UNIVERSITA’ POPOLARE DI SCIENZE DELLA SALUTE...

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UNIVERSITA’ POPOLARE DI SCIENZE DELLA SALUTE PSICOLOGICHE E SOCIALI UNI.PSI. Scuola di Iridologia IRIDOLOGIA: APPROCCIO DINAMICO CENTRATO SUL CLIENTE Candidato: Relatore: Barbara Cordioli Dott. Guido A. Morina A.A. 2011/2012

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UNIVERSITA’ POPOLARE DI SCIENZE DELLA

SALUTE PSICOLOGICHE E SOCIALI UNI.PSI.

Scuola di Iridologia

IRIDOLOGIA: APPROCCIO DINAMICO

CENTRATO SUL CLIENTE

Candidato: Relatore:

Barbara Cordioli Dott. Guido A. Morina

A.A. 2011/2012

IRIDOLOGIA: APPROCCIO DINAMICO CENTRATO SUL CLIENTE

Allieva: Barbara CordioliRelatore: Dott. Guido A. Morina

INDICE

Pag

1. Introduzione 3

2. Vari approcci allo studio dell’iride: l’iridologia tradizionale e psicosomatica 42.1 Iridologia tradizionale 4 2.2 Iridologia psicosomatica 6

3. La rivoluzione apportata dall’iridologia dinamica 93.1 L’iridologia dinamica 93.2 Capisaldi dell’iridologia dinamica 10

4. Metodo di procedere secondo l’iridologia dinamica 124.1 Counseling iridologico: il colloquio 124.2 Ruolo del counselor 144.3 L’empatia nel counseling 164.4 “Leggere” il carattere nel counseling 194.5 Possibili effetti del counseling dinamico 21

5. Il counseling iridologico dinamico. Un esempio. 23

6. Conclusioni 29

Bibliografia 30

1. INTRODUZIONE

L’iridologia è una pratica non invasiva, fondata sull’osservazione dell’iride di un individuo.

Questa pratica era già stata messa in pratica nell’antichità: i medici egizi nel lontano 1500 A.C. già

praticavano diagnosi sui malati basandosi sull’osservazione dell’occhio.

Troviamo cenni dell’utilizzo della pratica iridologica anche nella medicina tradizionale cinese e in

alcuni documenti redatti al tempo della Mesopotamia.

L’iridologia moderna si ritiene nasca in concomitanza con gli studi dell’iride del medico ungherese

Ignatz von Peczely nella seconda metà del XIX° secolo e, alcuni anni dopo del ricercatore svedese

Nils Lijequist: entrambi si erano occupati di accurati studi dell’iride, le cui caratteristiche e

alterazione potevano dare specifiche informazioni.

Ne seguì la pubblicazione delle prime mappe iridee e corrispondenti significati legati ai segni di

alterazione.

Da qui molti medici e ricercatori si sono occupati di studi sull’iride a cui seguirono la pubblicazione

di diversi libri sull’argomento: ad oggi sono state pubblicate circa quattrocento differenti mappe

delle corrispondenze delle zone riflesse dell’iride senza però alcuna prova scientifica di quanto

affermato.

Secondo quanto si identifica con iridologia tradizionale si vuole indicare appunto lo studio dell’iride

con intento medico-diagnostico, al fine di individuare per ogni caratteristica dell’iride un preciso

significato legato a patologie passate, presenti o future.

La branca più recente, rispetto all’iridologia tradizionale, è l’iridologia psicosomatica, basata sul

principio che le alterazioni dell’iride abbiano natura psichica.

In considerazione dei grossi limiti dell’iridologia tradizionale e psicosomatica, che si illustreranno a

seguito, arriviamo quindi alla pratica iridologica dinamica, che ha cambiato radicalmente i principi

e il tipo di approccio di questa pratica; nel far ciò si è cercato di dare un significato diverso e dignità

a questa pratica.

L’intento di questo scritto è di spiegare in breve i vari tipi di approccio all’iridologia menzionati qui

sopra (tradizionale, psisomatico e dinamico)

In particolare si andrà a sottolineare la rivoluzione apportata dall’iridologia dinamica e soprattutto

al tipo di approccio dell’iridologo e alla metodologia del counseling fondato sulla centralità del

cliente.

2. VARI APPROCCI ALLO STUDIO DELL’IRIDE: L’IRIDOLOGIA TRADIZIONALE E PSICOSOMATICA

L’iridologia moderna, dal momento della sua nascita a metà dell’800, è stata oggetto di

studio e ricerca da parte soprattutto di medici.

In questo capitolo, si vuole spiegare brevemente quali siano le principali caratteristiche delle

due branche dell’iridologia più comunemente note, cercando di mostrare anche quali

possano esserne i limiti.

Parliamo dell’iridologia tradizionale e quella psicosomatica

2.1 L’IRIDOLOGIA TRADIZIONALE

La pratica iridologica tradizionale si fonda sull’analisi dell’iride e delle sue caratteristiche

basandosi su un approccio tendenzialmente scientifico-diagnostico.

L’iridologia tradizionale si propone di analizzare l’iride di una persona con l’intento di

individuarne i possibili “difetti”(deviazione da uno stato di iride considerata normale, senza

segni di alterazione) e per poterne stabilire, in questo modo, le relative caratteristiche

standard come debolezze, predisposizioni e quindi malattie passate, presenti e soprattutto

future.

L’intento e’ quindi fondamentalmente patogenetico: il fine dell’iridologo di stampo

tradizionale è quello di cercare quanto di negativo può dire l’iride della persona circa lo stato

di salute della stessa. Non ha quindi alcun intento indagare circa la salutogenesi

dell’individuo o le caratteristiche positive.

Passando alla parte pratica dell’analisi tradizionale dell’iride: innanzitutto essa si propone di

classificare e catalogare l’individuo in base alle caratteristiche dell’iride.

Sarà di primaria importanza per l’ iridologia tradizionale stabilire, con approccio

tendenzialmente medico, il biotipo e la costituzione (e sottocostituzione) di un individuo.

Già una determinata colorazione (linfatica, ematogena, mista) e la trama di un iride

porteranno informazione di determinate caratteristiche fisiche, psichiche e predisposizioni di

un individuo.

Inoltre, in base alla semplice consultazione delle mappe iridee di riferimento (mappe

settoriali dettagliate in cui si indicano con precisione a che punto dell’iride corrisponde una

determinata parte anatomica), ecco che l’iridologia tradizionale e’ in grado di dare un

preciso significato ad esempio ad una macchia; aggiungiamo quindi il significato “standard”

che l’ iridologia tradizionale dà al colore e alla forma della macchia stessa ed avremo la

diagnosi completa.

Ad esempio ad un soggetto di sesso femminile che presenti una macchia di colore marrone

scuro e “pelosa” tra ore 5 e 7 , potrebbe venire diagnosticata la predisposizione ad un tumore

all’utero (senza specificare però quando ciò avverrà).

Si possono dare con la stessa logica anche precisi significati ad altri segni o caratteristiche

quali sovracolorazioni, eterocromie, raggi solari, archi di cerchio, forma della pupilla ecc.

Questo tipo di pratica, in realtà abbastanza banale da mettere in pratica, in quanto

presuppone solo una consultazione dei parametri di riferimento e significati acquisiti da un

libro o da un corso di iridologia, oltre ad essere talvolta poco utile o addirittura pericolosa

(per la salute psicologica del soggetto analizzato in caso di “cattive notizie” dettate

dall’iride, senza specificare la tempistica!), presenta alcuni grossi limiti.

Primo fra essi il fatto che (purtroppo) non sono stati stabiliti fino ad ora, in molti anni di

studio e ricerca, parametri standard per la “traduzione” univoca e inequivocabile delle

caratteristiche dell’iride: è quindi improponibile che l’iridologia tradizionale voglia fare una

diagnosi dell’iride quando mancano le basi scientificamente supportate del significato di ciò

che si vuole affermare. L’approccio medico (sintomo=diagnosi= possibile terapia) è quindi

non adeguato se si vuole trattare di iridologia che ad oggi non e’ una scienza esatta.

In secondo luogo l’altro limite della pratica dell’ iridologia tradizionale in questi termini,

cosa che, non a caso, a mio parere corrisponde al limite più grande della pratica della

medicina tradizionale in genere, è la completa spersonalizzazione dell’analisi di un

individuo che presenta qualsiasi tipo di problematica: la persona e i suoi sintomi vengono

tendenzialmente catalogati e interpretati in modo standard senza tener conto delle

caratteristiche intrinseche, della sua individualità, della sua capacità di reazione.

Ad una determinata caratteristica viene semplicemente dato un significato standard senza

leggere la cosa in chiave personale, all’interno dell’unione delle caratteristiche fisiche,

psicologiche, di stile di vita ecc di un individuo.

Non viene insomma considerato che ogni individuo è assolutamente unico ed irripetibile

assieme ad ogni sua caratteristica (iride compreso!).

Ad ogni modo, come già precedentemente menzionato, l’approccio tradizionale

all’iridologia è, ad oggi, ancora il più comunemente in uso ed il più studiato presso la

maggior parte delle scuole di iridologia.

Si veda infatti, a tal proposito la definizione data da Wikipedia del vocabolo “Iridologia”:

L’iridologia è un sistema diagnostico basato sullo studio dell’iride dell’occhio.

E’ altresì una pratica pseudoscientifica priva di fondamento e riscontri scientifici.

Diversi studi ne hanno provato l’assoluta inefficacia.

Secondo l’iridologia, analizzando l’iride di una persona, si potrebbe determinare

l’esistenza di un problema relativo a qualche apparato o funzionalità del corpo […].

2.2 L’IRIDOLOGIA PSICOSOMATICA

L’iridologia definita psicosomatica si riferisce al principio che la psiche influenza

fortemente tutto il nostro organismo.

Ogni disturbo non deriverebbe solo da una alterazione dell’organismo, ma anche da squilibri

legati alla psiche e all’ambito delle emozioni.

Il soggetto sembra riportare un segno sugli organi e sui tessuti (anche quello irideo) di come

elabora le proprie emozioni e la propria vita.

Essa è una branca più evoluta e recente rispetto all’iridologia tradizionale.

Ne è seguita una mappa appunto psicosomatica (e semplificata) dell’iride.

L’ iridologia psicosomatica è legata alle tre istanze fondamentali della nostra psiche come

individuato da Freud: l’io, super-io e Es che sono sempre in sinergia.

Le descriveremo brevemente:

a) Super io: questa parte della psiche umana sta a rappresentare la sfera razionale e ideale di

un individuo. E’ collegata a tutti i principi morali e i divieti che ci sono imposti nei primi

anni di vita e che ciascuno, a suo modo, ha interiorizzato.

Il Super io di un individuo è collegato con il Super io collettivo che è trasmesso di

generazione in generazione e che si collega alle prescrizioni morali imposte dal vivere nella

società.

Esso si presenta quindi fondamentalmente punitivo e inibente.

Per l’ iridologia psicosomatica esso si colloca principalmente in zona cefalica e se troppo

repressivo causa dei segni di ripiegamento (raggi solari) o di oppressione (collaretto o

pupilla).

b) Es: questa istanza si collega alla parte pulsionale, istintiva ed eventualmente aggressiva

della psiche.

L’Es opera secondo il principio del piacere e se “schiacciato” (magari da un super io molto

repressivo) dà origine a sentimenti di rabbia o frustrazione.

In IP questa istanza è rappresentata dalla zona pelvica ed eventuali segni, solitamente ogive,

sono da ricollegare a repressione delle pulsioni e tendenze istintive.

c) Io: questa istanza rappresenta ciò che media l’es ed il super io. Essa è la parte che

rappresenta l’io che si mostra al mondo esterno e rappresenta l’individualità della persona.

Si potrebbe riscontrare un Io con un individualità forte e che quindi sa ben mediare tra le

altre due istanze; al contrario se l’individualità è scarsa e debole si potrebbero avere degli

sbilanciamenti e una conseguente perdita di armonia ed equilibrio a livello psicologico.

In iridologia psicosomatica esso è rappresentato dal collaretto: secondo quanto

precedentemente detto, potrebbe quindi essere interessante analizzare quanto sia “robusto” o

meno il collaretto e conseguentemente “l’io” della persona

Importante sottolineare che, l’analisi dell’iride secondo l’ iridologia psicosomatica si basa

sul principio olografico e sul principio analogico.

Secondo il primo, il corpo umano viene considerato come un organismo dalle funzioni

unificate in cui ogni singola parte rappresenta il tutto.

Sulla base dell’osservazione di una singola parte del corpo, si può quindi arrivare all’analisi

dell’individuo nella sua interezza, secondo un principio esoterico ed olistico.

Per quanto riguarda il principio analogico, esso si riferisce appunto al concetto di analogia e

in particolare al modo di interpretare la realtà in questo senso.

Questo tipo di interpretazione non può essere ricondotta al campo scientifico in quanto di

natura assolutamente personale.

L’analogia implica l’utilizzo di entrambi gli emisferi cerebrali anche quello destro, intuitivo

e con capacità di sintesi, che implica una visione globale e quindi anche psicosomatica

dell’individuo.

Lo scopo dell’analisi secondo l’ iridologia psicosomatica è ricercare in un soggetto la

capacità di adattamento alla vita, i segni riflessi degli adattamenti passati e la capacità di

reazione ai traumi e a situazioni stressanti.

A differenza dell’iridologia tradizionale, i cui studiosi hanno prodotto più di quattrocento

mappe molto diversificate e dettagliate della zona riflessa di corrispondenza, l’iridologia

psicosomatica ha individuato una mappa molto più semplificata ed elastica.

Si sono individuate tre zone principali:

-zona cefalica collegata alla testa: se troviamo segni di difetto, essi sono normalmente i raggi

solari che sarebbero da collegare a disturbi psicosomatici appunto della zona della testa.

-zona mediastinica collegata anatomicamente alla zona al di sotto del collo fino all’addome.

In caso di segni di difetto, troviamo in questa zona delle ogive, sfaldature e decolorazioni,

verosimilmente a compensazione dei raggi in zona cefalica.

-zona pelvica collegata appunto ai pelvi e la parte inferiore del corpo. Gli eventuali segni di

difetto sono le ogive e sembrerebbero segnalare pulsioni frustrate e non espresse.

In considerazione del fatto che a queste zone si è assegnata un valore psicologico e sociale,

essa può essere arricchita nella maniera seguente.

-zona cefalica: legata alle funzioni razionali e spirituali

-zona mediastinica nasale: legata all’individualità del soggetto e all’introspezione

-zona mediastinica temporale: indica rapporto dell’individuo con l’esterno (lavoro,

socialità…)

-zona pelvica: collegata alla sfera della sessualità, l’istinto e l’inconscio

Sebbene l’iridologia psicosomatica abbia avuto il pregio di considerare l’importanza della

psiche nell’ambito dello studio delle possibili problematiche, anche a livello fisico, di un

individuo (che era stata completamente ignorata dall’iridologia tradizionale) e quello di aver

prodotto una mappatura semplificata dell’iride, essa però presenta il grosso limite di voler

applicare parametri di valutazione standard ad ogni persona: non si tiene conto delle

possibili caratteristiche personali e originali.

3. LA RIVOLUZIONE APPORTATA DALL’IRIDOLOGIA DINAMICA

La storia è una rassegna di rivoluzioni

Saul Alinsky, 1971

Può esserci rivoluzione soltanto là dove

c’è coscienza

Jean Jaurès, 1902

La branca più recente e più evoluta nel campo iridologico è l’iridologia dinamica che si pone

in atteggiamento critico nei confronti della branca tradizionale e psicosomatica.

L’iridologia dinamica si pone con una prospettiva completamente diversa con l’intento di

dare alla pratica iridologica una valenza nuova.

3.1 L’IRIDOLOGIA DINAMICA

L’iridologia dinamica, al contrario dell’iridologia tradizionale e quella psicosomatica, si

pone come una pratica priva di approccio medico- diagnostico.

L’intento principale è quello di aprire una via di comunicazione col cliente con un approccio

empatico, che ha come scopo ultimo quello di poter entrare nella parte inconscia ed

emozionale dello stesso.

Avendo quindi carattere di pratica non invasiva e senza finalità di diagnosi a qualunque

livello, il cliente non si sentirebbe di conseguenza in alcun modo giudicato e ciò aiuterebbe a

instaurare un rapporto basato sulla fiducia.

L’individuo per l’iridologia dinamica costituisce un soggetto unico ed irripetibile: ne deriva

il rispetto in primis e conseguentemente la considerazione per la sua individualità.

Il soggetto a cui osserviamo l’iride è considerato con approccio olistico ( e non medico

diagnostico) nella sua interezza e unione di corpo-mente-spirito.

Ne consegue che ogni segno e particolarità dell’iride deve essere considerato all’interno

dell’insieme delle sue caratteristiche, e non in base a tabelle comparative (varie mappe

iridee) e significati predefiniti, solitamente legate a patologie passate, presenti o future.

La valutazione con approccio dinamico non sarà quindi solo sotto l’aspetto fisiologico ed

organico, ma anche psico-energenico: le informazioni che un iridologo può trarre riguardano

il modo in cui un individuo ha deciso di costruire il suo io e di come ha deciso di evolversi.

L’individuo non è quindi un’entità passiva sotto gli occhi dell’iridologo, ma un individuo

attivo e sempre mutevole: l’analisi dell’iride in senso dinamico vuole quindi fotografare la

situazione contingente, con la consapevolezza che è soggetta a continui mutamenti.

3.2 CAPISALDI DELL’IRIDOLOGIA DINAMICA

-Uno dei capisaldi dell’iridologia dinamica è la considerazione dell’individualità del

soggetto: ogni individuo è considerato con approccio olistico come unione di corpo-mente-

spirito assolutamente originali e irripetibili.

Ogni caratteristica dell’iride deve quindi essere valutata in questa ottica: ogni individuo

riflette a proprio modo l’immagine del sé sull’iride.

-Arrivando ad un altro caposaldo dell’iridologia dinamica, possiamo dire che ogni segno di

eccesso, difetto, modificazione morfologica o dimensionale dell’iride si presenta

“personalizzata” dal cliente ed in questa ottica deve essere considerata: ognuna di queste

modificazioni deve essere vista come adattamento dell’organismo.

Ecco che quindi, ad esempio, una macchia è funzionale alla protezione delle fibre nervose

che corrispondono agli organi e alle funzioni riflesse in quel determinato punto dell’iride.

Allo stesso modo un’ogiva o un altro tipo di fessura faranno entrare più luce destinata a fibre

nervose riflesse che richiedono “più attenzione”.

Deve necessariamente essere considerata l’armonia generale dell’iride, le proporzioni delle

diverse parti (sclera, iride, pupilla; opi, collaretto, bordo esterno ecc.): l’iridologa dinamica

non vuole curare patologie, ma, eventualmente, solo correggere gli squilibri.

L’ iridologia dinamica considera che l’occhio è una estroflessione del cervello che è l’organo

che gestisce e coordina tutte le nostre attività a livello fisico e mentale.

-L’ottica dell’ iridologia dinamica non è patogenica, ma in considerazione della salutogenesi

dell’individuo; si vogliono sempre evidenziare le caratteristiche positive della persona e,

come detto, ogni segno viene visto, non come indicatore di patologie, ma come

modificazione data da adattamento dell’individuo.

-L’ iridologia dinamica considera che nulla è per caso e quindi ogni caratteristica dell’iride è

legata a tutto l’insieme della persona e della sua individualità.

-La metodologia di analisi dell’ iridologia dinamica: è basata sull’uso di entrambi gli

emisferi cerebrali, anche quello destro intuitivo e con capacità di sintesi.

L’analisi è un insieme di percezioni e informazioni scambiate.

4. METODO DI PROCEDERE SECONDO L'IRIDOLOGIA DINAMICA

“La lingua può nascondere la verità, ma gli occhi mai”.

Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita, 1966

Stabiliti i capisaldi dell'iridologia dinamica, si vorrebbe nel presente capitolo, illustrare il

modo di procedere (almeno indicativo) dell'analisi iridologia in senso dinamico.

Innanzitutto, è senza dubbio di notevole importanza il primo approccio tra cliente e

l'iridologo, che forse sarebbe più corretto definire counselor iridologico: e' fondamentale la

visione d'insieme sia da considerarsi riferita alla persona generale, sia per quanto riguarda

l'iride.

Successivamente si tratterà più specificatamente dell'approccio in questo senso nella parte

riferita alla cosiddetta "lettura del carattere".

In questa fase iniziale il counselor catturerà le prime impressioni che la persona davanti a lui

comunica: e' senza dubbio un'esperienza molto forte guardare un'altra persona negli occhi

per la prima volta.

Sappiamo infatti che gli occhi sono notoriamente lo “specchio dell'anima” della persona che

osserviamo: occorre però anche considerare che noi ci riflettiamo nella pupilla dell'individuo

che stiamo guardando.

Per analogia quindi un counselor guarda l'altra persona negli occhi, ma allo stesso tempo

viene coinvolto " di riflesso", letteralmente parlando, in questo processo di osservazione:

guardare il cliente negli occhi suscita una forte impressione, un cambiamento nel counselor.

In questo senso il cliente non e' un'entità passiva sotto analisi, ma e' in grado di avere un

ruolo appunto attivo nell'ambito dell'analisi iridologica: occorre sottolineare quanto questo

concetto sia in completa discordanza con quanto accade solitamente secondo l'analisi

iridologica tradizionale, dove il cliente viene essenzialmente solo analizzato e in qualche

modo giudicato dall’iridologo che " sentenzia" sul suo stato di salute.

Ritornando al metodo con cui procedere, passiamo quindi ad una seconda osservazione

dell’iride: questa volta si osserverà in modo particolareggiato e con l’ausilio di una lente di

ingrandimento e di illuminazione appropriata, al fine di cogliere i particolari, anche di

dimensioni molto piccole, come ad esempio l’opi.

In questa sede non si vuole approfondire particolari riguardanti l’analisi tecnica dell’iride di

cui si farà solo un esempio successivamente al capitolo.

Quello che si vuole approfondire sono gli aspetti essenziali del colloquio successivo

all’osservazione dell’iride: si vuole sottolineare l’estrema importanza di questa pratica al

fine dell’analisi in senso dinamico.

Nei paragrafi seguenti si cercherà di illustrare i principi fondamentali del colloquio, le

caratteristiche del modo di procedere e dell’approccio da parte del counselor iridologico,

nonché dei possibili effetti sul cliente.

Si evidenzieranno le caratteristiche fondamentali del counseling iridologico: a questo

proposito specifichiamo che molto di quanto si andrà a illustrare non è per la maggiorparte

specifico solo del campo iridologico, ma può essere valido anche per un’attività di

counseling in generale.

4.1 COUNSELING IRIDOLOGICO: IL COLLOQUIO

Come precedentemente accennato, a seguito della (seconda) osservazione particolareggiata

dell’iride, si procede quindi con il colloquio conoscitivo del cliente.

In considerazione delle caratteristiche dell’iride analizzata, si prosegue cercando di dare una

visione generale del cliente.

Si vuole sottolineare che, secondo un approccio dinamico, non si procede basandosi su un

metodo prestabilito, secondo dogmi.

Il modo di procedere e, quindi, di approcciarsi e' tentativo: in base all’osservazione di

particolari caratteristiche dell’iride il counselor avanza ipotesi che poi devono essere

comprovate (tentativi).

Osservando quindi una determinata peculiarità dell’iride, ricorrerebbero tendenzialmente

frasi come “potrebbe essere che..”, “questa caratteristica potrebbe significare che…”,

“quanto si osserva potrebbe essere indice di…” ecc.

Si delinea in questo modo, passo dopo passo, un quadro generale del cliente che include le

caratteristiche psico-fisiche, stile di vita, eventuali difficoltà e problematiche ecc.

In questa fase sono molto importanti il modo e l'atteggiamento con cui il counselor si pone

nei confronti del cliente: se un'affermazione e' detta in modo assertivo e come dichiarazione

e' vista come vero e proprio giudizio e il cliente si potrebbe sentire giudicato e diagnosticato.

Il counselor deve sempre ricordare, invece, di procedere assieme al cliente: è indispensabile

quindi che consideri sempre il suo ruolo di “coprotagonista” e non come manipolatore di un

individuo passivo.

4.2 RUOLO DEL COUNSELORConsiderazioni generali sulle funzioni di un counselor

“E’ già come se si sapesse far da sé, quando si ricorre a un buon consiglio”

Johann Wolfgang Goethe, Massime e Riflessioni, 1833

Una delle principali funzioni del counselor, non solo iridologico, e' quella di guidare il

cliente alla "scoperta" o meglio al ritrovamento del proprio sé: ogni persona, come più volte

detto e' unica ed irripetibile.

Il cliente deve, pertanto, essere considerato e rispettato secondo questa ottica e non

incasellato in una determinata categoria: la funzione del counselor, in questo caso, e' proprio

quella di guidare il cliente a trovare la propria dimensione individuale, senza forzature.

E’ importante che il cliente sia consapevole della propria libertà di scelta; egli si assume

quindi, la piena responsabilità del proprio agire e di ciò che accade nella propria vita.

Tutto ciò implica un sentimento di rispetto e considerazione nei confronti del cliente:

operando in questo senso il counselor potrebbe scontrarsi con interrogativi circa la capacità

del cliente di autodeterminarsi (come ad esempio “la persona a cui offriamo il counseling è

in grado di scegliere per se stessa? o sarebbe meglio se seguisse la direzione da noi

proposta, secondo i nostri parametri? Il cliente sarebbe forse più felice e appagato se

vivesse secondo la sua scala di valori o sarebbe meglio secondo noi se seguisse la

nostra?”).

In questo caso e' fondamentale che il counselor non ceda alla tentazione di indirizzare il

cliente secondo i propri ideali, ma che lasci la persona costruire il proprio sé attorno alla

propria scala di valori e alle caratteristiche e aspirazioni personali.

Ricordiamo a questo proposito quanto sia indispensabile che non si approcci all'attività di

counseling secondo dogmi e preconcetti, ma solo con lo scopo di guidare, di accompagnare

il cliente; ciò implica anche che il counselor deve tendenzialmente avere di base doti di

autostima e autocontrollo, ma anche di tatto e sensibilità.

Inoltre, secondo il modo di interpretare il counseling in senso dinamico e centrato sul

cliente, quest'ultimo dovrebbe parlare indicativamente per circa 2/3 del colloquio: il

counselor dovrebbe quindi limitarsi a fare considerazioni (tentative) ed eventualmente porre

domande mirate a far fluire la conversazione in una determinata direzione, al fine di mirare

alle vere difficoltà del cliente, ciò che probabilmente non riesce totalmente a portare alla

coscienza e che gli impedisce un' unita fra il sé cosciente e i vari livelli di inconscio.

Un’altra funzione del counselor e' quella di far accettare al cliente la propria responsabilità

sociale: in caso ciò significherebbe eventualmente anche cercare di far uscire la persona dal

proprio guscio permeato di egocentrismo per rivolgersi alla sfera dell'interazione con la

società esterna.

“La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti”

Johann Wolfgang Goethe, Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister, 1807

Il counselor dovrebbe altresì cercare di indirizzare il cliente verso un divenire dinamico: il

vivere bene infatti non coincide alla stasi, perché ciò rappresenterebbe solo un ristagno della

vita di una persona.

In primis una sorta di tensione spirituale e' infatti sempre insita nella natura umana: vi e' una

tensione tra il nostro essere imperfetti come esseri finiti, con un corpo, e la nostra perfezione

come portatori di infinito,in quanto dotati anche di spirito.

Inoltre e' sempre molto importante che il cliente consideri che le tensioni sono parte della

vita di ognuno: la vita e' qualcosa di dinamico, che cambia continuamente e ogni tensione

subisce sempre un riadattamento mirato alla ricerca di equilibrio, che è ciò che determina il

divenire.

Eventualmente, quindi, il compito del counselor non sarebbe quello di eliminare le tensioni

una volta per tutte dall'esistenza del cliente, ma far sì che eventuali conflitti distruttivi

diventino costruttivi; per fare ciò si necessita di una totale riorganizzazione delle tensioni

che possono essere indirizzate in senso positivo.

E' senz’altro vero che determinate situazioni di vita possono talvolta essere oggettivamente

complicate e difficili.

E' utile tuttavia che il counselor faccia notare quanto sia indispensabile che il cliente capisca

che i propri problemi non devono essere considerati come causati dall'ambiente esterno.

I fattori ambientali, infatti, possono essere legati in qualche modo alle problematiche del

cliente, ma non ne costituiscono la causa: le vere ragioni dovrebbero infatti essere sempre

riportate in primis all’individuo, al suo sé e al modo di vivere le proprie tensioni e situazioni.

Quello che un individuo vede come situazione esterna problematica e fonte di eventuali

sofferenze, solitamente non e' altro che una proiezione delle proprie tensioni interne.

Un discorso affine può essere fatto per determinati fattori ereditari: essi non sono

eventualmente la causa dell’ infelicità di un individuo e non e' corretto attribuire ad essi la

responsabilità del mancato benessere.

Anche in questo caso e' vero che determinati fattori ereditari possono causare difficoltà

oggettive: esse tuttavia non devono essere considerate come la causa prima di eventuali

problemi; esse sono verosimilmente solo la proiezione di conflitti interiori

A questo proposito è interessante inoltre notare come, ad esempio, le persone afflitte da

nevrosi tendano a dare tutta la responsabilità della loro infelicità a fattori esterni: in realtà a

queste persone non manca le possibilità di equilibrare i conflitti della propria personalità, ma

preferiscono, soprattutto per paura, non affrontare le tensioni e abbandonarsi solitamente a

rigidi, vuoti e spesso nocivi schemi di comportamento.

4.3 L’EMPATIA NEL COUNSELING

A questo proposito riportiamo la definizione di empatia che ha dato Adler:

“L’empatia scatta nel momento in cui un essere umano parla con un altro. E’ impossibile

comprendere un altro individuo se al tempo stesso il nostro sé non riesce ad identificarsi con

lui…Se ricerchiamo l’origine di questa capacità di agire e di sentire come se fossimo

qualcun altro, potremo trovarla nell’esistenza di un innato senso sociale. Si tratta, di fatto,

di un sentimento cosmico e di riflesso dell’interdipendenza dell’intero cosmo che vive dentro

di noi; si tratta di una caratteristica ineluttabile insita nel nostro essere uomini”.1

1 Rollo May “L’Arte del Counseling”. Il consiglio, la guida, supervisione”, 1991 p.52 in riferimento all’opera S. Freud “Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di lezioni), 1932.

Riportiamo anche la seguente definizione di C. Rogers:

“L’empatia dissolve l’alienazione….

La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare”

Carl Rogers, Un modo di essere, 1980

L'empatia e' il sentimento più di ogni altro dovrebbe nascere attraverso l'interazione del

counselor con il cliente.

Al fine di riuscire ad aiutare un'altra persona, il counselor deve temporaneamente

abbandonare la propria personalità, il proprio sé e conseguentemente la propria forma

mentis, valori, ideali ecc e calarsi nei panni del cliente che a lui si rivolge.

Il counselor può in questo modo "sentire" e capire l'altra persona, vedere le cose esattamente

nella stessa prospettiva e diventare, temporaneamente, un tutt’uno con il cliente.

Qualsiasi cosa venga quindi riferita, raccontata, confidata non deve essere in alcun modo

"giudicata" o vista con gli occhi del counselor, ma con quella del cliente.

E' ovvio sottolineare quanto in questa situazione sia necessario lasciare da parte qualsiasi

tipo di pregiudizio o forma di moralismo da parte del counselor.

Una volta instaurato questo tipo di situazione sarà facile, per entrambi, entrare in completa

sintonia, e pensare e sentire all'unisono. Significativa a questo proposito è l’analisi

etimologica del vocabolo corrispondente in tedesco “Einfühlung” ( Ein=uno e

Fühlung=sentimento, sentire che ci riporta al concetto del sentire insieme, come una cosa

sola).

Il cliente si sentirà completamente a proprio agio e sarà in grado di confidarsi con il

counselor: a sua volta quest'ultimo sarà in grado di aprirsi una via di comunicazione col

cliente e trasmettere un parte del proprio sé.

Il counselor, a fronte di qualsiasi problematica, riuscirà a far vedere al cliente la situazione

dalla propria prospettiva, riuscendo quindi, auspicabilmente, a mostrare all'altro eventuali

punti di vista che il cliente non vuole o non riesce ad accettare.

E’ utile sottolineare che, una parte importante di questo processo, sta anche nel fatto di

cercare di usare il linguaggio dell'altro per creare una via di comunicazione, che come detto,

si può considerare a doppio senso.

Entrambi le parti saranno influenzate: il counselor si cala temporaneamente nei panni del

cliente con lo scopo di percepire la realtà come quest'ultimo e, indirettamente, assorbe metà

del suo peso psicologico.

Da parte sua, il cliente riuscirà a vedere le cose nella prospettiva del counselor,

verosimilmente assorbendo parte della sua obiettività e saggezza, forza e coraggio.

Altresì, se il counselor mostra di accettare istanze che il cliente rifiuta, ciò porterà

verosimilmente all’accettazione di queste anche da parte del cliente ( il counselor diviene un

altre ego che accetta).

A proposito del processo empatico, si riporta qui di seguito un’interessante analogia di Jung

riferita al concetto di fusione tra due personalità, riportata nell’opera di Rollo May:

“Jung descrive il processo di fusione qui messo in atto, vale a dire il cambiamento tanto del

counselor quanto del cliente, dicendo che l’incontro di due personalità è come il contatto di

due sostanze chimiche; se accade qualche reazione, entrambe vengono trasformate.”2

(fusione e counselor in corsivo)

Il processo empatico permette al counselor di esercitare un'influenza sul cliente e di

trasferirgli temporaneamente un determinato stato d'animo e un determinato modo di vedere

le cose, assumendoli egli stesso.

In considerazione di quanto detto, ne consegue il fatto che il counselor ha talvolta una grossa

responsabilità nell’influenzare un altro individuo: operare in questo senso riporta a

implicazioni etiche e morali che egli deve sempre considerare.

2 Rollo May “L’Arte del Counseling”. Il consiglio, la guida, supervisione”, 1991 p.52 in riferimento all’opera S. Freud “Introduzione alla psicoanalisi”p.442

.4 “LEGGERE” IL CARATTERE NEL COUNSELING

“Più vivo, più gli esseri umani mi sembrano affascinanti e per me pieni di interesse…

Stolti o intelligenti, meschini o quasi santi, diversamente infelici- tutti sono cari al mio

cuore; mi sembra di non capirli adeguatamente e la mia anima è piena di indiscutibile

interesse per loro.”

Maksim Gorkij, “Due Storie”

Una prerogativa del counselor è quella di, per così dire, "leggere il carattere" del cliente :

anche in questo caso non e' possibile procedere per regole e schemi fissi.

Sicuramente guardare una persona negli occhi e l’osservazione particolareggiata dell’iride ci

offre una buona possibilità per aprire una via di comunicazione con una persona.

Come precedentemente spiegato, l’iridologia praticata in senso dinamico può essere un

ottimo punto di partenza per il counselor, al fine di fare la conoscenza col cliente e riuscire

eventualmente ad aiutarlo.

In ogni caso, oltre che con l’osservazione dell’iride, occorre evidenziare che il carattere del

cliente può essere inferito da tutto l'insieme delle caratteristiche che lo riguardano e non

semplicemente dall'osservazione di un singolo particolare.

Sono dettagli importanti ad esempio l'andatura della camminata, la stretta di mano (tanto per

citare i primi dettagli che il counselor può notare), il timbro della voce, la direzione dello

sguardo, la mansione lavorativa, la situazione familiare passata e presente ecc.

Si viene ad instaurare gradualmente un processo empatico di comunicazione tale tra le due

parti: ciò avviene sia per mezzo verbale, ma anche extra verbale (piccoli gesti, impercettibili

segnali inviati dallo sguardo, inflessione della voce, espressioni facciali e i relativi

cambiamenti ecc).

Ogni dettaglio è importante e utile per il couselor e nulla del comportamento del cliente deve

essere ignorato.

A tal proposito si vuole ricordare quanto affermato nell’opera di Watzlawick, Beavin e

Jackson:

“ …si può postulare un assioma “metacomunicazionale” della pragmatica della

comunicazione: non si può non comunicare”3

(non si può non comunicare in corsivo)

Tutto l’ insieme dei dettagli può aiutare il counselor e delineare, passo dopo passo, dettaglio

dopo dettaglio, il quadro generale della personalità del cliente.

Ovviamente si parla sempre di un procedere per tentativi, di fare quindi delle ipotesi: oltre al

fatto che, cercare di comprendere il carattere di un individuo sia un qualcosa di

estremamente complesso, è altresì sempre bene tenere in considerazione che la personalità di

un individuo non e' mai statica, ma sempre dinamica; quindi non e' quindi possibile trarre

delle conclusioni certe e assolute riguardo al carattere di una persona.

L'interpretazione della personalità del cliente e', in ogni caso, il frutto del lavoro di

costruzione congiunto tra il counselor e il cliente, che operano allo stesso livello.

Operando in questo modo, il counselor cercherà di rendere il cliente consapevole delle radici

profonde della propria individualità e dare eventualmente la possibilità di vedere la propria

vita in maniera differente e sotto un'altra prospettiva, al fine di risolvere eventuali problemi.

Quello a cui si mira con il counseling e' una riorganizzazione della personalità del cliente,

dove le istanze che non operano a livello conscio possano fluire senza ostacoli alla

coscienza; nel far ciò e' necessario, in primis, che il cliente sia onesto nei confronti dei

propri istinti: le pulsioni, le eventuali tentazioni non devono essere soppresse, ma piuttosto

canalizzate in senso creativo e dinamico.

L'individuo deve insomma esprimere tutto il suo sé, nella sua interezza e per far questo deve

acquisire una consapevolezza di se stesso come qualcosa di unico e autonomo, capace di

condurre la propria esistenza in modo pieno e soddisfacente.

Tutto ciò implica anche acquisire il coraggio necessario per poter attuare questa presa di

coscienza e abbandonare i propri schemi di vita, che in un certo senso danno un grosso

senso di sicurezza e protezione.

Nell’ambito del processo empatico, il cliente avverte che lui stesso sta costruendo il rapporto

col terapista ed e' responsabile di quanto accade: egli percepisce che ha un ruolo attivo e non

è solamente giudicato o manipolato.

3 Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson “Pragmatica della Comunicazione Umana”, 1971 p.44

Quindi anche quando ci si avventura in un campo “inesplorato”, il cliente dovrebbe

verosimilmente avere fiducia nelle proprie possibilità di progredire e scegliere per se stesso,

potendo contare sull’appoggio del counselor, anche quando questa operazione fosse

“scomoda”, faticosa o addirittura fonte di sofferenza.

Ne consegue la possibilità di una riorganizzazione dell'io

4.5 POSSIBILI EFFETTI DEL COUNSELING DINAMICO

In considerazione di quanto precedentemente illustrato, possiamo affermare che il successo

del counseling dipende da come il cliente percepisce la pratica e l'atteggiamento implicato in

esso.

Percentualmente ha successo se il counselor e' percepito dal cliente come qualcuno

realmente interessato e attento all'individualità della persona, qualcuno che insomma ha la

capacità di capire.

Tra i possibili “sintomi”mostrati dal cliente nei confronti di un counseling che procede nella

giusta direzione, se ne vogliono evidenziare alcuni che vogliono rappresentare dei

riferimenti solo indicativi:

- Con la progressione del counseling, l'atteggiamento e le proposizioni positive contenute

nelle conversazioni del potrebbero cominciare a farsi strada sempre più.

- Il centro di interesse verrebbe a spostarsi: la persona tenderebbe a passare dal trattare

esclusivamente argomenti centrati sui propri problemi, a parlare invece di se stesso, del

proprio io ed eventuali piani per il futuro.

- Si passerebbe prevalentemente dall’uso del tempo verbale passato al presente.

- Dalla tendenza a parlare generalizzando si comincerebbe a differenziare le varie istanze

(ad esempio si passerebbe da una considerazione univoca di una persona, alla valutazione

della stessa sotto vari punti di vista e con valenze differenziate)

- Maggiore capacità ed energia nel risolvere eventuali problematiche.

- A livello della riorganizzazione delle percezioni dell'io, la persona si percepirebbe con più

valore, più adeguata e con maggiore positività rispetto alla vita sociale

- Si mostrerebbe maggiore accettazione dell'io con un diverso modo di vedere e considerare

se stesso, gli altri e l'ambiente esterno.

- Si comincerebbe a riferirsi ad una scala di valori che provengono dalla propria coscienza e

non imposti da altri.

- Si tenderebbe a vedere se stessi e gli altri non come singole entità, ma come un tutt’uno

con la realtà ultima, in senso olistico.

- Si considererebbe che si esiste in un mondo di esperienze in continuo cambiamento di cui

ognuno e' il centro: il mondo è quello che esiste nella coscienza dell'individuo e, a seconda

del modo di percepirlo, rappresenta ciò che costituisce la sua realtà.

- Ci si percepirebbe come organismo che tende naturalmente verso la crescita, anche se ciò

talvolta implica inevitabilmente anche dolore e sofferenza.

5. IL COUNSELING IRIDOLOGICO DINAMICO. UN ESEMPIO.

In questo paragrafo si vuole portare un esempio di counseling iridologico con approccio

dinamico: si prenda in considerazione la foto dell’iride in copertina del presente scritto.

1) Partiamo dalla prima impressione ricevuta: la persona in questione è un uomo sulla

quarantina, vestito in modo informale, ma curato. E’ molto alto e di corporatura longilinea,

non particolarmente esile: si presenta comunque senza particolari problemi di peso.

Appare subito come una persona gentile, educata e cordiale: la stretta di mano è sicura ed

egli sorride senza particolare imbarazzo; si guarda dapprima vagamente intorno e poi guarda

con un po’ di curiosità la lente e l’apparecchio fotografico con cavalletto da tavolo che ho

preparato precedentemente.

Comincio a ipotizzare, visti i modi della persona, che si tratti di un individuo rispettoso e

amichevole nei confronti del prossimo: lo sguardo, inoltre, sembrerebbe suggerire acutezza

mentale, intelligenza e un costante stato vigile (forse però dovuto alla situazione un po’

insolita in cui si trova).

2) Passo quindi all’osservazione particolareggiata dell’iride, di cui la seguente

descrizione tecnica:

Iride linfatica con Opi normotrofico, collaretto ben marcato con angolo di Fuchs elevato; il

collaretto presenta un leggero schiacciamento in zona cefalica.

Evidente eterocromia tra zona pupillare (più giallognola) e zona ciliare.

Accenno di anello gastrico.

Leggera tendenza alla sovracolorazione in zona cefalica (in zona ciliare).

La trama è abbastanza compatta con fibre chiare con decorso anomalo al di fuori della zona

degli organi, fino al bordo esterno che risulta nettamente più scuro.

Sono visibili diverse macchie di colore marrone scuro tra ore 6 ed ore 11: particolarmente

evidente una macchia a cavallo del collaretto a ore 7.

3) In considerazione di quanto osservato comincio il colloquio con la persona per dare inizio

al vero e proprio counseling.

Nelle parti dialogate successive si indicherà con “A” il counselor iridologico e con “B” il

cliente.

A: “Quindi, come si sente in generale?”

B: “Bene. Abbastanza bene. Non ho particolari problemi”.

La trama abbastanza compatta e regolare mi fa ipotizzare che la persona sia abbastanza sana

e con una buona dose di energia vitale.

A: “Dunque si sente generalmente in forma, con un buon livello di energia?”.

B: “Sì, direi di sì, anche se al momento soffro un po’ di stanchezza perché mia figlia di due

anni talvolta si sveglia parecchie volte la notte e la mattina bisogna comunque alzarsi ed

andare a lavorare..(ride)”

A: “Ma prima che sua figlia nascesse aveva qualche problema di sonno o dormiva bene?”

B: “No, ho sempre dormito bene e profondamente. Magari non tantissime ore, mi bastavano

anche 6 o 7 ore, ma mi alzavo sempre ben riposato”.

A: “Riposato e con voglia di fare immagino”.

B: “Sì infatti, appena mi alzo devo subito mettermi in moto…se no mi sento come un leone

in gabbia”.

Mi si rafforza l’ipotesi che la persona davanti a me sia energica, dinamica e attiva.

Le fibre con decorso irregolare verso il bordo, mi fanno pensare che forse le energie non

siano sempre ben incanalate.

Comincio ad indagare sullo stile di vita e sulle abitudini.

A: “Cosa mi dice del suo lavoro ?”

B: “Lavoro come progettistista in una azienda metalmeccanica”.

A: “In cosa consiste il suo lavoro? Come si svolge indicativamente la sua giornata

lavorativa?”.

B: “Mah, siedo prevalentemente al computer molte ore: il lavoro prevede appunto la

progettazione di componenti elettrici. Mi serve sempre concentrazione. Di tanto in tanto,

circa un paio di volte al giorno, vado al laboratorio per controllare i campioni e un paio di

volte a settimana prendo parte a riunioni di un paio d’ore.”

A: “Dunque un lavoro prevalentemente sedentario?”.

B: “Sì, molto sedentario…purtroppo. Per fortuna lavoro 8 o massimo 9 ore al giorno, non

faccio lunghe ore straordinarie. Però sicuramente a fine giornata sono davvero stanco di

stare seduto. Anche se il mio lavoro di base mi piace molto”.

Rafforzo ancora di più l’idea della dinamicità della persona. Ipotizzo che le energie del

cliente effettivamente possano essere non ben incanalate, spese per un lavoro forse troppo

sedentario per l’indole dell’individuo.

Inoltre, in considerazione dello schiacciamento del collaretto in zona cefalica, avanzo anche

l’ipotesi che questa caratteristica dell’iride possa essere dovuta ad una “imposizione sociale”

del super-io: con il passare degli anni e la necessità di lavorare come progettista (che è

un’attività che comunque piace al cliente), la persona si è probabilmente adeguata ad un

lavoro che però lo porta ad una sedentarietà non adatta ad un individuo dinamico come

quello in questione.

Ipotizzo inoltre che questo dinamismo possa essere valido anche per i rapporti del cliente

con il prossimo: il collaretto ben marcato con l’angolo di Fuchs elevato potrebbe essere

indice di un “io” che vuole rendersi ben evidente al mondo esterno.

A: “Immagino che le costi parecchio stare così tanto seduto alla scrivania..”

B: “Sì, infatti”.

A: “Fra l’altro il livello di interazione con colleghi o altre persone non è altissimo; mi pare

di capire che la mansione preveda che lei stia concentrato sul suo lavoro, giusto?”.

B: “Ma sì, il lavoro è abbastanza “solitario”. Per fortuna ho anche a che fare con i colleghi

per il collaudo dei campioni e poi ci sono anche le riunioni….E’ certo che non si può dire

che sia un lavoro che prevede che uno stia a contatto con la gente..”.

A: “ Quindi, per fare un po’ il punto della situazione….tra nottate non sempre riposanti e

lavoro a tempo pieno, quando non lavora le rimangono energie per altre attività, magari

ricreative?”.

B: “ Ma sì, ovviamente quando ho un po’ di tempo libero cerco di fare un po’ di attività

fisica, mi piace andare in bicicletta e poi d’inverno pratico spinning…del resto dopo tutto

quel tempo che passo seduto al lavoro”.

A: “Altre attività? Altre cose che le piace fare durante il tempo libero da solo o magari in

compagnia di altri?”.

B: “Bè..cerco sempre d trovare energie per passare del tempo con la mia famiglia e i miei

amici. Anche se sono stanco per me è sempre bello vedere le altre persone e passare del

tempo con loro, anche senza fare niente di particolare. Non potrei vivere isolato. Sono un

animale sociale...(ride)”.

A: “Ha molti amici quindi?”.

B: “Direi di sì, anche se il tempo per mantenere i rapporti vivi è sempre troppo poco…tra il

lavoro e le altre attività che non si possono evitare…”.

L’ipotesi che la persona sia estroversa e incline ai rapporti con il prossimo si conferma: è

probabilmente molto attratto dal mondo esterno.

Pongo un altro paio di quesiti mirati a conoscere l’ambiente familiare presente e passato, per

avere una panoramica più ampia della vita affettiva: è cresciuto in una famiglia con entrambi

i genitori, di cui mi racconta alcuni aneddoti simpatici e una sorella più giovane.

Attualmente ha una compagna e una bambina.

Parla di tutte queste persone con affetto e grandissima considerazione.

Mi soffermo quindi sulla presenza di macchie sull’iride, in zona temporale, probabilmente

legata ad agenti esterni: ipotizzo che potrebbero essere derivate da qualche errata abitudine

alimentare. Continuo quindi ad indagare sulle abitudini della persona.

A: “Cosa mi può dire delle sue abitudini alimentari?”.

B: “A dire il vero non sono molto attento a quello che mangio, diciamo che non mi interessa

molto l’argomento “cibo”. Tendo quindi a non essere molto esigente in materia.

A pranzo mangio alla mensa al lavoro: di solito un piatto di pasta, verdura e frutta. Al

pomeriggio se mi viene fame sgranocchio cracker, grissini o barrette, quello che c’é.

La sera cerco poi di recuperare il tempo per vedere altre persone. Mangio spesso fuori,

spesso la pizza o un secondo se a pranzo mangio pasta. Se sono a casa una zuppa e della

carne o pesce, ovviamente anche frutta…più o meno mangio così”.

In considerazione anche dell’accenno all’anello gastrico pongo un altro quesito.

A: “Normalmente digerisce bene? Soffre di gonfiori all’addome o ha problemi a

scaricarsi?”.

B: “No direi di no: digerisco sempre molto bene e mi scarico anche con regolarità”.

Comincio ad abbandonare l’idea che le macchie possano riferirsi allo stile di alimentazione

o a problemi dell’apparato gastro-intestinale.

L’alimentazione mi sembra abbastanza regolare e bilanciata, anche se forse dovrebbe ridurre

l’assunzione di carboidrati raffinati: la sovracolorazione giallognola in zona ciliare cefalica

potrebbe essere collegata a un eccesso di zuccheri raffinati.

Provo ad indagare ulteriormente.

A: “Mangia un po’ di tutto o presenta intolleranza a qualche tipo di cibo? Mi sembra di

capire che non assume latte o latticini”

B: “No, non ho particolari intolleranze: non bevo latte e non mi piace il formaggio, ma ogni

tanto mangio qualche yogurt o gelato, senza problemi. Però soffro di allergie di altro tipo.

Sono allergico, molto allergico agli acari della polvere e alle graminacee. Ho problemi

soprattutto nei cambi di stagione: soffro spesso di riniti e anche problemi alla gola”.

A: “Immagino che ciò le crei parecchi fastidi. Immagino anche che eviti di essere a contatto

magari anche con la natura in particolare in particolari periodi dell’anno”.

B: “Sì può essere fastidioso a volte, ma mi aiuto con gli antistaminici. Mi piace comunque

stare all’aria aperta e se posso non ci rinuncio”.

Ritengo che le macchie possano essere dovute alle allergie riferite dal cliente: la persona si

mostra in generale reattiva nei confronti del mondo esterno (attrazione per il prossimo) e

può essere che questa reattività impatti anche a livello del sistema immunitario (reazione

allergica nei confronti di alcuni elementi come polvere e graminacee).

Provo ad indagare sul significato legato al “respirare” per il cliente: nel caso l’iride presenti

queste macchie visibile anche ad occhio nudo, forse questo potrebbe voler dire che

l’inconscio vuole far emergere una sorta di difficoltà e disagio legati alla respirazione e per

analogia a far entrare il mondo esterno all’interno di sé.

Vorrei capire se, a parte i rapporti strettamente familiari, egli tende a costruire rapporti di

una certa consistenza o, magari, predilige rapporti un po’ più superficiali, senza particolari

pretese.

Ribadisce quanto ami passare tempo con altre persone, soprattutto con amici di lunga data

con cui ha un rapporto abbastanza stretto, ma ha anche molte altre conoscenze più o meno

approfondite.

Tra quello che racconta mi colpisce un dettaglio: egli riferisce di apprezzare il confronto di

opinione con il prossimo, anche a scopo di arricchimento.

Tuttavia è molto forte la componente critica: egli riferisce di sottoporre tutto quello che gli

viene riferito a severa critica (non esternata all’interlocutore); in poche parole egli è

abbastanza sospettoso e deve verificare di persona che ciò che si dice sia effettivamente

vero.

Ciò riferisce essere valido non tanto per gli affetti stretti verso i quali dice di essere

fiducioso, ma per il restante delle persone, in qualsiasi ambito.

Ritengo personalmente che questa caratteristica sia in parte apprezzabile in quanto ritengo

possa essere indice di intelligenza, coscienza nel vivere e anche propensione a voler

condurre l’esistenza in modo non passivo la vita. Può essere tuttavia, quando portata

all’esagerazione, una forma di snobismo e ostacolo nell’instaurare rapporti veri, onesti e

pienamente vissuti col prossimo.

A questo proposito il cliente riferisce di faticare a fidarsi delle persone in generale.

Fra l’altro, tornando all’analisi tecnica dell’iride, il bordo scuro nella zona esterna dell’iride,

potrebbe rappresentare una sorta di barriera nei confronti del mondo esterno.

Il cliente, con le sue parole, sembra che confermi tutto ciò.

Il colloquio finisce e traggo le conclusioni, raccogliendo le fila: ritengo che la persona

davanti a me sia un individuo dinamico, estroverso, con una buona dosa di energia vitale.

Si mostra anche equilibrato, intelligente, serio e capace di gestire bene la propria vita

affettiva.

Ritengo che probabilmente avrebbe bisogno di svolgere una mansione lavorativa che

preveda un maggiore contatto con le altre persone e possibilmente meno statica.

Il consiglio quindi sarà rivolto alla possibilità di una variazione di mansione lavorativa, nei

limiti del possibile, in questo senso.

Inoltre, lo stile di vita potrebbe essere migliorato con un’attività fisica più intensa, almeno

fino a che la giornata rimanga così sedentaria, e una alimentazione un po’ più curata,

soprattutto con una riduzione dell’assunzione di zuccheri raffinati e un incremento dell’uso

di cereali integrali, frutta e verdura di stagione.

Altresì credo che sarebbe necessario approfondire l’aspetto psicologico dei rapporti tra il

cliente e il mondo esterno e vedere se vi è la possibilità di fare in modo che la sospettosità

non raggiunga livelli eccessivi: non si vuole certo che la persona diventi un “credulone”, ma

il counseling in questo senso sarebbe mirato a rendere l’individuo più “rilassato” nei

confronti delle relazioni con il prossimo, in modo da poter instaurare anche rapporti più

pieni e veri.

Forse, ma non è detto, questo potrebbe essere legato ai problemi di allergia del cliente, ma

questo è un aspetto che si potrà vedere col tempo.

6. CONCLUSIONI

Partendo dal presupposto che l'iridologia presenti un grandissimo potenziale come possibile

via di comunicazione tra due individui, visto quanto brevemente trattato in questa sede,

penso si possa solo dedurre che l'approccio dall'iridologia tradizionale e psicosomatica, fatto

di verità assolute, sia inadeguato.

Il ruolo del counselor iridologico in senso dinamico e' molto più complesso e anche

complicato e presuppone una visione completamente diversa del rapporto iridologo/ cliente.

Ritengo importante sottolineare nuovamente l'importanza e la responsabilità che comporta la

pratica del counselor: oltre ad innate doti di rispetto e sensibilità nei confronti del prossimo,

si presuppone debba avere anche una capacità di giudizio e di sintesi superiori, oltre a

autocontrollo e integrità morale.

E' indubbio inoltre, come per tante altre attività e pratiche, quanto l'esperienza giochi un

ruolo molto importante nell'agire del counselor, soprattutto a livello di sicurezza e abilità nel

procedere di fronte a qualsiasi situazione possa presentarsi.

In ogni caso, Il counseling praticato in tale modo, rappresenta a mio parere, un buon metodo

e forse il solo modo di utilizzare l'iridologia al fine di porsi in maniera effettiva al servizio

della salute e del benessere delle persone, senza creare illusioni o procedendo con

metodologie ingannevoli.

BIBLIOGRAFIA

- Guido A. Morina, Iridologia dinamica, 2005- Guido A. Morina, Iridologia e counseling, 2011- Guido A. Morina, Guida alla salute consapevole, 2011- Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della

Comunicazione Umana, 1971- Rollo May, L’arte del counselling, il consiglio, la guida, la supervisione, 1991- Carl R. Rogers, Client- centered therapy- Its current practice, implications and theory

(New editions), 2003

Dispense:

- Guido A. Morina, Raffaele Dagoberto, La rivoluzione dell’iridologia dinamica, 2012- Guido A. Morina, Iridologia naturopatica tradizionale, 2012- Guido A. Morina, Iridologia psicosomatica, 2012

Siti web:

www.wikipedia.it