carattere urbanistico tra cui quello per il nuovo Piano Regolatore di Perugia. In questo concorso

l’architetto si trova ad affrontare il Problema del centro storico di Perugia. Il progetto

contrassegnato con la sigla 10 P.R. come cita il Prof. Grohmann ( in Perugia della serie “ Le città

della storia d’Italia “ ), redatto da P. Angelini, G.Cancellotti,L. Lenzi, L. Piccinato, A. Scalpelli,E.

Fuselli, R.Lavagnino, G. Nicolosi, C.Valle, ottiene il terzo dei tre premi vincitori. Il nuovo Piano

Regolatore è redatto da un coordinatore che prende idee da ciascuno dei tre progetti, anche se poi

di fatto la sua attuazione avrà scarsi sviluppi anche per la mancata approvazione superiore. Il

confronto con il territorio umbro fortemente storicizzato lo porta a rivedere i propri convincimenti

sull’autonomia progettuale, abbandonando la perentorietà stereometrica a vantaggio di una

maggiore articolazione volumetrica ed adattando di volta in volta i principi compositivi alla

specificità del progetto.

E’ chiaro il suo interesse per gli edifici storici e per il restauro, influenzato da Giovannoni, di

cui fu assistente al corso di Composizione architettonica presso la Facoltà si Architettura a Roma,

all’inizio della sua attività. Così le architetture umbre di Nicolosi sono sempre precedute

propedeuticamente da numerosi sopralluoghi in situ e da meticolose indagini bibliografiche.

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A questo periodo risale la singolare e stretta collaborazione professionale che intercorse fra

l'arch. Nicolosi e il Rettore dell'Università di Perugia. Tale collaborazione iniziata nel '48 con la

sistemazione dell'ingresso dell'Università stessa, si affermò sulla base di una profonda affinità di

cultura, sensibilità e rigore professionale e di un unico concetto, per cui entrambi vedevano

l'Università non come un "Campus" isolato e lontano dalla città, ma come elemento vivificante che

fa strettamente parte del suo tessuto. In quest'ambito l'arch. Nicolosi si occupò non soltanto della

costruzione di nuovi edifici, ma anche di delicati interventi di restauro sui palazzi che l'Università

aveva acquisito nel centro storico della città, dimostrando la sua capacità di assimilare e

reinterpretare lo spirito e l'atmosfera dei luoghi e della stratificazione culturale che essi avevano

assorbito. Il suo vivo interesse per i problemi dei centri storici è del resto documentato, oltre che

dai suoi diretti interventi professionali a Perugia come a Spoleto o ad Assisi, anche dalle sue

numerose pubblicazioni sull'argomento e la sua assidua partecipazione ai relativi Convegni, fino

dall'ormai storico Convegno di Gubbio. L’opera che secondo molti meglio sintetizza l’attività di

Nicolosi è l’Accademia anatomico-patologica di Perugia.

L’edificio rappresenta infatti una sorta di testamento spirituale perché pur riaffermando

tecniche compositive ampiamente collaudate, come il frammentarsi dei volumi, il prevalere del

pieno sul vuoto, la massa muraria compatta, denuncia una certa ambiguità tra l’enfasi dell’impianto

volumetrico ed il carattere quasi ludico dell’ immagine complessiva, tra il rigore razionalista dei

prospetti laterali e lo scarto delle falde di copertura, con una propensione verso il decorativismo e

la discontinuità.

Il progetto dell’Aula Magna dell’ Università risale al 1950, anche se subirà notevoli

rielaborazioni fino al termine dei lavori, nel 1957. Sicuramente ciò che caratterizza maggiormente

questo progetto è la scelta tipologica e formale che rievoca quello di una chiesa ad un'unica

navata. Tra le varie ipotesi al riguardo c’è quella secondo cui l’architetto si sia ispirato ad un

edificio sacro per rappresentare la cultura e l’arte nelle sue più alte espressioni. Da alcuni, tra cui il

Prof. Belardi l’impianto dell’edificio è stato paragonato ad un impianto di tipo gotico, caratterizzato

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da una forte assialità, il cui esplicito riferimento sarebbe il Duomo di Gubbio. E’ infatti tramite la

scelta tipologica che Nicolosi caratterizza maggiormente lo spirito di questa opera: la chiesa ad

aula,le chiese romaniche fatte di solide pareti, le nervature strutturali, il tetto a capanna, il portale,

un rosone. Tuttavia alcune declinazioni formali come l’asola che stacca il basamento dall’elevato,

la calibrata deformazione del prospetto principale, i portali in cemento armato a vista che

scansionano i prospetti laterali, la nudità della struttura evidenziano la chiara influenza del

funzionalismo. Fino dall'inizio della sua attività didattica e professionale l’Architetto NIcolosi si fa

promotore di una propria concezione, non radicata, per la quale « la coerenza costruttiva e i

materiali a cui è riferita sono componenti, quanto lo spazio, essenziali dell'architettura che solo

dall'insieme di esse ricava la sua fisionomia e natura, contrapposte a quella della scenografia e

della scultura». Nelle sue realizzazioni emerge la sua palese insofferenza per l'eclettismo

accademico e l'esigenza di impegnarsi in una profonda sperimentazione formale, al fine di

individuare un vero e proprio rinnovamento del lessico architettonico, attraverso successive fasi di

semplificazione e reinterpretazione personale, fino all’adesione al razionalismo. La necessità della

libertà espressiva è rivendicata dallo stesso Nicolosi in occasione della cerimonia di inaugurazione

dell’ Aula Magna dell’ Università degli Studi di Perugia: un’architettura che con la propria

monumentalità non elude il ruolo istituzionale ma che con le sue caratteristiche compositive “

rappresenta una volontà esplicita di lasciare all’ architetto la più assoluta libertà di mezzi. “ Durante

la Direzione dei Lavori Nicolosi viene affiancato dal Geom. Pietro Fornari, dal Geom. Aldo Lecconi

e dall’assistente di cantiere Alfredo Massini. L’Aula Magna viene inaugurata il 19 gennaio 1958 alla

presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.

Bibliografia

- A. Grohmann , in Le città nella storia d’ Italia, Perugia, Ed. Laterza , 2003

- P. Belardi, Il rilievo insolito, Ed Quattroemme, 2001

- Aut. Vari, Giuseppe Nicolosi ( 1901-1981 ), Architettura Università città, Ed. Libria

- D. Lamberini, Teorie e storia del Restauro Architettonico, Ed. Polistampa, 2004

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3. STATO ATTUALE

L’involucro architettonico è caratterizzato da una chiara geometria; la conformazione

planimetrica è data dall’intersezione tra un rettangolo ed una forma romboidale, movimentata dalla

conversione delle pareti laterali verso la parte che viene definita absidale. Il volume è semplice ma

consistente di dimensioni notevoli con un ingombro in pianta di circa 40 x12 m. L’edificio è poi

caratterizzato da una notevole altezza con forte slancio verticale, di circa 17 m. Il problema del

dislivello è risolto non con un edificio a scarpa come la maggior parte degli edifici monumentali

circostanti, ma con un basamento che si inserisce nel dislivello creando il piano su cui poggia il

grande volume dell’aula. In questo modo si risolve anche il tema funzionale: era prevista infatti

oltre che la realizzazione dell’Aula Magna anche quella di una nuova biblioteca che è stata

collocata brillantemente nel basamento, in modo da lasciare le due funzioni nettamente separate.

0.00

+ 0.

72

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PROSPETTO ESTERNO LATO MONTE

SEZIONE LONGITUDINALE A-A

PIANTA PIANO TERRA

+0.540.00

-2.89

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-4.99

PR

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Le due facciate più corte sono quelle più complesse poiché si evidenzia il forte dislivello del

terreno. La relazione con l’edificio del rettorato è arricchita dalla scelta di sfondare il piano di

calpestio tra i due edifici mantenendo solo un’esile passerella per collegare il livello dell’ingresso

del rettorato e dell’aula con quello dei sottostanti giardini. Sul fronte opposto una lunga rampa fa si

che ampie vetrate rettangolari portino luce alla biblioteca, ma contemporaneamente

smaterializzano l’effetto di solidità del basamento. La biblioteca quale elemento di contatto con il

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suolo si compone di scale e dislivelli che continuano nella sistemazione dei giardini esterni. Il

volume della biblioteca si adatta e si plasma sul luogo diventando quasi invisibile.

Nel complesso l’edificio risulta essenziale. Lo spartito della composizione architettonica è

dato dagli elementi strutturali verticali, i pilastri che culminano in continuità con le travi di copertura

quasi a formare una successione di portali .Le prime dodici campate tra i pilastri si caratterizzano

per le grandi aperture che ripropongono con l’architrave in cemento armato a vista la forma

romboidale; in alto ad una altezza intermedia, si trovano delle finestre a feritoia che spezzano la

continuità della tessitura muraria in laterizi. A ridosso della copertura si trovano altre finestrature

orizzontali che separano ancora più marcatamente la copertura dalla parete sottostante. La parte

absidale è caratterizzata invece dall’assenza di aperture; le campate sono qui trattate con una

muratura a mattoni pieni con una particolare tessitura muraria, dove alcuni mattoni, subiscono una

leggera rotazione e sporgono rispetto al resto della muratura. Le tamponature sono

completamente chiuse fino all’alto delle due grandi vetrate che arrivano a toccare il tetto.

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Il sistema di fondazione è costituito da un sistema di travi rovesce poggianti su pali, con

una profondità media di circa 12 metri; la struttura portante è caratterizzata da 17 portali in

cemento armato, come sopra accennato. Gli architravi sopra le finestre sono stati gettati con

casseforme realizzate ad hoc. Le pareti sono composte da una muratura a cassetta, con pareti

realizzate con mattoni fatti a mano e provenienti dalla fornace romana La Piramide. All’interno si

trova un primo muro in mattoni ad una testa, un successivo strato di coibentazione con isolante in

lana di vetro, una lama d’aria ed un successivo muro ad una testa verso l’esterno, con un

rivestimento in folio di mattoni disposti in verticale. Il giunto di malta è di circa 6 mm.

E’ da sottolineare il particolare uso che Nicolosi fa del mattone creando inedite tessiture

murarie. La tessitura con disegni appositamente creati, diviene fortemente dinamica e allo stesso

tempo costituisce un solido bugnato murario che dialoga con le facciate in mattoni della città

storica, ma anche un efficace sistema di assorbimento acustico che contribuisce a creare uno

spazio ovattato nonostante le notevoli dimensioni.

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Per la struttura del tetto, per ragioni acustiche, furono utilizzati pannelli in Eraclit che nella

parte absidale sono stati sagomati e tagliati in funzione della diversa configurazione geometrica.

Una particolare attenzione merita poi la pavimentazione interna a losanghe in marmo che

vede alternare la tradizionale pietra rosa di Assisi con la pietra di Trani nella tonalità bianco-grigio.

Per il rivestimento del podio sono state utilizzate lastre di marmo bianco di Carrara. La

pavimentazione esterna è realizzata con lastre di travertino.

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L’inserimento delle catene trasversali, realizzate con due ferri piatti, fu voluto dall’ Ing. Sisto

Mastrodicasa per evidenti ragioni sismiche.

Una nota importante riguarda i rilievi e le conseguenti ipotesi sulla base delle quali sono

stati progettati alcuni degli interventi più importanti ai fini dell’integrazione degli elementi

impiantistici con l’edificio nel suo complesso.

Le operazioni di rilievo svolte sono state articolate e complesse, per l’importanza assunta

nella progettazione, della conoscenza dell’edificio fin nei dettagli costruttivi ai fini del

perseguimento dell’obiettivo prefissato, ovvero la massima integrazione tra la nuova dotazione

impiantistica e l’edificio.

I rilievi sono stati supportati dalla esecuzione di saggi , dallo studio della documentazione

disponibile in letteratura sull’edificio, da successive campagne di rilievo geometrico di verifica.

Tuttavia per alcuni aspetti si sono dovute formulare delle ipotesi a causa della

incompatibilità delle attività di verifica con il normale funzionamento della biblioteca. Ci si riferisce

in modo particolare al solaio sopraelevato su muricci che costituisce la cavea del senato

accademico, alla collocazione planimetrica dei travetti gettati in opera del solaio della platea, alla

puntuale verifica degli spazi interstiziali necessari al passaggio delle tubazioni integrate negli infissi

esterni alla quota del solaio di calpestio dell’aula. Le ipotesi formulate per questi elementi sono

suffragate, da un lato, dai saggi effettuati, dall’altro, dallo studio delle tecnologie costruttive

adottate, quindi, riteniamo che siano assolutamente ragionevoli, tuttavia da verificare con opere di

parziale demolizione e con rilievi specifici legati alla esecuzione delle opere.

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In relazione a quanto sopra sono stati predisposti dei grafici esplicativi allegati agli elaborati

di progetto in cui sono riportati numero e ubicazione dei saggi la cui esecuzione, inclusa nel

cronoprogramma tra le primissime attività del cantiere, è finalizzata ad avvalorare le ipotesi

secondo le quali sono stati sviluppati alcuni aspetti esecutivi del progetto.

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4. STATO DI PROGETTO 4.1 IMPIANTI TECNICI A FLUIDO

4.1.1 Premessa L’inserimento di un impianto di condizionamento nell’Aula Magna comporta delle difficoltà

oggettive dovute alle caratteristiche strutturali dell’aula stessa e al suo particolare pregio

architettonico.

L’impianto proposto è un impianto a dislocamento e opera su principi diversi rispetto agli

impianti aeraulici tradizionali a tutt’aria. L’aria viene immessa dal basso da diffusori integrati nelle

poltroncine e crea un microclima ideale intorno allo spettatore.

L’aria emessa salendo, coadiuvata dalla rete di ripresa, trascina con se gli inquinanti e il

vapore acqueo prodotto dalle persone. Si viene a creare quindi una sorta di strato limite al di sotto

del quale (zona occupata) si realizzano condizioni ideali di temperatura, umidità e pulizia dell’aria,

mentre al di sopra, l’aria ormai “consumata” viene ripresa dall’impianto per l’espulsione, dopo aver

recuperato l’energia termica posseduta, tramite recuperatore rotativo.

La soluzione ottimale sarebbe stata quella di riuscire a riprendere l’aria che lambisce le

persone sedute con dei punti di ripresa posti nella parte alta dell’edificio in modo da creare un

movimento “a pistone”.

L’impossibilità tecnica di questo tipo di realizzazione e l’aspirazione laterale porterà

verosimilmente al crearsi di una certa stratificazione nella parte più alta dell’aula magna.

Come si può ben comprendere il benessere delle persone sedute o comunque presenti

all’interno dell’aula non viene sostanzialmente messo in discussione perché comunque le “prese”

dell’aria integrate negli infissi riescono ad aspirare la stessa quantità di aria immessa garantendo

un rinnovo efficace.

La stratificazione dell’aria qualora si dovesse formare non porterà sostanziali effetti negativi

alle condizioni di benessere termoigrometrico degli occupanti la sala.

L’impianto sarà inoltre dotato di un sistema di regolazione in grado di permettere di

intervenire in fase di messa a punto del sistema in modo da poter adattare i valori di set-point al

fine di mantenere le condizioni di benessere termoigrometrico all’interno dell’aula correggendo

eventuali scostamenti dai valori previsti ed auspicabili.

Tuttavia anche qualora ci si dovesse scostare dai valori migliori per il benessere degli

occupanti, tale scostamento non sarà particolarmente rilevante e soprattutto non tale da

compromettere il benessere delle persone che si trovano ad occupare la sala.

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In altre parole l’impianto potrà garantire comunque una funzionalità tecnicamente

accettabile ed in grado di risolvere i problemi attualmente esistenti per un utilizzo valido dell’aula

stessa.

4.1.2 Relazione tecnica ai sensi dell’art. 28 della Legge n°10 del 09.01.1991 st smi L’edificio in questione, come è noto, è ricadente nell’ambito nella disciplina della parte

seconda e dell’art. 136 comma 1 lettere b) e c) del Decreto Legislativo n°42 del 22 gennaio 2004

recante il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Pertanto, per quanto riportato all’articolo 3, comma 3, lettera a) del Decreto Legislativo

n°192 del 19.08.2005 et smi, l’intervento di installazione di nuovi impianti in questo edificio, non

prevede l’applicazione delle normative vigenti circa il contenimento di consumi energetici, di

conseguenza non sarebbe stato necessario produrre alcuna relazione ai sensi dell’art. 8 del D.

Lgs. n°192 del 2005.

Tuttavia la relazione tecnica è stata comunque redatta in osservanza dell’articolo 3, comma

2, lettera c) punto 2 del Decreto Legislativo n°192 del 19.08.2005 così come modificato dal

Decreto Legislativo n°311 del 29.12.2006 e dal D.P.R. °59/2009 che prevede una applicazione

limitata al rispetto di specifici parametri

livelli prestazionali e prescrizioni, nel caso di interventi su edifici esistenti in caso di nuova

installazione di impianti termici. Nello specifico caso in esame è previsto il solo rispetto del

RENDIMENTO GLOBALE MEDIO STAGIONALE DELL’IMPIANTO.

Occorre sottolineare che:

- le pompe di calore previste, utilizzano energia aerotermica, che è da considerarsi rinnovabile in

base alle definizioni di cui al D. Lgs. n°28 del 03.03.2011, recante il nuovo assetto normativo

per le fonti rinnovabili: oltre a ciò le p.d.c. consentono la modulazione nell’emissione

dell’energia termica e frigorifera nell’unità di tempo.

- l’impianto idronico a valle delle pompe di calore è del tipo a bassa temperatura. Le batterie di

scambio termico della CTA funzionano con acqua calda in ingresso a 45°C.

- La centrale di trattamento aria sarà dotata di recuperatore di calore rotativo ad alta efficienza

pur non essendo obbligatorio per tale tipo di impianto. Il DPR n°412 del 1993 obbliga infatti

l’utilizzo di tale sistema di recupero nei casi in cui le ore di funzionamento annuali dell’impianto

siano superiori a 900.

Per quanto detto sopra l’impianto in esame risulta essere energeticamente “sostenibile” sia

per propria caratterizzazione tecnica, ma soprattutto perché inserito in un edificio di pregio e

vincolato dal Ministero dei Beni Culturali.

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Per i dettagli si rimanda alla relazione tecnica ex art. 8 del Decreto Legislativo n°192 del

19.08.2005 et ss.mm.ii.

4.1.3 Dati tecnici di progetto 4.1.3.1 Parametri di calcolo

Occorre precisare, che gli impianti a dislocamento, non vengono dimensionati per scaldare

la zona trattata nella sua interezza (volume e strutture), ma deve essere preso in considerazione il

microclima del volumetto d’aria “contenente” il singolo utente/spettatore: i terminali di diffusione

assicurano un flusso d’aria dal basso verso l’alto, a velocità molto contenute, che avvolge la

persona seduta, controllandone il microclima e asportandone con continuità gli effluenti emessi.

Di fatto per dimensionare in termini di potenza il sistema a dislocamento, è sufficiente

considerare la potenza necessaria a creare quel “microclima” intorno all’utente e quindi i dati in

ingresso per il calcolo delle potenze in gioco sono:

- Condizioni termoigrometriche esterne sia nella stagione invernale che in quella estiva;

- Condizioni termoigrometriche dell’aria di mandata nella stagione invernale e in quella estiva;

- Portata di rinnovo (mc/h) da stabilire in conformità alla UNI 10339;

Condizioni termoigrometriche esterne DPR n° 412/93) per la zona D gradi giorno 2100 - COMUNE DI Perugia (PG) Inverno Te = -2 °C UR = 80%

Estate Te = 30,5°C UR = 41,5%

Nel caso in esame, per il dimensionamento delle batterie di scambio termico e del

recuperatore della CTA sono state prese in considerazione le seguenti condizioni esterne che

assicurano un margine di potenza adeguato rispetto alle condizioni dettate dal D.P.R. n°412 del

1993.

Inverno Te = -5 °C UR = 80%

Estate Te = 32°C UR = 50%

4.1.3.2 Sistema di generazione acqua calda e refrigerata È’ stato scelto un sistema basato su pompe di calore aria/aria funzionanti con un

motore endotermico (2 unità in cascata alimentate a gas metano di rete):

Le macchine utilizzano l’energia rinnovabile contenuta nell’aria nel periodo del

riscaldamento sottraendole calore che, innalzato di temperatura viene ceduto all’ambiente. In

questo trasferimento realizza un COP che è costantemente uguale a 2, ma che in condizioni

favorevoli può raggiungere anche valori superiori a 2,5, ciò grazie al calore che questa tipologia di

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macchine può recuperare dal circuito di raffreddamento (radiatore) del motore endotermico che è

di derivazione automobilistica, anche quando la temperatura esterna scende al di sotto dei 6°C

che rappresenta un limite tecnologico NOTO per le pompe di calore classiche con compressori

elettrici.

La potenza elettrica impiegata è sensibilmente inferiore rispetto ad una analoga pompa di

calore con motore elettrico in proporzione di 7:1. Infatti nel ns. caso l’ammontare elettrico

complessivo delle due pompe di calore non supera 4 Kw. Questo comporta un sensibile risparmio.

Le pompe di calore producono, nel periodo invernale, acqua calda a bassa temperatura

(55÷45°C) che permette di contenere i consumi, mentre nel periodo estivo, producono acqua

refrigerata con temperatura di mandata pari a 7°C analogamente ad un qualsiasi gruppo frigorifero

ad alimentazione elettrica.

Inoltre durante il proprio funzionamento (sia in inverno che in estate) viene recuperato

calore dall’acqua calda che verrà utilizzata sia per alimentare le batterie di post riscaldo della

Centrale di trattamento aria sia per ottenere acqua calda sanitaria (è il calore recuperato dal

circuito di raffreddamento del motore a scoppio che come tale produce calore sia in inverno che in

estate).

La potenzialità termica complessiva delle 2 unità nel periodo invernale si attesta a circa a

160 Kw ai quali vanno aggiunti ulteriori 60 Kw recuperati dai circuiti di raffreddamento dei motori

delle 2 unità (30 Kw per ciascuna unità).

Le due pompe di calore inoltre:

1. entrano in funzione simultaneamente o in cascata in base ai fabbisogni;

2. garantiscono comunque, anche in caso di guasto, il funzionamento dell’impianto seppure a

regime ridotto.

La potenzialità frigorifera globale è pari a circa 142 Kw sempre suddivisa sulle 2 pompe di

calore (71 Kw cadauna) e, come per il periodo invernale, si avranno globalmente 60 Kw di energia

termica derivanti dai sistemi di raffreddamento dei motori (si veda la Tav. 1IT per i dettagli

tecnologici).

Altra caratteristica degna di nota riguarda il livello di rumore, pari a circa 58 db(A) ad 1

metro di distanza che è modesto, è pari a quella di una persona che parla ed è sensibilmente

inferiore rispetto ad una pompa di calore standard ad alimentazione elettrica.

La tipologia di impianto proposta consente di non realizzare un locale da adibirsi a centrale

termica destinato alle apparecchiature in quanto le pompe di calore possono essere installate

all’esterno e non necessitano di canne fumarie, elementi tecnologici, questi ultimi, particolarmente

difficili da inserire in un contesto quale quello in cui ci troviamo a lavorare.

Pertanto la scelta è caduta sulla realizzazione di una piazzola, sistemate a verde, in una

zona libera da alberi e arbusti (vedere a tal proposito la tavola 4IT). Le opere previste, in dettaglio,

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sono relative alla realizzazione di scavi nel giardino, e la posa di solette in cemento in modo da

formare dei piani orizzontali per ospitare le apparecchiature. Tale area per motivi di sicurezza sarà

recintata e seminascosta dalla vegetazione. Il tutto al fine di mitigare l’impatto visivo. E’ stato poi

previsto un accesso pedonale all’area tecnica per la manutenzione periodica dell’impianto.

Le tubazioni di collegamento tra le macchine nella piazzola e la centrale tecnologica interna

saranno realizzate con condotte preisolate da teleriscaldamento con anima in polibutene.

4.1.3.3 Impianto di climatizzazione a dislocamento. Il dislocamento è un sistema di climatizzazione artificiale (forzato) ma che sfrutta le forze

naturali di galleggiamento come motore del trasporto dell’aria in ambiente, esaltando così quegli

aspetti di sostenibilità della scelta progettuale legati all’efficiente utilizzo delle “risorse” naturali

disponibili nell’ambiente (in questo caso l’ambiente confinato).

Essendo una strategia di ventilazione, il dislocamento ha per scopo primario il

mantenimento del comfort termo-igrometrico e di un adeguato livello di qualità dell’aria: questi

obiettivi sono raggiunti in modo estremamente efficace, creando disomogeneità di concentrazione

di contaminante nell’ambiente e mantenendo una bassa concentrazione di contaminante proprio

nella zona occupata dalle persone.

L’impianto a dislocamento viene comunemente utilizzato in molti teatri/sale

congressi/cinema poiché muove ridotte masse di aria ed a bassa velocità rispetto agli impianti

tradizionali a tutt’aria

In un impianto a dislocamento l’aria è continuamente:

− rinnovata con l’immissione continuativa di aria esterna;

− trattata in apposita centrale di trattamento aria che contiene tra l’altro un recuperatore rotativo

entalpico che permette di trasferire fino all’84% del calore o del freddo dall’aria espulsa all’aria

entrante.

In questo modo:

− è possibile ridurre l’aria a quella minima per il benessere di ogni persona seduta in platea (circa

30-40 mc/persona h) pari a 1,5/2 volumi/h, a fronte di una portata che è pari a circa 1/3 di quelli

di impianto a tutt’aria tradizionale;

− ogni persona seduta è avvolta da flusso di aria a bassissima velocità e sempre rinnovata che

muovendosi a “pistone”:

o asporta gli odori e l’aria consumata prodotta;

o “avvolge” continuativamente la persona in aria dalla elevatissima qualità ed alle condizioni

(termoigrometriche) ideali dal punto di vista del comfort.

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Questo tipo di impianto, per i luoghi destinati ad ospitare pubblico anche in grande numero

per periodi di tempo limitati nel tempo (alcune ore) è particolarmente indicato perché:

a) si garantisce una messa a regime molto rapida;

b) si garantisce un’elevata qualità dell’aria perché i “contaminanti” prodotti dalle persone vengono

asportati man mano che si formano;

c) è necessaria una portata di aria inferiore ad un impianto a tutt’aria tradizionale a miscelazione;

d) di fatto non si scalda o raffredda la struttura edilizia;

e) si garantisce comunque un buon confort ambientale perché la persona è continuamente

“avvolta” da aria calda/fresca la cui temperatura è mantenuta intorno ai 20÷22°C invernali e

25÷26°C estivi.

Viste le caratteristiche architettoniche del luogo, dopo due colloqui con la Soprintendenza,

di cui uno con sopralluogo, si è proceduto a studiare 4 diverse soluzioni per la modalità di

ventilazione che sono a loro volta la combinazione di due soluzioni per l’immissione e due per

l’estrazione;

La soluzione scelta è la seguente:

Immissione aria da predisporre tramite diffusore integrato nella poltrona con sistema di ripresa integrato negli infissi; quindi nel caso in esame la diffusione dell’aria avverrà in senso

verticale e cioè dal basso verso l’alto, dai diffusori dislocamento ricavati nella parte bassa della

struttura delle poltrone alla bocchette lineari di captazione poste sulle pareti laterali della’aula

magna.

Per una esemplificazione si faccia riferimento alle TAVV. 2IT.

4.1.3.4 Caratteristiche centrale di trattamento aria L’unità di trattamento aria prevista e di tipo a doppio flusso senza ricircolo: si elencano di

seguito le caratteristiche principali:

− n°2 ventilatori con inverter che mantengono i flussi dell’aria sia in entrata che in uscita in

quanto per garantire la qualità all’interno della stessa dell’Aula Magna l’aria sarà

continuamente ricambiata;

− recuperatore rotativo entalpico che recupera fino al 70% del caldo/freddo dell’aria espulsa;

− sistemi di filtrazione di livello F8 ( EN 779)

− batterie di scambio termico caldo/freddo e post riscaldamento: in particolare la batteria di post-

riscaldo sarà alimentata dai cascami termici dei circuiti di recupero delle pompe di calore: la

batteria di post-riscaldo potrà essere utilizzata sia per effettuare un post-riscaldo invernale post

umidificazione, sia per un post-riscaldo estivo post deumidificazione;

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− sistema di umidificazione adiabatico;

− sonde di temperatura, umidità e se necessario di qualità dell’aria che comandano tramite un

apposito sistema elettronico di controllo le elettrovalvole di regolazione in modo da avere i set-

point impostati.

− Serrande motorizzate coadiuvate da sonde di pressione differenziale per la variazione della

velocità dei ventilatori e quindi della portata elaborata dalla macchina nei casi di basso

affollamento dell’aula magna.

4.1.3.4.1 Parzializzazione della portata di mandata Visto l’utilizzo dell’ambiente in esame, si possono verificare casi in cui l’affollamento sia

inferiore a quello massimo previsto: si è quindi ritenuto opportuno poter parzializzare la potenza e

quindi la portata elaborata dalla centrale di trattamento aria.

Di conseguenza le reti di mandata e di ripresa sono sezionabili automaticamente, sulla

base dell’affollamento.

I livelli di parzializzazione sono i seguenti:

1: potenza al 33% : senato accademico e primi due settori della platea;

2: potenza al 66% : senato accademico e primi quattro settori della platea;

3: potenza al 100% : senato accademico e tutti e 6 i settori della platea;

tale parzializzazione sarà possibile grazie all’implementazione di un sistema gestione/regolazione

che tramite delle serrande motorizzate, potrà regolare la velocità dei ventilatori dotati di inverters

per adeguare la portata trattata all’effettiva necessità: questa caratteristica consentirà un sensibile

risparmio energetico sia nel consumo di gas da parte delle pompe di calore sia nel consumo di

corrente elettrica.

L’installazione del recuperatore rotativo di tipo entalpico consente di recuperare dall’aria

viziata di espulsione una sensibile quota parte dell’energia termica che andrebbe altrimenti

dispersa all’esterno: il recuperatore garantisce rendimenti che superano anche il 70% sia in

inverno che in estate consentendo così un sensibile abbattimento dei costi energetici.

Ultimo vantaggio da non dimenticare è infine il minore impatto acustico, fondamentale in un

sala conferenze, grazie alla notevole quantità di aria in meno da far circolare.

4.1.3.4.2 Portate di rinnovo La centrale di trattamento aria è in grado di elaborare e quindi diffondere nell’ambiente una

portata di 18000 mc/h: la macchina è come già detto a doppio flusso pertanto vi saranno due

distinte reti aerauliche e cioè di mandata e di ripresa ognuna delle quali è in grado di elaborare i

18000mc/h suddetti; tale portata d’aria è suddivisa nelle due zone principali ovvero platea e senato

accademico. La portata di ricambio è stata calcolata sulla base delle indicazioni di cui al prospetto

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III della norma UNI 10339: la norma prevede per un’attività del genere, ovvero cinema, teatri, sale

congressi e simili (si veda il prospetto III, pagina 14 della norma UNI) un portata di ricambio per

persona pari a 5,5 x 10-3 mc/s equivalenti a 19,8 mc/h a persona (Q pers) L’affollamento massimo previsto per l’aula magna è desumibile dal numero dei posti a

sedere pari a circa 541 persone; anche considerando un incremento di sicurezza del 20%

dell’affollamento, avremo a che fare con un totale di circa 650 persone.

La portata di ricambio necessaria è presto calcolabile con la relazione seguente:

Q = n° persone x Q pers = 650 x 19,8 mc/h = 12870 mc/h; La macchina come già detto elabora una portata d’aria di ricambio di 18000 mc/h pertanto soddisfa pienamente i parametri previsti dal prospetto III della UNI 10339. 4.1.3.4.3 Calcolo delle potenza termica/frigorifera necessaria Premessa

Come già precisato le potenze in gioco e quindi la taglia della CTA e delle pompe di calore

non sono state determinate nel classico modo ovvero sommando i contributi derivanti da:

- perdite di ventilazione;

- perdite attraverso la struttura (dispersioni invernali o carichi estivi);

- apporti interni.

Per l’impianto in esame si è tenuto conto della sola potenza necessaria per riscaldare

(raffrescare) l’aria esterna in modo che questa possa raggiungere all’immissione in ambiente i 21-

22°C nel periodo invernale ed i 25-26°C nel periodo estivo e che questa possa creare il microclima

intorno allo spettatore che è l’obiettivo dell’impianto del tipo a dislocamento;

E’ necessario sottolineare che il dimensionamento non può tenere conto delle

dispersioni/rientrate termiche dell’involucro edilizio, infatti se per assurdo un impianto del genere

venisse dimensionato come un impianto a tutt’aria o a miscelazione e cioè considerando le

dispersioni invernali ed i carichi estivi derivanti dagli scambi termici operati dall’involucro edilizio

con l’ambiente esterno, avremmo delle temperature dell’aria di immissione che, nel migliore dei

casi, sarebbero superiori ai 35°C nella stagione invernale e inferiore ai 18-19°C nella stagione

estiva: è’ assolutamente chiaro che tali temperature di mandata dell’aria, soprattutto nella

configurazione di diffusione con sistemi sottopoltrona, non sono adatte per un immissione così

prossima all’utente finale. Questo metodo di dimensionamento è stato da noi applicato con ottimi

risultati in impianti funzionanti da anni.

Di seguito si riportano i calcoli delle potenze necessarie per la ventilazione invernale ed

estiva.

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Potenza stagione invernale Le condizioni al contorno esterne (condizioni climatiche esterne) sono le seguenti:

T: -5°C

U: 80%

La portata dell’impianto aeraulico si attesta intorno ai 18000 mc/h.

Dal diagramma ASHRAE (allegato 1), si possono ricavare i seguenti tratti si trasformazione:

A B preriscaldo ad opera del recuperatore di calore

B C preriscaldo ad opera della batteria

C D umidificazione adiabatica

D E postriscaldo ad opera della batteria

Tratto A B

Il recuperatore di calore può senza problemi fornire energia all’aria in ingresso fino a farla arrivare

ad un contenuto entalpico di 2,7 kcal/Kg (punto B diagramma ASHRAE)

Tratto B C

La batteria opera in preriscaldamento portando il contenuto entalpico dell’aria dal valore assunto

nel punto B = 2,7 kcal/Kg al punto C (8,8 kcal/Kg).

La potenza della batteria e quindi la potenza termica che dovrà fornire la macchina, si attesta a

circa Kwhkcalx 8,154/091.133825,0

18000)7,28,8( =≅− , dove il denominatore 0,825 è il volume

specifico dell’aria.

Il tratto successivo è l’umidificazione adiabatica che conduce l’aria al punto D avente entalpia

sempre pari a 8,8 kcal/h.

In seguito il post riscaldo porta l’aria al contenuto entalpico di 10,4 kcal/Kg corrispondente alla

coppia T, U di 22°C, 50% U.R..

Per quest’ultima trasformazione la potenza in gioco è calcolabile come segue:

hkcalx /343888375,0

18000)8,84,10( =−

equivalenti a circa 40 Kw.

Quindi riassumendo, in condizioni estreme, l’impianto necessita delle seguenti potenze termiche:

- potenza di preriscaldo: 154,8 Kw;

- potenza di postriscaldo: 40 Kw.

Occorre precisare che il circuito idraulico a servizio della CTA è dotato di accumuli inerziali e che le

batterie di scambio termico della CTA sono sovradimensionate per garantire un miglior rendimento

di scambio.

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Potenza stagione estiva Partendo dalle seguenti condizioni climatiche esterne:

T: 34°C

U: 50%

Le trasformazioni termodinamiche percorrono sul diagramma Ashrae una spezzata costituita dai

tratti:

A B: pre-raffreddamento ad opera del recuperatore

B C: raffreddamento con deumidificazione

C D: post riscaldamento

Dal diagramma ASHRAE (allegato 2), si evince che per il tratto A B viene effettuato un pre-

raffreddamento garantito dal recuperatore di calore rotativo interno alla CTA, mentre la potenza

frigorifera della pompa di calore è necessaria nel tratto B C “raffreddamento con deumidificazione”.

Per calcolare la potenza necessaria si utilizza la seguente relazione:

ifrigoriferkwkcalkgm

hmcx

kgkcalBCAH 141121348

/89,0/18000

)1016()( 3 ≅=−=

Infine il tratto CD (post riscaldo estivo) consente di immettere l’aria dai diffusori sotto poltrona alle

condizioni ideali, ovvero 25°C e 50% U.R.. Quest’ultima trasformazione comporta il seguente

assorbimento in termini di potenza:

kwkcalxDCAh 494235285,0

18000)1012()( =≅−=

Riassumendo, nel periodo estivo, con aula al massimo affollamento, si necessita di una potenza

frigorifera di circa 141 kw frigoriferi e di una potenza termica di 49 kw.

4.1.3.4.4 Filtrazione Dal punto di vista della filtrazione, la centrale di trattamento aria disporrà di n°2 prefiltri di

classe G3 sui canali di ripresa aria ambiente e presa aria esterna di ricambio per limitare lo

sporcamento del recuperatore rotativo, inoltre vi sarà un filtro a tasche rigide a d alta efficienza

nella sezione principale di mandata, con controtelaio in lamiera zincata avente classe di efficienza

non inferiore alla F8 equivalente alla classe 8 di cui al prospetto V della norma UNI 10339: il

campo di efficienza di questa soluzione di filtraggio consente di arrivare a valori compresi tra 90 –

95%: tale efficienza è sicuramente al di sopra dei limiti minimi previsti dalla norma UNI 10339:

infatti per attività di questo genere la norma prescrive un ‘efficienza minima di filtrazione

corrispondente pari alla classe 6 (60 - 80%).

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4.1.3.4.5 Diffusione L’aria di mandata opportunamente trattata sarà distribuita fino ai diffusori dell’Aula Magna

(platea e senato accademico) con canali coibentati in lamiera d’acciaio zincata o canali flessibili

fino ai diffusori. La linea di ripresa avrà le stesse caratteristiche.

Senato Accademico Il Senato Accademico si caratterizza, al livello di involucro architettonico, per la variazione

della direzione delle pareti perimetrali laterali,qui convergenti, e per le pareti di fondo, anch’esse

non perpendicolari all’asse longitudinale, evidente reinterpretazione della zona absidale degli

edifici di culto.

Le pavimentazioni sono articolate secondo un preciso schema che realizza, lateralmente,

una gradonata tetrapartita se si considera il piano principale centrale, sul fondo un unico livello, il

più elevato. Per ottenere questa articolazione delle quote dei diversi piani è stato utilizzato,

costruttivamente, il solaio su muricci. Per la zona con la gradonata è stato possibile appurare,

almeno in un punto con certezza per la presenza di una apertura, sia la tipologia strutturale, solaio

su muricci appunto, ordito ne-so, sia le principali dimensioni. Per la porzione più elevata, essendo

totalmente inaccessibile, non è stato possibile fare altro che delle ipotesi supportate dalla logica. Si

è pertanto supposto che sia stato utilizzato lo stesso tipo di solaio ordito nella stessa direzione.

Il senato accademico è completato da un duplice corridoio laterale, con il piano di calpestio

rialzato di 18 cm rispetto al livello del solaio principale della platea, allineato con i percorsi rialzati

che si sviluppano per tutta la lunghezza delle pareti longitudinali, che conduce attraverso una

breve scala alla quota più elevata.

La stratigrafia delle pareti perimetrali è la stessa del resto dell’edificio. Una parete a

cassetta costituita da un muro ad una testa verso l’interno, una intercapedine d’aria, uno strato di

materiale coibente, un muro ad una testa verso l’esterno, per terminare con un rivestimento in

foglio con mattoni disposti in verticale.

Diversamente dal resto delle pareti longitudinali quelle del senato accademico sono,

completamente tamponate.

Le canalizzazioni da allocare sono relative, ovviamente, tanto alla mandata dell’aria

climatizzata, che deve avvenire dal basso, tanto alla ripresa della stessa, dall’alto.

Sempre alla ricerca della più elevata integrazione possibile con l’immobile, per le

canalizzazioni dell’aria di mandata si è proposto di utilizzare lo spazio intercluso, al disotto dei piani

di calpestio dei solai su muricci, tra quest’ultimo e il solaio interpiano principale posto tra Aula

Magna e biblioteca. Nella gradonata l’emissione dell’aria è affidata ad una canalizzazione installata

al di sotto delle poltrone previa modifica del fianco di queste ultime per consentirne

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l’attraversamento. Per la zona più elevata il canale di mandata poggerà direttamente sul pavimento

lungo la parete di fondo, non visibile dalla platea.

Per la ripresa si propone di utilizzare in parte l’intercapedine d’aria esistente sulla parete

perimetrale tra il paramento murario interno e la stratigrafia esterna della stessa parete.

Accedendo a questo vano attraverso il solaio principale è possibile collegare le tubazioni, di

dimensioni più contenute, al canale di ripresa collocato all’intradosso del solaio, nei locali della

biblioteca. Risulterà parzialmente visibile, perché arretrata rispetto al piano verticale principale

della parete, una grigliatura posta al disotto dell’architrave in c.a. bocciardato e arretrata rispetto

allo stesso elemento.

Per la zona del Senato Accademico per consentire il passaggio degli impianti è stato

previsto di utilizzare sia la muratura a cassetta esistente e dunque il vuoto tra le due pareti, sia il

volume del sottopalco rispettando l’orditura dei muricci di sostegno.

A tale scopo si è ipotizzato un intervento di parziale rimozione e successivo ripristino del

paramento murario in mattoni più interno in sei delle otto campate laterali della zona absidale. Si

dovranno inoltre realizzare una serie di fori nel pavimento con carotatrice per consentire il

passaggio dei canali dal sottostante seminterrato. Tali fori dovranno essere realizzati da personale

qualificato e con la massima cautela al fine di non danneggiare il pavimento in marmo. A questo

proposito sono state previste, in via cautelativa, una serie di operazioni relative alla riparazione del

pavimento qualora si rendesse indispensabile per cause impreviste. Per i dettagli si veda

l’elaborato Tav 3IT: Impianto a tutt’aria zona senato accademico: percorsi canalizzazioni,

distribuzione sistemi di diffusione e ripresa, particolari costruttivi;

Platea Per l’aria climatizzata di mandata, che interessa tutta la platea, la soluzione prevista

riguarda la sostituzione delle poltrone esistenti con altre modificate in modo da consentire di far

affluire l’aria da una canalizzazione dissimulata nella poltrona stessa che si alimenta da un canale

collocato all’intradosso del solaio principale e ad essa collegata in due punti per ogni fila di

poltrone.

Per la ripresa dell’aria i punti di ripresa saranno collocati sull’architrave degli infissi

(bocchette lineari) quindi la soluzione prima che integra negli infissi di nuova realizzazione gli

elementi impiantistici necessari si ottiene il massimo possibile dell’integrazione tra impianto e

edificio anche se a scapito dell’efficienza dell’impianto in quanto sarebbe stato preferibile effettuare

una ripresa dall’alto anche se tecnicamente impossibile da praticare.

Si faccia riferimento alla tavola TAV 2IT: Impianto a tutt’aria zona platea: diffusori integrati

nelle poltrone: percorsi canalizzazioni, distribuzione sistemi di diffusione e ripresa, particolari

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4.1.3.4.6 Formazione di condense Allo stato attuale, in casi di conferenze e/o congressi, il carico latente, e quindi il vapore

emesso dalle persone, viene sicuramente ad interfacciarsi con superfici più fredde rispetto alla

situazione futura, infatti la presenza dell’impianto, pur essendo del tipo “a dislocamento” riscalderà,

anche se in minima parte, le strutture affievolendo i fenomeni di condensa superficiale.

Oltre a ciò vi sono poi da considerare due ulteriori aspetti:

- il primo è che l’aria viene immessa in ambiente ad una temperatura massima di 22°C quindi

per quanto possono crearsi delle stratificazioni è impossibile avere nella parte alta del volume,

e precisamente nella zona a ridosso del solaio, temperature superiori ai 22°C. L’umidità

relativa può ritenersi quindi pressoché costante. In ogni caso effettuando una verifica con il

metodo di Glaser non si riscontrano formazioni di condense fino a 22°C e un tasso del 54% di

U.R. (si veda l’allegato 3: Calcolo della temperatura superficiale e della condensa interstiziale).

in secondo luogo, c’è da considerare che l’impianto di ventilazione riesce a muovere grandi

quantitativi di aria inoltre sulla rete di ripresa è stata prevista una sonda per tenere sotto controllo

il tenore dell’umidità, agendo in caso di necessità sul sistema di umidificazione adiabatico e

riducendo in tempo reale la nebulizzazione di acqua nel caso in cui si avvicini a valori troppo

elevati dell’umidità relativa ambiente.

4.1.4 Locale tecnico biblioteca / installazione della centrale di trattamento aria L’apparecchiatura per il trattamento dell’aria da immettere nell’Aula Magna è

necessariamente di grandi dimensioni e assolutamente non compatibile con una installazione

esterna. Pertanto si utilizzerà uno dei locali, attualmente in uso alla biblioteca, collocati sotto la

rampa carrabile contigua alla zona absidale dell’Aula Magna.

Per la maggior parte le canalizzazioni saranno collocate negli spazi disponibili tra

controsoffittature e intradosso del solaio interpiano dei locali della biblioteca. Utilizzando, nello

specifico, il corridoio principale per la posa delle canalizzazioni più ingombranti in quanto gli spazi

a disposizione sono maggiori, gli archivi e le sale di lettura per le diramazioni.

All’interno della biblioteca, quindi, saranno rimossi buona parte dei controsoffitti per

installare le canalizzazioni per l’Aula Magna. Successivamente i controsoffitti verranno ricollocati in

opera con minime variazioni rispetto alle quote preesistenti.

4.1.5 Impianto elettrico a servizio impianto a dislocamento Il progetto prevede l’adozione di regolatori che agiscono sui vari elementi in campo: in

particolare verrà implementato un programma applicativo personalizzato per il controllo dell’ unità

di trattamento d’aria. Questo Gestisce tutte le funzioni di raffreddamento, riscaldamento,

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umidificazione, deumidificazione, post riscaldamento, controllo entalpico, compensazione del set

point, recuperatore di calore, ricambio con aria di rinnovo.

Ventilatori, filtri dell’aria e dispositivi esterni (pompe di calore ed accessori) saranno protetti

da un’efficiente e completa gestione allarmi. Inoltre, come già detto, sarà possibile controllare la

velocità dei ventilatori pilotati con inverter, per mantenere costante la pressione di mandata e di

ritorno nell’ impianto a portata variabile, ottimizzando il consumo di energia.

I quadri QCTA e QGHP andranno a servire e gestire l’unità di trattamento aria, le pompe, le

pompe di calore e le varie apparecchiature in campo (sonde, servomotori, ecc....). Oltre alla

sezione di potenza è stato previsto un sistema di gestione e regolazione, dislocato in entrambi i

quadri, in grado di gestire il funzionamento dell’impianto. In particolare, nella zona del senato

accademico è stata prevista l’installazione di: n°2 variatori di taratura della temperatura (uno per la

zona del senato e uno per il resto della sala); un selettore sia per parzializzare il volume ambiente

climatizzato in base all’occupazione dell’Aula Magna sia per disabilitare/abilitare il funzionamento

automatico dell’impianto di climatizzazione. Il sistema previsto potrà essere gestito/controllato

anche da remoto e allo scopo ne è stato previsto il collegamento alla rete dati esistente. Un gruppo

di continuità alimenterà i moduli del sistema di gestione, nonché i relativi ausiliari, previsti sia

all’interno del quadro QCTA sia all’interno del quadro QGHP.

Nelle nuove piazzole tecnologiche esterne è stato previsto di: realizzare un quadro elettrico

di zona (QGHP) entro armadio stradale; alimentare/gestire le pompe di calore e gli scambiatori

idronici presenti attraverso linee posate entro tubazioni metalliche in vista e canalizzazioni

interrate; installare dei punti luce di servizio e un punto presa di servizio. La piazzola sarà collegata

al locale tecnologico (linea 400V ordinaria, linea 230V sotto UPS, linea bus) attraverso due

tubazioni interrate e pozzetti rompitratta.

4.1.6 Consumi di picco e rendimenti pompe di calore Le pompe di calore saranno alimentate da gas metano di rete cittadina pertanto anche nei

momenti di picco di consumo non si avranno assorbimenti elettrici rilevanti come avviene per i

classici gruppi frigo/pompe di calore elettriche (compressori alimentati da motori elettrici).

Nei momenti di assorbimento massimo, che si avranno raramente (infatti deve combinarsi il

massimo affollamento e le condizioni climatiche esterne più sfavorevoli):

I consumi di gas si attestano a circa:

• 6,11x2 Nmc/h nel periodo estivo;

• 5,82x2 Nmc/h nel periodo invernale;

• 6,51x2 Nmc/h nel periodo invernale in caso di temperature inferiori a -10°C.

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Occorre specificare che i consumi suddetti sono “di picco” e viste le probabilità di

funzionamento contemporaneo di entrambe le pompe al massimo regime si può concludere che

tali consumi potranno essere raggiunte al massimo 1 o 2 volte al mese per un periodo massimo di

3 o 4 ore, e solo nei periodi invernali più rigidi e in 3 o 4 settimane estive.

Per valutare il rendimento di produzione (confronto con classica caldaia a condensazione)

occorre considerare che, a fronte di una portata termica di gas di 5,82 Nmc/h equivalenti a circa

58 Kw in termini di energia chimica immessa sotto forma di metano, si avrà una potenza termica

emessa di circa 80 Kw, il che porta ad un rendimento di produzione pari a 3784,15803980000

==prodη ,

ovvero un rendimento del 137% rispetto ad una caldaia, che nel migliore dei casi riesce a

raggiungere un rendimento del 109%.

Se anche considerassimo una T esterna vicina ai -10°C il rendimento della macchina si

“ridurrebbe” a circa ≅6490075000

1,16 (16%), restando comunque superiore al rendimento di qualsiasi

caldaia a condensazione. I dati utilizzati per il calcolo provengono dalla scheda tecnica dell’unità

(si veda allegato B7).

Per confrontare i valori di resa della macchina in esame con una pompa di calore e quindi

valutarne il COP, dovremo tener conto del rendimento elettrico nazionale. Infatti il COP per una

pompa di calore elettrica, viene definito in genere, considerando una temperatura esterna di 7°C,

come il rapporto tra potenza termica in uscita e potenza elettrica in ingresso.

Nel caso in esame, in ingresso abbiamo una piccola quota parte di energia elettrica ed

energia termochimica. Per valutare quindi il denominatore del rapporto occorre sommare la

potenza elettrica in ingresso Pe e la potenza termochimica Pch da convertire in energia elettrica

Pech secondo il coefficiente rendimento elettrico nazionale pari a circa 0,46

WelxWtxPP chech 2668046,05800046,0 === mentre Pe è circa pari a 3000 Watt e Pt come noto è circa pari ad 80000 Watt.

a questo punto il COP è calcolabile come segue:

69,23000

80000266803000

80000==

⋅=

+ eche

t

PPP

Il vero valore aggiunto di questa macchina è che il parametro COP si conserva praticamente fino ai

-3°C grazie al recupero sul sistema di raffreddamento, mentre è noto che per una pompa di calore

elettrica il rendimento cala velocemente per temperature prossime allo zero.

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Anche nel caso in cui ci trovassimo a T esterna pari a -10°C, il COP è calcolabile con la seguente

relazione:

28,2300046,064900

75000≅

+x

mentre una pompa di calore elettrica alla T di -10°C ha rendimento inferiore all’unità a causa dei

molteplici cicli di sbrinamento a cui è sottoposta la batteria di evaporazione.

In regime di raffreddamento si avrà invece:

Pt=71 kw

Pe=3 kw

Pch=60,9 kw

per cui Pech≅ 28 kw

pertanto l’EER, in prima analisi, può essere così valutato:

29,2328

71≅

+=EER

4.1.7 Aspetti di prevenzione incendi

L’edificio è soggetto a controllo di prevenzione incendi ai sensi del D.P.R. 151/2011.

Le attività soggette a controllo di prevenzione incendi individuate risultano:

- Att. N. 72/1/C: Edificio sottoposto a tutela destinato a contenere biblioteca - archivio con oltre

50 q.li;

- Att. N. 67/4/C: Scuola con oltre 300 persone presenti;

- Att. N. 34/2/C: Archivio di materiale cartaceo/biblioteca con quantitativo in massa superiore a

50.000 kg.

È stato sottoposto all’approvazione del competente Comando dei VV.F. di Perugia una

istanza di valutazione progetto approvata con parere favorevole.

Tra gli elaborati del progetto esecutivo sono riportate la relazione tecnica e i principali

elaborati grafici (TAV 2 AI, TAV 3AI e TAV 4AI) approvate dal Comando VV.F. ai quali si può fare

riferimento, insieme al capitolato, per tutti gli aspetti di prevenzione incendi.

L’intervento in oggetto prevede, contestualmente alla realizzazione dell’impianto di

condizionamento, il rifacimento del controsoffitto al piano della biblioteca e di alcuni setti e velette

verticali ed inclinate. Queste strutture di nuova realizzazione dovranno essere REI 120 come

indicato nella stessa relazione tecnica di prevenzione incendi e negli allegati elaborati grafici.

Al fine di realizzare una separazione REI 120 in modo semplice ed efficace tra la biblioteca

e l’archivio sottostanti l’Aula Magna, sarà installato un controsoffitto (con setti e velette inclinate e

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verticali) REI 120 in cartongesso “autoportante” (indipendentemente dal tipo di solaio superiore) al

di sotto dei canali di distribuzione dell’aria.

In questo modo, oltre a riqualificare la resistenza al fuoco del solaio esistente e delle travi

principali e secondarie, si limita l’uso di serrande tagliafuoco negli attraversamenti dello stesso

solaio.

La resistenza al fuoco del solaio sovrastante e delle travi, determinata sulla base dei saggi

preliminari e delle indagini pacometriche eseguite evidenziati negli elaborati strutturali di progetto,

in particolare nell’elaborato “Indagini su elementi in c.a.” redatto da laboratorio autorizzato, non

risultava infatti avere una resistenza al fuoco congrua con il carico di incendio presente nei locali

sottostanti.

Con la soluzione adottata si riduce inoltre il numero di dispositivi meccanici (serrande

tagliafuoco) e di tamponamenti localizzati negli attraversamenti del solaio esistente diminuendo

conseguentemente la probabilità di propagazione dell’incendio dal piano sottostante all’Aula

Magna; semplificando inoltre le operazioni di manutenzione ed assicurando una maggiore

durabilità e affidabilità nel tempo della compartimentazione antincendio.

Anche le poltrone dell’Aula Magna, di nuova installazione saranno omologate in classe 1 IM

di reazione al fuoco.

I tendaggi eventualmente installati dovranno essere omologati in classe 1 di reazione al

fuoco.

Gli impianti di condizionamento e ventilazione saranno conformi a quanto previsto dal D.M.

26/08/1992, dal D.M. 19/08/1996 articolo 12.3 e dal D.M. 22/02/2006 articolo 9.2.

I condotti di ventilazione saranno realizzati con materiali in classe 0 di reazione al fuoco. Le

tubazioni flessibili di raccordo avranno una classe di reazione al fuoco non superiore a 2.

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4.2 IMPIANTI ELETTRICI 4.2.1 DECRETI, LEGGI E NORME DI RIFERIMENTO

Gli impianti in oggetto saranno realizzati in conformità alle seguenti leggi, decreti e norme

CEI:

– D. Lgs. 81/08 – Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro;

– D.M. 37/08;

– Norma CEI 64-8 (Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in c.a.

e 1500V in c.c.);

– Norma CEI EN 61439-1 (classificazione Cei 17-113) "Apparecchiature assiemate di protezione

e di manovra per bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Regole generali"; norma CEI EN

61439-2 (classificazione Cei 17-114) "Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra

per bassa tensione (quadri BT) Parte 2: Quadri di potenza;

– CEI 64-12 - Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra;

– CEI 70-1: Gradi di protezione degli involucri Codice IP;

– CEI 20-13 – Cavi con isolamento estruso in gomma per tensioni nominali da 1 a 30 kV;

– CEI 20-19/1:Cavi isolati con gomma con tensione nominale non superiore a 450/750 V -

Prescrizioni generali;

– CEI 20-20/1:Cavi isolati in polivinilcloruro con tensione nominale non superiore a 450/750 V.

Prescrizioni generali;

– CEI 23-39: Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche. Parte 1°. Prescrizioni generali;

– CEI 23-50: Prese a spina per uso domestico e similari. Parte 1. Prescrizioni generali;

– CEI 23-56 – Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche. Parte 2-3. Prescrizioni

particolari per sistemi di tubi flessibili e accessori.

Per quanto non esplicitamente menzionato, si fa riferimento alle norme CEI e UNI in vigore.

4.2.2 IMPIANTO DI DIFFUSIONE SONORA Per la realizzazione dell’impianto di diffusione sonora è stata prevista la completa

sostituzione dell’impianto esistente allo scopo di garantire la migliore qualità possibile nella

riproduzione del suono. A tal fine verrà installato, lateralmente al palco, un armadio rack al cui

interno sarà installata una nuova regia composta da: centralino per conferenze completo di mixer

ed alimentatore per basi microfoniche; matrice audio digitale/mixer automatico con processore

DSP; amplificatori finali di potenza stereo. La centrale gestirà anche otto basi microfoniche fisse

(una per il pulpito e sette per il senato) e due radiomicrofoni professionali. Infine, un’altra

sostanziale miglioria all’impianto esistente verrà data dalla sostituzione degli altoparlanti presenti:

in particolare, è stata prevista l’installazione di n°10 diffusori da parete a 2 vie tipo “TUTONDO

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LAPSUS” 120W hi-fi 100V completi di supporto orientabile. Le linee relative all’impianto di

diffusione sonora correranno prevalentemente entro tubazioni in PVC posate a vista (al di sopra

della struttura di sostegno delle tende, nelle zone “nascoste” del senato accademico, al di sopra

del controsoffitto REI del piano biblioteca).

4.2.3 IMPIANTI ELETTRICI ORDINARI E A SERVIZIO IMPIANTI TECNICI A FLUIDO L’impianto elettrico a servizio dell’impianto di climatizzazione si originerà dal quadro

elettrico generale esistente della biblioteca: all’interno di questo quadro verrà installato un nuovo

interruttore magnetotermico differenziale selettivo a valle del quale verrà posata una nuova linea

che, attraversando la zona bibioteca entro una nuova tubazione rigida in PVC (posata al di sopra

del nuovo controsoffitto REI), alimenterà il nuovo quadro elettrico della centrale tecnologica

(QCTA). Il QCTA oltre ad alimentare tutte le utenze presenti nel locale (centrale di trattamento aria,

pompe, prese, luci) alimenterà un ulteriore quadro elettrico (QGHP) che verrà installato all’esterno

nei pressi delle pompe di calore. Il QGHP, posto entro idoneo armadio stradale, alimenterà a sua

volta le utenze presenti nelle piazzole tecniche (pompe di calore, scambiatori idronici, pompe, luci,

prese). Nel QCTA e nel QGHP troveranno posto anche le apparecchiature del sistema di gestione

(tipo Coster) degli impianti di climatizzazione: tali apparecchiature saranno alimentate tramite UPS

(installato nei pressi del QCTA) e saranno collegate tra loro attraverso una linea bus di

comunicazione bidirezionale. Nella zona del senato accademico è stato previsto di rimuovere tutti

gli impianti elettrici presenti, di realizzare un nuovo quadro di zona da cui andare ad alimentare vari

gruppi presa previsti sia sul lato destro del senato, sia sul lato sinistro, sia nella zona relatori, sia

nella zona posteriore del senato. Nella zona platea sono stati previsti ulteriori punti presa sia nella

zona “lato ingresso principale a sinistra” sia ulteriori punti presa nella zona “lato ingresso pricipale

a destra”. A seguito sia della verifica illuminotecnica della conformità dei livelli di illuminazione

prodotti dall’impianto di illuminazione di emergenza, sia della necessità di conciliare aspetti

“estetici”, è stato previsto di aumentare il numero di punti luce rispetto a quelli attualmente presenti

e di sostituirli con gli apparecchi di seguito descritti alimentati tramite soccorritore dedicato.

L’installazione del soccorritore (gli apparecchi esistenti sono tutti del tipo autoalimentato), previsto

nei pressi del quadro elettrico generale esistente (QAM), ha comportato alcune

modifiche/integrazioni allo stesso QAM e l’installazione di un ulteriore piccolo quadro elettrico

(QSOC) dal quale diramare le due nuove linee di alimentazione dei circuiti di sicurezza; è stato

inoltre previsto di installare un ulteriore comando di emergenza esterno (al fianco di quello già

esistente) in grado di sganciare anche le linee sotto soccorritore.

Ulteriori interventi riguarderanno la realizzazione di nuovi punti presa dati all’interno

dell’Aula Magna (zona ingresso e zona senato accademico) derivati dall’armadio centro stella

presente al piano sottostante.

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4.3 PROGETTO ARCHITETTONICO E STRUTTURALE 4.3.1 Premessa

In generale la riqualificazione di edifici monumentali come nello specifico, presenta la

necessità di contemperare un quadro esigenziale adatto alla contemporaneità con la realtà di un

edificio che di fatto non è stato pensato, progettato, studiato per soddisfare tali esigenze. E’

necessario trovare il giusto compromesso tra requisiti, come quelli del comfort ambientale,

espressi secondo gli standard e le normative attuali, di una corretta illuminazione, come nel caso

specifico, con il rispetto delle caratteristiche architettoniche, tipologiche e formali dell’edificio.

Il tema è peraltro molto dibattuto anche nel campo delle teorie sul restauro architettonico.

Di fatto in Italia, data anche la vastità del patrimonio architettonico, si è sempre cercato di evitare

gli estremismi che vanno dal restauro stilistico alla Viollet Le Duc, ad interventi invasivi in netto

contrasto con l’esistente. L’obiettivo principale è quello di conservare i monumenti con tutte le

opere di manutenzione e consolidamento necessarie, ma anche quello di mantenerli vivi e fruibili,

con una opportuna differenziazione a seconda dei casi. Ogni intervento di restauro, recupero,

solleva infatti questioni nuove ed impreviste che devono essere risolte con un metodo dettato

insieme da teoria e buon senso.

La problematica dell’inserimento degli impianti in edifici monumentali poi è da sempre un

argomento molto delicato per l’estraneità degli impianti stessi e delle loro finalità in strutture che in

origine ne erano prive. D’altro canto questa operazione è una tappa obbligata per la

rifunzionalizzazione di un edificio storico tanto è vero che questa tematica sta diventando di

profondo interesse per il restauro conservativo. In generale si possono individuare alcune

problematiche che sono comuni a tutti gli impianti: la difficoltà di inserimento, la molteplicità dei

vincoli, i rischi indotti. Le difficoltà di inserimento sono legate alla necessità di rispettare il contesto

esistente. Si trova anche una svariata bibliografia in materia in particolare sul tema degli impianti di

riscaldamento come ad esempio nelle chiese, dove molte volte si deve optare per sistemi con un

comfort nettamente inferiore a quello cui siamo oggi abituati, come la tecnica del riscaldamento a

banco, riscaldamento di tipo radiante e puntiforme. Ciò è possibile anche perché nelle chiese la

presenza di persone è sporadica e limitata. In alcuni casi poi, come in edifici con opere pittoriche

di una certa rilevanza è necessario procedere con estrema cautela senza alterare il microclima

interno fatto che potrebbe danneggiare le opere d’arte .

In merito alle specificità dell’edificio in oggetto possiamo fare alcune considerazioni:

- è di fatto relativamente contemporaneo e realizzato con materiali e tecniche recenti;

- la funzione attualmente richiesta è quella di auditorium, fatto che comporta la permanenza di

persone per tempi considerevoli;

- è già presente un impianto di condizionamento ad aerotermi del tutto inadeguato;

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- l’edificio è rilevante da un punto di vista architettonico e monumentale.

Il progetto a cui siamo pervenuti è di fatto il risultato della valutazione di tali molteplici

considerazioni. Il progetto impiantistico si plasma su quello architettonico cercando di limitarne

l’impatto e massimizzandone i benefici. La scelta di fondo è stata quella di mantenere l’integrità

dell’edificio esistente rigettando alcune possibili soluzioni progettuali come la realizzazione di un

impianto a vista. Si è perseguito l’obiettivo della massima integrazione nella struttura esistente,

utilizzando spazi nascosti, come i vuoti nel muro a cassetta oppure quelli del solaio su muricci del

senato accademico, e, là dove non è stato possibile, rispettando e ricalcando le linee

architettoniche dell’edificio, senza creare elementi di discontinuità e rottura con l’esistente.

Il progetto è stato suddiviso nello specifico in quattro aree.

4.3.2 Area esterna- pompe di calore - Valutazioni preliminari collocazioni alternative. E’ sicuramente opportuno premettere che la scelta tecnologica effettuata, ovvero la

tipologia di impianto e di apparecchiature, costituiscono una soluzione all’avanguardia dal punto di

vista energetico ma, soprattutto eliminano la necessità di realizzare un locale centrale termica da

aggiungere al locale per la centrale di trattamento aria, ubicato all’interno dell’edificio utilizzando

uno dei locali della biblioteca, e dell’annessa canna fumaria evitando impatti che probabilmente

non avrebbero consentito di realizzare gli interventi.

Preliminarmente sono state vagliate con rilievi, graficizzazioni, sopralluoghi e

approfondimenti tecnici collocazioni alternative delle apparecchiature esterne a servizio

dell’impianto di climatizzazione. Ci si riferisce in particolare alla soluzione che prevedeva la

installazione delle stesse a ridosso del muro di contenimento prospiciente l’area esterna a servizio

del bar, attigua ma sottostante all’ingresso pedonale da via Innamorati.

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Nel progetto preliminare si era originariamente ipotizzata la collocazione alla quota del

giardino, ovvero in posizione attigua allo scalone ottocentesco per poi andare a verificare, su

sollecitazione dell’Arch. Bartelli della Soprintendenza (vedasi a proposito Verbale Conferenza dei

Servizi sul progetto preliminare del 06.02.2012), una ubicazione più distante dalla scala stessa e

meno impattante sul piccolo giardino pur sempre nello stesso ambito.

220

100

80

80

65

110

115

80

80

90

91

hc=3

Accesso pedonalein materiale fonoassorbente

Piantumazione di siepe

Pompe di calore dimensioniindicative mt 1,00*2,20 l'una

90

96.65

100.08

98.99

96.23

Dopo aver eseguito i rilievi necessari è stata definita una ipotesi condivisibile e ottimale dal

punto di vista funzionale, andando anche ad utilizzare come vano tecnico il sottoscala che avrebbe

consentito di minimizzare “la presenza” all’esterno di apparecchiature riducendole a quelle il cui

funzionamento impone la collocazione all’esterno.

0.10

-0.15h 1.25 h 1.1h 2.07

11320094194114

107

8

9

99.

953

22

23

99.

955

60

96.

844

72

95.

998

hc=3

48 4999

.994

5069

17

41

83

96.

559

89

96.

529

9

0

9

6.44

1

91

96.

254

96.23

.231

8

6.

213

-0.50

h 1.251801500

20

55

97

55

97

106

106

1 1

2 80

Ø20

5 0

2

15 15

Ingombro tubazioni GHP interrate60

60

35

35

60

Interno bar

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Purtroppo ulteriori verifiche sia livello amministrativo, si sarebbe andata a ridurre l’area a

disposizione del bar, e tecnico-strutturale, il muro di contenimento necessita di opere di

consolidamento in parte non realizzabili con la ubicazione proposta, non hanno consentito di

confermare tale collocazione nel progetto definitivo.

Ubicazione di progetto definitivo. Descrizione degli interventi.

La collocazione delle apparecchiature che si propone in progetto è nello spazio a verde

posto tra la recinzione lungo via Innamorati e la viabilità interna sterrata parallela all’asse

longitudinale dell’aula magna. Quest’area non presenta le caratteristiche del giardino all’italiana

quanto quelle di una quinta verde di separazione tra l’area universitaria e la vicina strada. Pur

essendo caratterizzata dalla presenza di numerose alberature ad alto fusto, date le caratteristiche

sopra descritte, è stato possibile ritagliare lo spazio necessario ad inserire gli elementi impiantistici

senza, da un lato, danneggiare gli elementi vegetativi presenti, potendo, dall’altro, prevedere

l’impianto di nuovi arbusti per la schermatura delle apparecchiature senza che questi interferiscano

con un disegno od una precisa logica ornamentale.

Dal punto di vista della minimizzazione dell’impatto visivo gioca un ruolo molto importante

la scelta di frazionare in tre le piazzole per l’alloggiamento delle apparecchiature. Ciò ha consentito

di:

• non interferire con le alberature ad alto fusto esistenti;

• articolare le posizioni delle piazzole secondo esigenze di inserimento tra gli arbusti e le

alberature esistenti;

• limitare al massimo le dimensioni delle piazzole stesse con evidente minimizzazione

dell’impatto anche nella visuale dall’alto. Così operando, inoltre, le piazzole non sono visibili da

una vista aerea in quanto schermate dalle chiome delle alberature ad alto fusto esistenti;

• posizionare un numero limitato di nuovi arbusti per la schermatura delle apparecchiature

evitando di modificare radicalmente il verde esistente.

Il piano di appoggio delle apparecchiature sarà collocato ad una quota inferiore rispetto a

quella del terreno circostante. Questo accorgimento consente di far emergere per meno di un

metro le apparecchiature più alte, mantenendo in ogni caso la sommità dell’apparecchiatura più in

basso rispetto all’altezza del muro di recinzione lungo via Innamorati. Infine allo scopo di evitare la

installazione di una recinzione perimetrale sono stati previsti dei grigliati metallici orizzontali

collocati in modo da evitare l’accesso, anche casuale e quindi potenzialmente pericoloso per la

incolumità delle persone, al fondo degli alloggiamenti.

Infine nel separare in tre alloggiamenti le apparecchiature si è operato riuscendo a

collocare nella piazzola più vicina alla recinzione lungo via Innamorati apparecchiature che non

emergono rispetto al terreno circostante.

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Gli interventi sugli elementi vegetativi si limitano:

• all’estirpamento di tre ceppi residuali di alberature precedentemente tagliate;

• all’espianto e al successivo reimpianto di due arbusti esistenti;

• alla messa a dimora di alcuni arbusti, di specie scelta tra quelli già presenti, per garantire

una schermatura ottimale delle apparecchiature.

4.3.3 Area biblioteca- installazione dell’unità di trattamento aria – opere interne.

L’apparecchiatura per il trattamento dell’aria da immettere nell’Aula Magna è

necessariamente di grandi dimensioni e assolutamente non compatibile con una installazione

esterna. Pertanto si utilizzerà uno dei locali, attualmente in uso alla biblioteca, collocati sotto la

rampa carrabile contigua alla zona absidale dell’Aula Magna. Il locale in questione sarà accessibile

direttamente dall’esterno.

Per la maggior parte le canalizzazioni saranno collocate negli spazi disponibili tra

controsoffittature e intradosso del solaio interpiano dei locali della biblioteca. Utilizzando, nello

specifico, il corridoio principale per la posa delle canalizzazioni più ingombranti, in quanto gli spazi

a disposizione sono maggiori in relazione al riposizionamento della controsoffittatura, gli archivi e

le sale di lettura per le diramazioni.

All’interno della biblioteca, quindi, saranno rimossi i controsoffitti esistenti per installare le

canalizzazioni per l’Aula Magna. Successivamente i controsoffitti verranno ricollocati in opera con

minime variazioni rispetto alle quote preesistenti.

Altre opere connesse alla realizzazione dell’impianto di climatizzazione dell’aula magna

soprastante riguardano gli infissi interni collocati lungo il corridoio principale della biblioteca. La

installazione delle nuove canalizzazioni ha comportato l’abbassamento alla quota netta di 3.00 mt

della controsoffittatura. Tale controsoffittatura a caratteristiche specifiche di resistenza al fuoco in

quanto definisce una compartimentazione che separa l’aula magna dai locali della biblioteca.

Conseguentemente è stato previsto di ridurre l’altezza degli infissi portandola alla quota della

controsoffittatura, integrando la parte superiore con un profilo metallico tubolare di irrigidimento

fissato lateralmente sui pilastri contigui. E’ stata inoltre prevista la sostituzione delle vetrature

limitatamente alle porzioni di infisso interessate dall’intervento, nonché la riverniciatura degli infissi

modificati.

Sono stati, infine, previsti degli oneri specifici per le attività di spostamento dei volumi

pregiati e successiva ricollocazione negli scaffali, nonché di protezione dalla polvere per quelle

scaffalature che non sarà possibile svuotare. Infine è prevista dal progetto esecutivo la

ritinteggiatura dei locali interessati dagli interventi.

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4.3.4 Area Senato Accademico.

Il Senato Accademico si caratterizza, al livello di involucro architettonico, per la variazione

della direzione delle pareti perimetrali laterali, qui convergenti, e per le pareti di fondo, anch’esse

non perpendicolari all’asse longitudinale, evidente reinterpretazione della zona absidale degli

edifici di culto. Le pavimentazioni sono articolate secondo un preciso schema che realizza,

lateralmente, una gradonata tetrapartita se si considera il piano principale centrale, sul fondo un

unico livello, il più elevato. Per ottenere questa articolazione delle quote dei diversi piani è stato

utilizzato, costruttivamente, il solaio su muricci. Per la zona con la gradonata è stato possibile

appurare, almeno in un punto con certezza per la presenza di una apertura, sia la tipologia

strutturale, solaio su muricci appunto, ordito ne-so, sia le principali dimensioni. Per la porzione più

elevata, essendo totalmente inaccessibile, non è stato possibile fare altro che delle ipotesi

supportate dalla logica. Si è pertanto supposto che sia stato utilizzato lo stesso tipo di solaio ordito

nella stessa direzione. Il senato accademico è completato da un duplice corridoio laterale, con il

piano di calpestio rialzato di 18 cm rispetto al livello del solaio principale della platea, allineato con i

percorsi rialzati che si sviluppano per tutta la lunghezza delle pareti longitudinali, che conduce

attraverso una breve scala alla quota più elevata.

La stratigrafia delle pareti perimetrali è la stessa del resto dell’edificio. Una parete a

cassetta costituita da un muro ad una testa verso l’interno, una intercapedine d’aria, uno strato di

materiale coibente, un muro ad una testa verso l’esterno, per terminare con un rivestimento in

foglio con mattoni disposti in verticale. Diversamente dal resto delle pareti longitudinali quelle del

senato accademico sono, completamente tamponate.

Le canalizzazioni da allocare sono relative, ovviamente, tanto alla mandata dell’aria

climatizzata, che deve avvenire dal basso, tanto alla ripresa della stessa, dall’alto. Per una

descrizione specifica si rimanda agli appositi paragrafi della presente relazione.

Impianto di mandata aria climatizzata. Sempre alla ricerca della più elevata integrazione possibile con l’immobile, per le

canalizzazioni dell’aria di mandata si è proposto di utilizzare lo spazio intercluso, al disotto dei piani

di calpestio dei solai su muricci, tra quest’ultimo e il solaio interpiano principale posto tra Aula

Magna e biblioteca.

Nella gradonata l’emissione dell’aria è affidata ad una canalizzazione installata al di sotto

delle poltrone previa modifica del fianco di queste ultime per consentirne l’attraversamento.

Per la zona alla quota più elevata il canale di mandata poggerà direttamente sul pavimento

lungo la parete di fondo, non visibile dalla platea sarà comunque inglobato in una piccola pedana

in legno sulla quale sono inserite le griglie dell’impianto di mandata aria climatizzata.

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Impianto di ripresa aria Per la ripresa si propone di utilizzare in parte l’intercapedine d’aria esistente sulla parete

perimetrale tra il paramento murario interno e la porzione esterna della stessa parete. Accedendo

a questo vano attraverso il solaio principale è possibile collegare le tubazioni, di dimensioni più

contenute, al canale di ripresa collocato all’intradosso del solaio, nei locali della biblioteca.

Risulterà parzialmente visibile, perché arretrata rispetto al piano verticale principale della parete,

una grigliatura posta al disotto dell’architrave in c.a. bocciardato e arretrata rispetto allo stesso

elemento, di forma materiale e dimensioni analoghe alle altre installate al di sotto degli architravi

degli infissi presenti nelle altre campate. Riusciamo ad evitare, così operando, qualsiasi

alterazione del rigore formale che caratterizza l’immobile.

Nel dettaglio le opere edili previste sono descritte di seguito.

Come già precedentemente accennato, nella zona del Senato Accademico la scelta è stata

quella di collocare gli impianti nelle cavità esistenti, utilizzando la muratura a cassetta ed il solaio

su muricci al fine di ridurre al massimo l’impatto visivo del nuovo impianto. Tutte le lavorazioni

dovranno essere eseguite da maestranze specializzate e qualificate nell’ambito del restauro al fine

di garantire una buona riuscita dell’intervento. In particolare sarà necessario rimuovere quasi

completamente il paramento murario in mattoni in sei delle otto campate della zona absidale.

Sedute in legno esistenti da modificareper passaggio canale di mandata

Passaggio canalizzazionesu spessore muraturaesterna a cassetta

Bocchetta di ripresa

Solaio palco su muricci

Dorsale principale

Diramazione impianto Solaio secondario su muricci

Solaio principale latero-cementizio

Tale operazione dovrà avvenire con la massima cura, preservando tutti gli elementi in

laterizio, numerandoli con opportuna documentazione fotografica dell’esistente ed accatastandoli

in modo da garantirne l’assoluta sicurezza. Tale operazione dovrà avvenire con la tecnica del cuci-

scuci murario e procedendo per piccoli cantieri. La necessità di una eventuale sostituzione di

elementi ammalorati dovrà avvenire con elementi della stessa composizione,cromia, dimensioni di

quelli esistenti ed avendo eventualmente cura di collocarli nei punti meno visibili del paramento

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murario. Sarà pertanto opportuno condurre delle analisi chimiche sull’ esistente in grado di poterne

stabilire la natura e lo stato di conservazione. La malta da utilizzare nella ricomposizione dovrà

essere uguale all’esistente per cromia e composizione chimica; sarà dunque necessario procedere

con accurate analisi sulla composizione di quella esistente, dunque realizzare delle campionature

sulla base di tali analisi che dovranno essere sottoposte alla preventiva approvazione sia della DL

che delle autorità competenti. Le campionature si dovranno realizzare per ogni tessitura muraria

oggetto di intervento se del caso e per ogni variazione cromatica e materica. Analoghi all’esistente

dovranno essere anche i giunti del paramento murario per forma e dimensione; la malta in eccesso

dovrà essere scarnita, spazzolata e pulita lasciando a vista gli elementi in laterizio. Per consentire

il passaggio dei canali sul sottostante seminterrato, dovranno essere eseguiti dei fori con

carotatrice; tali fori dovranno essere eseguiti con la massima cautela al fine di non danneggiare il

pavimento in marmo. Tuttavia qualora per cause impreviste si dovessero rendere necessarie delle

operazioni di riparazione del pavimento, sarà opportuno procedere come segue. Nel caso di

piccole fratture si procederà al risanamento con resine epossidiche e successivo trattamento

specifico sul marmo. Gli elementi eccessivamente ammalorati, saranno sostituiti con elementi

nuovi ma analoghi per composizione chimico-fisica e cromia, eventualmente da disporre nei punti

meno visibili. Tutto ciò va specificato solo in via cautelativa poiché attualmente non è possibile

conoscere dall’esterno il reale stato di conservazione del pavimento come ad esempio l’adesione

del marmo al massetto.

4.3.5 Area Platea. Per la platea sono state elaborate soluzioni che possiamo definire, per alcuni aspetti,

sperimentali da un punto di vista impiantistico, ma che da un punto di vista architettonico riescono

ad ottenere una buona integrazione con l’edificio esistente, preservandone le caratteristiche

dimensionali, formali e prospettiche.

Come si vedrà nel seguito l’impianto di immissione dell’aria climatizzata è diramato al piano

sottostante e, al livello della platea dell’aula magna, totalmente integrato nelle nuove poltrone pur

con alcuni adattamenti. Per la ripresa dell’aria si è perseguita la massima integrazione con l’unico

elemento già manomesso che, in ogni caso, deve essere sostituito in quanto non rispondente ai

moderni criteri di gestione energetica dell’immobile, ovvero l’infisso esterno. Gli infissi originari,

ancora presenti in parte del piano sottostante, sono in ferro verniciato, quelli a servizio dell’aula

magna attualmente sono in alluminio anodizzato colore bronzo lucido. L’integrazione tra infisso e

impianto è stata ottenuta progettando un imbotte perimetrale all’infisso vero e proprio che contiene

tanto le tubazione, quanto la griglia di ripresa dell’aria. La descrizione degli intervento è riportata di

seguito nel dettaglio.

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Impianto di mandata aria climatizzata. Per quanto riguarda la mandata dell’aria un impianto tradizionale a dislocamento avrebbe

previsto la sostituzione delle poltrone esistenti con l’inserimento di nuove poltrone ciascuna dotata

di un proprio diffusore sottopoltrona; ciò avrebbe comportato la realizzazione di un numero enorme

di fori sul solaio e un impianto completamente a vista. Altra alternativa poteva essere la

realizzazione di pedane rialzate per consentire il passaggio dei canali , ma questo avrebbe alterato

completamente la percezione spaziale dell’interno dell’ aula.

Dopo un’accurata indagine progettuale su ciò che è possibile trovare in commercio

nell’ambito del design di poltrone per spettacolo ma anche di installazioni simili già realizzate ad

esempio in teatri storici, cinema, sale conferenze di altre università, l’attenzione è stata posta sulla

poltrona Genya di Lamm. Tale poltrona oltre ad avere un design minimale che ben si inserisce nel

contesto dell’aula magna, ed essere stata impiegata in simili installazioni come l’Aula Magna

dell’Università Bocconi, è caratterizzata dal fatto di avere una trave sottopoltrona continua. Tale

elemento può ospitare al suo interno un canale continuo per la mandata dell’aria; dopo aver

richiesto a Lamm delle verifiche specifiche in tal senso, è stato appurato che la poltrona può

contenere nel basamento un tubo di sezione massima 14 cm se rotondo oppure 12 cm se

quadrato,comunque sufficiente per la portata d’aria richiesta. In questo modo l’impianto risulta

completamente integrato all’interno del volume della poltrona, caratterizzata peraltro, da un aspetto

estremamente minimal con braccioli e schienale a scomparsa a formare un unico elemento

continuo dalle linee nette e pulite che va perfettamente ad integrarsi con il sobrio stile dell’aula. Il

sedile ed i due braccioli si aprono e si chiudono con un movimento sincronizzato a scomparsa.

Sulla trave sottopoltrona sarà poi inserito l’elemento di diffusione, verniciato con lo stesso colore

della poltrona. E’ evidente come il riferimento ad un prodotto sia in funzione della definizione

di standard qualitativi e prestazionali che fungano da elemento di riferimento, pertanto

qualsiasi altro prodotto che abbia caratteristiche funzionali e prestazionali analoghe potrà

essere proposto dall’impresa aggiudicataria ed utilizzato per la realizzazione dell’opera.

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ESEMPLIFICAZIONE DELLE MODIFICHE ALLA SEDUTA STANDARDPER INSERIMENTO IMPIANTO

Per realizzare l’impianto di mandata dell’aria dovranno essere realizzati due fori sul solaio,

di diametro pari a circa 125 mm per consentire al canale la formazione di un anello, di cui uno

all’inizio ed uno alla fine di ogni fila di sedute. I fori saranno eseguiti tramite carotatrice elettrica con

corona diamantata adatta all’impiego su marmi e pietre naturali, dotata di telaio di sostegno e

sistema di raffreddamento ad acqua. Per quanto riguarda la tutela della pavimentazione e degli

elementi strutturali del solaio si rimanda a quanto già descritto per il senato accademico.

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Impianto di ripresa aria. Per la ripresa dell’aria è stata invece studiata una soluzione che prevede l’integrazione dell’

impianto sull’infisso. Gli infissi esistenti saranno peraltro sostituiti con nuovi infissi a taglio termico

nel rispetto delle vigenti normative sul risparmio energetico. Gli infissi in alluminio attualmente in

opera saranno sostituiti con infissi in acciaio cor-ten che ben si armonizza con i materiali dei

prospetti esterni ed interni tanto per colore che tipologia di finitura che per dimensione del profilo. I

profili ipotizzati saranno del tipo SECCO SISTEMI EBE65 con sezione da 47 a 94 mm, profondità

65 mm o del tipo MOGS COR-TEN con sezione da 73 mm, profondità 65 mm. Il sistema di tenuta

acqua, aria e vento sarà del tipo a giunto chiuso con due livelli di tenuta, complanarità esterna

interna. I profilati sono ottenuti mediante profilatura a freddo di nastri in acciaio Corten Fe510x

dello spessore 10-15 mm. Per la finitura le superfici saranno ossidate e successivamente cerate. I

vetri saranno del tipo basso-emissivo con trasmittanza entro i limiti fissati dalle vigenti normative in

materia.

Anche in questo caso il riferimento ad un prodotto è in funzione della definizione di standard qualitativi e prestazionali che fungano da elemento di riferimento, pertanto qualsiasi altro prodotto che abbia caratteristiche funzionali prestazionali ed estetiche analoghe potrà essere proposto dall’impresa aggiudicataria ed utilizzato per la realizzazione dell’opera dopo essere stato sottoposto al vaglio degli enti preposti nonché della Direzione dei Lavori.

GRIGLIA PER RIPRESA ARIADELL'IMPIANTO INTEGRATAALL'INFISSO

PROFILO L 200 X 200 X 12

Spaccato assonometrico Fotoinserimento

Gli infissi saranno a due ante apribili in corrispondenza delle uscite di sicurezza e gli altri

saranno fissi a vetro unico. I canali di ripresa saranno collocati sulle parti laterali di ogni infisso ed

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andranno a costituire due colonne montanti della sezione di circa 25 cm che si andranno a

ricongiungere sotto l’architrave dove sarà posizionata la griglia di ripresa dell’aria, a formare anche

qui un anello. Da sottolineare che tali elementi saranno arretrati rispetto alla struttura in c.a. dei

portali delle aperture, tale elemento costituirà una sorta di imbotte dell’infisso. I canali

attraverseranno poi il gradino esistente riempiendo la cavità del sottogradino, andando ad

utilizzare anche in questo caso gli spazi nascosti esistenti. Da appositi saggi condotti in loco è

stato infatti possibile appurare che non si trovano elementi strutturali nel sottogradino; il

riempimento del gradino, costituito da inerti di varia natura, sarà ripristinato mediante getto di cls

alleggerito al fine anche di garantire maggiore stabilità. Il rivestimento delle colonne montanti sarà

in lamiera di acciaio corten come il resto dell’infisso.

Per tale operazione sarà necessario smontare la prima lastra esterna di travertino in

corrispondenza dell’infisso; per le lastre di travertino è stata prevista la pulitura completa con spray

di acqua deionizzata a bassa pressione per rimuovere le incrostazioni di varia entità visibili

attualmente tra cui smog, depositi superficiali di varia natura e per rendere meno evidente lo

stacco tra vecchio e nuovo qualora fosse necessario sostituire alcune delle lastre per imprevisti

durante le lavorazioni. La durata del trattamento varierà in funzione di quanto necessario al fine di

asportare i depositi, senza intaccare la pietra. La lavorazione dovrà tenere conto delle indicazioni

della D.L. e della Soprintendenza in base al livello di pulizia da ottenere. Per la pavimentazione

interna in marmo valgono le stesse considerazioni già fatte per il Senato Accademico.

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4.3.6 Considerazioni generali sugli interventi strutturali Come argomentato in occasione del Progetto Preliminare ed in accordo con il D.M.

14/01/2008 e la relativa Circ. Min. n.617 del 02/02/2009, per la scelta degli interventi strutturali da

adottare, a corredo e completamento dell’intervento, si è proceduto al rilievo geometrico-strutturale

dell’edificio nel suo complesso ed, in particolare degli elementi costruttivi che costituiscono il solaio

di calpestio dell’Aula Magna, mediante l’effettuazione di saggi ed indagini sperimentali per la

caratterizzazione meccanica dei materiali. In considerazione di ciò, si ritiene descritta

qualitativamente la condizione strutturale globale, prima e dopo gli interventi in progetto, e

quantitativamente per le sole parti e/o elementi strutturali interessati dall’intervento.

Gli interventi locali che si propongono tengono conto del possibile danneggiamento di

alcune parti strutturali del solaio, che potrebbe verificarsi a causa delle lavorazioni di carotaggio

per l’integrazione del sistema di mandata dell’aria nella struttura delle poltrone, sia nella zona della

platea che del Senato Accademico. In corrispondenza, poi, delle spalle di ciascun infisso, dove si

andranno ad effettuare forature per il passaggio dei canali di ripresa, verrà rimosso il riempimento

esistente, costituito da materiale incoerente con inerti di varia natura e senza alcuna valenza

strutturale, e verrà sostituito con un getto di calcestruzzo alleggerito, al fine di creare una base di

appoggio stabile per la pavimentazione soprastante. Inoltre, si procederà alla ricostruzione e

consolidamento dei pannelli murari interni in corrispondenza delle ultime tre campate, poste nella

zona absidale, rimosse per l’installazione dell’impianto di ripresa dell’aria.

Nella zona della Platea, verranno eseguiti gli interventi descritti di seguito:

− saranno eseguiti dei fori con carotatrice sul solaio in numero di due ogni fila di sedute, di

diametro pari a circa 125 mm ciascuno. Tale lavorazione sarà realizzata evitando di

danneggiare gli elementi portanti del solaio e cercando di agire solo sugli elementi di

alleggerimento. Dai saggi effettuati in fase preliminare, è stata individuata l’orditura del solaio e

la presunta posizione degli elementi portanti, al fine di non intercettare con le forature gli

elementi portanti. Nel caso in cui ciò non sia possibile, si procederà al ripristino dei travetti

danneggiati mediante l’inserimento di profilati metallici ad L, solidarizzati alle strutture esistenti

tramite apposite malte a ritiro compensato, idonee ad interventi di consolidamento e ripristino di

strutture in c.a..

− in corrispondenza di ciascun infisso, dove si sfrutta la cavità presente nel sottogradino per il

passaggio delle tubazioni, saranno demolite le porzioni non portanti del solaio comprese tra la

trave di bordo e l’ultimo elemento portante; questo sarà poi rinforzato mediante l’inserimento di

profilati metallici ad L, solidarizzati alle strutture esistenti tramite apposite malte a ritiro

compensato, idonee ad interventi di consolidamento e ripristino di strutture in c.a.. La cavità del

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sottogradino sarà invece riempita, per la parte non occupata dalle tubazioni, con un getto di

calcestruzzo alleggerito per garantire una maggiore stabilità del piano di calpestio.

Nella zona del Senato Accademico, verranno eseguiti gli interventi descritti di seguito:

− saranno demolite alcune porzioni di solaio in corrispondenza di ciascuna delle sei campate della

zona absidale, per una superficie tale da permettere il passaggio delle tubazioni per la ripresa

dell’aria. Tali demolizioni interesseranno probabilmente elementi portanti del solaio (dai saggi

effettuati preliminarmente, non è stato possibile verificare esattamente la direzione di orditura

del solaio in tale zone, ma è stata desunta per similitudine con quella rilevata nella zona della

platea), per cui si procederà al ripristino delle porzioni di solaio asportate mediante l’inserimento

di profili in acciaio ad L, solidarizzati alle strutture portanti che si mantengono, mediante perfori

armati ed iniettati di specifica malta a ritiro compensato. A questi verrà inoltre appoggiata una

struttura a sbalzo di limitate dimensioni (circa 0,50m) in cemento armato, posta a chiusura della

superficie necessaria al passaggio delle suddette tubazioni, in modo tale da ripristinare il piano

di calpestio.

Figura 1. Vista laterale della zona absidale.

 

− saranno eseguiti dei fori con carotatrice sul calpestio della struttura soppalcata del senato

accademico, per consentire il passaggio dal sottostante seminterrato dei canali di mandata e

ripresa dell’aria. Tale lavorazione sarà realizzata evitando di danneggiare gli elementi portanti

del solaio e cercando di agire solo sugli elementi di alleggerimento. Nel caso in cui ciò non sia

possibile, si procederà al ripristino dei travetti danneggiati mediante l’inserimento di profilati

metallici ad L, solidarizzati alle strutture esistenti tramite apposite malte a ritiro compensato,

idonee ad interventi di consolidamento e ripristino di strutture in c.a.

− saranno inseriti degli architravi in latero-cemento, in corrispondenza delle due aperture laterali

sulle pareti del sottopalco, che verranno mantenute, ed eventualmente ampliate, al fine di

garantire il passaggio del personale tecnico per la manutenzione dell’impianto.

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− saranno eseguite, infine, le demolizioni di limitate porzioni di solaio per il passaggio dei canali di

mandata, al di sotto dei gradoni del senato. In questo caso, la foratura tramite carotaggio

sarebbe scomoda da realizzare, in quanto si dovrebbe lavorare in uno spazio di altezza

contenuta non totalmente accessibile.

Figura 2. Vista interna del sottopalco da una delle aperture laterali.

Area esterna – Zona verde

All’interno dell’area verde che fiancheggia l’edificio al piano terra, si prevede la

realizzazione di tre vasche parzialmente interrate per la collocazione delle pompe di calore a

servizio dell’impianto di climatizzazione. L’esigenza di suddividere in più elementi la struttura

interrata, piuttosto che realizzarne una unica, deriva dalla richiesta della Soprintendenza di

mitigare l’impatto sia ambientale che visivo dell’intervento, mimetizzando sia i macchinari che i

relativi “contenitori” con elementi vegetativi con caratteristiche omogenee a quelli esistenti,

costituiti da arbusti di piccole e medie dimensioni.

Le vasche interrate saranno realizzate con strutture scatolari in cemento armato, costituite

da setti portanti incernierati, alla base da una fondazione su platea. In particolare, le caratteristiche

tipologiche comuni alle tre vasche sono le seguenti:

- platea in c.a. di spessore 25 cm, con armatura diffusa superiore ed inferiore con barre ad

aderenza migliorata in acciaio da c.a. del tipo B450C, con diametro Ø12, passo 20cm, in

direzione longitudinale, e con diametro Ø10, passo 40cm, in direzione trasversale.

Distanziatori ad aderenza migliorata in acciaio da c.a. del tipo B450C, con diametro Ø8, in

numero di 6 al mq;

- setti verticali in c.a. di spessore 20 cm, con armatura doppia sul lato interno ed esterno con

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S.T.I.G. Studio Tecnico Associato - CHIUSI SCALO (SI)

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barre ad aderenza migliorata in acciaio da c.a. del tipo B450C, con diametro Ø12, disposte

in verticale in numero di 6 al metro lineare, e con diametro Ø10, disposte in orizzontale con

passo 40 cm. Distanziatori ad aderenza migliorata in acciaio da c.a. del tipo B450C, con

diametro Ø8, in numero di 6 al mq.

Le tre vasche saranno chiuse in corrispondenza del piano di campagna mediante pannelli in

grigliato elettrosaldato (maglia 22x76 con barre portanti 50x2) del tipo pedonabile, poggiati su travi

in acciaio S275 a sezione aperta del tipo HEA100, con funzione di rompi-tratta, fissate agli appoggi

all’interno delle pareti verticali. (*)

(*) Per il dettaglio delle armature, si rimanda alla consultazione degli elaborati grafici di progetto.

 

Chiusi Scalo (SI), 05/04/2013

IL TECNICO

Arch. Gianluca Gallinella